Lezione di Clinica Chirurgica
Elaborata sulla falsa riga della
TESI di DIPLOMA di Dottorato
dal titolo:
Carcinoma mammario in età geriatrica:
generalità su tumori e su screening nell’anziano;
ca. mammario in situ ed infiltrante;
modalità prelievo per riscontro istologico;
problematiche chirurgiche
DOTTORATO di RICERCA dell’UNIVERSITA’ di CATANIA
XXI CICLO (anno 2008-2009)
“ APPROCCIO ONCOLOGICO MULTIMODALE IN Età GERIATRICA”
Coordinatore Prof. Salvatore Berretta
Università di Catania
Foto aa. ‘70
Az. Policlinico – Ed. 29 (foto anno 2000)
ARNAS Garibaldi (Catania)
GENERALITA’ SU TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA
Tumori maligni in età anziana : “una emergenza sociale”
• nell’anziano il rischio di ammalare di cancro è 40 volte
superiore rispetto all’età giovane-adulta
• > 60% dei tumori maligni diagnosticato in età anziana
• nella popolazione occidentale, anziani ed aspettativa di
vita, entrambi in aumento
GENERALITA’ SU TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA
Dopo 1 anno dalla diagnosi di cancro in età
geriatrica, il rischio di morte è più alto ( + del doppio)
rispetto a pazienti di età inferiore ai 65 anni :
• x trattamenti subottimali
• x comorbilità
• x ritardo diagnostico
CAUSE DEL RITARDO DIAGNOSTICO NEI
TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA
• FATTORI legati ai pazienti :
– riluttanza eseguire indagini diagnostiche
– difficoltà nell’individuare sintomi
– solitudine, depressione, rassegnazione
– difficoltà logistiche nell’esecuzione degli esami diagnostici
• FATTORI legati al medico :
– riluttanza a proporre esami di screening
– mancanza linee guida x screening oncologico nell’anziano
– difficoltà a riconoscere i sintomi e comorbilità che li mascherano
– pregiudizi sulle capacità di sopportazione dell’anziano di indagini
invasive e di cure aggressive, sia mediche che chirurgiche
Moderna concezione sull’approccio terapeutico nell’anziano
NELL’ANZIANO NON BISOGNA LASCIARSI
CONDIZIONARE DALL’ETA’ ANAGRAFICA,
PIUTTOSTO VALE L’ETA’ BIOLOGICA
TUMORI MALIGNI NELL’ANZIANO:
linee guida di massima e misure di prevenzione
• indagini di screening e programma di prevenzione proponibili
in soggetti con aspettativa di vita > 5 aa.
• necessità di eseguire campagne educative per gli anziani, per i
parenti che li accudiscono e per i medici curanti
CAUSE TUMORI MALIGNI IN ETA’ GERIATRICA
• MAGGIORE INSTABILITA’ GENETICA e
DETERIORAMENTO dei MECCANISMI di RIPARAZIONE
dei DANNI del DNA INDOTTI dai CANCEROGENI
• PERSISTENZA e CUMULO nel TEMPO degli EFFETTI
delle SOSTANZE CANCEROGENE
• FENOMENI di IMMUNOSENESCENZA
mammella
Prof. Salvatore Berretta – lezioni Clinica Chirurgica 2013
Goya «la Maja desnuda e vestida»
Epidemiologia k mammella
• Principale causa di morte nelle donne di età compresa tra
40-44 anni
• A partire dal 1985 (in correlazione al vizio del fumo), IInda
causa di morte, dopo il cancro del polmone
• Fino al 1970: probabilità 1:13 di sviluppare k mammella
• 1980: probabilità 1:11
• 2002: probabilità 1:8
• Sopravvivenza globale da anni ‘80 in poi intorno al 70%
(progressi nella diagnosi precoce e nelle possibilità di cura)
CARCINOMA DELLA MAMMELLA: ruolo del fattore età
Tassi incidenza aumentano in modo esponenziale con l’età:
– primo picco a 45 aa. con plateau fino a 55 aa.
– secondo picco dopo 60 aa. con incremento lento
L’andamento bimodale della curva lascia supporre che
esistono due differenti malattie:
– premenopausale (correlata a fattori genetici, ormonali e
riproduttivi
– postmenopausale (correlata a fattori dietetici ed
endocrini)
K MAMMARIO: fattori ed indicatori di rischio in età menopausale
Effetto protettivo
-Ovariectomia e menopausa precoce
-Presenza di osteoporosi (effetto protettivo indiretto perché esprime
bassi livelli di ormoni sessuali )
Fattori di rischio
-Dieta occidentale ricca di zuccheri raffinati e di grassi saturi, povera
di semi e di alimenti vegetali integrali
-Obesità
-Terapia ormonale sostitutiva (sia estrogeni che associazione estroprogestinica)
MAMMELLA: FATTORI PROTETTIVI NEI RIGUARDI DEL CANCRO
-
Ridotta esposizione agli estrogeni
Lattazione prolungata
Tutti i fattori che riducono il numero totale di cicli mestruali
Attività fisica moderata
Alimentazione corretta povera in grassi animali
Gravidanze concepite in età biologicamente corretta
(le primi-gravidanze in età avanzata espongono ad aumentato
rischio)
- Chemioprevenzione (Tamoxifene, che è un modulatore selettivo
del recettore x gli estrogeni, da somministrare in casi
selezionati ad alto rischio)
MAMMELLA: FATTORI PROTETTIVI NEI RIGUARDI DEL CANCRO
MAMMELLA: FATTORI DI RISCHIO x IL CANCRO
- Aumentata esposizione agli estrogeni
(menarca precoce, menopausa tardiva, nulliparità)
- Rischio insorgenza k mammella durante tutta la vita, è del
12% al momento della nascita.
- Una donna a 50 anni ha una probabilità dell’ 11%
- Una donna a 70 anni ha una probabilità del 7%
- Terapie ormonali contraccettive e terapie ormonali
sostitutive in menopausa aumentano il rischio
- Alimentazione ricca in grassi, sovrappeso, obesità
aumentano il rischio (in rapporto all’aumentata produzione
di estrogeni)
- Fumo aumenta il rischio
ISTOGENESI DEL K MAMMARIO
DALL’ UNITA’ TERMINALE
DUTTULO-LOBULARE
Carcinoma della mammella
CLASSIFICAZIONE ANATOMOPATOLOGICA
* DUTTALE, M.PAGET
INFILTRANTE
* LOBULARE
*COMEDOCARCINOMA
* PAPILLIFERO
* F. RARE: APOCRINO, TUBULARE,
MIDOLLARE, ADENOIDOCISTICO
NON
*CIS-LOBULARE
INFILTRANTE
*CIS-DUTTALE
*PAPILLIFERO
PRECURSORI del CARCINOMA della MAMMELLA
(Carcinoma in situ)
• Lobular Intrahepitelial Neoplasia (LIN)
– Carcinoma Lobulare in situ (LCIS)
– Iperplasia Lobulare Atipica (ALH)
• Carcinoma Duttale in situ (DCIS)
CIS lobulare (richiede follow up e profilassi con Tamoxifene)
• diagnosi microscopica incidentale (2 - 8% delle biopsie)
• assenza di reperti probativi, occulto all’esame clinico ed alla
mammografia ; 90% casi in premenopausa
• nel 10 - 30% dei casi evolve verso un carcinoma infiltrante non
sempre del tipo lobulare
• Marker di rischio di cancerizzazione : 1% per ogni anno; 15% in
15 anni
• Marker istologico di multicentricità (60-80% multicentrico, 20-
60% bilaterale)
Cis-Duttale (DCIS)
• 3 forme di presentazione
– microcalcificazioni;
– massa palpabile;
– reperto istologico incidentale nel contesto di lesioni
displastiche asportate dal chirurgo
• evoluzione verso la f. invasiva non avviene sempre o avviene in
tempi lunghi (financo decenni)
CIS duttale o ca. intraduttale
(richiede t. chirurgica)
• nel 90% diagnosticato come lesione mammografica non palpabile
(microcalcificazioni raggruppate); meno spesso palpabile (CIS
esteso ed associato a pronunciata fibrosi periduttale)
• in aumento, in rapporto all’ampia diffusione dello screening
mammografico (attualmente costituisce il 20% di tutti i ca. mammari)
• nelle forme di alto grado possibilità di focolai di ca. microinvasivo
(nel 5% delle diagnosi di “CIS” duttale, positività mtst ascellare)
• secrezione dal capezzolo o Paget se coinvolti dotti I ordine
• multicentricità / bilateralità < 10%
CARCINOMA MAMMARIO INFILTRANTE
• Ca. duttale
40-70% dei casi
• Ca. lobulare
5-15% dei casi
• Ca. tubulare
5% dei casi (prognosi favorevole)
• Ca. midollare
(sopravvivenza 80% a 5 aa.)
• Ca. metaplasico
epidermoidale
forma molto aggressiva
CARCINOMA MAMMARIO INFILTRANTE
• Ca. tubulare: si presenta ben differenziato, ricco di stroma;
rarissime le metastasi e quand’anche, la prognosi rimane
favorevole; positività dei recettori ormonali
• Ca. lobulare: incidenza in aumento per influenza dei
trattamenti ormonali contraccettivi e per la terapia sostitutiva
in menopausa. A differenza del duttale tende a dare mtst
sierose (pleura-peritoneo), ovariche tipo Kruchemberg,
meningee, oltre che ossee
Con la moderna diagnostica x immagini ed in base
alla prevenzione secondaria ed allo screening, la
diagnosi di carcinoma mammario nel terzo
millennio, «spending review» permettendo,
dovrebbe essere in stadio iniziale, quando la
lesione non è palpabile, svelabile per le
microcalcificazioni e confermata mediante la
biopsia «mammotome».
Lo screening e la diagnosi precoce
del carcinoma della mammella
1999
SCREENING CARCINOMA MAMMARIO in ETA’ GERIATRICA
•ESAME CLINICO
•AUTOPALPAZIONE
•MAMMOGRAFIA
Tecnicamente il rilievo del cancro è più facile nelle donne
anziane, sia con l’esame obiettivo che con la mammografia:
• ogni anormalità nella donna anziana ha maggiori probabilità di
essere maligna
• con l’aumentare dell’età la mammella tende a diventare meno
densa, per l’aumento della componente adiposa rispetto alla quota
parenchimale
ESAME CLINICO della MAMMELLA in ETA’ GERIATRICA
Benchè la sensibilità dell’esame clinico
della mammella oscilli intorno al 50%, in età geriatrica
quest’esame è estremamente importante, perché le
pazienti sono restie a sottoporsi ad altre indagini
SCREENING MAMMOGRAFICO in ETA’ GERIATRICA
La mammografia di routine nelle
donne tra i 50 – 75 aa. riduce la mortalità
correlata al tumore del 25 – 30%
LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA
Carcinoma della mammella
NON ESISTONO ADEGUATE MISURE DI
PREVENZIONE PRIMARIA
ESISTONO ADEGUATE MISURE DI
PREVENZIONE SECONDARIA
(DIAGNOSI PRECOCE)
LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA
La diagnosi precoce
del carcinoma della mammella si avvale:
1. programma di screening delle donne asintomatiche in età
a rischio > 40 aa.
2. monitoraggio delle condizioni patologiche a rischio
Diagnosi precoce
•
•
•
•
•
•
Esame clinico
Autoesame
Mammografia
Ecografia
Esame citologico su agoaspirato
Esame istologico su microbiopsia
RUOLO DELLA MAMMOGRAFIA
• Screening pazienti asintomatiche
* Individuazione lesioni non palpabili --> 50-70%
benigne
--> 30-50%
cis duttale
* Sensibilità della mammografia supera il 90% ,
scende all’80% nelle mammelle più dense
• Valutazione pazienti con nodulo palpabile
Ruolo dell’ecografia
• Non è la tecnica di prima scelta ai fini della
diagnosi precoce
• Utile dopo la mammografia:
– nei casi di addensamento asimmetrico
– nei casi di piccole opacità
• Impiego per la biopsia ecoguidata
Diagnosi precoce carcinoma mammario
Lo screening “mediterraneo” rispetto all’iter diagnostico
tradizionale prevede:
• Esame clinico e mammografia contestuali
• Personalizzazione dell’iter e dei controlli successivi
• Maggiore utilizzo dell’ecografia complementare alla
mammografia
Diagnosi precoce carcinoma mammario
Screening “mediterraneo”
Vantaggi clinici
• riduzione tasso di carcinomi di intervallo
• maggiore tranquillità alle donne invitate e risultate
sane
• maggiore sensibilità diagnostica del 7-10%
• maggiore accuratezza; riduzione numero dei
richiami
• migliore contributo umano ed informativo
Carcinoma della mammella: presidi diagnostici
LESIONE PALPABILE
* ECOGRAFIA
* MAMMOGRAFIA
* AGOASPIRAZIONE
* MICROBIOPSIA
LESIONE NON PALPABILE
* SCREENING
MAMMOGRAFICO
La RMN integra e completa le informazioni della mammografia e può svelare
forme di carcinoma occulto.
La PET viene soprattutto impiegata nel follow up successivo dopo le cure
SECREZIONE DAL CAPEZZOLO
* CITOLOGIA
* SANGUE OCCULTO
*GALATTOGRAFIA
* MAMMOGRAFIA
* AGOASPIRAZIONE; BIOPSIA
LA MAMMOGRAFIA NELLE LESIONI NON PALPABILI
REPERTI SOSPETTI
- Asimmetria, sovvertimento strutturale
- Microcalcificazioni a grappolo
- Zone aumentata densità
MICROCALCIFICAZIONI
SOSPETTE
MICROCALCIFICAZIONI MAMMARIE
• microcalcificazioni sono presenti nel 20% di tutti i carcinomi e
nel 50% dei casi diagnosticati in fase preclinica
• sono sospette le microcalcificazioni di diametro < 0.1-1 mm.,
disposte irregolarmente ed a grappolo
• non sospette le calcificazioni grossolane, tondeggianti, isolate
• le microcalcificazioni si producono con 2 diversi meccanismi:
–meccanismo “attivo” (materiale vescicolare escreto dalle
cellule nello spazio extracellulare, che induce la deposizione
del calcio)
–meccanismo “passivo” per deposito di calcio su zone di
necrosi (forme tumorali più aggressive)
LOCALIZZAZIONE di LESIONI NON PALPABILI o di
NODULI PICCOLI, PROFONDI
• Mammografico-guidata stereotassica o con repere metallico
• Ecoguidata
In ogni caso localizzata la lesione ed attuata l’exeresi della zona
marcata, occorre la conferma con esame radiografico del pezzo
asportato prima di inviarlo all’anatomopatologo
MICROCALCIFICAZIONI
DELLA MAMMELLA.
Pezzo operatorio sottoposto
a verifica radiografica, prima
di eseguire l’esame istologico
L’AUTOPALPAZIONE, benchè non consenta una diagnosi
precocissima è pur sempre un importante esame di screening
Oltre lo screening mammografico (x svelare lesioni non palpabili),
è sempre importante l’autopalpazione (x svelare lesioni palpabili,
ancora di piccole dimensioni).
NODULO MAMMARIO > 3 CM.
Ancor’oggi (2008), il carcinoma mammario viene
talvolta diagnosticato in questo stadio !
MODALITA’ di PRELIEVO x RISCONTRO ISTOLOGICO
• Fine needle aspiration: per lesioni palpabili; consente uno studio
citologico, sicchè non sempre si può stabilire la natura
infiltrativa del tumore (solo in caso di agoaspirazione di
linfonodi metastasici);
falsi neg. 2-20%, falsi positivi 1-2%
• Micro- Macro-Biopsie
- needle core biopsy - NCB -: manualmente con aghi trancianti
(tru cut); più accurata nello studio dei noduli che non delle
microcalcificazioni
- ecoguidate
- guidate con mammografia stereotassica (mammotome);
accuratezza diagnostica 80-100%; falsi neg. 4%
BIOPSIA ESCISSIONALE / TUMORECTOMIA
Nel caso di lesioni non palpabili la biopsia escissionale
va preceduta dal posizionamento del repere metallico.
Per repertare lesioni mammarie non palpabili si può
anche ricorrere a tecniche radioguidate (ROLL – Radioguided
Occult Lesion Localization)
Attenzione! Nel 5% si verifica la mancata asportazione
della lesione evidenziata con la mammografia per cui è
importante la verifica rx del pezzo asportato
ROLL : radio occult lesion localization
RICERCA ZONA DI RADIOATTIVITà
INIEZ.ne MACROAGGREGATO
di ALBUMINA, ECOGUIDATA
CONTROLLO RADIOATTIVITà
SU ZONA CHE SI ASPORTA e
VERIFICA AREA DI ATTIVITà
RESIDUA
ESORDIO CLINICO DEL CANCRO DELLA MAMMELLA
• Lesione non palpabile rilevata con screening
mammografico
• In età anziana il segno iniziale più frequente (90%) è il
nodulo mammario indolente o l’ispessimento ghiandolare
(condizioni entrambe rilevate nel 90% dei casi mediante
autoesame oppure con esame clinico)
• Segni tardivi, espressione di lesione localmente avanzata:
retrazione capezzolo, buccia d’arancia, ulcerazione,
edema
• Possibilità di esordio come MUO (metastasi d’origine
sconosciuta)
Metastasi del carcinoma mammario
(possono costituire l’esordio della malattia)
EMATOGENE
• Ossee
• Polmonari
• Epatiche, surrenali
LINFONODALI
• Linfonodi ascellari
PECULIARI QUADRI CLINICI DEL CA. DELLA MAMMELLA
• CA. di PAGET: prurito, ulcerazione del capezzolo; ritardo
diagnostico perchè confuso con Dermatite Eczematosa; il più
delle volte prodotto da ca. duttale invasivo.
• MASTITE CARCINOMATOSA: rubor, calor, tumor, dolor,
edema (prodotto da massiva ostruzione dei linfatici)
Quadri clinici di k avanzato della mammella
BUCCIA D’ARANCIA
RETRAZIONE
CAPEZZOLO
Quadri clinici di k avanzato della mammella
Malattia di Paget del capezzolo
SECREZIONE EMATICA
DAL CAPEZZOLO
CAPEZZOLO RETRATTO DA CARCINOMA DUTTALE
DELLA REGIONE PERIAREOLARE (eseguita mastectomia sec. Madden)
RECETTORI ORMONALI DEL CANCRO DELLA MAMMELLA
RE
+ 2/3 dei casi
positivi sovente
negativi sovente
RPg
> 50 aa.
< 50 aa.
+ 1/2 dei casi
I recettori vanno rivalutati nelle eventuali sedi di metastasi
Recettori ormonali e recettori per EGF
RH (recettori ormonali)
• Assenza di espressione dei recettori ormonali è elemento
prognostico sfavorevole
• 70-80% paz. con positività di uno o entrambi i RH, risponderà
favorevolmente alla terapia
• Il carcinoma mammario con RH negativi è più sensibile alla
chemioterapia
HER2 (cerb-B2) (Human EGF Receptor)
• l’iperespressione ha valore prognostico negativo ma è indicativa di
risposta alla terapia con anticorpi anti-HER2 e di sensibilità alla
ormonoterapia con antiaromatasi
Mutazione geni BRCA1 e 2
• Nelle pazienti con familiarità per carcinoma della mammella è buona
norma eseguire un consulto genetico per lo screening delle mutazioni
dei geni BRCA1 e BRCA2
• La mutazione BRCA 1 ha la probabilità del 50% di sviluppare un
carcinoma mammario; ancor di più la mutazione BRCA2
• Pazienti con mutazioni dei geni BRCA devono essere sottoposte a
stretta sorveglianza oppure, in alternativa, a mastectomia profilattica
CLASSIFICAZIONE DEL CA. DELLA MAMMELLA
TNM (1997) - Parametro T
TX
TO
Tis
T1
T2
T3
T4
Il tumore primitivo non può essere definito
Non segni del tumore primitivo
Ca. in situ: DCIS , LCIS, Paget
T1a
T1b
T1c
tra
tra
tra
0,1 - 0,5 cm.
0,5 - 1 cm.
1 - 2 cm.
>2
< 5 cm.
> 5 cm.
Tumore di qualsiaisi dimensione con estensione diretta a
parete toracica o a cute.
CLASSIFICAZIONE DEL CA. DELLA MAMMELLA
TNM (1997) - Parametro N
NX
I lnf. regionali non possono essere definiti
N0
Non mts. nei lfn. regionali
N1
Mts. nel/i lfn/i ascellare/i omolaterale/i mobile/i.
N2
Mts. nel/i lfn/i ascellare/i omolaterale/i fissi tra di
loro o ad altre strutture.
N3
Mts. nel/i lfn/i mammario/i interno/i omolaterale/i.
Importanza del numero di linfonodi metastasici dopo DA
p N1 a
da 1 a 3 linfonodi metastasici
p N2 a
da 4 a 9 linfonodi metastasici
p N3 a
> 10 linfonodi metastasici
K MAMMELLA: CLASSIFICAZIONE PER STADI
• STADIO
• STADIO
0...... Tis, N0, M0
I....... T1, N0, M0
• STADIO
IIa..... T0, N1, M0 / T1, N1, M0
T2, N0, M0
IIb.... T2, N1, M0 / T3, N0, M0
• STADIO
• STADIO
• STADIO
IIIa.... T0, N2, M0 / T1, N2, M0
T2, N2, M0 / T3, N1-2, M0
IIIb.... T4, ogni N, M0
• STADIO
IV....... ogni T, N3, M0 / M1 ogni T, ogni N
PROGNOSI DEL CA. DELLA MAMMELLA
IN RAPPORTO ALLO STADIO
• STADIO I
sopravviv. a 5 aa.
• STADIO II
N-
“
70%
• STADIO III
N+
“
40%
“
20%
• STADIO IV
80-90%
TRATTAMENTO DEL CANCRO DELLA MAMMELLA
CHIRURGIA
conservativa
demolitiva
CHEMIOTERAPIA adiuvante, neoadiuvante
ORMONOTERAPIA
RADIOTERAPIA
EXERESI DEI DOTTI GALATTOFORI
Si attua in caso di secrezione dal capezzolo, previa
iniezione del colorante nel dotto galattoforo
MASTECTOMIA SEMPLICE “come indagine diagnostica”
Si attua in casi selezionati di microcalcificazioni
sospette, multiple e diffuse
CHIRURGIA DEMOLITIVA del CA. MAMMARIO
MASTECTOMIA PROFILATTICA (nella mutaz. BRCA)
MASTECTOMIA SEC. MADDEN
MASTECTOMIA skin sparing / nipple sparing
MASTECTOMIA semplice (casi selezionati,anche in anest. locale)
Mastectomia sec. Patey (in casi selezionati, quando è presente un
massivo coinvolgimento linfonodale)
Mastectomia sec. Halsted (ormai abbandonata)
Anatomia della mammella
Deflusso linfatico prevalente verso ascella
Sede sottocutanea gh. mammaria
MASTECTOMIA sec. MADDEN x carcinoma > 3cm con infiltrazione capezzolo
MASTECTOMIA RADICALE SEC. HALSTED (in voga fino agli
aa. ’80 del secolo scorso): intervento molto demolitivo, mutilante;
vengono asportati i muscoli grande e piccolo pettorale e tutto il
pacchetto linfonodale dell’ascella
Mastectomia sec. Halsted.
A distanza di 3-4 settimane insorgeva sempre
linfedema, cd «braccio grosso post-mastectomia»
Intervento a termine; la cute suturata
é a ridosso della parete toracica
priva dei mm. grande e piccolo pettorale
DALLA CHIRURGIA MUTILANTE E
DEMOLITIVA ALLA CHIRURGIA
CONSERVATIVA RISPETTOSA DELLE
FUNZIONI, GRAZIE ALLA DIAGNOSI PRECOCE
ED AI MODERNI TRATTAMENTI ONCOLOGICI
CHEMIO E RADIOTERAPICI
Chirurgia sempre più conservativa:
dalla mastectomia alla tumorectomia
CHIRURGIA CONSERVATIVA
Fattori di selezione:
- Dimensioni del tumore
- Dimensioni della mammella
- Età della paziente, stato socio-economico e disponibilità a
sottoporsi a RT postoperatoria
- Margini di resezione del tumore
- Distanza tra il tumore ed il margine indenne
- Istotipo e grading
Intervento di quadrantectomia per carcinoma della mammella
e linfadenectomia ascellare.
La successiva evoluzione prevede:
- exeresi sempre più limitate rispetto al quadrante
- ricerca del linfonodo sentinella
Quadrantectomia
sup-esterna dx
DISSEZIONE ASCELLARE (DA)
Incidenza di metastasi ascellari è proporzionale alle
dimensioni del tumore primitivo
- Tumori T1a ( 0.1 – 0.5 cm.)
10-15%
- Tumori T1b ( 0.5 - 1 cm.)
15%
- Tumori T1c ( 1 - 2 cm.)
30%
DISSEZIONE ASCELLARE CLASSICA
La dissezione ascellare di tutto il pacchetto linfonodale interrompe importanti
vie di deflusso linfatico dell’arto omolaterale, per cui può insorgere linfedema
Linfedema dopo interventi x cancro della mammella
Tra le complicanze di maggiore riscontro dopo il
trattamento chirurgico del tumore mammario, quella di
natura venoso-linfatica a carico dell'arto superiore
omolaterale alla sede dell'intervento appare la più
invalidante e, per questo, di specifico interesse della
Medicina Riabilitativa, la cui competenza è stata
riconosciuta dalla WHO (World Health Organization) già
nel 1980.
Il linfedema post-mastectomia è legato alla
perdita di deflusso del liquido interstiziale dell'arto
superiore per interruzione delle vie linfatiche.
Avendo una patogenesi meccanica è quindi
definibile "linfedema propriamente detto."
Linfedema dopo interventi x cancro della mammella
con dissezione dei linfonodi ascellari
Linfedema dopo interventi x cancro della mammella
Il tempo di insorgenza è molto variabile; sono stati
osservati casi precoci di insorgenza (2-3 mesi dopo l'intervento),
come anche casi tardivi, cosi come variabile è la localizzazione
dell'edema, che può essere distribuito a tutto l'arto o solo ad una
parte di esso (ad es. mano, avambraccio, mano e avambraccio, solo
braccio, o tutto l'arto sino alla spalla).
La causa delle variazioni dei tempi di insorgenza e delle
differenti localizzazioni topografiche dell'edema potrebbe essere
imputabile alla presenza di anastomosi veno-linfatiche o di vie
linfatiche in grado di drenare i liquidi in eccesso lontano dai territori
interessati
Linfedema dopo interventi x cancro della mammella
L'edema che compare nel post-operatorio è conseguenza sia
della flogosi del tessuto cellulare dell'ascella che della mancata
mobilizzazione dei liquidi; come tale ha una risoluzione spontanea in
pochi giorni ed una facile prevenzione con il drenaggio posturale e
la mobilizzazione dell'arto.
Il linfedema vero e proprio si produce generalmente dopo
6-12 settimane; insorge gradualmente ed interessa tutto l'arto
superiore compresa la mano; ha un'evoluzione lenta, ma se non
trattato raggiunge gli stadi più avanzati di organizzazione (3°-4 °
stadio).
Il linfedema predispone a complicanze dell’arto interessato
La linfangite:
processo infiammatorio solitamente di natura infettiva (ma può
essere post-traumatica, neoplastica, vascolare ecc.), che interessa
particolarmente i vasi linfatici, perlopiù degli arti.
Esiste una linfangite acuta, che si può verificare in
prossimità di una ferita cutanea, di foruncoli, igromi suppurati,
tromboflebiti ecc. Si manifesta con strie iperemiche e rilevate,
edema cutaneo e sottocutaneo, iperestesia e forte dolorabilità alla
pressione. Spesso si associa a una linfoadenite satellite (con
linfonodi vicini tumefatti) e a sintomi generali, quali febbre, astenia
ecc.
La linfangite cronica è presente più spesso in caso di
insufficienza venosa. Tra gli agenti infettivi più frequentemente
coinvolti, ricordiamo lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A.
La terapia consiste nell’immobilizzazione dell’arto, nella
somministrazione di antibiotici e nell’intervento chirurgico, se si è
riscontrato il primitivo focolaio di infezione
Il linfedema predispone a complicanze dell’arto interessato
Erisìpela: malattia infettiva determinata dallo streptococco beta-emolitico di
gruppo A, che si manifesta clinicamente con una chiazza eritemato-infiltrativa a
evoluzione rapidamente estensiva. Maggiormente colpiti sono i neonati, i
bambini e i soggetti anziani. Il germe colonizza le mucose orofaringee o nasali e,
da queste, raggiunge la cute tramite le mani dove determina infezione solo in
presenza di soluzioni di continuo dell'epitelio di superficie. Le sedi dove più
frequentemente si manifesta sono il volto e gli arti inferiori. Dopo un periodo di
incubazione di alcuni giorni compare una chiazza di colore rosso vivo, calda e
dolente, con cute tesa e lucente, a limiti netti, a gradino verso la parte sana. Lo
stato generale è compromesso, con astenia, malessere e febbre elevata di tipo
settico (39-40 °C). Complicazioni frequenti sono rappresentate da ascessi,
flemmoni, sepsi ed elefantiasi. Nei soggetti immunocompetenti la malattia è
autolimitantesi e può regredire anche senza terapia in alcuni giorni; negli
anziani e negli immunodepressi l'andamento può essere acuto e grave e può
portare anche alla morte. Non rare le recidive. La terapia prevede la
somministrazione di antibiotici per via generale ad alti dosaggi (penicillina,
licomicina, eritromicina i farmaci di scelta) sino all'arresto della progressione
della chiazza e all'appiattimento del bordo.
• Il trattamento del linfedema è medico e dipende dalla causa;
nel caso d’infezioni la terapia elettiva è quella con antibiotici
e/o corticosteroidi; se il linfedema è indipendente da infezioni
il National Linfedema Network raccomanda la Compex
Decongestive Physiotherapy (CDP) consistente in:
•
•
•
•
•
•
•
Drenaggio manuale linfatico.
Bendaggio.
Cura della pelle, che include anche l'uso di antimicotici e dieta.
Indumenti di compressione (guanti, manicotti, calze).
Esercizi.
Autodrenaggio ed autobendaggio.
Profilassi continua.
Esercizi di mobilizzazione attiva arti superiori
In casi selezionati anziché la linfadenectomia ascellare
completa, si attua la ricerca del linfonodo sentinella.
Si sono così ridotti drasticamente i casi di linfedema
postoperatorio dell’arto omolaterale.
In ogni caso dopo quadrantectomia e linfadenectomia non si
verifica mai il linfedema eclatante che si osservava dopo mastectomia
(braccio grosso post-mastectomia).
BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA (BLS)
La scelta tra biopsia del linfonodo sentinella (BLS) e dissezione
ascellare completa (DA) è subordinata a diversi fattori, correlati alle
dimensioni del tumore ed alle caratteristiche dei linfonodi:
-Tumori > 3 cm. richiedono DA
-Linfonodi ascellari palpabili richiedono DA
-Chemio neoadiuvante richiede DA
-Presenza di micrometastasi (diam. da 0.2 mm. a 2 mm.) richiede DA
-Presenza di cellule tumorali isolate (ITC) consente BLS (la DA
sarebbe eccessiva perché lo stato ITC è equiparato ad N0)
BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA (BLS)
Controindicazioni:
- Tumore
> = 3 cm.
- Esame ascellare clinicamente sospetto (linfonodi palpabili)
- Precedente chemio neoadiuvante
Falsi negativi all’esame estemporaneo al criostato
Skip metastasis
3-15%
5 -10% per II livello; 0.4% per III livello
Tecnica:
- Iniezione colorante pochi minuti prima
- Iniezione radiocolloide TC 99m 2-16 ore prima (della mappatura)
BLS
MIGRAZIONE
COLORANTE VITALE
REPERIMENTO DEL LS
CON SONDA E CONFERMA
DELLA RADIOATTIVITA’
SUL LINFONODO ASPORTATO
RECIDIVA LOCALE DI CA. DUTTALE
FATTORI DI RISCHIO DI RECIDIVA LOCALE DOPO
TRATTAMENTO CONSERVATIVO:
-Età e stato menopausale costituiscono indicatori di rischio :
tanto + giovane la paziente, tanto maggiore il rischio di ripresa locale
-Diametro del tumore (in relazione diretta con il rischio di recidiva)
-Grading (rischio aumenta in misura proporzionale)
-Indennità dei margini e distanza tra tumore e margine di resezione
RECIDIVA LOCALE DI CA. DUTTALE
CONCLUSIONI
Comportamento e trattamento del K mmmario in età geriatrica è
sostanzialmente diverso che nel K premenopausale :
-Differente stato recettoriale
-Differente stadio al momento della diagnosi: nodulo palpabile
anzicchè lesione non palpabile (frutto screening mammografico)
-Comorbilità (nelle scelte terapeutiche deve valere il criterio dell’età
biologica e non già anagrafica, per cui assume un ruolo
fondamentale la corretta valutazione geriatrica di ogni paziente).
Stima riserva funzionale individuale dell’aspettativa di vita:
“Comprensive Geriatric Assessment” (CGA)
tiene conto di performance status, activities of daily living, geriatric
depression scale, multinutrizional assessment
“Comprensive Geriatric Assessment” (CGA)
-performance status
-activities of daily living
-instrumental activities of daily living
-multinutrizional assessment
-Folstein’s minimental status (indice delle capacità cognitive)
-geriatric depression scale
-sindromi geriatriche (demenza, delirio, fratture spontanee, ecc..)
-comorbilità
-numero ed appropriatezza dei farmaci usati e rischio di interazioni
Prof.Salvatore Berretta
Lezioni di Clinica Chirurgica
anno 2013-2014
«Take home message»
San Tommaso l’Apostolo,
metafora della «medicina basata sull’evidenza»
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