PARMA, 25 marzo 2014
NORMATIVA A TUTELA DEI DSA
e … degli altri BES
Rossi Viviana
Dirigente scolastico, formatrice AID
INDICE
• CONOSCERE I DSA/BES per poterli tutelare
• Breve SIMULAZIONE del vissuto quotidiano
di uno studente con DSA
• NORMATIVA per tutti
• CHI - FA - CHE COSA
• PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO
Le conoscenze sui DSA in Italia
sono state a lungo limitate ad
una ristretta cerchia di
specialisti.
Grandi sono ancora
le carenze!
MA QUAL È L’ENTITÀ
DEL FENOMENO
IN ITALIA?
INCIDENZA PERCENTUALE
(fascia 4-21 anni)
TIPO DI DIFFICOLTÀ
MASCHI
FEMMINE
BASSO RENDIMENTO SCOLASTICO
13
7
DSA
4,5
3,5
DISTURBI DEL LINGUAGGIO
1,5
1
5
1,25
RITARDO MENTALE
1
1
DISTURBI DI PERSONALITÀ
1
1
DISABILITÀ PLURIME
0,15
0,15
SORDITÀ E IPOACUSIA
0,1
0,1
DDAI (DIST. ATTENZ. E IPERATT.)
ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
(DSA)
a. s. 2010/11 - 2011/2012
Nota: i dati sono aggiornati al 15 febbraio 2013
Fonte: MIUR - D.G. per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi Servizio Statistico
RIASSUMENDO
Il grafico finale scorpora il dato suddividendolo
secondo i vari gradi di istruzione.
Si noti l’incremento di 10.919 unità (+ 39 %) nella
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO,
a fronte di quello di 5.345 unità (+ 24 %)
nella SCUOLA PRIMARIA e di 8.547 (+ 54 %)
nella SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO.
EVOLUZIONE DEI SOGGETTI CON DSA
• RECUPERATI: circa il 20% viene recuperato completamente
(presumibilmente aveva forme molto lievi che si sono attenuate al punto
da non dare più nessun segno);
• COMPENSATI: circa il 45% raggiunge un grado buono di
compenso;
• PERSISTENTI: il 35% mantiene disturbi che rendono difficile
il proseguimento degli studi dopo l’obbligo scolastico.
ORA LA LEGGE C’È!
ED È UN’OTTIMA LEGGE,
CHE TUTELA
GLI ALUNNI/STUDENTI
DALL’INFANZIA
ALL’UNIVERSITÀ!
Da queste norme scaturiscono
DIRITTI e DOVERI
per TUTTI:
DOCENTI, DIRIGENTI SCOLASTICI,
REFERENTI,
ma anche STUDENTI e FAMIGLIE
QUADRO NORMATIVO
PEER EDUCATION
• LEGGE 170/2010
• DM 12 luglio 2011
UNA OPPORTUNITÀ PER UNA
• LINEE GUIDA per il DIDATTICA
diritto allo studioINCLUSIVA
degli alunni e degli studenti
FAVORE DIsulla
UNvalutazione
ALUNNO(Art.10)
DSA
• DPR 122/2009ARegolamento
• OM Esami Stato 2012/13
• Direttiva Bisogni Educativi Speciali 27 /12/2012
• CM n 8 del 6 marzo 2013
con DSA
• ACCORDO STATO-REGIONI del 25 luglio 2012 sui protocolli su "Indicazioni per la
diagnosi e la certificazione dei diagnostica dei disturbi specifici di apprendimento
(DSA)"
• DECRETO INTERMINISTERIALE del 17 aprile 2013 MIUR-MS con il quale si
adottano le "Linee guida per la predisposizione dei protocolli regionali per le attività di
individuazione precoce dei casi sospetti di DSA"
È IMPORTANTE CONOSCERE
LA NORMATIVA!
La LEGGE è uno «strumento» che
genitori, educatori e insegnanti,
devono conoscere … per poterlo
utilizzare con efficacia per tutelare
i DIRITTI dei minori… e di tutti.
LEGGE 170/2010
Riconoscimento e definizione di
DISLESSIA, DISGRAFIA, DISORTOGRAFIA,
DISCALCULIA
Art. 1
DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
DISLESSIA
DISORTOGRAFIA
DISGRAFIA
DISCALCULIA
Difficoltà nella lettura
Difficoltà nell’ortografia
Disturbi specifici delle
prassie della scrittura
Deficit del sistema di
elaborazione dei numeri e
del calcolo
La legge riconosce
la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia
quali Disturbi Specifici di Apprendimento
che si manifestano
• in presenza di capacità cognitive
adeguate,
• in assenza di patologie neurologiche e di
deficit sensoriali, …
ma che possono costituire una limitazione importante per
alcune attività della vita quotidiana
:
DISTURBO – DISABILITA’ – CARATTERISTICA
DISTURBO
approccio diagnostico e
specialistico
necessità di approfondire gli
studi scientifici
DISABILITÀ
approccio sociale
richiede riabilitazione e
abilitazione
si usa per una rivendicazione
CARATTERISTICA
adatto all’ambiente scolastico
evoca condotte di
adattamento e flessibilità
dei soggetti e del contesto
richiede una
DIDATTICA INCLUSIVA
PERCHÉ ORA PARLIAMO DI BES ?
PERCHÉ C’È UNA NORMATIVA BEN PRECISA:
•
•
•
•
UNESCO 2000 (Educazione per tutti entro il 2015)
Direttiva 27/12/2012
Circolare Min. n. 8 del 6/03/2013
Nota USR Piemonte del 19/04/2013
• NOTA 21/08/2013 EMILIA ROMAGNA
…che ci fa capire che è tempo
di attuare una
SCUOLA INCLUSIVA
QUALI SONO I
BES?
Dalla DIRETTIVA PROFUMO del 27/12/2012
«… ogni alunno, in continuità o per determinati periodi,
può manifestare
Bisogni Educativi Speciali:
o per motivi fisici, biologici, fisiologici
o anche per motivi psicologici, sociali,
rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano
adeguata e personalizzata risposta.»
Nella prima parte della Direttiva sono fornite indicazioni alle scuole per
la presa in carico di tutti gli alunni/ studenti con
Bisogni Educativi Speciali
“Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella
della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici
e quella dello svantaggio socioeconomico,
linguistico, culturale.
Per “disturbi evolutivi specifici” intendiamo, oltre i disturbi
specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio,
delle abilità non verbali, della coordinazione motoria,
ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva
– anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività,
mentre il funziona-mento intellettivo limite può
essere considerato un caso di confine fra la disabilità
e il disturbo specifico.”
Secondo la C.M. n 8 del 6/03/13
« … alunni con SVANTAGGIO
(culturale, socioeconomico, sociolinguistico,
ecc.) »
“ Tali tipologie di BES dovranno essere individuate
sulla base di elementi oggettivi, ad es. una
segnalazione degli operatori dei servizi sociali,
ovvero di ben fondate considerazione
pedagogiche e didattiche».
BES
L’utilizzo dell’acronimo BES sta, quindi, ad
indicare una vasta area di alunni per i quali
il principio della personalizzazione
dell’insegnamento, già sancito dalla
Legge 53/2003, va applicato
con particolari attenzioni.
DISABILITÀ
Dispersione
scolastica
ADHD
Stranieri
Disagio
Svantaggio
culturale
DISTURBI
SPECIFICI DI
APPRENDIMENTO
Svantaggio
socio-economico
In realtà questi alunni non sono una novità:
i DSA, i disabili, gli alunni con difficoltà diverse di
apprendimento, con vari disturbi evolutivi e
della condotta, con situazioni di svantaggio
culturale, socio-economico, …
SONO SEMPRE ESISTITI!
Nei loro confronti molti insegnanti adottavano in modo
naturale «strategie speciali», che non venivano, però,
codificate in protocolli particolari , … ma non tutti!
Erano meno concentrati sui loro «deficit» (che rientravano
nell’ordine naturale delle cose) e più su come portarli al
raggiungimento degli obiettivi della classe!
SI È PASSATI …
• PRIMA degli ANNI ‘60: dall’esclusione alla
medicalizzazione
• NEGLI ANNI ‘60/’75: dalla medicalizzazione
all’ inserimento
• NEGLI ANNI ‘70/’90: dall’inserimento
all’ integrazione
• DOPO GLI ANNI ’90: dall’INTEGRAZIONE
all’
INCLUSIONE
LEGGE 104/92
INTERVENTO BASATO SUL SOSTEGNO.
LEGGE 170/10 :
LA PERSONALIZZAZIONE È PREVISTA ANCHE IN ASSENZA DI RISORSE AGGIUNTIVE.
La D.M. 27-12-2012 sui BES prevede LA PERSONALIZZAZIONE anche senza certificazione.
L’eventuale documentazione clinica ha un ruolo informativo, non certificativo.
L’INTERVENTO È ATTIVATO DALLA SCUOLA IN RACCORDO CON FAMIGLIA E SERVIZI.
IN BASE AD UNA DIAGNOSI
Decisione del C.d.C. o team docenti partendo
dalle informazioni fornite dalla famiglia attraverso
una diagnosi o altra documentazione clinica.
La scuola può accettare qualsiasi diagnosi (anche
emessa da privati), riservandosi però di valutare
l’effettiva ricaduta sui bisogni educativi.
SU DECISIONE DELLA SCUOLA
(SENZA DIAGNOSI)
La scuola si attiva autonomamente, con
decisione del Consiglio di Classe/team
docenti, partendo dai bisogni educativi emersi
e dalla necessità di formalizzare un PDP.
«Fermo restando l'obbligo di presentazione delle certificazioni
per l'esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e
di DSA, è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams
dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia
opportuna e necessaria l'adozione di una personalizzazione
della didattica ed eventualmente di misure compensative o
dispensative, nella prospettiva di una presa incarico globale ed
inclusiva di tutti gli alunni.»
« È necessario che l’attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un
alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata in Consiglio di classe - ovvero, nelle
scuole primarie, da tutti i componenti del team docenti - dando luogo al PDP, firmato dal
Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente delegato), dai docenti e dalla
famiglia. Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà
cura di includere nel PDP apposita autorizzazione da parte della famiglia.»
Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi,
il Consiglio di classe/team dei docenti motiveranno
opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla
base di considerazioni pedagogiche e didattiche (anche al fine di
evitare contenzioso).
L’intervento didattico ed educativo deve avvenire attraverso una
PROGRAMMAZIONE FLESSIBILE
(in base a tempi, ritmi e modalità di apprendimento della classe), calibrata sui livelli
minimi (essenziali - irrinunciabili) attesi per le competenze in uscita e scritti nel
Curriculum di Istituto.
la progettazione per gli alunni con DSA deve essere,
invece, riferita agli obiettivi della classe e non
differenziata condivisa dall’intero C.d.C., dalla
famiglia e dagli specialisti
«Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in
un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (PDP), che ha lo scopo di definire,
monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile
e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli
apprendimenti.»
DIRETTIVA MINISTERIALE
27 /12/2012
INDICAZIONI
OPERATIVE
CIRCOLARE MINISTERIALE
6/03/2013
IN
RELAZIONE
ALLA
DIRETTIVA
MINISTERIALE (e alla relativa CM applicativa) SU “STRUMENTI
D’INTERVENTO
PER
ALUNNI
CON
BES
E
ORGANIZZAZIONE
TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA”.
Si evidenzia la necessità di superare e risolvere le difficoltà
legate ai tempi di rilascio delle certificazioni (in molti casi superiori
ai sei mesi) ADOTTANDO COMUNQUE UN PIANO DIDATTICO
INDIVIDUALIZZATO E PERSONALIZZATO, NONCHÉ TUTTE LE
MISURE
CHE
RICHIEDONO.
I
BISOGNI
EDUCATIVI
RISCONTRATI
ATTENZIONE!
La NORMATIVA sui DSA
ora è applicata
a tutti gli studenti con BES
in quanto …
TUTTI hanno diritto
a pari opportunità di apprendimento!
TUTTI HANNO DIRITTO AD UN PDP!
VALUTAZIONE
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP), definisce anche i criteri di valutazione degli
apprendimenti.
Disposizioni in merito allo svolgimento degli esami di Stato o delle rilevazioni
annuali degli apprendimenti verranno fornite successivamente.
in realtà già il regolamento INVALSI 2012 parlava già
di alunni con BES
Nota INVALSI 2011-12
2.4. Allievi con altri bisogni educativi speciali (codice 5)
Rientrano in questa categoria tutti gli allievi con bisogni educativi speciali non direttamente riconducibili a una delle
categorie precedenti (codici 1, 2, 3 e 4) o portatori di bisogni educativi speciali afferenti a più di una di quelle
elencate in precedenza. In base alla specifica natura del bisogno educativo speciale, il Dirigente scolastico adotta in
asse alle sue valutazioni, una delle misure previste per gli allievi identificati con uno dei codici da 1 a 4.
1 = disabilità intellettiva;
2 = disabilità visiva: ipovedente;
3 = disabilità visiva: non vedente;
4 = DSA;
5 = altro.
Il PDP
contempla tutte queste azioni
Attività di
recupero
Individualizzato
Misure
dispensative
Forme di
verifica e
valutazione
PDP
Strumenti
compensativi
Modalità
didattiche
personalizzate
NEL POF DELLA SCUOLA OCCORRE CHE SIANO
PRECISATI:
• UN CONCRETO IMPEGNO PROGRAMMATICO PER
L’INCLUSIONE DI TUTTI GLI ALUNNI, NESSUNO ESCLUSO
• CRITERI E PROCEDURE DI UTILIZZO FUNZIONALE DELLE
RISORSE PROFESSIONALI PRESENTI
• L’IMPEGNO A PARTECIPARE AD AZIONI DI FORMAZIONE
CONCORDATE A LIVELLO TERRITORIALE.
«Il Gruppo di Lavoro previsto dalla L. 104/92 art.15 c.2 in ogni
istituto scolastico (comunemente chiamato GLH) assume la
denominazione di Gruppo di lavoro per l’inclusione (G.L.I.) e i
suoi compiti si estendono alle problematiche relative a tutti i BES.»
FUNZIONI del G.L.I.:
•
•
•
•
•
rilevazione dei BES presenti nella scuola;
raccolta e documentazione degli interventi didattico - educativi posti in essere;
focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi;
rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola;
raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH Operativi sulla base
delle effettive esigenze, tradotte in sede di definizione del PEI;
•
elaborazione di una proposta di PAI riferito a tutti gli alunni con
BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico
• interfaccia della rete dei CTS e dei servizi sociali e sanitari territoriali.
• … il Gruppo procederà ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli
interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso e
formulerà un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche,
istituzionali e non, per incrementare il livello di inclusività generale della scuola
nell’anno successivo.
• Il Piano sarà quindi discusso e deliberato in Collegio dei Docenti e inviato ai
competenti Uffici degli UUSSRR, nonché ai GLIP e al GLIR, per la richiesta di
organico di sostegno, e alle altre istituzioni territoriali come proposta di
assegnazione delle risorse di competenza, considerando anche gli Accordi di
Programma in vigore o altre specifiche intese sull'integrazione scolastica
sottoscritte con gli Enti Locali.
• A seguito di ciò, gli Uffici Scolastici regionali assegnano alle singole scuole
globalmente le risorse di sostegno secondo quanto stabilito dall’ art 19 comma
11 della Legge n. 111/2011.
• Nel mese di settembre, in relazione alle risorse effettivamente assegnate alla scuola...il
Gruppo provvederà ad un adattamento del Piano, sulla base del quale il Dirigente
scolastico procederà all’assegnazione definitiva.....
Gli studenti con DSA/BES
non chiedono SCONTI:
chiedono di apprendere attraverso
metodologie diverse,
ma comunque di
APPRENDERE
DOBBIAMO
garantire anche a loro
IL SUCCESSO FORMATIVO
COSA È RICHIESTO ALLA SCUOLA?
RICONOSCERE …
ACCOGLIERE
LE "DIVERSITÀ“
………
VALUTARE IN MODO
DIVERSO !
MA SI PUÒ FARE ?
SI DEVE FARE !
Art. 3 Costituzione Italiana
“… E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che, limitando di
fatto la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana …”.
L’art. 34 della Costituzione recita...
«LA SCUOLA È APERTA A TUTTI»
Occorre, quindi, escludere ogni forma di
discriminazione nell'accesso dei saperi
e nel diritto all'istruzione.
Occorre attivarsi per garantire
l'inclusione sociale dei BES
in ottemperanza alla
«Convenzione dei diritti del fanciullo»
INCLUSIONE
CIÒ CHE FUNZIONA PER I DISLESSICI
FUNZIONA ANCHE PER TUTTI GLI ALTRI!
SERVE UN CAMBIO DI MENTALITÀ
DIFFERENZIARE
L’INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO
«Differenziare l’insegnamento/apprendimento
significa essenzialmente organizzare in modi differenti il lavoro
in classe (articolazione di tempi e spazi, raggruppamenti,
definizione di nuclei tematici disciplinari).
Tali approcci favoriscono la realizzazione di una didattica
personalizzata ed inclusiva che prevede
un’accettazione positiva di tutti gli allievi e che li mette al centro
del processo di insegnamento/apprendimentovalutazione, sollecitando e valorizzando le potenzialità che
ciascuno possiede in un contesto collettivo.»
(Nota prot. n. 3709 - Torino, 19 aprile 2013)
Tutto il team/consiglio di classe
deve farsi carico di questa
DIFFERENZIAZIONE della
DIDATTICA …
di questa
PROGETTUALITA’ COMPLESSA
ECCO
I
PROTAGONISTI ?
La scuola ha il
ruolo principale
“…La segnalazione da parte
degli insegnanti vede come
primo interlocutore la famiglia
per un successivo invio ai
servizi sanitari per l’età
evolutiva eventualmente
mediato dal pediatra….”
Consensus conference, 2007
www.dislessiainrete.org
45
Dalle LINEE GUIDA
CHI FA CHE COSA
•
•
•
•
USR
Dirigente scolastico
Referente DSA
Docente
USR:
• coordinamento impegni per
garantire il diritto allo studio
• stipula di accordi e di
protocolli regionali
• organizzazione di attività di
formazione diversificate
IL DIRIGENTE
VERIFICA CHE NEL POF SIA PRESENTE UN PROGETTO
SUI DSA CON LINEE GUIDA SU:
• ACCOGLIENZA
• PRESA IN CARICO DEGLI ALUNNI
• COMPILAZIONE E MONITORAGGIO DEL PDP
Garantisce che il PDP sia condiviso con i docenti, la famiglia, lo
studente ed eventualmente i servizi sanitari
Verifica, insieme al referente, i tempi di compilazione del PDP
(entro tre mesi dalla ricezione della diagnosi) , controlla la sua
attuazione e il monitoraggio in itinere.
Il dirigente scolastico, nella logica dell’autonomia riconosciuta alle
istituzioni scolastiche, è il garante delle opportunità formative offerte e
dei servizi erogati ed è colui che attiva ogni possibile iniziativa affinché il
diritto allo studio di tutti e di ciascuno si realizzi (Linee Guida, p. 22)
IL DIRIGENTE
In questa fase di passaggio da una scuola
«naturalmente» inclusiva ad una scuola più aderente
alle esigenze di una società moderna e complessa,
da una scuola che parlava un unico linguaggio ad una
scuola plurale … dai tanti linguaggi,
il ruolo del DS è fondamentale e i suoi compiti di
direzione si caricano di un’ulteriore dimensione
culturale e pedagogica.
IL DIRIGENTE
• Nomina e presiede il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI)
• Provvede all’individuazione e alla nomina di figure di sistema
(referenti di istituto e di classe a cui affidare organizzazione, ad es., di attività di screening,
coordinamento attività per l’inclusione dei BES, ecc.)
• Presiede i Consigli di classe a cui spetta il compito di valutare
la necessità di un PDP per un alunno in difficoltà
• Promuove attività di aggiornamento e di formazione per i
docenti e di informazione per le famiglie
• Promuove un dibattito costruttivo per salvare le pratiche di
buona valenza pedagogica
• Cura e supervisiona le relazioni con il territorio, perché
l’inclusione implica una pedagogia di comunità.
IL REFERENTE
diventa punto di riferimento all’interno della scuola
offre supporto ai colleghi
sensibilizza l’approfondimento delle tematiche
realizza, in collaborazione con i colleghi,
il modello di PDP d’Istituto
Non compila PDP di ogni singolo alunno al
posto dei team dei docenti /o
del consiglio di classe
Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di
ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il
PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una
partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27
PROBLEMATICHE E
CRITICITÀ
TEMPI
DIDATTICA E
COUNSELING
RISORSE ECONOMICHE E
LEGISLATIVE
L’insegnante individuato
spesso deve utilizzare ore
“libere” per svolgere le
attività di referente
TEMPI
La consegna da parte delle
famiglie delle diagnosi di
dislessia avviene in OGNI
MOMENTO dell’anno
scolastico, se «prima»
diagnosi; altrimenti entro il 31
marzo, se classe terminale.
Spesso è difficile se non
impossibile contattare famiglie,
alunni, colleghi, nei tempi utili per
un intervento immediato
La difficoltà di mediare tra
esigenze spesso lontane
DIDATTICA E
COUNSELING
La difficoltà di
“convincere “ i colleghi
ad attuare una didattica
adeguata
Competenze individuali degli
insegnanti referenti molto
diverse tra loro
La formazione è a livello
volontario e non viene
riconosciuta
RISORSE
ECONOMICHE
E LEGISLATIVE
Mobilità interna
all’ istituzione scolastica
Ruolo non ben definito
come figura di sistema
Spesso affidato agli insegnanti di sostegno
o referenti gruppo Hc
TUTTE LE AZIONI CHE IL REFERENTE DISLESSIA METTE
IN ESSERE DEVONO ESSERE CONDIVISE E SOSTENUTE
DAL DIRIGENTE SCOLASTICO
IL DOCENTE
COMPILA IL PDP INSIEME AL SUO TEAM E/O AL SUO
CONSIGLIO DI CLASSE
offre
sensibilizza l’approfondimento delle tematiche
realizza, in collaborazione con i colleghi,
il modello di PDP d’Istituto
di classe
Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di
ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il
PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una
partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27
LO STUDENTE
diventa punto di riferimento
offre
sensibilizza
realizza,
Non compila
Un principio generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di
ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il
PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una
partecipazione integrale del consiglio di classe. Linee Guida, p. 27
Le Linee Guida riconoscono agli studenti con DSA un
ruolo importante nel loro percorso formativo.
Essi, come tutti gli studenti, hanno il dovere di porre
adeguato impegno nel loro “lavoro”, sia a casa sia a scuola.
Hanno, però, diritto a una chiara informazione riguardo alla
diversa modalità di apprendimento; alle strategie che
possono aiutarli a ottenere il massimo dalle loro potenzialità
INOLTRE, POSSONO SUGGERIRE AI DOCENTI LE STRATEGIE DI
APPRENDIMENTO CHE HANNO MATURATO AUTONOMAMENTE
LO STUDENTE CON DSA
HA DIRITTO AD
UNA DIAGNOSI PRECOCE:
LA SCUOLA
E I SERVIZI SANITARI HANNO
IL DOVERE
DI
AIUTARLO AD OTTENERLA!
Finalmente con la diagnosi ho capito
quali sono le mie difficoltà, ma adesso
non so se ho voglia di cambiare il mio
modo di studiare, di cercare nuove
strategie … sono un po’ stanco …
L’adeguatezza delle reazioni e degli interventi
dell’ambiente (scuola e famiglia) dipende spesso
dalla precocità della diagnosi.
LA DIAGNOSI È IMPORTANTE PER IL
BAMBINO/RAGAZZO
per:
• raggiungere la consapevolezza delle proprie
difficoltà, ma anche della propria intelligenza e
delle proprie abilità
• capire che, grazie a queste e attraverso l’uso di
semplici strategie, può riuscire a superare ogni
ostacolo;
• scegliere il percorso scolastico che desidera
DOVERE DELLA SCUOLA È FARE
SEGNALAZIONE ALLA FAMIGLIA.
LA
DOVERE DELLA FAMIGLIA È FARE LA
SEGNALAZIONE ALLA SCUOLA se ha
riscontrato delle difficoltà e …
… rivolgersi ai SERVIZI SANITARI pubblici
o privati accreditati.
La PRESA IN CARICO da parte dei servizi sanitari,
compreso il momento della valutazione,
dovrebbe necessariamente essere
multidisciplinare, coinvolgendo più figure
professionali che, ciascuna per le proprie competenze,
contribuiscono alle fasi di valutazione.
… E la FAMIGLIA?
La SCUOLA, insieme alla FAMIGLIA,
è sicuramente l’ambiente in cui i ragazzi
trascorrono la maggior parte del proprio
tempo e il luogo dove fanno esperienze
significative di socializzazione e di
apprendimento.
La scuola deve, quindi ,trovare tutti gli
strumenti per promuovere
l’apprendimento per TUTTI.
LA FAMIGLIA …
CONSEGNA
ALLA
SCUOLA
LA
CERTIFICAZIONE
DIAGNOSTICA
E
RICHIEDE IL RELATIVO PROTOCOLLO:
- è una tutela sia per la famiglia sia per l’istituzione scolastica
- deve essere allegata al fascicolo personale dell’alunno
- deve essere visionata dai docenti del consiglio di classe ed
utilizzata per la successiva stesura del PDP
CONDIVIDE
LA
PERSONALIZZATO)
REDAZIONE
DEL
PDP
(PIANO
DIDATTICO
ART. 5 LEGGE 170/2010:
- la legge 170/2010 dispone che le istituzioni scolastiche garantiscano “l’uso
di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili
di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari del
soggetto, (…), adottando una metodologia ed una strategia educativa
adeguate”
LA FAMIGLIA CONDIVIDE LE LINEE ELABORATE NEL PDP
LA FAMIGLIA E’ CONTROPARTE ATTIVA E PARTECIPATIVA NELLA REDAZIONE
DEL
PDP.
I GENITORI DEVONO:

essere messi a conoscenza del contenuto (situazione scolastica di partenza ed
in divenire, azioni metodologiche e didattiche, risorse da impegnare, scelta strumenti
compensativi e misure dispensative, modalità di verifica, …)

sottoscrivere la presa visione e la relativa accettazione del PDP
Art. 6
- "Misure per i familiari",
Infatti prevede che:
a) i familiari di alunni del primo ciclo con DSA
possano usufruire di orari di lavoro flessibili per
assisterli nei compiti a casa;
b) le modalità di esercizio di questo diritto sono
demandate ai contratti nazionali di lavoro …, ma
non devono comportare "nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica".
(Finalità già contenute nelle Indicazioni nazionali, di cui al D.lvo 19 febbraio 2004,
n. 59, aggiornate dalle Indicazioni per il curricolo di cui al D.M 31 luglio 2007)
E PRIMA
TUTTO CIÒ
SI POTEVA FARE?
LEGGE 517/77
(legge sulla programmazione educativa)
INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI IN RELAZIONE
ALLE ESIGENZE DEI SINGOLI ALUNNI
“… La programmazione educativa può
comprendere attività scolastiche organizzate per
gruppi … allo scopo di realizzare interventi
individualizzati in relazione alle esigenze dei
singoli alunni ….”
REGOLAMENTO
dell'AUTONOMIA scolastica
D.P.R. 275/1999
FLESSIBILITÀ DIDATTICA
DPR 275/1999 art. 4.2:
Il Regolamento dell’autonomia scolastica offre lo strumento
della flessibilità, (“le istituzioni scolastiche possono adottare
tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune”).
Flessibilità non solo nei
calendari, negli orari, nei
raggruppamenti degli alunni,
nell’adeguamento alle
esigenze delle realtà locali,
ecc
Ma anche in tutti gli aspetti
dell’organizzazione educativa e didattica
della Scuola e va intesa come:
- personalizzazione educativa e didattica,
- personalizzazione degli obiettivi formativi
- personalizzazione dei percorsi formativi.
Legge n. 53/2003
e
D.Lgs. 59/2004
Centralità della PERSONA che apprende anche
attraverso
PERCORSI PERSONALIZZATI E
FLESSIBILI
CONCETTO DI PERSONALIZZAZIONE
LEGGE 53/2003
“la scuola è chiamata a realizzare percorsi
formativi sempre più rispondenti alle
inclinazioni personali degli studenti nella
prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari
della personalità di ognuno”
NON BASTAVANO QUESTE LEGGI ?
NON bastavano le numerose circolari,
ordinanze e note ministeriali emanate
negli anni, a cominciare dal 2004,
per mantenere l’attenzione degli insegnanti
sui
Disturbi Specifici di Apprendimento?
NO... NON BASTAVANO!
Lo dimostra la Nota MIUR del 5.10.2007 nella quale si sottolineava:
«Pervengono a questa Direzione esposti con i quali alcuni
genitori lamentano che non sempre le difficoltà di
apprendimento di soggetti dislessici sono tenute nella
dovuta considerazione, con la conseguenza che i soggetti in
questione hanno lo stesso percorso formativo nonché la medesima
valutazione degli altri alunni. [...]. Dato che tali difficoltà si
manifestano in persone dotate di quoziente intellettivo
nella norma, spesso vengono attribuite ad altri fattori:
negligenza, scarso impegno o interesse. Questo può
comportare ricadute a livello personale, quali
abbassamento dell’autostima, depressione o
comportamenti oppositivi, che possono determinare un
abbandono scolastico o una scelta di basso profilo rispetto
alle potenzialità.»
IL 29/09/2010
IL TESTO SPECIFICO SUI DSA
È DIVENTATO LEGGE
DELLO STATO (L. 170/2010)
Ora la legge c'è e
si direbbe un'ottima
legge, che si rivolge a
tutto il percorso
formativo,
dalla scuola
dell'infanzia
all'università.
CHE COSA CAMBIA?
I DSA sono riconosciuti per legge:
nessuno più deve essere
incredulo o sospettoso!
COSA SI PUÒ E SI DEVE FARE IN PRESENZA DI
RAGAZZI CON DSA/BES?
ACCOGLIENZA
INTEGRAZIONE
INCLUSIONE
ACCOGLIENZA significa:
1) ACCETTAZIONE profonda, empatia, capacità
di capire il disagio dello studente
…… ma anche cose concrete
2) SCELTE
OPERATIVE ben precise
SCELTE OPERATIVE BEN PRECISE
3. ACCOGLIENZA ANCHE X I GENITORI:
incontro con i genitori degli allievi con DSA/BES, in cui
il DS e/o il Referente spieghino il livello di conoscenze
sul problema da parte della scuola, dichiarandosi
disponibili per interventi di formazione e/o mediazione
con gli insegnanti.
Anche i genitori hanno bisogno di accoglienza, …
soprattutto dopo anni di fatica alle spalle!
Ma soprattutto occorre «vederli»
SCUOLA OSSERVATORIO
“La scuola deve diventare l’osservatorio per
eccellenza, dove è possibile individuare
precocemente le difficoltà specifiche di
apprendimento.
Ciò significa che gli insegnanti devono
osservare e segnalare tempestivamente i
problemi”.
(LINEE GUIDA pag. 6 -9)
IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA!!!
L’ alunno con DSA utilizza
un diverso modo di imparare che richiede:
la CONOSCENZA dei DSA da parte dei docenti
UN’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA FLESSIBILE
UNA METODOLOGIA DIDATTICA PERSONALIZZATA
UNA VALUTAZIONE ADEGUATA
Con la legge 170/2010 è finalmente riconosciuto il
diritto della FLESSIBILITÀ della DIDATTICA per
garantire le stesse possibilità di apprendimento anche
ai ragazzi con DSA attraverso
STRUMENTI
COMPENSATIVI
LAVORI di GRUPPO e
MEDIAZIONE con i PARI
MISURE
DISPENSATIVE
PEER EDUCATION
MA COSA SIGNIFICA ESSERE DISLESSICI?
“Nessuno
potrà mai capire cosa significhi essere dislessici nel
mondo della scuola. Nessuno potrà mai capire, dal di fuori,
cosa si provi a sentirsi umiliati per tutta la propria infanzia e
sentirsi ripetere giorno dopo giorno che non sarete mai capaci
di avere successo in niente”.
Lo racconta Jackie Stewart, vincitore per ventisette volte del
Grand Prix , incoronato Sir dal Principe Carlo.
È dislessico!
… lettura e
scrittura sono
attività “molto”
faticose
… perché non
vengono
automatizzate …
“Non c’è posto per tutta questa roba nella mia
testa.
Ogni volta che cerco di scrivere, dimentico quello
che sto facendo. Se penso a una cosa, per esempio
a come si scrive una parola,
mi dimentico di qualcos’altro, come la
punteggiatura.
Oppure se penso a scrivere, la calligrafia diventa
tutta pasticciata”.
Mel Levine, A modo loro…
Ma sono anche bambini/ragazzi intelligenti e
sensibili che hanno solo bisogno di metodi
didattici consapevoli e strumenti di aiuto semplici
ed efficaci, per sviluppare le proprie potenzialità
“Ci sono tonnellate di documenti prodotti dalla ricerca
che dicono che la dislessia non è una malattia, ma
l’espressione di una piccola differenza di alcune aree del
cervello che non impedisce di imparare, ma lo rende
molto più faticoso.
E in questa società che vuole tutto e subito questa fatica
e lentezza non viene tollerata” (G. Stella)
Ecco perché è necessario MODIFICARE LA DIDATTICA!
OCCORRE CAMBIARE IL
PUNTO DI VISTA
ATTENZIONE
GUARDATE BENE!
GUARDATE
MEGLIO!
La motivazione
ci permette di fare al meglio
ciò che «già» sappiamo fare…
NON ciò che non sappiamo fare!
È servito un aiuto per …
TUTTI UGUALI
TUTTI DIVERSI !
“ECCO PERCHÉ LA SCUOLA DEVE DIVENTARE
L’OSSERVATORIO PER ECCELLENZA
IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA!!!
LINEE GUIDA, PAG. 10
4.1 SCUOLA DELL’INFANZIA
“È importante identificare precocemente le possibili difficoltà di apprendimento
e riconoscere i segnali di rischio già nella scuola dell’infanzia.
Il bambino che confonde suoni, non completa le frasi, utilizza parole non adeguate …
omette suoni o parti di parole, sostituisce suoni, lettere ( p/b …) va supportato con
attività personalizzate all’interno del gruppo.
Il bambino che mostra, a cinque anni, queste difficoltà, può essere goffo, avere
poca abilità nella manualità fine, a riconoscere la destra e la sinistra o avere
difficoltà in compiti di memoria a breve termine, ad imparare filastrocche, a
giocare con le parole.
Questi bambini vanno riconosciuti e supportati
adeguatamente: molto si può e si deve fare.
Solo in una scuola vissuta … si può stabilire un rapporto positivo tra bambino ed adulto
che ascolta, accoglie, sostiene e propone. In una scuola dove (c’ è) la
collaborazione, la sinergia, la condivisione degli stili educativi tra le insegnanti, tra
queste e la famiglia ….
In una scuola che vive nell’ottica dell’inclusione, …..”
LINEE GUIDA, pag 12 . 13
4.2 SCUOLA PRIMARIA
4.2.1 Disturbo di lettura e di scrittura
“All’inizio della scuola primaria la prevenzione delle difficoltà di
apprendimento rappresenta uno degli obiettivi più importanti
della continuità educativa, che si deve realizzare attraverso
uno scambio conoscitivo tra la famiglia, i docenti della scuola
dell’infanzia e i docenti della scuola primaria medesima.
Solo da una conoscenza approfondita degli alunni, il team
docente potrà programmare le attività educative e
didattiche, potrà scegliere i metodi e i materiali e stabilire i
tempi più adeguati alle esigenze di tutti gli alunni del gruppo
classe.”
LINEE GUIDA, pag.17
SCUOLA SECONDARIA DI 1° e 2° GRADO
“La scuola secondaria richiede agli studenti la piena
padronanza delle competenze strumentali (lettura,
scrittura e calcolo), l’adozione di un efficace metodo di
studio e prerequisiti adeguati all’apprendimento di
saperi disciplinari sempre più complessi; elementi,
questi, che possono mettere in seria difficoltà l’alunno
con DSA, inducendolo ad atteggiamenti demotivati e
rinunciatari. Tali difficoltà possono essere
notevolmente contenute e superate, individuando
opportunamente le strategie e gli strumenti
compensativi nonché le misure dispensative.”
Anche l’Università …
… dovrà svolgere un ruolo importante, trovando soluzioni all’interno delle
metodologie didattiche e di valutazione e favorendo l’uso di strategie e
risorse, in particolare attraverso le nuove tecnologie. …
Si pone, pertanto, … , la necessità di interventi idonei ad individuare i casi sospetti
di DSA negli studenti (art. 3.3) come per tutti gli altri gradi di scuola. …
La presentazione della certificazione diagnostica, al momento dell’iscrizione, permette di
accedere anche ai test di ammissione con le seguenti modalità:
· LA CONCESSIONE DI TEMPI AGGIUNTIVI, …, ritenuti congrui dall’Ateneo in relazione alla tipologia di
prova e comunque non superiori al 30% in più;
· LA CONCESSIONE DI UN TEMPO AGGIUNTIVO FINO A UN MASSIMO DEL 30% in più rispetto a quello
definito per le prove di ammissione ai corsi di laurea e di laurea magistrale programmati a
livello nazionale o dalle università ….
· in caso di particolare gravità certificata del DSA, gli Atenei – nella loro autonomia possono valutare ULTERIORI MISURE atte a garantire pari opportunità
nell’espletamento delle prove stesse. ” (Dalle LINEE GUIDA pag. 26 - 27)
PER OTTEMPERARE ALLA NORMATIVA
Occorre non solo
elaborare un PDP che tenga conto di
MISURE DISPENSATIVE
STRUMENTI COMPENSATIVI
e
STRATEGIE COMPENSATIVE
… ma anche
UN CAMBIAMENTO DELLA DIDATTICA …
UNA DIDATTICA INCLUSIVA
104
INCLUSIONE
DIRITTO ALLO STUDIO DI TUTTI,
attraverso una didattica «inclusiva», che tenga conto di
alcuni principi ….
e non solo perché ce lo dice la legge,
ma perché altrimenti perdiamo i nostri alunni
… e la scuola ne esce sconfitta!
LE SCELTE METODOLOGICHE
DEVONO RIGUARDARE
L’INTERO GRUPPO CLASSE
E NON SOLO
L’ALUNNO CON CERTIFICAZIONE
AIUTO !!!!
Come posso
farcela ???
L’INSEGNANTE NON DEVE ESSERE
LASCIATA SOLA IN QUESTA
COMPLESSITÀ
Come possiamo fare?
B. Testone - I BES nel quotidiano in aula - 7
maggio 2013
PROMUOVERE
LAVORO DI GRUPPO
Nella vita di tutti i giorni (in famiglia, nella vita di
relazione, sul lavoro), la flessibilità creativa, la capacità di
trovare nuove soluzioni a nuovi problemi sono doti
sempre più indispensabili.
Il nostro è un mondo fondato sul "lavoro di gruppo"
e, in un gruppo, chiunque di noi può essere chiamato a
esercitare la funzione di leader.
Il leader efficace sa spingere chi gli sta intorno a dare il meglio di
sé; sul lavoro sa creare quel valore aggiunto che consente di
vincere le sfide che i continui cambiamenti della nostra società
complessa ci richiede.
PERTANDO OCCORRE
UNA BUONA FORMAZIONE del DOCENTE
(lo sottolineano anche le LINEE GUIDA) …
“È necessario sottolineare la delicatezza delle
problematiche psicologiche che s’innestano
nell’alunno o nello studente con DSA ….
Resta ferma, infine, la necessità di creare un clima
della classe accogliente, praticare una gestione
inclusiva della stessa, tenendo conto degli specifici
bisogni educativi degli alunni e studenti con DSA.”
( L. G., pag 21)
RICORDIAMOCI CHE …
… gli insegnanti devono “riappropriarsi” di
competenze educativo-didattiche anche
nell’ambito dei DSA, laddove lo spostamento del
baricentro in ambito clinico aveva invece portato
sempre più a delegare a specialisti esterni
funzioni proprie della professione docente o a
mutuare la propria attività sul modello degli
interventi specialistici, sulla base della
consapevolezza della complessità del problema e
delle sue implicazioni neurobiologiche.
(Linee Guida per i DSA, pag.9)
“STRUMENTARIO”DI BASE
“… È appena il caso di ricordare che nel
profilo professionale del docente sono ricomprese,
oltre alle competenze disciplinari, anche competenze
psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL).
Gli strumenti metodologici per interventi di carattere
didattico fanno parte, infatti, dello
“strumentario”di base che è patrimonio di
conoscenza e di abilità di ciascun docente.
Tuttavia, è pur vero che la competenza
psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere
aggiornata e approfondita.” (Linee Guida per i DSA, pag.9)
MA PER QUESTO SERVE LA …
Art. 4 - Formazione nella scuola
Apre una prospettiva fondamentale:
"… al PERSONALE DOCENTE e DIRIGENZIALE
scuola
… è assicurata una adeguata preparazione
riguardo alle problematiche relative al DSA,
finalizzata ad acquisire la competenza per
individuarne precocemente i segnali e la
conseguente capacità di applicare strategie
didattiche, metodologiche e valutative
sanità
adeguate"
F
O
R
M
A
ZI
O
N
E
PERTANDO OCCORRE
UNA BUONA FORMAZIONE del
DIRIGENTE SCOLASTICO
Un nostro preciso obiettivo, come DIRIGENTI
SCOLASTICI, potrebbe essere quello di
costruire un piano dell'offerta formativa (POF)
condiviso dall'intera comunità scolastica,
insegnanti, studenti e genitori, aperto al
territorio, riaffermando quei concetti tanto
dichiarati quanto disattesi: AUTONOMIA,
APERTURA AL TERRITORIO, ALTERNANZA
SCUOLA/LAVORO
AUTONOMIA
L'autonomia non deve essere vista come una
minaccia, ma come un ampliamento delle
opportunità, in quanto implica una maggiore
flessibilità per ogni istituzione scolastica e non
solo in materia di organizzazione, ma anche di
curricoli, di metodologie didattiche, di gestione
delle relazioni tra docenti, alunni e … discipline.
ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO
L’alternanza scuola/lavoro, prevista per le scuole
secondarie di secondo grado, non è una via di fuga
per i meno bravi, ma un’opportunità per la scuola
di collaborare con le imprese per formare il futuro
lavoratore: un soggetto più qualificato, più
autonomo, più intraprendente. L’alternanza può
diventare un elemento fondamentale del curricolo
scolastico, come lo diventa lo sforzo di non
fermarsi alle conoscenze, ma di cercare di tradurle
in competenze, attraverso la partecipazione a
pratiche importanti sul piano sia culturale sia
sociale.
APERTURA E ALLARGAMENTO
AL TERRITORIO
L’apertura e l’allargamento alla comunità locale,
alle istituzioni pubbliche e private interessate agli
effetti dell’attività educativa, non significano un
abbassamento della qualità dell’offerta formativa,
ma una premessa per introdurre e valorizzare
percorsi formativi non esclusivamente centrati sul
sapere scolastico.
Poiché il nostro è un mondo fondato sul "lavoro di
gruppo" , è proprio nel gruppo, in una rete, che
ognuno può essere in grado di mobilitare le
energie migliori e diventare risorsa per gli altri!
Occorre riconcettualizzare i BES
(anche alla luce delle teorie sui processi di
insegnamento/apprendimento)
OCCORRE PENSARE ALLA CLASSE COME A UN
TUTT’UNO (sistema classe)
CIÒ INEVITABILMENTE IMPLICA DEI CAMBIAMENTI
SUL PIANO DELL’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA
E DIDATTICA
Secondo la C.M. n 8 del 6/03/13
“A rilevare le criticità presenti in ciascuna classe sarà, oltre al
CONSIGLIO DI CLASSE/TEAM DOCENTI, il GLI
(Gruppo di Lavoro per l’ Inclusione), che rileverà anche i
BES presenti in tutta la scuola ed elaborerà un
PAI
( Piano Annuale per l’Inclusione ), in modo da “accrescere
la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla
centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione
alla qualità dei risultati educativi” e fare il punto
sull’efficacia degli strumenti messi in atto nell’anno
scolastico.”
Nel POF occorre precisare
• L'ACCOGLIENZA si qualifica come postulato di base
dell'azione educativa di tutta la scuola, e intende porre
particolare attenzione all'ingresso nella Scuola
dell'Infanzia, ai momenti di passaggio dalla Scuola
dell'Infanzia alla Scuola Primaria e dalla Scuola
Primaria alla Scuola Secondaria di primo grado.
• La scuola si impegna a creare un “CLIMA OTTIMALE”
per TUTTI, affinché ciascuno trovi stimoli ed incentivi
per apprendere, attraverso molteplici
occasioni di socializzazione e di gioco.
DAL
POF … al PAI attraverso
il GLI …
per una
didattica
inclusiva
per tutti
SI VUOLE GARANTIRE GLI STESSI DIRITTI A TUTTI
GLI STUDENTI con BES
“Con determinazioni assunte dai Consigli di classe/team docenti , risultanti
dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e/o
sulla base di considerazioni di carattere psico-pedagogico e didattico, le
scuole devono avvalersi anche per tutti questi alunni degli strumenti
compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni
attuative contenute nella Legge 170/2010 e nelle Linee guida per poter
attuare un valido intervento pedagogico-didattico.
“Un approccio educativo, non meramente clinico (…) dovrebbe dar modo di
individuare strategie e metodologie di intervento …, nella prospettiva di
una scuola sempre più inclusiva e accogliente, senza bisogno di ulteriori
precisazioni di carattere normativo. Al riguardo, la legge 53/2003 e la
legge 170/2010 costituiscono norme primarie di riferimento cui ispirarsi
per le iniziative da intraprendere con questi casi.”
Nella DIRETTIVA PROFUMO
del 27/12/2012
viene riconosciuta la …
« … necessità di elaborare un percorso
individualizzato e personalizzato per tutti gli allievi che
manifestano necessità speciali, anche attraverso la
redazione di un Piano Didattico Personalizzato
(PDP), individuale o anche riferito a tutti gli studenti
con BES della classe,
ma articolato … e di una progettualità complessa, da
parte di tutti i docenti (curriculari e di sostegno), da
articolare attorno ai processi di INDIVIDUALIZZAZIONE e di
PERSONALIZZAZIONE.»
E’ IMPORTANTE
CONOSCERE
LA NORMATIVA
SUI DSA e gli altri BES
La Legge è uno strumento che
genitori, educatori e insegnanti
devono conoscere per poterlo
utilizzare con efficacia per tutelare
i DIRITTI dei minori.
ATTENZIONE A RIMUOVERE OSTACOLI RIFERIBILI ALLA PERSONALITÀ DI
CIASCUN ALUNNO, QUALE SI PRESENTA IN RELAZIONE ANCHE AI
CONDIZIONAMENTI DEL CONTESTO SCOLASTICO E SOCIALE
LA LEGGE SI INQUADRA NEL PIÙ GENERALE
TEMA DELLA REALIZZAZIONE
del
DIRITTO ALLO STUDIO
e del
PERSEGUIMENTO DEL
SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI
IL DIRIGENTE SCOLASTICO È GARANTE DEL
RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO …
DI OGNI ALUNNO!
Infatti il D.lgs 165/2001 prescrive:
“Il dirigente scolastico promuove gli interventi per
assicurare la qualità dei processi formativi e la
collaborazione delle risorse culturali, professionali,
sociali ed economiche del territorio, per l’esercizio
della libertà di insegnamento, intesa anche come
libertà di ricerca e innovazione metodologica e
didattica, per l’esercizio della libertà di scelta
educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto
all’apprendimento da parte degli alunni.”
“E ‘ COMPITO DELLE SCUOLE … attivare,
previa apposita comunicazione alle famiglie interessate,
interventi tempestivi idonei a individuare i casi sospetti di DSA”
(Art.3 c.3)
L’ATTIVITA’ DIAGNOSTICA
consta di 2 ASPETTI:
L’ IDENTIFICAZIONE PRECOCE
LA DIAGNOSI
S
C
U
O
L
A
IDENTIFICAZIONE PRECOCE
(Art.3 c.3) “E ‘ COMPITO DELLE SCUOLE … attivare,
previa apposita comunicazione alle famiglie interessate,
interventi tempestivi idonei a individuare i casi sospetti di DSA”
- PROVE DI VALUTAZIONE:
- prove di scrittura spontanea
- prove di consapevolezza metafonologica
- SCREENING E/O QUESTIONARI OSSERVATIVI
- OSSERVAZIONI SISTEMATICHE e periodiche delle
competenze di letto scrittura
S
C
U
O
L
A
LO SCREENING:
strumento di indagine
Lo screening sicuramente non permette di
parlare di dislessia e quindi di fare una
diagnosi!
Evidenzia solo quei bambini che sono a rischio
di sviluppare un disturbo
o che sono semplicemente in ritardo
e perciò andrebbero quanto prima
valutati dagli specialisti
Dopo aver predisposto ed attuato
specifiche attività di POTENZIAMENTO e
recupero, se le difficoltà persistono,
occorre segnalare subito i problemi alla
famiglia.
S
C
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I
T
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Chi fa la diagnosi?
Valgono quelle dei privati?
Art. 3 comma 1 (Diagnosi)
“ La diagnosi dei DSA è effettuata … dal
Servizio sanitario nazionale a
S
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legislazione
vigente
ed
è
comunicata
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dalla famiglia alla scuola di
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appartenenza dello studente.”
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CONFERENZA TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO
ACCORDO su “Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei Disturbi specifici di
apprendimento (DSA)” 27.7.2012
AGGIORNAMENTO DIAGNOSI
ART 3. Elementi della certificazione di DSA - comma 3
Il profilo di funzionamento è di norma aggiornato:
- al passaggio da un ciclo scolastico all’altro e
comunque, di norma, non prima di tre anni dal precedente ;
- ogni qualvolta sia necessario modificare
l’applicazione degli strumenti didattici e valutativi
necessari, su segnalazione della scuola alla famiglia o
su iniziativa della famiglia.
(http://www.aiditalia.org/it/conferenza_stato_regioni_25_luglio_2012_stabilito_il_percorso
_di_diagnosi_dsa.html )
SONO UN BAMBINO, NON SONO UNA
DIAGNOSI!
La formulazione di una diagnosi non è sufficiente
Non promuove alcun cambiamento
in senso migliorativo se non è condivisa e compresa
dai genitori e dall’ambiente scolastico!
A chi consegna
il genitore
la diagnosi?
ATTENZIONE
LA “DISLESSIA” E’ UN DATO SENSIBILE,
quindi coperto da privacy.
Pertanto non si può parlarne se non si è autorizzati
dai genitori, i quali non sono obbligati a consegnare
a scuola la dichiarazione dello specialista.
Se non lo fanno, però, l’allievo non può essere
considerato dislessico, ma solo affetto da
difficoltà di apprendimento.
AL DIRIGENTE SCOLASTICO
dell’Istituto / Direzione Didattica
……………………………………………
“……………………...……………………”
Ind. .. .…………………………………….
OGGETTO: Liberatoria per la comunicazione dei dati relativi alla diagnosi
di D.S.A. a tutti i componenti del team docenti/Consiglio di Classe
Il/La sottoscritto/a ....………………….……… nato/a a …….…………… il ………………..
e il/la sottoscritto/a ..………………….……… nato/a a …….…………… il ………………..
Residenti in ……………………………….……Città ………………… Prov. …..
Genitori dell’alunno …..……….………………….. classe …. sez …. plesso ……………..
con la presente autorizzano
ai sensi del “Codice in materia di protezione dei dati personali”, D.l. 196/2003,
la comunicazione della diagnosi relativa ai “Disturbi specifici di apprendimento” di
nostro/a figlio/a a tutti i componenti del team docenti/Consiglio di classe, inclusi i
supplenti nominati per oltre una settimana, vietandone l’uso in contesti diversi.
Alleghiamo alla presente copia della certificazione sopra citata (n° fogli …..).
Data , ………………………
Firma/e
…………………………………………………………………
…………………………………………………………………
Si prega ritornare copia con data e numero di protocollo:
………………………………………………………………………
Dove
dimostriamo
di applicare la
legge?
NEL POF …
… indichiamo le
LINEE GUIDA (azioni)
- per ogni alunno
COMPILIAMO il
PDP
PDP
PIANO: studio mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi
sviluppi”; programma, progetto, strategia, …
DIDATTICO: scopo della didattica è …
- il miglioramento dell’ efficacia e dell’efficienza dell’ insegnamento del
docente
- il miglioramento dell'efficacia e soprattutto dell'efficienza (diminuzione dei
tempi e delle energie) dell'apprendimento dell‘allievo
PERSONALIZZATO: indica la diversificazione delle metodologie,
dei tempi, degli strumenti nella progettazione del lavoro della classe
QUANDO?
• All’inizio di ogni anno scolastico
entro i primi tre mesi … per gli studenti
già segnalati
• Appena la famiglia consegna la
diagnosi … per i nuovi
Il PDP prodotto va dato in copia alla famiglia con
lettera protocollata a mano o raccomandata,
inserito nel fascicolo personale riservato e una
copia nel registro di classe
TUTTO SCRITTO NEL PAI
La normativa sui BES
chiede la
costruzione di un PAI
PIANO ANNUALE per l’INCLUSIONE
«La nota ministeriale prot.1551/2013 sottolinea che
il PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIVITÀ non va
“interpretato come un piano formativo per gli
alunni con bisogni educativi speciali” ma come uno
“strumento di progettazione” dell’offerta formativa
delle scuole “in senso inclusivo, è lo sfondo ed il
fondamento sul quale sviluppare una didattica
attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli
obiettivi comuni”.
Viene inoltre confermato che la redazione del
PAI non deve fornire l’occasione per categorizzare
le persone ma per individuare le situazioni
problematiche e le strategie per farvi fronte,
qualificando le modalità di insegnamento.»
NON PER «CATALOGARE» PERSONE,
MA PER
INDIVIDUARE PROBLEMI
ED
ELABORARE STRATEGIE DI
SOLUZIONE
I vari documenti richiesti devono
rappresentare una leva per
provare a gestire la complessità del
cambiamento, secondo i bisogni
e l’esperienza
di ciascun professionista e
del suo contesto lavorativo.
PIEMONTE
UN MODELLO “ADEGUATO E FUNZIONALE” DI PDP,
ANCHE IN BASE ALL’ICF!
Alla luce dei paradigmi di riferimento sul funzionamento
delle persone (ICF-OMS, 2001) e della recente normativa nazionale
sui BES (Dir. Min. 27/12/2012; C.m. n.8/2013), pare utile pensare alle
possibili azioni di miglioramento.
Nell’anno scolastico 2012-13, l’USR per il Piemonte ha costituito
un gruppo di lavoro di docenti rappresentativo dei vari ordini di
scuola, per la riflessione sulle necessità e criticità emergenti
dall’utilizzo concreto dello strumento e per l’elaborazione di
un modello “adeguato e funzionale” di
PDP,
in un’ottica di Ricerca-Azione.
PDP non solo per i DSA!
Le recenti disposizioni sui BES, con il
riposizionamento dei DSA all’interno di tale più
ampia categoria e l’estensione delle indicazioni
sulla compilazione del PDP alle
altre tipologie di BES,
hanno reso indispensabile riflettere sullo strumento
per problematizzare una sua ridefinizione:
una suddivisione e moltiplicazione di modelli di PDP per
categorie di BES o un’integrazione delle nuove aree
di bisogni “speciali” indicate dai documenti???
UNICO PDP per
I BES
Il gruppo di lavoro piemontese, che aveva già iniziato la
riflessione e la costruzione di un modello comune di PDP
per gli allievi con DSA, ha ritenuto opportuno non
produrre un ulteriore documento per gli allievi con altre
tipologie di BES e ha concentrato gli sforzi per elaborare
un unico modello integrato, articolato in differenti
sezioni, alcune comuni a tutti i BES, altre specifiche per
tipologia, che possa essere utilizzato in modo flessibile e
dinamico, adattandolo alle diverse esigenze delle classi. I
docenti selezioneranno, anche sulla base delle indicazioni
esplicitate nel PDP, le parti che riterranno utili compilare
per ciascun singolo allievo con Bisogni Educativi Speciali.
Un modello di PDP unitario in
UN’OTTICA DI CLASSE INCLUSIVA
Un modello unitario per tutti gli allievi con BES,
che, se usato in modo adeguato, potrà aiutare a
pensare e progettare azioni mirate e specifiche
(di individualizzazione e personalizzazione),
sulla base delle specifiche e variegate situazioni
personali e ambientali, in un’ottica di classe
inclusiva, che salvaguardi l’apprendimento e la
partecipazione di tutti ad un macro-progetto
comune.
PERCHÉ LA DIDATTICA INCLUSIVA?
Instaura un clima accogliente e di sostegno, in cui è più facile raggiungere
la consapevolezza delle proprie potenzialità, come stimolo per un
apprendimento efficace
Tende a riconoscere i bisogni di tutti i ragazzi, non solo quelli con DSA,
ma anche quelli con problematiche di tipo relazionale e socio-culturale
Prevede l’accoglienza di ogni alunno dal punto di vista socio-affettivo e
lo mette al centro del processo formativo come persona.
Individua gli stili d’apprendimento di ogni studente e ne potenzia
l’efficacia.
Sviluppa i punti di forza e le potenzialità di ciascuno attraverso una didattica
individualizzata e personalizzata, considerando anche gli aspetti metacognitivi
che agiscono sull’apprendimento.
Valorizza le proprie risorse in un contesto collettivo.
LA DIDATTICA INCLUSIVA PRESUPPONE CHE:
L’APPRENDIMENTO SIA
FRUTTO DI UN INTERVENTO
ATTIVO DEL SOGGETTO
SI COSTRUISCA
UNA CORNICE RELAZIONALE
STABILE E PROPOSITIVA,
ATTENTA AL BENESSERE PSICOFISICO
DELL’ALUNNO, PER INSEGNARGLI AD
AFFRONTARE I PROBLEMI
DELLA VITA QUOTIDIANA
SI COSTRUISCA
LA CONOSCENZA
SULLA BASE
DELLE
CARATTERISTICHE DELLA
PROPRIA MENTE
(LINEE GUIDA per i DSA, pag. 6 - 9)
UNA DIDATTICA PER GLI ALUNNI CON DSA
“ La sinergia fra didattica individualizzata e personalizzata determina
dunque, per l’alunno e lo studente con DSA, le condizioni più favorevoli
per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento.
“4. UNA DIDATTICA PER GLI ALUNNI CON DSA Gli insegnanti possono
“riappropriarsi” di competenze educativo - didattiche anche nell’ambito
dei DSA, … È appena il caso di ricordare che nel profilo professionale del
docente sono ricomprese, oltre alle competenze disciplinari, anche
competenze psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL).
Gli strumenti metodologici per interventi di carattere didattico fanno parte,
infatti, dello “strumentario” di base che è patrimonio di conoscenza e di
abilità di ciascun docente. Tuttavia, è pur vero che la competenza
psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere aggiornata e
approfondita”.
DA INTEGRAZIONE A
INCLUSIONE
CIÒ CHE FUNZIONA PER I DISLESSICI
FUNZIONA ANCHE PER TUTTI GLI ALTRI
SERVE UN CAMBIO DI MENTALITÀ
LA QUALITÀ
DELL’INCLUSIONE …
… È MISURA DELLA QUALITÀ
DELL’INTERA SCUOLA
OCCORRE
CAMBIARE
IL PUNTO DI VISTA
IN SALA OPERATORIA
IERI
OGGI
A SCUOLA
IERI
OGGI
D. Parisi -Da Socrate a Google Come si apprende nel nuovo millennio,2009
La scuola è l’istituzione
più “conservata” che esista
OCCORRE
IMPOSTARE
DIVERSAMENTE LA
DIDATTICA
VARIARE I CONTESTI DI APPRENDIMENTO
Apprendimento
individuale
Apprendimento
collettivo
Apprendimento di
gruppo
Apprendimento connettivo
OCCORRE UN APPROCCIO “SPERIMENTALE”
Indispensabile per i ragazzi con DSA che, non
potendo ricorrere troppo al recupero dalla
memoria, devono “vedere”, “fare” e ”provare”
per poter capire e imparare.
SI POSSONO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE :
- il laboratorio (metodo operativo),
- la ricerca sperimentale (metodo investigativo),
la ricerca-azione (metodo euristico-partecipativo)
- il mastery learning (come esemplificazione dei metodi individualizzati).
-
E la valutazione?
La valutazione deve essere un momento di
incontro costruttivo con l'allievo
Quando si valuta …
… è necessario creare i presupposti che
permettano all'alunno di non vedere la
valutazione come una sentenza sul proprio
valore fare in modo che possa sperimentarla
come un momento …
•
•
•
utile alla propria crescita,
in cui imparare a conoscere i propri punti di
forza
in cui comprendere in che modo far fronte agli
eventuali insuccessi utilizzando strategie
adeguate.
UNA GIUSTA VALUTAZIONE
“La peggiore ingiustizia è trattare in maniera uguale
situazioni differenti”. ( Don Milani)
Voler trattare tutti ugualmente
è un “falso problema”
Vale la pena di ricordare
le FINALITÀ che la legge 170/2010 persegue
(art. 2): garantire il diritto all'istruzione e favorire il
successo scolastico (e cioè una formazione adeguata e lo
sviluppo delle potenzialità), ridurre i disagi relazionali
ed emozionali, adottare forme di verifica e di valutazione
adeguate, preparare gli insegnanti e sensibilizzare i
genitori, favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici
riabilitativi, incrementare la comunicazione e la
collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari,
assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in
ambito sociale e professionale.
Tra le tante possibili, due sono da sottolineare
1) RIDURRE I DISAGI RELAZIONALI ED EMOZIONALI
Tutta la legge è orientata a questo scopo, ma certamente il
riferimento esplicito a possibili sofferenze sul piano relazionale
ed emotivo implica il riconoscimento del fatto che, oltre ad una
adeguata ”preparazione”, fa parte della professione docente
anche la buona comunicazione, l'attenzione partecipe ed
empatica alla situazione emotiva dell'alunno, al suo possibile
disagio o isolamento relazionale.
Il docente che, per esimersi da questo lavoro di coinvolgimento
comprendente, che costituisce una funzione alta della sua
professione, dichiara, di fronte allo stato di sofferenza emotiva
dell'alunno, “io non sono uno psicologo”, è professionalmente
inadeguato!
2)
PERCORSI DIDATTICI RIABILITATIVI (evitando la
medicalizzazione)
La legge 170 non fa mai riferimento a interventi logopedici, né assegna compiti
riabilitativi al servizio sanitario, ma parla solamente di PERCORSI DIDATTICI
RIABILITATIVI.
Ciò non esclude che, laddove lo specialista lo ritenga necessario, l'intervento
riabilitativo specialistico possa e debba essere attuato, ma la legge assegna al
servizio sanitario solo compiti diagnostici.
Competono, invece, alla scuola le “strategie didattiche, metodologiche e
valutative” e la “capacità” di applicarle, che l'adeguata formazione del corpo
docenti ha il compito di assicurare (art.4, comma 1).
Che la «riabilitazione», insomma, avvenga all'interno dell'azione
didattica ed educativa, salvo i casi in cui interventi propriamente
logopedici siano insostituibili.
È PROPRIO QUESTA LA VERA GRANDE SCOMMESSA CHE LA
LEGGE PONE.
È UNA DUPLICE SCOMMESSA!
1. che l'azione efficace nei confronti delle difficoltà scolastiche degli
alunni con DSA divenga forma ordinaria della didattica nelle nostre
scuole
2. che, date le dimensioni e la natura del problema, si realizzino:
- uno stile diffuso di attenzione differenziata a tutte le situazioni di
apprendimento nella loro diversità e a tutte le situazioni di disagio
- una visione diversa dell'apprendere a scuola, che vada nella
direzione del bambino/ragazzo costruttore, artigiano, artista del proprio
apprendimento, in un clima e un ambiente laboratoriali e di operatività
cooperativa, fortemente centrati sulla significatività del sapere e saper
fare a scuola
- l'abbandono della triste visione impiegatizia, esecutiva, mortificante,
del lavoro del docente, che, purtroppo, ancora affligge buona parte della
nostra scuola e nella quale il fenomeno delle difficoltà scolastiche risulta
esaltato, comprese quelle derivanti da DSA … e ora anche dagli altri BES.
ORA LA LEGGE c’è …
… si spera in una
piena e corretta
APPLICAZIONE!
… ALTRIMENTI POSSONO NASCERE
CONTENZIOSI!
Contenziosi
Contenziosi
Contenziosi
Contenziosi
la scuola non
ha tenuto conto delle precise note
ministeriali
La Repubblica del 06-02-2010
Dislessica bocciata, maturità da rifare
Il Tar riammette una studentessa:
"DOVEVANO GARANTIRLE UNA PROVA DIFFERENZIATA"
GENOVA.
I professori del liceo classico Bernini dovranno far rifare
l'esame di maturità, mettendo a disposizione di una
studentessa dislessica gli strumenti "compensativi" e
"dispensativi", in modo che possa sostenere le prove,
adattandole alle sue capacità di apprendimento, di scrittura e
di espressione.
La sentenza del Tar Liguria è arrivata ieri, dopo 6 mesi dalla
bocciatura della ragazza, avvenuta nel giugno scorso.
Italia Oggi del 07-09-2010
Dislessia, la bocciatura va motivata
Il Tar del Lazio condanna una scuola:
nel giudizio dimenticava la “malattia” dello studente
Lo scrutinio deve valorizzare gli orali rispetto agli scritti
ROMA
Il giudizio di non ammissione alla classe successiva deve tenere
conto della particolare situazione in cui versa l'alunno dislessico.
Altrimenti la bocciatura non è valida e il consiglio di classe deve
ripetere lo scrutinio attenendosi strettamente alle indicazioni del
giudice.
E' questo il principio affermato dal Tar del Lazio con una sentenza
depositata il 27 maggio scorso (31203).
Il provvedimento, di cui si è avuta notizia solo in questi giorni,
contiene un'ampia disamina delle disposizioni ministeriali che
regolano la valutazione degli alunni affetti da dislessia. …
La Repubblica del 15-09-2010
Dislessia, bocciatura annullata.
"Il ragazzo andava seguito"
LECCE.
Il Tar di Lecce ha annullato la bocciatura di uno studente dislessico
su ricorso di Cittadinanzattiva.
«Un importante tassello si aggiunge alle norme già in vigore per
garantire il diritto allo studio delle persone affette da dislessia»,
commenta l´associazione, che, in una nota, spiega:
«Il 9 settembre il Tar di Lecce, con l´ordinanza 709/2010, ha
deciso l´annullamento della bocciatura di uno studente della prima
classe della scuola media, stabilendo così la sua ammissione al
secondo anno».
«La sentenza del Tar di Lecce ha accolto le tesi dei legali, che
sostenevano la avvenuta violazione delle normative e delle
circolari ministeriali che tutelano i soggetti affetti da
dislessia e che impongono alle istituzioni scolastiche la
predisposizione di un apposito percorso formativo
personalizzato, nonché l’adozione di una serie di
misure dispensative e di strumenti compensativi,
con l’indispensabile e doveroso ausilio di un corpo docente
sensibile e preparato».
Dal Documento Alcuni spunti interpretativi sulle “Nuove norme in
materia di disturbi specifici di apprendimento” (legge 8.10.2010 n. 170)
dell’Avvocato Lupo
TAR Friuli Venezia Giulia - Sez. I –
Sent. 12/01/2012 n. 9
Nello stesso tempo
“Ove sia dimostrato che la scuola ha posto in essere gli
adempimenti ritenuti necessari per far fronte alle
necessità scolastiche di un alunno affetto da DSA, è
legittimo il giudizio di non ammissione alla classe
successiva che abbia riportato una grave
insufficienza a seguito della verifica di recupero del
debito formativo nella materia caratterizzante l’indirizzo
di studio; infatti la legge 170/2010 è finalizzata a
garantire il successo formativo e non a garantire
sempre e comunque la promozione alla classe
successiva”.
TAR TOSCANA
Sentenza N.346 /2013
Annullamento del giudizio di non ammissione alla classe
seconda per alunno di prima secondaria di primo grado.
La scuola non ha posto in essere gli adempimenti ritenuti
necessari per far fronte alle necessità scolastiche di un alunno
affetto da DSA, quindi
è annullato il giudizio di non ammissione alla classe successiva
NON CONFORMITÀ DEL PDP E MANCATO
MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI EFFETTUATI
DURANTE L’ANNO
GRAZIE
PER
L’ATTENZIONE
Viviana Rossi
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DS PARMA 25 mar 14