) LINFOMA FOLLICOLARE IN LINFONODO INGUINALE IN DONNA CON PREGRESSO CARCINOMA DELLA MAMMELLA. F. Tallarigo, I. Putrino, A.V. Filardo*, S. Squillaci° Anatomia Patologica ASP Crotone, *Anatomia Patologica Azienda Sanitaria Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, ° Anatomia Patologica Azienda Sanitaria di Vallecamonica (BS) • INTRODUZIONE: i pazienti con carcinoma mammario presentano un aumentato rischio di ammalarsi di Linfoma non Hodgkin durante il follow-up dopo trattamento chemio e radio terapico. La coesistenza delle due malattie è, invece, molto rara. In genere l’insorgenza del linfoma compare da 2 a 5 anni dalla comparsa della prima neoplasia. CASO CLINICO: donna di 57 anni alla quale è stato diagnosticato un carcinoma duttale NOS della mammella destra, moderatamente differenziato (G2) secondo Elston ed Ellis, di 2,5 cm nel suo diametro massimo con estrogeni e progesterone positivi. Negativa la determinazione immunoistochimica della proteina di membrana her-2/neu. Lo svuotamento ascellare omolaterale ha evidenziato n. 5 linfonodi metastatici su 23 isolati. La paziente veniva, pertanto, indirizzata in un programma di ormono-chemio terapia seguita da radioterapia. A distanza di 4 anni a seguito di controllo clinico si evidenziava un linfonodo aumentato di volume (2,5 cm di diametro) in sede inguinale, omolaterale, con caratteri ecografici non dirimenti. Si procedeva pertanto ad esame citologico con ago sottile del linfonodo (FNAC) che mostrava una popolazione monomorfa di elementi linfoidi suggestiva di lesione linfoproliferativa. All’esame istologico successivo il quadro morfologico era caratterizzato da un linfonodo a struttura completamente sovvertita da una popolazione linfoide neoplastica, a morfologia follicolare, riferibile a linfoma follicolare (Cd 20+; cd 79a +; BCL2 +; BCL6 +; Cd10+) G1. DESCRIZIONE E CONCLUSIONI: i pazienti con carcinoma della mammella presentano un aumentato rischio di sviluppare una seconda neoplasia maligna nel follow-up a seguito del trattamento chemio e radioterapico, incluso la leucemia ed il linfoma non hodgkin, generalmente nell’arco di un periodo compreso tra 2-5 anni dal trattamento. Recenti ricerche hanno implicato il virus oncogeno di Epstein-Barr quale possibile agente responsabile della diffusione ed invasione sia del cancro mammario che del linfoma. Questo, dai vari studi presenti in letteratura, sembrerebbe essere dovuto all’antigene latente EBNA-3C che interagirebbe, specificatamente, con la proteina deputata alla soppressione metastatica Nm 23-H1 la quale, al contrario, dovrebbe avere la capacità di bloccare la progressione delle cellule neoplastiche sia del carcinoma mammario che del linfoma. Sebbene sono presenti in letteratura numerosi studi al riguardo, non c’è ancora una spiegazione definitiva e quella che sembra avere maggiore interesse, a tutt’oggi, è quella su base molecolare che si pone tra la coesistenza degli aspetti neoplastici e la suscettibilità genetica individuale. CD 20 CD 3 BCL 2 Ki 67 Ki 67