21_32 30 16-NOV-13 07:51:29 XXXIII CONVEGNO CAV Il Cav incontra la Pubblica amministrazione IDENTITA’ E MISSION DEI CAV Partiamo col dirci che occorre avere una identità e una vocazione consapevoli e visibili: ci deve distinguere “un sì deciso e senza tentennamenti alla vita, che è il primo diritto”. Dobbiamo accogliere l’invito del Papa di “andare a tutte le periferie umane”; la nostra periferia è, in particolare, “ il numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di ANGELA FABBRI di nascere” (Ev105) “Ad essere calpestata (cultura dello scarto) nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati” (Ev 5). I nostri CAV, le nostre case di accoglienza“ sono strutture di servizio alla vita” (Ev 87 e 88). E stiamo sereni se non riusciamo a raggiungere altre povertà, perché nessuno è “tanto bisognoso quanto il bambino non nato che viene ucciso con l’aborto. I più poveri dei poveri sono vittime di un olocausto. Quindi coloro che sono chiamati da Dio a dedicare la loro vita in difesa di queste vittime indifese - i bambini non nati che sono i più deboli - non si devono preoccupare in coscienza del fatto di non aver tempo sufficiente per aiutare coloro che hanno bisogno” (agosto 1990, M. Teresa). Perciò nostro compito è quello di difendere la vita D 30 novembre 2013 quale primo diritto e siamo chiamati a farlo con azioni concrete che però devono allargarsi al perimetro della famiglia, soprattutto quando è alle prese con una gravidanza inattesa e\o indesiderata o, ancora, alle prese con difficoltà legate all’accoglienza serena di un figlio. Questo livello, oltre che di sane e proficue relazioni (perché la nostra relazione di cura non è un mestiere) che arginano il grande senso di solitudine di cui oggi soffrono molte persone, sa anche di latte, pannolini, medicine, lettini, carrozzine… e, alla fine, fa del bene ai bambini e al loro contesto familiare, mentre ci rende più credibili quando intercettiamo un bambino a rischio di vita. APPROCCIO E DIALOGO I Cav/Sav sono associazioni di volontariato o di promozione sociale e come tali sono riconosciute nella società civile. Anche in questo ambito sono importanti le collaborazioni che però mantengono l’identità di ciascuna realtà. A Forlì esiste un raccordo fra le varie realtà del Terzo settore che si occupano di famiglia e di minori e c’è una concreta collaborazione con le altre realtà del territorio che in intervengono in modo diretto e indiretto a sostenere gli interventi di aiuto. E F 21_32 31 16-NOV-13 07:51:29 3 novembre Carlo Casini, illustra i risultati di UnoDiNoi Anche i rapporti con le Fondazioni bancarie respirano questa modalità dello scambio di idee e la compartecipazione alla programmazione. Le nostre associazioni, per il fatto che esistono, per l’iscrizione ai registri previsti e più ancora per il loro operare, hanno significativi rapporti con le Istituzioni e con i Consultori pubblici. I rapporti con queste realtà vanno organizzati e devono essere carichi di contenuti, della spontaneità che ci caratterizza, dell’entusiasmo, dell’amore per il prossimo, elementi che devono condire le nostre iniziative rendendole riconoscibili, ma c’è anche altro… Un tipo di rapporto organizzato fra le associazioni e la pubblica amministrazione sono le convenzioni, che “sono un modo per mettere in pratica la sussidiarietà”; “la risposta ai bisogni del territorio, il servizio delle associazioni con la convenzione acquista una valenza pubblica”, “diventa una coproduzione di benessere” (24/10/1, Ass. al Bilancio Comune di Forlì. Questo lavoro in collaborazione richiede più professionalità, ma non toglie nulla alle motivazioni solidaristiche che caratterizzano quasi tutte le realtà del terzo settore. E, ancora, è bene dirci che questo lavoro in collaborazione non è perfetto: nel pubblico si trovano lentezza e rigidità, nel privato si trovano fretta e approssimazione, ma nella nostra esperienza questi fattori negativi non sono mai stati tali da offuscare i risultati e la serenità dei rapporti; semmai sono diventati oggetto di una formazione che non finisce mai. L’ESPERIENZA FORLIVESE Dal 2007, nel Consultorio pubblico di Forlì, rispetto alle richieste di aborto, si inizia ad operare in base al nuovo G H I “Protocollo operativo per il miglioramento del percorso Ivg” sottoscritto dalla AUSL (direttore sanitario), dal Comune di Forlì (Assessore politiche sociali) e dalla Consulta delle famiglie (Coordinatore), della quale il CAV e la Papa Giovanni fanno parte. Si fa insieme un percorso formativo e si realizza un opuscolo informativo “Siamo con te nella gravidanza” da cui risultano molte delle risorse a disposizione per sostenere, con la donna e\o con la coppia, la scelta del figlio e da cui risulta evidente l’impegno delCentro di aiuto alla vita. Le novità del “Protocollo” che evidenziano una buona preferenza per la nascita sono: - Il primo colloquio viene fatto dall’assistente sociale per sottolineare che la gravidanza è un evento sociale e non sanitario e serve per mettere a fuoco le motivazioni e abbinarle a concrete proposte di aiuto. - L’ecografia viene eseguita nel consultorio con la possibilità della donna di vederla e di acquisirne la documentazione. - Il ginecologo redige il certificato che viene ritirato dopo i 7 giorni previsti dalla legge e quindi consente un reale spazio per la riflessione. - Un pacchetto di risorse reali, rispetto alle quali è stata condivisa, fra pubblico e privato sociale, la concretezza e la efficacia al fine di aiutare a superare le motivazioni che hanno condotto la donna o la coppia a chiedere l’aborto. - Il libretto delle risorse elenca le realtà pubbliche e le realtà del privato sociale che sostengono direttamente questo percorso, mentre altre offrono il loro contributo rapportandosi con chi opera in prima linea. - Il secondo colloquio, su informazione dell’assistente sociale e per scelta della donna, può essere effettuato da un operatore del privato sociale. L 31 novembre 2013 21_32 32 16-NOV-13 07:51:29 XXXIII CONVEGNO CAV 3 novembre Carlo Casini e mons. Sorrentino, vescovo di Assisi, concludono il convegno - Le donne che si presentino direttamente, dopo il colloquio con un nostro volontario o operatore questi compila la stessa cartella informativa che usa l’assistente sociale nel Consultorio e, dopo che hanno scelto la vita per il loro bambino, le nostre mamme entrano nel percorso che prevede un servizio di accompagnamento integrato fra pubblico e privato. In qualità di presidente del Cav di Forlì, ho partecipato a tutte le fasi di lavoro, sia a livello politico che operativo. Durante tale cammino, senza mai venir meno ai principi e agli impegni che ci caratterizzano ci sono stati scambi e collaborazioni incoraggianti; negli ultimi anni molte delle donne giunte per il colloquio dissuasivo (quasi sempre con il certificato di aborto in mano) presso il Cav sono state inviate dalle assistenti sociali sia del Consultorio che dell’area minori. Da qualche mese il Comune è entrato in possesso di 5 appartamenti appena ultimati, per un totale di 7 spazi abitativi per gestanti e/o madri con bambino e uno per la famiglia tutor. Le abitazioni sono state costruite con un contributo regionale richiesto appositamente per poter offrire una ulteriore risorsa in alternativa all’aborto. Alla fine ci è riuscito di innestare sul fattibile positivo previsto dalla legge uno sguardo più vero, più umano sul nascituro e quindi sui suoi diritti. 32 novembre 2013 FRUTTI DI UNA COLLABORAZIONE OPEROSA Di sicuro ne è risultato: a) una risposta più completa ai bisogni, un’integrazione che, in rete, ha prodotto risultati concreti b) l’impegno a prevenire l’aborto è passato da azione privata ad azione prevista nei piani di zona, ribattezzati oggi “piani per la salute e il benessere” che vengono costruiti su indicazioni della Regione, che oltre a prevedere le linee di indirizzo per i contenuti, esplicita i percorsi di programmazione partecipata con il Terzo settore c) la formazione insieme, dalla prima all’ultimo il corso della IULM d) una maggiore credibilità del Cav e di altre realtà che si spendono per la vita e) la costruzione di un modello di integrazione che risponde meglio ai bisogni di oggi e che si può trasferire ad altri percorsi di collaborazione sul territorio. Altra testimonianza tangibile della fruttuosa collaborazione è il numero dei bambini nati grazie a questo percorso: il 10% delle donne che si sono presentate al Consultorio pubblico per chiedere l’interruzione della gravidanza l’hanno poi proseguita; mentre sale oltre l’85% la percentuale delle donne che hanno proseguito dopo il colloquio al Cav. DIFFICOLTÀ - CRITICITA’ Non poter mai pensare di essere arrivati e quindi la necessità di tenere sempre alta l’attenzione sul tema, perché la Pubblica amministrazione si distrae facilmente sia per i molti impegni, sia per le modalità più “distaccate” nell’affrontare i problemi. Gli aggiustamenti al protocollo rispetto alle criticità che si presentano e che tutti valutiamo tali, non avvengono senza fatica, perché l’esame dei problemi e le soluzioni partono spesso da presupposti diversi Trovare il tempo per essere sempre presenti là dove si dibattono questi temi e comunque agli incontri che danno forma alle intese, ai protocolli, alle alleanza per la difesa della vita. Come superare queste difficoltà? Non essere soli… unire le forze con altre realtà. Crescere nelle competenze, nella professionalità per essere all’altezza nei dibattiti sui temi che devono diventare azioni, in modo che gli altri non possano trovare scorciatoie. Avere sempre uno stile e un linguaggio positivo nelle discussioni, nelle decisioni; uno stile che tenga ben in vista la nostra preferenza per la vita, senza però creare barriere per il dialogo. Far vedere i frutti del nostro lavoro. Essere presenti - quando possibile, anche se con sacrificio - anche in altri ambiti in cui circolino dibattiti e azioni che riguardano i bisogni delle persone, per un lavoro integrato che contribuisce al bene comune. “testimoniare con coraggio il Vangelo della vita” (Papa Francesco)