News Giornale scolastico dell’Istituto Superiore “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino - Terzigno (Napoli) EDITORIALE Il terzo numero del nostro giornale scolastico è stato incentrato su tematiche che rappresentano il cuore dei problemi della società di oggi: il rispetto delle regole, la difesa dei più deboli, il diritto dei cittadini ad avere una tutela nei casi di cattiva amministrazione, l’aspirazione di tutti a vivere in un ambiente pulito e non in Comuni sommersi dai rifiuti. La redazione non ha operato, quindi, solo nell’ambito della nostra scuola ma si è aperta al territorio, affrontando sempre nuove problematiche. In questo numero abbiamo dato anche spazio, però, al momento ricreativo-didattico e, nello specifico, al viaggio di istruzione delle quinte classi, che quest’anno sono state in Francia e, in particolare, a Parigi, a Versailles e ai castelli della Loira. Ecco perchè troverete un ampio “reportage” su questa nuova avventura degli studenti del “Leonardo Da Vinci” (che, tra l’altro, hanno anche visitato la tomba del grande genio rinascimentale a cui è intitolata la nostra scuola). Inoltre, abbiamo anche fatto un salto in avanti, proiettandoci nel mondo universitario. Infatti siamo andati “a caccia” degli studenti che si sono diplomati l’anno scorso per conoscere le loro prime impressioni sulla nuova vita universitaria. Abbiamo così scoperto un universo di emozioni che avvolge l’esperienza quotidiana di tanti ex “Leonardini”, fatto di difficoltà, ansie, preoccupazioni ma anche di speranze perchè conseguire una laurea, soprattutto se essa è richiesta sul mercato del lavoro, significa assicurarsi un futuro sicuro. Alcuni dei nostri ex compagni di scuola hanno descritto questa importante tappa di inizio della loro carriera universitaria anche in modo ironico, e ciò è indubbiamente un deterrente per non lasciarsi prendere dalla paura di una nuova realtà dove sembra che “gli esami non finiscono mai”. Vorremmo concludere questo editoriale ricordando la nostra amica e compagna di scuola Luigia Allocca, tragicamente scomparsa nei giorni scorsi. E’ stata una notizia che ci ha sconvolto, perchè la conoscevamo come una ragazza allegra e piena di vita. Purtroppo un tragico destino l’ha sottratta alla sua famiglia. Luigia è un angelo caduto in volo che è ritornato nel paradiso dove è nata la sua anima. La porteremo nei nostri cuori e non sentiremo mai la sua assenza, perchè sarà sempre tra noi. Alla mamma, Rosa Pappalardo, docente della nostra scuola, esprimiamo le nostre condoglianze e grande affetto. Direttore Antonietta Galise Vicedirettore Miha Finelli La redazione Luciano Calvanese, Fortunato Del Giudice, Pierluigi Ambrosio, Pasquale Auricchio, Mariarosaria Annunziata, Gaetano Ranieri, Pasquale Annunziata, Iliaria Crispino, Consiglia Annunziata, Annabella Auricchio, Angela Giugliano, Rosa Ambrosio, Mariano Taglialatela, Maria Guadagno, Ilaria Sparacino, Michele Cangianiello L’OPINIONE DEL CAPO D’ISTITUTO SU DIVERSE PROBLEMATICHE DELLA SCUOLA E DELLA SOCIETÀ DI OGGI ANTONIETTA GALISE Intervista al preside Filosa sui valori e le prospettive dei ragazzi della nuova generazione. «… noto una demotivazione, oggi gli adolescenti vivono la scuola come qualcosa di estraneo, un mondo dove bisogna saper stare a galla!». Alla terza edizione del nostro giornalino siamo ritornati dal dirigente scolastico e domanda dopo domanda ecco i problemi e i nuovi progetti del nostro istituto, i viaggi di istruzione e, per concludere , cosa ne pensa il preside Filosa dei nuovissimi esami di stato. Abbiamo discusso con il maresciallo dei carabinieri di legalità. Qual è il suo pensiero in proposito? «La legalità non è un “corpus” di leggi da ottemperare perché esiste una sanzione, ma un valore da sentire proprio, che deve incidere nella formazione personale dell’alunno. In ogni società organizzata servono regole, ma per “praticare” la legalità è necessaria una motivazione legata all’obiettivo futuro dell’adolescente». Negli ultimi tempi il fenomeno del bullismo si è allargato a macchia d’olio in molte scuole italiane. E’ anche il caso dell’istituto Leonardo Da Vinci? «Senz’altro sì. La nostra scuola non è un’isola felice. Con franchezza riconosco che i nostri episodi sono meno drammatici, anche se esistono diversi esempi di ostracismo alimentati da complicità e tolleranza, fenomeni non meno gravi. Non c’e rispetto verso il più debole e si sottovaluta il valore convivenza, poiché non tutti abbiamo il dovere di essere leoni». Legalità e bullismo sono tematiche legate all’educazione primaria: quella della famiglia. Perchè molti ragazzi non rispettano le norme istituzionali? «Tutti gli adolescenti hanno un retroterra educativo che precede la scuola. Quando questo retroterra è contaminato, l’istituzione diviene contenitore di molteplici situazioni. Purtroppo non si riesce più a individuare l’equilibrio tra rigore e permissivismo. Per essere genitori bisogna saperne di più, poiché l’educazione non è istintuale». Quali sono quest’anno, i progetti portati a termine? «C’e stato un consolidamento di corsi già esistenti. A breve partirà Legalità e sicurezza, la parola al maresciallo Salvatore Russo. «Civiltà e rispetto - afferma - sono le parole chiave per una buona convivenza». Dopo aver discusso ampiamente di legalità in uno dei vari dibattiti tenuti nel nostro istituto, abbiamo intervistato il maresciallo Russo dei carabinieri di Poggiomarino, il quale più volte si è prestato a rispondere a tutte le nostre domande sull’argomento. Ci può dare una definizione di legalità? «Legalità significa civiltà e rispetto tra cittadini, per i servizi pubblici e le istituzioni ma soprattutto osservanza della legge. Tutto ciò per assicurare una buona convivenza». Nonostante l’introduzione di una legge che regola l’utilizzo del casco, e i continui incidenti, sembra che il messaggio venga poco recepito. Cosa propone? «A parte le diverse sanzioni, molto importanti sono i messaggi televisivi. Si è notato che le iniziative delle campagne che si occupano del problema hanno di molto sensibilizzato le coscienze e indotto tanti giovani a ri- anche il progetto “Scuole Aperte” . Si avverte sempre più il bisogno di dialogo tra scuola e famiglia, poiché il disegno educativo dei ragazzi deve essere costruito insieme grazie alla strutturazione di incontri pomeridiani sistematici con le famiglie. Solo così può avviarsi la costruzione di una scuola solidale dove si realizza la cosiddetta cittadinanza attiva». Molto spesso non è possibile accedere ai servizi igienici perché saturi di fumo. Quali sono i provvedimenti presi a tutela dell’alunno? «Sono molto rigoroso nello stroncare il fenomeno. Dovremo renderci conto che il fumo fa male e l’educazione alla salute deve sensibilizzare l’alunno. Solo così la norma coscientizzata come valore diviene applicazione automatica. Comunque per i trasgressori c’è la sospensione». flettere sull’argomento. Infatti gli incidenti sono calati del quaranta per cento». Secondo lei perché l’altra parte di adolescenti non indossa il casco? «Forse per paura di essere derisi e allo stesso tempo di essere accettati dagli altri. Talvolta sembra addirittura che i giovani vogliano sfidare la legalità. Risultato? Delle reazioni del tutto indifferenti alle sanzioni prescritte». Quali sono le misure adottate per il controllo del traffico mattutino della nostra scuola? «Questo controllo riguarda principalmente la polizia municipale. Infatti l’orario di entrata della scuola coincide con quello di banche e uffici postali. Assidua, però, la nostra partecipazione, anche se il Comune dovrebbe richiedere l’aiuto della Protezione Civile». Quali sono le iniziative del nuovo anno? «Tante, ma soprattutto sconfiggere la droga. Grazie ai servizi, ai controlli, alle perquisizioni. Bisogna far leva, però, principalmente sugli assuntori di sostanze illegali. E il mio messaggio da uomo prima e poi da maresciallo è quello di non rovinarsi la vita . La droga non porta niente di buono». La figura del carabiniere e del giovane… «Il carabiniere è una figura che rispetta e tratta in egual modo tutti. Con i giovani si è particolarmente comprensibili e disponibili per Come si svolge l’organizzazione dei viaggi di istruzione? «Per la complessità della scuola non siamo ancora riusciti a definire un protocollo ultimo. I viaggi vengono destinati alle terze (in Italia) e alle quinte (all’estero). Si deve precisare meglio il carattere didattico, oltre quello ricreativo. La visita guidata è occasione di verifica sul luogo di contenuti culturali affrontati in classe. Su questo c’e ancora una lacuna da colmare». Si faccia una domanda e si dia una risposta. «Peccando di immodestia mi chiedo: “Esiste una corrispondenza tra il lavoro da me impiegato per dirigere questa scuola e i risultati conseguiti? Purtroppo i miei sforzi da soli non bastano a coinvolgere appieno tutte le risorse umane per portare la scuola a degli standard particolari. Bisogna realizzare insieme un progetto per accrescere l’autonomia scolastica e potenziare una nostra identità». Esami di stato: sono cambiati in peggio o in meglio? Qual è il suo messaggio ai ragazzi? «Sicuramente in meglio, perché tutto ciò che implica serietà per l’accertamento della formazione dell’alunno, che si appresta alle soglie della società produttiva, è un elemento positivo. Alla fine non dico solamente: “ragazzi studiate”, ma la scuola vi darà tutti gli aiuti possibili per raggiungere una ottima preparazione. Sperando che il vostro timore dell’esame diventi sprone allo studio. In bocca al lupo!». ogni problema. Il saper adattarsi alle diverse esigenze e rispondere quando ci si confronta con un minorenne è una delle nostre maggiori priorità». Il rapporto con la gente di Poggiomarino? «Abbastanza buono. I cittadini devono comprendere che il carabiniere è una figura di fiducia, un amico a cui poter chiedere aiuto e non da cui scappare. Purtroppo esiste un’immagine antichissima dell’Arma, immagine da evitare. Il nostro motto è e rimane “Carabiniere tra la gente”». Quali sono i problemi più urgenti che richiedono la vostra attenzione? «Sono tanti. Da problemi di varia natura a interventi più o meno urgenti. Di solito le richieste maggiori sono quelle di intervenire in litigi condominiali». Molti giovani si avvicinano all’Arma, chi per passione, chi perché essa può assicurare un futuro. Cosa consiglia a questi ragazzi? «Purtroppo a causa della piaga della disoccupazione c’e questo particolare interessamento. E’ sicuramente una bella esperienza. Consiglio di aggiornarsi ogni anno per i concorsi banditi e prepararsi a quiz, temi, prove mediche e fisiche per il grado di ufficiali e sottoufficiali. E’ necessario, però, entrare a far parte dell’esercito almeno un anno per diventare carabiniere effettivo». A.G. 2 DIRITTI numero 3 MAGGIO 2007 Da sempre ogni individuo ha cercato una figura, un punto d’appoggio, per comprendere l’andamento delle attività amministrative e per far valere e tutelare i propri diritti. Questi bisogni dei cittadini vengono soddisfatti dal difensore civico. Ma chi è? Quando è nato? Fu istituito in Svezia nel 1809 con il nome di ombudsman. Nacque come organo pubblico con funzione di controllo parlamentare, e si è evoluto nell’arco degli anni in uno strumento di tutela a favore dei cittadini. Quindi il difensore civico ha un duplice ruolo: da un lato funge da garante nelle situazioni dei singoli individui, assicurando tutela e assistenza; dall’altro, vigila anche sul corretto esercizio del potere amministrativo. Per tutto ciò è visto come un angelo custode. Nella seconda metà del ‘900 questa figura ha assunto importanza anche in Italia. Nel nostra Paese la legge non ne impone l’istituzione, ma Il difensore civico è una figura istituzionale importante, ma poco conosciuta, istituita in Svezia nel 1809 PIERLUIGI AMBROSIO Come sempre il Comune di Terzigno si mette in evidenza. Peccato che sia in negativo! Alcuni giorni fa, infatti, mi sono recato in Municipio per avere delle delucidazioni riguardo il pagamento di alcune imposte ritenute, a mio avviso, eccessive. Cosi, dapprima, ho chiesto delle spiegazioni al dipendente dell’ufficio interessato, il quale non ha fatto altro che confermarmi la “cartella esattoriale”. A questo punto ho deciso di recarmi dal difensore civico per ottenere un ulteriore responso. Dopo averne invano cercato l’ufficio, mi sono deciso a chiedere delle informazioni al riguardo all’ufficio URP (ufficio relazioni col pubblico). Indovinate qual è stata la risposta? Il difensore civico a Terzigno non c’è! Sono passati ben tre anni da quando Terzigno non ha più il suo ombudsman. Ma sappiamo che l’ex difensore civico, avv. Domenico Pagano, ha svolto bene il suo lavoro, grazie all’intervista che ci ha rilasciato. Ma prima parliamo della figura del difensore civico. E’ una persona che sta tra l’amministrazione comunale e il cittadino, a cui quest’ultimo può rivolgersi per risolvere i propri problemi. E’ nominato dal Consiglio comunale. Ciascun cittadino che abbia i requisiti necessari, può candidarsi a questo incarico. La designazione del difensore civico deve avvenire tra persone che per preparazione ed esperienza diano garanzia e siano in possesso di laurea in scienze politiche, giurisprudenza, economia e commercio o simili. Il difensore civico rimane in carica quanto il Consiglio che lo ha eletto ed esercita le sue funzioni fino all’ insediamento del successore. Inoltre il difensore civico deve essere a disposizione di tutti nel suo ufficio, almeno una volta alla settimana. Il suo compito è di intervenire dietro richiesta del cittadino, o per iniziativa propria, per garantire l’osservanza dei regolamenti comunali. Inoltre deve vigilare affinché a tutti i cittadini siano riconosciuti i medesimi diritti. Il difensore civico può fare proposte per migliorare il funzionamento dell’ attività amministrativa e l’ efficienza dei servizi pubblici. Tali proposte vengono trasmesse ai consiglieri comunali e discusse entro trenta giorni in consiglio comunale. Tutte le volte che ci sia l’ opportunità il difensore civico può segnalare al Sindaco dei casi o questioni che verranno anch’esse discusse in consiglio comunale. Diamo ora la parola all’ex difensore civico di Terzigno, avvocato Domenico Pagano. Quando è stato eletto? «Nel febbraio del 2002» Cosa fa un difensore civico? «Svolge numerose funzioni. La più importante è quella di controllare la regolarità amministrativa e il buon andamento della stessa». Lei è stato il primo difensore ci- Come sappiamo ogni Comune ha un proprio difensore civico, beh anche a San Giuseppe Vesuviano c’è e il suo nome è Luciano Miranda, avvocato di professione. Gli abbiamo proposto di concederci una breve intervista. Ma parliamo, innanzitutto, della figura del difensore civico. Iniziamo a dire che il difensore civico è un cittadino eletto dal consiglio comunale. La sua nomina deve avvenire tra persone che per preparazione ed esperienza assicurano garanzia di indipendenza e sono in possesso di laurea in scienze politiche, giurisprudenza, economia e commercio. Egli rimane in carica in base agli anni dello stesso consiglio che lo ha eletto ed esercita le sue funzioni fino alla scadenza del mandato e l’arrivo del successore. Il difensore civico perde il suo incarico quando tratta privatamente cause inerenti l’amministrazione Comunale. La decadenza è pronunciata dal consiglio Comu- prevede la possibilità di nominarlo (non a livello nazionale, purtroppo) e può avvenire a livello regionale, provinciale e comunale. La Regione Campania ha eletto per la prima volta il difensore civico nel 1980; l’attuale ombudsman è Vincenzo Lucariello, nominato nel 2004. Il difensore civico della Provincia di Napoli è, invece, Elio Cocorullo, eletto nel 2002 ed ancora in carica. Anche tra i docenti della nostra scuola c’è l’ex difensore civico del comune di Torre Annunziata, il prof. Salvatore Cardone, ispiratore e coordinatore del nostro giornale. Per dirlo in termini giuridici: “… il difensore civico è un pubblico ufficiale… autorità morale al di sopra delle parti, strumento imparziale e indipendente di tutela del cittadino nei confronti della P.A. …”. ROSA AMBROSIO MARIANO TAGLIALATELA vico di Terzigno? «Il primo e l’ultimo, ma penso che al più presto ne eleggeranno un altro». Ci sono stati dei casi significativi nella sua carriera? «Diversi casi, in particolare persone disabili che si lamentavano di non poter accedere al Comune per la presenza delle barriere architettoniche. Ancora, genitori di alunni che mi segnalavano la non consentita diminuzione dell’assegno di studio (buono libro). Ciò perché la Regione Campania stabiliva un importo di cento euro, mentre al comune di Terzigno lo si riduceva per erogare più assegni». Quali sono le difficoltà per un difensore civico? «Il difensore civico nell’esercizio delle sue funzioni incontra numerose difficoltà. Le principali sono quelle derivanti dall’esercizio dei poteri e delle facoltà attribuite e riconosciute per legge al difensore civico». Perché aveva accettato la carica? «Sicuramente per fare un’esperienza professionale e per garantire la presenza di un’importante figura nella vita organizzativa del Comune». Perché ha lasciato la carica? «Ho dovuto lasciare la carica per la sopravvenuta incompatibilità derivante dal rapporto di parentela con un nuovo consigliere comunale». nale. Il difensore civico ha il compito di garantire e di intervenire per il rispetto dei diritti dei cittadini italiani e stranieri. Egli interviene dietro le richieste degli interessati e provvede affinché i diritti dei cittadino vengano riconosciuti. Il difensore civico ha sede presso i locali messi a disposizione dall’amministrazione Comunale. Egli riferisce entro trenta giorni l’esito del proprio operato, verbalmente o per iscritto, al cittadino richiedente l’intervento. Presenta ogni anno una relazione relativa ai casi seguiti nell’anno precedente. Dopo aver descritto i suoi compiti, ecco l’intervista rilasciata. Lei è il primo difensore civico di San Giuseppe Vesuviano? «Sì». Quando è stato eletto? «Sono stato eletto nell’ottobre 2002». Cosa fa un difensore civico? «Il difensore civico è un mediatore tra la pubblica amministrazione e il cittadino». Sta trovando difficoltà a svolgere questo lavoro? «Essendo il primo difensore civico di San Giuseppe Vesuviano, ci sono stati dei problemi di ambientazione che si sono risolti dopo alcuni mesi». Per lei cosa significa svolgere questo lavoro? «Non è un lavoro, ma è un incarico di prestigio svolto nell’ interesse della collettività». Perché Lei ha accettato questa carica? «E’ un compito attinente al mio lavoro e per dare quindi un contributo più specifico a chi lo richiedesse». Come sta svolgendo e come intende continuare a svolgere questo incarico? «Nel migliore dei modi, sia con i mezzi propri che con quelli messi a disposizione dall’ amministrazione comunale». Ci sono stati anche dei casi significativi? «A me si sono rivolti sia gente comune, cioè semplici cittadini, che comitati e partiti politici. Qualcuno era meritevole di tutela, come per richieste di strisce gialle per portatori di handicap, ed è stato pienamente soddisfatto. Mentre per altri la richiesta era tesa ad una serie di controlli ingiustificati. E quindi è stata respinta». FORTUNATO DEL GIUDICE Prima di farvi leggere l’intervista che l’avvocato Antonio Palazzi ci ha concesso, vi spiegheremo, in sintesi, la figura del Difensore Civico. Innanzi tutto il Difensore Civico è eletto dal Consiglio Comunale, a scrutinio segreto, con la maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati. Egli è scelto fra persone che, per preparazione ed esperienza, diano ampia garanzia di indipendenza, probità e competenza giuridico–amministrativa. La sua durata in carica è pari a quella del Consiglio Comunale che lo ha eletto. Il difensore civico ha il compito di intervenire presso gli Organi e gli uffici del Comune allo scopo di garantire l’osservanza dello Statuto, dei Regolamenti Comunali, nonché il rispetto dei diritti dei cittadini. Deve provvedere affinché la violazione sia eliminata ricorrendo a tutti gli strumenti legislativi. Egli deve essere disponibile per il pubblico, negli uffici comunali, per almeno due giorni alla settimana. Il Difensore Civico riferisce entro trenta giorni l’esito del proprio operato, verbalmente o per iscritto, al cittadino. Presenta al termine di ogni anno di esercizio della sua funzione, la relazione dell’attività svolta, illustrando i casi seguiti, le disfunzioni, i ritardi e le illegittimità riscontrate. Al Difensore Civico spetta un’indennità di funzione che è determinata annualmente dal Consiglio Comunale. Ora, dopo avervi spiegato la figura del difensore civico di Ottaviano, non ci resta che farvi leggere la breve intervista che ci ha concesso l’ombudsman di questo Comune, ovvero l’avvocato Antonio Palazzi. Quando è stato eletto? «Nel novembre 2005 ed ho assunto le funzioni il 6 dicembre dello stesso anno». Da chi è stato eletto? «Dal consiglio comunale, con una maggioranza dei due terzi dei consiglieri, perché il difensore civico deve godere della fiducia della maggioranza qualificata». Perché ha accettato la carica? «E’ un’esperienza molto interessante, che mi consente di stare a contatto con i cittadini». E’ stato il primo difensore civico? «No, sono stato il secondo». Chi è stato il primo difensore civico? «Il primo è stato l’avvocato Angelo Nappo». Perché ha lasciato la carica? «Era scaduto il periodo in carica». Quando dura il mandato? «E’ pari a quello del Consiglio Comunale che elegge il difensore civico». Ha svolto qualche caso significativo? «Sì. Mancanza d’acqua, ordine pubblico, problemi per il traffico dei motorini, ecc.». Qual è il compito del difensore civico? «E’ quello di comunicare all’Amministrazione Comunale tutte le soluzioni delle problematiche che gli vengono segnalate dai cittadini; però non ha potere diretto di intervento, in quanto bisogna prima presentare all’Amministrazione Comunale una richiesta». Dopo quanto tempo e come riferisce al cittadino l’esito del proprio operato? «Entro trenta giorni o verbalmente oppure per iscritto». Cosa difende, in parole povere, il Difensore Civico? «Il difensore civico difende i diritti e gli interessi di tutti i cittadini». Al termine di questa intervista vogliamo esprimere qualche nostra considerazione al riguardo. Abbiamo finalmente capito quanto sia importante la figura del difensore civico e la sua funzione di garante dei diritti dei cittadini. E ciò anche per un altro motivo: l’ombudsman è al servizio di tutti coloro che hanno bisogno di lui in modo disinteressato. LUCIANO CALVANESE G IOVANI numero 3 MAGGIO 2007 I ragazzi di oggi possono essere violenti o vittime, ma sono anche fragili e hanno bisogno di aiuto, di amore e di affetto 3 A sinistra, una vignetta sulla piaga del bullismo e il “bulletto” Nelson, il personaggio della famosissima serie telesiva “I Simpson” PIERLUIGI AMBROSIO Il bullismo è un malessere sociale fortemente diffuso, sinonimo di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto tra adolescenti e giovani, ma sicuramente non circoscritto a nessuna categoria né sociale né tanto meno di età. Infatti il bullismo si evolve con l’età, e in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari. Provando a dare una sintetica definizione, in genere, “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”. Una recente indagine in Italia sul “bullismo” nelle scuole superiori, ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33% è una vittima ricorrente di abusi. Dai risultati dell’indagine emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgano rispetto a quelle di tipo fisico. Il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30% ha subito delle offese e il 23,4% ha segnalato di aver subito calunnie; nelle violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l’isolamento di cui è stato oggetto, mentre l’ 11% dichiara di essere stato minacciato. In genere il bullismo è caratterizzato da un insieme di fattori. Innanzitutto colui che agisce come “persecutore” trova piacere nel cercare di “dominare” la vittima senza mostrare alcuna compassione per la sofferenza psichica o anche fisica del “perseguitato”. Il bullismo, poi, continua per un lungo periodo di tempo. La prepotenza del persecutore sul perseguitato è spesso legata alla superiorità dovuta all’età, alla forza fisica, o al sesso. La vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione. La vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette. Le conse- guenze del bullismo sono notevoli, a volte purtroppo irreparabili: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona a perdere credibilità nelle istituzioni sociali come la scuola, ma anche la famiglia, oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori sui più deboli. Il bullismo, come detto, non è un problema solo per la vittima, ma va oltre l’individuo oppressore e oppresso, in quanto il clima di tensione che si instaura va a influenzare la famiglia, la scuola e le altre istituzioni sociali, nonché il futuro stesso della persona e della società nel suo complesso. Ragazzi diversamente abili, parliamone: l’approccio, la comunicazione, come comportarsi con questi adolescenti. Grazie all’esperienza e alla collaborazione del prof. Antonio Carbone (insegnante di sostegno), abbiamo potuto dedicare un articolo all’educazione dei ragazzi diversamente abili iscritti al nostro istituto. Attualmente i ragazzi frequentanti sono sedici; dato rilevante rispetto ai primi anni quando gli iscritti erano appena due. Per le risorse che la scuola mette a disposizione, tra cui assistenti specializzati, docenti, biblioteca fornita e strumenti specifici per laboratori multimediali, anche ragazzi che non posseggono normali disponibilità d’apprendimento possono seguire senza difficoltà un iter scolastico adatto. Non sempre però l’insegnamento e l’approccio comunicativo con questi adolescenti risulta facile. Esistono diverse metodologie, come conferma il professore Carbone, per instaurare un rapporto sereno e duraturo. Le norme direttive variano in base alla patologia dell’alunno. L’elemento più importante è l’approccio iniziale, ovvero far compren- dere al ragazzo la disponibilità a stabilire un rapporto di fiducia. Solo così si è in grado di raggiungere una buona e solida sincronizzazione. Talvolta anche i normali docenti scolastici sono spaventati e disagiati, spesso condizionati dalla paura di sbagliare. Ma per la comunicazione bisogna prefissare degli obiettivi graduali, anche se le probabili difficoltà che si riscontrano, alla fine sono soltanto apparenti. Termini semplici, dolcezza, argomenti interessanti, ma soprattutto voglia di fare sono le parole chiave per relazionarsi a questi ragazzi. La componente emotiva gioca la sua parte e il ruolo dell’educatore assume sempre più un carattere familiare. E’ difficile alla fine non affezionarsi e tener fuori la partecipazione personale. I risultati che si raggiungono, anche se piccoli talvolta, sono grandi tappe e non bisogna, anzi non si debbono trascurare. Spesso il non contare sul ragazzo e non dargli fiducia costituisce una spinta alla disistima che apre la strada a un processo lungo e tortuoso. Un pizzico d’autonomia in questo caso aiuta ad essere meno fragili. Solo l’amore e la presenza sono le forme più sublimi d’autostima che si pos- sono infondere. In questo caso per amore si intende progetto, sfida e disponibilità a credere. Grazie a queste qualità di anno in anno si accresce la soddisfazione e l’ammirazione per alunni del nostro istituto che superano l’esame di stato, nonostante la presenza di una commissione che può infondere timore e incertezze. Dopo aver assistito in tutta Italia ad episodi di bullismo e di vero razzismo nei confronti di disabili, spontanea è stata la domanda al nostro professore se mai ha affrontato un’esperienza simile. La risposta, secca e decisa, è stata la seguente: “L’accanimento verso il debole è una vigliaccheria”. Risposta che ci trova tutti concordi. Il rapporto invece dell’alunno diversamente abile con la propria classe d’appartenenza e i coetanei è molto più semplice e confidenziale. Fortunatamente, si augura l’insegnante, i giovani di questa scuola non hanno difficoltà ad accettare un ragazzo disabile e di conseguenza ad instaurare un rapporto amichevole. Anzi, l’handicap del ragazzo diviene arricchimento della classe ed elemento accrescitivo dell’esperienza dei singoli alunni. Alla fine “visto da vicino nessuno è normale”, cita un famoso scrittore ed è proprio la “cultura del diverso” a caratterizzare la vita ed essere conquista di civiltà e progresso. ANTONIETTA GALISE Oggigiorno di episodi di bullismo se ne vedono a bizzeffe. Penso che chiunque, almeno una volta nella propria vita, si sia ritrovato ad essere vittima di qualche sopruso. Così come penso sia altrettanto frequente, l’essersi ritrovati a farlo subire, seppur involontariamente, a qualche persona. Ma il bullismo di oggi, non è solo malmenare o prendere in giro chi è piu’ debole di noi, tanto per divertirsi un po’. I bulli di oggi, sebbene siano inchiodati dalla loro ignoranza e dalla loro immaturità, sono cresciuti.Oggi ai classici sfottò, vengono aggiunte dosi massicce di maleducazione, superbia, violenza, vengono orditi soprusi spaventosi e considerati divertimenti, dimenticando totalmente cosa possono significare il rispetto, la tolleranza, la sofferenza. Non conta piu’nulla:né i sentimenti, né le amicizie, né la famiglia. Queste parole non sono solo il frutto di un’attenta riflessione fatta alla luce dei tanti episodi di bullismo citati dai media.Sono le parole di chi è nauseata dal comportamento amorale di questi giovani, di chi non riesce a concepire che, nel 2007, si debba ancora ascoltare di violenze su handicappati, di chi in mezzo a queste ingiustizie c’è stata.La mia esperienza risale agli ultimi due anni delle scuole medie.Non avevo un gran rapporto con i miei compagni, e sinceramente tuttora non capisco il perché.So solo che mi odiavano e che quest’odio lo manifestavano ogni volta che potevano;nella ricreazione, durante le lezioni, nell’atrio al mattino, nei corridoi…Le parolacce, le esortazioni volgari, le offese ai familiari erano i gesti piu’ carini che mi rivolgevano.All’uscita per le scale erano soliti gli spintoni, gli sgambetti, le cartelle o i vocabolari in testa.Io, che sono sempre stata abituata a cavarmela da sola, non avevo detto nulla ai miei genitori.Almeno fino a quando non fu toccato il fondo… E questo accadde un lunedi’, dopo aver fatto educazione fisica. Mentre stavamo risalendo le scale per ritornare in classe, qualcuno mi spinse a terra e mi tenne col viso premuto contro il pavimento, probabilmente perché non guardassi chi fosse.Erano alcuni miei compagni di classe.A turno, ognuno, tra una risata e un gridolino d’eccitazione, cominciò a toccarmi: prima i fianchi, poi le gambe, poi il sedere, poi… Mi minacciarono, dicendomi che mi avrebbero bruciato tutto l’occorrente scolastico, che mi avevano precedentemente rubato, se non avessi “giocato” un po’ con ognuno di loro. Fortunatamente mi salvò un professore che entrava in ritardo.I ragazzi della mia classe furono sospesi e denunciati, prima dalla preside e poi dai miei genitori, ai quali fui costretta a raccontare tutto.E come si dice: tutto è bene, ciò che finisce bene! Un’alunna che preferisce l’anonimato Deboli non sono solo coloro che diventano vittime di episodi di bullismo, ma anche coloro che diventano facile preda di tre mali della gioventù di oggi: il fumo, l’alcool e la droga. Molto spesso, anche a scuola, vediamo dei ragazzi e delle ragazze che si precipitano nei bagni o negli spazi esterni alla scuola, soprattutto durante l’intervallo, per fumare l’ennesima sigaretta quotidiana, senza rendersi conto che danneggiano così la loro salute... e anche la loro tasca! Così come non è raro trovare tanti giovani che trascorrono le loro serate davanti a bar, pub o altri ritrovi a consumare bottiglie di birra, di alcolici o addirittura di superalcolici, soprattutto il sabato sera. Mettendo in questo modo a dura prova il loro fegato e correndo gravi rischi per la loro salute. Ma il pericolo più grave è indubbiamente quello delle droghe, sia leggere che pesanti. Anche tra gli studenti c’è chi non rinuncia allo spinello o chi, per “sballarsi” vuole provare cocaina, eroina, crack o altre sostanze stupefacenti. Infine c’è chi il sabato sera va in discoteca per ballare e divertirsi ma poi è tentato dall’uso smodato di alcool o da droghe come per esempio l’ectasy. Il guaio è che nelle prime ore del mattino, quando oramai è il momento di tornare a casa, si mettono alla guida della loro auto in questo stato confusionale e spesso diventano vittime di incidenti, mortali o tali da procurare loro gravi invalidità. Ecco perchè, cari amici e studenti, bisogna tenersi sempre lontani dalle droghe, qualunque esse siano, perchè ci portano solo in un tunnel senza uscita. (s.c.) numero 3 MAGGIO 2007 Leonardo vola a Parigi MICHELE CANGIANIELLO Parigi è considerata da sempre una delle più belle ed interessanti città d’Europa dal punto di vista culturale, sociale e di costume. La preziosità dei monumenti, la ricchezza di opere d’arte dei musei, il cambiare continuo di una umanità in cammino comunque legata al passato con le strade, i negozi, le brasseries come fondale scenico, fanno della capitale francese il centro di un’Europa che già in passato ruotava intorno a lei. Non è un primato che la città e la Francia vanno cercando, semplicemente si ritiene che tutti gli altri senza “se” e senza “ma” le debbano riconoscere. Questo anno è toccato alla nostra scuola sperimentarlo; infatti le classi quinte, in due gruppi, partendo da Napoli in aereo, hanno avuto la possibilità di visitare la città e di osservare da vicino ogni sua attrattiva. Per quanto riguarda il gruppo partito il 19 marzo, del quale facevo parte, posso con molto piacere stilare un resoconto riguardante il soggiorno delle classi 5°A e 5°B del liceo scientifico L. Da Vinci di Poggiomarino. Dopo la partenza pomeridiana da Napoli, il gruppo è arrivato a Parigi dove ci ha accolto un freddo insolito: pioggia, vento e nevischio che non ci hanno lasciato per tutto il soggiorno. Il nostro albergo, il “Forest Hill”, si trova in zona “La Villette”, corrispondente alla periferia Parigina, comunque all’interno della grande cintura autostradale che permette ai tanti pendolari di spostarsi velocemente in tutti i quartieri di Parigi. Per quanto riguarda un giudizio sull’albergo, che provvedeva anche alla prima colazione del gruppo, posso giudicare in modo positivo il servizio e la pulizia, anche se le stanze assegnateci non abbondavano per spazio. Comunque ci siamo trovati benissimo. La cena della prima serata, in prossimità del canale La Martin, sarà sicuramente ricordata per le ridotte dimensioni del locale, caratteristica che ci ha permesso, però, di stare molto vicini e al caldo, visto il freddo insolito. Dopo questa digressione ritorno al resoconto vero e proprio. Il giorno seguente le classi hanno effettuato un “tour” della città in pullman, osservando i suoi monumenti e attraversando le strade principali per tutto il giorno. Questo giro è stato molto utile, in quanto abbiamo avuto in questo modo un’idea complessiva della città. Durante l’escursione ci siamo fermati a “Les Invalides”, dove riposano le spoglie di Napoleone. Ma l’Arco di Trionfo e i grandi boulevards rimarranno sicuramente nella nostra memoria. Il gruppo ha effettuato pranzo e cena quasi sempre al ristorante “Le Saulnier”. Sicuramente non si può dichiarare di aver mangiato bene e la Francia (almeno per quanto riguarda la nostra esperienza) non sarà ricordata certo per la sua rinomata cucina, anche se debbo riconoscere che le crepes comprate dai rivenditori ambulanti, lungo i marciapiedi, hanno saziato i nostri appetiti. Il giorno successivo il gruppo ha visitato la così decantata reggia di Versailles, voluta da Luigi XIV per tener lontana la folla urbana parigina, che in più di una circostanza si era mostrata turbolenta. Gli imponenti giardini, il lusso e lo sfarzo de- gli appartamenti reali e un’ottima guida turistica, hanno fatto sì che la visita sia stata molto interessante e coinvolgente, nonostante la pioggia ed il freddo. Il gruppo ha provveduto personalmente al pranzo per poi ritornare in albergo nel tardo pomeriggio. Di sera le luci della città hanno regalato uno scenario fiabesco: i monumenti illuminati, le strade affollate, la musica dei localini sembrano invogliarti al divertimento, alla spensieratezza e ti danno l’impressione che il tempo non basti mai. Il giorno dopo, 22 marzo, le classi hanno visitato i famosi castelli della Loira, ed in particolare il centro caratteristico di stile medievale di Amboise, dov’è situata la tomba di Leonardo Da Vinci, lo scienziato che dà il nome alla nostra scuola. Il castello è posto entro uno scenario dove il tempo sembra non essere mai passato. Finalmente un raggio di sole! Il gruppo ha piacevolmente pranzato al centro di Amboise in un accogliente e caratteristico ristorante. Da sottolineare però il disagio per lo spostamento da Parigi alla zona della Loira, ubicata nelle campagne francesi. In effetti i castelli meritano altri tempi ed altre condizioni di visita. Il giorno seguente il gruppo ha avuto la mattinata libera per visitare la città, osservando più da vicino monumenti come la “Tour Eiffel”, attrazione principale di Parigi, come “Place de la Concorde” ed altri importanti luoghi. Nel pomeriggio il gruppo ha visitato il museo del “Louvre”, riconosciuto come il più importante al mondo. Al Louvre tutti noi abbiamo potuto visitare la sezione medievale, le testimonianze della Grecia classica e dei reperti romani, e soprattutto la galleria pittorica del Rinascimento italiano, comprese le grandi opere di Leonardo Da Vinci come “La vergine delle rocce” e la famosa “Gioconda”. Inutile dire che l’emozione è stata forte, condita da sentimenti contrastanti: rabbia perché tante opere sono state strappate all’Italia come bottino di guerra; orgoglio perché sono l’attrattiva principale di questo enorme contenitore museale. In serata il gruppo ha visitato ancora una volta la città; il fascino delle notti parigine è incredibile, sembra che la città non dorma mai e che un palpito continuo e irrefrenabile la spinga a non perdere neppure un attimo di tempo. Non posso a tal proposito dimenticare le due splendide serate all’ Hard Rock Caffè. Un’ultima considerazione. La visita a Parigi ci ha permesso anche di portare avanti il progetto “Alternanza Scuola-Lavoro”; infatti ci sono state lezioni e visite tecniche come previste dal progetto. La partenza è stata, inutile dirlo, triste. Sono sicuro che molti di noi, volgendo un ultimo sguardo alla città prima di lasciarla, ha espresso il recondito desiderio di ritornarci. Come portavoce in questo caso del gruppo 5°A e 5°B, vorrei infine ringraziare coloro che con tanta pazienza hanno fatto sì che tale visita si svolgesse in modo educativo ed organizzato; il Dirigente Scolastico prof. Filippo Filosa e i nostri solerti e iperprotettivi accompagnatori: i professori Angela Rainone, Rizziero Ferraro e Salvatore Ciro Nappo (che pazienza!). 6 RIFIUTI In questi giorni i Comuni vesuviani sono di nuovo sommersi dalla “monnezza” per la chiusura delle discariche Paese che vai, problemi che trovi. Il problema comun denominatore dei paesi purtroppo è sempre lo stesso: l’immondizia. Problema che colpisce in particolare la cittadina di Terzigno, afflitta già da svariati problemi strutturali e da continue cattive gestioni amministrative, che accusa in modo molto grave la sovrabbondanza d’immondizia “dormiente” per le strade, soprattutto nei picchi stagionali estivi ed invernali, dove da una parte il caldo torrido, da un’altra le piogge (che diventano veri e propri torrenti a causa della precaria condizione delle strade terzignesi) rendono il problema inaccettabile per la cittadinanza. Le cause di questo dannoso accumulo di rifiuti sono sempre le stesse da decine d’anni: la mancanza sul suolo territoriale di un termovalorizzatore che smaltisca definitivamente la nostra spazzatura, la mancata efficienza dei numerosi tentativi di raccolta differenziata e soprattutto lo spirito consumista che è sempre più intriso nel tessuto sociale. Le problematiche non nascono in ogni modo esclusivamente da un’etica autolesiva della società vesuviana, ma soprattutto dalla speculazione camorristica che le associazioni a delinquere, già piaghe della comunità per diversi fattori, impongono con traffici illegali d’immondizia e con la creazione di numerose discariche abusive. Siccome le possibilità della società non permettono la risoluzione del problema camorristico, che è di competenza delle forze dell’ordine, bisogna analizzare come si è avuta questa involuzione etica da parte della società odierna nei confronti della gestione comunitaria dei rifiuti. Attraverso dei calcoli statistici, effettuati con moduli standard per di- Ho appurato che i rifiuti di quando lei aveva la mia età erano diversissimi da quelli a cui siamo oggi abituati. Innanzitutto, la parola “rifiuto” nel senso di spazzatura non esisteva per niente: ogni cosa non veniva gettata via in quanto era utile per altre attività e per altre persone. A quei tempi - all’incirca 70 anni fa – non esistevano sacchetti di plastica nei quali riporre la spesa, ma ogni massaia, andando a far compere, portava con sé un panno largo a quadrettoni, i cosiddetti “maccature ‘e colore” – come dice mia nonna – grossi e capienti, dove riporre la frutta, il pane e tutto il necessario. A quel tempo quasi tutti possedevano pezzi di terra, così il materiale organico veniva usato come concime e tuttora è abitudine di mia nonna l’utilizzo di questa pratica. La cosa più simpatica che mia nonna mi ha raccontato è che ogni giorno per le strada passava “ o piattaro cu’a carretta e’o ciucciariello” gridando “ ‘o piattaro! E panne vecchie” Bella verse categorie di persone, si evince che la generazione antecedente attuava perfettamente un lavoro di riciclo dei materiali inorganici ed uno smaltimento sistematico di quelli organici. Da settant’anni a questa parte l’involuzione. Anzitutto l’opera di riciclo era agevolata dal mancato utilizzo di materiali plastici, caratterizzati dalla difficile biodegradabilità e dal poco permissivo riutilizzo; inoltre materiali ferrosi e di vetro soprattutto, non erano prodotti in quantità industriali tali da creare il successivo fenomeno del consumismo ma riutilizzati e talvolta scambiati con rigattieri. Le fonti che permettono queste analisi, ricavate con interviste a persone della vecchia generazione, marcano un consumo veramente esiguo dei rifiuti, che a paragone con i dati odierni è pressoché nullo. Infatti è esorbitante la quantità di rifiuti oggi prodotta ed è molto vasta la gamma di rifiuti prodotti dai nuclei familiari vesuviani. Statistiche che usano come campione famiglie con quattro o più componenti, rile- Com’è noto la questione dei rifiuti è un problema complesso, con molte incognite. La raccolta differenziata, a Poggiomarino, ha avuto inizio a partire dall’anno 1999. Sicuramente rispetto al passato un miglioramento è stato registrato, ma le nostre strade sono ancora intasate da cumuli di spazzatura. Ciò è dovuto, si, all’inciviltà di tante persone, le quali dovrebbero essere riedu- gè!” per attirare le persone. Tutti i bambini, dopo aver raccolto i panni vecchi o gli stracci in un sacchetto o in una “cascetta”, correvano intorno a quel carrettino e barattavano i loro oggetti con il “piattaro”, questi li pesava e in base al loro peso barattava piatti, bicchieri, vasi e recipienti di terra cotta. Questo carretto aveva dei sacchi laterali in cui venivano riposti tutti gli stracci, mentre sopra c’erano tanti piatti, bicchieri, vasi e recipienti. C’era inoltre anche il carro che raccoglieva il ferro vecchio. Altri invece, sempre in cambio di panni vecchi, davano delle stecche di liquirizia allora chiamate “maurizie” oppure la “rattata”, granita che non veniva consumata in appositi recipienti ma sorseggiata tra le mani. Quando ho chiesto dove finivano poi i ferri vecchi e i panni, mia nonna non ha saputo darmi una risposta, anche se è facilmente intuibile che questi rifiuti venivano riciclati o riutilizzati in altri modi. vano che circa il 35% dei rifiuti prodotti è costituito da materiale plastico ed il 30% da materiale vetroso. L’introduzione significativa della componente plastica nei rifiuti di tutti i giorni, s’aggrava ancor di più quando la mancata raccolta differenziata è connessa alla disinformazione delle famiglie: il 50% dei nuclei familiari analizzati conosce esclusivamente l’utilizzo delle discariche per lo smaltimento dell’immondizia. La disinformazione, che ha da sempre agevolato l’attività camorristica, svolge un ruolo rilevante nella creazione dei termovalorizzatori che, a causa appunto dell’ignoranza, vengono considerati come dei mostri edilizi aventi come funzione esclusiva l’incenerimento delle sostanze inorganiche. L’utilizzo dei termovalorizzatori rappresenterebbe, invece, la soluzione del problema spazzatura che, secondo l’andazzo degli ultimi anni, ben presto diventerà imponente simbolo di una società degradata. P.A. cate sotto questo punto di vista, ma non solo. Infatti ci sono dei gravi problemi a livello di smaltimento dei rifiuti. A tal proposito abbiamo intervistato un funzionario comunale, Giovanni Conza. Come si svolge la raccolta rifiuti a Poggiomarino? «La raccolta dei rifiuti nel nostro paese si svolge con la modalità “porta a porta”: i cittadini devono conferire i rifiuti sul piano stradale, in sacchetti idonei, accanto alla propria abitazione dalle 22:00 della sera precedente al giorno del prelievo indicato sul calendario. La mattina seguente i rifiuti sono prelevati dagli operatori della Leucopetra». Qual è la destinazione dei rifiuti? «I rifiuti dovrebbero essere portati ad un apposito impianto di smaltimento ma per il nostro comune non ne esiste uno di riferimento. Quindi i rifiuti restano anche per molti giorni sui camion in attesa che si liberi una discarica». Crede che i cittadini poggiomarinesi siano abbastanza attenti a questo problema? «Anche grazie alle campagne di sensibilizzazione ,per i primi anni la raccolta ha dato numero 3 MAGGIO 2007 PASQUALE AURICCHIO Uno dei maggiori problemi che attualmente affligge il nostro pianeta è quello dello smaltimento dei rifiuti. Secondo alcuni esperti, infatti, continuando con l’attuale ritmo di consumo, nell’arco dei prossimi quattro secoli le conseguenze sia sul piano igienico che su quello dello spreco di preziose risorse, saranno catastrofiche. Eppure già oggi esistono vari sistemi per produrre meno rifiuti e riciclare quelli che vanno a finire nelle discariche, ormai insufficienti. Per ridurre la quantità di rifiuti, è importante riuscire ad ottenere una collaborazione degli stessi cittadini; in primis bisognerebbe evitare di acquistare le utilissime merci “usa e getta” che fanno aumentare a dismisura i cumuli d’immondizia. Poiché non è possibile rimuovere totalmente i rifiuti, si può agire con la “raccolta differenziata”. Nel nostro Paese, la Legge n°441 del 1987 obbliga i Comuni ad effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani pericolosi, mentre quella n°475 del 1988 estende la raccolta a tutta la spazzatura. Nonostante l’esistenza di queste leggi tanti sono i paesi dove non è ancora stata attuata la raccolta differenziata. Infatti anche nel nostro Comune, Terzigno, non è stata ancora organizzata alcuna raccolta che preveda il riciclaggio dei rifiuti, ignorando un atto deliberativo presente negli archivi comunali. Il conferimento dei rifiuti alle discariche, inoltre, è controllato dalla Provincia che prevede lo smaltimento di soli ventidue quintali quotidiani; questo controllo è stato attuato al fine di sollecitare al riciclaggio tutti i paesi, compreso Terzigno! Le strade, ormai, sono divenute impraticabili e l’assenza di cassonetti obbliga i cittadini a depositare l’immondizia in ogni angolo. Ciò nei mesi scorsi ha spinto numerosi studenti a manifestare, con l’intento di invogliare le autorità alla risoluzione del problema, ma soprattutto al prelevamento dei cumuli d’ immondizia là dove sono presenti degli edifici scolastici. I numerosi sforzi, però, sono stati vani, tanto è vero che ormai è giusto affermare che non ci troviamo a vivere in un paese, poiché Terzigno è paragonabile ad un’ enorme discarica. Una discarica in cui ben presto le persone, per le enormi quantità di rifiuti prodotti, saranno obbligate a sistemi estremi quale può essere, per esempio, spostare i rifiuti in altri territori circostanti, se non addirittura, come già accade, in mezzo al verde. Le speranza di trasformare Terzigno in un paese più pulito, forse un giorno potrebbe concretizzarsi, ma ciò non dipende da una sola persona, bensì da tutti noi uniti dall’obbiettivo comune di rendere il paese in cui viviamo un posto migliore. Infine vorremmo fare un appello a tutte le nostre autorità: AIUTATECI AD AIUTARE IL NOSTRO PAESE affinché un giorno i nostri e i vostri figli possano vivere in un mondo più pulito! buoni risultati. Nell’anno 2006 il nostro comune ha addirittura ricevuto un premio dalla regione Campania per la più alta percentuale di rifiuti smaltiti. Ma negli ultimi tempi si è avuto un notevole peggioramento!». Secondo lei quali possono essere le cause di questo peggioramento? «In primis una buona percentuale dei cittadini sono poco attenti al problema e molto spesso ci sono persone, in maggioranza anziani, inadeguatamente informate. Ma il problema principale sta negli impianti non a norma o addirittura inesistenti. A livello comunale, poi, c’è sia il problema di mancanza di personale, sia di macchinari: è incredibile pensare che un paese così vasto abbia solo 5 netturbini e un’unica spazzatrice!». A Poggiomarino è forte la presenza di comunità di stranieri. Il comune si è attivato per informare adeguatamente anche queste persone? «Sì, il comune già ha provveduto a far tradurre gli opuscoli informativi in ben 3 lingue straniere (arabo, cinese e russo). Purtroppo gli stranieri cambiano in continuazione ed è quasi impossibile tenerli informati». MARIA ROSARIA ANNUNZIATA PASQUALE ANNUNZIATA GAETANO RANIERI A suo parere quali possono essere le soluzioni? «Secondo me i consorzi rappresentano la soluzione più adeguata al problema. Purtroppo se ciò non avviene è anche a causa dell’affarismo notevole presente fra coloro che gestiscono questo problema. Per quanto riguarda la campagna di sensibilizzazione, si prevede per l’anno 2008 una ridistribuzione di secchi ,buste ed opuscoli. Inoltre bisognerebbe costruire impianti di smaltimento più vicini alle nostre zone». Alla fine del nostro incontro, il signor Giovanni Conza ha voluto congedarci con due “massime” che non rappresentano altro che la realtà dei fatti. Margaret Thatcher; primo ministro inglese, disse ai giornalisti: “Per far funzionare bene qualcosa basta che ogni parte svolga il suo compito…”. Il capo indiano Seathl della tribù Duwamish in una lettera al presidente degli Stati Uniti Francklin Pierce scrisse: “Uomo bianco continua inquinando il tuo proprio letto e morirai una notte, soffocato dai tuoi stessi rifiuti!”. MARIA GUADAGNO ILARIA SPARACINO UNIVERSITA’ numero 3 MAGGIO 2007 Dopo l’esame di maturità, è il momento di sciogliere l’amletico dubbio. A quale facoltà universitaria devono iscriversi i diplomati? ANGELA GIUGLIANO Arrivare all’università è la meta della maggior parte dei giovani che frequentano soprattutto un liceo, avendo ormai il diploma poca validità. Chi è all’Università vorrebbe tornare indietro ai bei tempi del liceo. Qui di seguito la testimonianza di una neo diplomata proprio del nostro liceo, mia sorella Maria. Da poco è iniziata l’Università, come ti senti? «Sicuramente cresciuta, più matura e responsabile, e sicuramente più forte…» Perché, cos’è cambiato? «Cambiano le abitudini, ti devi spostare, devi saperti orientare e gestire in tutti i sensi, perché l’Università dà tanta autonomia rispetto al li- ceo, ma ciò comporta responsabilità maggiore, un impegno maggiore, una maggiore libertà nel saperti autogestire». Come hai vissuto i primi giorni da universitaria? «Sicuramente ero molto impaurita, soprattutto il primo giorno perché non conoscevo nessuno…Poi con il passare del tempo, le cose sono cambiate ed ora sono molto più serena e tranquilla». Quali sono sostanzialmente le differenze tra istituto superiore e Università? «Tante sono le differenze. Il liceo, soprattut- E’ una bella sensazione. Ritornare qui al Leonardo tra le sue righe, le sue voci, il suo giovane sapore della vita. Bisogna ammetterlo, abbiamo perso qualche colpo, troppe pause, troppe parole soffocate dalle riflessioni. Giornalisti arrugginiti dall’ossessione “futuro” e dagli improrogabili impegni universitari riflettono adesso senza lasciarsi andare ai fiumi di parole di chi ha sete di raccontare… Sembriamo memori di un passato troppo remoto, ma i numeri ci smentiscono: sono passati appena sei mesi da quando lo champagne bagnava i neodiplomati della quinta B. Oggi scorre un video davanti ai nostri occhi, il proiettore della nostra vita ci rende il pubblico del nostro film. Un avvocato, un medico o un ingegnere...: ad ognuno il suo futuro. Ma tra quel fantastico passato ed un (magari roseo) domani c’è da vivere. Magari tra i nostri lettori c’è chi adesso sta scegliendo quale facoltà frequentare o come inserirsi nel mon- 7 Nella foto il rettore dell’università Federico II di Napoli, Guido Trombetti to il nostro, è una piccola comunità, dove “tutti conoscono tutti”; all’Università la cosa è diversa, si è in tanti da tanti paesi differenti e anche di età diversa. Al liceo si era abituati a comunicare e a convivere con 20 o 30 ragazzi della stessa età e talvolta la tolleranza era minima; lì ci si ritrova tra migliaia di persone, quindi i rapporti interpersonale sono difficili, come pure è diverso il rapporto con i professori…». Perché, qual è la figura del professore? «La figura cambia. Non è quella “guida allo studio” che vedi ogni giorno, che impara a conoscerti e a capirti, che t’impartisce le nozioni quasi imboccandoti, che ti segue giorno per giorno invogliandoti a studiare per quelle “odiose” interrogazioni. All’Università si è liberi, sotto questo aspetto, di organizzarsi, di pianificare il proprio studio. I professori, infatti, impartiscono lezioni “imput”; sta poi al singolo approfondire e far proprio l’argomento. L’insegnante non ti segue, ma verifica all’esame». A proposito di esami, come vengono vissuti dagli studenti? «Si dice che l’esame deve essere visto come una discussione tra professore ed allievo,quindi con tranquillità;ma non è così. Quando arriva il giorno prima dell’esame il batticuore c’è sempre, la notte non si dorme e,quindi, si fa tardi la sera. Un esame provoca sempre tanta ansia ed è sempre tanto temuto perché un esame è sempre un esame…». Per finire ritorneresti ai tempi del liceo? «Sì, per la spensieratezza e l’incoscienza che quei tempi comportano. Si rimpiangono quei professori che ripetono le cose fino a perdere il fiato, perchè ormai nessuno ripete nulla. Non è più il professore che rincorre l’alunno, ma è l’alunno diligente che deve correre per tenere il “passo”; cosa che non è facile…. Con questo, ragazzi, non voglio scoraggiarvi, ma invitarvi a riflettere e a continuare a godere di questo momento che per me è stato il più bello di tutto il percorso scolastico». do del lavoro. Fin quando non ci si trova alle prese con libretti universitari, esami, o attività professionali c’è sempre il dubbio della scelta. Successivamente passeranno i dubbi e cominceranno le difficoltà. Sveglia all’alba, siesta in Circumvesuviana, interminabili viaggi in pullman appiccicati come sardine allo sconosciuto di turno… corse per arrivare in orario alle lezioni dove il prof. Tizio non ammette alcun ritardo ma ti addita davanti a 300 persone accusandoti di essere l’imbecille del mattino, e magari invitandoti “con garbo” ad uscire dall’aula e chiudere la porta. Per non parlare poi delle corse per arrivare in sala, magari stai lì prima che arrivino i professori ma è tutto inutile: nell’aula omologata per 200 studenti te ne ritrovi 20 seduti tra i banchi, 180 posti occupati dai quaderni di quei 20, 30 persone a terra … e a te tocca sederti… a terra, nel corridoio laterale, vista panoramica. E se hai la brillante idea di provvedere di persona a portarti uno sgabello da casa ti becchi i rimproveri rabbio- CONSIGLIA ANNUNZIATA Come ti chiami? «Lucia Annunziata». Quanti anni hai? «Ho 19 anni». Cosa fai nella vita? «Studio. Frequento il primo anno di Ingegneria Biomedica». Ci spieghi di cosa si tratta? «Ingegneria biomedica è una branca dell’ingegneria che utilizza le metodologie e le tecnologie dell’ingegneria per comprendere e risolvere problematiche d’interesse medico-biologico, Per poter svolgere il proprio lavoro l’ingegnere biomedico deve, non soltanto conoscere i metodi e gli strumenti dell’ingegneria classica, ma anche le problematiche nei campi della medicina e della biologia. Per questo motivo la preparazione dell’ingegnere biomedico deve comprendere conoscenze di anatomia, biologia, fisiologia, patologia; oltre ovviamente alle conoscenze ingegneristiche di base come matematica, fisica, meccanica, chimica, energetica, elettronica, e gestionale». Quale scuola superiore hai frequentato? «Ho conseguito il diploma lo scorso anno al Liceo Scientifico di Terzigno, con 100/100». Noti delle grandi differenze tra il liceo e l’università? «Sì, ce ne sono tante. Sicuramente l’università è più impegnativa rispetto al liceo, ma ciò che aumenta questo divario è la differenza tra l’ambiente liceale e quello universitario. All’università, infatti, non c’è più quell’ ambiente familiare composto da una classe di 20-30 alunni e da professori comprensivi e disponibili a rispiegare, anche per un solo alunno che non si del collaboratore di turno! A terra in ogni caso. Per non parlare poi delle lezioni di laboratorio, interminabili minuti trascorsi in una nevrotica attesa: aspetti che escano dall’aula i tuoi colleghi del corso precedente per trovare anche lì un posto a sedere… ma chi come te ha fatto la fila in primis davanti all’uscio del laboratorio ora occupa un posto con il suo sedere, un altro con il casco, un altro col giubbotto e se provi ad avvicinarti alla sedia vuota è lì solo perché è un’arma mortale, manca di un piede. Ma la lotta non finisce qui: il corso di laboratorio è sacrosanto per qualsiasi studente universitario: o frequenti, o sei bocciato. E allora la sfida continua: il corso è pratico, 4 ore di esercizi passati a districarti tra squadre, compassi, misure e… caccia alla sedia! Viaggi tra i piani dell’università alla ricerca di una sedia e finalmente ne vedi una da lontano: entri nell’aula, noncurante del fatto che una povera ragazza lì seduta colloquia con un insegnante in sede d’esame, e altre 20 persone come te entrano pro- capisce o che magari è stato assente alla precedente lezione, ma ci sono classi di 100-150 alunni con professori che non conoscono il nome di nessuno e che di certo non rispiegano nulla. All’università non c’è nessuno che ti segue o avverte casa se nota un peggioramento nel tuo rendimento, ci sei solamente tu con la tua determinazione, unico strumento per andare avanti». Credi che il liceo che hai frequentato ti abbia dato un’adeguata preparazione per affrontare gli studi universitari ed in particolare la facoltà che hai intrapreso? «Sì, credo che la scuola che ho frequentato mi abbia dato una preparazione se non approfondita quanto meno completa e adeguata a qualsiasi corso di studi. Io, personalmente, non ho avuto problemi in matematica e fisica e ho incontrato difficoltà solo in informatica, una materia per me completamente nuova». Per te è stato difficile scegliere la facoltà universitaria da intraprendere? «All’inizio ero del tutto disorientata...poi visto che fin da bambina sono stata portata per la matematica, ho scartato le facoltà umanistiche e ho concentrato la mia attenzione sulle facoltà di ingegneria. Tramite l’orientamento fatto a scuola e gli opuscoli distribuiti dalle varie università ho conosciuto la facoltà di ingegneria biomedica; navigando poi su internet mi sono documentata su esami, sbocchi professionali e sedi. Alla fine ho scelto!». Se potessi tornare indietro rifaresti la stessa scelta universitaria? «Sì, rifarei la stessa scelta, certo bisogna studiare molto, però credo che sia una facoltà interessante e ho già avuto una piccola soddisfazione con il ventinove del mio primo esame». prio lì per rubare la sedia! Obiettivo raggiunto: peccato che nel frattempo il docente del corso di laboratorio abbia già fatto l’appello e tu non c’eri… Ma per fortuna questo film non è proprio così comico… la regia cambia, gli attori siamo noi, ed in ogni caso si cresce. Proseliti della cultura umana e scientifica affascinano gli studenti con la loro passione, facendoti sconfiggere anche la noia più leopardiana nel leggere un libro di mille pagine. L’università è un po’ come una grande città: respiri l’aria cosmopolita di una vita sociale giovane, allargata, politica purtroppo. Ma il respiro della libertà è la novità migliore: assumi la responsabilità del dovere per poter essere. Gli spazi messi a disposizione degli studenti sono un monopolio: laboratori, biblioteche, sale studio, sale lettura, mense, prati ispiratori delle più belle giornate di studio, libertà, libertà degli occhi, libertà della mente, dell’apprendimento. Basta avere l’umiltà di ascoltare, non la presunzione di essere, ma il sogno di diventare. LEA Giornale scolastico dell’Istituto Superiore “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino - Terzigno. In collaborazione con il settimanale TorreSette Periodico di Torre Annunziata (Na) Via Carlo Poerio, 18 Tel/Fax 0818613922 e-mail: [email protected] Sito internet: www.torresette.it Stampa: New Grafiche Somma Cast/mmare di Stabia Impaginazione a cura di Benni Gagliardi UN GRAZIE AI PROFESSORI Le redazioni di Poggiomarino e di Terzigno ringraziano il dirigente scolastico Filippo Filosa e tutti i professori per la collaborazione ricevuta, in particolare i docenti Salvatore Cardone, Umberto Atripaldi, Salvatore Nappo