gli ex i e n a i g i t r A de Via Magenta 4 Monza “SEMPLICEMENTE PADRE” Domenica 25 febbraio ci siamo recati a Brescia presso l’auditorium Santa Barbara (Colombo, Marchesi, Andreatta) ad assistere all’anteprima di questa rappresentazione teatrale presentata dal gruppo teatrale “La Betulla” di Brescia dal titolo “Semplicemente Padre” di Bruno Frusca, una narrazione in forma drammatica della vita e dell’opera del beato Lodovico Pavoni, nostro fondatore. La nostra impressione: “veramente un’opera che merita di essere vista” specie da tutti gli ex allievi ed anche da tutte le persone che amano le cose belle e giuste, un’opera che mette bene in evidenza ciò che ha vissuto e passato il nostro fondatore nel corso della sua vita e l’amore che ha avuto verso i più deboli e che ha lasciato in eredità alla congregazione dei figli di Maria Immacolata. Speriamo si riesca a rappresentarla nelle varie città dove gli “Artigianelli” vivono. E... tanti, tanti complimenti agli Ex di Brescia per la loro perfetta organizzazione. Orari “24 ore NON STOP MONDIALE” 26 maggio 2007 - NON MANCATE!!! Chiesa S.S. Trinità (Artigianelli) Monza 00:00 01:00 02:00 03:00 04:00 05:00 06:00 07:00 08:00 09:00 10:00 11:00 12:00 13:00 14:00 15:00 16:00 17:00 18:00 19:00 20:00 21:00 22:00 23:00 Vitória / São Paulo 19:00 Brasília / Elói Mendes 20:00 Belo Horizonte 21:00 Bogotá 21:00 Villavicencio 22:00 Asmara PSC 06:00 Asmara Casa di formazione 07:00 Brescia Pavoniana Brescia Parrocchia / Montagnana Sarno / Pavia Roma San Barnaba Patos de Minas 06:00 Pouso Alegre 07:00 Gama 08:00 São Leopoldo 09:00 Monza Genova Tradate / Milano (Crespi / Parrocchia) Trento / Susá Lonigo / Valladolid Ancora (MI – ROMA) San Sebastián / Albacete Cáceres / Madrid Lagos de Moreno/ Atotonilco 16:00 PAROLE PER STUPIRE Potremmo stupirvi con effetti speciali”: queste parole sono un po’ “l’apriti sesamo” con cui la cultura mediatica apre tutte le porte facendo leva appunto su uno stupore “forzato”, causato da effetti speciali che di volta in volta cercano di afferrare la nostra attenzione e a volte anche il nostro portafoglio. C’è stato perfino un periodo, il Seicento, che aveva come “progetto culturale” quello di quasi “esagerare” nelle varie arti, per proporsi come una nuova fase del pensiero umano: “E’ del poeta il fin la meraviglia, chi non sa far stupir, vada alla striglia!” Ma non c’è Seicento che tenga: ogni stagione per “darsi un volto” cerca di far leva sullo stupore, la meraviglia, l’incantesimo quasi dei suoi prodotti e delle sue rappresentazioni. Adesso poi che con il computer siamo nell’era “virtuale”, apriti cielo: siamo bambini dagli occhi estasiati che “bevono” immagini e suoni a gogò, figli di un”paese delle meraviglie” senza fine. Ma l’uomo e il credente non sono bambini da intrattenere: è un altro lo stupore da risvegliare, sono altre le parole che ci rendono capaci di meraviglia e di gratitudine. E sono parole e fatti che rischiano “l’oscuramento” a vantaggio di altre “antenne” che abbiamo sopra indicato. G.K. Chesterton scriveva: ”Il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, ma per la perdita della meraviglia.” A volte ci sembra di aver perso quasi l’organo stesso della meraviglia, la capacità di stupirci davanti alle piccole e grandi cose che scorrono ogni istante davanti a noi. La fretta, il pressappochismo, la superficialità ci rendono aridi e privi di stupore. La tecnologia moderna ha programmato, incapsulato, schematizzato, previsto tutto. Ma vorrei anche recuperare il senso vero del titolo: parole per stupire. Già da quando ero giovane, ma anche adesso, quando sono solo, mi ripeto a voce alta, parole immortali: Dante, Leopardi, Omero… o mi leggo poesie e prose “pregnanti”. E come non pensare, come credente, alle parole incredibili, bellissime, direi quasi impronunciabili che la Bibbia e i Vangeli ci offrono. Leggersi con calma brani di Isaia, Geremia, Giobbe, Qoelet, il Cantico del Cantici, alcuni Salmi stupendi e le parole di Gesù… Come non stupire di fronte a parole non più penultime ma “ultime”, perché dentro hanno il sapore e il profumo dell’eternità. E allora, concedimi Signore di stupire di fronte ad un piccolo fiore di campo come davanti alla maestà di una montagna, ma lascia che la brocca del mio cuore che porto alla sorgente della tua Parola sia colma della meraviglia e della gratitudine, della felicità e del desiderio di Te. vostro p. Walter Cro nac a 1 aprile 2007 - 200° dall’ordinazione Beato Lodovico Pavoni incontro giovanile e con tutte le persone dal cuore giovane Domenica 1 aprile, abbastanza prestino, pronti via, i soliti 5 del “Pater Nostro” più relative mogli ci siamo recati all’incontro giovanile ed alla fiaccolata Saiano-Brescia. La giornata si presentava piuttosto priovosa e buia, difatti cominciava a piovere ed il cielo non prometteva niente di meglio, ma..... Ore 8,30 eravamo già a Saiano, piccola salita ed eccoci tra i primi all’incontro, visita alla stanza dove morì il beato Pavoni, nel frattempo ecco che arrivano i pullman, ma quanti giovani, tanti tanti... anche tanti amici delle altre associazioni, poi giù per organizzarci per la fiaccolata, facciamo così, no facciamo cosà, quanti siamo, mancano, no eccoli, anzi avanzano, bene rinuncio momentaneamente a partecipare e salgo sulla macchina di Marchesi che doveva essere di supporto, nel frattempo il cielo si apre ed ecco un timido sole apparire.... finalmente..... Via si parte, segui, cambia la torcia, non si accende, riprova, e vai.... tra me penso, sei venuto “apposta” per partecipare perchè devi rinunciarci, così mi faccio passare la fiaccola ed anch’io faccio i miei 200 metri che poi più avanti ripeto. Tutto OK eccoci all’Immacolata di Brescia. Prepara l’altra torcia per entrare in chiesa... gremitissima. Santa messa concelebrata da tutti i nostri padri, molto partecipata da persone “giovani” sia di età che di spirito e cuore, come nell’omelia diceva il padre superiore “padre Pavoni ha sempre avuto ed ha tuttora un cuore giovane aperto a tutti” appunto “semplicemente padre”. Il pomeriggio tutti i giovani al Palabrescia dove tutto era dedicato a loro, piccole rappresentazione e spettacolini degli stessi, infine una spettacolo con musica “giovane” ed al termine due parole di ringraziamento e la chiusura della giornata da parte del superiore. Il pres es Rifl sion i “ Tedoforando” sulle strade del Pavoni La giornata inizia con l'accensione della fiaccola nella stanza del transito del Pavoni a Saiano. Presenti tante, tante persone, confratelli, alunni, ex alunni, simpatizzanti, che dopo l'accensione della fiaccola, si incamminano ai pullman per avviarsi verso la chiesa dell'Immacolata ad attendere l'arrivo dei tedofori. Immaginai di essere uno dei tedofori e pensai a quando mi avessero passato la fiaccola, di correre o più sinceramente di rotolare, verso il prossimo tedoforo (considerate la mia non più giovane età e gli ormai raggiunti limiti di peso). Mentre passavo sul percorso, guardare il magnifico paesaggio e dirmi: certo il Pavoni ha visto queste colline in tempi migliori, quando di esse odorava il profumo della primavera, fortunato fu Lui quando raccoglieva i suoi frutti generosi in estate. Beato lui quando gli si scioglieva il cuore al vedere i fantastici colori dell'autunno. E mentre dicevo beato, mi vennero in mente le beatitudini: “ beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, Beato Pavoni ora che tu vedi Dio, perché tu avendo vissuto la tua vita improntata sulla sincerità delle tue intenzioni, verso quello che Dio ti ispirava, tu pazientemente e tenacemente, hai fatto di tutto per realizzarle, vieni in nostro aiuto. Ispira i giovani affinché vengano a lavorare al tuo progetto, tutto naturalmente finalizzato alla maggior gloria di Dio. Al secondo turno da tedoforo, pensai: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Certamente il Pavoni di fame e sete di giustizia deve averne avuta molta, perché lui vedeva le condizioni di vita in cui vivevano i suoi coetanei, in special modo i giovani. Lui si adoperò più che potè per cercare di risolvere questo problema. Un problema che esiste anche tutt'oggi e che i suoi prosecutori si sforzano e si adoperano per risolverlo. Beato Pavoni, pensaci tu. Ispirali, sostienili, intercedi per loro. Al terzo turno, mi venne in mente: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Il Pavoni di misericordia ne ha avuta molta, accogliendo nel suo ”Pio istituto” tutti quei ragazzi che ne avevano necessità. Certo il Pavoni con la sua condotta di vita si è guadagnato tanti meriti e certamente cercherà e troverà misericordia per noi. Beato Pavoni fa che sul tuo esempio, anche noi abbiamo ad impegnarci per aiutare i tuoi confratelli a portare avanti il tuo discorso fatto di bontà, amore e gratuità. Riandando più tardi a quello che avevo pensato, mi sono accorto che ad ogni beatitudine io ci vedevo il Pavoni. Mi sembra superfluo che per noi, il sapere che il nostro fondatore è nella beatitudine dei santi, è motivo di sano orgoglio, di sana soddisfazione, di sana voglia di emularlo e noi, famiglia pavoniana, siamo sicuri che lui ci aiuterà nel nostro intento di somigliarli almeno un poco; questa speranza è qualcosa che è dentro di noi e che nessuno ci può togliere. Vista la buona riuscita di questo “Pavonian Day” mi è bello pensare che la congregazione Pavoniana e la famiglia pavoniana debbano camminare insieme, tenute per mano dalla “speranza” che cammina tra loro. Alla prossima. F. R. o viam Rice ichiamo bbl e pu Vittorio Minoletti, presente in istituto dal 1945 al 1950 Come mi ero ripromesso, dopo la giornata trascorsa nel mese di maggio in quel di Maggio, dove ho avuto modo di incontrare un ex allievo presente in istituto con me e fare conoscenza con gli attuali dirigenti del direttivo ex allievi, domenica 15 ottobre ho partecipato all’annuale incontro di Monza. Era la prima volta ed ero emozionato al pensiero che avrei sicuramente incontrato altri compagni con i quali ho condiviso la vita collegiale e che non rivedevo da ben 56 anni. E così è stato. Man mano che ci si presentava l’un l’altro la mia mente, dopo un attimo di riflessione, elaborava il tratto somatico di quando questa persona era ragazzo. E scattava immancabilmente tra noi il “rosario” dei ricordi dei momenti belli o meno trascorsi assieme. Altri ricordi mi sono poi rifioriti nella mente durante quella giornata. Ed è appunto di questi ricordi di “artigianello” che è nato in me il desiderio di pubblicarli sul nostro giornalino. Un amarcord invogliato anche dai nostri dinamici amici del direttivo. Sono entrato in istituto l’8 dicembre 1945 e ne sono uscito, non “ufficialmente” il mese di agosto del 1950 e ufficialmente il 1° settembre dello stesso anno. Ed è tra questo lasso di tempo che voglio iniziare questo “mi ritorna in mente”. Tutto il resto dei ricordi descritti non avrà nessuna sequenza cronologica di date, ma sarà scritta man mano che la memoria mi ha sorretto. Il perché non ufficialmente. Dopo aver conseguito, nel mese di giugno la qualifica di tipografo, è nato in me il desiderio di poter esercitare la professione come operaio “fuori”, per dare una mano a mia madre, vedova con sei figli, dei quali ero il maggiore. Al ritorno dalle vacanze a Maggio, dopo una giornata trascorsa in camerata perché indisposto, durante la serata sono fuggito dall’istituto. Con la complicità di mio fratello Armando, apprendista falegname, purtroppo scomparso nel 2001 a 65 anni, dal quale mi sono fatto dare anche i suoi risparmi per acquistare i biglietti per il treno, raccomandandogli di essere sorpreso della mia scomparsa, così da essere scagionato da una sua complicità. Passando dalla chiesa “ho scelto la libertà”. Il giorno dopo, accompagnato da mia madre, ero di nuovo in istituto. Qualche settimana più tardi, il rettore padre Balzarotti, avendo compreso il perché del mio desiderio, acconsentiva che lasciassi definitivamente l’istituto anche se mancavano ancora più di 14 mesi al compimento del 18 anno. Era appunto il 1 settembre 1950. Sono dunque entrato in istituto la sera dell’8 dicembre ‘45. Il primo impatto è stato con una grande camerata, quella dei “piccoli”. Era enorme, con al centro un grosso bidone che fungeva da stufa a segatura che la riscaldava. Tutti in fila per la preghiera prima di coricarci, udivo in lontananza lo sferragliare dei tram in città. Fuori, pensavo, la libertà la mia famiglia e la casa lontani. E’ stato scioccante. Mi sono addormentato piangendo sotto le coperte. Da quel giorno ha inizio la mia vita collegiale con l’approccio, il giorno dopo, al mio primo lavoro, in legatoria. Qualche mese dopo scelsi di fare il tipografo. Quanti libretti di spettacoli teatrali ho composto a mano! Carattere Elzeviro, corpo 8, 9, 10, terziruolo, quadratino, quadrato, quadratone, tondo, corsivo, maiuscoletto, interlinea, giustezza 20. Gli opuscoli, che erano stampati nella nostra stamperia, erano poi venduti dalla casa editrice “Ancora”. Ma vediamo cosa altro mi ricordo. La giornata iniziava assai presto. La sveglia, credo alle 6.30, la pulizia mattutina, il letto da rifare, la Santa Messa, la colazione, il lavoro, il pranzo, ricreazione, la scuola, la benedizione, la cena, il gioco serale, il riposo. Per cinque anni questo è stato il ritmo della vita collegiale, salvo per il periodo estivo che naturalmente era assai più gradito. Niente scuola, riposo pomeridiano e tanto gioco. Quello preferito era il gioco del calcio. In estate si giocava a piedi scalzi, con un pallone di gomma pesantissimo che metteva a dura prova in particolare il “ditone” del piede. In inverno ci si arrangiava calzando scarpacce in disuso a volte sparigliate o con zoccole. Ora sembra impossibile, ma era così. Si organizzavano tornei tra squadre delle diverse professioni oppure campionati nell’ambito della camerata. La sera normalmente si giocava a “bandiera” o a “libero”; sempre a piedi scalzi. Qualche chiodo o vetro nei piedi, una pennellata di tintura di iodio in infermeria e via. In inverno, con la nebbia e con la neve, di giorno si giocava sotto i porticati e di sera ci si ritrovava in alcuni locali, ben distinti per camerata a giocare a monopoli o carte, oppure ci si cimentava, tra chi aveva la possibilità di possedere l’archetto, al traforo. Una parte importante per questa attività erano i seghetti, che rompendosi facilmente erano usati finché si era capaci di tendere l’archetto, e tutto questo per risparmiare qualche centesimo. Alcuni ragazzi erano precisi in questa attività, realizzando dei veri capolavori. In estate ci aspettava la vacanza. Si partiva, tutti con la divisa color grigio, con il treno da Monza fino a Lecco. Quindi si affrontava il percorso per giungere a destinazione a piedi. Prima tra le vie della cittadina lariana dove, mi sembra di sentirlo ancora, dalle officine aleggiava l’odore della lavorazione del ferro, dai chiodi a tutti i prodotti da lui derivati. Poi si affrontava la salita di Bobbio per arrivare poi alla meta. Lo stesso percorso, sempre a piedi, per il ritorno. Il traffico automobilistico era, a quel tempo, quasi nullo. Eppure un anno, sui tornanti della salita di Bobbio, un ragazzo fu investito da una macchina. Nel 1946, primo anno di vacanza per me, sono stato ad Introbio. Vecchio stabile, con gli scorpioni che passeggiavano su travi e sul soffitto di legno. Un incubo per me. Già pensavo e avevo il terrore di ritornare l’anno dopo. Profumo di formaggio in tutta la zona, la Messa nella piccola chiesa del paese tutte le mattine e tanto gioco; molte le passeggiate in montagna. In una di queste gite abbiamo affrontato il Pizzo dei Tre Signori con gli zoccoli ai piedi: l’assistente si era armato, per l’occasione, di chiodini e martello.. . L’anno dopo, per fortuna e stata aperta la casa di Maggio. Altra vita, in locali messi a nuovo e più ampi con un bel campo da gioco annesso Dopo la vacanza era possibile ritornare, per chi poteva, in famiglia per qualche tempo. lo non ho potuto usufruirne di molte. La spesa per il viaggio per me e mio fratello non era sempre accessibile, però per chi rimaneva si stava bene. Era la continuazione delle ferie in colonia. Il primo anno sono potuto tornare a casa, mio fratello non era ancora entrato in istituto e ho fatto il viaggio da Milano a Domodossola su un carro bestiame che aveva delle panchine per sedersi, con il fumo che entrava dai portelloni aperti poiché la locomotiva era ancora a carbone. In un altro viaggio, per passare il Natale a casa, con mio fratello ci siamo riscaldati i piedi, tolte le scarpe, mettendoli sotto il sedere l’un l’altro. Avvolti nella nera mantellina abbiamo cercato un po’ di calore. Per chi rimaneva in istituto in questo periodo o in quello pasquale, la possibilità di passare il giorno festivo presso famiglie caritatevoli. Ricordo ancora bene un fatto singolare; dopo la giornata di Natale trascorsa presso una di queste famiglie, il capofamiglia, che mi stava riportando in istituto, volle fermarsi presso un’osteria da lui frequentata abitualmente. Entrando, le prime parole in dialetto che disse ai presenti, ricordo bene, furono: “Niente parolacce, qui c’e un artigianello. Anzi mano al borsellino e diamo qualcosa a questo bagai che deve ritornare in collegio”. E così generosamente fu. Alla domenica si usciva per la passeggiata in città. In inverno si indossava la mantellina chiusa al colletto da una catenella con due medaglie raffiguranti il leone. Era molto confortevole e serviva anche per nascondere, dopo essere scivolati verso la coda del gruppo, per fumare e nascondere sotto la sigaretta. Eravamo già grandicelli. Le sigarette erano procurate da un allievo che lavorava come commesso presso la libreria di Monza “Ancora” e aveva la possibilità, uscendo tutti i giorni, di acquistarle. Normalmente si andava al parco e durante queste passeggiate capitava sovente di incontrare, negli anni ’45 e ’46, la colonna di prigionieri tedeschi, scortata dai militari americani o inglesi, che come noi erano portati a passeggio. Oppure si andava alla partita di calcio del Monza, alle gare di motocicletta sulle strade del parco, o di automobilismo all’autodromo. Era il periodo di Ascari, Fangio, ecc. A queste manifestazioni entravamo gratuitamente. Il lavoro assorbiva la maggior parte del tempo; dalle otto a mezzogiorno e al pomeriggio, quando non vi era scuola. Il rimanente tempo era dedicato allo studio. Un anno, con un altro ragazzo, andammo a vendere casa per casa gli almanacchi pavoniani. Ci spostavamo in tram, fino a Sesto San Giovanni, o a piedi nei dintorni di Monza. Devo affermare che eravamo ben accetti e i calendari andavano a ruba. Fu una bella esperienza, come lo fu quest’altra, meno bella. Ero capogruppo degli aspiranti e nell’anno Santo 1950, padre Tettamanzi organizzò il viaggio a Roma per il gruppo degli oratoriani e volle con loro anche noi capogruppo. Fu indimenticabile. Si mangiava bene presso un convento di suore, si dormiva su materassi per terra in una palestra, abbiamo visitato tanti luoghi di Roma. Come fu indimenticabile l’episodio che capitò a noi ragazzi. Nel trasferirci dal convento alla palestra in ordine sparso e correndo perché pioveva dirotto, fummo affrontati da un gruppo di persone con striscioni e bandiere che tornavano sicuramente da una manifestazione un po’ alticci che ci presero a pedate. Non so se ci riuscirono più di tanto, ma di certo ci hanno impauriti. In istituto c’era la possibilità di qualche scelta al solito tempo dedicato allo svago: si poteva scegliere di far parte del gruppo degli aspiranti di Azione Cattolica, oppure di entrare nella banda musicale dell’oratorio annesso all’istituto, alla schola canthorum o fare il chierichetto. A proposito di questa ultima attività, dopo aver servito alla messa mattutina, si tirava per le lunghe prima di scendere in refettorio per la colazione. Questo perché, essendo gli ultimi a lasciare il salone, facevamo man bassa di latte e pane non consumati da chi indisposto rimasto in camerata. Qualcuno c’era sempre. Il pane era poi portato in laboratorio e diviso tra i compagni. Per chi rimaneva a letto indisposto c’era, il rituale della purga. Mi torna in mente un uomo grande e grosso, forse era muto, addetto alla pulizia delle camerate e d’inverno ad accudire al riscaldamento. Dal letto lo si sentiva arrivare in camerata col suo passo greve con una grossa scodella colma di bevanda al sale amaro. E giù, alla sua presenza. Non importava quale era l’indisponibilità del ragazzo. Più volentieri lo vedevamo arrivare con il pranzo e con la cena. Termina qui il mio “mi ritorna in mente”. Altri episodi mi sono sicuramente sfuggiti. Se qualche ex allievo volesse completare quanto da me ricordato, sarebbe interessante. Sono stati anni indimenticabili, di intenso lavoro e studio. Sono gli anni che ci hanno formato moralmente e socialmente; tutto questo lo dobbiamo allo spirito di sacrificio e di altruismo dei nostri educatori, che voglio ricordare uno ad uno anche se il loro nome mi sfugge, con un sincero e grande grazie. Vittorio Minoletti Via Adorna, 16 – 28856 Re (VB) o viam Rice ichiamo bbl e pu “Un’esplosione di luci e di suoni nel Natale 2006” La Prefettura di Vitòria mi invita oggi, 2 giorni prima di Natale, assieme al mio parroco, ad una manifestazione religiosaculturale che ha per titolo: “Un’esplosione di luci e suoni nel Natale del 2006”. Vicino al Santuario di S. Antonio la Prefettura preparò un grande palco semicircolare con immensa cupola: vi stavano infisse, come stelle, 30 riflettori che si accendevano e si spegnevano ogni tanto emettendo luci forti, abbaglianti. Aperto il sipario, un’improvvisa esplosione di suono come fosse un tuono, e di luci colorate, indica la presenza dell’annunciatrice che invita a comprendere la situazione dell’uomo di oggi che chiede PACE, AMORE, FRATERNITA’ E GIUSTIZIA. Quattro cantori balzano sul teatro gridando queste 4 parole e cantando le canzoni giovanili di alcuni complessi musicali più in voga, in un turbinìo di tocchi di grancasse e di abbaglianti luci. Ero ansioso di sapere se quel gigantesco complesso mi PROSSIMI INCONTRI diceva qualcosa di Dio e di Gesù, ma niente! Un interlocutore che gridava dal pubblico piangendo: Sono un disgraziato! Nessuno mi aiuta! La risposta era sempre la stessa: “constatiamo che la società, che la gente si dirige, NON AIUTA!”. Da questo ho compreso che è la società e non Dio, nè Gesù, il Dio che salva. La terribile eresia del Secolo, questa è la NUOVA ERA. Nel 2000 la Fergusson, nordamericana lanciando l’idea che il CRISTO cessava il suo dominio sul mondo, che nel 2000 entrava nella costellazione dell’acquario (nel dominio non del pesce che già dominava il mondo da 2000 anni, e il CRISTO era il dominatore, ma nell’acquario perchè l’acqua sarebbe il nuovo Dio. Con questa idea, autore della propria salvezza è l’uomo che la società deve aiutare con pace, amore, fraternità e giustizia. Questo antropoteismo mi dice che la Ferguson non accetta Dio, nè Gesù, ma PROSSIMI INCONTRI Domenica 10 GIUGNO 2007 GITA DI PRIMAVERA A Maggio in Valsassina Come da parecchi anni anche stavolta ci ritroviamo in allegria alla tradizionale gita di Primavera che si terrà nella casa alpina Artigianelli di Maggio. ore 9,30 Ritrovo alla casa alpina Mattinata libera per perdersi.... nei boschi ore 12,15 S. Messa ore 13,00 Pranzo – Lotteria Al pomeriggio grande sfida di calcio tra “Inter e Milan”.... ma... forse. Vi aspettiamo numerosi. E’ gradito avvisare della partecipazione. Grazie N U M E R I T E L E F O N I C I U T I L I P E R C O N TAT TA R C I Colombo Emilio Umberto Ginzaglio Angelo Andreatta Fabio Ferrari Remo Tel. 039.324011 Tel. 039.830468 Tel. 347.8988780 Tel. 039.746852 Marchesi Enrico Bernabè Carlo Pirola Franco Istituto Artigianelli Cell. 335.1250131 Tel. 039.9930468 Tel. 039.2004580 Tel. 039.2301006 ha fiducia nella Società che deve aiutare l’umanità a vivere nella PACE (quale?), nell’AMORE (come?), nella FRATERNITA’ (perchè). L’umanità, se le manca Dio e il Cristo, entrerà in una disgrazia, come oggi constatiamo. L’uomo non è l’autore del suo destino! Se manca Dio e il Cristo, l’uomo perirà! Vicino a me, alcune allampanate ragazze danzavano, badando al suono della musica. Lo spettacolo finì perchè qualcuno si accorse che di Gesù nel Natale nessuno lo ha nominato, e i 4 cantori intonarono mezza canzonetta natalizia: “Suona la campana di Betlemme, il Bambino Gesù è nato per noi!”. Ma il finale era previsto: “VIVIAMO FELICI CON MOLTO DANARO IN SACOCCIA, CON MOLTA SALUTE A DARE E A RICEVERE! Scoraggiato e deluso mi ritirai”. Padre Pedro Cusini Av. S. Antonio, 2030 - S. Antonio 29025000 VITÒRIA (ES) BRASIL Congratulazioni Il nostro ex ed amico Carlo Bernabe’ con la moglie Mariangela annunciano la nascita di Gabriele avvenuta il 22 febbraio 2007. “SIAMO BISNONNI” Lutto E’ venuto a mancare un nostro carissimo ex alunno Giudice Emilio nato il 13 giugno 1920. Tutti noi ci uniamo al dolore della mogllie e dei suoi familiari. Carissimi Amici Ex Allievi In questo spazio vogliamo farvi conoscere tutte le ricorrenze che accompagnano la nostra vita e la nostra associazione quali “Mi ritorna in mente”, Compleanni, Onomastici, Anniversari di Matrimonio, ecc. e tutte quelle altre iniziative che possono interessare tutti. Il nostro recapito è Istituto Pavoniano Artigianelli Via Magenta 4 20052 Monza MI c.a. Associazione Ex allievi “Gli ex Artigianei de Via Magenta 4 Monza” Anno 5 - N° 18 - 25/4/2007 - c/o presso Istituto Artigianelli - Via Magenta 4 - Monza - viene stampato in proprio con la collaborazione di vari ex allievi. Il Consiglio ringrazia.