GIOVANNI VERGA (la vita e le opere) L’opera deve sembrare essersi fatta da sé… Catania Nacque a Catania nel 1840 da famiglia agiata. Tra 1857 e 1863 scrisse i suoi primi romanzi, Amore e patria, I carbonari della montagna, Sulle lagune ricalcando i modi del romanzo storico e della letteratura romantico-risorgimentale. FIRENZE Storia di una capinera Fra il '65 e il '71 soggiornò in prevalenza a Firenze, allora capitale. Del 1869 è Storia di una capinera: lo scrittore vede una capinera morire prigioniera in gabbia e associa la vicenda a quella di Maria. Temi: ingiustizia sociale, esclusa, legge economica che si sovrappone ai sentimenti. Milano e i romanzi passionali Nel 1872 - 1893 Verga è a Milano dove frequentò gli uomini della Scapigliatura Eva: racconta la passione di un pittore per una ballerina. Temi: fallimento di amore e arte; fuga nel paese siciliano L’attenzione al mondo degli umili La novella Nedda (1874) è stata per molto tempo considerata dalla critica il primo approccio del Verga al Verismo perché è ambientata in Sicilia e la protagonista appartiene al sottoproletariato agricolo. Non è verista: moralismo e lingua italiana separata dal dialetto La svolta verista…dal 1877 La grande stagione narrativa del Verga si apre veramente con la raccolta di novelle Vita dei campi che oltre ad alcuni capolavori assoluti (Rosso Malpelo del 1877, Jeli il pastore, La lupa, cavalleria rusticana) contiene due scritti, la premessa all'Amante di Gramigna e Fantasticheria, che costituiscono l'affermazione della nuova poetica del Verga. I due romanzi maggiori, I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889) dovevano far parte di un più articolato ciclo dei Vinti. Il verismo Positivismo: verità oggettiva e scientifica, si procede dal semplice al complesso (il ciclo dei vinti). Materialismo: bisogni materiali Determinismo: no libertà per il soggetto Tecniche narrative e tematiche Forma inerente al soggetto Psicologia dedotta Straniamento e regressione Sintassi siciliana Tema economico, interesse individuale Mondo rurale idilliaco Amore/passione Estraneità/esclusione Il ciclo dei Vinti L’autore si proponeva di analizzare come in tutte le classi sociali l’individuo fosse proteso al raggiungimento del meglio "dalla ricerca del benessere materiale alle più elevate ambizioni"; questo desiderio di cambiamento che chiameremo “progresso” e che per il Positivismo avrebbe condotto l’uomo alla felicità o alla costruzione di un mondo più vivibile, per Verga genera invece sconfitte individuali. Per il catanese l' "accorgersi che non si sta bene e che si potrebbe star meglio“ e la conseguente "vaga bramosia dell'ignoto" si traducono nella ricerca della ricchezza come potere o in forme di ambizione più elevata, tutte strade che, percorse, si trasformano in uno scacco. Da qui il titolo del ciclo: I Vinti. I romanzi Dunque ai Malavoglia, in cui la "ricerca del meglio" è ancora lotta per i bisogni materiali e per la sopravvivenza, e a Mastro-don Gesualdo che invece "incarna il tipo borghese" in cui "la ricerca diviene avidità di ricchezze", sarebbero dovuti seguire la Duchessa di Leyra ("vanità aristocratica"), l'Onorevole Scipioni (l'ambizione politica) e L'uomo di lusso (una sorta di esteta dannunziano "che riunisce tutte coteste bramosie"). Dalle Novelle rusticane alla morte Tra i Malavoglia e Mastro-don Gesualdo, il Verga scrisse una seconda raccolta di racconti di ambiente siciliano, Novelle rusticane (tra cui si ricordano La roba, Malaria, Libertà). Il dramma Cavalleria rusticana, tratto dalla omonima novella, interpretato da Eleonora Duse, ebbe un gran successo nel 1884 e ancor più nel 1890 in versione di opera lirica musicata da Mascagni; Verga ridusse per le scene anche La lupa e compose La caccia al lupo, La caccia alla volpe (1901) Dal tuo al mio (1903). Ritiratosi in vita appartata, visse a Catania ove morì nel 1922.