La comunicazione organizzativa 1. Cos’è la comunicazione organizzativa 2. Ruolo della comunicazione organizzativa 3. Forme della comunicazione organizzativa 4. Strumenti della comunicazione organizzativa 1. Cos’è la comunicazione organizzativa La comunicazione interna è quella forma di comunicazione rivolta alle risorse dell’organizzazione e finalizzata a: mantenere la coerenza e l’equilibrio culturale e valoriale all’interno della struttura (obiettivo strategico); informare, motivare, formare il personale (obiettivo gestionale); orientare i comportamenti in conformità alle norme e alle procedure aziendali (obiettivo operativo) 1. Cos’è la comunicazione organizzativa La comunicazione organizzativa ha un ambito più ampio della comunicazione interna. Oltre al pubblico interno, essa deve raggiungere tutti quei soggetti che hanno un rapporto strategico continuativo e di interdipendenza con l’impresa (stakeholder primari). Target: i dipendenti, i collaboratori, i sindacati, i clienti effettivi e potenziali , le istituzioni, l’opinione pubblica e i soggetti influenti. La diffusione della comunicazione interna nelle imprese Anno % grandi imprese che svolgono comunicazione interna % grandi imprese che hanno un’unità organizzativa di comunicazione interna 1996 87 52.5 2000 89.5 74.8 L’82.4% delle grandi imprese europee svolge attività di comunicazione interna (Collesei, 1996) Fonte: Invernizzi (1996) e Invernizzi (2000) La diffusione della comunicazione interna nelle imprese Esiste una correlazione tra innovazione organizzativa e presenza di attività di comunicazione organizzativa? Non esiste rapporto di causalità (Invernizzi, 2000) Spesso è proprio la presenza di un’attività di comunicazione interna che spinge all’innovazione organizzativa. Il rapporto tra sviluppo organizzativo e comunicazione può essere di influenza e rinforzo reciproco, di causalità circolare. Il caso: Il comune di Bologna e l’innovazione spinta dalla comunicazione interna. Soggetto: Comune di Bologna Obiettivo: creare un filo diretto con i cittadini, incrementare l’efficienza e l’efficacia delle relazioni tra cittadini e PA, evoluzione della cultura interna verso una maggiore qualità dei servizi erogati. Azione: istituzione di una Direzione dei servizi di informazione e relazioni pubbliche Istituzione di un Centro di Informazione Comunale (CIC). Il caso: Il comune di Bologna e l’innovazione spinta dalla comunicazione interna. L'Ufficio per le Relazioni con il Pubblico del Comune di Bologna è la più importante struttura comunale interamente dedicata alla comunicazione con i cittadini. Suoi scopi fondamentali sono: informare su prestazioni, servizi, attività normative e strutture dell'Amministrazione; informare e rendere possibile l'accesso alle procedure dell'Ente; informare sull'attività degli Enti e delle Amministrazioni non comunali che aderiscono all'URP; far conoscere il calendario dei principali avvenimenti cittadini; verificare il gradimento dei servizi per ottimizzarne e migliorarne la qualità. Il caso: Il comune di Bologna e l’innovazione spinta dalla comunicazione interna. Conseguenze: le richieste dei cittadini (ex. stato di avanzamento di una pratica) ha stimolato nel tempo la cooperazione dei vari compartimenti organizzativi. Le critiche che attraverso il CIC sono arrivate ai dipartimenti che presentavano malfunzionamenti hanno innescato cambiamenti organizzativi grazie a forme di controllo sociale. Il caso: Il comune di Bologna e l’innovazione spinta dalla comunicazione interna. Risultati: Affermazione e diffusione della cultura della trasparenza e della comunicazione. Maggiore disponibilità a trasferire informazioni ai cittadini; Tenere conto delle esigenze di comunicazione verso il pubblico quando si definiscono provvedimenti amministrativi; Ampliamento del ruolo informativo del personale di front office; Integrazione interna fra uffici e settori. Il passaggio dalla comunicazione interna alla comunicazione organizzativa La comunicazione interna si è evoluta con l’evolvere delle forme organizzative prevalenti e delle relazioni con gli interlocutori esterni. Nel passaggio dal modello organizzativo burocratico-funzionale al modello organico e reticolare, il ruolo della comunicazione si è evoluto nelle forme e nei contenuti. 2. Ruolo della comunicazione organizzativa. Modello organizzativo Ruolo della comunicazione Forme della comunicazione Impresa gerarchicofunzionale Ruolo autoconservativo Insieme di ordini, procedure per garantire il funzionamento e l’efficienza organizzativa Impresa organica (unità di business) Ruolo espansivo Gli scambi si arricchiscono e sono funzionali ad accrescere la competitività dell’impresa e delle sue unità. La comunicazione favorisce lo scambio informativo e veicola sollecitazioni a cambiamenti individuali e di gruppo. Strumento di cambiamento e di aumento dell’efficacia organizzativa Impresa a network Ruolo di integrazione La comunicazione interna risponde a bisogni informativi specifici e strategici, favorisce l’arricchimento delle persone, monitorando e diffondendo sistematicamente informazioni, saperi, competenze. 2. Ruolo della comunicazione organizzativa. Il cambiamento nelle organizzazioni 2. Ruolo della comunicazione organizzativa. La leadership gestionale 2. Ruolo della comunicazione organizzativa. La partecipazione delle risorse umane 3. Forme della comunicazione organizzativa Le dimensioni della comunicazione organizzativa: La comunicazione rivolta all’interno dell’impresa; La comunicazione rivolta alla “struttura ampliata”; La comunicazione rivolta al mercato del lavoro 3. Forme della comunicazione organizzativa I quattro livelli della comunicazione organizzativa: La comunicazione funzionale; La comunicazione strategica; La comunicazione formativa; La comunicazione creativa. Sono presenti, seppur a diverso livello, in tutte le imprese. Si differenziano per il contenuto comunicazionale, per gli obiettivi e per gli strumenti impiegati. 3. Forme della comunicazione organizzativa La comunicazione funzionale: Tratta le informazioni di tipo operativo necessarie a supportare i processi produttivi e gestionali interni e l’attività degli operatori di front-line. Supporta i processi di cooperazione produttiva esterni (subfornitura, franchising) e di vendita. È svolta da manager di linea con eventuale supporto dell’ente specializzato in comunicazione È sovente di tipo mediato, ma tende sempre più a diventare di tipo interpersonale nelle organizzazioni a rete Gli strumenti sono: i colloqui, le riunioni di lavoro, le bacheche, le circolari informative e le lettere, gli opuscoli e le riviste, i manuali. Contenuti: informazioni necessarie al personale di front office, informazioni scambiate fra dipendenti di settori diversi, istruzioni che i capi impartiscono ai collaboratori,… 3. Forme della comunicazione organizzativa La comunicazione strategica: riguarda le informazioni necessarie a far conoscere l’impresa, le strategie, le politiche e le attività che vanno rese note ai diversi pubblici interni ed esterni (dipendenti, investitori, fornitori, distributori, clienti effettivi) Gli strumenti sono: le riviste aziendali, le interviste rilasciate dal top management, le brochure, le inserzioni a pagamento, le pubblicità su riviste. Crescente rilevanza ha la comunicazione interpersonale fra manager e collaboratori. Esempio di comunicazione interpersonale strutturata è la comunicazione a cascata. 3. Forme della comunicazione organizzativa La comunicazione formativa: riguarda l’attività formativa effettuata sia sui luoghi di lavoro, sia in contesti formativi specifici. Può essere rivolta a segmenti di pubblici interni o esterni ed è gestita da professionisti della formazione o da manager di linea. Gli strumenti sono quelli tipici della formazione d’aula e la comunicazione formativa di tipo interpersonale (training on the job) 3. Forme della comunicazione organizzativa La comunicazione creativa: È quella che si attua nelle occasioni di scambio e dialogo sia orizzontale che verticale dove il sapere si trasferisce e si crea spesso in modo informale (gruppi di miglioramento nell’ambito di programmi di Qualità Totale, task force, gruppi di progettazione interfunzionali, relazioni con settori di clienti per conoscerne bisogni e rispondere ad esigenze particolari Gli strumenti sono: il brainstorming, la comunicazione informale, anche mediata (e-mail, groupware,…) focus group Programma di Qualità totale Il diagramma CEDAC E’ un tabellone schematizzabile in due parti: LATO DEGLI EFFETTI: grafici per il monitoraggio dell’andamento del progetto LATO DELLE CAUSE/SOLUZIONI: interventi tesi all’individuazione di cause e soluzioni del problema Programma di Qualità totale Cosa fare per gestire un progetto CEDAC Definire i parametri per misurare i risultati delle azioni di miglioramento Definire la frequenza di raccolta dei parametri Definire l'obiettivo di miglioramento Organizzare una riunione di presentazione dello strumento Valutare e implementare le idee di miglioramento Standardizzare le idee che si sono dimostrate efficaci Programma di Qualità totale Definizione dei parametri I parametri devono essere: Misurabili (Fattibilità) Riferiti al problema: indicatori di prestazione e di correlazione Rappresentabili agevolmente su grafico per consentire la "gestione a vista" Importante: la raccolta dei dati non deve essere onerosa in termini di costo e di tempo Programma di Qualità totale Definizione dell'obiettivo di miglioramento L’obiettivo, identificato anche sul diagramma, deve essere quantitativo e temporale Può essere variato durante lo svolgimento del progetto se:E' stato raggiunto prima del previsto Si è rivelato troppo ambizioso Programma di Qualità totale Compilazione dei cartellini delle cause (autonoma o attivata) Devono contenere cause, fatti, difficoltà oggettive, ostacoli Devono essere scritti in modo leggibile (stampatello) Devono essere compilati usando frasi complete Devono contenere una sola causa Devono essere datati, firmati e numerati progressivamente Programma di Qualità totale Compilazione dei cartellini delle idee di miglioramento Devono contenere un'unica idea di miglioramento concreta e specifica (i messaggi di sensibilizzazione non servono!) Devono essere compilati usando frasi complete Devono essere scritti in modo leggibile Devono essere datati, firmati e numerati (causa di riferimento) Programma di Qualità totale Valutazione e implementazione delle idee di miglioramento Questa fase viene gestita dal Cedac Leader che coinvolge le persone ritenute più competenti per l'analisi dell'idea. Molto spesso viene interpellata la persona che ha suggerito l'idea La valutazione effettuata va evidenziata con un'apposita simbologia: Es. visto, non interessante idea buona idea non applicabile idea pianificata idea in prova prova negativa standard Il caso: Grand Soleil Un’uscita a quattro. Alfio propone a Giuliana un pranzo conviviale con quella coppia di amici, così trova un grazioso ristorante con vista sul mare. Il posto è completamente arredato di bianco e disseminato di limoni. Piante di limone. Fruttiere colme di limoni. Il pranzo è evidentemente molto noioso. I commensali si trovano in quella sgradevole condizione in cui non si sa di cosa parlare; Carlotta confabula con il cameriere. Egli sa cosa far arrivare su quel tavolo, per intrecciare, incarnare in un solo unico prodotto le esigenti richieste e recita con solennità: i Signori desiderano un Gran Dessert preparato con ingredienti Semplici e Genuini che delizi il Palato e favorisca la Digestione? L’inquadratura cambia e si vedono due assistenti con le spalle rivolte verso il banco da lavoro, che agitano il PRODOTTO. Da quella minimale procedura di preparazione arriva il cremoso dolce bianco, che i nostri quattro amici avidamente mangeranno. A Carlotta poi scappa il ruttino, caricando di irresistibile ilarità questo gran finale corroborato dall’occhiata complice che la stessa scambia con il vecchio cameriere. Il caso: Grand Soleil Ci sono prodotti che pur arrivando sul mercato in sordina raggiungono poi una popolarità straordinaria, e degli altri sui quali si spende molta fatica e si investe probabilmente molto denaro. In vita mia ho rifiutato più Grand Soleil al supermercato dopo le insistenti proposte delle venditrici, che accendini da senegalesi a spasso per il centro. Il Gran Soleil ha avuto esposizioni di grande rilievo in diversi supermercati. Mi sono sempre chiesto perché abbiano voluto puntare così tanto su questo gelato. Perché è questa l’idea che mi sono sempre fatto, dopo tutti questi spot, tutta questa promozione, queste offerte lancio, voglio dire: sembra che si siano messi lì a tavolino decidendo di creare IL PRODOTTO. Lo snack (chiamatelo come vi pare) che non ci scorderemo mai. Il caso: Grand Soleil La confezione è piccolina, un quadrotto di circa 10 cm di lato. Il primo problema che si pone non sta tanto nella grafica (gradevole, forse scontata, ma adeguata alla tipologia di prodotto), quanto nella presentazione: cos’è questo Gran Soleil? Come lo si potrebbe definire? E’ un gelato? E’ uno snack? E’ uno snack gelato? Si rivolge davvero alle varie Carlotta del mondo che vogliono il dolcetto dopo il pasto? 2. Ruolo della comunicazione organizzativa. Top-down Strategica istituzionale Finalità funzionamento funzionale Finalità culturale Formativa creativa Bottom-up 3. Strumenti della comunicazione organizzativa Top-down Procedure Comunità di pratica Chiosco Finalità funzionamento Database integrati Gruppi di lavoro Piano strategico Sistema degli obiettivi Staff meeting Intranet e posta elettronica Presentazioni a convention strategiche Formazione comportamentale Coaching e team coaching Letteratura aziendale Riunioni tecniche Eventi aziendali Finalità culturale Sistemi di gestione competenze Comunità di pratica spontanee Formazione allo sviluppo Forum Bottom-up Strumenti di divulgazione informativa Pubblicistica aziendale Pubblicistica aziendale La comunità di pratica spontanea aggregazione dei propri membri che, attraverso la condivisione di conoscenze, favoriscono processi di apprendimento alla pari. Comunità di pratica Le comunità di pratica 1. Gruppi di lavoro: si tratta di un'aggregazione formale, in genere limitata nel tempo e nel compito, orientata alla realizzazione di un progetto o alla risoluzione di un problema. 2. Comunità di pratica: sono caratterizzate dalla spontanea aggregazione dei propri membri che, attraverso la condivisione di conoscenze, favoriscono processi di apprendimento alla pari. 3. Comunità delle migliori pratiche: una un'aggregazione il cui scopo è quello di condividere pratiche già sperimentate e valutate come "migliori". 4. Gruppo d'interesse: aggregazione informale tesa a diffondere informazioni, mettere in contatto e far interloquire coloro che condividono interessi comuni. 5. Reti informali: non si tratta di una vera e propria aggregazione, quanto piuttosto di un canale finalizzato alla circolazione di materiali, documenti e informazioni all'interno di un network professionale. Le comunità di pratica Le comunità di pratica Eventi motivanti: outdoor training “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco" - Confucio - Il museo d’impresa Forma addizionale e complementare agli strumenti del communication mix È uno strumento di comunicazione istituzionale: consolida il posizionamento aziendale E’ strumento di comunicazione interna: funzione motivazionale E’ strumento di marketing: fonte di ispirazione per designer, creativi e marketer impegnati nella progettazione di nuovi prodotti Il museo d’impresa La collezione d’impresa: raccolta non strutturata di oggetti significativi della storia dell’impresa. Non accessibile al pubblico se non su richiesta. L’archivio d’impresa: documenti ufficiali, carteggi, documenti societari storici, onorificenze, macchinari, progetti. E’ accessibile a pubblico selezionato: esperti di settore. Il museo d’impresa Musei industriali: finalità storico-culturale Musei distrettuali: finalità di sviluppo del territorio, turismo culturale (ex. Museo scarpone, musei di imprese fiorentine) Musei d’impresa: Appartiene all’impresa, Localizzato in stabili dell’impresa Funzione di comunicazione aziendale Il museo come strumento di comunicazione istituzionale L’attenzione è focalizzata sui valori, meriti, sulla responsabilità sociale dell’impresa Focus della comunicazione è l’impresa come istituzione Target eterogeneo: clienti, istituzioni, gruppi di interesse Efficacia nel lungo periodo: influenza sulle percezioni e gli atteggiamenti verso l’impresa Il museo d’impresa Attenzione selettiva ridotta: il fruitore ha interesse a visitare e reperire informazioni ed esperienze Distorsione selettiva alta: l’esperienza può provocare dissonanza cognitiva rispetto alle aspettative e tradursi in un incremento di attenzione e ricerca di approfondimento Ricordo selettivo: l’esperienza olistica, a livello razionale ed emozionale, influisce sulla memoria a lungo termine, creando disposizione positiva verso l’impresa. IL museo di Chicco Il caso: Sintesi La comunicazione organizzativa costituisce parte integrante dei processi decisionali e dei rapporti con gli ambienti esterni. Viene usata per definire e condividere la missione e i valori d’impresa; Per sviluppare la qualità dei prodotti e dei servizi; Favorisce la visibilità all’interno e all’esterno di tutta l’organizzazione , delle sue attività, delle sue politiche e dei cambiamenti in corso Sintesi Per una comunicazione organizzativa efficace occorre: Sviluppare un unico e forte sistema di valori cui riferire la comunicazione sia interna che esterna; Usare codici linguistici analoghi fra tutte le forme comunicative d’impresa. Riferimenti per lo studio e l’approfondimento Pastore, Vernuccio (2008) Impresa e comunicazione, Apogeo, capp.6-20 Per approfondimenti si suggerisce la lettura di: Cocco G. (2008) La comunicazione interna, Milano: Franco Angeli. Invernizzi E. (2000) La comunicazione organizzativa. Teorie, modelli e metodi. Milano: Giuffrè.