Dirigere se stessi nel proprio
apprendimento culturale e/o
professionale
Riflessioni orientative
Michele Pellerey
Tre riferimenti
a) La competenza esperta in una pratica umana
(Aristotele)
b) La competenza nello svolgere un’attività in un
contesto storico e culturale (Teoria dell’attività)
c) La competenza nell’affrontare le situazioni
esistenziali fondamentali (Robinsohn)
Evocano un concetto di competenza come
possedere e saper valorizzare risorse interne
adeguate e risorse esterne disponibili per
affrontare:
a) pratiche umane fondamentali
b) attività di studio o di lavoro
c) situazioni esistenziali sfidanti
L’insistenza nel valorizzare il concetto di
competenza nei contesti formativi deriva in gran
parte dalla constatazione che ogni vero
apprendimento implica sia un’azione
appropriata da parte del soggetto, sia il suo
influsso sulle azioni seguenti.
Inoltre è stato evidenziato un bisogno
fondamentale di competenza da parte di ogni
essere umano.
In particolare:
Quali le competenze necessarie per affrontare le
transizioni fondamentali che i giovani (e i non
più giovani) devono affrontare nella propria
esperienza sia scolastica, sia universitaria, sia
lavorativa e professionale?
A) Quali transizioni?
B) Quali competenze?
Alcune transizioni fondamentali :
a) tra primo ciclo e secondo ciclo di istruzione e
formazione;
b) tra secondo ciclo e università (o istruzione
terziaria)
c) tra mondo dello studio e mondo del lavoro e
delle professioni;
d) tra un ambito lavorativo e un altro (mobilità
orizzontale);
e) tra un livello di carriere lavorativa e uno
superiore (mobilità verticale);
Il mio intervento vuole centrare l’attenzione su
una meta-competenza, cioè una competenza di
natura strategica che dovrebbe facilitare la
necessità di affrontare tali transizioni o
transizioni analoghe:
la competenza nel saper dirigere se stessi
nell’apprendimento e nel lavoro.
Osservazione iniziale sulla motivazione
L’azione umana prende avvio da un’interazione
tra il sé (inteso come il sistema di attese,
desideri, convinzioni, significati, motivi,
conoscenze e abilità che caratterizza il
soggetto) e l’ambiente (la situazione, gli
oggetti, le persone, le sfide, i compiti), quale
esso è percepito.
Di qui emerge la sollecitazione interna a
intervenire per trasformare la situazione
percepita per giungere a una nuova situazione
migliore prefigurata come obiettivo da
raggiungere.
La decisione di agire (o elaborazione
dell’intenzione d’azione) chiude il processo predecisionale, ma apre quello della volizione, cioè
della progettazione concreta dell’azione decisa,
della sua attuazione coerente e persistente e
della valutazione attenta dei suoi risultati.
Dirigere se stessi nel proprio apprendimento culturale
e/o professionale lungo tutto l’arco della vita
Si devono integrare concettualmente due prospettive
complementari
1) Autodeterminazione: al livello strategico
Riguarda la dimensione della scelta, del controllo di
senso e di valore, dell’intenzionalità dell’azione.
E’ il registro della motivazione, della decisione, del
progetto, anche esistenziale.
2) Autoregolazione: al livello tattico
Evoca monitoraggio, valutazione, pilotaggio di un
sistema d’azione, si insiste di più sul registro del
controllo strumentale dell’azione.
Si richiede di sorvegliare la coerenza, la tenuta,
l’orientamento dell’azione e regolarne il
funzionamento o pilotarla.
Quattro componenti alla base della metacompetenza del saper gestire se stessi
nell’acquisire e sviluppare le proprie
competenze (nell’apprendere e nel lavorare):
a) una componente diagnostica e decisionale;
b) una componente progettuale e
organizzativa;
c) una componente gestionale e regolativa;
d) una componente valutativa.
a) La componente di natura diagnostica e
decisionale.
Di fronte a un compito e a un impegno più o
meno nuovo e complesso da affrontare entra in
gioco la relazione che si viene a stabilire tra il sé
e il proprio patrimonio consapevolmente già
disponibile in termini di conoscenze, abilità e
competenze già acquisite e la percezione di
quanto è richiesto dalla situazione con cui ci si
deve confrontare.
b) La componente progettuale e organizzativa.
Include l’elaborazione di un progetto di
sviluppo o di trasferimento delle competenze
di cui si è consapevoli mediante l’acquisizione
progressiva delle conoscenze e delle abilità
necessarie e la loro valorizzazione in contesti di
pratica coerenti con gli obiettivi da
raggiungere.
c) La componente di natura gestionale e
regolativa (conoscenza e gestione di strategie
di autocontrollo).
Sono state individuate sei strategie
fondamentali:
1) Strategie di attenzione selettiva delle
informazioni pertinenti e inibizione di quelle
inutili o distraenti
2) Strategie di mantenimento nella memoria di
lavoro e di codificazione delle informazioni che
proteggono le intenzioni e migliorano o
mantengono efficienti i piani d’azione correnti,
mentre eliminano elementi che potrebbero
indebolirli o renderli inefficaci.
3) Strategie cognitive di governo, come una
certa parsimonia nel ricercare le informazioni
che possono facilitare o inibire la realizzazione
delle intenzioni, selezionando solo quelle
fondamentali.
4) Strategie di controllo delle emozioni che
possono ridurre la forza del processo volitivo sia
nella predisposizione di un piano d’azione, sia
durante l’azione.
5) Strategie di controllo e di protezione delle
motivazioni di fronte a motivazioni alternative
6) Strategie di organizzazione e governo
dell’ambiente di apprendimento.
d) La componente di natura valutativa.
Criteri di autovalutazione:
a) padronanza raggiunta: percezione di
competenza
b) le prestazioni precedenti: ruolo motivazionale
c) le prestazioni altrui: apprendistato cognitivo e
pratico
d) la collaborazione attuata: come obiettivo e
strategia di apprendimento
Le attribuzioni causali: quali le cause di un
successo o di un fallimento?
Interne o esterne, stabili o instabili; controllabili o
incontrollabili.
Dai giudizi ripetuti agli stili attributivi.
Generano reazioni emozionali, positive o
negative, in molti casi sulla base di una
percezione di responsabilità.
A lungo andare ne rimangono segnate le
disposizioni motivazionali stabili che precedono
l’azione, come l’autostima, la percezione di
competenza, ecc.
Il tedesco S. Robinsohn ha elaborato all’inizio
degli anni settanta una proposta di
impostazione dell’attività formativa basata
sull’analisi delle situazioni fondamentali della
vita che sollecitano lo sviluppo di adeguate
competenze personali. Analoga prospettiva
sembra essere stata assunta dalle proposte
europee in ordine alla competenze chiave da
sviluppare nei processi di apprendimento
permanente.
22 aprile 2010
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