CURIOSITA’ La Tosca venne rappresentata al Teatro dei Filodrammatici di Milano all'inizio del 1889 e Giacomo Puccini ne rimase molto colpito, cominciando a pensare di ricavarne un'opera. Ne parlò con l'editore Giulio Ricordi, chiedendogli di interessarsi ai diritti per musicarla. Sardou non oppose un netto rifiuto, ma dimostrò freddezza. In ogni modo alla fine del 1893 Ricordi ottenne l'autorizzazione, anche se a favore di un altro compositore, Alberto Franchetti, che aveva da poco trionfato con Cristoforo Colombo (1892). Luigi Illica preparò l'abbozzo del libretto, che fece approvare da Sardou in presenza di Giulio Ricordi e Giuseppe Verdi(quest'ultimo, a Parigi per la prima francese di Otello, confiderà qualche anno più tardi al suo biografo che, se non fosse stato per l'età, avrebbe voluto lui stesso musicare Tosca). Dopo pochi mesi Franchetti rinunciò, così Ricordi nel 1895 commissionò l'opera a Puccini, che cominciò il lavoro qualche mese dopo il successo de La bohème, nella tarda primavera del 1896. Partecipò alla stesura del libretto anche Giuseppe Giacosa, anche se riteneva il soggetto poco poetico e sosteneva che il successo dell’opera era dato dalla bravura della Bernhardt e non dal testo. Dopo alcuni contrasti e ripensamenti, nell'ottobre 1899 l’opera fu completata ed il 14 gennaio 1900 venne rappresentata alTeatro Costanzi di Roma, con il soprano Hariclea Darclée nel ruolo di Tosca, il tenore Emilio De Marchi nei panni di Cavaradossi e il baritono Eugenio Giraldoni come Scarpia. All'evento erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Pelloux e la reginaMargherita di Savoia. La serata fu nervosa: a causa di alcuni spettatori ritardatari il direttore d'orchestra Leopoldo Mugnone fu costretto a interrompere l'esecuzione e ricominciare da capo. Inizialmente criticata da una parte della stampa, che si attendeva un lavoro più in linea con le due precedenti opere di Puccini,Tosca si affermò ben presto in repertorio e nel giro di tre anni fu rappresentata nei maggiori teatri lirici del mondo. COMPOSIZIONE CORO SOPRANI PRIMI: Simona Ferrari, Gloria Tirini, Lucia Fazioli, Mariagrazia Senerchia. SOPRANI SECONDI: Francesca Bargellini, Giovanna Bonazzi, Emanuela Catozzi, Carla Cenacchi. CONTRALTI: Barbara Chiriacò, Federica Bartoli, Alessandra Bonvicini. TENORI: Sergio Martella, Alessandro Tronconi, Nicola Petralito. BARITONI: Michele Sitta, Enrico Rolli, Roberto Rinaldi, Gabriele Triolo. BASSI: Luca Marcheselli, Massimo Carrino. PERSONAGGI E FLORIA TOSCA, celebre cantante (soprano) MARIO CAVARADOSSI, pittore (tenore) IL BARONE DI SCARPIA, (baritono) CESARE ANGELOTTI (basso) IL SAGRESTANO (baritono) SPOLETTA, agente di polizia (tenore) SCIARRONE, carceriere (basso) PASTORELLO (voce bianca) INTERPRETI Stefania SPAGGIARI Emanuele SERVIDIO in collaborazione con TEATRO COMUNALE “RUGGERO RUGGERI” Andrea ZESE Cesare LANA Antonio MARIANI con il contributo del COMUNE DI GUASTALLA Manuel EPIS Luca MARCHESELLI Demetra VANNI CANTORIA DI BAMBINI Coro “Le Allegre Note” diretto da: Fabio PECCI Direttore Regia Scenografia Costumi Light Designer CONVIVIO MUSICALE GUASTALLESE Aldo SAVAGNO Alfonso DE FILIPPIS Caterina GHISELLINI Fantasia in Re Gianfranco FERRARI Orchestra Sinfonica “Gioacchino Rossini”di Pesaro CORO LIRICO “PUNTO CORONATO” Maestro del Coro Andrea BIANCHI Allestimento: CONVIVIO MUSICALE GUASTALLESE Ufficio Stampa: Giampiero GALLO Segreteria: Jana SZENDIUCHOVA Coordinamento Generale: Damiano MILONE presenta Stagione Musicale 2015 – 2016 “TOSCA” Melodramma in tre atti testi di Giuseppe Giacosa & Luigi Illica musiche di Giacomo Puccini Prima esecuzione: Roma, 14 gennaio 1900 Teatro dell’Opera Costanzi (Roma) Venerdì 6 Novembre 2015 ore 20,45 ESEGESI L’opera è stata realizzata attraverso mezzi essenziali, soprattutto pensando ad una scenografia con tratti di stilizzazione degli elementi architettonici che via via, atto dopo atto, si susseguono: la chiesa, il palazzo, il carcere. La semplificazione scenografica è stata pensata per dare risalto agli elementi portanti della vicenda che, in questo caso, sono rappresentati da alcune espressioni artistiche d’alto livello: la Maddalena di cesare Gennari, nipote del Guercino, e la veduta di Castel Sant’Angelo realizzata da Piranesi. Ci si è affidati all’arte d’eccellenza rappresentata da Cesare Gennari per dare un’impronta chiara al quadro scenografico e per portare la centesità nelle città ove questa produzione operistica avrà luogo. L’essenzialità scenografica permetterà anche di mettere maggiormente in luce i personaggi, il loro carattere e , non da ultimo, l’abbigliamento ottocentesco: la vicenda si svolge nell’anno 1800. Un allestimento che funge da ponte tra passato e futuro, tra cornice medievale rappresentata dalla Rocca di Cento, dove si svolse la prima di questo allestimento, e l’arte visiva di Gennari e Piranesi che ha fatto da sfondo alla vicenda ottocentesca, proprio come il ponte creato dal maestro Puccini che, nell’impianto musicale dell’opera, unisce l’estrema modernità della sua scrittura al canto gregoriano ed al color locale delle campane di Roma ed agli stornelli romaneschi. CONTESTO STORICO E’ il 17 giugno 1800: tre giorni prima Napoleone Bonaparte ha sconfitto a Marengo il generale Melas e restaurato la Repubblica Cisalpina. A Roma, dopo la breve vita della repubblica Romana, sorta nel febbraio 1798 e caduta per opera delle truppe borboniche nel settembre del 1799, il ritorno al dominio papale provoca una dura pressione contro i patrioti italiani. I personaggi del drammaa si modellano su figure realmente esistite: in Cesare Angelotti rivive Liborio Angelucci, il console della Repubblica Romana; in Mario Cavaradossi un omonimo pittore romano di fede liberale e illuministica; in Flora Tosca una celebre cantante dell’epoca; in Scarpia il Barone siciliano Vitellio Scarpia, capo della Polizia politica romana. SINOPSI ATTO I (45 minuti) – Angelotti, evaso da Castel Sant’Angelo, si rifugia nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle dove la sorella, la marchesa Attavanti, ha nascosto nella cappella di famiglia gli abiti per la fuga. Il pittore Cavaradossi, che sta lavorando a un grande quadro raffigurante la Maddalena (alla quale ha dato le sembianze di un’assidua frequentatrice della chiesa: appunto la marchesa Attavanti), ritrova in lui l’amico e il compagno di lotta si prepara ad aiutarlo; quando inattesa giunge la visita della sua bellissima e gelosa amante, Floria Tosca, venuta a proporgli un convegno notturno. Uscita la donna, Mario può condurre nella sua villa l’evaso, mentre il cannone segnala la scoperta della fuga. Il sacrestano della chiesa, i chierici e i fedeli si preparano a festeggiare la notizia di una vittoria degli austriaci su Napoleone, ma sono interrotti dall’arrivo di Scarpia, accompagnato dai suoi sbirri, intento a seguire le tracce di Angelotti. Le confidenze del sagrestano e il ritrovamento di un ventaglio dell’Attavanti confermano che la pista è giusta. Quando Tosca torna nella chiesa per avvertire l’amante di un improvviso impegno serale, Scarpia ne eccita la gelosia mostrandole il ventaglio dell’Attavanti e allorché la donna esce la fa seguire, certo che si stia recando dal suo uomo. Il barone persegue due ignobili fini: seguire la pista di Angelotti per colpire Cavaradossi e sedurre la bella cantante. Ma intanto si unisce alla processione del Te Deum. ATTO II (40 minuti) – In una sala di Palazzo Farnese, Scarpia si prepara a realizzare i suoi disegni. Egli ignora dove si nasconda Angelotti, ma ha fatto arrestare Cavaradossi e comincia ad interrogarlo. Anche Tosca è a Palazzo per eseguire una Cantata in onore del generale Melas. Si ode il suo canto da fuori scena. Scarpia, furioso per lo sprezzante silenzio del giovane, lo mette alla tortura in una stanza contigua. Tosca, convocata da lui, assiste disperata e impotente allo strazio dell’amante e, alla fine, cede e rivela il nascondiglio di Angelotti ( il quale, raggiu7nto dagli sbirri, si ucciderà). Cavaradossi esulta all’arrivo della notizia della sconfitta austriaca a Marengo e Scarpia lo condanna a morte. Rimasto solo con Tosca, mentre si ode rullare del plotone di esecuzione, il Barone le propone un baratto: la vita di Mario in cambio del suo amore, facendole credere che per salvare le apparenze il giovane sarà comunque fucilato a salve, ma lasciando nel contempo intendere al fido Spoletta che si tratterà di una finta simulazione (“come facemmo del Conte Palmieri….Hai ben compreso?). Tosca accetta, ma quando l’uomo le si avvicina per abbracciarla lo pugnala a morte e corre verso Castel Sant’Angelo, impugnando il salva condotto grazie al quale potrà lasciare lo Stato Pontificio. ATTO III (30 minuti) – Mario attende l’ora della morte sugli spalti di Castel Sant’Angelo ricordando con rimpianto il tempo felice dell’amore. Tosca gli reca la notizia della finta fucilazione e gli raccomanda di recitare bene la sua parte. Ma l’ultimo delitto di Scarpia si compie: dopo la scarica dei fucili Tosca si accorge con orrore che Mario è morto e si sottrae all’arresto gettandosi nel vuoto, chiamando Scarpia davanti al giudizio di Dio. Durata Complessiva: Primo Atto: Intervallo: Secondo Atto: Intervallo: Terzo Atto: 2 ore e 30 minuti 0 ore e 45 minuti 0 ore e 20 minuti 0 ore e 40 minuti 0 ore e 20 minuti 0 ore e 30 minuti