liberi
di rubare
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ISSN 977-0553109000
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22 aprile 2015 | Anno LIII - N. 16 (2552) | Giornale 3,00 euro
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In ItalIa
ognI due mInutI
vIene svalIgIata
una casa
e, quasI sempre,
I ladrI rImangono
ImpunItI.
rom e IllegalItà,
altro che
razzIsmo:
ecco la storIa
del campo nomadI
pIù fuorIlegge
del paese,
pagato con
I nostrI soldI.
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Vicenza, protagonista ma con misura
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A lezione con la card
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Editoriale
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In copertina: foto di L. Clarke-Corbis
Scenari
ItalIa
Il duello dei vescovi siciliani
Cara pipì: il prezzo luxury dei bagni Fs
L’avvocato Ingroia delegittima i pm
Chi ha armato la mano di Giardiello
EconomIa
Le donne che rivoluzionano il taxi
Terna è ferma al palo
La guerra del bollino in farmacia
mondo
La prima volta di Renzi (alla Casa Bianca)
Russia: tutto il potere ai Servizi
Il generale Soleimani diventa
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La diplomazia palese di Papa Francesco
FrontIErE
Il nuovo test che predice la metastasi
Ci nutrivamo così, mille anni fa
socIal
Che reputazione digitale hai?
cultura
A Pozzuoli c’è l’altra Pompei
Alla Calabria i suoi Malavoglia
Liberazione sì, ma senza retorica
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Panorama | 22 aprile 2015
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Giovanni Toti e la riscossa
della politica
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Su e giù in Liguria assieme a Giovanni Toti,
candidato del centrodestra per la presidenza della
Liguria. Tra incontri privati, comizi pubblici, messa
a punto del programma, l’aspirante presidente
si dice nauseato dagli intrighi di palazzo.
Ed è convinto che la rinascita della politica passi
dall’impegno sul territorio. «La nostra riscossa
parte dalla Liguria. La sinistra ha trasformato
questa regione in una colata di fango. Con noi
tornerà a essere un giardino fiorito». I sondaggi lo
danno a un’incollatura da Raffaella Paita, indicata
dopo contestate primarie. E anche
Matteo Renzi, che dava per scontata
la vittoria, comincia a preoccuparsi.
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22 aprile 2015
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La tana
dei lupi
storie
Questo è un Paese per ladri
Rom, un campo di impuniti
Come fermare un topo d’appartamento
Il libro dei bluff (volume 2)
Il privilegio di chiamarsi Farinetti
La campagna del candidato Toti
Somalia: nella tana degli Shabaab
Uccidere l’anima con il botox
Mister vincenti, mister perdenti.
L’allenatore sulla panchina che scotta
Clausura alla napoletana
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I drappi
che nascondono
il volto,
il contrabbando
d’avorio,
gli allenamenti
fisici estenuanti,
l’indottrinamento religioso, i canti che inneggiano
al martirio. E, per finire, uno stupro collettivo.
Una giornata di ordinaria follia in un campo
di addestramento degli jihadisti
in Somalia.
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Per commentare #shabaab
Vite (felici) in clausura
Rosa Lupoli, 50 anni (nella foto), è l’abbadessa
del Monastero delle Trentatré di Napoli, dove vivono
le clarisse cappuccine prese di mira da Luciana Litizzetto.
Con grande serenità,
e un pizzico di ironia, suor
Rosa racconta a Panorama
come si vive dietro le grate:
via dalla pazza folla
ma vicino al cuore
delle persone. E sì, usano
i social network.
Per capire meglio
il mondo di fuori.
Per commentare
#cappuccine
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link
A Berlino. Cara moglie
Dolci notti (d’autore)
Il frutteto si coltiva in terrazza
La mia Parigi d’Elite
Il tempo che verrà
Un’allegra brigata senza capo
Questo gelato va in fumo
Giro il mondo a passo svelto
Periscopio
Incipit
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editoriale
di Giorgio Mulè
Renzi l’incipRiatoRe
S
i può nascondere la realtà, certo. La si può celare
astutamente, ma fino a un certo punto. Perché
prima o poi arriva sempre il momento del disvelamento e tutte le bugie vengono giù a cascata.
Chiamiamolo «effetto cipria»: serve per imbellettarsi o celare piccole imperfezioni. Se poi la
cipria è usata in dosi massicce può perfino fare
apparire una persona totalmente diversa dalla
realtà. Ma alla verità non si può sfuggire a lungo.
E allora non abbiamo avuto alcuna sorpresa
nel leggere il titolo di un editoriale del Sole 24 Ore
che martedì 14 aprile recitava: «Il bonus che non
c’è: se il tesoretto è solo un’arma di distrazione
di massa». O ancora gli editoriali puntuti sul Corriere della Sera sull’imbroglio della «spending
review», oppure le intemerate di Eugenio Scalfari
sul ducismo in salsa renziana. Sono tutte parti
del grande libro dei bluff che Panorama aggiorna
settimanalmente, anche in questo numero da
pagina 66, con nuovi capitoli facendo leva sulla
forza assoluta e insuperabile dei numeri.
Il grande incipriatore, Matteo Renzi, è sempre più la maschera di se stesso: il trucco c’è
e si vede. Si vede benissimo sul Jobs act, che
come certificato da Istat e Inps non produce
alcun effetto concreto e si vede altrettanto bene
sulla pressione fiscale che continua a salire in
modo indecente. A questo proposito vale la pena
segnalare un’analisi del centro studi di Unimpresa (l’associazione, molto lontana dalla politica,
rappresenta la spina dorsale produttiva del Paese
essendo portabandiera delle micro, piccole e
medie imprese) che, dopo aver compulsato il
Def varato dal governo, fissa la stangata fiscale
in oltre 104 miliardi nei prossimi cinque anni e
cioè il 13 per cento in più rispetto al 2014.
Con l’aggravante che assisteremo al solito
bluff sul taglio delle spese (sorvoliamo sulla
scempiaggine di aumentare di 3 euro i biglietti
aerei per far fronte ai finti tagli imposti ai Comuni)
destinate invece ad aumentare fino a superare 864
miliardi nel quinquennio, il 4,58 per cento in più.
«Ci sentiamo presi in giro: le tasse aumentano
e gli sprechi del bilancio restano intatti», ha
commentato amaro il presidente Paolo Longobardi. E la stessa espressione, «presa in giro», è
quella utilizzata dall’attentissimo Sole 24 Ore a
proposito del finto «tesoretto», che può serenamente definirsi una nuova, spudorata operazione
di incipriatura pre-elettorale.
L’effetto cipria si rintraccia facilmente sullo
stato ormai purulento della giustizia italiana, con
l’illusione che con l’aumento delle pene e una
spennellata di Raffaele Cantone qua e là si risolvano i problemi (leggete a riguardo l’impietosa
storia di copertina, da pag. 50); sulle grandi opere
passate dalle 419 previste dalla Legge obiettivo
alle 30 sulle quali si concentreranno gli sforzi di
Graziano Delrio dopo il suo arrivo in bicicletta
(cipria a volontà) al ministero delle Infrastrutture;
sulla rottamazione fasulla nei territori dove in
occasione delle prossime regionali tutto rimane
saldamente nelle mani callose delle vecchie consorterie elettorali del partito democratico.
A ben pensare c’è però una riforma epocale, ed
è l’Italicum: lo strumento che permetterebbe a
questo premier senza legittimazione popolare
d’impadronirsi dell’Italia. Ma c’è da sperare che,
venute alla luce le rughe di un Paese abilmente
camuffate dalla cipria renziana, il popolo faccia
sentire la sua voce. Anche per evitare che alle inconcludenze già viste si aggiunga un irreparabile
disastro: quello della nostra libertà democratica.
PS: mentre scrivevo questo articolo è giunta
la notizia che la Corte europea dei diritti umani
ha stracciato la condanna a 10 anni di carcere
dell’ex poliziotto Bruno Contrada per concorso
esterno in associazione mafiosa. Per un motivo
banale: quel reato non poteva essergli contestato.
Ribadisco quello che oramai scrivo più o meno in
beata solitudine da oltre vent’anni su Contrada,
arrestato alla vigilia di Natale del 1992: è un eroe
nella lotta alle cosche, miracolosamente sfuggito
alle pallottole di Cosa nostra ma non a quelle di
una certa antimafia.
n
© riproduzione riservata
22 aprile 2015 | Panorama
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SOSPETTI E TRADIMENTI PER UN THRI
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LLER MOZZAFIATO DI DAVID FINCHER
C
di Massimo Lolli
he Vicenza, citta d’arte e città di
industria, sia bellissima, lo sanno i
vicentini e i foresti che vi arrivano
per lavoro. Lo sanno gli americani
delle basi militari Ederle e Dal Molin,
che di primo mattino fanno jogging
in piccoli gruppi seguendo il
perimetro delle antiche mura, o
affiancando gli argini dei due fiumi
che attraversano la città, il Bacchiglione e il Retrone. Lo sanno gli
studiosi d’arte, consapevoli di
ammirare un patrimonio architettonico e artistico unico: piazza dei
Signori, contrà Porti, il teatro
Olimpico, cui aggiungere palazzi gotici,
rinascimentali, neoclassici, e senza
contare sculture e dipinti di musei e
chiese. Lo sanno gli abitanti della infosfera
che Vicenza è la città del Palladio, dove il
geniale architetto, nativo di Padova, potè
continuativamente collocare le opere del
suo ingegno. Ma da qualche tempo lo
sanno anche i turisti. Attratti dalla Basilica
Palladiana, dalla cui terrazza si può
godere di una delle più incantevoli
panoramiche. Attratti dalle mostre
organizzate da Marco Goldin, rinomato
specialista nella rivitalizzazione dei centri
storici. Certo, non è facile ora per Vicenza
rivaleggiare con Verona e Venezia, ma
questo è il Veneto: ogni 30 chilometri c’è
una bella città d’arte da vedere e, nel
mezzo, verdi colline, monti diffusi,
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Panorama | 22 aprile 2015
vicenza,
protagonista
però
con misura
La città, bella e ricca, è traversata dalle correnti
del business globale. Ma non per questo
gli abitanti rinunciano alla loro riservatezza.
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