FORMAZIONE CONTINUA La formazione permanente in Italia, il possibile ruolo dell’evidence based medicine (parte I: un’analisi) Salvo Fedele Direttore scientifico WEBM-ORG Pediatra di libera scelta, Palermo [email protected] ABSTRACT. Permanent training in Italy, evidence based medicine’s possible role: an analysis and proposal Objectives. The objectives of this article are: 1. to analyse the use of EBM methodology in permanent training in Italy; 2. to propose a few work hypotheses in order to allow for the development of permanent training initiatives aimed at problem-solving and at the use of methodology for critical analysis of the literature. Methods. The initiatives undertaken in the last two years (May 2002 to May 2004) that dealt with the practical application of EBM methodology in permanent training in Italy at various levels (scientific writing, universities, Ministry of Health, EBM experts, scientific societies) were identified. Results. There is no Italian secondary information journal in Italy. No initiatives involving permanent training and aimed at joining problemsolving with EBM methodology in Italy are funded, or in any way encouraged, by the Ministry of Health. The universities don’t distinguish between methodologies used in schooling and those used in postgraduate training, limiting their efforts to one-sided teaching activities. In Italy, no scientific society has, among its objectives, the creation of groups dedicated to permanent education aimed at problem-solving according to EBM methodology. Despite the active presence of a regional Cochrane centre in Italy, the number of systematic revisions carried out by Italian authors and indexed by Medline is scarce. EBM experts limit their activities to onesided teaching courses on literacy skills without actively participating in permanent education activities. Conclusions. The critical points that have determined, to various levels and responsibilities (scientific writing, universities, Ministry of Health, experts, scientific societies), the modest EBM culture in Italy with respect to international experiences are many and are related to a scarce awareness of modern education theories involving adults in lifelong learning. The resulting picture is not optimistic. Permanent training status is an important indicator for the Italy’s future welfare. It is necessary to develop a work hypothesis to overcome the current stall and allow Italian physicians to choose an active role in defining their own education from a wide range of educational activities, as it is the case everywhere else. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 157 FORMAZIONE CONTINUA Literacy skills and EBM practice must go hand in hand in order to create a work hypothesis that is acceptable by scientific methodology standards. R&P 2004; 20: 157-166 Key words. Permanent education | EBM. RIASSUNTO Obiettivi. Obiettivi di questo articolo sono: 1. analizzare l’utilizzo pratico della metodologia EBM nelle esperienze di formazione permanente in Italia; 2. proporre alcune ipotesi di lavoro per consentire lo sviluppo di iniziative di formazione permanente, orientate al problem-solving e all’utilizzo della metodologia di analisi critica della letteratura. Metodi. Nel corso di due anni (dal maggio 2002 al maggio 2004), l’autore ha cercato di individuare eventi che a vari livelli (editoria scientifica, università, Ministero della Salute, esperti EBM, società scientifiche) testimoniassero l’interesse nella realtà italiana nei confronti della applicazione pratica della metodologia EBM alla formazione permanente. Risultati. Nessuna rivista di letteratura secondaria è prodotta in Italia. Nel nostro paese nessuna iniziativa di formazione permanente, che abbia l’obiettivo di coniugare il problem-solving alla metodologia EBM, viene finanziata o in qualche modo incoraggiata dal Ministero della Salute. L’università non propone differenze nelle metodologie utilizzate nel curriculum formativo e quelle utilizzate nella formazione post-laurea, limitando il suo impegno ad attività di tipo frontale. In Italia nessuna società scientifica ha tra i suoi obiettivi quello di dar vita a nuclei di formazione permanente orientati al problem-solving secondo la metodologia EBM. Nonostante la presenza attiva in Italia di uno dei centri regionali Cochrane il numero di revisioni sistematiche condotte da autori italiani e indicizzate da Medline è estremamente esiguo. Gli esperti EBM limitano la loro attività alla conduzione di corsi frontali di alfabetizzazione senza essere attivamente impegnati in attività di formazione permanente. Conclusioni. I punti critici che hanno determinato, a vari livelli e responsabilità (editoria scientifica, università, Ministero della Salute, esperti, società scientifiche), il modesto background culturale EBM che caratterizza la realtà italiana a confronto con le esperienze internazionali sono molti e si intrecciano con una scarsa consapevolezza delle moderne teorie dell’apprendimento che riguardano l’adulto in lifelong learning. Il quadro di riferimento non consente una visione ottimistica. Lo stato della formazione permanente è un indicatore importante per il futuro assistenziale del nostro paese. È necessario sviluppare una ipotesi di lavoro per superare l’attuale fase di stallo e consentire anche ai medici italiani, come accade nel resto del mondo, di poter scegliere nel panorama dell’offerta formativa un ruolo attivo nella definizione del curriculum formativo. Alfabetizzazione e pratica dell’EBM devono procedere di pari passo per creare una ipotesi di lavoro validabile secondo i canoni della metodologia scientifica. Parole chiave. Formazione permanente | EBM. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 158 S. Fedele: La formazione permanente in Italia, il possibile ruolo dell’evidence based medicine (parte I) LA DIFFICILE SITUAZIONE ITALIANA Perché le moderne teorie dell’apprendimento dell’adulto riescono così poco ad influenzare la realtà italiana della formazione permanente? L’idea che una nazione ha della formazione permanente riflette aspetti culturali e ideologici dominanti in quel paese. In Italia tradizionalmente la “medicina scientifica” e la “medicina pratica” vengono considerate due entità separate: è impossibile confondere il ruolo di esperto con quello di medico di base (pediatra o generalista) o quello di teacher con quello di learner. Il vocabolo più usato nella terminologia scientifica scientist non ha un equivalente in italiano. La traduzione non è “scienziato”, come i più si ostinano a pensare. Lo scientist non ha niente dell’altisonante “scienziato”. Un practitioner inglese come il dottor Chris Cates (ideatore di alcune bellissime modalità pratiche di trasferimento delle conoscenze scientifiche alla comunità dei pazienti1 ed esperto di metanalisi) è sicuramente uno scientist. In Italia non esiste un equivalente dello scientist inglese. Com’è possibile che si continui a parlare esclusivamente di “fuga di cervelli” e si ignori un problema ancora più grave: l’impossibilità pratica di dar vita a una vera comunità scientifica medica? Il primo passo verso la costituzione di una “comunità” è accettare la “confusione” dei ruoli: esperto e medico di base hanno certamente qualcosa da imparare, entrambi da ciascuno (sempre). Al di là delle dichiarazioni d’intenti questa concezione paritaria dei ruoli non fa parte del sentimento comune. Nel frattempo, però, la formazione non può continuare ad essere unidirezionale: dall’alto verso il basso, dal teacher al learner, almeno per cercare di ottenere davvero risultati. L’evento formativo in un adulto non dovrebbe essere né passivo (altri scelgono i temi su cui proporre la formazione), né sistematico (il processo di apprendimento dell’adulto è destinato al fallimento quando la sequenza del processo conoscitivo è offerta da altri); in altre parole non dovrebbe mai essere considerato la fine di un percorso, ma lo stimolo per una nuova organizzazione delle conoscenze in grado di favorire il processo autonomo di apprendimento2 e soprattutto di cambiamento. Per questo motivo i teorici dell’apprendimento dell’adulto3 sollecitano l’organizzazione prevalente di tutte le attività didattiche (dalle letture alle attività in piccolo gruppo) intorno alla soluzione di problemi e con il coinvolgimento attivo dei partecipanti nella definizione del curriculum formativo4 (che è cosa ben diversa della richiesta: “quali argomenti vorresti che si trattassero nel corso?”). Il problem based learning5,6 è una metodologia didattica che consente di: destrutturare i ruoli (favorendo l’incontro tra pari e il coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti); individuare lacune (favorendo la definizione delle proposte per il curriculum formativo o dei pre-requisiti necessari all’attività formativa); favorire il processo di auto-apprendimento (permettendo di avviare la strutturazione autonoma dell’organizzazione delle conoscenze). Nell’esperienza internazionale, l’intreccio tra soluzione (anche individuale) di problemi clinici e capacità di analisi critica della letteratura, secondo la metodologia evidence based medicine (EBM), si è dimostrato in grado di determinare importanti attivazioni dei ruoli (si pensi al contribuR&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 In Italia, “medicina scientifica” e “medicina pratica” vengono considerate entità separate. Perché si costituisca una comunità scientifica, invece, bisogna accettare la “confusione” dei ruoli. 159 FORMAZIONE CONTINUA to diffuso di molti medici pratici ai database e alle riviste di letteratura secondaria)7, di cambiare i modelli di trasferimento delle informazioni, oltre che contribuire alla costituzione di una vera e partecipe comunità scientifica medica internazionale. Comunità che sui grandi temi di salute pubblica è capace di far sentire la sua influente e qualificata voce. L’ECM Il modello tradizionale di formazione che sinteticamente è possibile definire “verticalistico” è stato sempre dominante nella formazione medica in Italia. Questo modello più che dalla teoria dell’apprendimento del bambino, che almeno negli ultimi cinquant’anni ha cambiato radicalmente i suoi paradigmi, deriva da un senso comune8 fortemente radicato nella realtà italiana ben al di là della formazione permanente in medicina. Sia questo senso comune, sia l’assenza di un’idea condivisa di comunità scientifica trasforma il medico pratico in un bambino che aspetta la verità dal suo insegnante (l’esperto di turno)9. La stessa introduzione dell’educazione continua in medicina (ECM), con la proposta quasi esclusiva di modelli frontali d’insegnamento e l’inflazione di proposte (49.000 eventi nel primo semestre 2004)10, non ha contribuito a risolvere gli equivoci di sempre nella definizione di formazione permanente. Se si considera infine l’implementazione dell’e-learning come modello verticale di formazione “per risparmiare il costo dei viaggi congressuali”10 il quadro può essere considerato completo. Tralasciando alcuni aspetti della nuova legislazione, non solo paradossali e anacronistici, ma probabilmente anche in contrasto con la normativa comunitaria, come ad esempio il mancato riconoscimento di eventi formativi conseguiti al di fuori del nostro paese anche se all’interno della stessa Comunità Europea11, serve ricordare che sono davvero pochi (almeno tra i 49.000 del primo semestre 2004) gli eventi formativi proposti che hanno lo scopo di riorganizzare competenze e conoscenze in funzione della capacità pratica di affrontare i problemi. Ancor meno quelli che si pongono il problema di coinvolgere i partecipanti nella definizione del curriculum formativo (anche semplicemente dando spazio alla proposta di problemi che derivano dalla propria pratica clinica). Ammettendo (cosa poco verosimile) che, nella loro totalità, gli eventi proposti in sede ECM siano in grado di risolvere tutto il panorama di problematiche che i medici avranno di fronte nella loro attività professionale, è certo che ciascun medico non potrà partecipare a tutti questi eventi, così come non potrà leggere tutti gli articoli della letteratura per prepararsi ad affrontare la vita professionale reale. Così, se il dibattito internazionale verte su un punto: “Come utilizzare la letteratura per risolvere i problemi della vita professionale?”, il dibattito italiano sembra destinato alla soluzione di un quesito davvero originale: “Come districarsi tra gli eventi proposti per assolvere il dovere della formazione permanente?”. D’altra parte non poteva essere diversamente in una realtà in cui editoria scientifica, università, esperti e Ministero della Salute hanno mancato di assolvere un ruolo che nella realtà internazionale è stato ben diverso. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 Nonostante l’introduzione dell’ECM, permangono in Italia gli equivoci di sempre nella definizione di formazione permanente. Pochi sono gli eventi formativi che abbiano lo scopo di riorganizzare competenze e conoscenze e che coinvolgano i partecipanti nella definizione del curriculum formativo. 160 S. Fedele: La formazione permanente in Italia, il possibile ruolo dell’evidence based medicine (parte I) L’EDITORIA SCIENTIFICA Negli ultimi anni in molti paesi occidentali ha avuto un certo sviluppo la letteratura cosiddetta “secondaria”. Si tratta di riviste che riferiscono nel modo più chiaro, semplice e completo possibile i risultati degli studi clinici originali (“primari”), scelti secondo criteri di validità condivisi ed esplicitati. Studi rilevanti, che influiscono sulla diffusione di novità terapeutiche e/o diagnostiche o sulla rivalutazione critica di pratiche mediche consolidate ma di dubbia efficacia. Non è una letteratura di “revisione”, o divulgazione caratterizzata dal soggettivismo dell’autore, bensì un tentativo (non sempre riuscito) di produrre una sintesi efficace di ciò che la ricerca clinica mondiale produce di serio e di rilevante. Per quanto l’editoria scientifica italiana sia primariamente impegnata sul versante della “formazione”, è significativa l’assenza di una vera rivista italiana di letteratura secondaria. Gli unici esempi sono rappresentati da traduzioni (Clinical Evidence, Evidence based medicine) che arrivano sul tavolo del medico italiano già invecchiate e, aspetto più grave, come un corpo estraneo rispetto alla pratica e all’esperienza diffusa. La letteratura secondaria rappresenta un settore d’investimento che attrae sempre più editori nel mondo: se la lingua della letteratura primaria è indubbiamente l’inglese, la lingua della letteratura secondaria è sempre più anche la lingua della comunità che la elabora e cresce intorno a questa. La produzione di letteratura secondaria ha, infatti, un importante “effetto collaterale”, quello di far crescere una comunità medica competente: soltanto chi è in grado di produrre letteratura secondaria è davvero in grado di leggere e “pesare” la validità della letteratura medica (sia primaria che secondaria). La produzione di sintesi EBM ha inoltre l’enorme pregio di poter essere coniugata alla soluzione di problemi e pertanto favorisce processi conoscitivi più vicini alle modalità ideali di apprendimento dell’adulto. Non solo, produrre letteratura secondaria a partire da problemi reali limita alcune aspirazioni totalizzanti e ideologiche dell’EBM poiché favorisce, da una parte, la progressiva differenziazione tra le cosiddette problematiche di background e quelle di foreground12, dall’altra consente di cogliere il significato più vero e originale di scala dell’evidenza. Tutto questo dibattito culturale è assente dal nostro panorama editoriale come è quasi del tutto assente anche la presenza di riviste che dedichino alla soluzione di problemi clinici, secondo la metodologia EBM, anche poche pagine o una semplice rubrica. In Italia dunque gli editori non hanno avuto l’opportunità e la possibilità di misurarsi con esperienze culturali diverse da quelle che semplicemente riproducevano, come modello di divulgazione scientifica, l’esposizione dell’esperto, che può essere considerata l’equivalente editoriale dell’evento formativo tipo proposto oggi in Italia. Il compito di un editore dovrebbe, però, essere anche quello di “dare un’occhiata” al mondo (non solo prossimo) che lo circonda. Con rare eccezioni gli editori scientifici italiani si sono limitati, invece, a considerare la loro politica d’impegno editoriale esclusivamente in funzione delle entrate pubblicitarie. Un’iniziativa merita di essere sostenuta soltanto laddove ci siano “sufficienti garanzie” di entrate pubblicitarie e sembra che queR&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 La letteratura “secondaria”: un tentativo di produrre una sintesi di quanto viene prodotto di serio e rilevante dalla ricerca clinica mondiale. Nel panorama editoriale italiano, è assente il dibattito culturale intorno alla produzione di sintesi EBM. La politica d’impegno editoriale non può essere esclusivamente in funzione delle entrate pubblicitarie. 161 FORMAZIONE CONTINUA ste garanzie possano essere fornite soltanto da comitati editoriali “di prestigio” presso l’industria farmaceutica (e/o dietetica per la pediatria). Le iniziative che, per avere successo e consenso, hanno bisogno di un piano d’investimento più duraturo sono ignorate e non possono contare sul sostegno economico di nessuno. Questa che può sembrare la conseguenza di una logica di mercato è soltanto l’esempio di mancanza di una politica di mercato. Un editore, come ogni imprenditore, deve essere disposto a considerare l’importanza di una legge semplice: un prodotto che entra in concorrenza con altri ha bisogno di una strategia concorrenziale per imporsi. Un prodotto nuovo che chiede di entrare nel mercato ha invece bisogno di “creare il mercato”, ovvero di “scoprire” un’esigenza sopita del mercato. Anche questo è un costo che entra nella determinazione del “prezzo”, ma è un costo che nessun editore scientifico italiano intende sopportare. La funzione di un imprenditore non è anche quella di interrogarsi sul proprio ruolo e immaginare un piano di sviluppo editoriale? Si pensi alla politica editoriale di DynaMed13 che salda l’autore al prodotto: accesso gratuito alla risorsa elettronica in cambio della soluzione di quattro problemi clinici. Si pensi al modello realizzato da alcune riviste, come Journal of Family Practice o Prescrire International14, che hanno cambiato radicalmente la loro natura trasformandosi ormai del tutto in riviste di letteratura secondaria e sperimentando interessanti rapporti di collaborazioni con i propri lettori in grado di far saltare la divisione tradizionale tra esperto e lettore ovvero tra teaching e learning. L’UNIVERSITÀ Fatta eccezione per lodevoli esempi isolati, la sostanziale assenza di un dibattito all’interno dell’università italiana sulle metodologie didattiche che venivano sperimentate altrove e la possibilità di legare queste nuove metodologie all’esperienza internazionale EBM non ha consentito all’università nel suo complesso di assolvere il ruolo che in altri paesi ha avuto: saldare per esempio le strategie didattiche mutuate dalle moderne conoscenze della teoria dell’apprendimento alla metodologia EBM. L’università italiana (in particolare quella medica) non ha mai davvero investito risorse e sperimentazioni nella metodologia didattica. Non ci sono vere differenze, ad esempio, tra l’insegnamento di base e quello riservato agli specializzandi. L’interesse per la formazione permanente è spesso solo quello di “presentare” una nuova terapia in qualche opuscolo o in un corso frontale di “novità in…”. Sembrerebbe quasi che l’università sia preoccupata soltanto di riprodurre il modello ideologico dominante di separazione tra teacher e learner. Continuando su questo percorso “autonomo” di indifferenza alle teorie dell’apprendimento dell’adulto, l’università medica italiana difficilmente potrà contribuire con un ruolo significativo alla costituzione di una vera comunità scientifica medica e difficilmente potrà avere il ruolo propositivo che ha già avuto in molte parti del mondo. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 Il ruolo dell’università dovrebbe essere quello di saldare le strategie didattiche alla metodologia EBM. 162 S. Fedele: La formazione permanente in Italia, il possibile ruolo dell’evidence based medicine (parte I) IL MINISTERO DELLA SALUTE In altri paesi, in particolare nel mondo anglosassone, i governi locali hanno svolto un’attenta funzione di appoggio e di promozione di iniziative editoriali in grado di coniugare il problem-solving alla metodologia EBM. Si pensi ad esempio alla funzione di Bandolier15, diffusa gratuitamente a tutti i medici inglesi grazie ad un finanziamento specifico del Ministero della Sanità inglese e on line per tutti i medici del mondo, si pensi ad EB on-call16, nata dall’alleanza tra la casa editrice Elsevier e il Ministero della Sanità inglese (prodotto cartaceo distribuito dall’editore, database elettronico on line finanziato dal Ministero della Sanità). In numerosi paesi si è ormai affermata una politica che garantisce a tutti i medici dei vari sistemi sanitari nazionali l’accesso on line a tutte le principali riviste e risorse elettroniche (evitando per di più lo spreco offerto dal disastrato sistema bibliotecario medico italiano). Questo ruolo propositivo non ha alcun corrispettivo in Italia. Al Ministero della Salute italiano si deve soltanto il “riconoscimento” di aver finanziato la traduzione di Clinical Evidence, e di qualche altra rivista di letteratura secondaria con un’operazione alla fine soltanto diseducativa: perché della letteratura secondaria assume il valore divulgativo ignorando l’importanza per la sua reale “comprensione” di iniziative idonee a incentivarne la produzione autonoma; perché favorisce l’idea di poter ancora immaginare l’esistenza di un medico che non sia in grado di avere almeno una conoscenza dell’inglese scritto. Se proprio il Ministero volesse limitare il suo ruolo alle traduzioni, per consentire il nascere di una vera comunità scientifica medica italiana e la sua integrazione nella comunità internazionale, dovrebbe, al contrario, incentivare la traduzione della letteratura secondaria italiana in inglese. In Italia mancano l’appoggio e la promozione di iniziative editoriali che coniughino il problem-solving alla metodologia EBM. GLI ESPERTI EBM Il modestissimo ed episodico interesse italiano per questo dibattito formativo e per questo fiorire d’iniziative internazionali è visibile anche se si considerano alcuni eventi sentinella. L’Italia ha il privilegio di avere uno dei trenta Centri Cochrane esistenti al mondo ed uno dei suoi obiettivi è favorire la realizzazione di revisioni sistematiche. Nonostante lo sforzo organizzativo compiuto, pochissime sono le revisioni sistematiche svolte da autori italiani. Ma ancora più singolare è il disimpegno degli esperti EBM italiani da esperienze concrete di formazione permanente e il loro esclusivo riproporsi in corsi frontali di alfabetizzazione. L’EBM è una metodologia pratica che impone un processo che parte dal paziente passa per il “suo” medico e restituisce al paziente il risultato dell’attenta analisi delle prove disponibili (reperite nella letteratura scientifica). Non può dunque essere “predicata”, va “praticata”. Il dibattito internazionale seguito alla rinuncia di Sackett a partecipare ulteriormente alle attività formative è emblematico. Il silenzio italiano nonostante le sollecitazioni di Ricerca & Pratica17 è altrettanto emblematico. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 Gli esperti EBM italiani dovrebbero impegnarsi in esperienze concrete di formazione permanente. 163 FORMAZIONE CONTINUA LE SOCIETÀ SCIENTIFICHE La maggior parte delle società scientifiche italiane e delle altre realtà associative che si sono assunte responsabilità di formazione e di aggiornamento ha svolto un ruolo piuttosto modesto in questo dibattito. Anche associazioni che tradizionalmente hanno saputo favorire l’affermarsi di modelli innovativi di formazione non hanno saputo adeguarsi alle nuove metodologie di analisi critica della letteratura. Laddove si sono creati gruppi locali con interesse alla formazione, la loro attività è stata riassorbita nella produzione di eventi formativi di tipo frontale, al più hanno riprodotto il modello dell’esposizione dell’esperto in piccolo gruppo, ma sono stati incapaci di trasformarsi in veri motori di sperimentazione. Anche all’interno dell’ospedale (in condizioni strutturali ideali, almeno a confronto della dispersione che governa la medicina di base) le iniziative in grado di saldare la soluzione dei problemi quotidiani alle nuove metodologie di analisi critica della letteratura sono molto rare. Anche lì si ripropongono per lo più eventi formativi di tipo frontale e pochi si interrogano sulla natura reale della formazione permanente. Anche le società scientifiche devono interrogarsi sulla natura reale della formazione permanente. TORINO, CAPUT MUNDI Il dibattito internazionale sulla formazione permanente e l’utilizzo di strumenti EBM nell’analisi critica della letteratura è ad un punto di svolta. Le nuove metodologie di formazione permanente che ridimensionano il ruolo dell’esperto incontrano numerose critiche, a volte motivate dalla natura ideologica di alcuni interventi o dal ruolo di “predicatore” più che di “praticante attivo” svolto anche a livello internazionale da alcune autorità scientifiche. Per avere un’idea di quanto il fare concreto sia ancora agli inizi basti pensare al numero estremamente esiguo di RCT N-of-1 pubblicati a livello internazionale (su questo punto meglio tralasciare di analizzare la situazione italiana: un solo studio pubblicato negli ultimi 5 anni e non a caso su Ricerca & Pratica)18. Il “movimento” EBM è così al centro di un contrattacco ideologico (a volte anche divertente). Emblematico a questo riguardo è il recente manifesto anti-EBM pubblicato dal British Medical Journal19. In un contesto politico-culturale come quello descritto e con la forte tradizione goliardica che ha sempre caratterizzato il nostro paese, non stupisce che in Italia (paradossalmente il paese in cui la pratica dell’EBM è tra le meno diffuse) le simpatie di chi è contro “la religione e l’ideologia” EBM stiano rapidamente conquistando adepti20 ed è facile prevedere che ben presto la religione dominante in Italia sarà quella della “setta anti-EBM”. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 164 S. Fedele: La formazione permanente in Italia, il possibile ruolo dell’evidence based medicine (parte I) NOTE E BIBLIOGRAFIA 1. Il dottor Cates ha ideato un software per trasformare i Number Needed to treat (NNT) in un cartogramma interpretabile dai pazienti. Il software (Visual Rx) è disponibile sul sito www.nntonline.net insieme ad alcuni esempi che dimostrano come (anche) le parole difficili possano avere una traduzione semplice. 2. Candy PC. Self-direction for lifelong learning: a comprehensive guide theory and practice. Jossey-Bass, San Francisco 1991. 3. Il British Medical Journal ha pubblicato una sintesi molto efficace delle principali teorie dell’apprendimento dell’adulto. Gli articoli sono raccolti adesso in un libro disponibile in formato elettronico: Cantillon P, Hutchinson L, Wood D. ABC of Learning and Teaching in Medicine. BMJ Books 2003 4. Albanese M. Problem based learning: why curricula are likely to show little effect on knowledge and clinical skills. Med Educ 2000; 34: 729-38. 5. Wood DF. Problem based learning. BMJ 2003; 326: 328-30. 6. Norman GR, Schmidt HG. Effectiveness of problembased learning curricula: theory, practice and paper darts. Med Educ 2000; 34: 721-8. 7. Le risorse di letteratura secondaria disponibili on line sono ormai innumerevoli: si va da riviste prestigiose come ACP Journal Club (www.acpjc.org) a database, con libero accesso, come BestBETS, (Best Evidence Topic) (http://www.bestbets.org). 8. Bacceli G. Comunicazione personale 2003. 9. Esempi per illustrare questa modalità della “relazione” certamente non mancano nella esperienza di ciascun lettore. Quel che vorrei far notare è però che questo modello è talmente dominante che gli esperti di marketing dell’industria farmaceutica italiana lo ripropongono (a volte con incredibile aggressività) anche nelle “visite” dell’informatore scientifico, che assume con autorevolezza il ruolo di esperto e pretende di trasferire le verità di cui è portatore utilizzando strumenti “semplificati” di comunicazione (grafici in quadricromia, parole semplici con riferimento a “certezze scientifiche”, qualche p “significativa” tra un colore e l’altro della carta plastificata), strumenti adatti all’infanzia scientifica del medico pratico. Il marketing farmaceutico non si pone neppure il problema di tarare le modalità di comunicazione all’interlocutore. Non esistono alternative nel trasferimento dell’informazione: se non hai l’autorità devi fingere di averla. 10. Sirchia G. Forum Sanità Futura, Cernobbio 2004. 11. Grazie a un paradosso normativo, introdotto dall’ECM, è riconosciuta la laurea e la specializzazione conseguite in qualsiasi paese della Comunità Europea, ma non è riconosciuto un evento formativo o un corso on line che non abbia il provider registrato in Italia. 12. “Background” e “foreground” sono termini fondamentali che distinguono le conoscenze di base da quelle che impongono una verifica alla luce delle nuove conoscenze pubblicate nella letteratura scientifica. L’esercizio alla distinzione tra problematiche di background e foreground è sottovalutato anche nella letteratura internazionale EBM. Nell’esperienza dell’autore è invece fondamentale per il successo dell’attività di un gruppo di formazione permanente. 13. DynaMed può essere consultato on line (in free trial per un mese) all’indirizzo web: http://www.dynamicmedical.com 14. Prescrire International è una rivista secondaria realizzata da una cooperativa di medici di base francesi. Affronta problemi quotidiani con esemplare rigore metodologico. È significativa la sua presenza in una sola biblioteca scientifica del nostro paese (dato ricavato dal catalogo nazionale delle biblioteche italiane). http://www.prescrire.org 15. Bandolier, http://www.jr2.ox.ac.uk/bandolier/ 16. EB on-call (Evidence-Based On-Call database) è consultabile on line all’indirizzo: http://www.eboncall.co.uk/content.jsp.htm I libri “generati” da questo database sono due: Ball CM, Phillipps RS. Evidence Based on call: acute medicine. Churchill Livingstone: Edinburgh, 2001. Ball CM, Phillipps RS. Evidence Based on call: acute medicine pocketbook. Churchill Livingstone: Edinburgh, 2002. La struttura editoriale di EB on-call è una delle più interessanti mai sperimentate: nata dall’impegno del Centre for Evidence-Based Medicine di Oxford, può contare sul contributo di centinaia di medici che hanno prodotto, a partire da problemi quotidiani, sintesi EBM sotto forma di CAT (Critically Appraised Topics). Il comitato editoriale (con il contributo di un cospicuo numero di revisori) si è poi impegnato nel “cucire” queste sintesi in un compendio di 38 on-call medical conditions. L’operazione editoriale realizzata è stata di tale qualità (oltre che di lungimiranza formativa) da non sfuggire all’attenta società inglese degli editori medici che l’ha insignita nel 2001 con il prestigioso Royal Society of Medicine Library Prize. 17. Forum. Esperti di evidenze? Ricerca & Pratica 2001; 17: 63-74 R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 165 FORMAZIONE CONTINUA 18. Bruschini A. Valutazione, con disegno N-of-1 in medicina generale, dell’effetto del valaciclovir sulla cenestesi di un paziente con esiti di ictus cerebrale. Ricerca & Pratica 2002; 108: 277. 19. Clinicians for Restoration of Autonomous Practice (CRAP). EBM: unmasking the ugly truth. BMJ 2002; 325: 1496-8. REMINDER Sono già tre anni che parlare di attività formativa per il personale medico sottintende affrontare il discorso ECM e la conseguente raccolta di crediti formativi. Il sistema è ancora in evoluzione, tanto che è ormai alle porte una nuova svolta: l’accreditamento dei provider. Fino ad oggi l’attribuzione dei crediti formativi ad ogni evento era delegata alla Commissione del Ministero. L’accreditamento del provider comporta invece un fondamentale cambiamento del sistema. Infatti, nella fase a regime, prevista per l’inizio del 2005, sarà lo stesso provider ad assegnare i crediti formativi agli eventi proposti e la Commissione ministeriale rivestirà un ruolo di monitoraggio e di verifica della congruità dell’operato nonché del mantenimento dei criteri essenziali richiesti. Per di più, il provider potrà 20. Al British Medical Journal dopo la pubblicazione del manifesto anti-EBM del gruppo CRAP (si veda la voce bibliografica precedente) sono arrivate molte “adesioni” entusiaste. La prima è arrivata proprio dall’Italia, dal dr Porta, professore associato dell’Università di Torino: Porta M. Evidence b(i)ased medicine. BMJ 2003; 326: 602. fornire formazione residenziale – l’unica che attualmente permette l’acquisizione di crediti – o a distanza, che permetterà al personale medico di maturare crediti senza spostarsi dalla propria sede. Al momento è al via una sperimentazione preliminare, che vede in pista 84 soggetti per la formazione residenziale e 63 per quella a distanza. L’Istituto Mario Negri è stato ammesso alla sperimentazione per la formazione residenziale senza riserva (44 organizzatori sono stati invece ammessi con riserva di acquisire ulteriori elementi di valutazione). È un passo molto importante per un Istituto che è in prima linea nel campo della ricerca e della formazione dei diversi operatori della sanità, anche in vista dell’accreditamento formativo della ricerca, di cui già si è discusso su Ricerca & Pratica. Per il Ministero la sperimentazione preliminare è finalizzata ad acquisire ulteriori elementi di valutazione per la definizione dei criteri e delle modalità per l’accreditamento, per verificare la completezza della modulistica, nonché per ottenere dati preliminari sulla domanda di formazione a distanza di ogni categoria professionale in relazione alle varie tipologie. Per l’Istituto, così come per gli altri soggetti ammessi a questa fase, sarà invece il terreno per verificare di soddisfare appieno tutti i criteri richiesti per l’accreditamento ed essere confermati nella fase a regime. È difficile prevedere se questa ulteriore svolta nel panorama ECM italiano si rivelerà salutare, in un contesto che, nella sua prima fase di attività, ha mostrato di essere straordinariamente importante ma anche straordinariamente migliorabile. Marta Cattaneo Laboratorio di Epidemiologia Clinica, IRFMN, Bergamo [email protected] R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 5 7 - 1 6 6 166