323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 323 CHIRURGIA ITALIANA 2005 - VOL. 57 N. 3 PP 323-329 323 Linfomi primari della mammella PAOLO NOCCIOLI, SIMONA GROSSI, SAVERIA TAVOLETTA, ALBERTO D’AULERIO, ETTORE CIANCHETTI UO Senologia Chirurgica PO G. Bernabeo - Ortona (Chieti) Dipartimento di Scienze Chirurgiche Cliniche e Sperimentali - Chieti Riassunto I linfomi non Hodgkin primari della mammella rappresentano meno del 3% delle sedi extranodali di LNH: sono caratterizzati, rispetto a queste ultime, da una più rapida evoluzione e peggiore prognosi. Sono stati studiati 5 casi di linfoma primario della mammella e rivisti studi precedenti con il fine di ricercare alcune caratteristiche preoperatorie presenti in questa localizzazione. In tutti i pazienti (n = 5) è stato diagnosticato un coinvolgimento linfomatoso della mammella, in uno studio condotto dal 1996 al 2004. Tutti i pazienti studiati, IE (con il solo coinvolgimento della mammella) o IIE (coinvolgimento limitato alla mammella e al cavo ascellare), sono stati inclusi nello studio. La maggior parte dei pazienti hanno presentato un linfoma di grado intermedio e hanno ricevuto una combinazione di terapia chirurgica, radioterapia e chemioterapia. La media del followup è stata di 48 mesi, con un range da 24 a 72 mesi. Tutti i pazienti sono sopravvissuti più di 6 anni dal momento della diagnosi. La sopravvivenza a lungo termine in pazienti con linfoma non Hodgkin della mammella è possibile. Il risultato clinico dei pazienti con linfoma della mammella dipende dall’istologia e si può paragonare ai pazienti con linfoma di simile istologia coinvolgente altri distretti. Parole chiave: linfoma mammario, linfoma non Hodgkin Summary Primary lymphoma of the breast. P. Noccioli, S. Grossi, S. Tavoletta, A. D’Aulerio, E. Cianchetti Primary non-Hodgkin’s lymphoma of the breast accounts for fewer than 3% of extranodal lymphomas. As compared to extranodal lymphomas in other sites they are characterised by more rapid progression and a worse prognosis. The aim of the study was to investigate 5 cases of primary lymphoma of the breast and review previous studies in a search for any preoperative characteristics that could assist in the management of lymphoma of the breast. All patients (n = 5) who were diagnosed with lymphomatous involvement of the breast between 1996 and 2004 were evaluated retrospectively. All patients staged IE (breast involvement only) or IIE (limited to the breast and ipsilateral armpit) were included. Most of the primary breast lymphomas were of intermediate grade. Patients received some combination of surgery, radiation, and chemotherapy. The mean follow-up was 48 months (range 24 to 72 months). All 5 patients survived at least 6 years from the time of diagnosis. Corrispondenza a: Dott. Paolo Noccioli - Via T. Campanella, 5 - 65122 Pescara. 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 324 324 LINFOMI PRIMARI DELLA MAMMELLA Long-term survival in patients with primary non-Hodgkin’s lymphoma of the breast is possible. The clinical outcome of patients with breast lymphoma depends on the histology and appears to parallel that of patients with lymphoma of similar histology involving other sites. Key words: breast lymphoma, non Hodgkin’s lymphoma Chir Ital 2005; 57, 3: 323-329 Introduzione L’interessamento mammario è un evento molto raro nei linfomi extranodali. Il linfoma primario della mammella rappresenta lo 0.04%-0.5% di tutti i tumori maligni della mammella, lo 0.38-0.7% di tutti i linfomi e l’1.7-2.2% di tutti i linfomi extranodali1. Dal momento che la presentazione extralinfonodale è più comune nei linfomi non Hodgkin che nella malattia di Hodgkin, i linfomi non Hodgkin comprendono la maggioranza dei linfomi primitivi della mammella. Nel vasto panorama delle malattie immunoproliferative, i linfomi maligni non Hodgkin costituiscono un gruppo di patologie estremamente complesso, con quadro anatomo-clinico polimorfo, criteri classificativi continuamente rielaborati e strategia terapeutica in costante evoluzione. Sono processi neoplastici che tendono a riprodurre le caratteristiche morfologiche fenotipiche, genotipiche e, talora, funzionali, di una o più tappe dei processi di maturazione e di trasformazione degli elementi linfoidi. Sebbene la maggior parte dei linfomi non Hodgkin origini nei linfonodi, le sedi primitive extranodali rappresentano dal 20% al 40% di tutti i casi: la più frequente è il tratto gastro-enterico (stomaco, sede primitiva in più del 50% dei casi); seguono l’anello del Waldeyer, la cute, le ghiandole salivari, la tiroide, il polmone, il sistema nervoso centrale e il testicolo (5% dei tumori testicolari e forma istologica più frequente dopo i 50 anni). I linfomi mammari vengono divisi in tipi primari e secondari secondo i criteri di Wiseman e Liao2: 1. adeguato campione patologico; 2. associazione di tessuto mammario e infiltrato linfomatoso; 3. nessun’altra localizzazione linfomatosa al momento della diagnosi eccetto la presenza di linfonodi ascellari omolaterali se ciò avviene in concomitanza con la lesione primaria della mammella; 4. l’associazione tra il tessuto mammario e il linfoma infiltrante sia identificato. Due distinte varianti di linfoma primario della mammella sono state descritte da Adair e Hermann: malattia diffusa bilaterale delle giovani donne in puerperio e la malattia unilaterale nelle pazienti anziane3. Il linfoma primario mammario è definito come interessamento della mammella e di un solo nodulo ipsilaterale, mentre il linfoma secondario della mammella si riferisce a una malattia più estesa. I linfomi primario e secondario hanno approssimativamente un’eguale incidenza. Il sottotipo più frequente di linfoma diagnosticato nella mammella è il LNH a cellule larghe B. I linfomi MALT (Mucosa Associated Lymphoid Tissue), sono anche relativamente comuni. Akbari e al., dell’Università di Medicina del Connecticut, hanno trovato solo 3 casi in 4491 carcinomi operati4, mentre in studi simili in Liubljana sono stati rilevati 8 casi in 5711 tumori maligni della mammella esaminati5. Presso l’UO di Senologia Chirurgica del Dipartimento di Scienze Chirurgiche Sperimentali e Cliniche dell’Università G. D’Annunzio, dislocata presso il PO G. Bernabeo di Ortona, abbiamo rilevato solo 5 casi di LNH in circa 2000 carcinomi operati dal 1996 al 2004. In questo studio presentiamo la nostra esperienza per cercare di definire il corso naturale e il trattamento più adeguato del LNH primario della mammella. Materiali e metodi Tra il 1996 e il 2004, 5 pazienti, 4 di sesso femminile e 1 di sesso maschile, sono stati ricoverati presso la nostra UO di Senologia Chirurgica. Una completa stadiazione è stata eseguita su tutti i pazienti. Dopo essere stati sottoposti a intervento chirurgico, i pazienti sono stati gestiti dal reparto di Ematologia per uno completo approfondimento diagnostico e terapeutico, includendo una tomografia computerizzata (TC) del torace, addome, pelvi, così come una biopsia del midollo osseo e un trattamento chemioterapico e/o radioterapico. I pazienti sono stati stadiati in accordo con la classificazione di Ann Arbor (Tab. I), che definisce il coinvolgimento di una regione extra- 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 325 CHIRURGIA ITALIANA 2005 - VOL. 57 N. 3 PP 325 323-329 Tab. I. Classificazione dei linfomi non Hodgkin di Ann Arbor (da Hermanek P, Sobin LH. TNM classificazione dei tumori maligni. 4ª ed., 2ª rev. Torino, Edizioni Minerva Medica, 1992: 193). Stadio Distribuzione della malattia I Interessamento di una singola stazione linfonodale (I) o interessamento di un singolo organo o localizzazione extralinfatica (IE) II Interessamento di due o più stazioni linfoghiandolari dallo stesso versante del diaframma (II) o con interessamento limitato di organi o tessuti extralinfatici contigui (IIE) III Interessamento di stazioni linfonodali da ambedue i versanti del diaframma (III) che possono includere la milza (IIIS) e/o anche alcuni organi extralinfatici o zone extralinfatiche limitate e contigue (IIIE, IIIS) IV Focolai di interessamento multipli o disseminati di uno o più organi o tessuti extralinfatici con o senza interessamento linfatico nodale come stadio IE e il coinvolgimento di una regione extranodale accompagnata da linfadenopatia nella stessa parte del diaframma come stadio IIE. I pazienti da noi osservati hanno presentato una malattia limitata alla mammella o al massimo al coinvolgimento del cavo ascellare omolaterale, o del solo cavo ascellare, quindi IE o IIE . Risultati Cinque pazienti, 4 di sesso femminile di cui una HCV+ e un’altra HBV+, e 1 di sesso maschile, sono stati riportati nel nostro registro per la presenza di LNH primario della mammella e/o del cavo ascellare. L’età della diagnosi oscilla tra 65-75 anni, con una media di 69 anni. Nessun paziente presentava storia di patologia benigna o maligna mammaria e solo in un caso un’anamnesi familiare positiva per LNH (nipote). Tutti i pazienti sono pervenuti alla nostra osservazione presentando clinicamente una massa mammaria e/o ascellare palpabile. In 2 pazienti era interessato solo il cavo ascellare sinistro, presentando tumefazioni plurinodulari, del diametro di 2-3 cm circa, dolenti spontaneamente e alla palpazione, con eritema cutaneo, edema, mentre nelle altre 3 pazienti erano interessati la mammella e il cavo ascellare sinistri. Tutte e 3 le pazienti, presentavano una massa palpabile localizzata tra i QE della mammella sinistra delle dimensioni tra i 3-7 cm di diametro, non dolente spontaneamente né alla palpazione, di consistenza duro-lignea, adesa ai piani sottostanti, a margini irregolari, associata in un caso alla tipica presentazione cutanea della “buccia d’arancia”, ma non associata a secrezione dai capez- zoli alla manovra della spremitura. Oltre alla massa palpabile, presentavano tumefazioni nodulari del diametro di 2-3 cm circa dolenti solo alla palpazione, non associate ad alterazioni cutanee. In 3 pazienti l’esame Rx mammografico ha messo in evidenza la presenza di una massa irregolare iperdensa del diametro massimo di 7 cm con spiculature a margini mal definiti, corrispondente alla massa palpabile. L’agoaspirato eseguito sulle tumefazioni linfonodali palpabili di 4 pazienti ha messo in evidenza la presenza di aggregati linfoidi. Le TC e in un caso la risonanza magnetica nucleare (RMN) del torace, collo, addome e pelvi hanno messo in evidenza solo le varie tumefazioni linfonodali ascellari rilevabili palpatoriamente. Nulla è stato segnalato a carico delle stazioni linfonodali laterocervicali, ilo-mediastiniche, addomino-pelviche e a carico degli organi addominali. Due pazienti sono state sottoposte a quadrantectomia, di cui una associata alla linfadenectomia omolaterale, in quanto l’esame istologico estemporaneo sul campione mammario presentava caratteristiche carcinomatose, una a mastectomia radicale con prelievo di un linfonodo del cavo ascellare per stadiare la malattia, una a biopsia escissionale di un solo linfonodo del cavo ascellare sinistro e una a Mammotome (Ethicon Endo-Surgery, Cincinnati, OH, USA) di tumefazione nodulariforme del cavo ascellare sinistro (Tab. II). L’esame istologico ha dimostrato la presenza di LNH diffuso a medie e grandi cellule con aree “starring-sky” configuranti la variante di linfoma di Burkitt atipico in 1 paziente, LNH diffuso a piccoli linfociti in 1 paziente, LNH diffuso a grandi cellule in 3 pazienti; quindi 4 pazienti con LNH a grado intermedio e 1 ad alto grado (Tab. III). 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 326 326 LINFOMI PRIMARI DELLA MAMMELLA Tab. II. Caratteristiche cliniche e istologiche di 5 casi. Paziente Età Istol. Stadio 1 2 3 4 5 70 75 65 66 73 Burkitt DLCL DSCL DLCL DLCL IIE IIE IE IIE IE Es. obiet. Linf. acell. 7 cm 6 cm – 2 cm − Chir. Chemio. Radio. Risposta palpabili Quad. CHOP palpabili Mastectomia No palpabili Biopsia linf. CHOP palpabili Quad. + linfad. No palpabili Mammotome CHOP No No No 40 Gy 40 Gy PR progressivo progressivo CR PR DLCL = linfoma diffuso a grandi cellule; DSCL = linfoma diffuso a piccole cellule; PR = parziale remissione; CR = completa remissione; CHOP = ciclofosfamide, doxorubicina, oncovina, prednisone. Tab. III. Formulazione operativa dei linfomi non Hodgkin (da Pazdur R, Coia L, Hoskins WJ, Wagman LD. Cancer management: a multidisciplinary approach. 6ª ed., Melville (NY), PRR, 2002: 630). Linfomi a basso grado Linfocitico a piccole cellule Follicolare, prevalentemente a piccole cellule clivate Follicolare, misto a piccole e grandi cellule Linfomi a grado intermedio Follicolare a grandi cellule Diffuso a piccole cellule clivate Diffuso, misto a piccole e grandi cellule Diffuso a grandi cellule Linfomi ad alto grado Immunoblastico Linfoblastico Diffuso a piccole cellule non clivate (Burkitt) Gli studi immunofenotipici di tutte le masse esaminate hanno espresso antigeni della linea-B (Tab. IV). Tre pazienti sono state sottoposte a chemioterapia, di cui una con seguente radioterapia, una sola paziente è stata sottoposta al solo trattamento chirurgico di mastectomia, mentre un’altra paziente ha ricevuto un trattamento radiante seguente precedente all’intervento chirurgico. A tutt’oggi le pazienti, con diverso follow-up, sono viventi e solo in un caso (biopsia + chemioterapia) si è verificata la progressione della malattia. Discussione Nel 1983, Isaacson et al. riportarono per primi un gruppo di linfomi extranodali a origine dal tessuto linfatico associato alle mucose6. La patogenesi dei linfomi mammari è sconosciuta. È stato proposto il concetto originale di MALT 15 anni fa; più tardi è stato dimostrato che in addizione al tratto intestinale, MALT può originare da un’ampia varie- tà di siti, includendo la mammella. Alcuni Autori suggeriscono che i linfomi della mammella sono un gruppo di linfomi MALT, mentre altri enfatizzano che non tutte le neoplasie hanno caratteristiche clinicopatologiche di questo gruppo. Comunque un decorso comune li caratterizza: la tendenza a rimanere localizzati per un lungo periodo, l’insorgenza in seguito a un prolungato stimolo antigenico e la prognosi generalmente favorevole. Nella mammella, i casi di LNH rappresentano meno del 3% delle sedi extranodali di LNH e lo 0.5% di tutte le neoplasie mammarie7. Sono quasi sempre di tipo B e si ritiene che abbiano origine dai linfonodi intramammari o dal tessuto linfoide periduttale e/o perilobulare; in circa il 25% dei casi si riscontra malattia bilaterale7. La rarità del linfoma mammario primario è attribuibile alla scarsa popolazione linfocitica in questo organo. Nei 5 casi riportati nel nostro studio, noi abbiamo tentato di evidenziare i dati clinici, mammografici, che possono essere caratteristici del linfoma primitivo della mammella. In questi pazienti la presentazione del linfoma mammario è simile al carcinoma mammario. Sebbene alcuni Autori abbiano trovato una più alta incidenza di linfoma primitivo in pazienti relativamente giovani8, altri riportano che il linfoma mammario ricorra nella sesta decade in accordo con i nostri dati, essendo l’età media di 69 anni (65-74 anni). Come è stato ben documentato da altri Autori, la mammografia non dimostra una caratteristica che possa indicare la presenza di LNH. Liberman et al. riportano 32 casi di LNH in 29 donne di cui 21 casi (66%) sono classificati come LNH primitivo della mammella. La mammografia ha rivelato una massa solitaria nel 69% dei casi, masse multiple nel 9% e un’opacità diffusa con ispessimento cutaneo nel 9%; 4 casi (13%) sono risultati normali8. Gli esami di laboratorio di routine non dimostrano anormalità tali da indurre al sospetto di linfoma. L’intervento chirurgico è sicuramente il primo passo per ottenere una diagnosi, anche se il disordine linfoprolife- 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 327 CHIRURGIA ITALIANA 2005 - VOL. 57 N. 3 PP 327 323-329 Tab. IV. Caratteristiche di linfomi non Hodgkin di derivazione B (Cotran RS, Kumar V, Robbins SL. Le basi patologiche delle malattie. 4ª ed., Padova, Piccin, 1992: 822). Tipo o gruppo di linfoma % (in adulti) Caratteristiche principali Immunofenotipo Commento LPL 3-4 Piccoli linfociti non stimolati, aspetto diffuso > 95% cellule B Insorge in pazienti anziani; lunga sopravvivenza Linfomi follicolari 40 Cellule del centro germinativo Cellule B Insorge in pazienti anziani; decorso lento ma difficilmente curabile Insorge in pazienti anziani e in età pediatrica; neoplasie aggressive ma curabili nel 60% dei casi Linfomi diffusi Linfoma di Burkitt 40-50 Vari tipi cellulari: grandi e piccole cellule 80% cellule B <1 Cellule di dimensioni intermedie tra piccoli linfociti e immunoblasti Cellule B Decorso progressivo ma buona risposta alla terapia LPL = linfoma a piccoli linfociti. rativo è una malattia ampia che usualmente richiede un trattamento sistemico. Il trattamento chirurgico prevedeva in passato, in relazione all’estensione di malattia, opzioni diverse che andavano dalla semplice biopsia escissionale alla mastectomia. De Cosse et al. riportano che il tumore localizzato nella mammella ha una buona prognosi con il solo intervento chirurgico9. In realtà, sembra assodato che la chirurgia radicale non trovi indicazione nel LNH primitivo della mammella, visto che la malattia locale può essere ugualmente controllata con la radioterapia a dosaggi sensibilmente inferiori rispetto a quelli previsti per i carcinomi (40 Gy); inoltre, il solo trattamento radiante si pone come unica indicazione terapeutica nei LNH stadio I a basso rischio. Wiseman e Liao ritengono che la sola radioterapia della mammella e del tessuto adiacente possa essere utilizzata, se non vi sia evidenza della malattia a livello sistemico, al posto della chirurgia2. Come nel nostro caso, frequentemente il reperto iniziale è rappresentato da una tumefazione, talvolta indolente, per cui, tenuto conto della rarità di questa forma in sede mammaria, la diagnosi è abitualmente stabilita solo dopo l’esame istologico. Nel nostro caso abbiamo dovuto ricorrere alla quadrantectomia e alla mastectomia solo per motivi di grandezza della massa al momento della diagnosi clinica. La presenza di linfomi a grado alto e intermedio in 5 casi su 5 e l’as- senza di linfoma a basso grado è in accordo con i risultati di altri studi ove risulta la predominanza di linfomi a grado alto e intermedio10. La predominanza del linfoma con fenotipo a cellule B nel nostro studio non è sorprendente e concorda con altri lavori11. Le nostre pazienti sono state sottoposte a chemioterapia composta da ciclofosfamide, doxorubicina hidrocloride, vincristina solfato e prednisone. Una sola paziente con DSCL, sottoposta a chemioterapia adiuvante, ha presentato progressione della malattia con scarsa risposta e ora versa in condizioni cliniche scadenti. La valutazione sulla chemioterapia è alquanto controversa perché somministrata da taluni solo in presenza di malattia bulky o di elevati livelli di LDH, consigliata da altri in neoadiuvante o dopo chirurgia debulking, con o senza RT per prevenzione. Già Brustein, più di 10 anni fa, nell’analisi della sopravvivenza libera da malattia e globale a 5 e 10 anni di pazienti con stadio IE-IIE, sottolineava come la corretta identificazione di fattori prognostici (stadio iniziale, estensione del tumore, caratteristiche istologiche), poteva consentire la stratificazione dei pazienti in gruppi di rischio (basso o alto) da trattare con proporzionali programmi terapeutici più o meno aggressivi12. 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 328 328 LINFOMI PRIMARI DELLA MAMMELLA 100 100 % di pazienti Sopravvivenza (%) Basso grado 50 Intermedio e alto grado B 50 AI BI A 0 5 0 10 0 Anni Sopravvivenza (%) 100 M DB LF CM 0 5 4 6 8 10 Anni Fig. 1. Sopravvivenza correlata alla classificazione del New Working Formulation. Con le moderne terapie, il 40-50% dei pazienti con linfomi di grado alto e intermedio hanno una sopravvivenza a lungo termine, libera da malattia. I pazienti con linfomi a basso grado sono per la maggior parte incurabili ma hanno una sopravvivenza media tra i 5 e i 10 anni. Questo è il paradosso dei linfomi (da Skeel RT, Ruppert RD. Handbook of Cancer Chemotherapy. 5ª ed., Philadelphia, Lippincott Williams e Wilkins, 1999: 493). 50 2 10 Anni Fig. 2. La sopravvivenza dei linfomi a cellule di derivazione B è riportata nella classificazione European American Lymphoma. I linfomi con “cellule a mantello”, il maltoma e il “linfoma follicolare” sono inclusi nei linfomi a basso grado. M = maltoma; DB = diffuso a grandi cellule B; LF = linfoma follicolare; CM = cellule a mantello (da Skeel RT, Ruppert RD. Handbook of Cancer Chemotherapy. 5ª ed., Philadelphia, Lippincott Williams e Wilkins, 1999: 495). Fig. 3. La sopravvivenza nei linfomi a grado intermedio è riportata dall’International Prognostic Index. B = basso rischio; BI = rischio basso-intermedio; AI = rischio intermedio-alto; A = alto rischio (da Skeel RT, Ruppert RD. Handbook of Cancer Chemotherapy. 5ª ed., Philadelphia, Lippincott Williams e Wilkins, 1999: 496). Peraltro, occorre ricordare che la storia naturale dei LNH primitivi della mammella è di fatto diversa da quella delle altre sedi extranodali di linfoma, causa la più rapida evoluzione e la peggiore prognosi (Figg. 1, 2, 3). Quindi l’approccio terapeutico ritenuto più idoneo consisterebbe in una fase chirurgica il meno aggressiva possibile, compatibilmente con le dimensioni della tumefazione al momento della diagnosi, accompagnata eventualmente con la biopsia linfonodale per una certezza diagnostica, seguita da un trattamento sistemico e radioterapia che tenessero conto di fattori prognostici sfavorevoli, come l’età, la sede di malattia e le caratterizzazioni istologiche particolarmente aggressive. Concludendo, le opzioni chirurgica, radioterapica e chemioterapica possono rappresentare, da sole o in combinazione – come nei casi da noi descritti – soluzioni ottimali in grado di incidere sulla storia naturale, pur pesante, del linfoma, considerando comunque, data la rarità di questa patologia, che non esistono a tutt’oggi linee guida ben precise per la terapia del LNH primitivo della mammella. 323-330_Noccioli 13-06-2005 14:03 Pagina 329 CHIRURGIA ITALIANA 2005 - VOL. 57 N. 3 Bibliografia PP 323-329 329 1. 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