Marketing Ciò che fa funzionare il mercato è imprevedibile. Se la partenza è sbagliata, i problemi aumenteranno in progressione geometrica. Non basta contare e misurare, bisogna anche soppesare e valutare. L'attività, che un'impresa sviluppa come venditrice, ossia la definizione delle sue politiche di vendita, dei prodotti, dei prezzi, delle quantità, la ricerca e l'acquisizione di nuovi clienti, la gestione del rapporto con quelli già acquisiti, il controllo delle attività della concorrenza e la scelta delle azioni per fronteggiarla, si definisce comunemente MKTG (in italiano: funzione di vendita). Scegliere il mercato in cui entrare, il prodotto da produrre, le tattiche da adottare, sostenere i rapporti economici esistenti, esplorare l'andamento del mercato per quel prodotto, entrare con un prodotto migliorato a basso costo, conquistare il mercato ed aspettare che la curva d’apprendimento abbia il suo corso, mantenere i clienti acquisiti, ecc. sono alcune scelte che spettano alla funzione MKTG. Il modello di riferimento, ricordando i mutamenti in atto, forza l'evoluzione delle strategie di mercato verso lo sviluppo di nicchia, personalizzata, singola o multipla, l’attenzione ai mercati sinergici in cooperazione con i clienti, fra imprese, fra mercato e impresa (designer, progettisti, venditori, distributori, tecnici, produttori) per nuove idee di prodotto o d’applicazione o d'uso, la visione progettuale per ogni prodotto, l’orientamento a tutti i tipi di clienti, forza vendita molteplice, distribuzione, utilizzatori, le promozioni focalizzate sul servizio continuo e flessibile, il MKTG locale e totale, per il quale l'analisi dei trend non è più sufficiente. Sono necessarie conoscenze di strumenti statistici raffinati. In altre parole è necessario elaborare scenari. Lo scenario non è una sorta di quadro "eterno", va aggiornato continuamente secondo le nuove situazioni e/o misurazioni, prestando attenzione, che ... gli accadimenti non si annunciano, ma arrivano all’improvviso! Sensibilità e flessibilità sono caratteristiche mentali essenziali, unite ad una preparazione statistica di buon livello.1 1 Vedi “Elaborazione dell’informazione” libro I. 22/08/97 MARKETING Questo tipo di visione è in contrasto con quella del budget: questo è statico, quello è dinamico2. "Tutti siamo venditori, per deliziare i nostri clienti". "Un cliente è la persona più importante, noi dipendiamo da lui, è lo scopo del nostro lavoro, è qualcuno, che ci porta i suoi bisogni". "Creare un'organizzazione forte e differenziarsi". "Rapporto qualità/servizio". "La gente non compera solo prodotti, ma anche rapporti". "Customer satisfaction". “Distributor satisfaction”. Questi e altri sono buoni slogan, ma il MKTG, che ha lo scopo di capire che cosa il cliente si aspetta, in termini operativi ha il compito di pianificare tutte le attività, che dovranno soddisfare il cliente, consentendo all'impresa di crescere e migliorare. Non è facile! Innanzitutto la struttura va organizzata secondo criteri che cozzano con la comune tradizione: sempre più sono necessarie funzioni unificate (vendite, MKTG, logistica, R&S), cosa in contrasto con l’individualismo, l'uso di tecnologie dell'informazione, per accelerare i processi decisionali, costringono le persone ad un continuo aggiornamento, e politiche organizzative tipo T.Q.M.3, che presuppongono un minimo di volontà di lavorare con una certa razionalità, cosa a cui la mentalità commerciale è notoriamente allergica. Un esempio d’integrazione con la “R&S” e le vendite sarà discusso nel capitolo “Progettazione”. Un’altra difficoltà è nella progettazione dell’organizzazione: essendo il cliente il centro dell'attenzione, bisogna partire da una analisi del mercato (bottom - up), tenendo conto delle risorse a disposizione e delle persone (top - down), che dovrebbero essere preparate dal punto di vista sia teorico sia pratico a risolvere i diversissimi problemi che si presentano. Con una gamma limitata di prodotti e con relativamente pochi mercati, la struttura funzionale è quella più indicata e più semplice. Il responsabile controllerà la pubblicità, lo sviluppo del prodotto, le ricerche di mercato, le vendite, che a loro volta controlleranno le zone di distribuzione, i distributori, i venditori. La struttura per prodotto è invece più efficace, se i beni sono molto diversi oppure molto complicati. Nasce il ruolo del Product manager. La struttura per mercati è efficace quando essi sono ben distinti. Per tutti è valida l’osservazione di una gerarchia semplice e con pochissimi livelli4. In ogni modo non esistono schemi validi in generale. Nelle imprese più grandi l’organizzazione della funzione MKTG è talvolta una miscellanea. Le figure professionali che s’incontrano più spesso sono il “Product manager” e il “Market manager”. La differenza fra i due sta soltanto nella prospettiva con cui “vedono” il mondo. Entrambi dovrebbero, infatti, conoscere molto bene il mercato, il prodotto, avere competenza ed esperienza in materia di finanza, collaborare con R&S, controllare la forza vendita (Il venditore ragiona in termini di volume e pur di aumentare le vendite tenderà a ridurre il profitto facendo sconti). Si deve ripetere l'importanza d’avere persone, che sappiano lavorare in gruppo: la funzione MKTG è spesso separata dal resto dell'impresa a causa dell’individualismo e tende ad imporre oppure a negoziare troppo le decisioni, con conseguenze poco piacevoli. Il primo a soffrire di questa situazione è ... il conto economico! La struttura deve generare le informazioni adatte a stabilire le fondamenta del piano di MKTG. Il piano è cosa molto delicata e cambiare in corsa è difficile, e può provocare 2 Vedi “Controllo di gestione” libro II. Vedi “Organizzazione” libro I. 4 Vedi “Organizzazione” libro I. 3 22 22/08/97 MARKETING una crisi: perfino la creatività e la cooperazione possono modificarsi all'interno dell'organizzazione. È bene tenere presente che esso non riguarda le decisioni future, ma le conseguenze future delle decisioni attuali. Non seguire questo semplice concetto comporta predisporre piani "favoooooolosi", che non durano più di qualche settimana. Il modello – soluzione, che scaturisce dal piano, dev’essere coerente e adeguato alla fase, in cui l'impresa e il mercato si trovano5. L'adeguatezza è essenzialmente una decisione tecnica in senso lato (ad es. la conoscenza del mercato è "tecnica"), che è presa dopo il confronto fra il modello e il piano. La coerenza è l'assenza di contraddizioni all'interno del sistema stesso, confrontando le parti del modello: ogni politica che ne discende è coerente con il tutto? Il piano è impostato correttamente quando insieme agli obiettivi quantificabili, sono specificati anche i mezzi per raggiungerli: - Aumentare la quota di mercato - non è sufficiente. Meglio ad esempio: - Vogliamo aumentare la quota di mercato del 10%, aggiungendo 10 nuovi distributori con una X% di quota di vendita ciascuno nei prossimi 10 mesi. La realtà è tuttavia più complessa. L’esempio non varrebbe in mercati delimitati o maturi: nuovi distributori porterebbero all'annientamento di alcuni a causa della lotta per la sopravvivenza (certo è che questi scrupoli non sono sentiti così profondamente!). C'è di più: non è detto che raddoppiando i distributori si raddoppi il fatturato, perché la relazione non è lineare oltre ad una certa pressione sul “canale”. Meglio, in questo caso, una strategia che dia ai distributori "vivi" utili strumenti di lavoro per l'aumento della soddisfazione del cliente e del distributore: cultura, logistica, prodotto affidabile, contratti a lungo termine, assistenza tecnica, ecc. La pianificazione non ha senso senza una politica definita, che stabilisca le regole fondamentali: ad es. una scala di sconti proporzionali al margine raggiunto. Naturalmente la politica può essere cambiata secondo le esigenze e poi ripristinata. I metodi d’analisi sono quelli tipici del problem solving, benchmarking, degli strumenti della TQM, della statistica. I metodi di controllo sono il CO.GE., gli strumenti manageriali, Auditing. Il controllo del piano passa attraverso la misura d’indici. Uno di questi, ad esempio, è la produttività (vedi “Descrizioni”), che influenza il valore aggiunto e passa attraverso la verifica della adeguatezza del management prima e dal grado di utilizzazione delle risorse poi. Vorrei ricordare, che essa è soltanto un "sottoprodotto" del piano, non lo scopo. Molti problemi si frappongono fra la stesura e l’attuazione del piano. Poche imprese attuano il piano di MKTG in modo formale. La ragione è spesso attribuibile all'alta direzione, che non comunica in modo strutturato6 gli obiettivi aziendali a coloro incaricati poi di realizzarli. Questo tema è legato alle difficoltà che molti manager incontrano nel delegare o essere delegati.7 Una delle finalità di un piano è capire, qual è la capacità dell'impresa di differenziarsi dai concorrenti, quindi è necessario identificare gli obiettivi della concorrenza, magari mediante tecniche del tipo banchmarking.8 Molti fattori influenzano tale capacità: la 5 Vedi “Modello di riferimento” libro I. Vedi “Elaborazione delle informazioni” libro I. 7 Vedi “Risorse Umane” libro I. 8 Vedi fine capitolo 6 23 22/08/97 MARKETING cultura intesa nella sua interezza è il fattore che più la determina: ecco un'altra ragione dell'importanza dell'informazione distribuita9. I fattori classici del piano sono rappresentati dal MKTG MIX: il prodotto va pianificato sia nelle sue caratteristiche fisiche, che nel processo di ideazione (ad esempio, usando procedure chiamate “piattaforma di prodotto”, dove sono descritte le attività di tutte le funzioni “venditrici”. Come abbiamo visto nel capitolo sull’”Organizzazione”, non è necessario avere un organigramma ad hoc. Le decisioni sul prodotto comprendono la scelta della “confezione”, della marca, del marchio, delle garanzie e del suo ciclo di vita. Concetti comuni sono: gamma di prodotti, qualità, affidabilità, differenziazione (vedi più avanti, pianificazione del prodotto). La distribuzione comprende sia quella fisica, che la selezione dei canali di vendita, in pratica degli intermediari commerciali. Il supporto del distributore, il servizio al cliente e alla forza vendita, sono concetti da non dimenticare nella progettazione della distribuzione (vedi più avanti). La strategia promozionale comprende la pubblicità, la promozione, l'intensità dello sforzo di vendita (vedi più avanti). È importante che i tre fattori siano attentamente combinati in modo da raggiungere un unico obiettivo. Il rischio di utilizzare un unico metodo è di vanificare tutta l'attività. È il concetto del gioco degli scacchi. Bisogna capire quali sono le motivazioni che spingono il cliente a comprare o a rifiutare: vi sono le teorie comportamentali e quelle psicoanalitiche10. Il prezzo deve essere stabilito in modo che il prodotto sia remunerativo per l'impresa, accettabile per il consumatore e competitivo rispetto alla concorrenza. Le politiche di prezzo hanno alcuni obiettivi. Quello della redditività: per ottenere il massimo del profitto, il prezzo è aumentato finché avviene una diminuzione più che proporzionale delle vendite. L'aumento dei ricavi totali deve almeno bilanciare il corrispondente aumento dei costi totali: la % di profitto sul fatturato o sugli investimenti dovrebbe coprire i costi e dare un ragionevole profitto. Gli sforzi per raggiungere l'obiettivo dovrebbero essere corali fra le varie funzioni. L'obiettivo della quota di mercato: questa politica generalmente difende dagli attacchi della concorrenza e garantisce un’elevata redditività successiva. L’obiettivo di crescita e di profitto non è generalmente di per sé una buona politica, nel senso che l’attenzione va alle attività e alle loro conseguenze generali: ad esempio una sinergia negli acquisti può essere ridotta dalla necessità di far ricorso a capacità esterne, oppure un più alto sfruttamento della capacità interna può aumentare il costo della manutenzione. Nella fase d’introduzione può essere importante una "scrematura" dei prezzi, diminuendoli poi. L'opposto è il prezzo di "penetrazione", questo scoraggia la concorrenza, ma è importante avere un sostegno finanziario adeguato. Nella formulazione del prezzo bisogna tenere conto anche dei margini della distribuzione. La concorrenza è un altro fattore del piano. Ad esempio, può essere diretta (prodotti simili) o indiretta (un prodotto in alternativa ad un altro oppure che influenza l'acquisto di un altro). Nel secondo caso è molto difficile che aziende singole possano attaccare la concorrenza indiretta. La soluzione per loro è soltanto una campagna collettiva di vendita: per realizzare questo ci vuole purtroppo un alto grado di consapevolezza e di sicurezza nella propria capacità di mantenere l'indipendenza, senza compromettere la cooperazione. 9 Vedi “Elaborazione dell’informazione” libro I. Pavlov, Watson. Gestalt, motivazione, creazione di un bisogno, ecc. 10 24 22/08/97 MARKETING L'ambiente economico generale è altrettanto influente: ad esempio bisogna tenere conto degli andamenti ciclici. Quello che è fondamentale è che qualsiasi decisione deve essere fondata su una attenta analisi del potenziale del mercato, indipendentemente dal particolare andamento dell'economia: vi possono essere delle contro - tendenze per un particolare prodotto o servizio. Il classico MKTG di massa vuole condizionare i clienti verso i beni della produzione di massa: raccolta, analisi, valutazione, stima, promozione, pubblicità, % di scaffale, trend di vendita per prodotto, formato, confezione, canale, tipo di clienti, delta prezzo coi concorrenti, fatturato, carichi di magazzino, ecc. Non si può non riconoscere l'utilità di questa visione, che tuttavia ha prodotto aberrazioni, fra cui un alto livello di consumo, uno status sociale più elevato per chi produce denaro che non per chi produce valori, nonché la supremazia dell'immagine sulla sostanza. Questo modello per fortuna non è più sufficiente per molte aree commerciali. I clienti tendono, infatti, a cambiare atteggiamento non solo perché hanno meno risorse, ma anche perché non hanno più voglia di pagare per "differenze" irreali nella percezione della qualità. Il MKTG allora si sposta sull'assistenza, sulla formazione, sul coinvolgimento dei clienti. Spesso è sottovalutato il fatto che il consumatore dovrà sempre più imparare. Basti pensare ai libretti d’istruzione, che sono più simili a quaderni di “riti satanici” che ad una semplice descrizione dell’uso da parte di non addetti ai lavori. La ricerca di un cliente esperto o disposto ad imparare è vantaggiosa, perché è più facile offrire un buon servizio all’utilizzatore più competente. La forza vendita dovrebbe perciò operare profondi mutamenti nelle proprie competenze11. Questo comporta investimenti enormi, perciò le imprese dovrebbero limitare i segmenti di mercato in cui operare a quelli che riservano maggiori potenzialità di clientela: mantenere i clienti già acquisiti costa meno della ricerca di nuovi. Inoltre la fedeltà può andare dal semplice riacquisto dello stesso prodotto o d’altri dell'impresa, fino al proselitismo che il cliente soddisfatto può fare nei confronti d’altri potenziali acquirenti. È il tema della reputazione descritto nel capitolo “Etica professionale”. Nella seguente tabella è descritto il criterio di scelta o di convenienza per l’uso di tecniche di mantenimento dei clienti acquisiti in grandi aree di prodotto, in funzione delle frequenze d’acquisto e di contatto con i clienti: soltanto nell'area bassa - bassa non sembra indispensabile l'introduzione di tecniche per il mantenimento del cliente acquisito. Frequenza d’acquisto Alta Frequenza di contatto Alta Bassa Servizi Beni di largo consumo Bassa Beni durevoli Beni d'investimento L'analisi per mantenere i clienti acquisiti, dovrebbe iniziare dai dati interni all'azienda: prodotti acquistati, prezzi, lamentele, riacquisti, ecc. L'utile di queste attività va calcolato sul volume di riacquisto. Va stabilito il prezzo delle attività, che va dal gratis o altri prodotti incorporati (garanzia), a modifiche, che in alcuni casi sono il core business dell'impresa, ecc. 11 Vedi “Vendite” libro II. 25 22/08/97 MARKETING La comunicazione in questo caso fa più uso del MKTG diretto. Si può far uso di terzi, pianificando un riscontro che non dovrebbe essere un mero controllo di costi. Non dovrebbe esserci bisogno di una struttura ad hoc: la struttura tradizionale potrebbe fare anche l'attività di mantenimento dei clienti. Il responsabile di MKTG dovrebbe esserlo anche per queste attività. Il "MKTG strategico" è stato "inventato" per facilitare l'adattamento dell'impresa, non solo al prodotto, ma anche alle esigenze del consumatore. La logica sottintesa, che integrerà il piano, è massimizzare il valore dell'impresa (che non vuol dire vendere di più), che è pari alla capacità attuale di reddito futuro per un periodo da determinare. Il reddito di quel periodo dipende dalla capacità di mantenere relazioni con i clienti, fornendo un valore percepito superiore, in pratica mantenendo il vantaggio competitivo, studiando la catena del valore dai fornitori al sistema distributivo, attraverso il prodotto e la sua efficienza, la tecnologia, ecc. La regola è allora "relazioni a lungo termine" con la consapevolezza, che la ricchezza è un sottoprodotto di tutte le attività che regolano l'impresa. Le esigenze di mercati diversi, creano e adattano il prodotto e il servizio (si deve tenere presente in quale fase si trova il ciclo di vita). Le attività promozionali possono essere distribuite con messaggi diretti a specifici segmenti di mercato. I veicoli pubblicitari possono essere utilizzati in modo più efficiente pianificando i tempi per massimizzare il numero degli utenti. I segmenti di mercato devono essere accessibili (per organizzare ricerche di mercato), misurabili (le abitudini d’acquisto nei settori commerciali devono essere quantificabili), valutabili (analisi economica, valutazione dei probabili ricavi e costi). Questo comporta la mobilitazione di molte persone dell'impresa, perché assumano almeno una parte della mentalità imprenditoriale verso la competitività commerciale. Questo equivale alla scoperta del valore patrimoniale del consumatore e della risorsa umana interna all'impresa: ecco un'altra ragione delle idee esposte nel libro I e propedeutiche a quelle che seguiranno. Si sviluppa così un "MKTG interno ed esterno". Chi sono i clienti? Clienti esterni Colleghi a monte Superiori IO Colleghi a valle Collaboratori Non si tratta di rapporti gerarchici, bensì di un "network"12, che rappresenta tutta la catena di vendita: fornitore, impresa, distribuzione, cliente finale. Quest’osservazione è in “sintonia” con quanto affermato sull’organigramma delle competenze nel capitolo sull’organizzazione. 12 Vedi “organizzazione”, libro I. 26 22/08/97 MARKETING Tempo Comportamenti tipici messi in pratica durante le fasi di crescita dell'impresa Orientamento al prodotto Orientamento alla vendita Orientamento al mercato MKTG esterno Arrogante Pressioni sul cliente Soddisfazione del bisogno del cliente Va imposto Potere della domanda MKTG esterno empirico: il cliente attende il prodotto Amministrazione vendite Gestione della vendita Concorrenza MKTG interno Organizzazione arrogante Fedeltà e benefits Concorrenza MKTG interno assente Relazioni umane per Scelta d’alcuni lavoratori superare il conflitto dell'impresa Esecuzione passiva dei compiti Esigenza della motivazione Amministrazione del contratto Dipendente = cliente Il problema è di affrontare questi temi con adeguate azioni. Fare un parallelo fra i due tipi di MKTG rende più facile la comprensione e la generazione d’azioni innovative: MKTG esterno MKTG interno Conoscere il mercato - conoscere la domanda In termini qualitativi e quantitativi: Motivazioni al lavoro, sensibilità di motivazioni d’acquisto, risposta del mercato reazione, soddisfazione del lavoro agli stimoli, individuazione dei bisogni soddisfatti e non. Utilizzare la segmentazione Stratificazione dei dati, delle motivazioni Stratificazione della popolazione, e delle d’acquisto motivazioni al lavoro Misurare le performance Statistiche di vendita, ricerche sull'immagine, Statistiche sul grado di consenso, sul clima, immagine percepita in confronto a quella immagine percepita in confronto a quella voluta. voluta. Il "MKTG di relazione", altro modo di affrontare i temi della vendita, pone l’accento sull’esigenza d’elaborazione delle informazioni, per preparare messaggi personalizzati per ogni singolo cliente. Come creare un buon servizio? La strategia, la leadership, il personale, la progettazione, le infrastrutture e la valutazione sono altrettante fasi del piano di MKTG. Il concetto di "MKTG complesso" tiene conto del fatto, che si va verso un periodo di bassa inflazione, meno ricchezza facile, prodotti più longevi. In questa cornice, i migliori modi di creare valore sono qualità e servizio. Da tutto questo deriva, che il piano del MKTG 27 22/08/97 MARKETING complesso, consiste nel persuadere il cliente dell’affidabilità dell'impresa, del prodotto, della sua qualità, del servizio, della correttezza. Come sapere se il cliente ci crede o no? C'è di più. Quanto costa la perdita di un cliente? Le opportunità mancate? E quanto costa rimpiazzare un cliente perso? Tutti questi metodi per preparare le attività che realizzeranno la strategia di vendita, hanno in comune la necessità di “pianificare il prodotto”. Il mantenimento del mercato avviene anche attraverso l'innovazione del prodotto. Esso soddisfa un bisogno (definito dagli economisti utilità), è un bene tangibile o un servizio che soddisfa un'esigenza. Finché i prodotti hanno utilità, saranno comprati, in caso contrario saranno abbandonati. Gli scopi della pianificazione del prodotto sono lo sviluppo e l'adeguamento della gamma. Un prodotto nuovo è uno che non è mai esistito, quello innovativo sostituisce quelli vecchi o ha una qualità più alta a prezzo più basso. È facile comprendere che il successo finale dipenda sempre dai prodotti che si hanno. La sfida è di adattare il prodotto al cliente e non viceversa, come pretende il MKTG di massa. Il vantaggio del valore, la proliferazione, la ricerca, il richiamo qualità/servizio e l'eccellente posizione sono le chiavi principali per la pianificazione del prodotto nella competizione in mercati complessi, dinamici, competitivi, difficili. Non è corretto porsi la domanda se è un prodotto o un servizio ciò che si vende: tant'è vero che alcuni parlano di prodotti virtuali, consumati non appena venduti, che non hanno scorte, che in caso di assenza di domanda sono perduti, proprio come per i servizi. L'unica differenza fra il passato e il futuro è l'accorciamento del time to market: l'ufficio di progettazione diventa un servizio. L’analisi per il piano dovrebbe partire almeno dalla descrizione del prodotto attuale, così com’è visto dalle varie funzioni dell’impresa e dai clienti. Come esempio concreto ci si può riferire alle caratteristiche descritte per la lavastoviglie che abbiamo visto nel capitolo sull’organizzazione libro I, cosicché apparirà più evidente l’importanza delle note di quel capitolo. Il MKTG, dunque, è strettamente collegato con R&S, progettazione, produzione e finanza e deve soddisfare alcune caratteristiche. Il processo di sviluppo del prodotto deve essere integrato al processo principale dell'impresa, con lo scopo della riduzione continua del time to market, nell’ambito della visione globale definita in quel capitolo dalla triade: architettura del prodotto, sistema industriale e concetto commerciale. È necessario mantenere attiva l'attenzione sulla misurazione dell'efficienza per il cliente, che può essere definita come il rapporto fra il valore per il cliente e il costo per l'azienda. La qualità e il miglioramento continuo del prodotto sono un fattore di competizione. La politica del prodotto si occupa in primo luogo del tipo, della progettazione, della presentazione. L'analisi delle risorse permette di identificare i punti deboli e quelli forti: produzione, progettazione, distribuzione, finanza, ecc. Il ciclo di vita del prodotto e quello della presenza sul mercato dei prodotti stessi influisce sempre più gli stadi del ciclo competitivo. Conoscere questi stadi è molto importante: la fase dell'introduzione (spese promozionali per i clienti e per la distribuzione), di crescita (la concorrenza non è ancora pericolosa), di maturità (battaglie di prezzo, acquisti di sostituzione), di declino. I dati storici della contabilità possono far capire in via approssimativa quale fase del suo ciclo il prodotto sta attraversando. Secondo stime, più dell'80% dei nuovi prodotti è soggetto a fallimento. Cento progetti, dieci prototipi, un prodotto: concept testing, market test e commercializzazione 28 22/08/97 MARKETING sono procedure atte a filtrare idee. Il tasso delle successive "bocciature" alle varie fasi di sviluppo dei nuovi prodotti è molto alto. Bisogna fare molta attenzione alla pianificazione dei prodotti, perché aumentano sia i costi sia i rischi man mano che ci si avvicina al punto di non ritorno (la preserie). In ogni modo è importante stimolare la produzione di nuove idee: ad es. dai clienti, controllando i concorrenti, dalla creatività interna, dai consulenti e specialisti esterni. Il costo di un prodotto abbandonato deve essere considerato parte del costo totale di sviluppo. Non solo l'impresa passa attraverso fasi successive nello sviluppo dei suoi prodotti, ma anche i clienti hanno un comportamento simile nella decisione d’accettazione o rifiuto: consapevolezza del prodotto, interesse, valutazione, prova, decisione. La pianificazione dovrebbe comprendere lo studio dell’iter d’accettazione da parte del mercato (processo di diffusione). Sotto questo punto di vista i clienti possono essere suddivisi in innovatori, primi adottanti, prima maggioranza, seconda maggioranza, ritardatari. La gamma consiste nel definire la varietà del tipo di prodotto (idoneità per progettazione e distribuzione, redditività, disponibilità di materie prime, idoneità per l'immagine dell'azienda, effetti su altri prodotti, natura e intensità della concorrenza, domanda, ecc.), la varietà nello stile e disegno del medesimo tipo di prodotto (recettività del mercato, redditività), la varietà di dimensione nell'ambito del medesimo stile e disegno (compromesso fra standardizzazione di materie prime, parti e varietà). La diversificazione del prodotto significa introdurne tipi diversi oppure adattarli a scopi differenti. Una possibilità è partire da idee (brainstorming), selezionando le scelte attraverso valutazioni a catena fino al lancio del prodotto. La diversificazione può avvenire anche attraverso l'acquisizione di licenze. La qualità del prodotto, del processo, del servizio, di cui la garanzia fa parte, del sistema, è un fattore strategico per la competitività. La qualità è già nel prodotto: il servizio può solo mantenerla. Il piano per la qualità definisce le competenze e valuta le strategie (difensiva, leadership, imitativa), fa previsioni sul grado di percezione della qualità da parte dei clienti, analizza i vantaggi competitivi, gli obiettivi, l'impatto economico, la differenziazione dal mercato, la profittabilità: qual è il valore che il mercato dà alla qualità? Le condizioni che esprimono il successo qualitativo sono: soddisfazione a livello superiore, tecnologia superiore, marchio apprezzato, componenti/materiali di qualità superiore. Il posizionamento della qualità è definito come la somma delle differenze fra il livello di qualità domandata e offerta, in base ai seguenti parametri: prestazione, caratteristiche, affidabilità, conformità, durata, efficienza del servizio, estetica. Questo è il concetto di qualità, che spesso viene confusa con la non – qualità, che è la somma di tutti i difetti o mancanze rispetto alle aspettative del piano della qualità. Strategie decisionali per la qualità possono essere riassunte nel seguente riquadro: Prodotto Alta qualità Media qualità Bassa qualità Strategia di vendita Qualità superiore Penetrazione Prezzo sostenuto Qualità media Alto prezzo Medio prezzo Ciarlatano Merce scadente Occasione Occasione Buon mercato Basso prezzo Nel capitolo del Controllo di Gestione, saranno dati alcuni elementi per prevedere il costo della qualità e degli indici per il costo della non - qualità. 29 22/08/97 MARKETING La pianificazione del prodotto è una parte della pianificazione strategica, nome che spesso si attribuisce al MKTG strategico e a quello complesso, una volta definiti gli obiettivi. Il processo di pianificazione strategica non è una formalizzazione di un piano, ma un modo di gestire lo sviluppo dell'impresa: parte dalla definizione della missione aziendale, passando attraverso l'analisi dell'ambiente esterno ed interno, formula lo scopo, la strategia, il programma, realizza e poi controlla con tecniche di feedback (metodo PDCA). In altre parole, è una valutazione preliminare delle scelte e loro conseguenze, una specie di riassunto dell'esecutivo su opportunità e minacce, punti di forza e debolezza, programma, budget. Va scelta la tecnica più “consona”, scegliendola in base alla "filosofia" aziendale. Ad es., se i dipendenti sono considerati solo "fattori" produttivi, allora il MKTG interno è inutile. La pianificazione si basa su un’idea (individuazione, scoperta, definizione), non sulle procedure o formalismi ed è un servizio: il gruppo, che deve partecipare, si assume l'onere della sua realizzazione con decisione, flessibilità, focalizzandosi sulla missione. Si richiede competenza del business e del metodo. Si evidenzia la nuova figura di manager, com’esposto nel capitolo delle risorse umane e previsto dalle ipotesi del modello d'impresa, che abbiamo scelto. Chi pianifica alla fine si domanda quale sia il vantaggio competitivo della propria impresa. Un metodo banale per la misurazione del vantaggio competitivo consiste nel rispondere alle domande della tabella: Vantaggio competitivo Posizione dell'azienda (1-10) Posizione della concorrenza (1-10) Importanza del miglioramento della posizione (a – m - b) Capacità di Abilità della realizzazione concorrenza velocità nel migliorare (a – m - b) la posizione (a – m - b) Azione raccomandata Tecnologia Cultura Costo Qualità Servizio Visibilità a = alta, m = media, b = bassa. L'azione raccomandata può essere continuare, controllare, investire, ecc. Il posizionamento strategico è una procedura operativa, non un modello, in cui si può valutare la posizione dell'impresa rispetto alla concorrenza, nel settore in cui l'impresa stessa opera. Il procedimento ad esempio è definito cercando di trovare la correlazione fra indici, quali il tasso di sviluppo e la quota di mercato relativa, detta anche capacità competitiva, mediante la tecnica delle matrici. 13 13 Vedi “Elaborazione dell'informazione” libro I. 30 ? ? ? ? ? ? 22/08/97 MARKETING Tasso di sviluppo Alto Medio Basso Alta Media Bassa Quota di mercato Vi sono nove possibilità. Per ognuna vi sono diverse strategie. Tutto questo vale però entro certi limiti. L'ipotesi sottostante è, che la quota di mercato e la curva d’esperienza (riduzione costante dei costi unitari per ogni raddoppio della produzione cumulata) abbiano una relazione lineare. Soltanto quest’ipotesi permette, infatti, di capire se un'alta quota di mercato è fonte di vantaggi competitivi. Per esempio il ROI è funzione lineare di molti parametri quali la quota di mercato, tasso di sviluppo, qualità, ecc.? In quali intervalli? In alcuni casi si scopre che la correlazione è lineare (multiregressione lineare) e positiva fra il ROI (redditività sul capitale investito) e la quota di mercato. L’economia di scala, la velocità e il ciclo dell'apprendimento, l'innovazione influenzano la curva d’esperienza. Tuttavia il tasso di variazione diminuisce con la ripetizione dei cicli. Un piano ben concepito, cerca di prevedere il comportamento del mercato. Non è facile. In ogni caso ci sono delle regole utili come la legge dei rendimenti decrescenti, il livello di saturazione, l’utilità marginale, che possono aiutare a prevedere e quindi a scegliere le politiche più idonee. Il ROI può essere utile per la scelta, quando si considerano piani alternativi. Prima della decisione è importante che siano pianificati strumenti strategici, che facilitino l'azione. La pianificazione del miglioramento e dell'innovazione consiste nell’analisi dei punti di forza e di debolezza, per ottenere un vantaggio competitivo sostenibile. Il miglioramento è oggetto del Controllo Qualità Totale. L'utilità sta nel fatto che bisogna evitare sprechi di qualunque tipo. Le domande da porsi sono: dove migliorare? Quando? Chi? Come? L'innovazione è frutto della creatività, strettamente correlata al processo di miglioramento: è l'introduzione di sistemi e criteri nuovi. Ad es. utilizzare nuovi metodi statistici per l'analisi e la sintesi, selezionare le persone con criteri nuovi, utilizzare nuove e vecchie tecnologie in altri campi, ecc. I fattori principali dell'innovazione sono: meno spazio (per fare le stesse cose), meno tempo (T.T.M., tempo di trasformazione, ...), trasformazione (meno materie prime o nuove), più disponibilità (del prodotto sul mercato o nel tempo d’uso con meno costi). Mercato Crea relazioni nuove Conserva relazioni esistenti Nicchie Conservazione dello status quo Conserva le competenze Impresa Nuove strutture di mercato Rivoluzione Crea nuove competenze L'innovazione può produrre effetti diversi rispetto al mercato e all'impresa. Ad esempio, se il mercato tende a conservare i legami consolidati nei rapporti passati, mentre l'impresa sviluppa all'interno nuove competenze, tecnologie, prodotti o altro, allora la 31 22/08/97 MARKETING situazione potrebbe essere quella che prelude a uno "scossone". In questo caso occorre che l'impresa si prepari a sfruttare le opportunità oppure a fronteggiare gli inevitabili problemi. E' ovvio che per ogni caso andrà studiata una strategia d’introduzione: in generale più è frettolosa e non accettata in profondità, più le conseguenze negative sono imprevedibili. La politica migliore è quindi un graduale miglioramento continuo. La pianificazione operativa usa metodi d’indagine potenti come le curve d’esperienza, la matrice di sviluppo del mercato / quota di mercato, per definire la posizione dei prodotti aziendali nel quadro competitivo totale, per chiarire la posizione dell'azienda sul mercato. La prima tecnica serve per l'allocazione degli sforzi innovativi, la seconda delle risorse finanziarie: l'impiego finanziario è proporzionale al saggio d’aumento della domanda del prodotto, la produzione degli utili dipende dalla quota di mercato posseduta. Quest'ultima è poi legata alla curva d’esperienza e alla capacità di penetrazione attraverso la qualità (soddisfazione continua del cliente), il prezzo (come capacità d’innovazione), il servizio (risolvere i problemi del cliente). Strumenti operativi possono essere il GANTT (vedi “Elaborazione dell’informazione”), schemi di flusso, strategie per aziende con piccola quota di mercato, strategie di nicchia di mercato come strategia specialistica di prodotto, di qualità del prodotto, job shop, di servizio, di mercato di consumo finale, verticale, di consumatore, di mercato del prodotto. Il lancio del prodotto sarà descritto in dettaglio per ciascun argomento: logiche di marchio e strategie di lancio, gamme di prodotto, pubblicità, tempi di ciascun’azione, volumi e quote, politiche di prezzo e ricavi, partendo dai margini. L’attività non può che essere di gruppo: MKTG, R&S, Vendite, Controllo Gestione. La pianificazione del sistema informativo14: dovrebbe dare le sintesi ai punti di decisione. La qualità dell'informazione è la sua missione. L'approccio è quello statistico. La circolazione delle politiche, delle direttive, dei feedback, è affidata anche all'efficienza e incisività del S.I. La pianificazione del sistema di controllo dei risultati dà il segnale che permette di decidere. Gli scostamenti dagli obiettivi degli indici misurabili vanno comunicati ai vari enti per le opportune azioni correttive. La qualità e l'attendibilità dei dati devono essere alte per aiutare a mantenere l'equilibrio psicologico necessario alla fiducia. L'uso strumentale dell'informazione va annientata, soprattutto quella finalizzata alla formazione di canali fiduciari a carattere mafioso. Il sistema d’allarme richiede notevoli sforzi. La costruzione e manutenzione del sistema informativo richiedono tempo: l’apparato deve essere capace di dare, quello che gli americani chiamano, early worning, una specie di feedback anticipatore, che tiene in conto i cosiddetti segnali deboli. L'utilizzo di queste tecniche presuppone una notevole esperienza nell’uso di raffinati metodi statistici. Essi sono proiezioni economiche con modelli non lineari, con elementi quantitativi e qualitativi (è enfatizzato il ruolo d’alcuni clienti, quali "sensori d’allarme") ottenuti, estendendo l'orizzonte temporale il più a lungo possibile. La pianificazione lineare di singoli trend è ingannevole, ciò che occorre sono modelli multidimensionali, che correlano forze tecnologiche, sociali, politiche, culturali oltre che economiche. Gli studi di mercato, la pianificazione partecipativa, il collegamento con future esigenze interne ed esterne, ecc. sono una soluzione parziale al problema della sopravvivenza delle imprese: bisognerebbe formare un gruppo con diversi membri 14 Vedi “Elaborazione dell’informazione” libro I. 32 22/08/97 MARKETING (direzione, R&S, clienti, enti esterni, fornitori, ecc.) che emettano raccomandazioni, relazioni, ecc. I rapporti periodici avvertono i responsabili delle funzioni coinvolte dei potenziali problemi e del raggiungimento degli obiettivi.15 Essi dovrebbero avere una chiara descrizione delle caratteristiche e delle dimensioni dei mercati, una valutazione dei risultati dei precedenti programmi, degli obiettivi, degli sforzi promozionali, una rivalutazione finanziaria dell'impresa correlata alle attività di MKTG. Le fonti devono essere diverse: forza vendita, distributori, clienti attuali e potenziali, documenti interni, e quelli esterni. Il rapporto dovrebbe contenere le previsioni di vendita e i dati a consuntivo (complessivi, disaggregati per territorio, per cliente, per canale distributivo, per linea di prodotto, per utilizzo finale), quelli di mercato (presenza della marca, quote, giacenze, confronti di prezzo, condizioni di pagamento, sconti, ordini inevasi, restituzioni, ecc.), dell’attività promozionale, delle scorte, della situazione finanziaria (conto profitti e perdite, crediti, spese di trasporto, promozionali, commerciali, ecc.). E' importante determinare il valore di un sistema di reporting, perché raccogliere dati costa. Il tipo di reporting dipende dall'impresa: alla presenza di bassi margini e grosse produzioni il rapporto sarà semplice e mensile. Nel caso di beni di consumo commercializzati direttamente, il rapporto sarà più frequente e più complicato. Il rapporto deve tenere conto del destinatario: può ad es. tenere informati i progettisti e l'ufficio acquisti, affinché possano apportare variazioni al prodotto che siano di stimolo alle vendite. Il piano dovrebbe essere approvato da tutti i manager oltreché la direzione. Il rapporto dovrebbe tenere sotto controllo la forza vendita. Un esempio può essere rappresentato dalle seguenti tabelle: Venditore Venditore N° visite N° ordini Stipendio annuo Spese Rapporto vendite/visite Ricavi per venditore Costi totali di vendita Vendite medie Ricavi di vendita N° clienti Rapporto costi/vendite Una cattiva performance può nascere da condizioni al di fuori del controllo individuale. L’indice delle vendite dovrebbe far riferimento all'obiettivo mensilizzato. Ad es., se sono a disposizione dati di vendita degli ultimi 5-6 anni mese per mese, allora possono essere utilizzate tecniche statistiche d’analisi temporali per mensilizzare le previsioni annue16. Questo tipo d’informazione non solo definisce la performance del venditore, ma lo aiuta come strumento d’autocontrollo permettendogli di accorgersi tempestivamente di deviazioni dalle previsioni. In questo modo si può anche confrontare 15 16 Vedi “Elaborazione dell’informazione” libro I. Vedi ”Elaborazione dell'informazione” libro I. 33 22/08/97 MARKETING performance fra agenti di vendita, con aree diverse, valutando la percentuale di rendimento rispetto ai dati storici. . Delineato il piano di MKTG, è bene sottoporlo a controllo (MKTG review) usando una lista di domande, come guida nella valutazione: Lista di controllo Valutazione (1-2-3-4-5) Situazione del mercato Il piano mostra i segmenti, le caratteristiche, e trend del mercato? Considera caratteristiche dei consumatori, valori, modelli d’acquisto, fedeltà, costi, e cambiamenti demografici? Considera azioni future del concorrente maggiore e d’altri potenziali? Analizza le performance del prodotto in termini di vendite, margini, profitti? Considera l'organizzazione dei canali distributivi e loro trend? Analisi d’opportunità e risultati Analizza i punti forti e deboli dell'organizzazione e della concorrenza. Definisce le azioni per le opportunità e minacce? Identifica i punti chiave su cui il business deve focalizzarsi? Obiettivi Stabilisce obiettivi chiari e realistici? Definisce obiettivi finanziari? Strategie di MKTG Fa il profilo dei mercati obiettivi? Propone una chiara strategia di posizionamento? Evidenzia il MKTG mix? Richiede un'adeguata ricerca di MKTG, spese di R&S? Definisce come raggiungerà gli obiettivi finanziari e di MKTG? Giustifica il budget per gli investimenti? Programmi d’azione Include il programma di lavoro per i compiti da eseguire? Attribuisce la responsabilità? Traccia gli obiettivi e i tempi? Le spese sono legate a compiti, persone, date? Profitto previsto Include previsione del profitto per giustificare l'effettuazione delle strategie di MKTG? Include un'analisi di scenari alternativi? Controlli Include la possibilità di controllare il successo? 34 Commenti 22/08/97 MARKETING Include piani contingenti per scenari alternativi? Il confronto delle medie per settore, tenendo conto della TN, con quello generale metterà in evidenza zone di debolezza nel piano. Il piano dovrebbe essere generato dal consenso di un comitato direttivo di MKTG, eventualmente comprendendo il cliente oppure altri reparti. Il piano di formazione sembra essere uno strumento chiave del successo. Spesso la classe manageriale crede di non avere bisogno di formazione17. La pianificazione dei ricambi è un business molto importante e qualifica l'assistenza dopo la garanzia e dipende dal ciclo di vita del prodotto. Spesso i clienti "graziano" l'impresa. Questo però non vuol significare, che queste considerazioni sono meno importanti. La comunicazione, che non è solo pubblicità, fa parte del piano di MKTG. Come abbiamo visto nel capitolo sull’informazione del libro I, questo tema investe tutti gli addetti ai lavori dell'impresa, all'interno e all'esterno, usando, a volte abusando, delle tecniche della comunicazione. La pubblicità, la grafica, la fisiologia della comunicazione, le tecniche che aiutano la comunicazione (grafici, figure simboliche, colori e significati, slogan, il computer, la creatività, l'associazione delle idee), sono strumenti molto utili, che devono tenere conto della storia dell'impresa e della geografia, in cui è o si vuole che sia inserita, e delle motivazioni che hanno contribuito a fondarla e a farla crescere. Le figure simboliche meritano una particolare menzione, perché possono suscitare e motivare energie molto importanti. Un esempio d’applicazione di queste teorie è dato nel capitolo sulle “Vendite” per la presentazione di un'offerta. Impresa che fa la pubblicità Feedback Metodi: pubblicità, promozione, propaganda Sistema di trasmissione: riviste, tv, radio, quotidiani, ecc. Interpretazione da parte del manager: accettazione, rifiuto, rinvio Interpretazione da parte del consumatore La pubblicità dovrebbe reclamizzare le proprie capacità, non i prodotti che sono troppo personalizzati, e le pubbliche relazioni per istruire gli operatori del settore. La pubblicità per essere efficace dovrebbe essere il risultato degli sforzi di tutta l'organizzazione, per questo è importante definire le responsabilità di tutto il personale: i tecnici evidenzieranno gli aspetti tecnici del prodotto, le vendite, l’utilità del prodotto, la qualità, l’affidabilità del prodotto, ecc. Le regole auree della pubblicità sono: informare, spiegare, dare un’immagine, definire la propria personalità, supportare la rete di vendita. Le vere battaglie nelle comunicazioni di MKTG si svolgeranno fra le riviste specializzate per settori, stazioni televisive via cavo, reti di computer, e newsletter 17 Vedi “Risorse umane” libro I. 35 22/08/97 MARKETING industriali. L'impresa deve prendersi cura del cliente, degli opinion makers: progettare un "sogno" in comune con i potenziali acquirenti. Perché no? La determinazione del budget promozionale varia moltissimo da settore a settore. Non sempre vale l’equazione più spesa eguale più vendite e il metodo più efficace consiste nel fissare la spesa in base ad obiettivi specifici. Questo metodo permette anche di controllare la redditività del programma. Il controllo dell'efficacia delle attività promozionali è assai importante e va pianificato. Bisogna prestare attenzione ai corsi specializzati. Essi hanno il brutto vizio di focalizzare troppo l'attenzione su forme di convincimento, piuttosto che sulla comunicazione vera e propria: ogni esasperazione promozionale è vista come una scocciatura, se non manipolazione! L’analisi di mercato è necessaria sia per misurare i risultati, sia per conoscere il trend, sia per il controllo dell’avanzamento dei lavori, sia come sistema d’allarme. I contenuti classici dell'analisi del mercato sono: la raccolta e analisi dei costi operativi per raccogliere le risorse per la strategia di vendita (di vendita, di sviluppo dell'ordine, d’assistenza pre e post vendita, di distribuzione, di perdite su crediti, di resi, di spese per la raccolta delle informazioni), la definizione del prezzo, tenendo conto della differenza rispetto al mercato, la misura della pressione esercitata sui canali, la determinazione dei costi finanziari, il finanziamento delle vendite, il costo figurativo dello stock dei prodotti finiti, la politica di consolidamento del canale di distribuzione, ad es. con contratti d’esclusiva: i rapporti a lungo termine sono più potenti di campagne pubblicitarie accattivanti, chiarire l'utilizzo di mezzi come la promozione, il merchandising, l'imballaggio, la pubblicità, le public relations, la vendita porta a porta, come gli articoli redazionali sulle riviste, il contatto postale diretto, il telefono, i volantini, i buoni premi, ecc. Queste analisi sono attuate non su tutto il mercato, ma su “segmenti” predefiniti: è in altre parole una rappresentazione stratificata del mercato per renderlo più intelligibile. La segmentazione del mercato è l'individuazione d’insiemi omogenei di potenziali acquirenti in funzione dei fattori d’acquisto18, niente di più niente di meno della stratificazione di dati statistici, un esempio del “vezzo” assai comune di ridire cose risapute in modo modificato o forse per “nobilitare” con un termine vagamente matematico ciò che è soltanto un argomento mercantile. Il posizionamento del prodotto, del prezzo e dell'azienda19, il MKTG scientifico, che in modo meno reboante significa basato sui dati, l'analisi della situazione, la valutazione dell'impresa e dei suoi mercati e dei concorrenti, la realizzazione del progetto di ricerca e la sua interpretazione, la saturazione media, l'amplificazione delle attese, il MKTG dell'avvenimento, sono strumenti concettuali e analitici per favorire l’analisi del mercato. Un’importante misurazione è la customer satisfaction: provate a pensarci nel momento che un cliente vi lascia o vi è "soffiato" dal vostro concorrente. Perché misurare la soddisfazione del cliente attuale e potenziale? La mancata conoscenza delle sue impressioni, dei bisogni, delle richieste, delle attese può essere esiziale per il contratto. Giova controllare 18 Variabili demografiche, livello di scolarità, reddito, stato civile, caratteristiche comportamentali, lealtà alla marca, classe sociale, prezzo, qualità, consegna, servizio, supporto di MKTG, copertura di vendita. 19 Altro metodo di segmentazione del mercato in più “livelli”. 36 22/08/97 MARKETING nel tempo le modifiche della soddisfazione e le cause, serve per il miglioramento continuo e per capire la differenza fra ciò che l'impresa pensa di fare e ciò che il cliente vede in realtà. Come misurarla? Il punto di partenza è il cliente. Quale cliente? In effetti, tipi di clienti diversi hanno bisogni diversi anche per prodotti simili. Per esempio affidabilità diverse di prodotto e/o servizio. Chi la misura? Tutti quelli che in qualche modo vengono a contatto con loro. Quando? Continuamente. Che cosa si dovrebbe misurare? La correttezza della strategia, scelta per la soddisfazione del cliente. L'efficacia dei processi per ottenere risultati, apprezzabili dal cliente in termini di qualità, flessibilità e tempestività. La ricerca dei parametri che influenzano i processi critici per la soddisfazione. Insomma, tutto ciò che riguarda il cliente. Il sistema di misura va dall'analisi della domanda e delle opportunità del mercato, fino alla valutazione complessiva dell'impresa20. Alcuni autori individuano almeno 12 elementi, che caratterizzano l'efficacia di un processo: l'accesso, l'accuratezza e la precisione, l'affidabilità, il comfort, la competenza, la comunicazione, la continuità nel tempo, la cordialità, la cortesia, la presentazione, la sicurezza, la tempestività. Questi elementi sono volutamente presentati in ordine alfabetico, giacché ogni situazione va valutata di volta in volta. Si può misurare l'accesso ad esempio col numero di clienti contattati o la quantità di nuovi rapporti avviati. Kaplan e Norton (Translating strategy into action, Haward business school Press, 1996) affermano, che la misura della soddisfazione può avvenire tramite indicatori di tipo generico, come la quota di mercato, tasso d’acquisizione di nuovi clienti, ecc. e quelli che riguardano la qualità, che l'impresa offre, la natura delle relazioni, l'immagine aziendale. È importante allora definire i parametri delle caratteristiche del prodotto e del servizio dal punto di vista del cliente (le attese del cliente), dall’acquisto fino al recapito e all'assistenza durante il ciclo di vita del prodotto. I parametri sono una serie di caratteristiche ponderate fra loro attraverso le quali si forma una scala di valutazione da parte dei clienti, in assoluto o rispetto ai concorrenti. I sensori possono essere gli agenti, i tecnici - commerciali, i distributori, i clienti stessi, ecc. La prima azione è definire una valutazione delle priorità date dai clienti, con un lavoro di gruppo. Il secondo passo consiste nella scelta molto accurata del campione per le interviste. Esso dovrebbe rappresentare la popolazione cui si rivolge la ricerca: è necessario possedere una profonda conoscenza del mercato, in pratica la distribuzione dei vari tipi di clienti, dei loro scopi, dell'utilizzo del prodotto, della grandezza, dell'ubicazione geografica, della cultura, ecc. Il campione casuale, per aree, per quote sono alcuni dei metodi di selezione. Il passo successivo è la costruzione di un questionario semi - strutturato, per la valutazione e la ponderazione dei fattori chiave d’acquisto. La ripetizione o l'aggiornamento continuo delle rilevazioni consente di misurare gli scostamenti e di tarare il panel. Il risultato dell'elaborazione sarà un indicatore sintetico della qualità percepita in assoluto e rispetto ai concorrenti. Le considerazioni sulle cause degli scostamenti possono dare l'avvio ad un processo di ripensamento21. Il metodo di ricerca più comune, il questionario, è molto delicato e l'efficacia dipende da come si formulano le domande ed è legato al campione: domande troppo 20 Progettazione, industrializzazione, ricevimento ed evasione di un ordine, la programmazione, ecc. 21 Vedi metodi statistici d’analisi simili alla valutazione dei gruppi, nel capitolo “Risorse Umane” libro I. 37 22/08/97 MARKETING personali, troppo generali, domande che richiedono risposte troppo complesse, in ordine sbagliato, oppure domande cui l'intervistato non sa dare risposte, sono errori da evitare. È molto importante introdurre delle "trappole" psicologiche, che permettono di individuare le risposte false e le implicazioni personali con l'argomento in corso. Le domande e le risposte dipendono, infatti, da moltissimi fattori che spesso e volentieri sono trascurati. È utile capire, se le domande sono fatte in modo chiaro, in ordine opportuno e se possono sorgere problemi nell'elaborazione delle risposte. Per conoscere le differenze di opinioni dei clienti dovute all'ordine delle domande, basta fare due indagini con ordine diverso e confrontare i risultati, con l'uso della statistica, che in questi casi è piuttosto complessa. Modello di supporto per la misura della soddisfazione del cliente: parametri da sottoporre a misurazione Qualità Aspetto, tolleranza Planarità struttura Affidabilità Manutenibilità Ecc. Prodotto Gamma Servizio Informazioni Consegna Tempi Prezzo Prezzo Peso Assistenza Pagamento Imballaggio Fuori standard Ecc. Documentazione Marcatura Rispetto delle promesse Trasporti Ecc. Ecc. Sconti Finanziamento Ecc. Questo andrebbe fatto per ciascun prodotto, cliente, utilizzo, mercato, canale, ecc. Il sondaggio tradizionale quantitativo spesso non ha senso e non permette di capire l'evoluzione del mercato. Chiedere alla gente un sì o un no, si ottiene risposte che riflettono quel che la gente crede sia giusto pensare e non quello che farebbe. Nel seguente esempio, le domande sono "asettiche" nella prima parte, invitando il cliente ad esaminare le proprie attese. Nella seconda parte, il giudizio è riferito ai risultati delle attività del fornitore. Le domande sono correlate. Provate a "vedere" i legami, che sono nascosti. Questo evita di avere risposte in qualche modo "guidate" da un legame logico, che potrebbe falsare il giudizio complessivo. Analisi di tipo statistico possono ancora una volta definire la “qualità” delle risposte ed eventuali “depistaggi”. Non importante Poco importante Medio Cortesia Importante Competenza Velocità di risposta Risoluzione dei problemi 38 Molto importante 22/08/97 Carente MARKETING Mediocre Neutro Buono Ottimo Pensate che XXX rispetti le date di consegna? Come giudicate le soluzioni dei problemi offerte da XXX? Com’è il tempo di consegna di XXX? Come vedete il supporto tecnico di XXX? Le colonne “neutro” e “medio” a volte si tolgono, se si vuole forzare un giudizio dell’intervistato, per non aiutarlo a non decidere. Quest’attività può dare una misura della qualità percepita e di quella desiderata (vedi “Organizzazione”, libro I). Ripetere nel tempo l'indagine, permette di rilevare eventuali cambiamenti nelle due qualità. A volte, tracciato un modello, è utile fare sondaggi, ma solo per quantificarne i fattori, attraverso domande di cui il soggetto interrogato non capisce il fine. È più adeguata un’inchiesta qualitativa, basata su ipotesi chiarificatrici. La convalida avviene attraverso gruppi "qualitativi" con tecniche di proiezione, che è un metodo statistico molto sofisticato e riguarda metodi di quantificazione a vari livelli secondo le opzioni di risposta. Vi sono software che aiutano ad analizzare i dati22. Non basta. Una volta che queste tecniche d’indagine e d’elaborazione hanno descritto l'ambiente, è venuto il momento di "valutare e soppesare" e di individuare le sue caratteristiche nel prossimo e lontano futuro. Algoritmi per questa "divinazione" non ve ne sono. Sensibilità, immaginazione, professionalità, esperienza e creatività sono gli strumenti per quest'ultimo passo verso il piano di MKTG. Fino a che punto spingere l'analisi? Quando avviene la sintesi? Un punto debole del questionario è che esso è adoperato lontano dal momento dell'acquisto. Più tempestive sono le interviste sul luogo, presso i concessionari, presso i loro dipendenti, presso i clienti. Un altro punto debole è: come porre le domande giuste? L'osservazione del comportamento durante l'acquisto e durante l'utilizzo del prodotto o del servizio, oltre alla tempestività, darebbe anche indicazioni più precise. Il metodo del Quality Function Deploiment (vedi “R&S”) permetterà di tradurre le notizie dell'osservazione in dati tecnici per la progettazione, la programmazione e la produzione. Superficialità e scarsa preparazione generano sfiducia in questi metodi, con conseguenze disastrose. Perché non usare le intuizioni e migliorare le misurazioni per un confronto? G. Galilei: chi era costui? È importante studiare i modi di comportamento dei clienti. In un mercato industriale il centro decisionale può essere disperso in più funzioni: acquisti, progettazione, produzione, 22 Metodi analoghi sono usati per l'analisi del clima aziendale, per l'assaggio del vino o del caffè, tendenze d’opinione, vedi capitolo sull'elaborazione dell'informazione libro I. 39 22/08/97 MARKETING ecc. In un mercato di consumo sono rilevanti altri fattori demografici, sociologici (ciclo di vita della famiglia, legge d’Engel, ad es.), psicologici, età, sesso, livelli di reddito, ecc. Il processo delle ricerche di mercato va accelerato, invertendolo: partendo dallo scenario descritto dalla ricerca, non si usano ulteriori dati, difficili e dispendiosi, ma si controllano le conseguenze delle azioni di MKTG, a loro volta definite dai dati storici e da ipotesi ad hoc. L’attuale monitoraggio "in corsa" farà parte dei dati storici in futuro. Questo può essere fatto soltanto con la padronanza di metodi statistici. I canali d’informazione sono già attivi nel sistema distributivo, si tratta di organizzare l’ascolto: è l'applicazione del concetto di feedback. L’Assistenza tecnica è pianificata con un sospiro di rassegnazione. L'A.T. va programmata prima dell'introduzione sul mercato del prodotto, già in progettazione, mediante studi sull'affidabilità e facilità d'uso (vedi “R&S” libro II) e passa attraverso varie fasi: la qualificazione del distributore, formazione, audit su ambiente, capacità e abilità tecniche, sistemi informativi e informatici, dei metodi di trasporto, conservazione (l'imballo fa parte del prodotto, con indicazioni per evitare inconvenienti o incidenti), dei documenti tecnici (manuali d'uso, garanzia, istruzioni per l'installazione e rintracciabilità del prodotto, ecc.) troppo spesso incomprensibili sia nel linguaggio, che nella leggibilità e con precisazioni, che hanno il sapore di trappole legali. La gestione dei reclami è un’utile fonte d’informazioni, assieme a tecniche d’analisi quali FMEA, FTA.23 È interessante osservare, che la rete d’assistenza tecnica è un mezzo di contatto con i clienti. Perché allora non utilizzarla come veicolo per informazioni, di vendita d’accessori, di prodotti a latere, di servizi24? La pianificazione dei sistemi di trasporto e distribuzione non è solo un costo: se ben gestito essa aggiunge valore ai prodotti e ai servizi. Generalmente parlando, quello che accade fra il consumatore e l'impresa, è un mistero. Vi siete mai chiesti come mai in negozio si paga 1000 euro un vestito, che all'uscita dalla fabbrica ha un valore di 100 euro? L'impresa che ha per cliente un'altra impresa, ha lo stesso problema di quella, che ha a che fare con un sistema distributivo, che fa da tramite con il consumatore finale. Il problema della transazione riguarda non solo il prodotto, ma anche il rapporto di vendita e acquisto, influenzato dall'affidabilità, dal tipo di finanziamento e dei pagamenti, dal capitolato, dall'assistenza post - vendita, dal problema delle scorte, dai tempi di consegna, dalla competenza di chi vende, dalle informazioni che provengono dai clienti, dalle previsioni di mercato, dallo sviluppo di nuovi modelli, dalla programmazione delle vendite e quindi dalla produzione, ecc. Qual è il costo TOTALE di vendita? In molte imprese questo è un tema da indovini. In molti prodotti di larga diffusione (alimentari, automobili, elettrodomestici) questo costo può superare il 20% del prezzo finale e il servizio offerto è generalmente assai scadente. Lasciando da parte il tema legale, che tanti laccioli impone senza alcuna garanzia contro le truffe, vorrei esaminare gli elementi concorrenziali della distribuzione. Il primo è sicuramente il venditore e/o agente. Molto spesso egli è parecchio ignorante sul prodotto che vende. Egli sa soltanto come concludere un affare. Una volta firmato il contratto, il cliente è dimenticato: se vi sono problemi c'è il tecnico o l'avvocato. Il 23 24 Vedi “Vendite” libro II e “Elaborazione delle informazioni” libro I. Vedi “Vendite” libro II. 40 22/08/97 MARKETING venditore deve essere formato a seguire tutti i problemi del cliente e fornire una completa gamma di servizi. Questo si può ottenere solo se l'obiettivo sia mantenere il cliente a vita. Il secondo è la distribuzione, che dovrebbe essere collegata a tutta l’impresa: è una fonte inesauribile d’informazioni molto ricche e precise. I progettisti dovrebbero avere accesso agli addetti della distribuzione per conoscere il " polso" del mercato. La distribuzione è in grado di dare un contributo preziosissimo allo sviluppo di nuovi prodotti. Gli addetti alla distribuzione dovrebbero formare gruppi di lavoro interdisciplinare, per risolvere tutti problemi del cliente: informazioni sul prodotto, accoglimento ordine, finanziamento, assicurazioni, raccolta dati per l'impresa. Da questi dati si possono dedurre importanti conclusioni alla pianificazione del prodotto, per la programmazione della produzione. La scelta dei metodi distributivi è strategica e ha gli stessi effetti finanziari di qualsiasi altro investimento di capitale. La scelta va fatta sulla stima del tasso di redditività. I fattori da considerare sono: le caratteristiche del mercato (abitudini d’acquisto, localizzazione geografica, le pratiche prevalenti del settore), la natura del prodotto, le caratteristiche dell'impresa, il clima economico generale. Si parla di distribuzione intensiva e selettiva: la prima copre il più possibile il mercato, la seconda sceglie l'intermediario. Tutte e due le possibilità vanno studiate attentamente. Il potere contrattuale dei canali di distribuzione tende a crescere. Per loro va cercata la distributor satisfaction. Il rapporto di forza, destinato ad acuirsi, comporterà una diminuzione dell'interesse a mantenere un alto livello nella qualità e nella soddisfazione dei loro clienti. La progettazione e il dimensionamento della distribuzione si può avvalere di metodi statistici quali la teoria delle code, la teoria delle reti, i processi stocastici. Innovazioni nel campo della distribuzione sono innumerevoli. Alcuni di essi sono: automazione dei magazzini (non è sempre facile e talvolta bisogna passare attraverso la riprogettazione dei prodotti), l'informatizzazione dei punti vendita, il servizio di informazione e di formazione, varie forme di finanziamento dei clienti, incentivazione delle competenze gestionali, iniziative culturali su temi di economia, automezzi informatizzati, comakership verso i fornitori e verso i clienti, attenzione alla misura della soddisfazione e richieste del cliente, concentrazione dei magazzini e decentramento del mercato, con conseguente aumento dell'efficienza delle consegne (problema delle reti), polmone per il produttore e per il cliente (purché il produttore ristorni sulla distribuzione una parte dei costi, che risparmia grazie all'organizzazione della distribuzione), controllo marchiatura dei prodotti contro le falsificazioni, ... Il terzo elemento è l’obiettivo di massimizzare il flusso di reddito a lungo termine proveniente da un cliente. Ad es. Il venditore si assicurerà che il prodotto è conforme alle promesse, alle leggi, alle norme, ecc. 25 Il quarto è un sistema retributivo tale che non sia appagante il disinteresse verso i clienti. L'ultimo aspetto è la sinergia fra la distribuzione e il produttore: quando vedremo finire la guerra dei prezzi fra i due? La difficoltà non è questione di fiducia, è questione di 25 Vedi "Sicurezza" libro II. 41 22/08/97 MARKETING convenienza reciproca e di regole chiare. Chi fa il furbo dovrebbe essere penalizzato: con una struttura giudiziaria come l'attuale? Che dire del fatto di avere un sistema distributivo con un numero limitato d’attori, come si cerca di fare con i fornitori? Benchmarking Il confronto con i concorrenti può essere molto proficuo, può indurre un processo sistematico e continuo per sviluppare e migliorare le "prassi" aziendali che meglio soddisfino le richieste dei clienti, degli azionisti, dei dipendenti e si può applicare ad un diverso àmbito della vita aziendale: ai prodotti, ai servizi, ai processi, ai metodi, alle procedure. Dato che non esistono riferimenti assoluti, il confronto diventa essenziale per sapere "dove si è". Questo confronto può essere fatto fra aziende diverse, fra funzioni d’aziende diverse, fra prodotti d’aziende diverse oppure generico fra funzioni d'azienda di diverso tipo industriale. Il primo problema è come si possono stabilire parametri e obiettivi in modo imparziale? Il primo passo è un'indagine sui processi del proprio settore. L'obiettivo non è di capire quali sono le caratteristiche dei prodotti e dei servizi, che li rendono superiori ad altri, quanto piuttosto i modi e i processi che hanno consentito di realizzarli migliori di tutti gli altri. Ad esempio, nella logistica questo significa individuare e confrontare i principali indici connessi ai trasporti, magazzinaggio, gestione delle scorte, ecc. Sono essenziali un sistema di comunicazioni, attentamente progettato, e l'appoggio concorde della direzione. Ad esempio, i centri di costo creano un vuoto di motivazione, anche se utili come controllo, ma sarebbe meglio, se si desse priorità a discutere come generare profitti, controllando le spese e anticipando la concorrenza. Le fasi sono: Pianificazione Analisi Azione Controllo Identificare l'oggetto del BM Identificare le imprese da confrontare Determinare il metodo di raccolta dei dati e raccoglierli Determinare il divario della prestazione Prevedere i futuri livelli della prestazione Comunicare i risultati dell'indagine e farli accettare Stabilire gli obiettivi e i piani d'azione delle funzioni Controllare i processi Calibrare gli obiettivi del BM Integrazione delle prassi nei processi Il processo di BM va svolto con continuità, affinché l'analisi consenta di valutare l'efficacia dei comportamenti messi in atto. I compiti dell'attività di BM vanno realizzati non solo dagli specialisti di MKTG, ma da tutto il personale. Un adeguato sistema di reporting a tutto il personale dell'impresa, svolge un’insostituibile funzione di supporto, anche al piano del MKTG. L'attività del BM si basa sullo studio delle proprie operazioni interne. Il livello di dettaglio di queste indagini è funzione della complessità del problema. In ogni caso è importante definire in anticipo l'unità di misura e il metodo di confronto. 42 22/08/97 MARKETING Un passo importante è l'identificazione e l'uso delle fonti d'informazione. Il criterio guida è che i dati siano confrontabili. La scelta dell'azienda - guida può essere effettuata seguendo all'inizio confrontando indicatori finanziari: margine lordo in %, spese per vendere in % sui ricavi, profitto in % sui ricavi netti, ritorno sui mezzi propri, ritorno sull'attivo patrimoniale, tasso di rotazione scorte……. Come raccogliere dati: Associazioni professionali e commerciali, consulenti, preparare un questionario, indagine a mezzo posta, indagine telefonica, intervista personale, visite in loco, discussioni a piccoli gruppi, scambio di informazioni. Il piano di BM va riesaminato seguendo una lista di controllo del tipo: 1°- Identificare l'output del BM • lo studio è stato ricavato dalla missione e dalla funzione? • I processi e le misure sono stati definiti? • Lo studio è stato riveduto dalla direzione e dai clienti della finzione? 2°- Identificare le imprese da confrontare • le imprese scelte sono le migliori o leader della funzione del vs. settore industriale? • Si sono considerati tutti i tipi di BM nell'individuazione dei leader? 3°- Determinare i metodi della raccolta dei dati • è stato preparato un questionario prima della raccolta dei dati? • Le domande sono state sperimentate prima all'interno. Si sono ricercati i dati all'interno? • Si sono fatte le indagini presso le fonti pubbliche, fonti originali e visite in loco? • Sono stati esaminati tutti i metodi di ricerca? • È stata esaminata la base di scambio delle informazioni prima di iniziare le indagini? 4°- Determinare l'esatto divario concorrenziale • i risultati dell'indagine hanno evidenziato divario positivo, negativo o di parità? • Si sono capiti i motivi? 5°- Determinare i livelli delle prestazioni future • Vi è un’adeguata comprensione del trend, delle strategie e delle tattiche per colmare il divario? 6°- Fissare gli obiettivi della funzione • i risultati sono stati comunicati? • Sono stati considerati tutti i metodi per ottenere l'accettazione? • C'è stata cooperazione da parte delle organizzazioni interessate? 7°- Elaborare piani di azione della funzione • si sono riesaminati gli obiettivi per incorporare quelli del BM? • Sono state evidenziate chiaramente le prassi per ottenere i migliori risultati del settore? 8°- Intraprendere azioni specifiche • i piani d'azione mostrano con chiarezza come s'intende colmare il divario? • Il piano d'azione è stato introdotto? 9°- Controllo e resoconto del processo • sono stati incorporati i punti di riferimento nel processo finanziario e gestionale? • Si sono realizzate controlli delle direzioni? 10°- Adeguamento • esiste un programma di adeguamento? 43 22/08/97 MARKETING Commenti Scritto il capitolo, lessi quanto segue: “Il prodotto deve lusingare il narcisismo del consumatore, deve dargli sicurezza emotiva, convincerlo che lo merita, dargli un sentimento di potenza, d’immortalità, d’autenticità o di creatività”. Così sono pubblicizzate le automobili, vendute non per la loro utilità, ma per la mancanza che promettono di colmare: tutto quello che ho scritto è inutile? Lo strano psichismo degli esseri umani sicuramente impone l’uso di tali tecniche persuasive e, sicuramente, chi non le userà per essere in pace con la propria morale, sarà punito proprio da quei consumatori che vorrebbe servire senza fregarli. Il MKTG manager è oggetto di molti “interessamenti”, giacché quest’area è vicina al conto in banca e non sarà mai solo un minuto. Egli, d’altra parte, non ha mai colpa e il suo vero “nemico“ è il tempo. È un uomo che vive nel futuro, negli appuntamenti, l’orologio è il suo amico – nemico: nel presente egli non fa niente. Teme ossessionato, che gli altri non lo “seguano”, di non ottenere quello che lui ha stabilito “vaticinando”, nei meandri dei suoi dati. È perennemente ossessionato dalla comunicazione, che abbellisce di grafici colorati, movimenti virtuali di dati che propina com’esigenze di clienti, che in realtà incontra raramente. Egli “traduce” in piani ciò, che altri hanno stabilito con metodi a lui estranei. Per lui è importante ricordare agli altri che loro sono in ritardo. Di solito non si cura dei problemi altrui, salvo quando se ne può servire per giustificare i suoi, perciò non è capace di prevenirli, ma li subisce: urgente, urgente! Focus! Focus! ... I nostri due attori seguono l’esposizione assai ricca di numeri, grafici, slogan per lo più copiati, reboantemente proclamati. Escono dalla riunione. Si guardano in faccia e scoppiano a ridere: - E adesso che facciamo? Si sono accorti, che esistiamo anche noi? Queste battute sono frequenti negli uffici: il MKTG dipende dalle informazioni del mercato, che giungono dalla forza vendita oppure da dati statistici. Non solo. I dati industriali, come i costi unitari, le previsioni di produzione, ecc. gli provengono da uffici che non conoscono il mercato come lui, ma è proprio lui che dovrebbe informare quegli uffici! Insomma, il MKTG manager spesso si comporta come se tutto gli fosse dovuto: è lui che porta i soldi all’impresa! È proprio così? Giovane Manager:- I capitoli “Elaborazione dell'informazione”, “Organizzazione” e “MKTG” dovrebbero essere riassunti in uno solo.Manager:- Le informazioni, infatti, che si ottengono da un buon programma di MKTG, sono utili a tutte le funzioni aziendali. I rapporti periodici dovrebbero avvisare tutte le funzioni dei potenziali problemi in maniera meno soggettiva possibile. Soprattutto dovrebbero diffondere il modo di concepire l'impresa come servizio di vendita, che risolve i problemi del cliente, durante e dopo il contratto. GM:- La catena della conoscenza diventa globale, nel MKTG. Mi sembra però, che proprio in quest’area si è più indietro nell’innovazione. Lo sforzo mentale si sposta verso 44 22/08/97 MARKETING livelli d’astrazione più generali, perché vi è la necessità d’avere presenti molti modelli contemporaneamente, quelli dei mercati, dei prodotti, dell’impresa. Un piano di MKTG potrebbe essere il programma generale per risolvere i problemi esposti nelle tesi del modello di riferimento!M:- Tutte le persone, che in qualche modo influenzano la prestazione sul mercato, dovrebbero possedere questa visione e non solo il responsabile del MKTG. Spesso però è proprio lui che manca della chiarezza necessaria o non è in grado di spiegare il pensiero in modo adeguato. Non riuscire a trasmetterlo, genera confusione, sbandamento, equivoci e conflitti, che certo non fanno bene alla competizione, moltiplicano gli sprechi occulti che non compaiono nei bilanci economici, ma che pesano, eccome, sul futuro dell'impresa!GM:- Forse proprio perché le loro azioni pesano direttamente sul conto economico e ... su di loro, sembra che l’innovazione in quest’area sia più lenta. Perché talvolta si scelgono azioni inutili o addirittura dannose per l'impresa? Perché non si colgono certe occasioni? Non allearsi con chi offre la cooperazione? Si fanno finanziamenti "fantasiosi", come quei sette miliardi in inutili automazioni e si permette di perdere un cliente o non si tenta di riconquistarlo? – M:- Nel disegnare un piano di MKTG, vi sono resistenze politiche, barriere psicologiche e culturali e infine non si tiene in dovuto conto l’importanza della semplicità. Vi possono essere anche delle barriere tecniche alla formulazione di un buon piano: non capire che cos'è un mercato, semplificare troppo, sottovalutare l'inerzia o resistenza d’altri reparti, eccessiva fiducia in uno o pochi strumenti per compiere il cambiamento, non mantenere un impegno a lungo termine, valutazioni improprie dei bisogni e delle attese, non capire l'importanza delle reti d’assistenza e distribuzione, la sottovalutazione della concorrenza, la mancanza di comunicazione fra le varie funzioni, l'uso di schemi stereotipati ... La semplicità e la chiarezza insomma facilitano moltissimo il controllo ed è più facile scoprire quei “segnali deboli” che possono salvare il conto economico. GM: - Quali sono le barriere psicologiche? M: - Molti uomini lavorano “addormentati”, invece di trovare soluzioni nuove, si accontentano di forzare vecchie idee in scenari diversi. La presenza attenta e consapevole del testimone è cosa assai difficile. Che cosa facciamo quando ascoltiamo musica? La usiamo per rilassarci, come alcool, come forma d’oblio. Così è, quando leggiamo i rapporti per il piano di MKTG, la cui complessità immotivata non serve per riflettere, per la VGS, ma per riempire i vuoti d’idee, di proposte, d’indirizzi. E continuiamo a farci male. GM: - Che cosa suggerisci allora? – M: - I numeri non ci dicono soltanto se stiamo migliorando o no, ma c’informano anche sulla validità degli obiettivi, della strategia, delle politiche. Bisogna insomma “saltare” dalle cifre ai significati, da quello che si presume sia la misurazione a quello che è invece una valutazione. Osservammo nell’introduzione, che molti leggono e rileggono continuamente dati, notizie, che “ributtano” nel mondo in un chiacchiericcio frastornante. Idee, pensieri, “sogni” sono rari. Al contrario bisogna farsi vedere “agitati”, perennemente di corsa e “impegnati”, perché il falso paga: quando il bambino nasce impara subito ad essere un politico. Il suo sorriso sarà una forma di corruzione e imparerà presto il comportamento più adatto per farsi accettare. 45 22/08/97 MARKETING La mente è troppo occupata, ed è molto difficile essere un testimone imparziale. È il testimone, che ti aiuterà a restare padrone dello scenario e a trovare le soluzioni più semplici e meno incomplete. Non è così nella realtà e allora si continuerà a perseguire stereotipi, metodi vecchi, utili in passato, in uno scenario diverso. Urge poi l’intervento all’ultimo minuto, la rincorsa, l’affanno, lo stress ... GM:- Anche la distribuzione è causa di ... stress! M:- Vi sono casi strani ... per modo di dire! Mi è capitato di studiare una catena distributiva, ingiustificabile dal punto di vista economico. Un produttore (1° livello) conclude contratti con l'ufficio acquisizioni (2° livello) di un centro di distribuzione, che è un insieme di privati che trovano conveniente unirsi per aumentare il proprio potere d’acquisto. Questo ha sul territorio alcuni depositi (3° livello) usati come centri di stoccaggio, a loro volta delle società indipendenti. Questi distribuiscono a delle catene di associati (4° livello), che a loro volta sono costituiti dai punti di vendita, che finalmente distribuiscono il prodotto. Dal produttore al consumatore (5° livello) vi sono ben quattro gradini di contrattazione. Questo vale per un fatturato di 150 200 milioni d’euro e circa 300 mila clienti. Questa disastrosa situazione ha come risultato lo strangolamento dei fattori d’acquisto dell'ultimo livello, i consumatori, riducendo il reddito spendibile per altri prodotti. Il "privato" non è sempre sinonimo d’efficienza. Non vorrei apparire blasfemo, tuttavia mi piace fare un confronto con l'organizzazione della Chiesa Cattolica: pensa che essa "gestisce" circa 800 milioni di "clienti" con soli quattro livelli gerarchici e funziona da 20 secoli! Perché non imparare? La cosa è facilitata dal fattore "obbedienza", è vero, però un’occhiata all'organizzazione non farebbe male! Vi sono distributori specialisti, vendono solo un tipo di prodotto, e quelli generici, vendono più merci. Questo obbliga i produttori a politiche di vendita diverse, che complicano lo scenario. Inoltre ci sarà sempre più una tendenza di riduzione dei prezzi al consumo. GM:- Non da noi.M:- L'incremento dei prezzi dal produttore al consumatore è presente, data la lunga storia fatta di piccoli staterelli, che hanno col passare del tempo “solidificato” una lunga catena di intermediari. Siamo più legati al medio evo di quanto non si pensi. Ricordi il concetto di proprietà troppo vicino a quello d’eternità? Un buon sistema di distribuzione potrebbe evitare sprechi, cosa che dovrebbe essere interessante anche per i produttori. GM:- Allora l’impresa che dovrebbe fare?M:- L’unica possibilità di sopravvivenza è di pensare in modo globale e agire di conseguenza. In fondo è l’allargamento della partnership: insieme si sopravvive, soli si è fagocitati dal più forte. GM:- Sostieni allora di riunire la filiera sotto un unico cappello. Partnership non vuol dire cooperazione? – M: - Taci, in italiano è un’espressione politicamente scorretta! In passato, conobbi alcuni imprenditori, che mostrarono un interesse notevole a consorziarsi, non solo per avere un potere d’acquisto maggiore, ma anche per fronteggiare la concorrenza di grosse aziende internazionali, che si stavano affacciando sul mercato nazionale, mossi com’erano dalla paura di essere comprati ed estromessi dal loro giocattolo. I nostri intrepidi “pargoletti” riuscirono là dove i “grandi” non ebbero successo: ripicche, 46 22/08/97 MARKETING dispetti, rivalse, vendette, sfiducia, diffidenza, sospetti, esitazioni, incertezze, perplessità interne ed esterne rovinarono l’accordo. Fra i litiganti “godettero” le aziende straniere più grandi. Il tutto in tre anni. Ora essi si scambiano, fra noia e rimpianti, le colpe. È deprimente.– GM: - Che dire dell'assistenza tecnica?M:- In teoria l'assistenza tecnica, come l'ASSQ, non dovrebbe esistere. In pratica, si può tentare di ridurla quasi a zero. Nel caso ME, l'assistenza tecnica sparì dal piano di MKTG, non più necessaria: la “mortalità infantile”, in garanzia, era misurata in ppm. Il risparmio complessivo fu di un milione d’euro. La soluzione del problema - assistenza si riduce in fondo all'applicazione dei metodi di miglioramento continuo ai processi, sui quali stiamo indagando insieme.GM:- Dalla nostra assistenza e dal mercato arrivano molte informazioni affastellate senza alcun ordine, in ritardo, e incomplete e …... vorrei dire inutili, perché mancano le informazioni adatte per attuare i miglioramenti sui processi, come sostieni tu.M:- La creazione di risposte rapide e adeguate all’accelerazione della competizione, richiede in tutte le imprese, tra l’altro, di raccogliere più rapidamente e in profondità la “voce” dei clienti. Questo tipo d’approccio è denominato in vari modi in omaggio alla moda “nomi nuovi, stesse idee”: Customer satisfaction, Customer Understanding, Quality management, Total Quality Management, Outgoing Quality Control, Continuus Improvement, naturalmente in inglese. Il problema è che questi nomi hanno il brutto inconveniente di contenere allusioni alla qualità, offrendo così agli incompetenti la scusa che non è “roba” loro, bensì dell’ASSQ, di cui sappiamo benissimo l’importanza attribuitale nelle imprese reali. Tutti questi metodi s’imperniano sulla medesima idea: capire prontamente i clienti, allo scopo di modificare tutti i processi, per riallinearli alle loro attese. Ad esempio, le tecnologie nell’area produzione e consegna – Just in Time, Quick Response - premiano la velocità e la qualità fin dall’inizio. Questo vale anche in altri processi aziendali. Un’impresa per quanto abbia un marchio conosciuto, non può avere percentuali di ritorno accettabili, se non soddisfa le attese dei clienti, anche se da sola tale soddisfazione non assicura il successo a lungo termine. Nel campo del MKTG e nel processo di sviluppo di nuovi prodotti è indispensabile identificare i segni vitali provenienti dal mercato: quelli che molti, a sproposito, definiscono segnali deboli.GM:- Forse perché questo concetto appartiene alla statistica …questa sconosciuta. M:- L’approccio statistico ai problemi dei rapporti impresa/mercati/clienti è essenziale per cercare delle tendenze, fondamentali per precorrere le crisi. Una strategia aziendale importante è dotarla di una metodologia statistica di rilevazione rapida e analitica per i vari prodotti, per i vari mercati, su base campionaria.GM:- C’è già tutto questo, ma non funziona, perché non si riesce a porre in relazione i guasti e le soluzioni con le responsabilità della catena aziendale e questo impedisce una chiara conoscenza fra i vari centri di profitto. Anzi queste notizie sono spesso frutto d’illazioni interessate, che deviano o insabbiano. M:- La condivisione favorisce un’attitudine positiva al cambiamento. L’ostacolo più grosso è il superamento dell’ignoranza e della repulsione alla statistica. Con le informazioni sul prodotto sotto misurazione, su che cosa vede il cliente, sui problemi segnalati e sulle conseguenti soluzioni adottate, il MKTG può lavorare, risalendo a ritroso della pianificazione e segnalare alle aree operative le necessarie azioni correttive, 47 22/08/97 MARKETING considerate critiche dai clienti. Non solo. Una previsione è realizzabile con efficacia e relativa facilità. GM:- Come si potrebbe fare?M:- La cosa essenziale è che chi raccoglie le informazioni sia il più possibile scevro da “interpretazioni”. Il tema qui è proprio psicologico: un ambiente accusatorio non favorisce di certo la “testimonianza imparziale”. Si dovrebbe poi predisporre una scheda informatizzata di rilevazione di ciascuna lamentela/causa/soluzione tramite indagine su un campione statistico con livello di confidenza prefissato di centri d’assistenza, sviscerando in maniera approfondita le cause di guasto e cattivo funzionamento, consentendo di attribuire seppur su basi probabilistiche l’onere della soluzione: al fornitore, al progettista, al trasportatore, all’installatore, ecc. Questo è utile nel caso di un sistema complesso che coinvolge migliaia di centri di vendita. Si semplifica da sé, se il sistema è costituito da pochi centri. Il responsabile del MKTG dovrebbe ancora definire il “panel” dei centri e/o clienti con cui interfacciarsi. La scelta del personale addetto a quest’attività dovrebbe essere edotto sui prodotti, capace di vederli come un insieme d’elementi e com’erogatori di funzioni e/o servizi, di affrontare l’analisi delle cause, quindi capace di lavorare in gruppo con tecnici d’altre funzioni. Il responsabile della R&S dovrebbe costruire una sintesi, che affianchi questi dati esterni alle cause di difettosità interna, descritti dalla rete di controllo, in modo d’avere confronti omogenei e approfonditi d’informazioni, rilevanti per interventi, anche sul sistema impresa. In realtà quest’attività il responsabile della R&S non lo fa mai. – GM: - Perché? – M: - Forse perché è un lavoro oscuro, faticoso e lento: non certo uno che può portare alle luci della ribalta. GM:- La comunicazione e il sistema informatico diventano essenziali per mantenere unita la catena produttore - distributore - consumatore.M:- Molta attenzione all’uso che se ne fa: bisogna anche cambiare la mentalità dei venditori. Essi affrontano i problemi in maniera slegata e senza alcuna visione dei bisogni di chi sta “dietro” o “davanti”, abituati come sono ad inseguire la provvigione calcolata in modo troppo rozzo, perché stimoli la competizione interna. La relazione cliente - fornitore vale anche per loro. I mondi delle vendite e della produzione sono ancora troppo separati per affrontare questi temi in modo concreto nel breve. Mi è capitato di affrontare una platea di “inferociti” rappresentanti di un’impresa. Essi lamentavano la bassa qualità del prodotto, che non permetteva loro di raggiungere gli obiettivi di vendita. Di là dal fatto che esageravano, c’era del vero nella loro lamentela. I miei colleghi, difendendo gli “amici”, che temevano, cercarono di “ribaltare” le accuse sul sistema di vendita alludendo ai loro errori peraltro assai noti, cosicché vi fu uno scoppio di parole rissose. Visto la malaparata, preferii un “mea culpa”, costellato qua e là di scuse, chiedendo tempo per riparare al malfatto da una classe dirigente, che proprio allora era stata sostituita. Chiesi ed ottenni un anno di tempo, che per fortuna fu sufficiente per risalire la china. Avevo così ottenuto una risorsa che al sistema produttivo mancava: il tempo. Devo ammettere, che fui sorpreso positivamente dalla subitanea risposta d’appoggio da parte dei commerciali. Sapevo che quell’appoggio era interessato, perché giustificava almeno per i successivi mesi eventuali fallimenti, tuttavia tutto finì per il meglio. Non solo le quote di mercato aumentarono l’anno successivo, ma anche le lamentele si ridussero di 70%. 48 22/08/97 MARKETING A dirla tutta, “toccai” le giuste corde della psicologia commerciale, riconoscendo e apprezzando il loro lavoro e le loro difficoltà: dare a Cesare ... La soluzione è il sentimento della squadra. Tutto ciò assume una connotazione buffa. È divertente vederli agitarsi colpevolizzandosi a vicenda, nonostante tutti siano nella stessa “pentola” sullo stesso fuoco! GM:- Forse il successo fu sancito di più dai fatti concreti che seguirono e dall’idea dell’unità che riuscisti a far nascere. Di solito le crisi sono curate con fendenti di spada tagliente.M:- Molti problemi economici sorgono da fatti politici e non da fatti tecnici.GM:- Spesso i guru del MKTG fanno riferimento a "Principi Militari": dell'obiettivo, di massa, della flessibilità, dello stratega, di coordinazione, di sicurezza, dell'offensiva, della sorpresa. Cose utili?M:- Perché no? Vi sono tuttavia differenze: i clienti non si comportano come soldati e non tutto è lineare, vale a dire le aspettative spesso sono frustrate. Oltre ai fatti quantitativi, è necessario introdurre aspetti qualitativi. I fattori in gioco sono difficilmente definibili e incostanti anche nel periodo della "guerra".GM:- Il sistema di vendita può contribuire a ridurre gli oneri di stoccaggio, se i venditori avessero una chiara percezione delle esigenze della fabbrica, in particolare l'esigenza di avere un flusso uniforme di ordini complessivi anche se di mix diversi. E’ così?M:- Per Von Klausevitz e Shamsung, la decisione va ponderata, mentre il trasferimento della visione strategica sui ruoli di linea deve essere veloce e l'esecuzione controllata tempestivamente. Quest’ultima attività è spesso trascurata e sottovalutata. Il sistema di vendita è una fonte d’informazione preziosissima e ricchissima, permette inoltre una valutazione tempestiva e completa del prodotto, dei clienti, dei concorrenti e delle istituzioni. Suggerirei, en passant, un periodo come venditori per i futuri manager, anche per quelli che potrebbero interessarsi di produzione o altre aree dell'impresa. Negli uffici di MKTG non si dovrebbe dimenticare, che il successo arriva lentamente e che alla base del piano c'è l'indagine sulle capacità produttive e progettuali dell'impresa nel suo insieme. Il treno va alla velocità del vagone più lento. La “direzione” va inclusa nell'analisi, con l'uso di particolari precauzioni però ... per evitare brusche riduzioni di reddito?!GM:- Stavo riflettendo su quanto hai detto e mi sembra di intravedere nel piano di marketing un certo tentativo di eliminare l’incertezza... non so esprimere questo pensiero che si sta formando.M:- Darwin ha scoperto che la vita è in evoluzione, ma non ha specificato questo pensiero, che sembra simile al “panta rei”, ma che è di gran lunga più profondo nelle sue conseguenze. Altri hanno creduto di vedere sotto quel concetto un meccanismo descritto come vittoria del più forte. Più recente si è imposta l’idea del più adatto. Ciò che stai cercando di rendere consapevole, è un’idea ancora più recente. La competizione è pericolosa per tutti, anche per il vincitore, che ha bisogno sempre di più energia (o denaro) per una sempre maggiore sicurezza, messa in discussione dal suo crescente potere, che squilibra l’ambiente. - 49 22/08/97 MARKETING GM:- E’ affascinante pensare che la competizione tenda ad eliminare la competizione, che è in fondo l’ideale comunista, ma che vale solo per pochi: la massa dovrà sempre faticare per allontanarsi dalla competizione distruttiva.M:- I concetti di libertà e individualismo, infatti, giocano a favore dei forti. Si può uscire da questa trappola?GM:- Credo di capire, perché il tuo “pallino” sia lo stile manageriale, cioè il comportamento e le motivazioni che spingono alla scelta, le cause prime dell’out out kierkegaardiano. M:- Nella scelta vi è un aspetto psicologico che spesso non viene compreso: le scelte presuppongono la capacità di rinunciare a ciò che la scelta lascia indietro. Prendiamo ad esempio un piano di MKTG. Esso prevede delle azioni. La prima mossa assicura fedeltà, posizione distributiva e accumulo d’esperienze. La velocità dei concorrenti la rende vana presto o tardi. E questo significa riesaminare il piano e cambiarlo, in pratica fare delle scelte. Una strategia possibile è il rimescolamento dei prodotti, vale a dire preparare un collettivo propenso al miglioramento continuo del prodotto. Questo implica abbandonare il vecchio concetto di gerarchia. Una volta avviato questo cambiamento, non è più possibile tornare indietro. Un altro esempio: quando il mercato è saturo e i prezzi scendono al minimo, le aziende non riescono a sopravvivere: c'è bisogno dell'imitazione - innovazione. Una strategia in questo caso potrebbe essere il miglioramento incrementale del prodotto, come preventivo all’attacco dei concorrenti. Questo presuppone una struttura con una grand’attitudine alla qualità totale. La stessa cosa vale quando si decide di aprire un nuovo canale, o di aumentare la pressione su di esso, ecc. Qualcosa deve essere cambiato, e quest’out - out non è facile.GM:- Comunque la scarsa attitudine alla Visione Globale Storica non può non generare debolezza nell'azienda durante la fase di esecuzione della strategia. Credo che questa sia la ragione principale di quel modo di fare, per questo sembra che ogni manager intervenga a casaccio, giacché la sua visione è a breve. Spesso è proprio così. Per questo la gente esegue le disposizioni dell’ultimo manager in ordine di tempo, maggiore in grado! M:- Ed è questa una causa dei licenziamenti di massa. E’ vero che l’automazione, le nuove tecnologie e l’internazionalizzazione del commercio impongono che il costo del lavoro diminuisca nel primo mondo, ma è altrettanto vero che la classe imprenditoriale e manageriale non è così flessibile da prevenire in tempo le crisi, se non all’ultimo momento, quando l’unica cura possibile è il “taglio dei costi”. GM:- Date le premesse del modello, si richiede che tutti sappiano cosa fare per far qualcosa e questo dovrebbe diminuire la probabilità di azioni “draconiane”. Per ridurre il tempo ordine - consegna, non è sufficiente, che il management sbandieri ai quattro venti questo concetto. Bisogna fare in modo che tutti sappiano che cosa stanno facendo e perché. Non basta la produzione flessibile: tutte le persone devono sapere perché e come fare in modo nuovo. Questa è un’altra ragione della mia insistenza sul “manager – coach” e non solo: gli imprenditori e gli azionisti ricordano invece ossessivamente soltanto che il manager è responsabile dei risultati, il resto poco importa. È necessario tempo e una politica dei piccoli passi in tutti gli ambiti dell’impresa, anche imprenditoriale e manageriale per far crescere la consapevolezza in tutta la struttura.M:- Semplicità, linguaggio comprensibile, disponibilità, assistenza, preparazione di alternative, rapidità d’esecuzione ... È utopico. Non bisogna dimenticare, che nella 50 22/08/97 MARKETING comunicazione agisce l’asimmetria dell'informazione, che impone ruoli diversi e dispari. Le conseguenze sono immaginabili.GM:- Per questo si parla da molti mesi dell’indice del call rate e nulla cambia? Tutti sono d’accordo, che non è misurato tempestivamente, che non dà le cause dei difetti, che non fa conoscere le lamentele dei clienti, che è infine un marasma di dati difficili da interpretare. Eppure nessuno ancora ha affrontato il tema di come rendere più efficace il dato. M:- Che vuol dire più efficace?GM:- L’assistente tecnico dopo l’intervento ha risolto il problema: come? Perché c’è stata quella lamentela? Quando è avvenuta e perché? Quale tipo di macchina e a quale stabilimento appartiene, e … Capisco che pretendo molto, mentre il tecnico ha la questione della sopravvivenza, come noi d’altronde, e cerca di portare a termine molti interventi per guadagnare di più, ma senza quest’informazione come risolvo i problemi? M:- La soluzione è già nelle tue parole. Se non è possibile ottenere tutte le informazioni di tutti gli interventi, perché non limitarsi ad un campione opportunamente scelto? GM:- Basterebbe un campione di tecnici, i migliori, pagati meglio. Inoltre, meno rapporti da analizzare, meno dispendio d’energie. Non ci avevo pensato!M:- La statistica ci aiuta ancora una volta. GM:- Non basta. Bisogna definire alcune regole: partendo da tutti gli interventi, decidere di quali occuparsi e chi se ne deve occupare, come abbiamo già visto. M:- Vi dovrebbero essere delle regole condivise da tutti, che dicano se il cliente ha diritto o no all’intervento in garanzia. I costi in garanzia dovrebbero essere pagati dai centri di profitto, gli altri dall’ufficio commerciale. Poi gli interventi dovrebbero essere suddivisi in quelli che impediscono la funzione, quelli in cui si sostituiscono parti rotte o che impediscono il raggiungimento delle caratteristiche definite dal libretto d’istruzioni o dalla pubblicità, in modo da coinvolgere tutte le funzioni interessate. GM:- Come “stimolare” l’industrializzazione delle soluzioni?M:- La creatività è possibile se e soltanto se l’errore è tollerato, se coloro che propongono non sono criticati per dettagli insignificanti, se vi è sensibilità agli sforzi, il riconoscimento puntiglioso dei risultati, anche se modesti, se la competizione è regolata dall’educazione e da uno stile che eviti l’annientamento del “nemico”! Da tempi immemorabili si parla di motivazione, generazione delle idee, creatività, room of ideas (è il solito uso esterofilo di parole per la vecchia cassetta delle idee con discussione), lavoro di gruppo, coinvolgimento e chi più ne ha più ne metta. Finché vi è qualcuno, e ne basta uno solo, che appropri le idee altrui oppure denigri quelle degli altri per mettere in luce le proprie, o per propri interessi, tutto questo sarà utopia. GM: - Come evitare la “guerra”?M: - Finché gli uomini “dormiranno” in piedi, c’è poco da sperare. – GM: - Abbiamo parlato del piano di MKTG, abbiamo commentato le relazioni fra i concorrenti applicando la nuova concezione dell’evoluzione, visto i problemi dell’uomo di MKTG, notato le interazioni fra l’impresa, la distribuzione e il mercato dei consumatori. Eppure mi sembra che manchi ancora qualche osservazione sul meccanismo che tiene in piedi questo modello. – M: - Per spiegarlo, ho bisogno di semplificare molto le azioni umane. Considera un uomo all’inizio della storia. Egli spende tutto il suo tempo per trovare il cibo, per costruire un riparo, una donna, per i figli, per la propria salute, ecc. Poi arriva, mandato dal caso, un 51 22/08/97 MARKETING altro uomo, che ha trovato il modo di fare le stesse cose in meno tempo e magari spende quello libero per insidiare la moglie del primo. A parte il conflitto anche mortale che ne nascerebbe, alla fine il nostro uomo sarebbe spinto ad imparare a risparmiare tempo. Avrà allora bisogno del secondo uomo. A questo punto avviene una transazione. Fin qui niente di male, a parte l’insidia! Il problema è di stabilire l’equità della transazione: quale valore ha il tempo dei due uomini? Qui tutti gli economisti hanno provato a dare dei metodi per stabilirlo, tuttavia nessuno è mai riuscito a dare regole valide in pratica. L’unica regola accettabile è che gli unici che possono stabilire l’equità della transazione sono i due contraenti. Da quest’osservazione è nato il concetto di mercato libero. Tutto bene. Ma i due sono liberi, e se lo sono, lo sono in misura eguale? Non c’è dubbio: l’asimmetria dell’informazione e dei bisogni danno la risposta negativa. Man mano che l’evoluzione economica avanza, allo scambio in natura si sostituisce lo scambio attraverso il denaro. Questo processo coinvolge sempre più numerosi soggetti, tanto che ad un certo punto non è più possibile per un uomo tenere sotto controllo la situazione: appaiono le banche. Nota la differenza: il meccanismo è lo stesso, ma ora l’asimmetria dell’informazione comincia a far sentire il suo peso oltre l’individuo. Tutto diventa più difficile. Il controllo passa ora a chi può dedicare tutto il suo tempo alla transazione. Ognuno di noi si accorge facilmente, che questo tipo di “lavoro” è quello che più dà “soddisfazioni”. Ora vi è chi produce beni utili all’esistenza e chi dedica tutto il suo tempo al controllo delle transazioni. Accade l’imprevisto: l’appropriazione di processi asimmetrici fra il produttore e il controllore. La tensione aumenta, quando alcuni produttori si accordano per eliminare il lavoro d’altri produttori, rendendo così più appetibile il frutto del loro lavoro, conferendogli più valore. Il controllo è il terzo fra i due litiganti: quando due litigano è il momento migliore per accaparrarsi il bottino. Il valore del prodotto diminuisce e per recuperarlo i produttori dedicano più tempo alla produzione per aumentarla, così da recuperare il valore perso con la quantità del prodotto. È il caso della suddivisione del lavoro. Anche questo non è un male, ma ... accade che il controllore può nascondere il vero valore delle merci, trasferendo la sua misura dal tempo di produzione al “desiderio” di possesso della massa, che a sua volta dipende dalla capacità d’acquisto, ma non in maniera lineare. Accade anche che chi spende meno tempo alla produzione, possa dedicarsi di più alla cultura, quindi al sapere. Se quel qualcuno non ha le capacità di acquisire il sapere necessario a mantenere l’asimmetria, eh, lo può “acquistare” da altri maggiormente dotati, ma che non possiedono il controllo. L’equilibrio ora si fa più instabile non solo perché ora compaiono nuovi attori. L’instabilità diventa sempre più evidente e veloce nel tempo, dunque si abbisogna di un controllo per evitare spiacevoli “conseguenze” sociali. Le persone preparate, si fa per dire, a migliorare i metodi di produzione, mettono a disposizione dei controllori le risorse per aumentare il loro controllo. Questi metodi sono la pubblicità, le strategie del consenso sfruttando l’ignoranza dei produttori, che devono spendere il loro tempo a produrre, altrimenti sono messi fuori gioco dalla disoccupazione, cioè dalla mancanza d’opportunità di crescita, cosa scientificamente messa in atto dalle società moderne. La polizia e altre “forze” dell’ordine sono messe a disposizione dai produttori per i controllori. In tutto questo le madri hanno un ruolo decisivo: la paura dell’instabilità, infatti, cosa negativa per i figli, trova mille scuse per impedire il miglioramento, cioè il cambiamento, delle condizioni di vita generali, in cui in ogni caso i loro pargoletti dovranno entrare. Come spiegare altrimenti le inenarrabili sofferenze, che le donne hanno sopportato in tutti i luoghi e tempi dalla società? La quale non è maschilista più di quanto sia neghittosamente femminista? È vero che la donna può essere messa incinta e a quel punto è ricattabile in modo vergognoso, ma è anche vero che oggi non è più così. Anche i padri sono ricattati dalla collettività a causa della presenza di 52 22/08/97 MARKETING figli. Eppure assistiamo, e chissà per quanto tempo ancora, a vite femminili trattate da riproduttrici, senza alcun cenno di ribellione. Non sarà facile superare le barriere che le nostre stesse madri c’impongono, per un malcelato timore, o per acquiescenza o per ignoranza. Vi sono madri che dovrebbero essere rinchiuse in galere molto profonde e dimenticate, ma rimangono pur sempre da fare i conti con istinti, la cui forza si fa sentire eccome ed è opportunamente sfruttata dalla società. Ebbene queste “scissioni” fra individuo e comunità, fra madre e società, fra padri e madri, fra produttori e controllori comportano questa frenesia che altro non è, se non una competizione fra ineguali, il cui risultato è questa sofferenza subdola, questo male oscuro, che rende la vita cupa e violenta. La cosa interessante è che l’intera società persegue con intenti autopersecutori questa competizione, tutti affollati ai cancelli della “ricchezza”, per “non dipendere dagli altri”, per la sicurezza di ottenere i servigi degli altri con il ricatto del denaro, come al gioco della tombola, dove partecipano, ognun per sé Dio per tutti, giocandosi le ultime risorse, con la conseguenza d’impoverirsi di più, seguendo il mito di un arricchimento sterile, che arriverà per uno solo, non sudato, non goduto né godibile. Questo meccanismo assicura con certezza solo una cosa: la competizione, l’impoverimento delle masse, da cui tutti cercano disperatamente di allontanarsi. L’umanità corre su un pendio di sabbia fine: ad ogni passo in avanti due indietro, a chi tocca tocca. GM: - Ben triste visione. – M: - Per la massa è così. Non c’è verso di evitarlo: la maggioranza esiste senza vivere. Per costoro non c’è speranza. Per i pochi “sani” c’è la lotta all’ignoranza con compromessi in parte gravi. Per altri c’è lo sfruttamento delle risorse messe a loro disposizione dalla predazione delle generazioni precedenti. Tutto questo non può cambiare nel prossimo millennio. Ad ogni cambiamento, vi è sempre un controllore pronto a dare i propri “servigi” per la stabilità della società. A te raccomando, cui è dato di conoscere il mondo interno ed esterno all’uomo, almeno in linee generali, di tenere segreto il tuo sapere. È dato solo di operare nell’ombra, per far progredire lentamente e gradualmente l’innovazione, senza farsi “scoprire” né da chi ne beneficerà, né da chi ne sarà danneggiato. GM: - Ma l’evoluzione vuole strategie miste, colombe e falchi. – M: - Si. Il fatto è che nel gioco non ci sono soltanto i “falchi” e le “colombe”: la maggioranza è fatta di “conigli”. Il gioco ora si fa più complesso e nessuno sa se vi è uno stato d’equilibrio. – GM: - Il rischio della caduta nell’indifferenza c’è e la minaccia d’autismo sociale. Sono giovane e già lo stimolo al successo ad ogni costo, alimentata dall’idea assurda di un’infinita esistenza mi turba. L’individualismo insensato, tuttavia, mi sembra sia messo a dura prova dalla radicale imprevedibilità. Il “nemico” e il “pericolo” non ben disegnato, si annida ovunque. Ogniqualvolta qualcosa d’indistinto si affaccia alla coscienza degli individui, può accadere di tutto. La fiducia spontanea e assiomatica, che dovrebbe essere il puntello della relazione umana, sembra sempre più relegata nella famiglia mononucleare. La reazione prevalente è la paralisi dell’azione. La speranza è nella soggettività, nella nostra vita interiore, che saremo costretti a riconsiderare dopo l’orgia dell’individualismo esteriore. Il pericolo è che tutto cada nelle mani di “prestigiatori” interessati, così da perpetuare ancora una volta l’ignoranza. – 53 22/08/97 MARKETING M: - Queste, mio caro amico, sono le leggi sottostanti al piano di MKTG, checché ne pensino i “guru” dell’economia. Coscienti o no, essi stessi manifestano un notevole disprezzo per la massa nei loro commenti sui piani. Questo forse n’è una ragione. – GM: - Così, in effetti, sento nei corridoi. Purtroppo non è una tua invenzione! Com’è triste, però! – M: - Poniamo mente all’euforica retorica commerciale del villaggio globale. Le aziende, diventate grandi e potenti tanto da soppiantare i governi, devono rispondere solamente agli azionisti. Mancano i meccanismi per definire i limiti d’azione: in questo periodo nei cento migliori sistemi economici del mondo vi sono 49 nazioni e 51 aziende. Il problema diventa allora il controllo: le aziende si sono poste codici di condotta volontari in modo confusionario e bugiardo. L’unica via sembra essere il coinvolgimento delle due parti aziendali, ma questo diverrà efficace soltanto quando il rapporto fra gli uomini cambierà. Se e quando l’uomo cambierà. È molto difficile che i codici di condotta possano essere utili, perché i lavoratori non hanno partecipato alla loro stesura. Per adesso troviamo aziende dotate di un sistema legislativo, giudiziario ed esecutivo autonomo come una sorta di Stato - nazione. Le aziende sono diventate strumenti educativi. Il MKTG ha, infatti, come compito quello di conferire un senso di familiarità e di fiducia, per esorcizzare l’anonimato dei prodotti confezionati in serie: la personalizzazione appare superficiale e nella pubblicità. Insieme ai posti di lavoro svanisce anche il principio della responsabilità del produttore: non solo si produce a costi più bassi, mentre i prezzi aumentano, ma anche si eliminano i fastidi delle relazioni con uomini. Finalmente l’azienda virtuale mantiene le sue promesse: ci si è sganciati dalla forza lavoro e si può proseguire più speditamente. I venditori al dettaglio sono pensati come studenti alla ricerca di lavoretti per l’estate nell’attesa di un lavoro più soddisfacente e remunerativo. Ci si dimentica che l’economia ha bisogno di lavori sufficientemente stabili che consentano agli adulti di poter sopravvivere. Non capisco come si pensa di continuare così: quante persone nel medio futuro, se le cose continueranno con questa tendenza, potranno permettersi di consumare i prodotti? - I lavoratori individuali devono infondersi forza, abbandonando l’idea di essere dei dipendenti -: così dicono i guru dell’economia. Io leggo: dovete tutti esporvi al ricatto dell’incertezza, tranne noi che possediamo la proprietà. Il pianeta rimane diviso fra proprietari, produttori e consumatori: i produttori non hanno limiti nell’abbassare i costi del lavoro, dato che non vendono e quindi non sono legati ad un’immagine del pubblico, le aziende creano un rapporto fittizio con i consumatori, tramite la pubblicità e distanziando il prodotto dalla realtà: la classica divisione del lavoro, così ben organizzato nei campi di concentramento nazisti. Così tutti colpevoli, dunque innocenti. Per la specie umana “il settore produttivo” è come il processo di O.J.Simpson è stato per il mondo legale: immondizia firmata”.26 – 26 “No logo”, Naomi Klein, 2000. 54