PARMA, 25 marzo 2014 NORMATIVA A TUTELA DEI DSA e … degli altri BES Rossi Viviana Dirigente scolastico, formatrice AID INDICE • CONOSCERE I DSA/BES per poterli tutelare • Breve SIMULAZIONE del vissuto quotidiano di uno studente con DSA • NORMATIVA per tutti • CHI - FA - CHE COSA • PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO Le conoscenze sui DSA in Italia sono state a lungo limitate ad una ristretta cerchia di specialisti. Grandi sono ancora le carenze! MA QUAL È L’ENTITÀ DEL FENOMENO IN ITALIA? INCIDENZA PERCENTUALE (fascia 4-21 anni) TIPO DI DIFFICOLTÀ MASCHI FEMMINE BASSO RENDIMENTO SCOLASTICO 13 7 DSA 4,5 3,5 DISTURBI DEL LINGUAGGIO 1,5 1 5 1,25 RITARDO MENTALE 1 1 DISTURBI DI PERSONALITÀ 1 1 DISABILITÀ PLURIME 0,15 0,15 SORDITÀ E IPOACUSIA 0,1 0,1 DDAI (DIST. ATTENZ. E IPERATT.) ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA) a. s. 2010/11 - 2011/2012 Nota: i dati sono aggiornati al 15 febbraio 2013 Fonte: MIUR - D.G. per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi Servizio Statistico RIASSUMENDO Il grafico finale scorpora il dato suddividendolo secondo i vari gradi di istruzione. Si noti l’incremento di 10.919 unità (+ 39 %) nella SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO, a fronte di quello di 5.345 unità (+ 24 %) nella SCUOLA PRIMARIA e di 8.547 (+ 54 %) nella SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO. EVOLUZIONE DEI SOGGETTI CON DSA • RECUPERATI: circa il 20% viene recuperato completamente (presumibilmente aveva forme molto lievi che si sono attenuate al punto da non dare più nessun segno); • COMPENSATI: circa il 45% raggiunge un grado buono di compenso; • PERSISTENTI: il 35% mantiene disturbi che rendono difficile il proseguimento degli studi dopo l’obbligo scolastico. ORA LA LEGGE C’È! ED È UN’OTTIMA LEGGE, CHE TUTELA GLI ALUNNI/STUDENTI DALL’INFANZIA ALL’UNIVERSITÀ! Da queste norme scaturiscono DIRITTI e DOVERI per TUTTI: DOCENTI, DIRIGENTI SCOLASTICI, REFERENTI, ma anche STUDENTI e FAMIGLIE QUADRO NORMATIVO PEER EDUCATION • LEGGE 170/2010 • DM 12 luglio 2011 UNA OPPORTUNITÀ PER UNA • LINEE GUIDA per il DIDATTICA diritto allo studioINCLUSIVA degli alunni e degli studenti FAVORE DIsulla UNvalutazione ALUNNO(Art.10) DSA • DPR 122/2009ARegolamento • OM Esami Stato 2012/13 • Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012 • CM n 8 del 6 marzo 2013 con DSA • ACCORDO STATO-REGIONI del 25 luglio 2012 sui protocolli su "Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei diagnostica dei disturbi specifici di apprendimento (DSA)" • DECRETO INTERMINISTERIALE del 17 aprile 2013 MIUR-MS con il quale si adottano le "Linee guida per la predisposizione dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti di DSA" È IMPORTANTE CONOSCERE LA NORMATIVA! La LEGGE è uno «strumento» che genitori, educatori e insegnanti, devono conoscere … per poterlo utilizzare con efficacia per tutelare i DIRITTI dei minori… e di tutti. LEGGE 170/2010 Riconoscimento e definizione di DISLESSIA, DISGRAFIA, DISORTOGRAFIA, DISCALCULIA Art. 1 DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO DISLESSIA DISORTOGRAFIA DISGRAFIA DISCALCULIA Difficoltà nella lettura Difficoltà nell’ortografia Disturbi specifici delle prassie della scrittura Deficit del sistema di elaborazione dei numeri e del calcolo La legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali Disturbi Specifici di Apprendimento che si manifestano • in presenza di capacità cognitive adeguate, • in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, … ma che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana : DISTURBO – DISABILITA’ – CARATTERISTICA DISTURBO approccio diagnostico e specialistico necessità di approfondire gli studi scientifici DISABILITÀ approccio sociale richiede riabilitazione e abilitazione si usa per una rivendicazione CARATTERISTICA adatto all’ambiente scolastico evoca condotte di adattamento e flessibilità dei soggetti e del contesto richiede una DIDATTICA INCLUSIVA PERCHÉ ORA PARLIAMO DI BES ? PERCHÉ C’È UNA NORMATIVA BEN PRECISA: • • • • UNESCO 2000 (Educazione per tutti entro il 2015) Direttiva 27/12/2012 Circolare Min. n. 8 del 6/03/2013 Nota USR Piemonte del 19/04/2013 • NOTA 21/08/2013 EMILIA ROMAGNA …che ci fa capire che è tempo di attuare una SCUOLA INCLUSIVA QUALI SONO I BES? Dalla DIRETTIVA PROFUMO del 27/12/2012 «… ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.» Nella prima parte della Direttiva sono fornite indicazioni alle scuole per la presa in carico di tutti gli alunni/ studenti con Bisogni Educativi Speciali “Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funziona-mento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico.” Secondo la C.M. n 8 del 6/03/13 « … alunni con SVANTAGGIO (culturale, socioeconomico, sociolinguistico, ecc.) » “ Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi, ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali, ovvero di ben fondate considerazione pedagogiche e didattiche». BES L’utilizzo dell’acronimo BES sta, quindi, ad indicare una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell’insegnamento, già sancito dalla Legge 53/2003, va applicato con particolari attenzioni. DISABILITÀ Dispersione scolastica ADHD Stranieri Disagio Svantaggio culturale DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO Svantaggio socio-economico In realtà questi alunni non sono una novità: i DSA, i disabili, gli alunni con difficoltà diverse di apprendimento, con vari disturbi evolutivi e della condotta, con situazioni di svantaggio culturale, socio-economico, … SONO SEMPRE ESISTITI! Nei loro confronti molti insegnanti adottavano in modo naturale «strategie speciali», che non venivano, però, codificate in protocolli particolari , … ma non tutti! Erano meno concentrati sui loro «deficit» (che rientravano nell’ordine naturale delle cose) e più su come portarli al raggiungimento degli obiettivi della classe! SI È PASSATI … • PRIMA degli ANNI ‘60: dall’esclusione alla medicalizzazione • NEGLI ANNI ‘60/’75: dalla medicalizzazione all’ inserimento • NEGLI ANNI ‘70/’90: dall’inserimento all’ integrazione • DOPO GLI ANNI ’90: dall’INTEGRAZIONE all’ INCLUSIONE LEGGE 104/92 INTERVENTO BASATO SUL SOSTEGNO. LEGGE 170/10 : LA PERSONALIZZAZIONE È PREVISTA ANCHE IN ASSENZA DI RISORSE AGGIUNTIVE. La D.M. 27-12-2012 sui BES prevede LA PERSONALIZZAZIONE anche senza certificazione. L’eventuale documentazione clinica ha un ruolo informativo, non certificativo. L’INTERVENTO È ATTIVATO DALLA SCUOLA IN RACCORDO CON FAMIGLIA E SERVIZI. IN BASE AD UNA DIAGNOSI Decisione del C.d.C. o team docenti partendo dalle informazioni fornite dalla famiglia attraverso una diagnosi o altra documentazione clinica. La scuola può accettare qualsiasi diagnosi (anche emessa da privati), riservandosi però di valutare l’effettiva ricaduta sui bisogni educativi. SU DECISIONE DELLA SCUOLA (SENZA DIAGNOSI) La scuola si attiva autonomamente, con decisione del Consiglio di Classe/team docenti, partendo dai bisogni educativi emersi e dalla necessità di formalizzare un PDP. «Fermo restando l'obbligo di presentazione delle certificazioni per l'esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l'adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative o dispensative, nella prospettiva di una presa incarico globale ed inclusiva di tutti gli alunni.» « È necessario che l’attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata in Consiglio di classe - ovvero, nelle scuole primarie, da tutti i componenti del team docenti - dando luogo al PDP, firmato dal Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente delegato), dai docenti e dalla famiglia. Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà cura di includere nel PDP apposita autorizzazione da parte della famiglia.» Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio di classe/team dei docenti motiveranno opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche (anche al fine di evitare contenzioso). L’intervento didattico ed educativo deve avvenire attraverso una PROGRAMMAZIONE FLESSIBILE (in base a tempi, ritmi e modalità di apprendimento della classe), calibrata sui livelli minimi (essenziali - irrinunciabili) attesi per le competenze in uscita e scritti nel Curriculum di Istituto. la progettazione per gli alunni con DSA deve essere, invece, riferita agli obiettivi della classe e non differenziata condivisa dall’intero C.d.C., dalla famiglia e dagli specialisti «Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti.» DIRETTIVA MINISTERIALE 27 /12/2012 INDICAZIONI OPERATIVE CIRCOLARE MINISTERIALE 6/03/2013 IN RELAZIONE ALLA DIRETTIVA MINISTERIALE (e alla relativa CM applicativa) SU “STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BES E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA”. Si evidenzia la necessità di superare e risolvere le difficoltà legate ai tempi di rilascio delle certificazioni (in molti casi superiori ai sei mesi) ADOTTANDO COMUNQUE UN PIANO DIDATTICO INDIVIDUALIZZATO E PERSONALIZZATO, NONCHÉ TUTTE LE MISURE CHE RICHIEDONO. I BISOGNI EDUCATIVI RISCONTRATI ATTENZIONE! La NORMATIVA sui DSA ora è applicata a tutti gli studenti con BES in quanto … TUTTI hanno diritto a pari opportunità di apprendimento! TUTTI HANNO DIRITTO AD UN PDP! VALUTAZIONE Il Piano Didattico Personalizzato (PDP), definisce anche i criteri di valutazione degli apprendimenti. Disposizioni in merito allo svolgimento degli esami di Stato o delle rilevazioni annuali degli apprendimenti verranno fornite successivamente. in realtà già il regolamento INVALSI 2012 parlava già di alunni con BES Nota INVALSI 2011-12 2.4. Allievi con altri bisogni educativi speciali (codice 5) Rientrano in questa categoria tutti gli allievi con bisogni educativi speciali non direttamente riconducibili a una delle categorie precedenti (codici 1, 2, 3 e 4) o portatori di bisogni educativi speciali afferenti a più di una di quelle elencate in precedenza. In base alla specifica natura del bisogno educativo speciale, il Dirigente scolastico adotta in asse alle sue valutazioni, una delle misure previste per gli allievi identificati con uno dei codici da 1 a 4. 1 = disabilità intellettiva; 2 = disabilità visiva: ipovedente; 3 = disabilità visiva: non vedente; 4 = DSA; 5 = altro. Il PDP contempla tutte queste azioni Attività di recupero Individualizzato Misure dispensative Forme di verifica e valutazione PDP Strumenti compensativi Modalità didattiche personalizzate NEL POF DELLA SCUOLA OCCORRE CHE SIANO PRECISATI: • UN CONCRETO IMPEGNO PROGRAMMATICO PER L’INCLUSIONE DI TUTTI GLI ALUNNI, NESSUNO ESCLUSO • CRITERI E PROCEDURE DI UTILIZZO FUNZIONALE DELLE RISORSE PROFESSIONALI PRESENTI • L’IMPEGNO A PARTECIPARE AD AZIONI DI FORMAZIONE CONCORDATE A LIVELLO TERRITORIALE. «Il Gruppo di Lavoro previsto dalla L. 104/92 art.15 c.2 in ogni istituto scolastico (comunemente chiamato GLH) assume la denominazione di Gruppo di lavoro per l’inclusione (G.L.I.) e i suoi compiti si estendono alle problematiche relative a tutti i BES.» FUNZIONI del G.L.I.: • • • • • rilevazione dei BES presenti nella scuola; raccolta e documentazione degli interventi didattico - educativi posti in essere; focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi; rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola; raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH Operativi sulla base delle effettive esigenze, tradotte in sede di definizione del PEI; • elaborazione di una proposta di PAI riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico • interfaccia della rete dei CTS e dei servizi sociali e sanitari territoriali. • … il Gruppo procederà ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso e formulerà un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche, istituzionali e non, per incrementare il livello di inclusività generale della scuola nell’anno successivo. • Il Piano sarà quindi discusso e deliberato in Collegio dei Docenti e inviato ai competenti Uffici degli UUSSRR, nonché ai GLIP e al GLIR, per la richiesta di organico di sostegno, e alle altre istituzioni territoriali come proposta di assegnazione delle risorse di competenza, considerando anche gli Accordi di Programma in vigore o altre specifiche intese sull'integrazione scolastica sottoscritte con gli Enti Locali. • A seguito di ciò, gli Uffici Scolastici regionali assegnano alle singole scuole globalmente le risorse di sostegno secondo quanto stabilito dall’ art 19 comma 11 della Legge n. 111/2011. • Nel mese di settembre, in relazione alle risorse effettivamente assegnate alla scuola...il Gruppo provvederà ad un adattamento del Piano, sulla base del quale il Dirigente scolastico procederà all’assegnazione definitiva..... Gli studenti con DSA/BES non chiedono SCONTI: chiedono di apprendere attraverso metodologie diverse, ma comunque di APPRENDERE DOBBIAMO garantire anche a loro IL SUCCESSO FORMATIVO COSA È RICHIESTO ALLA SCUOLA? RICONOSCERE … ACCOGLIERE LE "DIVERSITÀ“ ……… VALUTARE IN MODO DIVERSO ! MA SI PUÒ FARE ? SI DEVE FARE ! Art. 3 Costituzione Italiana “… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”. L’art. 34 della Costituzione recita... «LA SCUOLA È APERTA A TUTTI» Occorre, quindi, escludere ogni forma di discriminazione nell'accesso dei saperi e nel diritto all'istruzione. Occorre attivarsi per garantire l'inclusione sociale dei BES in ottemperanza alla «Convenzione dei diritti del fanciullo» INCLUSIONE CIÒ CHE FUNZIONA PER I DISLESSICI FUNZIONA ANCHE PER TUTTI GLI ALTRI! SERVE UN CAMBIO DI MENTALITÀ DIFFERENZIARE L’INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO «Differenziare l’insegnamento/apprendimento significa essenzialmente organizzare in modi differenti il lavoro in classe (articolazione di tempi e spazi, raggruppamenti, definizione di nuclei tematici disciplinari). Tali approcci favoriscono la realizzazione di una didattica personalizzata ed inclusiva che prevede un’accettazione positiva di tutti gli allievi e che li mette al centro del processo di insegnamento/apprendimentovalutazione, sollecitando e valorizzando le potenzialità che ciascuno possiede in un contesto collettivo.» (Nota prot. n. 3709 - Torino, 19 aprile 2013) Tutto il team/consiglio di classe deve farsi carico di questa DIFFERENZIAZIONE della DIDATTICA … di questa PROGETTUALITA’ COMPLESSA ECCO I PROTAGONISTI ? La scuola ha il ruolo principale “…La segnalazione da parte degli insegnanti vede come primo interlocutore la famiglia per un successivo invio ai servizi sanitari per l’età evolutiva eventualmente mediato dal pediatra….” Consensus conference, 2007 www.dislessiainrete.org 45 Dalle LINEE GUIDA CHI FA CHE COSA • • • • USR Dirigente scolastico Referente DSA Docente USR: • coordinamento impegni per garantire il diritto allo studio • stipula di accordi e di protocolli regionali • organizzazione di attività di formazione diversificate IL DIRIGENTE VERIFICA CHE NEL POF SIA PRESENTE UN PROGETTO SUI DSA CON LINEE GUIDA SU: • ACCOGLIENZA • PRESA IN CARICO DEGLI ALUNNI • COMPILAZIONE E MONITORAGGIO DEL PDP Garantisce che il PDP sia condiviso con i docenti, la famiglia, lo studente ed eventualmente i servizi sanitari Verifica, insieme al referente, i tempi di compilazione del PDP (entro tre mesi dalla ricezione della diagnosi) , controlla la sua attuazione e il monitoraggio in itinere. Il dirigente scolastico, nella logica dell’autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche, è il garante delle opportunità formative offerte e dei servizi erogati ed è colui che attiva ogni possibile iniziativa affinché il diritto allo studio di tutti e di ciascuno si realizzi (Linee Guida, p. 22) IL DIRIGENTE In questa fase di passaggio da una scuola «naturalmente» inclusiva ad una scuola più aderente alle esigenze di una società moderna e complessa, da una scuola che parlava un unico linguaggio ad una scuola plurale … dai tanti linguaggi, il ruolo del DS è fondamentale e i suoi compiti di direzione si caricano di un’ulteriore dimensione culturale e pedagogica. IL DIRIGENTE • Nomina e presiede il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) • Provvede all’individuazione e alla nomina di figure di sistema (referenti di istituto e di classe a cui affidare organizzazione, ad es., di attività di screening, coordinamento attività per l’inclusione dei BES, ecc.) • Presiede i Consigli di classe a cui spetta il compito di valutare la necessità di un PDP per un alunno in difficoltà • Promuove attività di aggiornamento e di formazione per i docenti e di informazione per le famiglie • Promuove un dibattito costruttivo per salvare le pratiche di buona valenza pedagogica • Cura e supervisiona le relazioni con il territorio, perché l’inclusione implica una pedagogia di comunità. IL REFERENTE diventa punto di riferimento all’interno della scuola offre supporto ai colleghi sensibilizza l’approfondimento delle tematiche realizza, in collaborazione con i colleghi, il modello di PDP d’Istituto Non compila PDP di ogni singolo alunno al posto dei team dei docenti /o del consiglio di classe Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27 PROBLEMATICHE E CRITICITÀ TEMPI DIDATTICA E COUNSELING RISORSE ECONOMICHE E LEGISLATIVE L’insegnante individuato spesso deve utilizzare ore “libere” per svolgere le attività di referente TEMPI La consegna da parte delle famiglie delle diagnosi di dislessia avviene in OGNI MOMENTO dell’anno scolastico, se «prima» diagnosi; altrimenti entro il 31 marzo, se classe terminale. Spesso è difficile se non impossibile contattare famiglie, alunni, colleghi, nei tempi utili per un intervento immediato La difficoltà di mediare tra esigenze spesso lontane DIDATTICA E COUNSELING La difficoltà di “convincere “ i colleghi ad attuare una didattica adeguata Competenze individuali degli insegnanti referenti molto diverse tra loro La formazione è a livello volontario e non viene riconosciuta RISORSE ECONOMICHE E LEGISLATIVE Mobilità interna all’ istituzione scolastica Ruolo non ben definito come figura di sistema Spesso affidato agli insegnanti di sostegno o referenti gruppo Hc TUTTE LE AZIONI CHE IL REFERENTE DISLESSIA METTE IN ESSERE DEVONO ESSERE CONDIVISE E SOSTENUTE DAL DIRIGENTE SCOLASTICO IL DOCENTE COMPILA IL PDP INSIEME AL SUO TEAM E/O AL SUO CONSIGLIO DI CLASSE offre sensibilizza l’approfondimento delle tematiche realizza, in collaborazione con i colleghi, il modello di PDP d’Istituto di classe Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27 LO STUDENTE diventa punto di riferimento offre sensibilizza realizza, Non compila Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27 Le Linee Guida riconoscono agli studenti con DSA un ruolo importante nel loro percorso formativo. Essi, come tutti gli studenti, hanno il dovere di porre adeguato impegno nel loro “lavoro”, sia a casa sia a scuola. Hanno, però, diritto a una chiara informazione riguardo alla diversa modalità di apprendimento; alle strategie che possono aiutarli a ottenere il massimo dalle loro potenzialità INOLTRE, POSSONO SUGGERIRE AI DOCENTI LE STRATEGIE DI APPRENDIMENTO CHE HANNO MATURATO AUTONOMAMENTE LO STUDENTE CON DSA HA DIRITTO AD UNA DIAGNOSI PRECOCE: LA SCUOLA E I SERVIZI SANITARI HANNO IL DOVERE DI AIUTARLO AD OTTENERLA! Finalmente con la diagnosi ho capito quali sono le mie difficoltà, ma adesso non so se ho voglia di cambiare il mio modo di studiare, di cercare nuove strategie … sono un po’ stanco … L’adeguatezza delle reazioni e degli interventi dell’ambiente (scuola e famiglia) dipende spesso dalla precocità della diagnosi. LA DIAGNOSI È IMPORTANTE PER IL BAMBINO/RAGAZZO per: • raggiungere la consapevolezza delle proprie difficoltà, ma anche della propria intelligenza e delle proprie abilità • capire che, grazie a queste e attraverso l’uso di semplici strategie, può riuscire a superare ogni ostacolo; • scegliere il percorso scolastico che desidera DOVERE DELLA SCUOLA È FARE SEGNALAZIONE ALLA FAMIGLIA. LA DOVERE DELLA FAMIGLIA È FARE LA SEGNALAZIONE ALLA SCUOLA se ha riscontrato delle difficoltà e … … rivolgersi ai SERVIZI SANITARI pubblici o privati accreditati. La PRESA IN CARICO da parte dei servizi sanitari, compreso il momento della valutazione, dovrebbe necessariamente essere multidisciplinare, coinvolgendo più figure professionali che, ciascuna per le proprie competenze, contribuiscono alle fasi di valutazione. … E la FAMIGLIA? La SCUOLA, insieme alla FAMIGLIA, è sicuramente l’ambiente in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del proprio tempo e il luogo dove fanno esperienze significative di socializzazione e di apprendimento. La scuola deve, quindi ,trovare tutti gli strumenti per promuovere l’apprendimento per TUTTI. LA FAMIGLIA … CONSEGNA ALLA SCUOLA LA CERTIFICAZIONE DIAGNOSTICA E RICHIEDE IL RELATIVO PROTOCOLLO: - è una tutela sia per la famiglia sia per l’istituzione scolastica - deve essere allegata al fascicolo personale dell’alunno - deve essere visionata dai docenti del consiglio di classe ed utilizzata per la successiva stesura del PDP CONDIVIDE LA PERSONALIZZATO) REDAZIONE DEL PDP (PIANO DIDATTICO ART. 5 LEGGE 170/2010: - la legge 170/2010 dispone che le istituzioni scolastiche garantiscano “l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari del soggetto, (…), adottando una metodologia ed una strategia educativa adeguate” LA FAMIGLIA CONDIVIDE LE LINEE ELABORATE NEL PDP LA FAMIGLIA E’ CONTROPARTE ATTIVA E PARTECIPATIVA NELLA REDAZIONE DEL PDP. I GENITORI DEVONO: essere messi a conoscenza del contenuto (situazione scolastica di partenza ed in divenire, azioni metodologiche e didattiche, risorse da impegnare, scelta strumenti compensativi e misure dispensative, modalità di verifica, …) sottoscrivere la presa visione e la relativa accettazione del PDP Art. 6 - "Misure per i familiari", Infatti prevede che: a) i familiari di alunni del primo ciclo con DSA possano usufruire di orari di lavoro flessibili per assisterli nei compiti a casa; b) le modalità di esercizio di questo diritto sono demandate ai contratti nazionali di lavoro …, ma non devono comportare "nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica". (Finalità già contenute nelle Indicazioni nazionali, di cui al D.lvo 19 febbraio 2004, n. 59, aggiornate dalle Indicazioni per il curricolo di cui al D.M 31 luglio 2007) E PRIMA TUTTO CIÒ SI POTEVA FARE? LEGGE 517/77 (legge sulla programmazione educativa) INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI IN RELAZIONE ALLE ESIGENZE DEI SINGOLI ALUNNI “… La programmazione educativa può comprendere attività scolastiche organizzate per gruppi … allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni ….” REGOLAMENTO dell'AUTONOMIA scolastica D.P.R. 275/1999 FLESSIBILITÀ DIDATTICA DPR 275/1999 art. 4.2: Il Regolamento dell’autonomia scolastica offre lo strumento della flessibilità, (“le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune”). Flessibilità non solo nei calendari, negli orari, nei raggruppamenti degli alunni, nell’adeguamento alle esigenze delle realtà locali, ecc Ma anche in tutti gli aspetti dell’organizzazione educativa e didattica della Scuola e va intesa come: - personalizzazione educativa e didattica, - personalizzazione degli obiettivi formativi - personalizzazione dei percorsi formativi. Legge n. 53/2003 e D.Lgs. 59/2004 Centralità della PERSONA che apprende anche attraverso PERCORSI PERSONALIZZATI E FLESSIBILI CONCETTO DI PERSONALIZZAZIONE LEGGE 53/2003 “la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno” NON BASTAVANO QUESTE LEGGI ? NON bastavano le numerose circolari, ordinanze e note ministeriali emanate negli anni, a cominciare dal 2004, per mantenere l’attenzione degli insegnanti sui Disturbi Specifici di Apprendimento? NO... NON BASTAVANO! Lo dimostra la Nota MIUR del 5.10.2007 nella quale si sottolineava: «Pervengono a questa Direzione esposti con i quali alcuni genitori lamentano che non sempre le difficoltà di apprendimento di soggetti dislessici sono tenute nella dovuta considerazione, con la conseguenza che i soggetti in questione hanno lo stesso percorso formativo nonché la medesima valutazione degli altri alunni. [...]. Dato che tali difficoltà si manifestano in persone dotate di quoziente intellettivo nella norma, spesso vengono attribuite ad altri fattori: negligenza, scarso impegno o interesse. Questo può comportare ricadute a livello personale, quali abbassamento dell’autostima, depressione o comportamenti oppositivi, che possono determinare un abbandono scolastico o una scelta di basso profilo rispetto alle potenzialità.» IL 29/09/2010 IL TESTO SPECIFICO SUI DSA È DIVENTATO LEGGE DELLO STATO (L. 170/2010) Ora la legge c'è e si direbbe un'ottima legge, che si rivolge a tutto il percorso formativo, dalla scuola dell'infanzia all'università. CHE COSA CAMBIA? I DSA sono riconosciuti per legge: nessuno più deve essere incredulo o sospettoso! COSA SI PUÒ E SI DEVE FARE IN PRESENZA DI RAGAZZI CON DSA/BES? ACCOGLIENZA INTEGRAZIONE INCLUSIONE ACCOGLIENZA significa: 1) ACCETTAZIONE profonda, empatia, capacità di capire il disagio dello studente …… ma anche cose concrete 2) SCELTE OPERATIVE ben precise SCELTE OPERATIVE BEN PRECISE 3. ACCOGLIENZA ANCHE X I GENITORI: incontro con i genitori degli allievi con DSA/BES, in cui il DS e/o il Referente spieghino il livello di conoscenze sul problema da parte della scuola, dichiarandosi disponibili per interventi di formazione e/o mediazione con gli insegnanti. Anche i genitori hanno bisogno di accoglienza, … soprattutto dopo anni di fatica alle spalle! Ma soprattutto occorre «vederli» SCUOLA OSSERVATORIO “La scuola deve diventare l’osservatorio per eccellenza, dove è possibile individuare precocemente le difficoltà specifiche di apprendimento. Ciò significa che gli insegnanti devono osservare e segnalare tempestivamente i problemi”. (LINEE GUIDA pag. 6 -9) IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA!!! L’ alunno con DSA utilizza un diverso modo di imparare che richiede: la CONOSCENZA dei DSA da parte dei docenti UN’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA FLESSIBILE UNA METODOLOGIA DIDATTICA PERSONALIZZATA UNA VALUTAZIONE ADEGUATA Con la legge 170/2010 è finalmente riconosciuto il diritto della FLESSIBILITÀ della DIDATTICA per garantire le stesse possibilità di apprendimento anche ai ragazzi con DSA attraverso STRUMENTI COMPENSATIVI LAVORI di GRUPPO e MEDIAZIONE con i PARI MISURE DISPENSATIVE PEER EDUCATION MA COSA SIGNIFICA ESSERE DISLESSICI? “Nessuno potrà mai capire cosa significhi essere dislessici nel mondo della scuola. Nessuno potrà mai capire, dal di fuori, cosa si provi a sentirsi umiliati per tutta la propria infanzia e sentirsi ripetere giorno dopo giorno che non sarete mai capaci di avere successo in niente”. Lo racconta Jackie Stewart, vincitore per ventisette volte del Grand Prix , incoronato Sir dal Principe Carlo. È dislessico! … lettura e scrittura sono attività “molto” faticose … perché non vengono automatizzate … “Non c’è posto per tutta questa roba nella mia testa. Ogni volta che cerco di scrivere, dimentico quello che sto facendo. Se penso a una cosa, per esempio a come si scrive una parola, mi dimentico di qualcos’altro, come la punteggiatura. Oppure se penso a scrivere, la calligrafia diventa tutta pasticciata”. Mel Levine, A modo loro… Ma sono anche bambini/ragazzi intelligenti e sensibili che hanno solo bisogno di metodi didattici consapevoli e strumenti di aiuto semplici ed efficaci, per sviluppare le proprie potenzialità “Ci sono tonnellate di documenti prodotti dalla ricerca che dicono che la dislessia non è una malattia, ma l’espressione di una piccola differenza di alcune aree del cervello che non impedisce di imparare, ma lo rende molto più faticoso. E in questa società che vuole tutto e subito questa fatica e lentezza non viene tollerata” (G. Stella) Ecco perché è necessario MODIFICARE LA DIDATTICA! OCCORRE CAMBIARE IL PUNTO DI VISTA ATTENZIONE GUARDATE BENE! GUARDATE MEGLIO! La motivazione ci permette di fare al meglio ciò che «già» sappiamo fare… NON ciò che non sappiamo fare! È servito un aiuto per … TUTTI UGUALI TUTTI DIVERSI ! “ECCO PERCHÉ LA SCUOLA DEVE DIVENTARE L’OSSERVATORIO PER ECCELLENZA IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA!!! LINEE GUIDA, PAG. 10 4.1 SCUOLA DELL’INFANZIA “È importante identificare precocemente le possibili difficoltà di apprendimento e riconoscere i segnali di rischio già nella scuola dell’infanzia. Il bambino che confonde suoni, non completa le frasi, utilizza parole non adeguate … omette suoni o parti di parole, sostituisce suoni, lettere ( p/b …) va supportato con attività personalizzate all’interno del gruppo. Il bambino che mostra, a cinque anni, queste difficoltà, può essere goffo, avere poca abilità nella manualità fine, a riconoscere la destra e la sinistra o avere difficoltà in compiti di memoria a breve termine, ad imparare filastrocche, a giocare con le parole. Questi bambini vanno riconosciuti e supportati adeguatamente: molto si può e si deve fare. Solo in una scuola vissuta … si può stabilire un rapporto positivo tra bambino ed adulto che ascolta, accoglie, sostiene e propone. In una scuola dove (c’ è) la collaborazione, la sinergia, la condivisione degli stili educativi tra le insegnanti, tra queste e la famiglia …. In una scuola che vive nell’ottica dell’inclusione, …..” LINEE GUIDA, pag 12 . 13 4.2 SCUOLA PRIMARIA 4.2.1 Disturbo di lettura e di scrittura “All’inizio della scuola primaria la prevenzione delle difficoltà di apprendimento rappresenta uno degli obiettivi più importanti della continuità educativa, che si deve realizzare attraverso uno scambio conoscitivo tra la famiglia, i docenti della scuola dell’infanzia e i docenti della scuola primaria medesima. Solo da una conoscenza approfondita degli alunni, il team docente potrà programmare le attività educative e didattiche, potrà scegliere i metodi e i materiali e stabilire i tempi più adeguati alle esigenze di tutti gli alunni del gruppo classe.” LINEE GUIDA, pag.17 SCUOLA SECONDARIA DI 1° e 2° GRADO “La scuola secondaria richiede agli studenti la piena padronanza delle competenze strumentali (lettura, scrittura e calcolo), l’adozione di un efficace metodo di studio e prerequisiti adeguati all’apprendimento di saperi disciplinari sempre più complessi; elementi, questi, che possono mettere in seria difficoltà l’alunno con DSA, inducendolo ad atteggiamenti demotivati e rinunciatari. Tali difficoltà possono essere notevolmente contenute e superate, individuando opportunamente le strategie e gli strumenti compensativi nonché le misure dispensative.” Anche l’Università … … dovrà svolgere un ruolo importante, trovando soluzioni all’interno delle metodologie didattiche e di valutazione e favorendo l’uso di strategie e risorse, in particolare attraverso le nuove tecnologie. … Si pone, pertanto, … , la necessità di interventi idonei ad individuare i casi sospetti di DSA negli studenti (art. 3.3) come per tutti gli altri gradi di scuola. … La presentazione della certificazione diagnostica, al momento dell’iscrizione, permette di accedere anche ai test di ammissione con le seguenti modalità: · LA CONCESSIONE DI TEMPI AGGIUNTIVI, …, ritenuti congrui dall’Ateneo in relazione alla tipologia di prova e comunque non superiori al 30% in più; · LA CONCESSIONE DI UN TEMPO AGGIUNTIVO FINO A UN MASSIMO DEL 30% in più rispetto a quello definito per le prove di ammissione ai corsi di laurea e di laurea magistrale programmati a livello nazionale o dalle università …. · in caso di particolare gravità certificata del DSA, gli Atenei – nella loro autonomia possono valutare ULTERIORI MISURE atte a garantire pari opportunità nell’espletamento delle prove stesse. ” (Dalle LINEE GUIDA pag. 26 - 27) PER OTTEMPERARE ALLA NORMATIVA Occorre non solo elaborare un PDP che tenga conto di MISURE DISPENSATIVE STRUMENTI COMPENSATIVI e STRATEGIE COMPENSATIVE … ma anche UN CAMBIAMENTO DELLA DIDATTICA … UNA DIDATTICA INCLUSIVA 104 INCLUSIONE DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI, attraverso una didattica «inclusiva», che tenga conto di alcuni principi …. e non solo perché ce lo dice la legge, ma perché altrimenti perdiamo i nostri alunni … e la scuola ne esce sconfitta! LE SCELTE METODOLOGICHE DEVONO RIGUARDARE L’INTERO GRUPPO CLASSE E NON SOLO L’ALUNNO CON CERTIFICAZIONE AIUTO !!!! Come posso farcela ??? L’INSEGNANTE NON DEVE ESSERE LASCIATA SOLA IN QUESTA COMPLESSITÀ Come possiamo fare? B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7 maggio 2013 PROMUOVERE LAVORO DI GRUPPO Nella vita di tutti i giorni (in famiglia, nella vita di relazione, sul lavoro), la flessibilità creativa, la capacità di trovare nuove soluzioni a nuovi problemi sono doti sempre più indispensabili. Il nostro è un mondo fondato sul "lavoro di gruppo" e, in un gruppo, chiunque di noi può essere chiamato a esercitare la funzione di leader. Il leader efficace sa spingere chi gli sta intorno a dare il meglio di sé; sul lavoro sa creare quel valore aggiunto che consente di vincere le sfide che i continui cambiamenti della nostra società complessa ci richiede. PERTANDO OCCORRE UNA BUONA FORMAZIONE del DOCENTE (lo sottolineano anche le LINEE GUIDA) … “È necessario sottolineare la delicatezza delle problematiche psicologiche che s’innestano nell’alunno o nello studente con DSA …. Resta ferma, infine, la necessità di creare un clima della classe accogliente, praticare una gestione inclusiva della stessa, tenendo conto degli specifici bisogni educativi degli alunni e studenti con DSA.” ( L. G., pag 21) RICORDIAMOCI CHE … … gli insegnanti devono “riappropriarsi” di competenze educativo-didattiche anche nell’ambito dei DSA, laddove lo spostamento del baricentro in ambito clinico aveva invece portato sempre più a delegare a specialisti esterni funzioni proprie della professione docente o a mutuare la propria attività sul modello degli interventi specialistici, sulla base della consapevolezza della complessità del problema e delle sue implicazioni neurobiologiche. (Linee Guida per i DSA, pag.9) “STRUMENTARIO”DI BASE “… È appena il caso di ricordare che nel profilo professionale del docente sono ricomprese, oltre alle competenze disciplinari, anche competenze psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL). Gli strumenti metodologici per interventi di carattere didattico fanno parte, infatti, dello “strumentario”di base che è patrimonio di conoscenza e di abilità di ciascun docente. Tuttavia, è pur vero che la competenza psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere aggiornata e approfondita.” (Linee Guida per i DSA, pag.9) MA PER QUESTO SERVE LA … Art. 4 - Formazione nella scuola Apre una prospettiva fondamentale: "… al PERSONALE DOCENTE e DIRIGENZIALE scuola … è assicurata una adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative al DSA, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative sanità adeguate" F O R M A ZI O N E PERTANDO OCCORRE UNA BUONA FORMAZIONE del DIRIGENTE SCOLASTICO Un nostro preciso obiettivo, come DIRIGENTI SCOLASTICI, potrebbe essere quello di costruire un piano dell'offerta formativa (POF) condiviso dall'intera comunità scolastica, insegnanti, studenti e genitori, aperto al territorio, riaffermando quei concetti tanto dichiarati quanto disattesi: AUTONOMIA, APERTURA AL TERRITORIO, ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO AUTONOMIA L'autonomia non deve essere vista come una minaccia, ma come un ampliamento delle opportunità, in quanto implica una maggiore flessibilità per ogni istituzione scolastica e non solo in materia di organizzazione, ma anche di curricoli, di metodologie didattiche, di gestione delle relazioni tra docenti, alunni e … discipline. ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO L’alternanza scuola/lavoro, prevista per le scuole secondarie di secondo grado, non è una via di fuga per i meno bravi, ma un’opportunità per la scuola di collaborare con le imprese per formare il futuro lavoratore: un soggetto più qualificato, più autonomo, più intraprendente. L’alternanza può diventare un elemento fondamentale del curricolo scolastico, come lo diventa lo sforzo di non fermarsi alle conoscenze, ma di cercare di tradurle in competenze, attraverso la partecipazione a pratiche importanti sul piano sia culturale sia sociale. APERTURA E ALLARGAMENTO AL TERRITORIO L’apertura e l’allargamento alla comunità locale, alle istituzioni pubbliche e private interessate agli effetti dell’attività educativa, non significano un abbassamento della qualità dell’offerta formativa, ma una premessa per introdurre e valorizzare percorsi formativi non esclusivamente centrati sul sapere scolastico. Poiché il nostro è un mondo fondato sul "lavoro di gruppo" , è proprio nel gruppo, in una rete, che ognuno può essere in grado di mobilitare le energie migliori e diventare risorsa per gli altri! Occorre riconcettualizzare i BES (anche alla luce delle teorie sui processi di insegnamento/apprendimento) OCCORRE PENSARE ALLA CLASSE COME A UN TUTT’UNO (sistema classe) CIÒ INEVITABILMENTE IMPLICA DEI CAMBIAMENTI SUL PIANO DELL’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA E DIDATTICA Secondo la C.M. n 8 del 6/03/13 “A rilevare le criticità presenti in ciascuna classe sarà, oltre al CONSIGLIO DI CLASSE/TEAM DOCENTI, il GLI (Gruppo di Lavoro per l’ Inclusione), che rileverà anche i BES presenti in tutta la scuola ed elaborerà un PAI ( Piano Annuale per l’Inclusione ), in modo da “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei risultati educativi” e fare il punto sull’efficacia degli strumenti messi in atto nell’anno scolastico.” Nel POF occorre precisare • L'ACCOGLIENZA si qualifica come postulato di base dell'azione educativa di tutta la scuola, e intende porre particolare attenzione all'ingresso nella Scuola dell'Infanzia, ai momenti di passaggio dalla Scuola dell'Infanzia alla Scuola Primaria e dalla Scuola Primaria alla Scuola Secondaria di primo grado. • La scuola si impegna a creare un “CLIMA OTTIMALE” per TUTTI, affinché ciascuno trovi stimoli ed incentivi per apprendere, attraverso molteplici occasioni di socializzazione e di gioco. DAL POF … al PAI attraverso il GLI … per una didattica inclusiva per tutti SI VUOLE GARANTIRE GLI STESSI DIRITTI A TUTTI GLI STUDENTI con BES “Con determinazioni assunte dai Consigli di classe/team docenti , risultanti dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e/o sulla base di considerazioni di carattere psico-pedagogico e didattico, le scuole devono avvalersi anche per tutti questi alunni degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative contenute nella Legge 170/2010 e nelle Linee guida per poter attuare un valido intervento pedagogico-didattico. “Un approccio educativo, non meramente clinico (…) dovrebbe dar modo di individuare strategie e metodologie di intervento …, nella prospettiva di una scuola sempre più inclusiva e accogliente, senza bisogno di ulteriori precisazioni di carattere normativo. Al riguardo, la legge 53/2003 e la legge 170/2010 costituiscono norme primarie di riferimento cui ispirarsi per le iniziative da intraprendere con questi casi.” Nella DIRETTIVA PROFUMO del 27/12/2012 viene riconosciuta la … « … necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per tutti gli allievi che manifestano necessità speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), individuale o anche riferito a tutti gli studenti con BES della classe, ma articolato … e di una progettualità complessa, da parte di tutti i docenti (curriculari e di sostegno), da articolare attorno ai processi di INDIVIDUALIZZAZIONE e di PERSONALIZZAZIONE.» E’ IMPORTANTE CONOSCERE LA NORMATIVA SUI DSA e gli altri BES La Legge è uno strumento che genitori, educatori e insegnanti devono conoscere per poterlo utilizzare con efficacia per tutelare i DIRITTI dei minori. ATTENZIONE A RIMUOVERE OSTACOLI RIFERIBILI ALLA PERSONALITÀ DI CIASCUN ALUNNO, QUALE SI PRESENTA IN RELAZIONE ANCHE AI CONDIZIONAMENTI DEL CONTESTO SCOLASTICO E SOCIALE LA LEGGE SI INQUADRA NEL PIÙ GENERALE TEMA DELLA REALIZZAZIONE del DIRITTO ALLO STUDIO e del PERSEGUIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI IL DIRIGENTE SCOLASTICO È GARANTE DEL RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO … DI OGNI ALUNNO! Infatti il D.lgs 165/2001 prescrive: “Il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli alunni.” “E ‘ COMPITO DELLE SCUOLE … attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi idonei a individuare i casi sospetti di DSA” (Art.3 c.3) L’ATTIVITA’ DIAGNOSTICA consta di 2 ASPETTI: L’ IDENTIFICAZIONE PRECOCE LA DIAGNOSI S C U O L A IDENTIFICAZIONE PRECOCE (Art.3 c.3) “E ‘ COMPITO DELLE SCUOLE … attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi idonei a individuare i casi sospetti di DSA” - PROVE DI VALUTAZIONE: - prove di scrittura spontanea - prove di consapevolezza metafonologica - SCREENING E/O QUESTIONARI OSSERVATIVI - OSSERVAZIONI SISTEMATICHE e periodiche delle competenze di letto scrittura S C U O L A LO SCREENING: strumento di indagine Lo screening sicuramente non permette di parlare di dislessia e quindi di fare una diagnosi! Evidenzia solo quei bambini che sono a rischio di sviluppare un disturbo o che sono semplicemente in ritardo e perciò andrebbero quanto prima valutati dagli specialisti Dopo aver predisposto ed attuato specifiche attività di POTENZIAMENTO e recupero, se le difficoltà persistono, occorre segnalare subito i problemi alla famiglia. S C U O L A S A N I T À Chi fa la diagnosi? Valgono quelle dei privati? Art. 3 comma 1 (Diagnosi) “ La diagnosi dei DSA è effettuata … dal Servizio sanitario nazionale a S A legislazione vigente ed è comunicata N I dalla famiglia alla scuola di T appartenenza dello studente.” À S A N I T À CONFERENZA TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO ACCORDO su “Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei Disturbi specifici di apprendimento (DSA)” 27.7.2012 AGGIORNAMENTO DIAGNOSI ART 3. Elementi della certificazione di DSA - comma 3 Il profilo di funzionamento è di norma aggiornato: - al passaggio da un ciclo scolastico all’altro e comunque, di norma, non prima di tre anni dal precedente ; - ogni qualvolta sia necessario modificare l’applicazione degli strumenti didattici e valutativi necessari, su segnalazione della scuola alla famiglia o su iniziativa della famiglia. (http://www.aiditalia.org/it/conferenza_stato_regioni_25_luglio_2012_stabilito_il_percorso _di_diagnosi_dsa.html ) SONO UN BAMBINO, NON SONO UNA DIAGNOSI! La formulazione di una diagnosi non è sufficiente Non promuove alcun cambiamento in senso migliorativo se non è condivisa e compresa dai genitori e dall’ambiente scolastico! A chi consegna il genitore la diagnosi? ATTENZIONE LA “DISLESSIA” E’ UN DATO SENSIBILE, quindi coperto da privacy. Pertanto non si può parlarne se non si è autorizzati dai genitori, i quali non sono obbligati a consegnare a scuola la dichiarazione dello specialista. Se non lo fanno, però, l’allievo non può essere considerato dislessico, ma solo affetto da difficoltà di apprendimento. AL DIRIGENTE SCOLASTICO dell’Istituto / Direzione Didattica …………………………………………… “……………………...……………………” Ind. .. .……………………………………. OGGETTO: Liberatoria per la comunicazione dei dati relativi alla diagnosi di D.S.A. a tutti i componenti del team docenti/Consiglio di Classe Il/La sottoscritto/a ....………………….……… nato/a a …….…………… il ……………….. e il/la sottoscritto/a ..………………….……… nato/a a …….…………… il ……………….. Residenti in ……………………………….……Città ………………… Prov. ….. Genitori dell’alunno …..……….………………….. classe …. sez …. plesso …………….. con la presente autorizzano ai sensi del “Codice in materia di protezione dei dati personali”, D.l. 196/2003, la comunicazione della diagnosi relativa ai “Disturbi specifici di apprendimento” di nostro/a figlio/a a tutti i componenti del team docenti/Consiglio di classe, inclusi i supplenti nominati per oltre una settimana, vietandone l’uso in contesti diversi. Alleghiamo alla presente copia della certificazione sopra citata (n° fogli …..). Data , ……………………… Firma/e ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… Si prega ritornare copia con data e numero di protocollo: ……………………………………………………………………… Dove dimostriamo di applicare la legge? NEL POF … … indichiamo le LINEE GUIDA (azioni) - per ogni alunno COMPILIAMO il PDP PDP PIANO: studio mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi sviluppi”; programma, progetto, strategia, … DIDATTICO: scopo della didattica è … - il miglioramento dell’ efficacia e dell’efficienza dell’ insegnamento del docente - il miglioramento dell'efficacia e soprattutto dell'efficienza (diminuzione dei tempi e delle energie) dell'apprendimento dell‘allievo PERSONALIZZATO: indica la diversificazione delle metodologie, dei tempi, degli strumenti nella progettazione del lavoro della classe QUANDO? • All’inizio di ogni anno scolastico entro i primi tre mesi … per gli studenti già segnalati • Appena la famiglia consegna la diagnosi … per i nuovi Il PDP prodotto va dato in copia alla famiglia con lettera protocollata a mano o raccomandata, inserito nel fascicolo personale riservato e una copia nel registro di classe TUTTO SCRITTO NEL PAI La normativa sui BES chiede la costruzione di un PAI PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE «La nota ministeriale prot.1551/2013 sottolinea che il PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIVITÀ non va “interpretato come un piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali” ma come uno “strumento di progettazione” dell’offerta formativa delle scuole “in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni”. Viene inoltre confermato che la redazione del PAI non deve fornire l’occasione per categorizzare le persone ma per individuare le situazioni problematiche e le strategie per farvi fronte, qualificando le modalità di insegnamento.» NON PER «CATALOGARE» PERSONE, MA PER INDIVIDUARE PROBLEMI ED ELABORARE STRATEGIE DI SOLUZIONE I vari documenti richiesti devono rappresentare una leva per provare a gestire la complessità del cambiamento, secondo i bisogni e l’esperienza di ciascun professionista e del suo contesto lavorativo. PIEMONTE UN MODELLO “ADEGUATO E FUNZIONALE” DI PDP, ANCHE IN BASE ALL’ICF! Alla luce dei paradigmi di riferimento sul funzionamento delle persone (ICF-OMS, 2001) e della recente normativa nazionale sui BES (Dir. Min. 27/12/2012; C.m. n.8/2013), pare utile pensare alle possibili azioni di miglioramento. Nell’anno scolastico 2012-13, l’USR per il Piemonte ha costituito un gruppo di lavoro di docenti rappresentativo dei vari ordini di scuola, per la riflessione sulle necessità e criticità emergenti dall’utilizzo concreto dello strumento e per l’elaborazione di un modello “adeguato e funzionale” di PDP, in un’ottica di Ricerca-Azione. PDP non solo per i DSA! Le recenti disposizioni sui BES, con il riposizionamento dei DSA all’interno di tale più ampia categoria e l’estensione delle indicazioni sulla compilazione del PDP alle altre tipologie di BES, hanno reso indispensabile riflettere sullo strumento per problematizzare una sua ridefinizione: una suddivisione e moltiplicazione di modelli di PDP per categorie di BES o un’integrazione delle nuove aree di bisogni “speciali” indicate dai documenti??? UNICO PDP per I BES Il gruppo di lavoro piemontese, che aveva già iniziato la riflessione e la costruzione di un modello comune di PDP per gli allievi con DSA, ha ritenuto opportuno non produrre un ulteriore documento per gli allievi con altre tipologie di BES e ha concentrato gli sforzi per elaborare un unico modello integrato, articolato in differenti sezioni, alcune comuni a tutti i BES, altre specifiche per tipologia, che possa essere utilizzato in modo flessibile e dinamico, adattandolo alle diverse esigenze delle classi. I docenti selezioneranno, anche sulla base delle indicazioni esplicitate nel PDP, le parti che riterranno utili compilare per ciascun singolo allievo con Bisogni Educativi Speciali. Un modello di PDP unitario in UN’OTTICA DI CLASSE INCLUSIVA Un modello unitario per tutti gli allievi con BES, che, se usato in modo adeguato, potrà aiutare a pensare e progettare azioni mirate e specifiche (di individualizzazione e personalizzazione), sulla base delle specifiche e variegate situazioni personali e ambientali, in un’ottica di classe inclusiva, che salvaguardi l’apprendimento e la partecipazione di tutti ad un macro-progetto comune. PERCHÉ LA DIDATTICA INCLUSIVA? Instaura un clima accogliente e di sostegno, in cui è più facile raggiungere la consapevolezza delle proprie potenzialità, come stimolo per un apprendimento efficace Tende a riconoscere i bisogni di tutti i ragazzi, non solo quelli con DSA, ma anche quelli con problematiche di tipo relazionale e socio-culturale Prevede l’accoglienza di ogni alunno dal punto di vista socio-affettivo e lo mette al centro del processo formativo come persona. Individua gli stili d’apprendimento di ogni studente e ne potenzia l’efficacia. Sviluppa i punti di forza e le potenzialità di ciascuno attraverso una didattica individualizzata e personalizzata, considerando anche gli aspetti metacognitivi che agiscono sull’apprendimento. Valorizza le proprie risorse in un contesto collettivo. LA DIDATTICA INCLUSIVA PRESUPPONE CHE: L’APPRENDIMENTO SIA FRUTTO DI UN INTERVENTO ATTIVO DEL SOGGETTO SI COSTRUISCA UNA CORNICE RELAZIONALE STABILE E PROPOSITIVA, ATTENTA AL BENESSERE PSICOFISICO DELL’ALUNNO, PER INSEGNARGLI AD AFFRONTARE I PROBLEMI DELLA VITA QUOTIDIANA SI COSTRUISCA LA CONOSCENZA SULLA BASE DELLE CARATTERISTICHE DELLA PROPRIA MENTE (LINEE GUIDA per i DSA, pag. 6 - 9) UNA DIDATTICA PER GLI ALUNNI CON DSA “ La sinergia fra didattica individualizzata e personalizzata determina dunque, per l’alunno e lo studente con DSA, le condizioni più favorevoli per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento. “4. UNA DIDATTICA PER GLI ALUNNI CON DSA Gli insegnanti possono “riappropriarsi” di competenze educativo - didattiche anche nell’ambito dei DSA, … È appena il caso di ricordare che nel profilo professionale del docente sono ricomprese, oltre alle competenze disciplinari, anche competenze psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL). Gli strumenti metodologici per interventi di carattere didattico fanno parte, infatti, dello “strumentario” di base che è patrimonio di conoscenza e di abilità di ciascun docente. Tuttavia, è pur vero che la competenza psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere aggiornata e approfondita”. DA INTEGRAZIONE A INCLUSIONE CIÒ CHE FUNZIONA PER I DISLESSICI FUNZIONA ANCHE PER TUTTI GLI ALTRI SERVE UN CAMBIO DI MENTALITÀ LA QUALITÀ DELL’INCLUSIONE … … È MISURA DELLA QUALITÀ DELL’INTERA SCUOLA OCCORRE CAMBIARE IL PUNTO DI VISTA IN SALA OPERATORIA IERI OGGI A SCUOLA IERI OGGI D. Parisi -Da Socrate a Google Come si apprende nel nuovo millennio,2009 La scuola è l’istituzione più “conservata” che esista OCCORRE IMPOSTARE DIVERSAMENTE LA DIDATTICA VARIARE I CONTESTI DI APPRENDIMENTO Apprendimento individuale Apprendimento collettivo Apprendimento di gruppo Apprendimento connettivo OCCORRE UN APPROCCIO “SPERIMENTALE” Indispensabile per i ragazzi con DSA che, non potendo ricorrere troppo al recupero dalla memoria, devono “vedere”, “fare” e ”provare” per poter capire e imparare. SI POSSONO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE : - il laboratorio (metodo operativo), - la ricerca sperimentale (metodo investigativo), la ricerca-azione (metodo euristico-partecipativo) - il mastery learning (come esemplificazione dei metodi individualizzati). - E la valutazione? La valutazione deve essere un momento di incontro costruttivo con l'allievo Quando si valuta … … è necessario creare i presupposti che permettano all'alunno di non vedere la valutazione come una sentenza sul proprio valore fare in modo che possa sperimentarla come un momento … • • • utile alla propria crescita, in cui imparare a conoscere i propri punti di forza in cui comprendere in che modo far fronte agli eventuali insuccessi utilizzando strategie adeguate. UNA GIUSTA VALUTAZIONE “La peggiore ingiustizia è trattare in maniera uguale situazioni differenti”. ( Don Milani) Voler trattare tutti ugualmente è un “falso problema” Vale la pena di ricordare le FINALITÀ che la legge 170/2010 persegue (art. 2): garantire il diritto all'istruzione e favorire il successo scolastico (e cioè una formazione adeguata e lo sviluppo delle potenzialità), ridurre i disagi relazionali ed emozionali, adottare forme di verifica e di valutazione adeguate, preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori, favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi, incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari, assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale. Tra le tante possibili, due sono da sottolineare 1) RIDURRE I DISAGI RELAZIONALI ED EMOZIONALI Tutta la legge è orientata a questo scopo, ma certamente il riferimento esplicito a possibili sofferenze sul piano relazionale ed emotivo implica il riconoscimento del fatto che, oltre ad una adeguata ”preparazione”, fa parte della professione docente anche la buona comunicazione, l'attenzione partecipe ed empatica alla situazione emotiva dell'alunno, al suo possibile disagio o isolamento relazionale. Il docente che, per esimersi da questo lavoro di coinvolgimento comprendente, che costituisce una funzione alta della sua professione, dichiara, di fronte allo stato di sofferenza emotiva dell'alunno, “io non sono uno psicologo”, è professionalmente inadeguato! 2) PERCORSI DIDATTICI RIABILITATIVI (evitando la medicalizzazione) La legge 170 non fa mai riferimento a interventi logopedici, né assegna compiti riabilitativi al servizio sanitario, ma parla solamente di PERCORSI DIDATTICI RIABILITATIVI. Ciò non esclude che, laddove lo specialista lo ritenga necessario, l'intervento riabilitativo specialistico possa e debba essere attuato, ma la legge assegna al servizio sanitario solo compiti diagnostici. Competono, invece, alla scuola le “strategie didattiche, metodologiche e valutative” e la “capacità” di applicarle, che l'adeguata formazione del corpo docenti ha il compito di assicurare (art.4, comma 1). Che la «riabilitazione», insomma, avvenga all'interno dell'azione didattica ed educativa, salvo i casi in cui interventi propriamente logopedici siano insostituibili. È PROPRIO QUESTA LA VERA GRANDE SCOMMESSA CHE LA LEGGE PONE. È UNA DUPLICE SCOMMESSA! 1. che l'azione efficace nei confronti delle difficoltà scolastiche degli alunni con DSA divenga forma ordinaria della didattica nelle nostre scuole 2. che, date le dimensioni e la natura del problema, si realizzino: - uno stile diffuso di attenzione differenziata a tutte le situazioni di apprendimento nella loro diversità e a tutte le situazioni di disagio - una visione diversa dell'apprendere a scuola, che vada nella direzione del bambino/ragazzo costruttore, artigiano, artista del proprio apprendimento, in un clima e un ambiente laboratoriali e di operatività cooperativa, fortemente centrati sulla significatività del sapere e saper fare a scuola - l'abbandono della triste visione impiegatizia, esecutiva, mortificante, del lavoro del docente, che, purtroppo, ancora affligge buona parte della nostra scuola e nella quale il fenomeno delle difficoltà scolastiche risulta esaltato, comprese quelle derivanti da DSA … e ora anche dagli altri BES. ORA LA LEGGE c’è … … si spera in una piena e corretta APPLICAZIONE! … ALTRIMENTI POSSONO NASCERE CONTENZIOSI! Contenziosi Contenziosi Contenziosi Contenziosi la scuola non ha tenuto conto delle precise note ministeriali La Repubblica del 06-02-2010 Dislessica bocciata, maturità da rifare Il Tar riammette una studentessa: "DOVEVANO GARANTIRLE UNA PROVA DIFFERENZIATA" GENOVA. I professori del liceo classico Bernini dovranno far rifare l'esame di maturità, mettendo a disposizione di una studentessa dislessica gli strumenti "compensativi" e "dispensativi", in modo che possa sostenere le prove, adattandole alle sue capacità di apprendimento, di scrittura e di espressione. La sentenza del Tar Liguria è arrivata ieri, dopo 6 mesi dalla bocciatura della ragazza, avvenuta nel giugno scorso. Italia Oggi del 07-09-2010 Dislessia, la bocciatura va motivata Il Tar del Lazio condanna una scuola: nel giudizio dimenticava la “malattia” dello studente Lo scrutinio deve valorizzare gli orali rispetto agli scritti ROMA Il giudizio di non ammissione alla classe successiva deve tenere conto della particolare situazione in cui versa l'alunno dislessico. Altrimenti la bocciatura non è valida e il consiglio di classe deve ripetere lo scrutinio attenendosi strettamente alle indicazioni del giudice. E' questo il principio affermato dal Tar del Lazio con una sentenza depositata il 27 maggio scorso (31203). Il provvedimento, di cui si è avuta notizia solo in questi giorni, contiene un'ampia disamina delle disposizioni ministeriali che regolano la valutazione degli alunni affetti da dislessia. … La Repubblica del 15-09-2010 Dislessia, bocciatura annullata. "Il ragazzo andava seguito" LECCE. Il Tar di Lecce ha annullato la bocciatura di uno studente dislessico su ricorso di Cittadinanzattiva. «Un importante tassello si aggiunge alle norme già in vigore per garantire il diritto allo studio delle persone affette da dislessia», commenta l´associazione, che, in una nota, spiega: «Il 9 settembre il Tar di Lecce, con l´ordinanza 709/2010, ha deciso l´annullamento della bocciatura di uno studente della prima classe della scuola media, stabilendo così la sua ammissione al secondo anno». «La sentenza del Tar di Lecce ha accolto le tesi dei legali, che sostenevano la avvenuta violazione delle normative e delle circolari ministeriali che tutelano i soggetti affetti da dislessia e che impongono alle istituzioni scolastiche la predisposizione di un apposito percorso formativo personalizzato, nonché l’adozione di una serie di misure dispensative e di strumenti compensativi, con l’indispensabile e doveroso ausilio di un corpo docente sensibile e preparato». Dal Documento Alcuni spunti interpretativi sulle “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento” (legge 8.10.2010 n. 170) dell’Avvocato Lupo TAR Friuli Venezia Giulia - Sez. I – Sent. 12/01/2012 n. 9 Nello stesso tempo “Ove sia dimostrato che la scuola ha posto in essere gli adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, è legittimo il giudizio di non ammissione alla classe successiva che abbia riportato una grave insufficienza a seguito della verifica di recupero del debito formativo nella materia caratterizzante l’indirizzo di studio; infatti la legge 170/2010 è finalizzata a garantire il successo formativo e non a garantire sempre e comunque la promozione alla classe successiva”. TAR TOSCANA Sentenza N.346 /2013 Annullamento del giudizio di non ammissione alla classe seconda per alunno di prima secondaria di primo grado. La scuola non ha posto in essere gli adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, quindi è annullato il giudizio di non ammissione alla classe successiva NON CONFORMITÀ DEL PDP E MANCATO MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI EFFETTUATI DURANTE L’ANNO GRAZIE PER L’ATTENZIONE Viviana Rossi