VERSO LA COLLABORAZIONE O VERSO
LA COMPETIZIONE?
ABILITA’ SOCIALI
“Sarei disposto a pagare qualsiasi
cifra per saperci fare con le persone.”
( John D. Rockfeller)
L’essere insieme agli altri di per sé, non implica l’essere
capaci di solidarietà, di reciprocità, di riconoscimento
dell’essere persona propria ed altrui.
La coesistenza non è di per sé comune con-sentire.
Il passaggio dalla individualità alla comunità richiede
lunghi processi formativi, chiama in causa la
riflessività, il pensiero critico, l’assunzione di
responsabilità verso sé e verso l’altro da sé.
UN PARADOSSO
Da un lato, la necessità biologica,
almeno per la nostra specie, di vivere
in gruppo
Dall’altro,
questa
“istintiva”
propensione non implica un’abilità
naturale ad interagire facilmente con
i membri della propria specie.
CLASSE
FONDATA
SU
VALORI
COMPETITIVI/COLLABORATIVI (M. Polito)
Gli studenti di una classe fondata
su valori competitivi:
o non si aiutano, perché i migliori
vogliono emergere
o si
sentono
invidiosi
del
successo degli altri
o svalutano
chi
incontra
difficoltà
o il
loro
apprendimento
è
ripetitivo e serve solo a
superare i test di selezione
o si rifiutano di lavorare in
gruppo perché il loro unico
intento è scalzare gli altri per
arrivare primi
Gli
o
o
o
o
studenti di una classe
fondata
su
valori
collaborativi:
si aiutano perché ognuno
possa migliorare secondo le
proprie capacità, ma anche
utilizzando le risorse e le
competenze degli altri
apprezzano il successo degli
altri perché è il risultato del
contributo di tutti
il loro apprendimento è
orientato alla formazione
integrale
apprezzano lavorare in gruppo
perché conoscono il valore
della collaborazione e della
solidarietà
COSA
PUO’
FARE
UN
INSEGNANTE
CONSAPEVOLE DI ESSERE UN EDUCATORE?
Può orientare il gruppo classe verso
la collaborazione, nonostante i
nostri
modelli
culturali
ed
economici
esaltino
la
competitività.
“Certamente nella natura esiste l’aggressività, ma esiste
anche la sana competizione ed esiste pure un forte
istinto verso il comportamento sociale e cooperativo.
Queste forze non agiscono in modo indipendente ma
insieme, come un tutto. Vi sono pure forti evidenze a
indicare che nello sviluppo sociale e biologico di tutte le
creature viventi, di questi istinti, l’istinto alla
cooperazione è il più dominante e biologicamente il più
importante….E’ probabile che l’uomo debba più all’operare
di questo principio che a qualsiasi altro nella sua
evoluzione biologica e sociale.” (A. Montagu, 1966)
Gli studenti non risponderanno
alle
vostre
iniziative
motivazionali se vivono in un
clima di paura, di rancore o
altrimenti
concentrati
su
emozioni negative.
Per creare le condizioni che
favoriscono
sforzi
motivazionali, sarà necessario
costruire e mantenere la
classe come comunità di
apprendimento.
Un luogo dove gli studenti
vengono innanzi tutto per
apprendere e ci riescono
attraverso la collaborazione
con l’insegnante e con i
compagni.
Numerosi sono gli studi condotti
dagli
psicologi
sul
mondo
dell’industria
Questi studi indicano che la
motivazione dei lavoratori è
influenzata non solo dalla natura
del lavoro e dalle ricompense
attese, ma anche dall’ambiente e
da altre condizioni di lavoro, dalle
relazioni sociali con i colleghi, e
particolarmente dai sentimenti
che
nutrono
nei
confronti
dell’autorità.
Persino i lavoratori che non traggono molta soddisfazione
intrinseca dal loro lavoro si attivano se provano simpatia
per il capo e per i colleghi; al contrario, tenderanno a
sviluppare apatia e resistenza se li considerano opprimenti.
IL GRUPPO CLASSE COME RISORSA
Il gruppo classe è una
risorsa
educativa
e
didattica che finora è
stata troppo trascurata
E’ stato sopravvalutato
l’apprendimento cognitivo,
mentre l’educazione del
cuore e delle relazioni è
stata trascurata.
“ E’ stato favorito l’apprendimento individuale e
ignorato quello condiviso e costruito insieme. E’
stata enfatizzata l’istruzione a scapito della
formazione. E stato esaltato il “sapore spendibile
sul mercato del lavoro” e svalutata la cultura
come strategia di orientamento esistenziale e di
autorealizzazione personale. E’ stato glorificato
l’individualismo e sminuito il senso di comunità”
(Mario Polito)
Oggi siamo diventati più
consapevoli della necessità
di educare sia la mente che
il cuore.
La scuola può definire
meglio il suo profilo
formativo se prende in
considerazione tutte le
dimensioni
dell’essere
umano.
La scuola è un’istituzione formativa che offre
opportunità di crescita e di realizzazione dei
propri talenti, anche di quelli non “spendibili”,
come il senso di giustizia, di solidarietà, di
amore……..
Lo studente non è un cliente che compra
pacchetti di informazioni e consuma “saperi
inscatolati”, ma è una persona che si sta
impegnando nella propria formazione.
La scuola è il luogo della condivisione dei beni
dell’umanità; lì ognuno di noi può prendersi cura,
insieme con gli altri, dello sviluppo dei propri
talenti per contribuire all’arricchimento della
comunità, dove viviamo, apprendiamo, soffriamo
e gioiamo insieme.
Si può dire con Antoine de Saint’
Exupéry che in classe “l’ essenziale è
invisibile all’occhio e non si vede che con
il cuore”
La capacità di vedere gli studenti come
persone e di considerarli come risorse sia
cognitive che affettive dipende dallo
sviluppo di un’abilità di leggere non solo con
gli occhi, ma anche con il cuore.
L’insegnante diventa un educatore quando
desidera e ama la formazione cognitiva e
l’autorealizzazione umana di ogni studente.
Senza tale entusiasmo non può vedere
l’essenziale, che è depositato nel profondo di
ogni persona.
L’ importanza della
socializzazione di gruppo
 La socializzazione è il processo di apprendimento
sociale che fa di un individuo il membro di una
comunità, di un gruppo;
 questo apprendimento procede per tappe e termina
quando l’individuo esce dal gruppo;
 la socializzazione non è un percorso unidirezionale
di influenza sociale, cioè dal gruppo all’individuo,
ma è invece un processo interattivo, in quanto ogni
individuo è un agente attivo che potrà da parte sua
influenzare l’ambiente e il gruppo che lo accoglie;
 ma quali cose è necessario imparare per insediarsi
compiutamente in un gruppo?
LE STRATEGIE PER EDUCARE ALLA
COOPERAZIONE
INTERDIPENDENZA POSITIVA
INTERAZIONE PROMOZIONALE
COMPETENZE SOCIALI
ESERCITAZIONE: i tipi di
interdipendenza
LA NECESSITA’ DI INSEGNARE LE
ABILITA’ SOCIALI
Mettere studenti privi di abilità sociali in gruppo e
dire loro di cooperare non garantisce l’efficacia del
loro
lavoroche
Dato
la
capacità
di
interagire
produttivamente con gli altri non è innata ma si
apprende con l’esperienza, occorre insegnare agli
studenti le abilità sociali e di piccolo gruppo e
motivarli a utilizzarle

L’apprendimento
cooperativo
risulta
intrinsecamente più complesso dell’apprendimento
competitivo o individualistico, perché gli studenti
devono intraprendere simultaneamente il lavoro sia
di studio che di squadra.
COMPETENZE
SOCIALI
nel cooperative learning
Non
tutte le modalità di Cooperative Learning
sottolineano allo stesso modo l’importanza delle
competenze sociali nel lavoro di gruppo
Tutte
o quasi le modalità richiamano però la
necessità di predisporre il loro insegnamento
Secondo i Johnson (1991) è necessario non solo
conoscere le abilità sociali, ma anche praticarle
costantemente e operare su di esse una riflessione
e un feedback continuo
Kagan (1994) propone un approccio strutturato nel
quale gli studenti acquisiscono le abilità sociali
svolgendo i contenuti delle loro discipline . Tale
approccio richiede un impegno di poco tempo
rispetto al curriculum
Per Comoglio (1996), l’insegnamento di una
competenza non avviene direttamente, ma
attraverso la costruzione progressiva delle abilità
specifiche che la descrivono
LE
COMPETENZE
SOCIALI
secondo COMOGLIO (1996)
Per l’autore l’insegnamento di una specifica
competenza avviene attraverso la costruzione
progressiva di particolari abilità. L’obiettivo
dell’insegnante sarà perciò lo sviluppo delle abilità
che consentiranno l’acquisizione di una o più
competenze.
QUALI
ABILITA’
INSEGNARE
SOCIALI
Comoglio definisce una categorizzazione in cinque aree:
1.
ABILITA’ COMUNICATIVE (saper esprimere sensazioni ed
emozioni, saper ascoltare, saper chiedere e dare aiuto, saper
comunicare in modo coinciso, etc)
2.
ABILITA’ DI LEADERSHIP DISTRIBUITA (l’interdipendenza
dei ruoli…)
3.
DI SOLUZIONE POSITIVA DEL CONFLITTO (le abilità per
una soluzione positiva del conflitto, la strategia della
negoziazione, l’educazione alla pace, etc. )
4.
DI SOLUZIONE DI PROBLEMI DI GRUPPO (le fasi della
soluzione di un problema, generare idee di soluzione…)
5.
DI PRESA DI DECISIONE IN GRUPPO (valutare le idee,
saper utilizzare strategie per una corretta presa di decisioni,
etc.)
COME INSEGNARE LE ABILITA’
SOCIALI
Secondo Comoglio si possono distinguere cinque fasi nel processo di
insegnamento di un’abilità sociale:
1.
PRIMA FASE: aiutare gli studenti a scoprire la necessità del
possesso e dell’ uso di una specifica abilità sociale
2.
SECONDA FASE: accertarsi che gli studenti comprendano in che
cosa consiste l’abilità sociale che si chiede loro di applicare
3.
TERZA FASE: organizzare e preparare situazioni per esercitarsi
nell’abilità
4.
QUARTA FASE: assicurarsi che gli studenti riflettano e rivedano
l’uso che hanno fatto dell’abilità
5.
QUINTA FASE: assicurarsi che
nell’esercizio dell’abilità appresa
gli
studenti
perseverino
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Le abilità sociali