Anno accademico 2010-2011 “Le città sono il luogo in cui la quotidiana frequentazione tra gi uomini è stata più intensa e dove si sono necessariamente costituite le forme organizzative di una vita collettiva” [M. Berengo] Non a caso dal latino civitas derivano due termini italiani: città e civiltà Lorenzetti , Effetti del buon governo in città e in campagna È difficile concepire uno sviluppo economico sociale e politico nella storia senza città Non ci sono staati veri progressi di civiltà senza città Viceversa civiltà non esistono neppure città senza È difficile dare una definizione di città: Una città è un centro abitato di più o meno notevole dimensione, fornito di servizi pubblici e di quant’altro sia necessario per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale (enciclopedia Treccani) Non esiste un modo universalmente valido per definire le città nel mondo, ma il concetto di città è connesso ad una molteplicità di funzioni di varia origine ed indole (economiche, sociali, culturali, religiose, amministrative, sanitarie, ecc.…) riunite in un solo luogo e per tale ragione non è condizionato dal numero degli abitanti. (enciclopedia Treccani) Per lo storico Roberto Sabatino Lopez è l’autocoscienza dei suoi abitanti a rendere tale una città [M. Berengo] La storia delle città non è separabile da quella dei sistemi economici, demografici, sociali e politici di cui esse sono parte. Lo sviluppo urbano non è la semplice somma di singoli addendi urbani, ma piuttosto una rete di interconnessioni. Per studiare effettivamente le città è necessario studiare l’urbanizzazione. Approccio ‘politico’: lo sviluppo delle principali città viene analizzato nelle sue implicazioni politiche, regionali, amministrative (Berengo) Approccio sociologico: analisi dei comportamenti sociali (Max Weber, L Mumford) Approccio multidisciplinare della scuola francese delle “Annales” e soprattutto di Braudel e Duby La metropoli come luogo di produzione -> passaggio dalla città precapitalistica a quella capitalistica industriale (Marx, Engels, Weber) Analisi del processo di formazione e di trasformazione delle città e delle metropoli La metropoli come fatto sociale globale i primi a cogliere le caratteristiche fondamentali di tale realtà all’inizio del Novecento furono Simmel e Bengiamin, seguiti poi dagli americani con la scuola di approccio sociologico di Demografico Economico Spaziale (città come parte di una rete organizzata per lo scambio di persone, merci e informazioni) Come e perché sono nate le città? I processi economici e demografici che caratterizzano la vita delle città. Conseguenze sociali della vita urbana, in particolare: rapporto città-campagna. Città vista come luogo del progresso, dell’artificio, della concentrazioni di industria e dei servizi Campagna vista come luogo della tradizione, dedito solo all’agricoltura e tendenzialmente arretrato Oggi la questione è meno definita Sono più labili i confini tra città e campagna Lo stesso rapporto tra città e civiltà nelle megalopoli dei paesi in via di sviluppo non è così scontato. Paul Bairoch parlava di “urbanizzazione senza sviluppo” Si basa sul ruolo della città come centro che fornisce all’area circostante particolari servizi – economici, amministrativi, culturali – che richiedono la concentrazione in un punto dello spazio. Attorno alla città lo spazio si articola in una regione, una struttura gerarchica con centri di livello superiore e inferiore. Attraverso le città, le singole regioni si collegano al mondo esterno. Le città, dunque, appartengono anche a una rete di rapporti commerciali, di scambi di informazioni e di influenze che vanno ben al di là delle frontiere di un paese. Rete ferroviaria del LombardoVeneto Nel primo caso: dalla base rurale verso l’alto. Lo stato nazionale è costituito dall’unione di un gruppo di regioni le cui popolazioni condividono un territorio e un’eredità etnica. Nel secondo: dal centro urbano verso l’esterno. La centralizzazione produce un impero costituito da più elementi eterogenei. Come definiscono la città i pensatori di età moderna? Chambers (1730): «luogo popolato e cinto di mura». Encyclopédie: «insieme di più case disposte lungo le strade e circondate da un elemento comune che ordinariamente sono mura o fossati ». Diversa la visione della città da parte degli economisti, che già tra XVII e XVIII secolo evidenziano alcuni aspetti peculiari della vita urbana. R. Cantillon sottolinea la stretta connessione tra città e mondo rurale, evidenziando il legame esistente tra il sistema dei borghi e dei centri urbani e l’estensione e la capacità produttiva delle terre circostanti. I mercantilisti concentrano la propria attenzione sulla città come centro di consumo, in grado di attivare e valorizzare la produzione industriale interna. I fisiocratici hanno invece una visione negativa della città e del processo di urbanizzazione che sta interessando l’intera Europa (p. es. Mirabeau). Lo svilupparsi di queste teorie e di diverse posizioni in relazione a città e sviluppo urbano porta, agli inizi del XIX secolo, a studiare la città come soggetto autonomo, descritto in sé come entità conclusa. In questo contesto entrano in gioco diversi ‘misuratori’, in grado di concorrere alla definizione del carattere urbano: attività economiche distribuzione della popolazione Ildefonso Cerdà (1860 ca.): per analizzare la città sono necessari diversi ‘linguaggi’: Il linguaggio dei numeri → indagine statistica Il disegno planimetrico → rappresentazione topografica La parola scritta → descrizione più o meno dettagliata Èmile Zola e i naturalisti: rappresentazione urbana attraverso la parola scritta, ma sulla base dei dati statistici e con l’ausilio della fotografia. Verso la metà del secolo anche la descrizione di natura storica viene ad essere considerata essenziale per la descrizione e la conoscenza delle città e delle loro caratteristiche peculiari (p. es. Carlo Cattaneo) A tale sforzo ‘intellettuale’ si uniscono esigenze di pratiche, legate alla necessità di razionalizzare la gestione burocratica dei singoli stati. A partire dal XVIII secolo i beni immobili sono descritti anche in forma topografica: attraverso il mappale o un altro numero di riferimento, le particelle fondiarie sono collocate in una pianta urbana e possono così essere identificate nello spazio. A partire tra Sette e Ottocento la statistica inizia ad essere considerata come una branca dell’arte del governo. Conoscere le variazioni demografiche, il volume degli scambi e della produzione agricola e manifatturiera… divengono elementi di fondamentale importanza per l’apparato burocratico statale. Esempio delle “anagrafi Venete” Nel 1800 nasce in Francia l’Ufficio centrale di Statistica alle dipendenze del ministero degli Interni. 1807: un ufficio analogo viene aperto a Milano A partire dal 1838 le singole autorità locali sono obbligate a tenere un registro anagrafico secondo criteri comuni.