LA RELAZIONE TRA EDUCATRICI E FAMIGLIE COME “RESTITUIRE” IL BAMBINO ALLA
FAMIGLIA E RENDERE VISIBILE ALL’ESTERNO LA
SUA ESPERIENZA AL NIDO, IL LAVORO DEGLI
EDUCATORI, L’IMPORTANZA ED IL VALORE
PRESENTE IN OGNI MOMENTO DELLA VITA AL
NIDO.
Formazione Operatori Servizi Prima Infanzia
Ambito Territoriale Sociale XX
Porto S. Elpidio
29 Gennaio 2011
Dott.ssa M. Cristina Manzini – Psicologa e Psicoterapeuta
Dott.ssa Clelia Ciccalè – Pedagogista
• Come possiamo mettere insieme le due
parti del titolo di questa formazione?
La relazione con le famiglie
• Comprende:
– come le educatrici si rapportano con i
genitori
ma, ad un altro livello, anche:
- come il servizio si relaziona con le
famiglie e si racconta a loro
Quali i problemi in questo rapporto
“di secondo livello”?
• “Vogliono insegnarci il nostro mestiere!”
• “Non sono mai contenti di quello che si
fa”
• “Ci accusano, più o meno apertamente, di
non aver voglia di lavorare”
• “Non fanno che insinuare che i bambini al
nido non fanno niente”
• “Ci trattano come baby-sitter”
Quali strumenti istituzionali
abbiamo?
•
•
•
•
•
Colloqui individuali
Colloqui quotidiani
Programmazione
Feste e Momenti di aggregazione
Documentazione
A livello di persone…
• È importante avere consapevolezza di
cosa “scatta” dentro di noi quando ci
relazioniamo con i bambini e con i genitori
A livello di servizi
• Dobbiamo AVER CHIARE LE BASI DEL
NOSTRO LAVORO, DELLE NOSTRE
SCELTE
LA PROGETTAZIONE
Cosa si fa quando si progetta un
edificio?
La Progettazione Educativa
• Come il progetto di una casa non
comprende solo le parti visibili, ma anche
quelle “nascoste” (strutture portanti,
impianti, tubature…) il progetto di un nido
non si limita a dire cosa facciamo con i
bambini
• NON È RIDUCIBILE ALLA
PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÀ
Dobbiamo essere
PRIMA INGEGNERI
E POI ARCHITETTI
DEI NOSTRI SERVIZI
La Progettazione Educativa
• È quel processo di pensiero (che spesso si
concretizza in un documento) attraverso il
quale un servizio definisce se stesso:
– Come si organizza
– Quali obiettivi e finalità persegue
– Quali sono i modelli teorici a cui fa
riferimento
– Quali metodologie applica
La Progettazione Educativa
Si basa su:
– Idea di Bambino
– Idea di Educazione
– Idea di Nido
– Idea di Educatore
Ma anche:
– Idea di Famiglia
– Idea rispetto ai Servizi Territoriali
– Idea rispetto agli Enti
• E’ indispensabile che l’equipe PRENDA
CONSAPEVOLEZZA, ESPRIMA E CONDIVIDA tutte
queste idee.
• Solo così:
– potrà elaborare un progetto educativo coerente
– potrà portarne avanti la realizzazione con costanza
e tenacia
– potrà comunicare e rendere ragione in modo
efficace delle proprie scelte (alle famiglie, ai
committenti, alla comunità, ad altri servizi)
• Altro aspetto indispensabile è il fare il
BILANCIO DELLE CONOSCENZE in nostro
possesso e di quelle che dobbiamo ampliare,
approfondire, rinfrescare o acquisire ex
novo.
L’ESPERIENZA NON SI MISURA
IN ANNI DI LAVORO,
MA NELLA CAPACITÀ
DI RIFLETTERE SU CIÒ CHE SI FA.
E’ indispensabile:
COMUNICARE il progetto educativo alle
famiglie,
CONDIVIDERLO con loro
SPIEGARE IL SENSO, LE RADICI E GLI
OBIETTIVI di certe scelte
Come?
DOCUMENTAZIONE
• Che cos’è?
• Per chi è?
• Cosa deve documentare?
La Documentazione
• È lo strumento che permette di lasciare traccia
di ciò che accade al nido:
– Ciò che fanno i bambini
– Come crescono
– Eventi particolari che accadono nel servizio
– Evoluzione del servizio
La Documentazione
• Ma è anche:
– Occasione per spiegare e restituire il
senso di cosa si sta facendo
– Possibilità di descrivere il percorso
evolutivo dei bambini
– Strumento per documentare l’evoluzione
e i cambiamenti dei servizi stessi
– Occasione di riflessione per l’equipe
– Strumento per valutare ciò che si è fatto
FESTE E MOMENTI DI
AGGREGAZIONE
• Perché li facciamo?
• Che senso hanno?
• Quali sono gli obiettivi?
• Le feste sono preziose occasioni per
incontrare le famiglie al di fuori della
“rigidità” del servizio.
• L’obiettivo è quello di incontrare le
famiglie, di condividere un aspetto della
vita del nido, di stare bene insieme.
E ora… Al lavoro!
BERSAGLIO
1.Rileggete ciò che avete scritto
2. In calce al foglio scrivete:
Mi piace che mi sia così vicino…
Non mi piace che mi sia così vicino…
3. Scegliete tra le parole che avete
messo più all’esterno, cosa vorreste
sentire più vicino.
Riunite in equipe:
• Su più colonne, fate un elenco delle
cose che l’equipe vorrebbe sentire più
vicine e poi definite:
a. come ottenerlo a livello individuale
b. come ottenerlo a livello di
equipe/servizio
L’ASCOLTO ATTIVO
• È una strategia di comunicazione
ATTENTA AL CONTENUTO VERBALE E
NON VERBALE del messaggio.
• Permette una comunicazione empatica, in
cui si trasmettono all’interlocutore
RICONOSCIMENTO E VOLONTÀ DI
COMPRENSIONE.
• Le due competenze chiave:
– RIFORMULAZIONE DEI MESSAGGI
– INVIO DI MESSAGGI-IO
Riformulazione dei messaggi
• Serve a dare la garanzia di una ricezione
corretta del messaggio
• Può essere introdotta da frasi come:
– Ti senti…
– Dal tuo punto di vista…
– Mi stai dicendo…
– Mi pare di capire…
– Sembra che tu…
– Vediamo se ho capito, tu…
Messaggio-io
• È un messaggio che fa sapere agli altri cosa
proviamo e in che situazione ci troviamo
• È un messaggio chiaro, diretto, comprensibile,
non mascherato, che esprime le opinioni, le idee,
le preferenze, le avversioni.
Esempio
• Il genitore dice: “Anche stamattina non è
voluto uscire senza la sua macchinina: io
non ce l’ho fatta a togliergliela. Provaci
un po’ tu…”
• L’educatrice pensa: “Tutte le mattine la
stessa storia!! Una macchina più grande
del bambino! E dillo che non lo vuoi fare e
che la cattiva devo farla io!”
Opzione 1 – Risposta Classica
• L’educatrice risponde: “Ma lo sai che non
si possono portare i giochi da casa,
Matteo, diamo la macchinina a mamma?”
Opzione 2 – Ascolto Attivo
• Il genitore dice: “Anche stamattina non è
voluto uscire senza la sua macchinina: io
non ce l’ho fatta a togliergliela. Provaci
un po’ tu…”
• L’educatrice pensa: “Quanto è insicura
questa mamma! Ha così paura di perdere
l’amore del bambino che si fa mettere
tutti i giorni i piedi sopra.”
• L’educatrice dice: “Francesca, non ti
preoccupare anche se piange un po’
quando gli togli il gioco, ti vuole tanto
bene lo stesso. Poi, sai, se porta
dentro il gioco è peggio, perché
cominciano a litigare tra loro e
domani vorranno tutti portare un
gioco da casa.”
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