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CONTRATTO/2
I cambiamenti
più significativi
dell’ultimo
decennio
Hanno dato ai contratti un aspetto nuovo, decisamente più moderno e attuale. Interpretando e, a
volte, anticipando le esigenze reali della categoria
Maria Laura Rebora
contratti collettivi della dirigenza
Fendac sono sempre stati un corpus
snello ed essenziale. Un esame di
quelli che si sono succeduti nell’ultimo decennio, però, mette in luce alcune
importanti modifiche, che hanno dato
loro un aspetto nuovo, decisamente più
moderno e attuale. Esaminiamole brevemente e vedremo come ogni novità contrattuale di rilievo ha sempre saputo interpretare le esigenze reali della categoria e, a volte, persino anticiparle, cosicché i nostri contratti entrano nel nuovo
millennio senza zavorre né anticaglie.
il giornale del dirigente
I
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Gli automatismi
retributivi
Saltano subito agli occhi le modifiche,
succedutesi nel decennio, volte a eliminare gli automatismi retributivi che oggi
non hanno più ragion d’essere.
Il primo automatismo a essere abrogato
dai contratti del 1992 fu l’indennità di
contingenza, la cui soppressione ha segnato una svolta davvero epocale anche
se, a onor del vero, ha riguardato tutti i
lavoratori dipendenti.
L’indennità di contingenza dei dirigenti
dal dopoguerra alla metà degli anni ot-
tanta aveva avuto cadenza trimestrale e
importo identico a quella degli impiegati di massima categoria. I contratti del
1986 modificarono sostanzialmente
l’istituto e lo affrancarono da quello del
personale impiegatizio. La contingenza
avrebbe dovuto far recuperare il perduto
potere d’acquisto causato dall’inflazione
ma, oltre a riuscirci solo in piccola parte, a sua volta generava inflazione. La
soppressione di questo automatismo retributivo da parte dei contratti del 1992
è stato uno dei fattori decisivi per il raffreddamento dell’inflazione e per il sostegno delle aziende nel controllo dei costi fissi, divenuti insostenibili.
Qualcuno ricorderà che la prima metà
degli anni novanta fu un periodo terribile di recessione economica e di licenziamenti massicci dei “colletti bianchi”, una
crisi che colpì duramente anche la nostra
categoria. In quel clima nacque la concertazione tra il governo e le parti sociali (la Cida per tutta la dirigenza), che
portò nel luglio 1993 alla firma dell’accordo sul costo del lavoro.
In quest’ottica di raffreddamento dei costi, di rilancio dell’economia e di lotta alla disoccupazione, con i contratti stipulati nel 1995 e nel 1996 la Fendac abbandonò un altro automatismo retributivo,
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di rinnovi contrattuali e, invece, apprezzatissima dalla base dei dirigenti.
Questa nuova forma di assicurazione
della salute è entrata recentemente nel
mercato assicurativo italiano ed è costosissima. L’Associazione Pastore, invece,
ha potuto proporla alle parti contraenti e, quindi, ai dirigenti e alle loro aziende
- a un costo assai contenuto.
privilegio esclusivo della categoria dirigenziale: l’elemento di maggiorazione.
L’elemento di maggiorazione costituiva
un “valore aggiunto” importante della
retribuzione (nel terziario passò negli
anni dall’8 al 9, al 10 e, infine, al 12% di
tutte le voci retributive che componevano la retribuzione individuale). Ogni
volta che veniva corrisposto un aumento sia collettivo che individuale (rinnovo contrattuale, scatto di anzianità, superminimo, ecc.), automaticamente si
doveva incrementare l’elemento di
maggiorazione.
Era diventato un costo insostenibile per
le aziende e non più giustificabile, obiettivamente, in periodo di bassa inflazione
e di competizione dei mercati.
I contratti collettivi del 1999 e del 2000 con la sola, sia pur rilevantissima, eccezione di quello del terziario - hanno voluto abbattere l’ultimo automatismo retributivo: gli scatti di anzianità.
Se alla metà degli anni settanta l’istituto
degli scatti fu un’importante conquista
sindacale per la nostra categoria, un quarto di secolo dopo quest’istituto è diventato un anacronismo, un “ferro vecchio”.
Oggi, per fortuna, ci siamo lasciati alle
spalle la “maledetta” congiuntura dei primi anni novanta. L’economia ha ripreso
slancio e la categoria dirigenziale è di
nuovo in crescita. Proprio per questo il
dirigente - ferma restando ovviamente la
tutela base retributiva del minimo contrattuale, soprattutto per i neo-dirigenti,
e la tutela del potere d’acquisto attraverso gli aumenti contrattuali collettivi - è in
grado di contrattare personalmente col
proprio datore di lavoro, di cui è diretto
collaboratore, il corrispettivo del proprio
valore professionale.
La previdenza
e l’assistenza sanitaria
Non è in grado da solo, però, di ottenere
quei fringe benefit, socialmente rilevanti
ma individualmente assai costosi, che
possono dare sicurezza al suo futuro e a
quello della sua famiglia.
Ci riferiamo alle forme di previdenza integrativa e alle coperture assicurative
che si sono aggiunte nel tempo alla previdenza contrattuale del Fondo Mario
Negri e che dal 1997 sono affidate all’Associazione Antonio Pastore.
L’Associazione Pastore non ha semplicemente “ereditato” la vecchia (e pur ottima) Previr, adeguandola alla legislazione
in materia sempre in evoluzione e ammodernandola. L’Associazione ha lo scopo
statutario di progettare ed elaborare nuove forme di assicurazione e di assistenza
sanitaria, molto sentite dai dirigenti, come l’ultima, modernissima copertura assicurativa Long term care. Così contrastata da un settore di Confcommercio da avere bloccato per un anno l’ultima tornata
Un’altra fondamentale conquista dei
contratti del 1992, divenuta realtà operativa due anni dopo, è il Cfmt, il nostro
centro di formazione manageriale, che in
pochi anni è diventato una delle più prestigiose business school italiane, rispondendo soddisfacentemente alle richieste
dei dirigenti e delle loro aziende. Eppure
quando nacque l’idea di un centro di formazione, paritetico tra dirigenti e aziende, anch’essa fu fortemente avversata e
proprio dallo stesso settore di Confcommercio.
Vorrei concludere questo sintetico ma
denso excursus nello scorso decennio
contrattuale ricordando le altre due novità dei contratti del 1992, allora importanti e oggi forse, nel diverso e più sereno clima socio-politico, meno sentite. Mi
riferisco agli articoli sull’etica del servizio e sull’outplacement.
Chi ha dimenticato il ciclone di “Mani
Pulite”? Nel bene e nel male, ha mutato
il corso della nostra storia recente. L’articolo sull’etica del servizio guardava sì a
una visione delle scelte aziendali più moderna ed europea (la centralità dell’utenza), ma non dimenticava i guai nazionali (la trasparenza dei comportamenti
aziendali).
L’istituto dell’outplacement, in quel periodo di grave recessione, come diritto
del dirigente licenziato e non come favore discrezionale del datore di lavoro, fu
invece un tentativo di rispondere alla richiesta di aiuto di una categoria che, per
la prima volta nella sua storia, subiva l’attacco di licenziamenti massicci e vedeva
assottigliarsi le sue fila.
Da questa rilettura delle vicende contrattuali, si può vedere come la Fendac, i cui
uomini appartengono alla stessa categoria di quelli che rappresentano, ha sempre combattuto le sue battaglie sul campo non in modo velleitario o casuale, ma
cercando di rispondere nella contrattazione collettiva alle istanze concrete proposte dai suoi iscritti.
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il giornale del dirigente
La formazione
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CONTRATTO/2 I cambiamenti più significativi dell`ultimo decennio