LA POESIA 1. CARATTERISTICHE FORMALI PREDOMINANZA DELLA FUNZIONE POETICA • • • • • Scelta dei suoni Uso dello spazio bianco Uso delle rime Violazione della struttura sintattica Uso delle figure retoriche STRUTTURA INAMOVIBILE ANALISI DEL TESTO POETICO SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola e il falco alto levato. E. Montale, Ossi di seppia PARAFRASI Il poeta dichiara di essersi spesso imbattuto nel male di vivere, cioè col dolore insito nell’esistenza. L’ha colto nella sofferenza degli esseri inanimati, come il ruscello che si restringe in una strettoia, o la foglia secca, ma anche in quella degli esseri animati, come il cavallo stramazzato per la fatica. Non ha conosciuto, invece, altro bene oltre al distacco e all’indifferenza, rappresentato quindi come una statua immobile in un caldo pomeriggio, come una nuvola distante ed eterea, come un falco che vola alto nel cielo. STRUTTURA INAMOVIBILE! 2. TIPO DI MESSAGGIO • Autoriflessivo trattiene su di sé l’attenzione • Polisemico le parole hanno più significati STRUTTURA INAMOVIBILE 3. MONDO RAPPRESENTATO • Fittizio Ma che ci permette di riflettere sulla realtà e di comprenderla meglio 4. SCOPO • Estetico Utilità morale, divertimento, celebrazione sono scopi secondari 1. CARATTERISTICHE FORMALI PREDOMINANZA DELLA FUNZIONE POETICA = il poeta ha usato in maniera particolare: • i suoni: consonanze aspre e dure (cc,g,str,tr) = tema del male ed della sofferenza suoni dolci (a aperta, L) = tema del bene • spazio bianco: contrapposizione tra i due temi • rima: collega sul piano del suono, ma indica anche collegamenti di significato = la rima indifferenza (positivo) – sonnolenza (negativo) indica che il bene concesso all’uomo consiste nel distacco, nell’assenza. • la struttura sintattica: è alterato l’ordine normale della comunicazione (bene non seppi mette in risalto le parole chiave bene e male) • figure retoriche: personificazioni, anafore, anastrofi 2. TIPO DI MESSAGGIO • Autoriflessivo: chi legge la poesia è colpito dai suoni, dai ritmi, dalla scelta delle parole (elementi attraverso cui passa il messaggio). • Polisemico: rivo strozzato e cavallo stramazzato sono immagini tratte dal mondo naturale, ma anche simboli di un male esistenziale. Inoltre, consideriamo lo scarto linguistico (può essere una violazione sia sul piano delle scelte lessicali, sia su quello della disposizione delle parole): le associazioni linguistiche si discostano da quelle proprie della comunicazione quotidiana e creano accostamenti inconsueti, istituendo relazioni tra aspetti lontani della realtà (rivo strozzato). 3. MONDO RAPPRESENTATO Anche se ha rapporti con la realtà e con la biografia dell’autore, è un prodotto della fantasia. Tuttavia, ci permette di avere una visione più completa e profonda del mondo e di noi stessi. 4. SCOPO • L’autore vuole creare qualcosa di bello, di artisticamente valido (scopo estetico). Nell’eseguire una analisi del testo è necessario considerare: • Il PIANO DENOTATIVO Svolgere una accurata parafrasi, per comprendere il significato letterale. Individuare il tema centrale. Individuare i raggruppamenti di versi (strofe: analoghe alle sequenze narrative) attraverso cui si snoda il tema centrale. • IL PIANO CONNOTATIVO Esaminare tutti i livelli testuali, relativi al significante e al significato a. SIGNIFICANTE (suoni, forme metriche, rime, …) b. SIGNIFICATO (contenuto, rapporti col contesto, scarto linguistico, parole chiave, …) IL VERSO In poesia la costruzione del periodo è più complessa rispetto alla prosa (v. violazione della struttura sintattica). Le parole sono poste in una determinata posizione perché lì hanno il giusto risalto. Una armonia tiene legate tra loro e in una determinata posizione le parole: non si può invertire l’ordine. STRUTTURA INAMOVIBILE! Il verso è determinato dalla posizione degli accenti, e quindi dalle sillabe toniche. • Se il verso ha l’ultimo accento tonico sulla penultima sillaba (parola piana): il numero delle sillabe scaturirà dal semplice conteggio. FIAM/MA/ DAL /CIEL /SUL/LE /TUE /TREC/CE /PIO/VA • Se l’accento tonico è sulla terzultima sillaba (parola sdrucciola): il numero delle sillabe è diminuito di uno. PIU’ /MI /PIA/CE /QUEL /CIE/LO /QUEL/LE /RON/DI/NI • Se l’accento tonico è sull’ultima sillaba (parola TRONCA): il numero delle sillabe è aumentato di uno. • DEH /PER/CHE’ /FUG/GI /RA/PI/DO /CO/SI’ Figure metriche • SINERESI: due vocali contigue all’interno di una parola formano una sola sillaba. AR/MO/NI/O/SA /ME/LO/DIA /PIT/TRI/CE • DIERESI: due vocali contigue all’interno di una parola formano due sillabe distinte. AR/MO/NI/O/SA /ME/LO/DIA /PIT/TRI/CE • SINALEFE: la vocale finale di una parola e quella iniziale della successiva • formano una sola sillaba. MIO / FI/GLIO O/V’E’? /E /PER/CHE’ /NON /E’ /TE/CO? DIALEFE: la vocale finale di una parola e quella iniziale della successiva formano una sola sillaba. MIO / FI/GLIO O/V’E’? /E /PER/CHE’ /NON /E’ /TE/CO? Il ritmo È dato dalla posizione degli accenti ritmici (ictus), dalle pause, dalle cesure, dagli enjambements. • ICTUS: coincide con gli accenti tonici delle parole e cade in determinate sedi del verso stabilite dalla metrica (insieme di leggi che regolano la struttura del verso) ‘ • PAUSA METRICA: interruzione del fluire dei suoni (pausa primaria alla fine di ogni verso) • CESURA: pausa metrica all’interno di un verso. Cade sempre alla fine di una parola e lo divide in due emistichi // • ENJAMBEMENT: “inarcatura”, è una discordanza tra verso e sintassi ) Ma sedèndo e miràndo,// interminàti spàzi di là da quella,// e sovrumàni silenzi,// e profondìssima quiète io nel pensièr// mi fìngo IL VERSO alcuni esempi: • SETTENARIO: NELLA CANZONE E NELL’ODE SI TROVA MISTO CON L’ENDECASILLABO; ictus fisso sulla VI sillaba, mobile su I, II, III, IV: L’àlbero a cui tendèvi; còi rugiadòsi crìni; il prèzzo del perdòno • DECASILLABO: ritmo quasi di marcia, si presta alle cadenze più vivaci (v. liriche risorgimentali); ictus su III, VI, IX: s’ode a dèstra uno squìllo di tròmba; soffermàti sull’àrida spònda • ENDECASILLABO: è il verso più usato, per la grande varietà di ritmi: nel mezzo del cammìn di nostra vìta (VI, X); e come quèi che con lèna affannàta (IV, VII, X); mi ritrovài per una sèlva oscùra (IV, VIII, X) LA RIMA IDENTITA’ DI SUONO FRA LE PAROLE FINALI DI VERSI A PARTIRE DALL’ULTIMA SILLABA ACCENTATA • • • • • BACIATA: schema AA,BB,CC,DD,… ALTERNATA: schema ABAB,CDCD,… INCROCITAA: schema ABBA,CDDC,… INCATENATA: schema ABA,BCB,CDC,… MONORIMA: schema AAA …,BBB … Si può avere rima anche all’interno del verso • Dopo la cesura (RIMA AL MEZZO): passata è la tempesta: odo augelli far festa//, e la gallina … • Indipendentemente dalla cesura (RIMA INTERNA): e cado inerte nell’attesa spenta di chi non sa temere su questa proda che ha sorpreso l’onda lenta, che non appare