N° 047
UN PROGETTO PSICO-SOCIALE DI COLLABORAZIONE TRA TERZO SETTORE E
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ORIENTATO ALL’ELABORAZIONE DEL LUTTO:
L’ESPERIENZA DELLA FONDAZIONE ANT
Adir Samolsky-Dekel, Bologna
Adir Samolsky-Dekel (Bologna), Silvia Varani (Bologna), Elena Milani (Bologna), Francesco Castagnozzi
(Bologna), Raffaella Pannuti (Bologna), Franco Pannuti (Bologna)
BACKGROUND: La perdita di una persona cara richiede generalmente un percorso di elaborazione
che conduce alla ripresa del proprio equilibrio psico-fisico e socio-relazionale. Tuttavia, numerosi
studi evidenziano come il 10%-15% delle persone che hanno vissuto un lutto soffra di sintomi
ansioso-depressivi. Tale situazione di disagio può perdurare anche per alcuni anni dopo la perdita,
compromettendo la qualità di vita e le relazioni sociali. L’attuale contesto sociale, caratterizzato da
ritmi di vita accelerati e da nuclei familiari composti da pochi membri, favorisce situazioni di solitudine
che rendono ancora più difficoltoso l’adattamento psicologico.
In ambito oncologico il supporto al lutto deve essere parte integrante dell’assistenza alle famiglie,
così come indicato dall’Accordo Stato-Regioni del 10 Luglio 2014. Tuttavia, una volta avvenuto il
decesso del paziente, ancora in molti casi i familiari non ricevono un adeguato supporto psicologico
da parte del sistema sanitario, visto il numero ridotto e la marcata disomogeneità dei Servizi di Psicooncologia presenti sull’intero territorio nazionale. L’accesso ai percorsi di elaborazione del lutto è
ancora più difficoltoso quando il decesso avviene al di fuori del contesto oncologico
MATERIALI E METODI: Il progetto nasce dall’esperienza di una fondazione non profit che da 37
anni si occupa di assistenza domiciliare oncologica all’interno delle rete di cure palliative, attraverso
l’impiego di 30 psicologi operanti sul territorio nazionale. Parallelamente all’attività quotidiana di
assistenza psicologica offerta ai famigliari dei pazienti in assistenza, è stato recentemente avviato,
grazie alla collaborazione tra la fondazione e i servizi cimiteriali/funerari del Comune di Bologna, un
progetto pilota di elaborazione del lutto rivolto a tutti i cittadini che ne facciano richiesta,
indipendentemente dalla causa del decesso del loro Caro. L’intervento, proposto ai familiari da
personale adeguatamente formato dei servizi funerari e cimiteriali, viene poi erogato gratuitamente
dagli psicologi della Fondazione. Il percorso prevede un massimo di 12 colloqui individuali, con una
frequenza generalmente quindicinale per un periodo di 6 mesi.
RISULTATI: La fondazione coinvolta nel progetto è stata selezionata dall’amministrazione pubblica
per la sua esperienza nella gestione dell’elaborazione del lutto, pari a 2569 familiari assistiti a partire
dal 2008. Nel solo 2014, sono stati seguiti 569 familiari di pazienti oncologici precedentemente
assistiti, tra i quali 146 a Bologna. Nel dettaglio, gli interventi di supporto hanno coinvolto
principalmente coniugi (43%) e figli (39%) di persone decedute, i quali sono stati assistiti, nella
maggior parte dei casi, per un periodo continuativo da 1 a 6 mesi (56%) attraverso colloqui a cadenza
settimanale (46%).
Il progetto pilota è stato avviato a febbraio 2015 e a due mesi di distanza sono state inoltrate 9
richieste di supporto psicologico al lutto da parte di cittadini afferenti ai servizi funerari gestiti dal
Comune di Bologna. Delle richieste pervenute presso l’ufficio accoglienza della fondazione (F=6; età
media=54 anni), 5 provengono da figli e 4 da coniugi. A parte la figlia di una signora deceduta a
seguito di un ictus, tutte le persone che hanno richiesto il supporto hanno subito un lutto a causa di
una patologia oncologica, per la quale non era stata attivata l’assistenza domiciliare. In 7 casi sono
stati avviati percorsi individuali di elaborazione del lutto, mentre per 2 persone non è stato possibile
procedere alla presa in carico poiché il lutto risaliva a più di 10 anni prima, e quindi si è optato per
una consulenza telefonica di valutazione, dove è stato condiviso che la problematica riportata
esulava dal contesto di pertinenza del progetto.
CONCLUSIONI: Il progetto descritto, seppur in una fase di avvio, mostra come la collaborazione tra
pubblico e strutture del terzo settore, se ben organizzate e radicate sul territorio, possa costituire un
modello assistenziale efficace ed innovativo.
Scendendo nel dettaglio del progetto si è osservato come tra le persone che hanno subito una
perdita possa esserci un bisogno di supporto psicologico per un disagio che altrimenti resterebbe
sommerso e non trattato. La conseguente cronicizzazione di tale malessere, come ben noto,
comporta un impatto negativo sia sulla qualità di vita delle persone sia sul carico socio-economico
che si riflette sul sistema sanitario nazionale.
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