Differenze di genere e multiculturalismo: il caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF) Che cosa intendiamo per MGF: clitoridectomia, escissione, infibulazione. Circa 130 milioni di donne nel mondo sono sessualmente mutilate; ogni anno 2 milioni di bambine subiscono queste mutilazioni (da pochi giorni dalla nascita fino all’adolescenza; più spesso dai 3 agli 8 anni). • I paesi più coinvolti: Somalia, Egitto, Sudan. • Le MGF non hanno fondamento religioso, non sono prescritte dalla religione islamica, anche se sono praticate in molti paesi islamici (ma anche in gruppi che si riconoscono nella religione aninimista o in quella cristiana). • Tradizione vecchia di secoli e diretta a certificare la subordinazione sociale della donna. • La donna che non ha subito la MG prescritta non è una vera donna, è considerata impura, non può contrarre matrimonio e mettere al mondo dei figli, è emarginata. Le conseguenze sociali di questo stigma nei paesi africani. • Mutilare sessualmente le bambine, in questo contesto, viene considerato una modalità attraverso la quale dare piena espressione all’identità femminile. • Le conseguenze mediche, psicologiche e sociali possono essere gravissime. A seguito degli interventi non sono rare infezioni, emorragie, e persino la morte di alcune bambine. Nei paesi africani la tradizione è radicata, ma nei paesi di migrazione diverse donne cercano di sottrarre le figlie a questa pratica. Il ruolo della famiglia patriarcale nell’imporre la tradizione. Molte mutilazioni avvengono nei paesi di origine, dove le bambine sono portate, dall’Europa, a questo scopo. Ma molte ‘operazioni’ sono realizzate in Europa. Le proibizioni in Occidente Le prese di posizione di organismi internazionali: OMS, UNICEF, Amnesty International. Le MGF come violazioni dei diritti umani; la condanna internazionale verso queste pratiche. La “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza verso le donne” (ONU 1993). Vedi la Dichiarazione di Pecchino del 1995 contro ogni forma di violenza contro le bambine e le donne. • La disciplina giuridica: In Italia esiste una legge del 2006 specificamente contro le MGF (sanzione prevista: reclusione da 4 a 12 anni); in Francia le MGF sono considerata un crimine e possono essere punite con pene che arrivano fino a 15 anni; pene sono previste anche in Svezia e Gran Bretagna (già dagli anni Ottanta). • Le questioni sollevate dalle MGF: Le ragioni contro una specifica criminalizzazione delle MGF (le mutilazioni sono comunque da perseguire in quanto lesioni personali gravi – vedi slide successiva). • 1. Necessità di rispettare le tradizioni culturali di altre etnie. Le MGF come ‘reato culturale’ (elemento di identificazione e appartenenza comunitaria). Da qui l’esigenza di un ‘pluralismo normativo’. • 2. Inadeguatezza della risposta penale. Non serve la repressione ma la sensibilizzazione a una diversa prospettiva sull’identità femminile. • Le ragioni a favore della specifica incriminazione delle MGF • 1. Il rispetto della donna come valore non negoziabile • 2. L’ingiustificabilità delle MGF In generale: la punizione (a partire dalle condanne penali) deve essere accompagnata da iniziative culturali finalizzate alla modificazione delle culture di genere. • I ‘diritti polietnici’ sono legati alle minoranze culturali (ad esempio negli USA) ed esprimono il loro rifiuto del principio dell’assimilazione. Oggi occorre dunque “navigare tra la Scilla dell’ugualitarismo e la Cariddi del differenzialismo” (Wieviorka). L’equilibrio difficile. Le circostanze sstoriche delle nuove ondate migratorie modificano il quadro tradizionale dei problemi della cittadinanza. • Le sperimentazioni, anche in Italia, di ‘escissioni simboliche’ in contesti di sanità pubbloica (il caso di Torino) Riepilogando la questione della relazione tra differenze di genere e multiculturalismo • Tensione fra rispetto dei diritti delle donne e preoccupazioni multiculturaliste, finalizzate a proteggere la diversità culturale. • Approccio multiculturalista: andare oltre la protezione del diritto del singolo in direzione della protezione dei diritti del gruppo culturale di minoranza. • Nei gruppi le figure maschili sono generalmente più forti e dominanti rispetto a quelle femminili. Il supporto alle culture di gruppo diventa così facilmente un supporto alle loro figure. • Da qui la tensione tra protezione del principio dell’eguaglianza morale di uomini e donne (approccio femminista) e multiculturalismo. • Il femminismo contro il patriarcato, ancora dominante in numerosi gruppi culturali (secondo alcune, in forma velata, anche nella cultura occidentale contemporanea). La struttura dei gruppi è fondata sulle differenze di genere (diritti maschili, doveri femminili). • Patriarcato: controllo maschile sulla sessualità e la vita delle donne. In generale: controllo delle donne da parte degli uomini. • Le mutilazioni genitali, ma anche, ad esempio, la poligamia, i matrimoni imposti, i matrimoni in età infantile, la segregazione sessuale, la questione del matrimonio con lo stupratore (che lo proscioglie da ogni accusa) esemplificano queste forme di controllo. • In sintesi: in molti gruppi culturali l’asservimento delle donne agli interessi e ai desideri maschili è dato per scontato. • L’approccio multiculturalista può di fatto fungere da supporto a questa pretesa (vedi le riflessioni di Susan Moller Okin) Riferimenti bibliografici • S. Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo, Milano, raffaelo Cortina, 2007. • A. Facchi, I diritti nell’Europa multiculturale (cap. V), Roma-Bari, Laterza, 2008.