due proposte di definizione
sillaba = un fonema o un insieme di fonemi
che costituiscono un gruppo stabile e
ricorrente nella catena parlata
fonema = unità minima distintiva di suono
nell’ambito di una data lingua, che consente,
da sola o in combinazione con altre, di
formare dei significanti e di fare una
distinzione fra di essi.
es. casa / cara
pésca / pèsca
volo / vòglio
dieresi e sineresi
vïaggio per fuggire altro vïaggio (Gozzano)
La mia venuta era testimonianza
di un ordine che in viaggio mi scordai
(Montale)
vocale tonica + vocale atona
in fine di parola
Ricorditi di me, che son la Pia [2 sillabe]:
Siena mi fe’; disfecemi Maremma:
Salsi colui [1] ch’inanellata pria [2]
disposando m’avea [1] con la sua gemma.
(Dante, Purg., V)
sinalefe vs. dialefe
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva^oscura
ché la diritta via`´era smarrita
Quante sillabe ha un endecasillabo?
10 o 11 o 12
Perché? Perché due serie di sillabe sono
numericamente uguali se l’ultima sillaba tonica è
nella stessa posizione (qui la 10° sillaba)
[a] ‘Sperent in te’ di sopr’a noi s’udì [10]
[b] a che rispuoser tutte le carole [11]
[Dante, Par., XXV]
[c] Già non compiè di tal consiglio rèndere
[12] [Dante, Inf., XXIII]
Strofa di soli settenari
Qual masso che dal vertice A [sdr.]
Di lunga erta montana,
B
Abbandonato all'impeto
C [sdr.]
Di rumorosa frana,
B
Per lo scheggiato calle
D
Precipitando a valle,
D
Batte sul fondo e sta;
E [tr.]
[Manzoni, Il Natale]
Doppio senario
Dagli atrii muscosi,
Dai boschi, dall'arse
Dai solchi bagnati
Un volgo disperso
Intende l'orecchio,
Percosso da novo
dai fori cadenti,
fucine stridenti,
di servo sudor,
repente si desta;
solleva la testa
crescente romor.
[Manzoni, Adelchi, coro, atto III]
Che cos’è una rima?
La rima è l’identità di suono nella
parte finale di due parole, a partire
dall’ultima vocale tonica compresa.
es.
aiùto rima con imbùto
ma non rima con còmputo
Rima al mezzo
Tra bande verdigiALLE d’innumeri ginESTRE
La bella strada alpESTRE scendeva nella vALLE
rima imperfetta, nella variante assonanza =
l’uguaglianza delle sole vocali, sempre a
partire dall’ultima sillaba tonica compresa
O Re felice, tu favelli indArnO.
Se Biancifior con meco non venIssE
Io nonn-anderei da lei così lontAnO
[cantare di Fiorio e Biancifiore]
Rima perfetta nella tradizione italiana
Voi che ascoltate in rime sparse il suòno
di quei sospiri ond’io nudriva il còre
in sul mio primo giovanile erróre
quand’era in parte altr’uom da quel ch’io sóno
[Petrarca, RVF I]
un caso di rima cosiddetta ‘siciliana’
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grIDO;
et bramo di perir, et cheggio aITA;
et ò in odio me stesso, et amo altrUI.
Pascomi di dolor, piangendo rIDO;
egualmente mi spiace morte e vITA:
in questo stato son, donna, per vOI.
[Petrarca, RVF LXXXIX]
rime tecniche
ricca
comporta l’identità non solo della caDENTI :
parte finale di due parole o di due striDENTI
versi, a partire dall’ultima vocale
tonica, ma anche di uno o più
suoni che precedono questa
vocale
equivoca quando tra le parole in rima c’è
SOLE
identità fonica, ma non semantica [sostantivo] :
SOLE [agg.
femm. plurale]
identica
quando una parola rima con sé
stessa
Es. CRISTO
nella
Commedia
Rima equivoca [RVF xviii]
Quand’io son tutto vòlto in quella PARTE
ove ‘l bel viso di madonna LUCE,
e m’è rimasa nel pensier la LUCE
che m’arde e strugge dentro a parte a PARTE,
i’, che temo del cor che mi si PARTE
e veggio presso il fin de la mia LUCE,
vommene in guisa d’orbo, senza LUCE,
che non sa ove si vada e pur si PARTE.
Così davanti a i colpi de la MORTE
fuggo; ma non sì ratto che ‘l DESIO
meco non venga, come venir SÒLE.
Tacito vo, ché le parole MORTE
farian pianger la gente, et i' DESIO
che le lagrime mie si spargan SÓLE.
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elementi di metrica e prosodia