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XXXIII CONVEGNO CAV
Il Cav incontra
la Pubblica
amministrazione
IDENTITA’ E MISSION DEI CAV
Partiamo col dirci che occorre
avere una identità e una vocazione consapevoli e visibili: ci
deve distinguere “un sì deciso e
senza tentennamenti alla vita,
che è il primo diritto”. Dobbiamo
accogliere l’invito del Papa di
“andare a tutte le periferie
umane”; la nostra periferia è, in
particolare, “ il numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di ANGELA FABBRI
di nascere” (Ev105) “Ad essere
calpestata (cultura dello scarto)
nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande
moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come
sono, in particolare, i bambini non ancora nati” (Ev 5).
I nostri CAV, le nostre case di accoglienza“ sono
strutture di servizio alla vita” (Ev 87 e 88). E stiamo sereni se non riusciamo a raggiungere altre povertà, perché nessuno è “tanto bisognoso quanto il bambino
non nato che viene ucciso con l’aborto. I più poveri dei
poveri sono vittime di un olocausto. Quindi coloro che
sono chiamati da Dio a dedicare la loro vita in difesa
di queste vittime indifese - i bambini non nati che sono
i più deboli - non si devono preoccupare in coscienza
del fatto di non aver tempo sufficiente per aiutare coloro che hanno bisogno” (agosto 1990, M. Teresa).
Perciò nostro compito è quello di difendere la vita
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quale primo diritto e siamo chiamati a
farlo con azioni concrete che però devono allargarsi al perimetro della famiglia, soprattutto quando è alle prese
con una gravidanza inattesa e\o indesiderata o, ancora, alle prese con difficoltà legate all’accoglienza serena di un
figlio. Questo livello, oltre che di sane e
proficue relazioni (perché la nostra relazione di cura non è un mestiere) che
arginano il grande senso di solitudine
di cui oggi soffrono molte persone, sa
anche di latte, pannolini, medicine, lettini, carrozzine… e, alla fine, fa del
bene ai bambini e al loro contesto familiare, mentre ci
rende più credibili quando intercettiamo un bambino
a rischio di vita.
APPROCCIO E DIALOGO
I Cav/Sav sono associazioni di volontariato o di promozione sociale e come tali sono riconosciute nella società civile. Anche in questo ambito sono importanti le
collaborazioni che però mantengono l’identità di ciascuna realtà.
A Forlì esiste un raccordo fra le varie realtà del
Terzo settore che si occupano di famiglia e di minori e
c’è una concreta collaborazione con le altre realtà del
territorio che in intervengono in modo diretto e indiretto a sostenere gli interventi di aiuto.
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Carlo Casini, illustra i risultati di UnoDiNoi
Anche i rapporti con le Fondazioni bancarie respirano questa modalità dello scambio di
idee e la compartecipazione alla
programmazione.
Le nostre associazioni, per il
fatto che esistono, per l’iscrizione
ai registri previsti e più ancora
per il loro operare, hanno significativi rapporti con le Istituzioni e
con i Consultori pubblici.
I rapporti con queste realtà
vanno organizzati e devono essere carichi di contenuti, della
spontaneità che ci caratterizza,
dell’entusiasmo, dell’amore per il
prossimo, elementi che devono
condire le nostre iniziative rendendole riconoscibili,
ma c’è anche altro…
Un tipo di rapporto organizzato fra le associazioni
e la pubblica amministrazione sono le convenzioni,
che “sono un modo per mettere in pratica la sussidiarietà”; “la risposta ai bisogni del territorio, il servizio
delle associazioni con la convenzione acquista una valenza pubblica”, “diventa una coproduzione di benessere” (24/10/1, Ass. al Bilancio Comune di Forlì.
Questo lavoro in collaborazione richiede più professionalità, ma non toglie nulla alle motivazioni solidaristiche che caratterizzano quasi tutte le realtà del
terzo settore.
E, ancora, è bene dirci che questo lavoro in collaborazione non è perfetto: nel pubblico si trovano lentezza e rigidità, nel privato si trovano fretta e
approssimazione, ma nella nostra esperienza questi
fattori negativi non sono mai stati tali da offuscare i risultati e la serenità dei rapporti; semmai sono diventati oggetto di una formazione che non finisce mai.
L’ESPERIENZA FORLIVESE
Dal 2007, nel Consultorio pubblico di Forlì, rispetto alle
richieste di aborto, si inizia ad operare in base al nuovo
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“Protocollo operativo per il miglioramento del percorso Ivg”
sottoscritto dalla AUSL (direttore
sanitario), dal Comune di Forlì
(Assessore politiche sociali) e
dalla Consulta delle famiglie (Coordinatore), della quale il CAV e
la Papa Giovanni fanno parte.
Si fa insieme un percorso formativo e si realizza un opuscolo
informativo “Siamo con te nella
gravidanza” da cui risultano
molte delle risorse a disposizione
per sostenere, con la donna e\o
con la coppia, la scelta del figlio e
da cui risulta evidente l’impegno
delCentro di aiuto alla vita.
Le novità del “Protocollo” che evidenziano una
buona preferenza per la nascita sono:
- Il primo colloquio viene fatto dall’assistente sociale per sottolineare che la gravidanza è un evento
sociale e non sanitario e serve per mettere a fuoco le
motivazioni e abbinarle a concrete proposte di aiuto.
- L’ecografia viene eseguita nel consultorio con la
possibilità della donna di vederla e di acquisirne la documentazione.
- Il ginecologo redige il certificato che viene ritirato
dopo i 7 giorni previsti dalla legge e quindi consente
un reale spazio per la riflessione.
- Un pacchetto di risorse reali, rispetto alle quali è
stata condivisa, fra pubblico e privato sociale, la concretezza e la efficacia al fine di aiutare a superare le
motivazioni che hanno condotto la donna o la coppia
a chiedere l’aborto.
- Il libretto delle risorse elenca le realtà pubbliche e
le realtà del privato sociale che sostengono direttamente questo percorso, mentre altre offrono il loro
contributo rapportandosi con chi opera in prima linea.
- Il secondo colloquio, su informazione dell’assistente sociale e per scelta della donna, può essere effettuato da un operatore del privato sociale.
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Carlo Casini e
mons. Sorrentino, vescovo di Assisi,
concludono il convegno
- Le donne che si presentino direttamente, dopo il
colloquio con un nostro volontario o operatore questi
compila la stessa cartella informativa che usa l’assistente sociale nel Consultorio e, dopo che hanno
scelto la vita per il loro bambino, le nostre mamme entrano nel percorso che prevede un servizio di accompagnamento integrato fra pubblico e privato.
In qualità di presidente del Cav di Forlì, ho partecipato a tutte le fasi di lavoro, sia a livello politico che
operativo. Durante tale cammino, senza mai venir
meno ai principi e agli impegni che ci caratterizzano
ci sono stati scambi e collaborazioni incoraggianti;
negli ultimi anni molte delle donne giunte per il colloquio dissuasivo (quasi sempre con il certificato di
aborto in mano) presso il Cav sono state inviate dalle
assistenti sociali sia del Consultorio che dell’area minori.
Da qualche mese il Comune è entrato in possesso di
5 appartamenti appena ultimati, per un totale di 7
spazi abitativi per gestanti e/o madri con bambino e
uno per la famiglia tutor. Le abitazioni sono state costruite con un contributo regionale richiesto appositamente per poter offrire una ulteriore risorsa in
alternativa all’aborto.
Alla fine ci è riuscito di innestare sul fattibile positivo previsto dalla legge uno sguardo più vero, più
umano sul nascituro e quindi sui suoi diritti.
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FRUTTI DI UNA COLLABORAZIONE OPEROSA
Di sicuro ne è risultato:
a) una risposta più completa ai bisogni, un’integrazione che, in rete, ha prodotto risultati concreti
b) l’impegno a prevenire l’aborto è passato da
azione privata ad azione prevista nei piani di zona, ribattezzati oggi “piani per la salute e il benessere” che
vengono costruiti su indicazioni della Regione, che
oltre a prevedere le linee di indirizzo per i contenuti,
esplicita i percorsi di programmazione partecipata con il Terzo settore
c) la formazione insieme, dalla
prima all’ultimo il corso della IULM
d) una maggiore credibilità del
Cav e di altre realtà che si spendono
per la vita
e) la costruzione di un modello di
integrazione che risponde meglio ai
bisogni di oggi e che si può trasferire ad altri percorsi di collaborazione sul territorio.
Altra testimonianza tangibile
della fruttuosa collaborazione è il
numero dei bambini nati grazie a
questo percorso: il 10% delle donne che si sono presentate al Consultorio pubblico per chiedere l’interruzione della gravidanza l’hanno poi proseguita; mentre
sale oltre l’85% la percentuale delle donne che hanno
proseguito dopo il colloquio al Cav.
DIFFICOLTÀ - CRITICITA’
Non poter mai pensare di essere arrivati e quindi la necessità di tenere sempre alta l’attenzione sul tema,
perché la Pubblica amministrazione si distrae facilmente sia per i molti impegni, sia per le modalità più
“distaccate” nell’affrontare i problemi.
Gli aggiustamenti al protocollo rispetto alle criticità che si presentano e che tutti valutiamo tali, non
avvengono senza fatica, perché l’esame dei problemi
e le soluzioni partono spesso da presupposti diversi
Trovare il tempo per essere sempre presenti là
dove si dibattono questi temi e comunque agli incontri che danno forma alle intese, ai protocolli, alle alleanza per la difesa della vita.
Come superare queste difficoltà?
Non essere soli… unire le forze con altre realtà.
Crescere nelle competenze, nella professionalità
per essere all’altezza nei dibattiti sui temi che devono
diventare azioni, in modo che gli altri non possano trovare scorciatoie.
Avere sempre uno stile e un linguaggio positivo
nelle discussioni, nelle decisioni; uno stile che tenga
ben in vista la nostra preferenza per la vita, senza però
creare barriere per il dialogo.
Far vedere i frutti del nostro lavoro.
Essere presenti - quando possibile, anche se con sacrificio - anche in altri ambiti in cui circolino dibattiti e
azioni che riguardano i bisogni delle persone, per un
lavoro integrato che contribuisce al bene comune.
“testimoniare con coraggio il Vangelo della vita”
(Papa Francesco)
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