UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO A. Miotello, M. Adami, N. Bazzanella, R. Checchetto, L. Gratton, L. Guzman, C. Tosello, G.P.Karwasz Dipartimento di Fisica, Università di Trento, I-38050 Povo, TN, Italy L’idrogeno è l’elemento più abbondante dell’universo, ma sulla terra non si trova allo stato libero. La sua molecola (H2), però, è la componente fondamentale dell’acqua (H2O) e si trova anche negli idrocarburi e nei composti organici. Si può affermare quindi che disponiamo di una fonte pressoché inesauribile di idrogeno. Il fatto che l’idrogeno sia legato chimicamente pone il problema di doverlo separare come gas puro. I principali sistemi utilizzati oggi per l’estrazione dell’idrogeno sono: -Steam Reforming (SR): con il problema del confinamento di CO e CO2 - Pirolisi del metano: produzione di idrogeno con formazione di carbonio in forma solida; - Elettrolisi: ancora costosa per l’alto consumo di energia elettrica, ma promettente se si utilizzano fonti rinnovabili quali solare, eolico, geotermico, ecc…; - Water splitting diretto: necessita di altissime temperature (3500 K); - Processi termochimici: non ancora competitivi; - Biomasse Per quanto riguarda l’immagazzinamento, questo può avvenire sotto forma di gas compresso, o sotto forma di liquido criogenico (-253 °C a 1 atm). Un sistema più pratico e sicuro è rappresentato dall’utilizzo di idruri metallici. Questi materiali, al pari di una spugna, assorbono l’idrogeno in modo reversibile. Oltre a questi sistemi è possibile trasportare l’idrogeno legato in composti quali il metanolo e l’ammoniaca. Nel 1839 William Grove scoprì il principio di funzionamento delle celle a combustibile. Utilizzando quattro voluminose celle contenenti ciascuna idrogeno e ossigeno produsse elettricità che in seguito utilizzò in una cella minore per scindere l’acqua nelle sue due componenti: idrogeno e ossigeno. Una cella a combustibile è un dispositivo costituito da due elettrodi tra i quali è disposto un elettrolita (materiale che permette il passaggio degli ioni, ma blocca gli elettroni). Un combustibile contenente idrogeno fluisce verso l’anodo lasciando ioni di carica positiva (cationi). Gli elettroni passano attraverso il circuito esterno, mentre i cationi diffondono attraverso l’elettrolita. In corrispondenza del catodo gli elettroni si combinano con gli ioni idrogeno e con l’ossigeno formando acqua e liberando energia termica. La cella a combustibile genera quindi energia elettrica e calore a partire da idrogeno e ossigeno e, avendo acqua come sottoprodotto, non determina emissione di sostanze inquinanti. Esistono svariati modelli di Celle a combustibile che si differenziano tra loro in base alle temperature di funzionamento , tipo di elettrolita e combustibile utilizzato. Le più promettenti sono le cosiddette PEMFC (Proton Exchange Membrane Fuel Cell) che hanno una temperatura di lavoro di circa 70-80 °C.