La nuova geografia dei diamanti Appare evidente la concentrazione di risorse in Africa centro-meridionale Si modifica la mappa dei paesi produttori di grezzo. Il ciclo produttivo del diamante ha subito nell’ultimo ventennio sostanziali modifiche, tutte riconducibili ai rivolgimenti polico-economici degli ultimi tempi. Si sono visti anzitutto nuovi protagonisti prender posto nella catena di formazione del valore e nei consumi. Alla Repubblica Sudafricana, vera iniziatrice dell’industria estrattiva (i depositi primari abbisognano di investimenti considerevoli per la messa in valore) si sono affiancati paesi con strutture economiche assai deboli: in Africa Australe Angola, Namibia, Zimbabwe, in Africa Subsahariana Sierra Leone, Costa D’Avorio, Repubblica Popolare del Congo. Notevole l’ascesa dell’Australia (notevole per le disponibilità di fancy color di straordinaria rarità), della Russia e del Canada. Il paese nordamericano è l’ultimo arrivato nel club con depositi molto promettenti sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Grande quantità in Australia, con poco valore. Decolla il Canada con minore prodotto ma di altissima qualità Fine del monopolio, Anversa si terziarizza, il Gujarat indiano diviene primo distretto tagliatore La dilatazione del fronte estrattivo ha scardinato di fatto il regime monopolistico diDTC (De Beers), l’attore principale dell’industria diamantifera, le cui quote di mercato si assestano al 40%, dall’oltre 80% degli anni del suo predominio. L’eclissarsi della funzione di controllo del colosso DTC non ha peraltro cagionato ripercussioni sulla tenuta dei prezzi. Anversa, lo storico snodo manifatturiero, ha smesso la sua funzione nel campo del taglio e della lucidatura e s’è terziarizzata offrendo quei servizi avanzati (associazioni, certificazioni, grande distribuzione) indispensabili a modernizzare l’industria del diamante nell’epoca della globalizzazione. La trasformazione del grezzo s’è andata a localizzare nelle regioni emergenti nella nuova divisione del lavoro: principalmente il Gujarat indiano, lo stato del Guangdong in Cina,Thailandia, Armenia. Significative per valore le produzioni di Tel Aviv che alimentano New York. Nuove metropoli (Dubai, Hong Kong, Shangai) si propongono come cardini distributivi Declina Anversa, Tel Aviv tiene (più in valore che in quantità). India e Cina decollano India e Cina, ancora loro. Oltre che produttori grandi consumatori di diamanti e gioielli con diamanti Dietro la gemma si leggono bene in trasparenza le nuove concentrazioni di ricchezza dei paesi emergenti. Simbolo tradizionale dell’ingresso a nuovi status di agiatezza la regina delle gemme accompagna, anche grazie ad incisive campagne di marketing, l’ascesa dei nuovi ricchi anche in realtà come l’Estremo Oriente dove la gemma per eccellenza era la giada. Status symbol ad Oriente, i diamanti si sono trovati sotto i riflettori dell’opinione pubblica in Occidente Le ONG, le associazioni, le istituzioni economiche e governative hanno gradualmente spinto gli operatori ad osservare norme (KPCS, uno schema di tracciabilità delle provenienze) capaci di sbarrare il paso alla propagazione di pietre sospettate di alimentare conflitti armati. Fonte: Jeweller Consumer Opinion Council. Indagine su 2309 gioiellieri negli Stati Uniti realizzata nel 2008. Il Kimberley Process,prende le mosse nel 2001, e, seppure nei limiti di un dispositivo non vincolante, ha se non altro in qualche misura arginato il commercio criminoso in Africa. Irrompono dunque con crescente urgenza le problematica etiche alle quali bisogna dar seguito se non si vuol permettere che le elites propaghino scetticismo nella massa dei consumatori. Negli Stati Uniti la percezione dell’importanza della problematica dei diamanti da conflitto sembra estremamente scoraggiante e non c’è motivo d’essere otimisti in Italia. Bene di lusso e voluttuario per definizione il diamante non è l’unico prodottosospettato di garantire finanziamenti diretti o indiretti alle grandi organizzazioni criminali o più genericamente a fazioni che in tal modo si armano per ingaggiare azioni di guerriglia o addirittura guerre civili in Africa Australe . Ma è sicuramente la risorsa che ha subito la pressione più diretta da parte del “sentire comune” del grande pubblico di compratori nel mondo occidentale. Non è da escludere che a breve anche il picccolo negoziante dovrà render conto della provenienza lecita delle sue gemme. Così come tutta la distribuzione dovrà affrontare un’altra sfida, quella della corretta dichiarazione della qualità delle gemme e dell’informazione sui trattamenti che frequentemente sorprendono e colpiscono l’acquirente.