Lezione di Clinica Chirurgica Elaborata sulla falsa riga della TESI di DIPLOMA di Dottorato dal titolo: Carcinoma mammario in età geriatrica: generalità su tumori e su screening nell’anziano; ca. mammario in situ ed infiltrante; modalità prelievo per riscontro istologico; problematiche chirurgiche DOTTORATO di RICERCA dell’UNIVERSITA’ di CATANIA XXI CICLO (anno 2008-2009) “ APPROCCIO ONCOLOGICO MULTIMODALE IN Età GERIATRICA” Coordinatore Prof. Salvatore Berretta Università di Catania Foto aa. ‘70 Az. Policlinico – Ed. 29 (foto anno 2000) ARNAS Garibaldi (Catania) GENERALITA’ SU TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA Tumori maligni in età anziana : “una emergenza sociale” • nell’anziano il rischio di ammalare di cancro è 40 volte superiore rispetto all’età giovane-adulta • > 60% dei tumori maligni diagnosticato in età anziana • nella popolazione occidentale, anziani ed aspettativa di vita, entrambi in aumento GENERALITA’ SU TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA Dopo 1 anno dalla diagnosi di cancro in età geriatrica, il rischio di morte è più alto ( + del doppio) rispetto a pazienti di età inferiore ai 65 anni : • x trattamenti subottimali • x comorbilità • x ritardo diagnostico CAUSE DEL RITARDO DIAGNOSTICO NEI TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA • FATTORI legati ai pazienti : – riluttanza eseguire indagini diagnostiche – difficoltà nell’individuare sintomi – solitudine, depressione, rassegnazione – difficoltà logistiche nell’esecuzione degli esami diagnostici • FATTORI legati al medico : – riluttanza a proporre esami di screening – mancanza linee guida x screening oncologico nell’anziano – difficoltà a riconoscere i sintomi e comorbilità che li mascherano – pregiudizi sulle capacità di sopportazione dell’anziano di indagini invasive e di cure aggressive, sia mediche che chirurgiche Moderna concezione sull’approccio terapeutico nell’anziano NELL’ANZIANO NON BISOGNA LASCIARSI CONDIZIONARE DALL’ETA’ ANAGRAFICA, PIUTTOSTO VALE L’ETA’ BIOLOGICA TUMORI MALIGNI NELL’ANZIANO: linee guida di massima e misure di prevenzione • indagini di screening e programma di prevenzione proponibili in soggetti con aspettativa di vita > 5 aa. • necessità di eseguire campagne educative per gli anziani, per i parenti che li accudiscono e per i medici curanti CAUSE TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA • MAGGIORE INSTABILITA’ GENETICA e DETERIORAMENTO dei MECCANISMI di RIPARAZIONE dei DANNI del DNA INDOTTI dai CANCEROGENI • PERSISTENZA e CUMULO nel TEMPO degli EFFETTI delle SOSTANZE CANCEROGENE • FENOMENI di IMMUNOSENESCENZA mammella Prof. Salvatore Berretta – lezioni Clinica Chirurgica 2013 Goya «la Maja desnuda e vestida» Epidemiologia k mammella • Principale causa di morte nelle donne di età compresa tra 40-44 anni • A partire dal 1985 (in correlazione al vizio del fumo), IInda causa di morte, dopo il cancro del polmone • Fino al 1970: probabilità 1:13 di sviluppare k mammella • 1980: probabilità 1:11 • 2002: probabilità 1:8 • Sopravvivenza globale da anni ‘80 in poi intorno al 70% (progressi nella diagnosi precoce e nelle possibilità di cura) CARCINOMA DELLA MAMMELLA: ruolo del fattore età Tassi incidenza aumentano in modo esponenziale con l’età: – primo picco a 45 aa. con plateau fino a 55 aa. – secondo picco dopo 60 aa. con incremento lento L’andamento bimodale della curva lascia supporre che esistono due differenti malattie: – premenopausale (correlata a fattori genetici, ormonali e riproduttivi – postmenopausale (correlata a fattori dietetici ed endocrini) K MAMMARIO: fattori ed indicatori di rischio in età menopausale Effetto protettivo -Ovariectomia e menopausa precoce -Presenza di osteoporosi (effetto protettivo indiretto perché esprime bassi livelli di ormoni sessuali ) Fattori di rischio -Dieta occidentale ricca di zuccheri raffinati e di grassi saturi, povera di semi e di alimenti vegetali integrali -Obesità -Terapia ormonale sostitutiva (sia estrogeni che associazione estroprogestinica) MAMMELLA: FATTORI PROTETTIVI NEI RIGUARDI DEL CANCRO - Ridotta esposizione agli estrogeni Lattazione prolungata Tutti i fattori che riducono il numero totale di cicli mestruali Attività fisica moderata Alimentazione corretta povera in grassi animali Gravidanze concepite in età biologicamente corretta (le primi-gravidanze in età avanzata espongono ad aumentato rischio) - Chemioprevenzione (Tamoxifene, che è un modulatore selettivo del recettore x gli estrogeni, da somministrare in casi selezionati ad alto rischio) MAMMELLA: FATTORI PROTETTIVI NEI RIGUARDI DEL CANCRO MAMMELLA: FATTORI DI RISCHIO x IL CANCRO - Aumentata esposizione agli estrogeni (menarca precoce, menopausa tardiva, nulliparità) - Rischio insorgenza k mammella durante tutta la vita, è del 12% al momento della nascita. - Una donna a 50 anni ha una probabilità dell’ 11% - Una donna a 70 anni ha una probabilità del 7% - Terapie ormonali contraccettive e terapie ormonali sostitutive in menopausa aumentano il rischio - Alimentazione ricca in grassi, sovrappeso, obesità aumentano il rischio (in rapporto all’aumentata produzione di estrogeni) - Fumo aumenta il rischio ISTOGENESI DEL K MAMMARIO DALL’ UNITA’ TERMINALE DUTTULO-LOBULARE Carcinoma della mammella CLASSIFICAZIONE ANATOMOPATOLOGICA * DUTTALE, M.PAGET INFILTRANTE * LOBULARE *COMEDOCARCINOMA * PAPILLIFERO * F. RARE: APOCRINO, TUBULARE, MIDOLLARE, ADENOIDOCISTICO NON *CIS-LOBULARE INFILTRANTE *CIS-DUTTALE *PAPILLIFERO PRECURSORI del CARCINOMA della MAMMELLA (Carcinoma in situ) • Lobular Intrahepitelial Neoplasia (LIN) – Carcinoma Lobulare in situ (LCIS) – Iperplasia Lobulare Atipica (ALH) • Carcinoma Duttale in situ (DCIS) CIS lobulare (richiede follow up e profilassi con Tamoxifene) • diagnosi microscopica incidentale (2 - 8% delle biopsie) • assenza di reperti probativi, occulto all’esame clinico ed alla mammografia ; 90% casi in premenopausa • nel 10 - 30% dei casi evolve verso un carcinoma infiltrante non sempre del tipo lobulare • Marker di rischio di cancerizzazione : 1% per ogni anno; 15% in 15 anni • Marker istologico di multicentricità (60-80% multicentrico, 20- 60% bilaterale) Cis-Duttale (DCIS) • 3 forme di presentazione – microcalcificazioni; – massa palpabile; – reperto istologico incidentale nel contesto di lesioni displastiche asportate dal chirurgo • evoluzione verso la f. invasiva non avviene sempre o avviene in tempi lunghi (financo decenni) CIS duttale o ca. intraduttale (richiede t. chirurgica) • nel 90% diagnosticato come lesione mammografica non palpabile (microcalcificazioni raggruppate); meno spesso palpabile (CIS esteso ed associato a pronunciata fibrosi periduttale) • in aumento, in rapporto all’ampia diffusione dello screening mammografico (attualmente costituisce il 20% di tutti i ca. mammari) • nelle forme di alto grado possibilità di focolai di ca. microinvasivo (nel 5% delle diagnosi di “CIS” duttale, positività mtst ascellare) • secrezione dal capezzolo o Paget se coinvolti dotti I ordine • multicentricità / bilateralità < 10% CARCINOMA MAMMARIO INFILTRANTE • Ca. duttale 40-70% dei casi • Ca. lobulare 5-15% dei casi • Ca. tubulare 5% dei casi (prognosi favorevole) • Ca. midollare (sopravvivenza 80% a 5 aa.) • Ca. metaplasico epidermoidale forma molto aggressiva CARCINOMA MAMMARIO INFILTRANTE • Ca. tubulare: si presenta ben differenziato, ricco di stroma; rarissime le metastasi e quand’anche, la prognosi rimane favorevole; positività dei recettori ormonali • Ca. lobulare: incidenza in aumento per influenza dei trattamenti ormonali contraccettivi e per la terapia sostitutiva in menopausa. A differenza del duttale tende a dare mtst sierose (pleura-peritoneo), ovariche tipo Kruchemberg, meningee, oltre che ossee Con la moderna diagnostica x immagini ed in base alla prevenzione secondaria ed allo screening, la diagnosi di carcinoma mammario nel terzo millennio, «spending review» permettendo, dovrebbe essere in stadio iniziale, quando la lesione non è palpabile, svelabile per le microcalcificazioni e confermata mediante la biopsia «mammotome». Lo screening e la diagnosi precoce del carcinoma della mammella 1999 SCREENING CARCINOMA MAMMARIO in ETA’ GERIATRICA •ESAME CLINICO •AUTOPALPAZIONE •MAMMOGRAFIA Tecnicamente il rilievo del cancro è più facile nelle donne anziane, sia con l’esame obiettivo che con la mammografia: • ogni anormalità nella donna anziana ha maggiori probabilità di essere maligna • con l’aumentare dell’età la mammella tende a diventare meno densa, per l’aumento della componente adiposa rispetto alla quota parenchimale ESAME CLINICO della MAMMELLA in ETA’ GERIATRICA Benchè la sensibilità dell’esame clinico della mammella oscilli intorno al 50%, in età geriatrica quest’esame è estremamente importante, perché le pazienti sono restie a sottoporsi ad altre indagini SCREENING MAMMOGRAFICO in ETA’ GERIATRICA La mammografia di routine nelle donne tra i 50 – 75 aa. riduce la mortalità correlata al tumore del 25 – 30% LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA Carcinoma della mammella NON ESISTONO ADEGUATE MISURE DI PREVENZIONE PRIMARIA ESISTONO ADEGUATE MISURE DI PREVENZIONE SECONDARIA (DIAGNOSI PRECOCE) LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA La diagnosi precoce del carcinoma della mammella si avvale: 1. programma di screening delle donne asintomatiche in età a rischio > 40 aa. 2. monitoraggio delle condizioni patologiche a rischio Diagnosi precoce • • • • • • Esame clinico Autoesame Mammografia Ecografia Esame citologico su agoaspirato Esame istologico su microbiopsia RUOLO DELLA MAMMOGRAFIA • Screening pazienti asintomatiche * Individuazione lesioni non palpabili --> 50-70% benigne --> 30-50% cis duttale * Sensibilità della mammografia supera il 90% , scende all’80% nelle mammelle più dense • Valutazione pazienti con nodulo palpabile Ruolo dell’ecografia • Non è la tecnica di prima scelta ai fini della diagnosi precoce • Utile dopo la mammografia: – nei casi di addensamento asimmetrico – nei casi di piccole opacità • Impiego per la biopsia ecoguidata Diagnosi precoce carcinoma mammario Lo screening “mediterraneo” rispetto all’iter diagnostico tradizionale prevede: • Esame clinico e mammografia contestuali • Personalizzazione dell’iter e dei controlli successivi • Maggiore utilizzo dell’ecografia complementare alla mammografia Diagnosi precoce carcinoma mammario Screening “mediterraneo” Vantaggi clinici • riduzione tasso di carcinomi di intervallo • maggiore tranquillità alle donne invitate e risultate sane • maggiore sensibilità diagnostica del 7-10% • maggiore accuratezza; riduzione numero dei richiami • migliore contributo umano ed informativo Carcinoma della mammella: presidi diagnostici LESIONE PALPABILE * ECOGRAFIA * MAMMOGRAFIA * AGOASPIRAZIONE * MICROBIOPSIA LESIONE NON PALPABILE * SCREENING MAMMOGRAFICO La RMN integra e completa le informazioni della mammografia e può svelare forme di carcinoma occulto. La PET viene soprattutto impiegata nel follow up successivo dopo le cure SECREZIONE DAL CAPEZZOLO * CITOLOGIA * SANGUE OCCULTO *GALATTOGRAFIA * MAMMOGRAFIA * AGOASPIRAZIONE; BIOPSIA LA MAMMOGRAFIA NELLE LESIONI NON PALPABILI REPERTI SOSPETTI - Asimmetria, sovvertimento strutturale - Microcalcificazioni a grappolo - Zone aumentata densità MICROCALCIFICAZIONI SOSPETTE MICROCALCIFICAZIONI MAMMARIE • microcalcificazioni sono presenti nel 20% di tutti i carcinomi e nel 50% dei casi diagnosticati in fase preclinica • sono sospette le microcalcificazioni di diametro < 0.1-1 mm., disposte irregolarmente ed a grappolo • non sospette le calcificazioni grossolane, tondeggianti, isolate • le microcalcificazioni si producono con 2 diversi meccanismi: –meccanismo “attivo” (materiale vescicolare escreto dalle cellule nello spazio extracellulare, che induce la deposizione del calcio) –meccanismo “passivo” per deposito di calcio su zone di necrosi (forme tumorali più aggressive) LOCALIZZAZIONE di LESIONI NON PALPABILI o di NODULI PICCOLI, PROFONDI • Mammografico-guidata stereotassica o con repere metallico • Ecoguidata In ogni caso localizzata la lesione ed attuata l’exeresi della zona marcata, occorre la conferma con esame radiografico del pezzo asportato prima di inviarlo all’anatomopatologo MICROCALCIFICAZIONI DELLA MAMMELLA. Pezzo operatorio sottoposto a verifica radiografica, prima di eseguire l’esame istologico L’AUTOPALPAZIONE, benchè non consenta una diagnosi precocissima è pur sempre un importante esame di screening Oltre lo screening mammografico (x svelare lesioni non palpabili), è sempre importante l’autopalpazione (x svelare lesioni palpabili, ancora di piccole dimensioni). NODULO MAMMARIO > 3 CM. Ancor’oggi (2008), il carcinoma mammario viene talvolta diagnosticato in questo stadio ! MODALITA’ di PRELIEVO x RISCONTRO ISTOLOGICO • Fine needle aspiration: per lesioni palpabili; consente uno studio citologico, sicchè non sempre si può stabilire la natura infiltrativa del tumore (solo in caso di agoaspirazione di linfonodi metastasici); falsi neg. 2-20%, falsi positivi 1-2% • Micro- Macro-Biopsie - needle core biopsy - NCB -: manualmente con aghi trancianti (tru cut); più accurata nello studio dei noduli che non delle microcalcificazioni - ecoguidate - guidate con mammografia stereotassica (mammotome); accuratezza diagnostica 80-100%; falsi neg. 4% BIOPSIA ESCISSIONALE / TUMORECTOMIA Nel caso di lesioni non palpabili la biopsia escissionale va preceduta dal posizionamento del repere metallico. Per repertare lesioni mammarie non palpabili si può anche ricorrere a tecniche radioguidate (ROLL – Radioguided Occult Lesion Localization) Attenzione! Nel 5% si verifica la mancata asportazione della lesione evidenziata con la mammografia per cui è importante la verifica rx del pezzo asportato ROLL : radio occult lesion localization RICERCA ZONA DI RADIOATTIVITà INIEZ.ne MACROAGGREGATO di ALBUMINA, ECOGUIDATA CONTROLLO RADIOATTIVITà SU ZONA CHE SI ASPORTA e VERIFICA AREA DI ATTIVITà RESIDUA ESORDIO CLINICO DEL CANCRO DELLA MAMMELLA • Lesione non palpabile rilevata con screening mammografico • In età anziana il segno iniziale più frequente (90%) è il nodulo mammario indolente o l’ispessimento ghiandolare (condizioni entrambe rilevate nel 90% dei casi mediante autoesame oppure con esame clinico) • Segni tardivi, espressione di lesione localmente avanzata: retrazione capezzolo, buccia d’arancia, ulcerazione, edema • Possibilità di esordio come MUO (metastasi d’origine sconosciuta) Metastasi del carcinoma mammario (possono costituire l’esordio della malattia) EMATOGENE • Ossee • Polmonari • Epatiche, surrenali LINFONODALI • Linfonodi ascellari PECULIARI QUADRI CLINICI DEL CA. DELLA MAMMELLA • CA. di PAGET: prurito, ulcerazione del capezzolo; ritardo diagnostico perchè confuso con Dermatite Eczematosa; il più delle volte prodotto da ca. duttale invasivo. • MASTITE CARCINOMATOSA: rubor, calor, tumor, dolor, edema (prodotto da massiva ostruzione dei linfatici) Quadri clinici di k avanzato della mammella BUCCIA D’ARANCIA RETRAZIONE CAPEZZOLO Quadri clinici di k avanzato della mammella Malattia di Paget del capezzolo SECREZIONE EMATICA DAL CAPEZZOLO CAPEZZOLO RETRATTO DA CARCINOMA DUTTALE DELLA REGIONE PERIAREOLARE (eseguita mastectomia sec. Madden) RECETTORI ORMONALI DEL CANCRO DELLA MAMMELLA RE + 2/3 dei casi positivi sovente negativi sovente RPg > 50 aa. < 50 aa. + 1/2 dei casi I recettori vanno rivalutati nelle eventuali sedi di metastasi Recettori ormonali e recettori per EGF RH (recettori ormonali) • Assenza di espressione dei recettori ormonali è elemento prognostico sfavorevole • 70-80% paz. con positività di uno o entrambi i RH, risponderà favorevolmente alla terapia • Il carcinoma mammario con RH negativi è più sensibile alla chemioterapia HER2 (cerb-B2) (Human EGF Receptor) • l’iperespressione ha valore prognostico negativo ma è indicativa di risposta alla terapia con anticorpi anti-HER2 e di sensibilità alla ormonoterapia con antiaromatasi Mutazione geni BRCA1 e 2 • Nelle pazienti con familiarità per carcinoma della mammella è buona norma eseguire un consulto genetico per lo screening delle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 • La mutazione BRCA 1 ha la probabilità del 50% di sviluppare un carcinoma mammario; ancor di più la mutazione BRCA2 • Pazienti con mutazioni dei geni BRCA devono essere sottoposte a stretta sorveglianza oppure, in alternativa, a mastectomia profilattica CLASSIFICAZIONE DEL CA. DELLA MAMMELLA TNM (1997) - Parametro T TX TO Tis T1 T2 T3 T4 Il tumore primitivo non può essere definito Non segni del tumore primitivo Ca. in situ: DCIS , LCIS, Paget T1a T1b T1c tra tra tra 0,1 - 0,5 cm. 0,5 - 1 cm. 1 - 2 cm. >2 < 5 cm. > 5 cm. Tumore di qualsiaisi dimensione con estensione diretta a parete toracica o a cute. CLASSIFICAZIONE DEL CA. DELLA MAMMELLA TNM (1997) - Parametro N NX I lnf. regionali non possono essere definiti N0 Non mts. nei lfn. regionali N1 Mts. nel/i lfn/i ascellare/i omolaterale/i mobile/i. N2 Mts. nel/i lfn/i ascellare/i omolaterale/i fissi tra di loro o ad altre strutture. N3 Mts. nel/i lfn/i mammario/i interno/i omolaterale/i. Importanza del numero di linfonodi metastasici dopo DA p N1 a da 1 a 3 linfonodi metastasici p N2 a da 4 a 9 linfonodi metastasici p N3 a > 10 linfonodi metastasici K MAMMELLA: CLASSIFICAZIONE PER STADI • STADIO • STADIO 0...... Tis, N0, M0 I....... T1, N0, M0 • STADIO IIa..... T0, N1, M0 / T1, N1, M0 T2, N0, M0 IIb.... T2, N1, M0 / T3, N0, M0 • STADIO • STADIO • STADIO IIIa.... T0, N2, M0 / T1, N2, M0 T2, N2, M0 / T3, N1-2, M0 IIIb.... T4, ogni N, M0 • STADIO IV....... ogni T, N3, M0 / M1 ogni T, ogni N PROGNOSI DEL CA. DELLA MAMMELLA IN RAPPORTO ALLO STADIO • STADIO I sopravviv. a 5 aa. • STADIO II N- “ 70% • STADIO III N+ “ 40% “ 20% • STADIO IV 80-90% TRATTAMENTO DEL CANCRO DELLA MAMMELLA CHIRURGIA conservativa demolitiva CHEMIOTERAPIA adiuvante, neoadiuvante ORMONOTERAPIA RADIOTERAPIA EXERESI DEI DOTTI GALATTOFORI Si attua in caso di secrezione dal capezzolo, previa iniezione del colorante nel dotto galattoforo MASTECTOMIA SEMPLICE “come indagine diagnostica” Si attua in casi selezionati di microcalcificazioni sospette, multiple e diffuse CHIRURGIA DEMOLITIVA del CA. MAMMARIO MASTECTOMIA PROFILATTICA (nella mutaz. BRCA) MASTECTOMIA SEC. MADDEN MASTECTOMIA skin sparing / nipple sparing MASTECTOMIA semplice (casi selezionati,anche in anest. locale) Mastectomia sec. Patey (in casi selezionati, quando è presente un massivo coinvolgimento linfonodale) Mastectomia sec. Halsted (ormai abbandonata) Anatomia della mammella Deflusso linfatico prevalente verso ascella Sede sottocutanea gh. mammaria MASTECTOMIA sec. MADDEN x carcinoma > 3cm con infiltrazione capezzolo MASTECTOMIA RADICALE SEC. HALSTED (in voga fino agli aa. ’80 del secolo scorso): intervento molto demolitivo, mutilante; vengono asportati i muscoli grande e piccolo pettorale e tutto il pacchetto linfonodale dell’ascella Mastectomia sec. Halsted. A distanza di 3-4 settimane insorgeva sempre linfedema, cd «braccio grosso post-mastectomia» Intervento a termine; la cute suturata é a ridosso della parete toracica priva dei mm. grande e piccolo pettorale DALLA CHIRURGIA MUTILANTE E DEMOLITIVA ALLA CHIRURGIA CONSERVATIVA RISPETTOSA DELLE FUNZIONI, GRAZIE ALLA DIAGNOSI PRECOCE ED AI MODERNI TRATTAMENTI ONCOLOGICI CHEMIO E RADIOTERAPICI Chirurgia sempre più conservativa: dalla mastectomia alla tumorectomia CHIRURGIA CONSERVATIVA Fattori di selezione: - Dimensioni del tumore - Dimensioni della mammella - Età della paziente, stato socio-economico e disponibilità a sottoporsi a RT postoperatoria - Margini di resezione del tumore - Distanza tra il tumore ed il margine indenne - Istotipo e grading Intervento di quadrantectomia per carcinoma della mammella e linfadenectomia ascellare. La successiva evoluzione prevede: - exeresi sempre più limitate rispetto al quadrante - ricerca del linfonodo sentinella Quadrantectomia sup-esterna dx DISSEZIONE ASCELLARE (DA) Incidenza di metastasi ascellari è proporzionale alle dimensioni del tumore primitivo - Tumori T1a ( 0.1 – 0.5 cm.) 10-15% - Tumori T1b ( 0.5 - 1 cm.) 15% - Tumori T1c ( 1 - 2 cm.) 30% DISSEZIONE ASCELLARE CLASSICA La dissezione ascellare di tutto il pacchetto linfonodale interrompe importanti vie di deflusso linfatico dell’arto omolaterale, per cui può insorgere linfedema Linfedema dopo interventi x cancro della mammella Tra le complicanze di maggiore riscontro dopo il trattamento chirurgico del tumore mammario, quella di natura venoso-linfatica a carico dell'arto superiore omolaterale alla sede dell'intervento appare la più invalidante e, per questo, di specifico interesse della Medicina Riabilitativa, la cui competenza è stata riconosciuta dalla WHO (World Health Organization) già nel 1980. Il linfedema post-mastectomia è legato alla perdita di deflusso del liquido interstiziale dell'arto superiore per interruzione delle vie linfatiche. Avendo una patogenesi meccanica è quindi definibile "linfedema propriamente detto." Linfedema dopo interventi x cancro della mammella con dissezione dei linfonodi ascellari Linfedema dopo interventi x cancro della mammella Il tempo di insorgenza è molto variabile; sono stati osservati casi precoci di insorgenza (2-3 mesi dopo l'intervento), come anche casi tardivi, cosi come variabile è la localizzazione dell'edema, che può essere distribuito a tutto l'arto o solo ad una parte di esso (ad es. mano, avambraccio, mano e avambraccio, solo braccio, o tutto l'arto sino alla spalla). La causa delle variazioni dei tempi di insorgenza e delle differenti localizzazioni topografiche dell'edema potrebbe essere imputabile alla presenza di anastomosi veno-linfatiche o di vie linfatiche in grado di drenare i liquidi in eccesso lontano dai territori interessati Linfedema dopo interventi x cancro della mammella L'edema che compare nel post-operatorio è conseguenza sia della flogosi del tessuto cellulare dell'ascella che della mancata mobilizzazione dei liquidi; come tale ha una risoluzione spontanea in pochi giorni ed una facile prevenzione con il drenaggio posturale e la mobilizzazione dell'arto. Il linfedema vero e proprio si produce generalmente dopo 6-12 settimane; insorge gradualmente ed interessa tutto l'arto superiore compresa la mano; ha un'evoluzione lenta, ma se non trattato raggiunge gli stadi più avanzati di organizzazione (3°-4 ° stadio). Il linfedema predispone a complicanze dell’arto interessato La linfangite: processo infiammatorio solitamente di natura infettiva (ma può essere post-traumatica, neoplastica, vascolare ecc.), che interessa particolarmente i vasi linfatici, perlopiù degli arti. Esiste una linfangite acuta, che si può verificare in prossimità di una ferita cutanea, di foruncoli, igromi suppurati, tromboflebiti ecc. Si manifesta con strie iperemiche e rilevate, edema cutaneo e sottocutaneo, iperestesia e forte dolorabilità alla pressione. Spesso si associa a una linfoadenite satellite (con linfonodi vicini tumefatti) e a sintomi generali, quali febbre, astenia ecc. La linfangite cronica è presente più spesso in caso di insufficienza venosa. Tra gli agenti infettivi più frequentemente coinvolti, ricordiamo lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A. La terapia consiste nell’immobilizzazione dell’arto, nella somministrazione di antibiotici e nell’intervento chirurgico, se si è riscontrato il primitivo focolaio di infezione Il linfedema predispone a complicanze dell’arto interessato Erisìpela: malattia infettiva determinata dallo streptococco beta-emolitico di gruppo A, che si manifesta clinicamente con una chiazza eritemato-infiltrativa a evoluzione rapidamente estensiva. Maggiormente colpiti sono i neonati, i bambini e i soggetti anziani. Il germe colonizza le mucose orofaringee o nasali e, da queste, raggiunge la cute tramite le mani dove determina infezione solo in presenza di soluzioni di continuo dell'epitelio di superficie. Le sedi dove più frequentemente si manifesta sono il volto e gli arti inferiori. Dopo un periodo di incubazione di alcuni giorni compare una chiazza di colore rosso vivo, calda e dolente, con cute tesa e lucente, a limiti netti, a gradino verso la parte sana. Lo stato generale è compromesso, con astenia, malessere e febbre elevata di tipo settico (39-40 °C). Complicazioni frequenti sono rappresentate da ascessi, flemmoni, sepsi ed elefantiasi. Nei soggetti immunocompetenti la malattia è autolimitantesi e può regredire anche senza terapia in alcuni giorni; negli anziani e negli immunodepressi l'andamento può essere acuto e grave e può portare anche alla morte. Non rare le recidive. La terapia prevede la somministrazione di antibiotici per via generale ad alti dosaggi (penicillina, licomicina, eritromicina i farmaci di scelta) sino all'arresto della progressione della chiazza e all'appiattimento del bordo. • Il trattamento del linfedema è medico e dipende dalla causa; nel caso d’infezioni la terapia elettiva è quella con antibiotici e/o corticosteroidi; se il linfedema è indipendente da infezioni il National Linfedema Network raccomanda la Compex Decongestive Physiotherapy (CDP) consistente in: • • • • • • • Drenaggio manuale linfatico. Bendaggio. Cura della pelle, che include anche l'uso di antimicotici e dieta. Indumenti di compressione (guanti, manicotti, calze). Esercizi. Autodrenaggio ed autobendaggio. Profilassi continua. Esercizi di mobilizzazione attiva arti superiori In casi selezionati anziché la linfadenectomia ascellare completa, si attua la ricerca del linfonodo sentinella. Si sono così ridotti drasticamente i casi di linfedema postoperatorio dell’arto omolaterale. In ogni caso dopo quadrantectomia e linfadenectomia non si verifica mai il linfedema eclatante che si osservava dopo mastectomia (braccio grosso post-mastectomia). BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA (BLS) La scelta tra biopsia del linfonodo sentinella (BLS) e dissezione ascellare completa (DA) è subordinata a diversi fattori, correlati alle dimensioni del tumore ed alle caratteristiche dei linfonodi: -Tumori > 3 cm. richiedono DA -Linfonodi ascellari palpabili richiedono DA -Chemio neoadiuvante richiede DA -Presenza di micrometastasi (diam. da 0.2 mm. a 2 mm.) richiede DA -Presenza di cellule tumorali isolate (ITC) consente BLS (la DA sarebbe eccessiva perché lo stato ITC è equiparato ad N0) BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA (BLS) Controindicazioni: - Tumore > = 3 cm. - Esame ascellare clinicamente sospetto (linfonodi palpabili) - Precedente chemio neoadiuvante Falsi negativi all’esame estemporaneo al criostato Skip metastasis 3-15% 5 -10% per II livello; 0.4% per III livello Tecnica: - Iniezione colorante pochi minuti prima - Iniezione radiocolloide TC 99m 2-16 ore prima (della mappatura) BLS MIGRAZIONE COLORANTE VITALE REPERIMENTO DEL LS CON SONDA E CONFERMA DELLA RADIOATTIVITA’ SUL LINFONODO ASPORTATO RECIDIVA LOCALE DI CA. DUTTALE FATTORI DI RISCHIO DI RECIDIVA LOCALE DOPO TRATTAMENTO CONSERVATIVO: -Età e stato menopausale costituiscono indicatori di rischio : tanto + giovane la paziente, tanto maggiore il rischio di ripresa locale -Diametro del tumore (in relazione diretta con il rischio di recidiva) -Grading (rischio aumenta in misura proporzionale) -Indennità dei margini e distanza tra tumore e margine di resezione RECIDIVA LOCALE DI CA. DUTTALE CONCLUSIONI Comportamento e trattamento del K mmmario in età geriatrica è sostanzialmente diverso che nel K premenopausale : -Differente stato recettoriale -Differente stadio al momento della diagnosi: nodulo palpabile anzicchè lesione non palpabile (frutto screening mammografico) -Comorbilità (nelle scelte terapeutiche deve valere il criterio dell’età biologica e non già anagrafica, per cui assume un ruolo fondamentale la corretta valutazione geriatrica di ogni paziente). Stima riserva funzionale individuale dell’aspettativa di vita: “Comprensive Geriatric Assessment” (CGA) tiene conto di performance status, activities of daily living, geriatric depression scale, multinutrizional assessment “Comprensive Geriatric Assessment” (CGA) -performance status -activities of daily living -instrumental activities of daily living -multinutrizional assessment -Folstein’s minimental status (indice delle capacità cognitive) -geriatric depression scale -sindromi geriatriche (demenza, delirio, fratture spontanee, ecc..) -comorbilità -numero ed appropriatezza dei farmaci usati e rischio di interazioni Prof.Salvatore Berretta Lezioni di Clinica Chirurgica anno 2013-2014 «Take home message» San Tommaso l’Apostolo, metafora della «medicina basata sull’evidenza»