Corso di Sociologia urbanaseconda parte
Docente: Maurizio Ambrosini
La dimensione politica della città
(cap.4)
• La città è anche un fenomeno politico: è un’entità sociale
in condizione di esercitare forme di autogoverno
• È un’espressione locale della società, in cui si esercita un
potere: “capacità sociale di prendere decisioni vincolanti,
che hanno conseguenze fondamentali sulle direzioni
verso cui una società si muove” (Orum)
• Per Weber la dimensione dell’autogoverno è essenziale:
si può parlare pienamente di città solo per quei centri in
cui i cittadini formano un’unità sociale atta a governare se
stessa (modello della polis greca e dei comuni
medioevali)
• Nella grande maggioranza delle società urbane nel
mondo esiste oggi qualche forma di autogoverno
La dimensione dell’autonomia (Weber)
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Forma politica e caratteristiche funzionali delle città come
criteri discriminanti; ma la sociologia insiste sulla capacità
di produrre norme sociali
Weber: autocefalia e autonomia dell’ordinamento giuridico
come caratteri del tipo ideale della città occidentale
(“comune urbano”)
Tendenze: 1) verso l’indipendenza politica; 2) verso una
legislazione autonoma; 3) verso un’autorità giudiziaria e
amministrativa indipendente; 4) verso un potere fiscale sui
cittadini; 5) verso la libertà di mercato
Capacità di costruire un sistema normativo nuovo, basato
sulla nozione di cittadino (Me R)
La città come luogo, soggetto, oggetto
di governo
• La città è luogo di attività di governo: ha
una propria struttura sociale
• È soggetto dell’attività politica: ha delle
istituzioni dotate di una certa autonomia
• È poi oggetto dell’attività di governo urbano
• Negli ultimi anni, si allarga il raggio
dell’azione politica delle istituzioni urbane
(fino alla politica estera)
Welfare State e governo urbano
• Nell’epoca dello sviluppo fordista, lo sviluppo
parallelo del Welfare State tende a
controbilanciarne gli squilibri sociali
• I governi urbani sono in prima linea, specialmente
nelle metropoli (per es., questione delle periferie):
sono a più diretto contatto con le istanze della
popolazione. I loro margini di manovra sono però
ridotti (debole programmazione degli investimenti
produttivi e dei processi di urbanizzazione)
Il ripensamento del welfare: la
dimensione locale
• La contrazione delle spese di welfare (specie nel caso
britannico) spiazza i governi urbani, a contatto diretto con
i ceti più colpiti
• Si apre un compito nuovo e più difficile: diventare
promotori di piani strategici di sviluppo
• Tentativi di ridefinire le politiche sociali: personalizzazione
del welfare, coinvolgimento e attivazione dei destinatari,
calibratura su esigenze territoriali (“welfare municipale”)
• Concetto di welfare community ( e di welfare mix):
integrazione tra iniziativa delle istituzioni e altre risorse del
territorio: in primis, il Terzo Settore (volontariato,
fondazioni, cooperative sociali, ecc.)
• Impegno degli attori locali in settori specifici di policy
(settori della cittadinanza: le politiche sociali)
La struttura sociale urbana
• Lavori di ingresso, periferici, centrali, direttivi
(Perulli)
• Nelle città post-fordiste: aumentano i due strati
inferiori e quello superiore, si assottiglia il centro
• Tendenza verso una struttura a clessidra? La
questione dei ceti medi
• Un insieme composito di ceti sfavoriti,
stigmatizzati socialmente e spesso etnicamente
connotati: underclass e undercaste
Nuove povertà urbane
• Determinazione della povertà sulla base degli standard
propri di ogni contesto geografico e di ogni epoca
(povertà relativa)
• Povertà assoluta ( o miseria): indica una condizione in cui
l’integrità e la stessa sopravvivenza dei soggetti sono
poste in pericolo
• Povertà come condizione che dipende dall’indebolimento
delle reti sociali. E’ quindi un rischio che si collega con
specifiche condizioni familiari, stili di vita, origini etniche,
ecc. (Castel: “disaffiliazione”)
• Concetto di “carriera morale” (Goffman) discendente e
spirali negative (fino alla condizione di homeless)
Il ritorno della povertà
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Grandi città come luoghi di concentrazione di forme di
povertà ed esclusione
Indebolimento di tre dispositivi di integrazione: lavoro,
famiglia, sistemi di welfare
Nelle metropoli: maggiore isolamento e indebolimento
della rete dei rapporti familiari
Casi degli anziani, delle madri sole con figli, degli
immigrati in condizioni di marginalità
Afflusso di persone prive di risorse e in cerca di
assistenza (VH)
Adeguatezza dell’abitazione
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Tre tipi di criteri definitori tradizionali: struttura,
amenità (comfort), dimensioni (densità abitativa)
Si possono aggiungere criteri di natura giuridica, tra
cui spicca la garanzia di godimento dell’alloggio
Nei paesi in via di sviluppo: contrapposizione tra
mercato formale e costruzione informale degli
alloggi (M e R)
Il dualismo urbano
• Ascesa di un settore economico formale, basato
su tecnologie microelettroniche ed elaborazione
delle informazioni: alimenta la nuova elite urbana
(Castells)
• Cresce anche il settore delle attività informali
• Marcuse: la “quartered city”: a) città delle
abitazioni di lusso; b) città gentrificata; c) città
suburbana; d) città delle case di appartamenti; e)
ghetti
• Donzelot: città a tre velocità: 1) zone nobilitate; 2)
fascia periurbana; 3) quartieri di edilizia pubblica
Coalizioni di interessi e governo
urbano
• I governi locali si trovano ad operare in contesti ad alta
competitività: hanno il problema di creare le condizioni
adatte ad uno sviluppo post-industriale, oltre a
promuovere la qualità della vita dei cittadini
• Visione della città americana come macchina per lo
sviluppo “growth machine”, messa in moto da un’ampia
alleanza di élite urbane
• Due tesi opposte:
a) Tesi dell’iperpluralismo (Yates)
b) Tesi del regime urbano (Stone): forma continuativa di
cooperazione informale tra portatori di interessi, che
produce un governo stabile garantendo benefici diretti e
vantaggi collaterali a ciascun partner
• In Italia: rafforzamento dei poteri decentrati e tendenza
verso processi di sviluppo con partecipazione privata
Senso civico, partecipazione, conflitto
• Tesi di Putnam su senso civico, cooperazione e fiducia: importanza
delle reti associative
• Teoria dei diritti di cittadinanza secondo Marshall: diritti civili, politici,
sociali
• Cittadinanza attiva (citizenry) e community work
• Partecipazione: un complesso di attività volte a far sì che i processi
decisionali abbiano un carattere inclusivo, ossia coinvolgano una
pluralità di attori sociali
• Quattro espressioni: comunicazione, animazione, consultazione,
empowerment (Ciaffi)
• Gruppi di interessi organizzati (lobby): esercitano pressioni
continuative su temi circostanziati
• Pressioni derivanti da parti sociali in conflitto, di carattere transitorio e
puntuale
• Sindrome NIMBY
Nuove forme comunitarie
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Misure atte a costruire la coesistenza fra gli individui:
problema del superamento dell’isolamento funzionale e
affettivo
Domanda ricorrente di comunità (Bauman) e approccio
comunitarista (new communitarian thinking): problema
della coesione e del legame sociale
Persistenza e riaffioramento di elementi di comunità anche
in società modernizzate
Vitalità del vicinato
Forme organizzate di neo-vicinato: GAS e banche del
tempo
Glocalizzazione
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Vigoroso riemergere del livello “locale” (l’altra faccia della
globalizzazione?)
Glocalizzazione come effetto della (supposta) crisi del livello
nazionale
Diversa accezione del concetto di territorio: da spazio interno di
un’unità più ampia a nucleo spaziale di un’identità autonoma
Appropriazione identitaria del territorio come reazione alla
globalizzazione: Riscoperta (e anche reinvenzione) delle identità
locali
Reazione “protettiva” e “proattiva”; glocalismo difensivo/
espansivo (M e R)
Le politiche della città (cap.5)
• Distinzione tra politics (arte o scienza del governo) e policy (specifica
linea di intervento); policies è l’insieme dei campi tematici
• Le istituzioni locali: hanno più poteri, ma i problemi da risolvere
eccedono la scala locale e richiedono collaborazione tra livelli diversi
di governo
• Contrapposizione tra pianificazione e progetto: la prima come piano
generale per indirizzare l’organizzazione complessiva della struttura
urbana; il secondo volto a realizzare specifici oggetti o a trasformare
parti della città
• Crisi della pianificazione negli anni ’80: velleità irrealistiche di
controllo globale
• Rilancio recente della pianificazione: grandi progetti insufficienti a
definire un modello di sviluppo per la città e suscettibili di alimentare il
dualismo urbano
La pianificazione strategica
• allude all’insieme delle decisioni, dei progetti,
delle azioni capaci di configurare un progetto
della città per la città
• È una concezione generale dello sviluppo della
città, elaborata insieme ai diversi stakeholder
• Aspira a costruire una visione condivisa
• Si propone di mobilitare anche risorse private
• Si propone di integrare finalità socio-economiche
e territoriali
Government e governance
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Local Government: governo in quanto istituzione; governance
si riferisce all’attività posta in essere (VH)
Comprende i meccanismi, processi e istituzioni attraverso i
quali cittadini e gruppi articolano i loro interessi, mediano le
differenze, esercitano diritti e obblighi. Include il settore
privato e la società civile (VH)
Moltiplicazione degli attori, complessità della mappa
decisionale, collaborazione pubblico-privato: di qui il concetto
di governance (con varie accezioni) come oggi intesa
Costruzione di reti di politiche pubbliche, con il
coinvolgimento di vari attori e interessi
Reti come luoghi di costruzione di norme e produzione di
senso (M e R)
Governance e partenariati
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Partenariato o partnership: allude a forme strutturate di
concertazione degli interventi, di progettualità condivisa e di
gestione congiunta di attività, con la partecipazione attiva di
istituzioni pubbliche locali, di attori solidaristici ed eventualmente
delle parti sociali
Effetti attesi: 1) migliorare la comunicazione tra attori e servizi
diversi; 2) sviluppare l’attitudine ad analizzare congiuntamente i
problemi e a progettare interventi condivisi; 3) incoraggiare la
definizione di aree di competenza specializzata; 4) favorire
l’integrazione delle iniziative; 5) introdurre processi di
valutazione delle attività svolte
(da M.Ambrosini, Scelte solidali, ed. Il Mulino, 2005)
Il principio di sussidiarietà
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Informa gli orientamenti dell’Unione europea (Trattato di Maastricht)
e il dibattito sulle riforme istituzionali nel nostro paese
Significa che le questioni vanno affrontate al livello istituzionale o
sociale più vicino alle persone. Gli enti di livello superiore
intervengono su questioni che non è possibile risolvere a livello locale
o di società civile
Sussidiarietà verticale: si riferisce ai rapporti tra i vari livelli di
governo (Comune-Provincia-Regione-Stato-Comunità europea)
Sussidiarietà orizzontale: l’intervento pubblico è concepito come
suppletivo dell’auto-organizzazione della società civile (quindi
dell’attività di individui, famiglie, e soprattutto associazioni di
volontariato e altri entì nonprofit) (M e R)
I grandi progetti di rinnovamento
urbano
Hanno principalmente riguardato aree industriali e portuali
dismesse
 Sono connotati da edifici con forme ad alto contenuto evocativo
e simbolico
 Sono finalizzati (anche) a costruire un’immagine nuova della
città
 Richiedono la concertazione tra vari attori pubblici e privati
 Tendono a evolvere verso usi misti delle aree (a dispetto delle
premesse iniziali)
 Hanno costituito in molte città la principale politica urbana (VH)
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I progetti di sviluppo integrato
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Nuova attenzione per le politiche di sviluppo endogeno e per la
dimensione locale degli interventi sociali
Visione di sviluppo multidimensionale
Integrazione: approccio intersettoriale rivolto a un’area specifica
Partnership con gli attori locali
Programmi URBAN dell’UE: oltre alla riqualificazione edilizia,
sviluppo di attività e servizi, FP
Problemi: 1) ambivalenza tra logiche di mercato e protezione
sociale; 2) composizione delle partnership; 3) ruolo dei governi
locali (“decentramento della penuria”) (VH)
La sostenibilità dello sviluppo urbano
• I Piani strategici delle aree urbane tendono a
coniugare due obiettivi: a) valorizzare le risorse
della città per accrescerne la competitività; b)
accrescere qualità e adeguatezza dell’ambiente
cittadino
• Principio unificante: la ricerca di uno sviluppo
sostenibile, anche per le generazioni future
• È un principio trans-scalare: macro, meso, micro
Il governo della mobilità
• Aumento della mobilità, collegato alla diffusione dei mezzi
di trasporto individuali, produce incremento dei consumi
energetici e occupazione del suolo per strade, parcheggi,
ecc.
• Congettura di Zahawi: l’incremento della velocità non
diminuisce il tempo dedicato agli spostamenti, ma
aumenta la percorrenza
• Nelle metropoli italiane, gli spostamenti per lavoro
avvengono per il 60-70% in auto; solo per il 20-25% con
mezzi pubblici
• A Copenaghen: 33% in bici, 29% mezzi, 31% auto
• L’evoluzione urbana verso la città diffusa comporta uno
stile di vita ad alta mobilità (circolo vizioso della
congestione del traffico urbano)
• Politiche di moderazione del traffico (isole pedonali,
parcheggi, car sharing, car pooling, piste ciclabili)
La rigenerazione dei quartieri
marginali
• Negli ultimi anni, evoluzione verso un modello di intervento
integrato: riqualificazione architettonica, ma anche
incentivazione dell’economia locale, impegno contro
l’emarginazione
• Cooperazione di numerosi soggetti (anche privati e privatosociali) e di competenze diverse
• Ruolo essenziale della partecipazione dei cittadini, finalizzata
anche a incoraggiare nuove forme di identificazione e di
appartenenza
• (concetto di partenariato)
• Evitare stereotipi: i quartieri marginali sono “luoghi al plurale”,
presentano risorse e vantaggi (senso di appartenenza,
associazionismo spontaneo)
• Necessario però inserire gli interventi in un più ampio scenario
di politiche pubbliche (prevenzione dei processi di
marginalizzazione)
La questione della sicurezza
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a)
b)
c)
-
Bauman: tre forme di insicurezza, rispetto a:
sicurezza esistenziale (security);
sicurezza cognitiva (certainty);
sicurezza personale (safety)
Impotenti rispetto alle prime due minacce, le
ansie sociali si riversano sulla terza (VH)
Il contrasto all’insicurezza
• Percezione sempre più diffusa di insicurezza
(indipendentemente dai dati di realtà: stabilità relativa nel
tempo dei reati di strada)
• Fenomeni di dissociazione percettiva (per es., rispetto ai
quartieri più o meno sicuri)
• La sicurezza è comunque diventata un tema di rilievo per
i governi locali: politiche di rassicurazione dei cittadini
• Due approcci: a) “tolleranza zero” (controllo totale dello
spazio pubblico); b) piena fruizione dello spazio pubblico,
cura degli spazi, animazione, partecipazione dei cittadini:
lotta all’insicurezza come elemento integrativo in varie
politiche urbane
Politiche di prevenzione
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Prevenzione situazionale: interventi mirati su determinati luoghi
Prevenzione sociale: tenta di agire sulle cause che generano
criminalità.
P. primaria, secondaria, terziaria
Nuova prevenzione: integrata verticalmente (tra diversi livelli di
governo) e orizzontalmente (tra settori)
Modello inglese (P. come dissuasione) e modello francese (P. sociale,
specie per i minori)
Riferimento al quartiere, potenziamento delle reti di sostegno
informale
Vari tipi di programmi “fondati sulle comunità” (tra sviluppo
comunitario e mantenimento dell’ordine) (M e R)
Le politiche culturali urbane
• Sono il complesso degli interventi messi in atto da
operatori pubblici (spesso in collaborazione con privati)
allo scopo di favorire la vita culturale della città
• Quattro aspetti (J.Rex): a) cultura alta; b) cultura
popolare; c) culture in senso antropologico (stili di vita di
specifici gruppi); d) manifestazioni simboliche di tali gruppi
che hanno valenze estetiche
• Varie fasi (dal dopoguerra): 1) rilancio della cultura alta
(45-fine aa.60); 2) epoca della partecipazione (aa.70-80);
3) cultura come strumento per lo sviluppo
• Effetti economici diretti (turismo, indotto culturale) e
indiretti (miglioramento dell’immagine della città)
• Rischio di accrescere gli squilibri urbani e necessità di
una concezione più ampia della cultura urbana
La città come fenomeno culturale
(cap.6)
• La città è sempre stata un luogo di elaborazione culturale
e simbolica, un luogo di incubazione e diffusione della
cultura
• 1) è luogo di produzione della cultura “alta”, a partire dalle
civiltà più antiche
• 2) le città sono luoghi nodali di sviluppo delle culture in
senso antropologico (valori, simboli, modi di vita..) e di
confronto tra culture eterogenee. Aristotele: la città è
originata dalla compresenza dei diversi.
• Città come incubatrici delle trasformazioni culturali, del
riorientamento di valori e comportamenti diffusi
• Interdipendenze tra cultura alta e cultura diffusa: grazie ai
media, la prima si divulga, la seconda entra nel circuito
della comunicazione
Città e cultura
Città come luoghi di concentrazione del
patrimonio culturale
 Città come luoghi di continua produzione e
fruizione di cultura
 Città come luoghi di sviluppo della cultura in
senso antropologico (ambienti eterogenei, densi
di interazioni, aperti all’innovazione) (VH)

La cultura urbana
Simmel: vita urbana dominata da intellettualità
e prevalenza del calcolo. Ne discendono
indifferenza; anonimato; individualismo
 Wirth: interazioni sociali caratterizzate da
transitorietà, superficialità, strumentalità
 In realtà: varietà di subculture e modelli di vita.
Fischer: proliferazione di legami sociali,
formazione di comunità urbane coese; Mutti:
persistenza di rapporti di vicinato (VH)

Globalizzazione culturale
Processi di omogeneizzazione
(“macdonaldizzazione”): diffusione di
informazioni, idee, simboli; mobilità fisica delle
persone
 Processi di ibridazione, reinterpretazioni locali e
spinte generative di nuovi modelli culturali (caso
della musica)
 Controtendenze verso l’eterogeneità culturale
(VH)

Cultura del consumo
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Cultura del consumo come fenomeno urbano: città come
luogo di apprendimento
Comportamenti di consumo come forma di riconoscimento
e segnale di posizione sociale: imitazione delle classi
superiori
Anche i prodotti culturali diventano oggetto di consumo di
massa (rischio di standardizzazione e riduzione a
intrattenimento)
Anche la realizzazione personale diventa un prodotto/
servizio mercificato
Città come oggetto di “consumo visuale” (Urry)
Rilancio e trasformazione dei musei nell’ambito dei
programmi di riqualificazione urbana e sviluppo turistico
Consumi e identità personale
Diffusione di forme di consumo critico e
alternativo (casi CES, GAS, banche del tempo)
 Identificazione come problema e pratica
riflessiva
 Modi e stili di vita sempre più individualizzati e
cangianti: la città offre una grande ricchezza di
opportunità di definizione di sé
 Compulsion to mobility e compulsion to
proximity: tra spaesamento e bisogno di ricreare
spazi e legami comunitari (VH)

Lo spirito del postmoderno
• Esaurimento del mondo “moderno”:
obsolescenza degli schemi interpretativi usati per
comprendere e giustificare la modernità
• Fine delle grandi ideologie ottocentesche
• Critica alle scienze sociali di stampo positivistico
• Sentimenti di incertezza e vulnerabilità, domanda
di rassicurazione, specie da parte dei ceti più
deboli ed esposti
Postmoderno e città
• La città descritta a lungo come manifestazione visibile
della razionalità moderna (esiti di uniformità e
standardizzazione)
• Polemica contro il razionalismo architettonico della
modernità
• Nel clima postmoderno, rilancio della città come
organismo aperto e imprevedibile, luogo di
manifestazione e soddisfazione di bisogni
• In architettura (in polemica con il movimento moderno)
recupero di forme e tipologie dal passato, rottura del
rapporto tra forma e funzione
• In filosofia, rifiuto di una concezione “forte” e unitaria del
soggetto umano
• Riconoscimento del valore delle differenze
L’esperienza quotidiana della città
• Muta la percezione del tempo sociale e della continuità
dell’esperienza individuale e collettiva
• Cambia anche la percezione dello spazio: processi di
frammentazione e stiramento (stretching), a causa della
specializzazione spaziale (Giddens)
• Esperienza di una vita quotidiana sparsa sul territorio,
dipendente dai trasporti
• Incertezza e dipendenza dal funzionamento di sistemi
astratti, impersonali
• Perdita dei punti di orientamento
• Tentativo di ricreare ex novo valori simbolici e occasioni di
radicamento affettivo (ma in forme individualizzate)
Postmoderno e vita quotidiana
• Allentamento della rigidità dei ruoli, maggiori
opportunità di scelta, ma mancanza di criteri che
rendano “sensata” la scelta
• Concentrazione sul presente
• Frammentazione dell’esperienza in una
molteplicità di episodi disgiunti, ridotto interesse
per un progetto esistenziale coerente (Bauman)
L’esplosione delle differenze
• Aumento dell’eterogeneità dei contesti metropolitani e più
acuta percezione delle differenze
• 1. nuove migrazioni
• 2. nuovi squilibri e aumento delle disuguaglianze
• 3. trasformazioni della famiglia
• Fattori culturali: a) capillare penetrazione dei media:
diffusione e intensificazione delle differenze; b) movimenti
che si basano sulle differenze e le promuovono
(affermazione del diritto alla differenza)
• Vita urbana come luogo di discriminazioni: per es., la
città come gendered space
• Problema degli orari e di una città user friendly
Culture e conflitti
• Minoranze etniche tra ricerca di eguaglianza e
affermazioni identitarie
• Per le maggioranze, tendenza alla
riaffermazione/ ridefinizione della propria identità
• Visione delle culture come organismi chiusi e
immutabili (razzismo “differenzialista”)
• Integrazione e multiculturalismo: una falsa
alternativa?
Simbolismo urbano e identità sociale
• La città è anche un complesso di simboli,
sedimentati nel corso della storia (dai monumenti
ai modi di dire)
• La dimensione simbolica della città costituisce
relazioni: a) è un punto di riferimento che
struttura l’attività sociale; b) l’interazione
contribuisce a riprodurre e a modificare i simboli
connessi con la città
• La costruzione dell’identità avviene
nell’interazione con gli altri, in precisi contesti
sociali. Rapporto con le caratteristiche attribuite
alla propria città e al quartiere
Identità e identificazione con il
territorio
• Stigmatizzazione territoriale come profezia
che si autoavvera
• Processi di identificazione affettiva e
sentimenti di appartenenza territoriale
• Strategie politiche di rafforzamento della
coesione e dell’immagine di sé con
riferimento a dei luoghi
• Fenomeni di multiappartenza e legami
affettivi multipli
La costruzione sociale del simbolismo
urbano
• La connotazione simbolica va dalla città ai cittadini, ma
anche in senso inverso: è prodotta dall’agire concreto dei
cittadini
• Tre fonti di costruzione sociale del patrimonio simbolico
urbano: i padri fondatori, i leaders, i manufatti (Suttles)
• Simbolismo urbano oggetto di processi di rielaborazione,
espliciti e latenti, fino a “reinventare” il patrimonio
simbolico urbano
• proliferazione dei musei: unico edificio istituzionale
universalmente riconosciuto; edificio di culto di una
religione mondiale che non propone né dottrine, né regole
di vita (Rykwert)
Città, spazi pubblici e comunicazione
• Città come luogo dell’innovazione culturale, contro il
conservatorismo attribuito alla campagna: ruolo della
densità e dell’eterogeneità degli insediamenti urbani
• Risorsa degli spazi pubblici, che agevolano il contatto
comunicativo e gli incontri inattesi
• Tendenza però verso la capsularizzazione degli spazi
urbani (luoghi controllati, monofunzionali); spazio pubblico
ridotto ad un ruolo funzionale
• Creazione di uno spazio pubblico virtuale, grazie alle reti
elettroniche
• Castells: il potere si esercita attraverso i flussi, ma le
persone vivono in luoghi precisi
• Gottmann: la città invincibile: perdura l’importanza
dell’interazione diretta
La città come testo
• Nesso storico tra estetica e città
• Hannerz: la città è un luogo in cui, cercando una
cosa, se ne può trovare un’altra
• Serendipity: possibilità della scoperta casuale, di
sintesi impreviste
• Spazio pubblico caratterizzato da apertura e
imprevedibilità, dove le identità si mescolano e si
con-fondono
• Sennett: caso dei graffiti, come traccia
dell’esistenza sociale di gruppi giovanili marginali
L’estetica della città contemporanea
• Vari aspetti dell’esperienza urbana
contemporanea entrano nell’espressione estetica
• a) le tribù urbane (forme di espressività e rituali
distintitvi); b) la poetica della città caotica (caos
dei segni e dei messaggi); c) la “poetica della
spazzatura” (arte povera, pop art); d) la città
virtuale (rielaborazione dell’immagine della città
sul web)
• Tentativo anche di ricreare opere monumentali,
ad alto impatto simbolico
Economia urbana e produzioine
culturale

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Convergenza tra sfera economica e sfera culturale
Rafforzamento della componente culturale e della funzione
simbolica dei beni
Economia culturale: comprende i settori produttivi che si
occupano di creare, realizzare e commercializzare beni e servizi
ad alto contenuto di significati simbolici (p.77)
Due processi: 1) Pervasiva mercificazione della cultura
(trasformazione di espressioni della creatività in prodotti e
servizi per il consumo generalizzato); 2) Estetizzazione dei beni
e necessità di “rivestimenti culturali” per i prodotti (VH)
Economia e cultura
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Si determina così una straordinaria convergenza tra
sfera economica e sfera culturale
La pubblicità: attività diretta a creare il nesso tra
prodotto e significati (p.78)
Importanza della produzione culturale nell’economia
delle città
Perdita di distinzione tra cultura alta e cultura popolare
Continua attività di contaminazione e ibridazione tra
culture diverse
Domanda di prodotti sempre più influenzata dalla
funzione simbolica e meno da quella pratica (VH)
Città come luogo di produzione culturale
Condizioni storiche: formazione di comunità di
lavoratori specializzati
2) Funzionamento delle comunità artistiche e creative:
bisogno di interazioni e scambi
3) Esistenza di istituzioni dedicate (per es., formative)
(VH)
Modificazione della struttura della città
Traiettorie di specializzazione (Milano e la moda)
La città diventa marchio (VH)
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