Anno Accademico
2008/2009
Corso di laurea magistrale in
Comunicazione politica e sociale
COMUNICAZIONE PUBBLICA
1° lezione
26 settembre 2008
Obiettivi e attività specifiche del corso
Obiettivi generali
 Fornire
competenze specifiche sulla comunicazione della Pubblica
Amministrazione.
 Stimolare la riflessione attraverso l’approccio pratico, oltre che teorico al
tema.
Attività specifiche
 Analizzare l’evoluzione della Comunicazione Pubblica nel panorama italiano
per comprendere le dinamiche.
 Analizzare meccanismi, strumenti, tecniche ma soprattutto skill necessarie
per rispondere adeguatamente alle nuove esigenze degli Enti Locali in tema di
comunicazione.
 Analizzare alcune case history di Regioni, Province, Comuni, Aziende
Sanitarie etc., interessanti per l’approccio strategico o per lo sviluppo creativo,
anche con la presenza di testimoni e operatori.
Argomenti del corso
Breve storia della comunicazione pubblica
L’organizzazione dell’Ente Pubblico
Le figure proefessionali
La comunicazione sociale: Pubblicità Progresso
Introduzione alla comunicazione interna ed esterna
L’importanza della pianificazione
La comunicazione interna
Il piano di comunicazione
La comunicazione esterna/1 (campagne di comunicazione)
La comunicazione esterna/2 (bilanci sociali, guide servizi, periodici comunali etc.)
Le Relazioni Pubbliche
Gli eventi e le sponsorizzazioni
Le produzioni editoriali
La comunicazione on line
Gli strumenti della comunicazione sociale
Comunicazione pubblica e comunicazione sociale
Testimonianze
Esercitazioni
Breve storia della Comunicazione Pubblica:
dalle origini alla Legge 150
Quando nasce
 La
Comunicazione Pubblica nasce con l’avvento della democrazia
parlamentare e con il processo di differenziazione che ha portato alla
decentralizzazione di compiti e funzioni prima assorbiti dalla figura del
sovrano assoluto.
 Secondo
Montesquieu, è con la divisione dei poteri (esecutivo,
giudiziario, parlamentare) che si crea la necessità di un flusso comunicativo
regolato.
 É soprattutto con il ruolo attivo assunto dalla società civile (inizialmente
di estrazione alto-borghese ed intellettuale) che cresce la necessità di
identificare le diverse modalità per comunicare con i nuovi soggetti.
Come si sviluppa
 É con l’inizio dell’Ottocento, con Hegel, che, per la prima volta, si parla di
“rapporto dialettico” dello Stato con la società civile. Tra le due entità - si
dichiara - deve esistere un flusso comunicativo che consenta loro di
dialogare, che consenta di trasmettere allo Stato e ai suoi organi le volontà e
le richieste dei cittadini e, viceversa, di informare questi ultimi circa le attività
e le decisioni assunte dallo Stato. In sintesi, un flusso in entrata e in uscita,
che costituisce il campo nel quale opera la Comunicazione Pubblica.
 In
Italia, fino agli inizi del Novecento, ossia fino a quando lo Stato
possedeva
funzioni essenzialmente d’ordine, i pubblici poteri non
dialogavano con gli “amministrati” ma esercitavano semplicemente il loro
potere di imperium.
Il periodo fascista
 La comunicazione era unidirezionale e si esprimeva in ordini e divieti con
relative soluzioni. Ordinare e vietare avevano come unico risvolto l’obbligo di
garantire l’informazione legale delle norme. Lo Stato aveva solo il compito di
sorvegliare affinché nulla turbasse il vivere civile.
 Agli inizi del XX secolo, lo Stato interviene nei servizi ed anche gli enti
locali attivano proprie strutture dedicate ai servizi alla cittadinanza.
 Il periodo fascista ha visto prevalere la comunicazione di carattere
propagandistico, finalizzata a rafforzare l’adesione al regime.
Il Ministero della Cultura Popolare (MINCULPOP) si trasforma in una
potente arma di penetrazione culturale e di consenso ideologico. Da allora la
comunicazione pubblica sconta l’idea diffusa di essere uno strumento al
servizio dell’autorità che informa per convincere.
Il passato più recente
 Nel secondo dopoguerra il rapporto tra cittadini ed istituzioni non migliora:
mentre i principi democratici, nati dalla Costituzione repubblicana, spingono
verso la scomparsa dello squilibrio tra poteri pubblici e cittadini, l’azione
effettiva delle amministrazioni pubbliche tende a perpetuare il modello
precedente, caratterizzato dalla supremazia dei pubblici poteri nei riguardi dei
cittadini.
 Fino
a qualche anno fa, la Pubblica Amministrazione era una sacca
inespugnabile al quale il cittadino si rivolgeva con diffidenza quando, non
addirittura, con paura.
I
funzionari non erano identificabili e il cittadino si trovava in balia del
proprio interlocutore, senza neppure avere piena consapevolezza dei propri
diritti.
Le tappe principali verso la Legge 150
É
del 1990 la prima normativa (Legge n° 142 dell’8/06/90
sull’ordinamento delle autonomie locali) che segna l’avvio del processo di
trasformazione che vede la ricerca di un nuovo rapporto tra i cittadini e la
Pubblica Amministrazione. Le principali tappe di questo percorso legislativo
sono:
• 1993:
introduzione di una funzione dedicata alle Relazioni con il
Pubblico, gli URP (già previsti nella legge n° 241 del 1990);
• 1994:
Direttiva che istituisce e definisce le funzioni della Carta dei
Servizi, strumento ad uso di tutte le organizzazioni che gestiscono ed
erogano servizi pubblici;
• 1996:
Legge sulla tutela della privacy, che stabilisce criteri e
regole certe sul trattamento dei dati sensibili.
Il decennio 1990 - 2000
 Il cammino verso l’innovazione si sviluppa, quindi, dal 1990 in poi a ritmi
molto veloci con leggi, decreti, direttive e regolamenti.
A
determinare tale trasformazione hanno contribuito sia la pressione
sociale, sia la necessità, da parte delle amministrazioni, di recuperare
credibilità ed affidabilità.
 Nello stesso periodo, inizia ad affermarsi la tendenza di far arretrare il ruolo
delle amministrazioni pubbliche nella gestione di alcuni servizi (energia,
trasporti, raccolta differenziata etc) per valorizzare il loro compito di regolatori
di attività svolte da soggetti terzi (anche se, in parte, ancora pubblici).
La Legge 150
 La
Legge n° 150 del 7 giugno 2000 (“Disciplina delle attività di
informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni”)
arriva 10 anni dopo la prima legge che introduceva la riforma nella Pubblica
Amministrazione locale.
 Nell’articolo
1 della nuova legge si declinano le specifiche finalità delle
attività di informazione e comunicazione:
• illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative al fine di
facilitarne l’applicazione;
• illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
• promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante
interesse pubblico e sociale;
• favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di
modernizzazione degli apparati nonché la conoscenza dell’avvio e del
percorso dei procedimenti amministrativi.
La Legge 150: gli obiettivi
 In
generale, la Legge 150 intende anche promuovere l’immagine delle
amministrazioni, nonché quella dell’Italia in Europa e nel mondo, conferendo
visibilità ad eventi di importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
 La
legge, che sottolinea l’importanza della comunicazione per il
miglioramento della qualità dei servizi erogati e per la promozione del
territorio, evidenzia alcuni aspetti molto importanti:
• l’ascolto del cittadino;
• la cura per la comunicazione interna;
• la semplificazione della comunicazione;
• lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie.
La legge 150: gli elementi qualificanti
 La
definitiva legittimazione delle comunicazione in un sistema (quello
pubblico) nato e cresciuto nel silenzio e nel segreto d’ufficio e nel quale le
culture dominanti rappresentano l’esatto contrario di un processo di
informazione.
 Il ruolo della comunicazione come attività fondamentale e non episodica dei
singoli enti e come elemento qualificante nel rapporto tra amministrazione e
cittadini.
 La
valorizzazione delle competenze necessarie e l’importanza della
formazione.
 L’importanza strategica del rapporto tra comunicazione interna ed esterna.
La Legge 150: gli strumenti e i luoghi
 La
Legge 150 individua alcuni strumenti utilizzabili per informare e
comunicare. Sono citati:
• la strumentazione grafico-editoriale;
• le strutture informatiche;
• le funzioni di sportello;
• le reti civiche;
• le iniziative di comunicazione integrata;
• i sistemi telematici multimediali.
 Vengono
anche definiti i “luoghi” interni all’Ente e le strutture cui sono
demandati lo sviluppo e la gestione degli strumenti individuati:
• le attività di informazione si realizzano attraverso il Portavoce e
l’Ufficio Stampa;
• le attività di comunicazione attraverso l’URP o strutture analoghe
(sportelli unici, sportelli polifunzionali etc).
Dalla Legge 150 a oggi
 Anche se le riforme del decennio 1990-2000 hanno segnato il passaggio
dal segreto alla trasparenza (dall’unilateralità alla partecipazione),
resta ancora molto da fare.
 In
un’indagine effettuata dal Ministro della Funzione Pubblica, la
maggioranza degli Enti dichiara di aver istituito un URP. In realtà, molte
amministrazioni fanno svolgere tale funzione a personale non dedicato e,
quindi, con un livello di preparazione inadeguato.
 L’attività di comunicazione interna è organizzata e gestita solo in poche
realtà. Anche il Portavoce e l’Ufficio Stampa non sono sempre presenti.
 Una
percentuale molto bassa di Enti ha predisposto (e utilizza con
costanza) strumenti per valutare la qualità dei servizi erogati
dall’amministrazione e per verificarne il gradimento.
Alcuni problemi ancora aperti
 Tra i principali ostacoli che si frappongono alla piena attuazione della legge
vi sono:
•
•
•
la difficoltà nell’organizzazione interna;
l’insufficienza del personale e la sua scarsa preparazione;
le limitate disponibilità economiche.

Esiste una forte differenziazione tra il Nord e il Centro-Sud del Paese, dove
la situazione è molto più arretrata.

In generale, si può affermare che il problema più significativo è la
mancanza di una vera cultura della comunicazione e di competenze
professionali adeguate.
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La Legge 150 - Scienze Politiche, Economiche e Sociali