PMI Northern Italy Chapter Marzo 2013 N. 1 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | Finestra su | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Editoriale Ai lettori di Andrea Innocenti, PMP® CGEIT™ PM di questa newsletter ([email protected]) Cari amici, in queste poche righe cercherò di introdurre la newsletter (NL) e aiutare i lettori a individuare gli argomenti di maggior interesse. Ecco una carrellata su obiettivi e contenuti delle singole sezioni: ARTICOLI: tratta argomenti “di fondo” della disciplina; si apre con la quinta (e purtroppo ultima) puntata di Mario Damiani sulla complessità, per proseguire con un case history sul sempre attuale PMO e con il contributo di uno “special guest”, Alexandra Storari, Project Manager esperta di progettazione europea: il suo articolo ci aiuta a gettare un “ponte metodologico” tra progettazione europea e ® progettazione secondo il PMBOK . Il nostro Gianni Papa ci accompagna infine in una riflessione sulla risoluzione dei problemi… tema anch’esso, ahimè, sempre di attualità. EVENTI: contiene il commento postevento ad alcuni dei recenti convegni PMI-NIC; in questo caso “Big Data” e “Progettando 2012. FINESTRA SU: apre uno spazio su progetti del NIC, sui branch o su altri eventi rilevanti. Abbiamo il progetto Kubunina, lo stato dell’arte delle attività del branch Emilia-Romagna Marche e gli amici del PMI-SIC che ci aggiornano sul workshop PKMT. Infine la storia che ha portato il nostro socio Giorgio Bensa ad essere il “Volunteer of the Year” del PMI®.. LESSONS LEARNED: è da tempo un compagno di viaggio fisso che racconta esperienze per aiutarci ad imparare dai nostri errori (e quindi, come diceva Groucho Marx, “poter essere liberi di compierne di nuovi”); il suo curatore Cristiano Ottavian propone stavolta un confronto sul tema con un professionista del settore energetico. RECENSIONI: in questo caso di una serie di articoli su quali sono i tool statisticamente più utilizzati nella pratica del Project Management. NOTIZIE: intende portare aggiornamenti “light” su attività specifiche. Trattiamo la ricerca sulla complessità, la ricerca sulla percezione del proprio lavoro da parte dei soci; la traduzione in italiano ® del PMBOK 5 e quella del materiale PMIEF per la formazione su organizzazioni non-profit. 3 4 – VOLUNTEER’S CORNER: è una new entry nella NL, nata da un’idea di Michele Ambrosio. Porta la voce diretta del volontariato del NIC attraverso interviste con 3 domande e 3 risposte in 3 minuti a 3 volontari. Spero che la ricchezza della disciplina e la vitalità del nostro Chapter siano ben espresse da queste pagine; certamente, volendo individuare un tema più ricorrente degli altri, direi che è la solidarietà (Kubunina, Volunteer of the Year, traduzione del non-profit – leggere per credere) e questa, permettetemi … è una gran bella cosa. Concludo ringraziando i lettori ed i “vecchi” e nuovi collaboratori della NL, lasciando la parola a Giorgio Difronzo: il Comitato Direttivo del Chapter è fresco del rinnovo parziale di alcuni dei suoi membri e soprattutto di un nuovo modello organizzativo. Giorgio ha assunto il ruolo di responsabile del Marketing & Communications, area tra l’altro da cui dipende la newsletter stessa, e quindi nessuno meglio di lui può portare la voce del Comitato e illustrarci il senso di questo cammino. Buona lettura. Next >> IN QUESTO NUMERO EDITORIALE ......................................... 1 A I LETTORI ............................................. 1 NIC - LAVORI IN CORSO (CONTINUA…).... 2 ARTICOLI ............................................. 3 M ANAGING PROJECT COMPLEXITY – QUINTA PUNTATA .................................... 3 LA CASE HISTORY DEL PMO DI GRUPPO BANCA CR FIRENZE ............................... 6 LA PROGETTAZIONE EUROPEA................. 9 R ISOLVERE I PROBLEMI: LE LEVE A DISPOSIZIONE DEL PROJECT MANAGER . 12 EVENTI............................................... 14 P ROGETTI E COMPLESSITÀ 2012 - BIG DATA E SOCIAL MINING: NUOVE LEVE PER IL GOVERNO DEI PROGETTI ....................... 14 P ROGETTANDO 2012 - ......................... 17 A GENDA - I PROSSIMI EVENTI ................. 19 FINESTRA SU .................................... 21 KUBUNINA: LET’S PLAN THE FUTURE TOGETHER! .......................................... 21 PMI-SIC - PKMT: PROJECT & K NOWLEDGE MANAGEMENT TRENDS 2012 ............................................................ 23 V OLUNTEER OF THE YEAR: PREMIO A G IORGIO BENSA PER “P ROGETTI IN ERBA ” ............................................................ 26 LESSONS LEARNED .......................... 28 LESSONS LEARNED DI SISTEMA ............. 28 RECENSIONI...................................... 29 PM JOURNAL - “A REALITY CHECK ” ....... 29 NOTIZIE.............................................. 31 AAA PROGETTI COMPLESSI CERCASI .... 31 LA PERCEZIONE DEL “NOSTRO” LAVORO DA P ROJECT M ANAGER ............................. 31 P ROGETTO “Z ENO” – LA REVISIONE ® TH ITALIANA DEL PMBOK 5 EDITION ..... 32 LE RISORSE PMIEF PER LA FORMAZIONE NON-PROFIT ORA ANCHE IN ITALIANO ..... 32 34 - VOLUNTEER’S CORNER ............. 33 3 DOMANDE ,......................................... 33 3 VOLONTARI, 3 RISPOSTE ... TUTTO IN 3 MINUTI .................................................. 33 INFORMAZIONI SUL NIC .................... 36 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni NIC - Lavori in corso (continua…) di Giorgio Difronzo PgMP® PMP® Direttore Marketing & Communications PMI-NIC In occasione dell'evento tenutosi il 12 ottobre scorso vi avevamo anticipato il nuovo modello organizzativo del nostro Chapter che ha introdotto un elemento di novità, assegnando uno specifico incarico ad ogni Direttore aggiunto (Director at Large), con conseguente assunzione di responsabilità sul raggiungimento di obiettivi strategici. Nell’ultimo comitato direttivo, tenutosi in data 9 febbraio u.s, il nuovo assetto organizzativo è stato concordato e deliberato dal Board a valle di una valutazione che ha tenuto conto delle esperienze, delle competenze e delle attitudini di ciascuno dei sei Director at Large. Nello specifico il nuovo Board ha assegnato il ruolo di: Direttore Branch Development a Stefano Morpurgo che sarà responsabile di supervisionare e di supportare le attività dei nostri Branch, che rappresentano il “braccio operativo” su base regionale affinché si faccia interprete delle specifiche istanze provenienti dal territorio e che sia quindi capace di relazionarsi con i temi e gli interlocutori più rappresentativi. Tutto ciò al fine di valorizzare il ruolo fondamentale che i nostri Branch hanno avuto nella crescita del Chapter di questi ultimi anni; Direttore Volunteers a Michela Ruffa che sarà responsabile nell’indirizzare i bisogni dei volontari in fase di ingaggio, retention, valorizzazione e crescita, identificando e sviluppando dei programmi ad hoc; 2 Direttore Membership a Franco Guarrella che sarà responsabile di indirizzare i bisogni dei soci del nostro Chapter, attraverso anche la valorizzazione dei servizi, favorendone la crescita e la retention; Direttore Marketing & Communications a Giorgio Difronzo che sarà responsabile di promuovere il Chapter e le sue attività attraverso apposite campagne di marketing, facilitare la comunicazione verso gli stakeholder esterni e la condivisione delle informazioni all’interno del PMI e delle sue comunità; Direttore Professional Development a Daniele Di Lorenzo che sarà responsabile dello sviluppo professionale e di definire e pianificare gli eventi e i seminari del nostro Chapter; Direttore Research & Innovation a Stefano Setti che sarà responsabile di far progredire la professione di Project Manager identificando nuove tendenze, coordinandosi con altri organismi professionali, formativi ed accademici, pianificando e coordinando dei progetti speciali. I singoli Direttori oltre ad essere responsabili di quanto sopra avranno anche l’obiettivo di definire la migliore struttura organizzativa per supportare la loro attività. A breve pertanto si apriranno tante possibilità per partecipare attivamente alla vita del nostro Chapter per continuare a crescere insieme e per continuare ad essere un Chapter di eccellenza all’interno del PMI. Nel prossimo comitato direttivo ciascun Direttore presenterà il proprio piano di sviluppo al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi strategici assegnati. Vi lascio con una citazione presa a prestito dal romanzo “Brida” di Paulo Coelho: << Prev / Next >> “Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato. Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.” I primi semi piantati a luglio 2011 iniziano a germogliare, l’avventura è appena cominciata…. I non-soci PMI-NIC che volessero iscriversi alla mailing list della newsletter possono farlo scrivendo a [email protected] Passion Professionalism Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Articoli Managing Project Complexity – quinta puntata1 ® di Mario Damiani, PMP articolo tratto dal materiale didattico relativo al corso omonimo Introduzione Siamo giunti all’ultima puntata di questo breve viaggio intorno alla complessità nei progetti che è iniziato con un primo cenno nel 2010, e proseguito poi con un ritmo più costante durante lo scorso anno. In questa veloce introduzione desidero ripercorrere per sommi capi quanto trattato in precedenza. La prima puntata trattava in modo preliminare il tema della complessità nei progetti, visto non tanto dal punto di vista delle caratteristiche tecniche e del grado di difficoltà del progetto, quanto da quello relativo agli aspetti che ne determinano il contesto. Un contenuto, infatti, può essere relativamente agevole per una organizzazione e, al contrario, decisamente arduo per un’altra. Tutto dipende dalla specifica esperienza maturata. Il contesto, invece, non è mai semplice in quanto ci porta a confrontarci con aspetti intrinsecamente complessi quali, ad esempio, gli attori sociali coinvolti e le tipologie di dinamiche che si possono generare tra di loro sia a livello puramente interpersonale, sia a 1 Di Mario Damiani, articolo tratto dal materiale didattico relativo al corso omonimo. La presente trattazione si compone complessivamente di 5 puntate, la prima delle quali è stata pubblicata nella Newsletter numero 3 del novembre 2010, la seconda, terza e quarta nelle Newsletter numero 1, 2 e 3 del 2012. causa dei vari interessi che gli stakeholder rappresentano. La seconda puntata di questa breve rassegna, ripresa nel 2012, è stata dedicata alla differenza tra complessità e complicazione; gli aspetti relativi alla coesistenza tra progetti e attività ricorrenti sono stati invece oggetto della terza puntata. La quarta ha avuto come focus di attenzione il tema relativo agli attori sociali, forse il più rilevante in assoluto. I progetti sono concepiti e realizzati da persone e utilizzati dalle stesse o da altre persone. Per quanto ci si possa sforzare di adottare metodi e strumenti evoluti, non esiste modo alcuno di ingabbiare e razionalizzare in ottica deterministica i comportamenti dei vari attori sociali coinvolti. Ciascuno partecipa ai progetti con il proprio bagaglio di aspettative, bisogni, interessi, che possono anche divergere rispetto all’obiettivo da realizzare e che, pertanto, farà fatica a diventare comune. In questa prospettiva, le specifiche abilità e competenze, per quanto possano essere approfondite, possono rappresentare allo stesso tempo un elemento di forza e di debolezza per le prestazioni complessive del gruppo di lavoro. Vediamo perché. Dalla multidisciplinarietà alla interdisciplinarietà «I nostri tecnici sono altamente specializzati»: spesso si leggono e si sentono affermazioni di questo tipo. Affermazioni per nulla originali e qualificanti, poiché tecnologia e specializzazione vanno necessariamente di pari passo. Del resto, si è mai sentita un’azienda affermare: «I nostri tecnici sono del tutto despecializzati»? La specializzazione è quindi una condizione di base, ormai inevitabile, che nulla aggiunge ai tratti distintivi di una determinata impresa. Per meglio caratterizzarsi e meglio agire, occorre pertanto spostare l’attenzione su altri << Prev / Next >> aspetti che sovente vengono mortificati dalla specializzazione stessa. Come reagireste all’affermazione: «I nostri tecnici si coordinano tra di loro, integrano le varie competenze e, se necessario, sanno sostituirsi l’un l’altro»? A parte alcuni settori molto specifici, ogni specializzazione, una volta acquisita, non ha bisogno di progredire continuamente con la stessa intensità e con lo stesso impiego di tempo con cui si è sviluppata inizialmente. Una volta raggiunta la necessaria maturità in un determinato ambito c’è spazio per sviluppare conoscenze, anche di buon livello, su altre tematiche. Ciò vale per tutti, a partire dai manager e dai cosiddetti professionals. «Troppi – specie tra coloro che hanno un’expertise molto elevata in un’area specifica – non si curano di estendere le proprie conoscenze ad altri campi, o pensano che la brillantezza possa sostituirsi al sapere. Molti bravi ingegneri, per esempio, tendono a vantarsi di non sapere nulla delle persone: gli esseri umani, secondo loro, sono troppo disordinati per la logica razionale dell’engineering . I professionisti delle risorse umane, per contro, si vantano della propria ignoranza sui principi della contabilità o sui metodi quantitativi. Ma vantarsi di questa ignoranza è autolesionistico. Datevi da fare per acquisire le competenze e le conoscenze di cui avete bisogno per sfruttare appieno i 2 vostri punti di forza.» 2 Peter Drucker, “La responsabilità del manager”, articolo pubblicato su Harvard Business Review marzo-aprile 1999. Peter Ferdinand Drucker (1909 – 2005), è stato un economista, saggista e consulente aziendale famoso in tutto il mondo per i suoi lavori sul management, essendo ritenuto da molti l’autore più influente del settore. Nei suoi lavori ha attinto a lezioni interdisciplinari dalla storia, dalla sociologia, dalla psicologia, dalla cultura e dalla religione. Ha creato il concetto di management by objective. 3 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni La nostra capacità media di apprendimento ci consentirebbe di realizzare ciò con buona facilità, contribuendo così ad allargare il nostro orizzonte e stabilendo una sproporzione positiva tra sforzo applicato e vantaggio ottenibile. Invece sia la scelta individuale, sia quella indotta da manager inetti, appaiono sovente diverse: sfruttare al massimo quello che si è conseguito applicando in modo ripetitivo la specializzazione acquisita, chiudendo i boccaporti con l’ambiente esterno e predisponendosi a vivacchiare di rendita. Difficilmente esiste un modo migliore per ingessare l’azienda e per vanificare gli anni di studio e probabilmente le buone capacità di apprendimento dei singoli. È la logica dell’operare a “cervello spento”, dove per non fare fatica e per sentirsi più sicuri si perpetua il fenomeno dell’uomo-macchina, programmato per svolgere certe mansioni e non altre, come fosse un robot e sulle quali poco importa chiedersi se potrebbero essere svolte diversamente. Ciò da un lato tranquillizza i lavoratori pantofolai, che vedono ogni cambiamento come una minaccia personale allo status quo conquistato, e dall’altro colma la voglia di dominio di capi inetti che così possono disporre di subalterni limitati, controllabili a piacere. E, soprattutto, secondo molti manager ciò rappresenta la miglior garanzia per poter fare le cose sempre più rapidamente, grazie all’iperspecializzazione che, secondo loro, garantisce la massima efficienza. Da questo punto di vista possiamo affermare che le teorie di 3 Taylor sono ancora in cattedra, anche in ambienti che solo qualche lustro fa potevano definirsi “dei colletti bianchi”. «La ricerca di un senso, al di là del fare tutto e subito, viene boicottata, poiché placherebbe troppe ansie che nelle organizzazioni vengono invece alimentate proprio per mantenere e riprodurre il passo e la velocità imposti dalla tecnologia... I tempi della produzione, anche intellettuale, sono compressi e ristretti. La velocità regna sovrana, liberando sensazioni collettive di “perenne ritardo”. La stessa libertà è sempre più collegata al concetto di “cose da fare”. La condizione essenziale per essere liberi è quella di essere competenti di qualcosa all’interno di un contesto che ha bisogno della mia competenza. Ma se aspiro a essere qualcuno con competenze diverse da quelle già acquisite, crollano gli equilibri relazionali costituiti, in quanto il mio essere nel mondo dei legami professionali non è più funzionale al 4 sistema.» Nel mio libro Management e Improvvisazione5 ho usato la metafora della Commedia dell’Arte per descrivere la necessità di essere pronti a improvvisare. Se per un attimo facciamo mente locale a quei simpatici personaggi che si esibivano in giro per città e paesi, scopriamo che oltre a recitare sapevano spesso ballare, cantare, saltare, ecc. Queste loro diverse e molteplici capacità agevolavano l’improvvisazione in quanto, a seconda delle circostanze, produzione. Fu il creatore dello Scientific Management, che prevedeva l’esistenza di un solo modo ottimale per compiere una determinata azione (one best way). 4 Nell’Appendice sul pensiero organizzativo è riportato un breve profilo delle sue idee. 3 Frederick Winslow Taylor (1856 – 1915), è stato un ingegnere e imprenditore che ha iniziato la ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella 4 Andrea Vitullo; Leadership riflessive , Apogeo, 2006. La citazione è tratta da: Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo , Feltrinelli Editore, 2009. 5 Mario Damiani, Management e improvvisazione, Editrice UniService, 2010. << Prev / Next >> potevano introdurre una battuta, un salto, una capriola, un’altra forma d’espressione oppure un insieme delle stesse, a seconda della circostanza. Erano in ciò dei veri professionisti del palcoscenico. In azienda la frammentazione dei ruoli e delle competenze rappresenta un ostacolo non indifferente al poter agire con successo in tutti i casi in cui occorra operare senza una pianificazione alle spalle, come ad esempio succede nel dover affrontare un imprevisto o, meglio, nel cogliere una opportunità inattesa. Parlare di estensione orizzontale delle competenze nel contesto attuale in cui si tende sempre più a premiare la specializzazione spinta, dove giorno dopo giorno scopriamo nuovi job title e le diverse tipologie di corsi scolastici e universitari ormai superano le fantasie più sfrenate, può sembrare di primo acchito anacronistico o stravagante; sicuramente è un po’ controcorrente. Tuttavia, se guardiamo alla realtà che ci circonda secondo la prospettiva del pensiero sistemico, allora tanto bizzarro non lo è. Ferma restando l’importanza che riveste la specializzazione primaria di ciascuno, occorre che le organizzazioni si diano da fare per favorire maggiormente il contatto tra le varie competenze, in modo tale che ciascuno abbia una sufficiente conoscenza degli argomenti che confinano con il proprio specifico ambito di azione. Il vantaggio di ciò è evidente, ma lo esemplifico con un caso molto semplice e ricorrente: la sostituzione di un collega assente. Da qualche anno all’interno delle organizzazioni sono in atto processi paralleli e tra loro ampiamente contraddittori quali: la costante tendenza a ridurre il personale, la già citata iperspecializzazione e suddivisione spinta dei ruoli, le ferie a scacchiera che iniziano alla fine di maggio e a ottobre non si sono ancora esaurite e la pretesa di Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni mandare avanti tutto come se si operasse a pieno regime in tutti i giorni dell’anno, sempre più spesso anche durante i fine settimana e di notte. Naturalmente a tutto questo non si accompagna, nemmeno nelle intenzioni, il tentativo di rendere la macchina organizzativa più snella e aderente alla realtà. Anzi. E chi lavora nei progetti e nei cosiddetti servizi mission critical sa fin troppo bene quello che sto dicendo. Si rivela così in tutta la sua concretezza la difficoltà che occorre affrontare per governare le organizzazioni in modo realmente responsabile. Poiché difficilmente riusciremo a cambiare le cose solo attraverso la critica, tanto vale fare buon viso a cattiva sorte e attrezzarsi di conseguenza. Si tratta in sostanza 6 di fare ricorso a ciò che Emery ha chiamato ridondanza di funzioni, distinguendola dalla ridondanza delle parti. La seconda consiste nell’avere disponibili risorse aggiuntive in grado di svolgere le mansioni previste per gli assenti; un po’ come succede nel calcio per chi è seduto in panchina, pronto ad entrare in campo per sostituire i giocatori originariamente schierati nella formazione titolare. Una soluzione semplice da attuare ma piuttosto costosa e, di questi tempi, decisamente anacronistica se pensiamo a come le aziende cercano continuamente di fare efficienza. La ridondanza di funzioni, invece, punta a fare in modo che ognuno sia in grado di svolgere altre mansioni oltre alla sua principale. Ciò giova sia nei casi in cui si deve risolvere un imprevisto, sia alla normale routine quotidiana che risulta frequentemente vittima delle incongruenze organizzative appena accennate e alle quali occorre ogni volta dare una risposta in tempi rapidi. La 6 Frederick Edmund Emery (1925 – 1997), fu psicologo e pioniere sui temi dello sviluppo organizzativo e dei team di lavoro autogestiti. multidisciplinarietà può quindi essere interpretata come un nuovo attributo distintivo della professionalità, non in contrapposizione con la specializzazione spinta ma complementare ad essa. La multidisciplinarietà così concepita, infine, favorisce lo sviluppo di una maggior flessibilità generale della singola azienda e del sistema più complesso costituito dalle reti di aziende in relazione tra di loro. Flessibilità a livello organizzativo, in quanto l’impiego delle persone su più fronti risponde validamente sia al frequente problema rappresentato dall’organico incompleto, sia alla situazione ormai generalizzata che vede le aziende impiegare per le loro attività e i loro progetti persone allocate a tempo parziale, non sempre disponibili esattamente nei tempi e nei modi previsti. Flessibilità anche a livello individuale, perché la multidisciplinarietà porta ad aprire di più la mente consentendo a ciascuno di capire meglio chi e cosa stan attorno al proprio specifico operato, migliorando la comprensione reciproca e aiutando così ciascuno a “tirare fuori la testa dal sacco”, atteggiamento questo di fondamentale importanza per operare con successo in un contesto fortemente instabile come quello attuale. Senza contare che in situazione di crisi saper fare più cose rappresenta indubbiamente un bel vantaggio concreto che si traduce in maggiori opportunità di lavoro. A questo punto risulta però doverosa una precisazione di carattere organizzativo. Un ambiente multidisciplinare è un contesto nel quale ogni singola disciplina collabora con le altre mantenendo però, in sostanza, la propria caratterizzazione specifica; un tipico esempio di ciò è rappresentato in ogni azienda dallo svolgimento delle normali attività a flusso (le cosiddette ongoing operation) che di norma coinvolgono << Prev / Next >> più uffici e più competenze nell’ambito dello stesso processo. Un ambiente interdisciplinare, invece, rappresenta una situazione dinamica e complessa in cui le discipline coinvolte sono collegate e combinate tra di loro, dando origine a una sorta di miscela le cui componenti (le discipline specifiche) non sono più fruibili e gestibili in modo separato. In questo contesto, ricorrente negli ambiti progettuali ad alta complessità, le competenze specialistiche restano ovviamente importanti ma devono essere affiancate da altre che fanno leva sulle dimensioni della relazione e della comunicazione efficace, altrimenti la miscela non si realizza. Quindi, bene se ciascuno di noi sa fare più cose, ma quelle cose che sa fare devono essere sia amalgamabili con le cose che sanno fare gli altri, sia fruibili dall’azienda in modo amalgamato. Conclusioni Il traguardo da raggiungere appare ancora piuttosto lontano, poiché non basta che gli individui abbiano più competenze, cosa già difficile da ottenere, ma occorre che tali competenze siano efficacemente integrabili. In ciò determinanti risultano le capacità individuali e organizzative di essere nel contempo indipendenti (ossia autonomi nel fare) e interdipendenti (ossia disponibili a collaborare). Naturalmente questo traguardo resterà lontano sino a quando non inizieremo a muoverci concretamente nella sua direzione; nelle organizzazioni la vera ridondanza di funzioni, da alcuni molto opportunamente chiamata ridondanza intelligente7 , si ottiene solo con l’interdisciplinarietà. 7 Ho avuto modo di sentire questa espressione per la prima volta dall’amico Walter Ginevri, attuale Presidente del ® Chapter Northern Italy del PMI . 5 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni La Case history del PMO di Gruppo Banca CR Firenze di Michele Arduini Il Project Management Office di Banca CR Firenze L’articolo racconta l’esperienza del Project Management Office in Banca CR Firenze, con l’intento di dare un contributo di una “case history” vissuta su una tematica metodologica che tuttora continua a suscitare un interesse significativo per la comunità dei Project Manager. Il Project Management Office (PMO) di Banca CR Firenze nasce in supporto a singoli progetti, con l’obiettivo di definire una metodologia progettuale per quelli più rilevanti. In seconda fase, il suo focus si sposta sul processo e sugli strumenti metodologici di supporto alla gestione della progettualità (schede idee / progetto, masterplan, Gantt, report, ecc.). Il ruolo strategico, in staff alla Direzione Generale, viene ad essere assunto, infine, con la gestione del Portafoglio progetti complessivo di tutto il Gruppo Banca CR Firenze, mediante la prioritizzazione continua dei progetti sulla base degli orientamenti strategici assegnati, l’analisi dei rischi a livello complessivo e il monitoraggio dell’andamento del piano industriale. stessa struttura, sia verso la Direzione aziendale. L’equilibrio dicotomico raggiunto nell’attenzione alle esigenze e alle richieste delle due aree di interessi ha rappresentato un primo elemento significativo di successo (obiettivo d'equilibrio fra le attività di Project & Program management da una parte e quelle di Portfolio management dall'altra). L’esperienza di partecipazione attiva sui progetti ha, infatti, dimostrato che, se un capo progetto “non maturo” può apprezzare anche il solo supporto metodologico del PMO, in caso di CP “esperto” diventa necessario capire le tematiche specifiche del progetto, al fine di poter essere riconosciuto come interlocutore in grado di dare risposte di valore. Nella figura sottostante sono schematizzate le principali attività della struttura. Il PMO ha gestito principalmente il portafoglio di progetti / programmi, anche non ICT. Il PMO è Owner principale dei processi di formazione ai CP, della gestione degli strumenti e della definizione della metodologia; le sue attività si sono estese alla prioritizzazione operativa dei progetti, al reporting specifico e al monitoraggio del piano di attuazione del Piano industriale. Non ha mai svolto funzione d'allocazione delle risorse umane sui progetti. I modelli e gli strumenti utilizzati La metodologia progettuale è stata sviluppata coerentemente con gli standard PMI®. Il processo progettuale si basava su cinque fasi standard (inizio, pianificazione, esecuzione, controllo, chiusura), che racchiudevano l’iter dalla scheda idea ® (in linguaggio PMBOK l’equivalente del Project Charter) alla scheda di chiusura del progetto (vedi figura). I meccanismi di gate formali all’avvio dei lavori hanno permesso l'eliminazione di partenza d’attività non autorizzate dalla Direzione Generale. I componenti della struttura sono stati selezionati sulla base della buona esperienza progettuale e delle ottime capacità di relazione, in modo da divenire punto di riferimento metodologico e operativo per i CP e i Responsabili di Progetto (RP), manager di riferimento dei CP. Le iniziative progettuali sono state suddivise a seconda delle loro caratteristiche di complessità, rilevanza economica, impatto sulle risorse e grado di rischio in schede idee / progetto e semplici attività. Tutte sono state prioritizzate in un "Indice sintetico di priorità aziendale", secondo criteri di importanza dati dal loro contributo nel raggiungimento degli obiettivi aziendali: prescrittività normativa dell’idea (20% del peso ponderato), rispondenza alle strategie aziendali con riferimento al piano industriale (10%), quantificazione dei benefici (10%), analisi dei rischi (10%) e importanza assegnata dalla Direzione proponente (50%). Gestire il Portafoglio progetti ha significato, pertanto, ridurre i rischi complessivi, definendo le priorità sulla base dei criteri guida approvati dalla Direzione e valorizzando i benefici economici attesi dal progetto in un'ottica temporale di 24-36 mesi. Ruolo “strategico” del Project office Consolidamento del Project office Nascita di un Project control office a livello “operativo” Nel suo ruolo "strategico" il PMO ha coperto essenzialmente funzioni sia verso la comunità dei Capi progetto (CP), non inseriti all’interno della 6 << Prev / Next >> Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni a) It er della Sched a id ea / att iv it à DRIS COS GR In inserimento Responsabile progetto / attività In approvazione SPCM “fase di istruttoria” Portafoglio progetti “in attesa” In valutazione SPCM Scheda idea accettata da SPCM SPCM “fase di delibera” (Comitato di direzione) Avvio attività Approvazione e assegnazione budget Meccanismo di selezione ed Assignment formale (gate con decisione si / no) al progetto per ridurre il fenomeno della partenza dei progetti non autorizzati Budget assegnato al progetto (valori economici assegnati) 1) Inizio 2) Pianificazione CP, con oltre 2.000 documenti inseriti e con circa 250 iniziative gestite annualmente. Il “cruscotto del Capo progetto” ha rappresentato la visione complessiva di sintesi dell’intero singolo progetto (si veda figura). 3) Esecuzione b) It er d ella Sched a p r oget t o (st udio d i fatt ibilit à e business case) Portafoglio SPCM In inserimento In approvazione In valutazione SPCM SPCM progetti “in corso” SP accettata da SPCM c) Realiz z az ione Proget t o e sua chiusur a In corso rendicontazione Responsabile Progetto • Apertura codici di DRIS COS GD Avvio operativo Budget autorizzato Ogni passaggio ha precisi deliverables di progetto da rispettare / consegnare al fine di controllare il processo produttivo Monitoraggio SAP e rendicontazione Chiusura e valutazione del progetto 4) Controllo 5) Chiusura Budget utilizzato Il Portafoglio progetti ha rappresentato quindi l’approccio di management alla progettualità, nonché la leva strategica di gestione aziendale tramite la progettualità. Per far fronte all’esigenza di diffondere in modo sistematico la metodologia e gli standard, si è colta l’opportunità d'utilizzare una procedura strutturata al posto dei file Excel iniziali. I problemi principali erano dati dal difficile presidio di informazioni non univoche e dalla manualità del supporto cartaceo autorizzativo. Dopo una "Sw selection" dei prodotti esistenti sul mercato, si è scelto di realizzare una soluzione interna con il fornitore informatico Infogroup del Gruppo. La procedura, denominata internamente “Portale della progettualità”, ha rappresentato lo strumento di lavoro abilitante alla diffusione della metodologia e della gestione progettuale per tutta la comunità aziendale, garantendo costantemente la consistenza delle informazioni. Il “Portale della progettualità” ha permesso la gestione del workflow complessivo con tutte le informazioni di progetto (dati economici, controllo e prevenzione rischi di progetto, risorse umane, documenti budget, ecc.) e la rappresentazione della situazione dell’intero Portfolio / progetto, producendo reportistica secondo tutte le necessità aziendali. Suo aspetto saliente è stato l’integrazione con gli esistenti sottosistemi informativi d'interesse, di non facile accesso per i Capi progetto: il sistema gestionale contabile, l'eProcurement aziendale e il sistema gestionale delle Risorse Umane. Il Portale è divenuto l'interfaccia Intranet integrata della progettualità anche per le anagrafiche dei progetti, i workflow autorizzativi, i reporting e cruscotti specifici. La procedura è stata utilizzata giornalmente da tutti i << Prev / Next >> La sua composizione (al primo livello) era costituita da 5 aree: Anagrafica di progetto: presentava i dati di base della procedura relativi al progetto comprensivi di link a scheda idea e scheda progetto. Area della conoscenza: racchiudeva tutta la documentazione di progetto (deliverables, documenti di analisi, stime, preventivi, documenti di pianificazione, offerte ed allegati tecnici, ecc.) inserita dal team di lavoro e classificata per tipologie di documento, al fine di poter effettuare ricerche trasversali per argomento, autore, tipo di documento, ecc. Andamento del progetto: attingeva dai sistemi di gestione di rendicontazione delle ore lavorate sia di Banca CR Firenze che dell'eventuale partner informatico, mostrando tutti gli indicatori d'andamento progettuale (stime a finire, % avanzamento lavoro, ETC, CPI, SPI, ecc.) e gestendo tutta la parte dell’inserimento / gestione dei SAP progettuali mensili. Situazione economico / contabile: attingeva dai sistemi gestionali / contabili per mostrare la situazione del budget progettuale (autorizzato, assegnato, speso, fatturato, ecc.) per banca e anno, coerentemente con la situazione degli approvvigionamenti di progetto (quadrante inferiore destro). Approvvigionamento: attingeva dal sistema di eProcurement e di fatturazione passiva tutti i dati relativi alle richieste, buoni d’acquisto e fatture ricevute sul progetto, coerentemente con la situazione contabile del progetto (quadrante inferiore sinistro). 7 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni avanzamento %, CPI e SPI. Anagrafica Documentazione Andamento CRF IG Situazione contabile Approvvigionamento Tutte le macroaree avevano parti di dettaglio per gli stakeholders. Avevano accesso a queste informazioni i team di progetto in modo riservato, salvo che per la documentazione di progetto resa accessibile trasversalmente a tutta la comunità dei Capi progetto. L’area della conoscenza, oltre alle funzioni più propriamente vicine alla gestione documentale (Knowledge management), ha avuto funzioni di raccolta delle esperienze professionali delle singole risorse, che inviava in modo integrato al sistema informatico di gestione del personale, dove vengono inserite nelle schede dei singoli individui (partecipazione nel progetto, ruolo, tempi e valutazioni). Sostanzialmente, l’obiettivo di questa parte era la strutturazione in conoscenza esplicita della conoscenza in forma tacita sviluppata nei progetti dai singoli e dall’organizzazione. Nella parte di dettaglio dell’andamento progettuale era possibile inserire il SAP mensile di progetto, storicizzato nell’archivio. Le informazioni erano date dall’andamento, dai risultati raggiunti, dai prossimi obiettivi, dalla 8 percentuale di completamento, dalla situazione e trend dell'andamento. Gantt in formato MS Project potevano essere allegati. Nel caso il progetto fosse segnalato in ritardo, il CP ne doveva specificare le motivazioni scegliendo fra quelle pre-impostate, in modo che il PMO mensilmente potesse redigere un’analisi delle motivazioni di ritardo complessive a livello di portafoglio, al fine di porre in azione interventi correttivi sui processi sottostanti per quelli con maggiore ricorrenza (si veda il paragrafo dei risultati raggiunti). L’introduzione dei SAP progettuali online ha portato al raggiungimento dello SLA annuale del 90% di SAP ricevuti mensilmente sul totale delle iniziative con una rappresentazione completa in tempo reale della situazione complessiva del portafoglio. Inoltre, nel dettaglio dell’andamento progettuale ogni Capo Progetto di Banca CR Firenze poteva accedere ai dati provenienti dai sistemi informatici del partner informatico, per aver visualizzazione del quadro completo dei dati di andamento dei progetti CRF e delle commesse informatiche collegate: tipologia, referente, stato, data inizio e fine prevista / effettiva, rivisto, lavorato, ETC, scostamento %, << Prev / Next >> A partire dai dati inseriti dai CP nel “portale della progettualità”, il PMO predisponeva mensilmente il documento di reporting per la Direzione, diffuso e condiviso in sede di Comitato di Direzione, al fine di dare visibilità sulle dinamiche del Portafoglio progetti a tutti i manager. Il documento mensile di SAP per la Direzione si completava, inoltre, del monitoraggio dei consumi mensili di budget per singolo progetto e complessivi dell’intero portafoglio visualizzando tramite grafici di sintesi l’andamento del budget progettuale assegnato (riportando il valore del Portafoglio progetti complessivo, cioè di tutti i progetti approvati), del budget progettuale autorizzato (progetti attivi) e del budget progettuale utilizzato. Il documento presentava anche la pianificazione temporale in formato di Master plan complessivo di Gruppo per l’intero Portafoglio progetti, che considerava mensilmente la pianificazione iniziale, lo stato d’avanzamento, i ritardi e le allocazioni delle risorse di tutti i progetti di Gruppo (in corso e da avviare) con evidenza delle commesse collegate. I risultati raggiunti Annualmente il PMO redigeva un documento di sintesi sull’andamento della progettualità dell’anno focalizzato sull’andamento della progettualità in termine d’analisi degli indicatori principali specifici sui progetti. Gli indicatori, adottati dopo un confronto con altre realtà aziendali, erano suddivisi a due livelli: Quadro di governo complessivo della progettualità (indicatori generali sui progetti); Quadro di governo di monitoraggio specifico del PMO (KPI dei processi gestiti dal PMO). Il quadro di governo della progettualità ha evidenziato nel corso Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni degli anni un netto miglioramento degli indicatori di controllo (chiusure nei tempi previsti, ritardi medi, chiusura di budget in linea con previsione, ecc.). L’analisi è stata condotta sull’intero portafoglio progetti e sulla sola parte dei progetti ICT. Per quanto riguarda il corretto funzionamento della struttura del PMO sono stati individuati i processi / sottoprocessi di propria responsabilità, con l’associazione di indicatori quantitativi per la rilevazione del loro andamento. Gli indicatori sono stati oggetto di SLA annuali sia in termini di efficienza (principalmente tempi di workflow nel processo della progettualità) che di efficacia / percezione (livelli di soddisfazione percepita dai clienti interni). In particolare, i KPI relativi all'efficienza erano i tempi di presa in carico della scheda idea / progetto, i tempi di apertura della pre-analisi e le tempistiche delle produzioni dei documenti di SAP mensili; quelli di percezione il grado di soddisfazione dei CP nell'indagine di CustSat annuale, il numero di reclami, il numero di consulenze interne prestate, il coinvolgimento dei CP espresso come % mensile di SAP trasmessi sul totale dei progetti in corso e il livello di conoscenza sulla progettualità. Al fine di permettere il raggiungimento di tutti gli obiettivi sulla progettualità un ruolo fondamentale è stato dato dalla formazione erogata dal PMO verso tutta la comunità dei Capi progetto sulle metodologie e sugli strumenti. Il corso specialistico è stato affiancato dalla preparazione dei manuali sulla progettualità, dalla pubblicazione della “Guida rapida per i CP”, dalla diffusione delle circolari di riferimento e dalla pubblicazione di guide per l’utilizzo di MS Project. L’agenda del corso è stata costruita su un contenuto bilanciato fra teoria (PMBOK®) e pratica (processi aziendali). I risultati raggiunti sulle iniziative sulla formazione di project management sono stati estremamente significativi sia in termini di risultati indiretti sul governo dei progetti che sui feedback diretti, fonte di possibili miglioramenti in azienda, con particolare apprezzamento per l’utilità sul lavoro quotidiano di quanto appreso e condiviso durante le varie sessioni del corso, espresso nelle apposite rilevazioni post-corso. delle cause e delle motivazioni ricorrenti di ritardo progettuale (indicate puntualmente dal CP su una casistica completa), che ha permesso d'intervenire con azioni mirate. In particolare, sono state introdotte metodologie specifiche per la corretta definizione dei requisiti utenti in sede progettuale. Nell’ambito generale aziendale si è, inoltre, quantificato il miglioramento delle conoscenze, metodologie e prassi sulla progettualità, al fine di ricavare linee d’intervento di miglioramento per l’adozione delle successive strategie in ottica di miglioramento continuo. Dopo aver attentamente valutato e confrontato tutti i modelli di autovalutazione sulla progettualità (OPM3, Kerzner, PMMM, ecc.), si è optato per l’utilizzo del Kerzner per la sua semplicità e maggiore adattabilità al contesto aziendale. Il questionario del modello del Kerzner (leggermente adattato) è stato utilizzato a più riprese con periodicità annuale su un campione esteso di soggetti della comunità progettuale aziendale. I risultati raggiunti hanno sempre mostrato negli anni un miglioramento della auto-valutazione per ciascun criterio e nel punteggio globale del modello. Sono stati condotti, infine, benchmark informali sulle valutazioni del Modello con altre strutture aziendali di analoga dimensione. di Alexandra Storari In termini di benefici raggiunti è, inoltre, da evidenziare che i progetti che hanno segnalato ritardo nel corso degli anni sono stati sempre inferiori rispetto all'anno precedente. Al risultato quantitativo raggiunto è da associare una specifica azione migliorativa data dalla conoscenza << Prev / Next >> La progettazione europea Gli strumenti finanziari dell'Unione Europea rappresentano un elemento fondamentale per la crescita economica e sociale dell'Europa. Oltre ai Fondi strutturali (FESR, FSE, Fondo di Coesione), esistono molteplici linee di finanziamento a gestione diretta che possono rappresentare un utile strumento di crescita economica e sociale per enti locali, scuole e istituti di istruzione, organizzazioni no profit, università e centri di ricerca, imprese e sistemi territoriali. La possibilità di accedere a tali Fondi richiede però competenze specialistiche, in grado di orientarsi tra le molteplici fonti di informazione presenti, di sviluppare una valida proposta progettuale, di formulare la richiesta di finanziamento in maniera corretta e di gestire dal punto di vista organizzativo ed economicofinanziario un progetto approvato. Quali sono tali competenze? In Italia, se da una parte si sta, per fortuna, diffondendo sempre più la consapevolezza del ruolo del Project Manager come figura chiave per operare in maniera corretta sul piano dei processi e dei servizi all’interno delle imprese e delle organizzazioni, dall’altra parte appare ancora incerta e nebulosa la figura dell’European Project Manager, ossia di quella 9 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni professionalità che si occupa di progettare, realizzare, coordinare progetti complessi cofinanziati dall’Unione Europea. Forse non tutti sanno che i metodi e gli strumenti di lavoro del Project Manager specializzato in progetti europei si basano sul Project Cycle Management, che, adottato dalla Commissione Europea sin dal 1992 nel settore della cooperazione allo sviluppo, rappresenta una serie di strumenti e metodologie necessari per una corretta, efficiente ed efficace progettazione, realizzazione e gestione dei progetti comunitari. Un corretto approccio alla progettazione e gestione dei progetti finanziati dall’Unione Europea parte dall’assunto che, se un progetto può essere definito come “un insieme coordinato di attività volte a raggiungere specifici obiettivi in un arco temporale delimitato e con risorse e budget definiti”, il progetto europeo ha come caratteristiche ulteriori, proprie e uniche: - la necessità di fondarsi su un partenariato internazionale (da cui la necessità di gestire gruppi di lavoro vasti e distanti fisicamente tra loro), - di possedere un valore aggiunto a livello europeo (in termini di individuazione di problemi comuni e proposizione di azioni, valori, buone prassi condivise a livello culturale, sociale e politico sull’intero territorio europeo). - e infine di presentare elementi di innovatività rispetto a progetti preesistenti (in termini di metodi utilizzati, buone prassi definite, obiettivi e risultati raggiunti). Un progetto europeo è in primo luogo la sfida nel lavorare su bisogni comuni tra staff di diversi Paesi: paradossalmente, al di là del settore di intervento (dalla cultura all’ambiente, dall’istruzione e formazione all’integrazione sociale, dal settore ICT alle PMI, ecc.), ciò che qualifica un progetto europeo è la 10 realizzazione e la condivisione di un metodo di lavoro progettuale comune, di un’integrazione tra modi di operare diversi, di una tendenza graduale a una uniformazione di strumenti, metodi, prassi. Il primo punto fermo da cui partire per una corretta progettazione europea è sapere che il progetto ha un suo ciclo di vita, suddiviso in: Programmazione, Identificazione, Formulazione, Finanziamento, Implementazione e Valutazione. In questo articolo ci soffermeremo innanzitutto sulle prime tre fasi, fino alla formulazione finale della proposta progettuale. Con la programmazione si intende l’analisi del contesto di riferimento e la scelta dei principi, delle linee guida e delle macroaree (il piano strategico), mentre con la fase di identificazione si fa riferimento alla selezione delle opzioni/idee progettuali da approfondire (studi di prefattibilità). In questa prima parte gli staff di progetto dei Paesi partner condividono l’area di intervento e l’idea progettuale da proporre. È una fase fondamentale, spesso sottovalutata a livello italiano, in cui è necessario verificare le possibili alternative operative di risposta a uno o più problemi, propri del settore di riferimento (cultura, ambiente, formazione, ecc.) e selezionare insieme la/le soluzione/i proposte. Questo momento di negoziazione permette non solo di individuare la proposta progettuale comune più consona e completa rispetto alle diverse realtà europee, ma anche di stabilire una condivisione iniziale sulla proposta in sé, fondamentale per la successiva coesione del team di progetto che dovrà eventualmente operare insieme in caso di successo della proposta progettuale e della sua relativa implementazione. La fase di analisi delle diverse idee progettuali si basa su alcuni strumenti << Prev / Next >> fondamentali: la mappa degli stakeholder, l’albero dei problemi e l’albero degli obiettivi. L’analisi degli stakeholder (o Mappa) rappresenta in maniera completa la rete di interessi che interagisce con il progetto, mettendo in luce la posizione di ciascun soggetto. Essa illustra in maniera grafica i project partner (coloro che intervengono direttamente nella realizzazione del progetto, contribuendo alla realizzazione delle attività e al raggiungimento degli obiettivi) e i beneficiari, che si suddividono a loro volta in target group (coloro che sono direttamente coinvolti nella fruizione dei prodotti/servizi del progetto), in beneficiari diretti (la categoria specifica che beneficerà degli obiettivi del progetto), e in beneficiari indiretti (coloro che beneficeranno del progetto sul lungo periodo e in maniera indiretta). L’albero dei problemi permette di ricostruire la situazione problematica cui si intende dare, anche parzialmente, risposta. Spesso viene utilizzato l’approccio del brainstorming al fine di ricostruire la rete dei problemi di una situazione, definita attraverso la raccolta dei punti di vista dei partecipanti componenti il gruppo di lavoro. È da questa fase, ossia dall’individuazione ed esemplificazione grafica delle cause e degli effetti del problema individuato, che si può passare, con un rovesciamento positivo, ad individuare i mezzi e i fini che permetteranno la risoluzione, seppur specifica e parziale, del problema dato. L’albero degli obiettivi rappresenta difatti la situazione futura conseguente alla soluzione dei problemi rilevati. Analisi degli stakeholder, albero dei problemi e albero degli obiettivi sono i tre strumenti che permettono alla fine di individuare la precisa area di intervento, il problema specifico a cui la proposta progettuale vuole dare Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni risposta. Si ha cioè la definizione dei confini del progetto, l’individuazione degli obiettivi realisticamente raggiungibili. Per la cultura italiana, intesa come approccio alla realtà, che spesso soffre di approcci globali, che tende a presentare soluzioni risolutive di grandi macro-problemi, questa fase è difatti innovativa. Contro il gigantismo, e con esso l’impossibile proposta di grandi palingenesi, vi è, più umilmente, un approccio minimale, concreto, specifico e dai contorni definiti, che non si propone di risolvere il problema, ma semplicemente di offrire il suo contributo per una parziale, eppur importante, risoluzione di parte di esso. Tale azione avviene in maniera dialettica rispetto al programma comunitario scelto e al bando (call for proposal) individuato. L’idea progettuale deve difatti essere collocata all’interno di una serie di indicazioni e di vincoli, dati alla linea di finanziamento prescelta, da cui non si può ovviamente prescindere. Definita l’area di intervento, la fase di progettazione continua con il Logical Framework che permette di individuare gli obiettivi generali di medio-lungo periodo, gli obiettivi specifici del progetto, i risultati attesi e le attività. Questi elementi, che compongono la logica di intervento complessiva della proposta progettuale, devono essere correlati a indicatori e fonti di verifica, ossia al sistema di valutazione previsto dal progetto, e all’insieme degli assunti e delle condizioni, vale a dire le condizioni esterne che possono influenzare il raggiungimento delle diverse categorie di obiettivi e le condizioni ambientali non controllabili che si devono realizzare affinché il progetto abbia successo e che, in quanto tali, permettono di definire il piano dei rischi. È bene sottolineare che solo dopo aver concluso anche questa fase, si può passare alla formulazione, ossia alla redazione formale della proposta progettuale per richiedere il finanziamento, alla compilazione dell’application form. Un errore frequente, da parte di chi si approccia alla progettazione europea senza usare la metodologia del Project Management, consiste nell’affrontare subito il formulario. In realtà, come si è visto, solo dopo aver fatto chiarezza sull’idea progettuale da proporre, sugli obiettivi da raggiungere, sulle attività e sui risultati attesi da conseguire, si può affrontare in maniera consapevole il formulario. In altri termini, l’application form non è lo step iniziale, bensì il momento finale della fase progettuale. All’interno del formulario ritroviamo due strumenti tipici del PM, ben note in ambito PMBOK®. Infatti, le azioni definite in maniera sintetica nel Logical Framework, vengono ora specificate all’interno della WBS (Work Breakdown Structure), definibile come il raggruppamento gerarchico del lavoro del progetto orientato ai deliverable. All’interno della WBS le attività sono suddivise in Work Packages, ossia in pacchetti di attività, risorse e mezzi tra loro coerenti e necessari per il raggiungimento di specifici risultati, secondo un livello gerarchico di importanza e in riferimento ai deliverable, ossia all’oggetto materiale o immateriale prodotto come risultato di una attività del progetto. temporale sono infatti delineate le attività e la loro lunghezza interpreta esattamente la loro durata in termini di tempo. In questo modo, si ha una rappresentazione facilmente leggibile della programmazione temporale del progetto. A questo punto si hanno tutto gli elementi per produrre l’ultimo tassello della proposta progettuale, ossia il piano economico-finanziario. Come abbiamo cercato di illustrare, la progettazione europea non è un’operazione intuitiva, in balia di apprendisti stregoni, ma è invece basato su una metodologia strutturata. Riteniamo che sia importante il suo ancoraggio forte e deciso al metodo e alla comunità professionale del Project Management. Solo in questo modo sarà possibile qualificare la figura professionale e operare in maniera decisa, efficace ed efficiente in un settore in grande espansione e rilevanza come quello dei fondi diretti dell’Unione Europea. Il secondo strumento è rappresentato dal diagramma di Gantt, che è la griglia rappresentativa della variabile “tempo”. Permette di visualizzare in modo immediato e chiaro le diverse attività progettuali con i relativi tempi di esecuzione e l’ambito temporale richiesto per la realizzazione completa del progetto. Su di un asse << Prev / Next >> 11 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Risolvere i problemi: le leve a disposizione del Project Manager di Gianni Papa PMP® Introduzione Tutte le strade percorse dal Project Manager nello sviluppo dei progetti sono lastricate di problemi da risolvere. Lo standard PMCDF Project Manager Competency Development Frame - di PMI®, al capitolo 3, punto 10.0 “Effectiveness”, riporta: “Produces desired results by using appropriate resources, tools and techniques in all project management activities”. L’elemento 10.1, dedicato proprio a “Resolves project problems”, illustra criteri e tipologie di evidenze per questo ambito di lavoro. Per risolvere i problemi, il Project Manager deve saper individuare e applicare le tecniche più appropriate; l’esperienza e le tecniche di Problem Solving ci aiutano nel trovare e dare buone risposte ai problemi, ma poiché a un problema si possono dare soluzioni a vari livelli d’intervento, spesso ci chiediamo se le soluzioni che stiamo adottando siano le migliori e le più adeguate allo specifico contesto. Un caso esplicativo Il racconto che segue riassume in un caso piuttosto semplice i diversi modi di affrontare un problema, evidenziando i possibili livelli d’intervento. Lo stesso schema si può applicare altrettanto bene anche ai problemi che incontriamo nell’esecuzione dei progetti o a questioni ben più rilevanti, quali le emergenze meteorologiche e ambientali o le questioni sociali. 1) Una mattina della scorsa settimana mi recai a prendere l’auto nel box e trovai una gomma a terra. Dopo un commento a voce sommessa sul 12 cattivo inizio della giornata, mi misi a cambiarla e, mentre stavo riponendo la gomma forata nel bagagliaio, uno dei miei vicini mi salutò dicendomi che la stessa cosa era capitata anche a lui il giorno prima e proprio nello stesso posto. Abbiamo dato la stessa risposta al problema con un intervento di rimedio: un’azione di ripristino (il cambio della gomma) sulla conseguenza percepita (la foratura). 2) L’osservazione della coincidenza ( valore dell’informazione in più) ci fu da stimolo nel fare un sopralluogo al tratto di percorso comune dal cancello d’ingresso alla rampa di accesso ai box, ove scoprimmo che una delle grate di drenaggio dell’acqua aveva una vite di fissaggio sporgente, proprio nel tratto su cui passavano le ruote delle auto. Il vicino disse che sarebbe stato attento a non passarci più sopra; io risposi che ciò avrebbe evitato altre forature solo a noi che sapevamo del rischio, mentre quella vite avrebbe potuto causare ancora danni ai coinquilini. Egli decise di mettere un vecchio scatolone sopra la vite come segnale di avvertenza per gli autisti. Il mio vicino aveva trovato un’altra risposta al problema con un intervento sulla procedura: la modifica del percorso da seguire per arrivare ai box evitando il contatto con la causa fisica. 3) Avvisammo l’amministratore del condominio e in poche ore un fabbro eliminò fisicamente la vite, causa delle forature. In tal modo la procedura di accesso ai box poteva rimanere invariata. Questa soluzione implicò il costo dell’intervento del fabbro ma si rivelò più duratura e meno rischiosa della precedente. La modifica della procedura d’ingresso ai box era già una buona soluzione del << Prev / Next >> problema anche se temporanea; non avrebbe, infatti, evitato altre forature se lo scatolone fosse stato rimosso e se, per disattenzione, qualche ruota fosse ancora passata su quella vite. È stata data una risposta al problema con un intervento sulla struttura: modificando la griglia con l’eliminazione della causa fisica delle forature. 4) Con l’eliminazione di quella vite non eravamo però ancora certi che il problema fosse stato risolto del tutto e che non potesse ripresentarsi nel futuro; la sera stessa parlai ancora con il vicino e concordammo che alla successiva assemblea condominiale avremmo proposto all’amministratore di programmare delle ispezioni periodiche alle grate per verificarne lo stato, anche se sapevamo che altri condomini avrebbero ritenuto inutile quella spesa perché non comprendevano il senso di un’attività preventiva (“Trovata e tolta la causa delle forature, perché spendere tempo e denaro per cercarne altre ?”). Il controllo periodico della grata è un buon metodo per verificarne lo stato e poter così intervenire prima che altre sporgenze causino nuove forature. L’accettazione da parte degli altri condomini di questa verifica periodica è la risposta con un intervento sui modelli mentali: viene riconosciuto il valore della prevenzione e ciò permette di accettarne i relativi costi. I livelli di intervento sui problemi Ecco i quattro livelli su cui è possibile impostare la ricerca e l’attuazione della soluzione a un problema: Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni 1) L’adozione di un rimedio. 2) La modifica di una procedura. 3) Una modifica della struttura/organizzazione. 4) Un intervento sui modelli di comportamento/mentali di riferimento. Il Project Manager opera su progetti che servono per realizzare qualcosa utile a soddisfare una necessità che è spesso un’aspettativa generata dai modelli con cui simuliamo la realtà. I modelli sono la risultante di un processo formativo ( i valori di riferimento) e di esperienze ( le conoscenze e le informazioni acquisite). È proprio sulla base di questi modelli che vengono realizzate delle strutture (organizzazioni, impianti, macchine, oggetti, …) finalizzate a produrre e a realizzare qualcosa. Una volta costruite, le strutture vengono fatte funzionare secondo procedure stabilite in base a come le strutture stesse sono state realizzate per generare oggetti ed eventi che noi percepiamo come “prodotti”. Questo schema può quindi essere assunto come paradigma per impostare le soluzioni dei problemi. Qual è allora la migliore risposta che il Project Manager può proporre per risolvere un problema? Qual è il livello più opportuno per intervenire? La risposta non è univoca e dipende dal contesto: ciò che possiamo fare è cercare di dare la migliore risposta al livello più opportuno. Con riferimento al racconto, se avessi forato in un luogo sconosciuto la sola soluzione che avrei adottato sarebbe stata l’adozione di un rimedio, perché in quel contesto il cambio della gomma sarebbe stata la migliore soluzione secondo una valutazione dei rischi e del rapporto costi/benefici. L’ambito migliore in cui concentrare la nostra attenzione può essere proprio suggerito da un’analisi del rapporto tra costi e benefici e tra rischi e opportunità. Ricordate la prima chiacchierata con il vicino che aveva anche lui forato? Un prezioso aiuto nella scelta del tipo di risposta da dare a un problema (intendiamo come tale lo scostamento tra la situazione attuale e quella attesa) è dato dalla quantità e dalla qualità delle conoscenze che abbiamo sulla situazione attuale, su quella attesa e sulla loro distanza. Maggiori e migliori sono le informazioni disponibili e più alta è la probabilità di aver successo perché può essere possibile cercare e individuare soluzioni disponibili solo a un livello superiore. modelli di comportamento / mentali. Nella ricerca della soluzione, man mano che spostiamo l’attenzione a un livello superiore, possiamo solitamente riscontrare un aumento dei costi correlati a quel livello di soluzione in termini di tempo, risorse e informazioni necessarie. La “leva” sull’efficacia delle nostre azioni per risolvere il problema, intesa come potere risolutivo dimensionato sulle risorse disponibili, è indubbiamente spostata a favore di soluzioni a livello alto, del tipo “modelli di comportamento/mentali”: se abbiamo tempo e risorse disponibili possiamo puntare a questo tipo di soluzioni. L’azione sui modelli di comportamento/mentali comporta solitamente un migliore ritorno dell’investimento sulla soluzione; servono però: un adeguato livello culturale per avere la capacità di analizzare la situazione, capire le possibili evoluzioni e prevederne lo sviluppo, e infine per proporre quel tipo di soluzioni, un adeguato livello di credibilità per poter dare efficacia alle soluzioni proposte, risorse disponibili e sufficienti. Conclusioni: Il Project Manager deve saper valutare e poter operare con tutte le tipologie di soluzioni; come il buon medico, che deve saper educare alla profilassi ( azioni sui modelli di comportamento / mentali) ma deve anche saper intervenire d’urgenza ( azioni con rimedi). Anche se spesso è sufficiente rispondere a un problema con un rimedio, il Project Manager deve sapere che ci sono diversi possibili livelli per impostare la risposta da dare a un problema. L’efficacia della soluzione (effetto leva) aumenta elevando il livello della soluzione: dal rimedio alla modifica della procedura, alla modifica strutturale, al ricorso a diversi << Prev / Next >> Elevando il livello della soluzione possono aumentare i costi per le risorse da dedicare alla soluzione del problema. Il costo può non essere monetizzabile; ad esempio, può essere associato ai tempi per lo sviluppo culturale dei modi di pensare con la formazione (per molte persone non è intuitivo il fatto che una costosa manutenzione possa essere più conveniente della somma dei costi di “n” rimedi…). 13 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Eventi Progetti e complessità 2012 Big data e social mining: nuove leve per il governo dei progetti Milano, 9 novembre 2012 di Enrico Zanolin PMP® L’evento, tenutosi a Milano venerdì 9 novembre 2012, si pone in continuità con analoghi incontri svoltisi ogni anno a partire dal 2008, sul tema della complessità nei progetti, e che ha visto di recente la pubblicazione del libro “Projects and Complexity” da parte del gruppo internazionale Taylor & Francis. L’evento ha riscosso un enorme successo di pubblico; la Sala Colucci presso l’Unione Confcommercio Milano era gremita di partecipanti e già nel primo giorno dall’apertura delle iscrizioni è stato subito raggiunto il tetto massimo di iscritti. I Big Data sono stati il tema centrale di questa quinta edizione : enormi masse di dati che, al di là del loro scopo originario, si possono rivelare fonti di conoscenza utili al governo del progetto. Il tema è emergente in questo periodo; basti pensare che lo stesso giorno dell’evento, su “Il Sole 24ORE”, è stato pubblicato da Pietro Formica un articolo dal titolo “Il successo di Obama: I Big Data”, che descriveva come l’analisi dei Big Data sia stata una delle armi vincenti per la vittoria del Presidente Obama alle elezioni presidenziali americane. La sfida di questo evento era dunque scoprire come nel materiale digitale 14 accumulato da chi lavora su un progetto si nascondano conoscenze inattese. Pensiamo ad esempio a come utilizzare delle semplici tracce che sono prodotte, anche involontariamente, durante la vita del progetto, dati a partire dai quali può essere dedotto come “riassettare la rotta” verso lo scopo. Pensiamo alle reti sociali che possono emergere dallo scambio di e-mail, o alle parole chiave che emergono dalla lettura di verbali, etc. Al guidare il tutto c’era Francesco Varanini, ispiratore e mentor del progetto di ricerca che il NIC sviluppa da anni sul tema della complessità. Francesco ha illustrato il significato dei Big Data: volumi di informazioni in costante aumento che non possono essere gestiti utilizzando applicazioni analitiche e sistemi di data warehouse tradizionali (un esempio è costituito dai dati correlati alle informazioni di Facebook e Twitter). L’interesse per i Big Data scaturisce dal fatto che la cattura e l’analisi di questi dati possono portare vantaggi enormi in termini di processi decisionali. Il problema di fondo è la complessità che si cela dietro queste operazioni, complessità che supera i limiti attuali delle piattaforme e dei sistemi dedicati alla gestione e all’analisi dei dati. L’evoluzione tecnologica sta, però, rendendo possibile ciò che una volta era impossibile, consentendo di raggiungere maggior efficienza e produttività. I Big Data pertanto possono offrire eccellenti opportunità di creazione di valore per il business. Protagonista del primo intervento è stato Emmanuele Chersoni, ricercatore dell’Università di Pisa. << Prev / Next >> Emmanuele ci ha illustrato il suo progetto di ricerca “LETTERATURA E RETI SOCIALI”: la teoria delle reti applicata all’ambito letterario. Il suo progetto scaturisce dal crescente interesse nello studio delle reti complesse, dove una rete è vista come un particolare pattern di interconnessioni fra un set di oggetti. Esistono numerosi fenomeni la cui struttura è pensabile come una rete. Alcuni esempi sono la rete delle pagine del World Wide Web, la "blogosfera", le reti di interazione fra molecole, o le reti delle relazioni fra individui all'interno di una comunità. Nel suo progetto Emmanuele è andato ad analizzare le reti sociali presenti in due importanti poemi del Cinquecento: L'“Orlando furioso”, poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, e “La Gerusalemme liberata”, poema epico di Torquato Tasso. I due capolavori di Ariosto e Tasso sono spesso analizzati nei termini dell'opposizione romanzo vs. poema epico. Se al mutamento del genere facciamo corrispondere anche un mutamento nella struttura narrativa, è possibile ipotizzare che questo sia in Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni inoltre ben rappresentati i gruppi di cui ha fatto parte, dalla scuola fino all’università, e il tipo di legame tra ciascun gruppo. qualche modo visibile nella rete sociale formata dai personaggi. Emmanuele ha codificato tutte le interazioni fra i personaggi, ottenendo le reti presenti all’interno dei poemi. Le reti, come si può vedere dai grafi, sono molto diverse fra loro, il modello "additivo" del Furioso è tipico del romanzo cavalleresco e il modello "a rete centralizzata” della Gerusalemme rispecchia invece il modello del poema epico-eroico. Dal progetto di Emmanuele è ben visibile come l'informazione viaggia più velocemente nella rete più tendente alla centralizzazione. Nodi di grado molto alto che "coordinano" l'attività di altri (gruppi di) nodi, altrimenti separati. Da ciò si può intravedere l’importanza del compito del Project Manager: quello di fare da raccordo e da collante fra gruppi di personaggi che altrimenti vivrebbero avventure "sconnesse". Il secondo intervento, condotto da Simone Ferrucci, ha invece riguardato il Social Mining: l’analisi delle relazioni che caratterizzano un gruppo. Il punto centrale è come si codificano le relazioni. Le reti possono infatti rappresentare: Relazioni parentali, Amicizie, Movimento sul territorio, Organizzazione della società. Queste relazioni si possono esprimere tramite archi e nodi che successivamente vengono analizzati tramite Clustering. Con Clustering s’intende un insieme di tecniche di analisi di gruppi volte alla selezione e al raggruppamento di elementi omogenei in un insieme di dati. Simone ci ha mostrato l’insieme di dati che si possono estrarre da social network quali Facebook e Twitter e ci ha mostrato un esempio concreto di Clustering della propria rete di Facebook. Usando il programma open-source Cytoscape, egli ha realizzato il grafo rappresentante le relazioni di amicizia del suo profilo Facebook. Nel grafo erano ben visibili i nodi più importanti: le persone più importanti nella sua rete e quindi della sua vita. Erano << Prev / Next >> Tramite questo esempio risulta ben chiaro come una rete non è mai statica, ma è in continua trasformazione: si creano e muoiono archi, mentre alcuni nodi diventano più o meno autorevoli; così come in un progetto gli obiettivi e le criticità possono cambiare priorità. La rete può rappresentare l’intera Organizzazione: il cluster centrale della rete può essere visto come il Project Team, quello secondario come la produzione o un fornitore, il 3° cluster, quello più distante, mette in evidenza dei problemi di comunicazione sui quale il Project Manager deve concentrarsi. Marco Guerini, autore del quarto intervento, ci ha introdotto ai segreti del linguaggio persuasivo e ai Big Data. In particolare Marco ci ha mostrato come dall’analisi delle dinamiche linguistiche e sociali è possibile costruire il consenso e la diffusione di un’informazione in un dato contesto. Marco ci ha illustrato quali sono gli indicatori che misurano il consenso, gli indicatori di diffusione, come i buzz, e le metodologie per misurare il grado di persuasività di un testo. Successivamente si è soffermato sui 5 elementi fondamentali necessari per creare consenso e diffusione: 1. Chi diffonde il contenuto: esempio lampante è il video della canzone GANGNAM STYLE, che ha collezionato 300 milioni di visualizzazioni su YOUTUBE in meno di tre mesi. Sicuramente un grosso contributo l’ha ottenuto grazie al post del Presidente Barack Obama. 15 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Concludendo, per capire come fanno i contenuti a catalizzare il consenso e come fanno a diffondersi, dobbiamo guardare al CHI, al COSA e al COME; a seconda del COME possiamo ottenere risultati molto diversi. 2. Quando il messaggio viene diffuso: esistono orari migliori e peggiori per postare un’informazione a seconda del tipo di risultato che si vuole ottenere (leggere o approfondire). 3. Eventi: anche gli eventi che si susseguono prima o dopo il post sono importanti. L’esempio che ci è stato mostrato è quello della parola “guerra” e del suo utilizzo prima e dopo il 9/11. Prima veniva spesso usata da G.W.Bush per strappare applausi dopo assolutamente NO. 4. Cosa dice il messaggio: a volte per dare maggiore risalto a un post è sufficiente aggiungere al messaggio un elemento grafico che attira maggiormente l’attenzione. 5. Come lo dici: un testo emotivo è solitamente più virale. PRIMA DOPO L’Ing. Marco Lisi, membro dell’Agenzia Spaziale Europea e uno dei padri del progetto europeo di localizzazione satellitare Galileo, ci ha infine illustrato il ruolo e l’importanza dei Big Data nella gestione dei grandi progetti. I Big Data sono basi di dati tanto grandi e complesse da richiedere strumenti di processamento e gestione non convenzionali; il trattamento adeguato di queste immense miniere di dati, attraverso tecnologie di calcolo e software avanzati, promette di far sgorgare preziose sorgenti di nuova conoscenza. La gestione dei progetti richiede oggigiorno l’adozione di approcci concorrenti e cooperativi e può pertanto beneficiare di tecnologie in grado di estrarre informazione e conoscenza da basi di dati relative ai progetti stessi: email, blog aziendali e di progetto, archivi fornitori, siti web, CRM, PLM, ERP, etc. Negli ultimi anni l’evoluzione dei progetti è stata caratterizzata da una serie di fattori al contorno critici: - prodotti/servizi sempre più complessi e “network centrici”; - aumento della competitività del mercato; - riduzione del “time to market”; - alto tasso d’innovazione tecnologica; - aumento della probabilità di parziale o totale insuccesso. Quanto sopra chiarisce l’adozione di un approccio tecnico maggiormente sistematico (“Systems Engineering”), l’organizzazione delle attività in 16 << Prev / Next >> modalità concorrente (“Concurrent Engineering”) e collaborativa (“Collaborative Engineering”), l’adozione di una prospettiva “Through Life”, estesa all’intera vita del prodotto/sistema. Un “large and complex system” è un sistema composto da un grande numero di elementi interconnessi, spesso sviluppati e basati in disperate parti del mondo, che interagiscono dinamicamente, manifestando “emergent properties”, come appunto il “Galileo system architecture”. Per questi progetti si rivela fondamentale il fattore “C”, C come Comunicazione. Thomas Malone (professore al MIT), nel suo libro “The Future of Work” ha scritto che ogni rivoluzione economica e sociale nella storia dell’umanità è stata provocata principalmente da un fattore: la tecnologia delle comunicazioni e il suo costo. Malone afferma che il costo rapidamente decrescente delle comunicazioni sta permettendo un cambiamento nelle organizzazioni tanto profondo quanto lo è stato il passaggio alla democrazia nei governi. Per la prima volta nella storia sarà possibile avere il meglio dei due mondi: le efficienze e le economie di scala delle grandi organizzazioni e i benefici umani delle piccole organizzazioni quali libertà, motivazione e flessibilità. Mentre progetti e sistemi evolvono, l’impresa tradizionale esperimenta un cambio di paradigma rivoluzionario, diventando essa stessa “network- Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni centrica”. Tale impresa si distingue per le seguenti caratteristiche: - Il suo perimetro si estende ai clienti, ai partner e ai fornitori. - La linea di demarcazione fra se stessa e i competitor si fa sfumata. - La conoscenza viene condivisa senza barriere culturali e organizzative. - Gli approcci collaborativi pilotano l’innovazione nonostante la resistenza dell’organizzazione formale. Il vantaggio competitivo dell’azienda deve essere quindi trovato nel knowhow, nelle proprietà intellettuali, nelle relazioni commerciali e industriali. Nell’economia della conoscenza assume fondamentale importanza il fattore umano; le risorse umane sono il patrimonio più prezioso di un’azienda. Ed è proprio l’evoluzione dei sistemi e dei progetti a suggerire nuovi approcci di gestione, basati su criteri di concorrenza e cooperatività inter e intra aziendali. Una nuova visione degli asset aziendali propone inoltre ai Project Manager obiettivi che vanno al di là della tradizionale triade: performance, tempo e costo. Un uso intelligente dei Big Data, reso possibile dal progresso informatico, apre nuove frontiere nel campo della ricerca, dell’impresa e del management. Il Project Manager “illuminato” favorirà occasioni formali e soprattutto informali attraverso le quali ricavare informazioni sullo stato del suo progetto. superare la differenza tra problema e progetti. Il Project Manager deve essere infatti visto come il nodo centrale della rete, che da un lato è un bene, in quanto è colui che gestisce la comunicazione , mentre dall’altro ha una vastità d’informazione da gestire e ciò gli può creare problemi. In questo caso può risultare fondamentale il contributo del PMO che ha il compito di raccogliere e gestire questi dati e facilitare i compiti del Project Manager. Dall’analisi dei Big Data il Project Manager può, infatti, comprendere l’andamento del progetto andando a confrontare i cluster (di solito evidenziati a destra su un sito come le parole più ricercate) e le parole presenti nei verbali del progetto; o può usarli per capire come creare un corretto piano di comunicazione. La cattura e l’analisi di questi dati possono pertanto portare vantaggi enormi in termini di processi decisionali, consentendo di raggiungere maggior efficienza e produttività nella gestione dei progetti. Della conclusione dei lavori se ne è occupato Walter Ginevri, Presidente del PMI-NIC che, dopo i dovuti ringraziamenti agli speaker, ha effettuato una rapida analisi dei concetti emersi. I Big Data consentono un’esplorazione su tutto ciò che non si vedeva e un nuovo approccio al problem solving, consentendo di Verona, 23 novembre 2012 Università di Verona, Silos di Ponente Progettando 2012 Approcci e metodologie di Project Management in diversi settori e aree di Cristiano Ottavian Continua la serie positiva di appuntamenti annuali di “Progettando”, giunta con l’edizione del 23 novembre 2012 alla settima edizione, e che, come sappiamo, ha << Prev / Next >> visto sorgere un omologo appuntamento anche nel Nord-ovest. La collaudata formula di rassegna di esperienze di progetto, diversissime tra loro, narrata dai Project Manager o da membri dei team di progetto, risulta piacevole, accattivante, stimolante. Personalmente seguo “Progettando” dal 2010 e quest’anno ho particolarmente apprezzato, nella documentazione consegnata ai partecipanti, un piccolo fascicolo in cui sono riportati sintetici racconti delle edizioni precedenti. La giornata, come ormai recente consuetudine, ha preso vita nel suggestivo salone del Silos di Ponente, una delle sedi dell’Università di Verona. Condotto con passione da Walter Ginevri (Presidente PMI-NIC), e da Alberto Roveda (Responsabile Branch Veneto), dopo i saluti e ringraziamenti di rito, l’evento si è sviluppato in 3 parti a tema, intervallate dalle pause coffee e lunch, ed evidentemente apprezzate dalla numerosa platea, considerate le domande e gli approfondimenti che hanno concluso ogni sessione. Il primo gruppo di interventi, legati al tema “Project Management: timone del progetto tra strettoie e turbolenze”, ha visto Claudio Modena (Ordinario di tecnica delle Costruzioni dell’Università di Padova) e Giorgio Marchi (Direttore Tecnico IES s.r.l.) raccontarci in due riprese l’origine, l’evoluzione e la metamorfosi (non ancora ultimata) dell’ex cella frigorifera dei Magazzini Generali di Verona a diventare una zona culturale, gestendo la committenza, la ridefinizione dei requisiti e dei vari stakeholders. Da un progetto di riqualificazione urbanistica a uno aziendale, e nello specifico una media azienda del settore automotive. Mauro Pizi (Direttore Operation Vimercati) ci ha 17 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni spunto da un’indagine condotta nello scorso aprile da Vittorio e sarà certamente per il PMI-NIC un’occasione preziosa per far apprezzare i vantaggi dell’adozione delle migliori pratiche PMI® di gestione progetti. narrato dalla viva, ironica e talvolta pungente voce di un “protagonista”, l’introduzione e la diffusione in azienda della mentalità del Project Management. La concretezza e schiettezza, nonché alcune battute di vita vissuta aziendale, hanno catturato la platea che sembrava immedesimarsi nei vari passaggi dell’intervento. Possiamo considerare sempre automotive il terzo intervento, ma di tutt’altro stampo. Giorgio Colombo (Direttore Marketing di Skoda Italia), ci ha svelato i retroscena (visto il contributo multimediale a supporto, è proprio il caso di dirlo!) della sponsorizzazione Skoda del Giro d’Italia di ciclismo. Sono stati particolarmente interessanti, e talvolta curiosi, i numeri e le informazioni del progetto che la platea ha avuto modo di apprezzare in tutta la sua complessità. La seconda sessione ha proposto due contributi molto diversi tra loro, ma accomunati dal tema “PMO e Direzione dei progetti: illuminare per vedere, vedere per governare”. Marco La Manna (Responsabile PMO di Telecom Italia) ha illustrato efficacemente l’organizzazione attuale, ma anche come sia stato voluto, creato e consolidato il PMO che dirige. L’audience ha potuto comprendere il valore del PMO in una grande organizzazione, valore che si esplicita proporzionalmente alla qualità dei fattori interni, le caratteristiche, le metodologie e le direttrici d’azione. Meritevole di attenzione è stata la precisa descrizione della struttura di reporting ai vari livelli, con definizione di cruscotti, schede di sintesi e di dettaglio, unite a una coordinata e attenta visibilità esterna. 18 Molto diverso è stato l’intervento dell’Ufficiale Superiore della Guardia di Finanza Luigi Galluccio che ha condotto la platea a considerare il Project Management all’interno della Pubblica Amministrazione, e nello specifico nel corpo della Guardia di Finanza. Il Project Management deve incontrarsi (e talvolta scontrarsi) con la già presente e imperante disciplina militare, manifestando alcuni limiti, ma fortunatamente anche dei vantaggi. È risultata particolarmente esilarante l’escalation di comportamenti associati ad alcune fasi della conduzione di progetti: “Entusiasmo, confusione, disorientamento, ricerca del colpevole, punizione dell’innocente, … premiazione ai non partecipanti”! Riprendendo i lavori dopo il pranzo, momento di aggregazione e confronto, sono stati consegnati dei riconoscimenti dal PMI-NIC ai Diplomati del Master MPM dell’Università di Verona e a colui che è stato nominato Project Manager dell’anno, ovvero Vittorio Collovati, ideatore e promotore di un progetto che vedrà la collaborazione fra il PMINIC, l’Azienda Trasporti Verona e il Comune di Verona. Si tratta di SmileLine, un’iniziativa con la quale ATV prevede di attrezzare una delle linee del servizio urbano con tutti i necessari accorgimenti per offrire: più facilità di accesso ai disabili, migliore informazione e confort oltre alla maggiore semplicità di acquisto biglietti in vettura. Il progetto ha preso << Prev / Next >> La terza sessione si è sviluppata in coerenza al tema “Passo sicuro su terreno ripido: Project Management e gestione di rilevanti complessità”, in cui al primo intervento Giovanni Bruno (Direttore Progetti speciali di Sky-Sport) ci ha riportato con la memoria a rivivere le emozioni delle Olimpiadi Estive di Londra 2012. La descrizione del progetto, dalle sue ipotesi iniziali ai resoconti finali, con i dettagli dei numeri di persone coinvolte, locations, ore di diretta trasmesse, ecc…, ha evidenziato come la baseline di progetto, dotata di una rilevante complessità, sia stata gestita al meglio. Il team, già “avvezzo” alle Olimpiadi Invernali, ha sfidato una nuova S-curve, molto impegnativa in termini di risorse, di motivazione e di aspettative. Come tutti sanno è diventata un successo, ricco di sperimentazioni, soprese ed emozioni, ri-vissute dalla platea anche grazie al video proposto. Nel secondo intervento Aldo Scarpa (professore Ordinario di Anatomia Patologica) ha reso edotti i partecipanti di cosa accada nel mondo della ricerca scientifica internazionale, ma soprattutto di come il Project Management possa esprimere un nuovo e inconsueto approccio alla materia, facendo sortire risultati (migliori), in termini di qualità, costo e tempo. Il commento finale del Project Manager di origini irlandesi che ha affiancato il Professor Scarpa in quest’avventura, è stato uno splendido esempio della professionalità del PM e di come l’elemento femminile sappia coniugare comunicazione e determinazione. Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Nell’ultimo intervento è stato possibile ammirare la passione, il coraggio, il sacrificio, la pazienza e infine l’amore per la montagna di Nicola Tondini (Guida Alpina), che con due compagni di cordata ha aperto una nuova via con difficoltà estreme sul Civetta. La preparazione dell’impresa ha visto diverse fasi e focus specifici, fra i quali ricordiamo la vincente nuova tecnica di risalita che ha permesso di scambiare ruoli in cordata, il training parallelo in condizioni gravose, la minuziosa programmazione grafica dei tratti di arrampicata che, come sottolineato da Ginevri in chiusura di evento, somigliava a un “Gantt in verticale”. L’evento è stato sicuramente all’altezza delle aspettative della platea, consolidato appuntamento in cui la passione e la professionalità vengono esternate con naturalezza da parte di chi i diversi progetti li ha vissuti dal di dentro. “Progettando” costituisce un’occasione ghiotta sia per il navigato Project Manager, sia per chi timidamente approccia la materia, per cogliere il Project Management nei diversi contesti, “fogge, forme e colori” che forniscono spunti di riflessione, curiosità da approfondire, dubbi da fugare, e alle volte qualche certezza da portare a casa per condividere con i propri compagni di progetto. In conclusione riporto una frase di Alvin Toffler, citata da Walter Ginevri in apertura di giornata, che ben descrive l’approccio di chi intende il Project Management non solo come un modo indispensabile per ottenere dei risultati, ma anche come una via da seguire per operare in un contesto caratterizzato da complessità e incertezza: “Gli analfabeti del 21° secolo, non saranno quelli che non sanno leggere e scrivere, ma coloro che non saranno in grado di imparare, disimparare e imparare di nuovo”. Agenda - i prossimi eventi Branch Toscana UmbriaAgile Project Management Firenze, 6 marzo 2013 ore 14:30 – 18:00 Consiglio Regionale della Toscana Via Cavour n. 18 Sala delle Feste Branch Emilia- Romagna Marche Workshop sul Risk Management L'analisi del rischio applicata ad uno scenario della Seconda Guerra Mondiale Bologna, 13 marzo 2013 Branch ERM: il nostro 2013 sarà all'insegna del Risk. Lo scorso gennaio durante il primo incontro conviviale di Branch abbiamo rispettato la tradizione che ci vede scegliere un tema, un filo conduttore per le attività dell'anno. Sul tavolo, tra una tigella e un buon rosso locale, ognuno di noi ha "servito una portata" che ha alimentato il confronto: perché non approfondire il rischio economico di una nuova iniziativa, darebbe continuità al 2012 e darebbe un taglio del risk non ancora affrontato ? << Prev / Next >> che ne dite di rischio imprenditoriale vs rischio tecnico: quante informazioni servono ad un imprenditore per valutare il rischio e quanti rischi vengono valutati a livello tecnico? non dimentichiamo gli aspetti psicologici del rischio (trust e risk attitude) e se affrontassimo il tema dal punto di vista organizzativo, qualcosa del tipo: come dimensionare il piano di risposta ad un rischio di dimensioni non note come un terremoto o un'alluvione ? e se invece di eventi catastrofici il soggetto è il day by day quali strategia di risposta elaboriamo? come possiamo pensare alle opportunità e non solo alla mitigazione delle minacce ? Arrivati al dolce avevamo abbastanza chiaro il programma degli eventi del 2013 e in particolare il primo appuntamento di questo viaggio. Il prossimo 13 Marzo Luca Costa e Carlo Muzzarelli ci faranno toccare con mano alcune tecniche di valutazione del rischio/opportunità. Gli abbiamo detto: «Come Project Manager vorrei pensare alle opportunità e ai rischi di un’iniziativa, ricavandoli dalla descrizione del contesto in cui si svilupperà il progetto stesso; vorrei analizzarli insieme al mio gruppo di lavoro utilizzando strumenti semplici e comunicativi; vorrei capire come e quanto l’attitudine al rischio dei singoli componenti del mio team possa influenzare le scelte di progetto e il raggiungimento dei risultati; vorrei fare un po’ di pratica con la gestione dei rischi per applicarla ai progetti della mia azienda». La risposta è stata straordinaria: avremo sullo sfondo un periodo storico che tutti conosciamo, quello della seconda guerra mondiale, Carlo ci introdurrà alle attitudini di scelta dei 19 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni generali, mentre Luca ci aiuterà a descrivere lo scenario e le mosse fatte dalle due fazioni che hanno portato alla famosa battaglia d'Inghilterra. Poi saranno i partecipanti a lavorare su un nuovo scenario e in base alle loro scelta potranno arrivare a riscrivere la storia... L'appuntamento verrà ospitato da Dedalus S.p.a. Progetica: Ethical Decision Management Framework Milano, 15 marzo 2013 ore 14:00 – 17:30 Unione del Commercio, C.so Venezia 47-49 ® Che cos’è il PMI Ethical Decision Making Framework? Perché è stato prodotto? A che cosa serve? Come si usa? Dopo i workshop già organizzati nel 2012 sull’argomento, ProgEtica propone ai tanti interessati un’occasione più divulgativa di conoscenza di questo nuovo strumento, che il PMI® ha realizzato a supporto delle decisioni etiche. I Partecipanti sentiranno raccontare l’EDMF dalla viva voce di chi, da diversi punti di osservazione, ha già avuto modo di incontrarlo, e magari anche di sperimentarlo. Poi, nella seconda parte dell’evento, ci sarà modo di vedere l’EDMF in azione attraverso un momento di “simulazione” partecipativa che offrirà l’opportunità di “toccare con mano” le potenzialità del suo utilizzo. 20 Progetti in erba – Projects in Bloom Gorizia, sabato 23 marzo 2013 ore 9.30-12 Kulturni dom, via Brass 20 www.progettinerba.net Appuntamento conclusivo per la terza edizione di “Progetti in erba – Projects in Bloom”, l’iniziativa realizzata per diffondere l’utilizzo del “Kit per la scuola primaria – Kit for Primary School” fra gruppi scolastici formati da bambine e bambini tra i 6 e gli 11 anni: saranno presentati i progetti partecipanti e consegnati i riconoscimenti decisi dalla giuria. In esposizione, i cartelloni che documentano il lavoro svolto in classe con l’utilizzo del “Kit”, oggi disponibile in otto lingue (italiano, inglese, spagnolo, portoghese, francese, giapponese, sloveno e tedesco). Il giorno precedente si terrà un incontro, riservato ai rappresentanti di una decina di chapter europei per condividere le esperienze di progetti sviluppati nelle scuole primarie di Paesi fra cui Italia, Francia, Portogallo e Slovenia. Evento inaugurale Branch Trentino AA/Süd Tirol Trento, 10 maggio 2013 il Branch Trentino Alto Adige/Südtirol è nato dalla volontà di un gruppo di 10 soci del NIC, che nel 2012 ha organizzato, in collaborazione con il Chapter, un paio di eventi: "4 Salti nella complessità", Rovereto, 17 maggio 2012, e "Che cos'è il PMO", Trento, 7 dicembre 2012. Questi dieci soci sono: Alberto Perli, Angela Sanger, Cinzia Pellegrino, Emanuele Torregiani, Emilio Cova, Maurizio Collini, Michela Cicchetti, Odilia Wehrens – Kunne, Paolo Mabboni, Riccardo Zanetti. I filoni principali su cui il Branch vorrà concentrare gli sforzi sono: ricerca e innovazione (per la presenza in loco di diversi centri di ricerca), aziende (in particolare con dimensioni medio - piccole), collaborazione con l‘Università di Trento e con l’Università di Bolzano, servizi (sanità e pubblica amministrazione). Il tema dell'inaugurazione del 10 maggio 2013 sarà "Progettare il cambiamento". La partecipazione agli eventi dà diritto all’acquisizione di PDU. Per iscriversi www.pmi-nic.org << Prev / Next >> Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Finestra su KUBUNINA: let’s plan the future together! di Miriam Frea Con l’inizio del 2013 si dà il via allo start-up del programma Kubunina, il progetto umanitario a favore delle scuole del Congo, promosso e gestito da membri del branch PMI-NIC Piemonte - Valle d’Aosta insieme ai membri dell’AVEC-PVS, l’Associazione dei Veterinari per la Cooperazione nei Paesi in Via di Sviluppo. Tutto cominciò da una richiesta d’aiuto ricevuta dal Congo da una piccola ONG locale e indirizzata all’associazione AVEC-PVS. Era una lettera di denuncia delle condizioni di estrema povertà e miseria in cui versa il Congo, retaggi di una guerra appena conclusa, ma anche un inno alla voglia di ricominciare e mettersi in gioco per ridare una speranza alla propria comunità. I membri dell’AVEC-PVS e, in primis il medico veterinario Andrea Dominici, hanno prontamente raccolto la sfida e avviato la realizzazione di una serie di progetti di sviluppo nel campo zootecnico finché nel 2012, grazie all’entusiasmo e all’interesse dimostrati da alcuni membri del nostro Chapter (in particolare Walter Ginevri, nostro Presidente, ed Esther Cobos, Direttrice del Branch Piemonte - Valle d’Aosta), il programma ha potuto abbracciare una prospettiva più ampia, dedicandosi ai bambini e al diritto inalienabile all’istruzione. In Congo, infatti, la scuola è formalmente gratuita ma praticamente lo stipendio di un insegnante è talmente basso che viene chiesto ai bambini il pagamento di una retta scolastica per poter avere accesso alla scuola. Onere che molte famiglie non si possono permettere. Nel maggio 2012 parte il progetto pilota: lo scopo è quello di dimostrare la fattibilità di un modello di sviluppo sostenibile il quale prevede una serie di attività che generino gli introiti sufficienti per pagare le rette scolastiche ai bambini più poveri e, nel contempo, autoperpetuarsi nel tempo. Si tratta di due orti scolastici, avviati nelle zone di Mulange e Kawama, due città congolesi del distretto di Tanganika. I genitori dei bambini vi lavorano due volte a settimana circa e sono responsabili della vendita dei prodotti e della gestione del ricavato. Vogliamo sottolineare che tutto il lavoro è volontario, quindi non remunerato, e viene svolto dagli stessi genitori che auspicano per i loro figli un futuro migliore. Il progetto pilota avanza tra gli interventi di bonifica, l’entusiasmo delle famiglie dei bambini coinvolti, i primi prodotti venduti sul mercato locale e l’interesse crescente da parte delle ONG congolesi. Il pilota funziona e si può dichiarare concluso nel dicembre 2012. Ora inizia il progetto vero e proprio che ha una durata prevista di due anni. Nel frattempo, dall’Italia il programma va sempre più dettagliatamente << Prev / Next >> pianificandosi e ne vengono enunciati gli obiettivi specifici facenti parte di singoli moduli progettuali: 1. Creare attività generanti reddito per sostenere la gratuità della scuola in Congo in almeno sette scuole (Progetto Attività Generanti Reddito. 2. Costruire due biblioteche scolastiche in Congo (Progetto Biblioteche. 3. Promuovere un programma di gemellaggio fra le scuole italiane e congolesi (Progetto Scuole). 4. Implementare il kit di Project Management “Progetti dal futuro” nelle scuole italiane e congolesi per insegnare ai bambini la metodologia e le buone pratiche del PM, anche nel piccolo della vita quotidiana (Progetto Scuole). Sempre più professionisti e collaboratori offrono la propria professionalità gratuitamente e sostengono il progetto a vario titolo, fondamentalmente perché ci credono. Nel quadro del progetto scuole, sono per ora 5 gli istituti italiani selezionati che parteciperanno al programma di gemellaggio e al kit. Si tratta di due scuole elementari (la Scuola Primaria di Cavaglià e la Scuola Elementare Catti di San Mauro, entrambe nel torinese), una scuola media (l’Istituto Lanino di Vercelli) e due scuole superiori (l’Institute Agricole di Aosta e il Liceo Martinetti di Caluso (TO)) che i membri PM del team hanno 21 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni accuratamente selezionato e che tuttora stanno seguendo nella fase di formazione agli insegnanti. L’inizio delle attività è prevista a brevissimo in modo tale che il primo materiale scambiato tra le scuole verrà portato in Congo da alcuni membri del team durante la missione di febbraio 2013. Il progetto “Biblioteche” non si è dimostrato da meno nei risultati raggiunti: grazie alla collaborazione del branch Sud France del PMI® (www.pmi.fr) e dell’associazione rotariana ARBSA (l’Association Rotarienne des Bibliothèques Scolaires del Alpes, www.arbsa.com ) sono già stati raccolti oltre 3.000 libri in lingua francese. Alcuni membri del team Kubunina, supportati da amici del PMI-NIC, hanno effettuato personalmente il prelievo dei libri nella sede di Grenoble e il loro successivo stoccaggio in un deposito di Chivasso (TO). Sono già state iniziate le operazioni di catalogazione dei libri e contestualmente la progettazione degli edifici delle biblioteche e l’analisi dell’offerta dei fornitori congolesi. Uno degli scopi del progetto è anche quello di alimentare la domanda di lavoro locale per cui la scelta di fornitori e appaltatori verterà in gran parte su ditte locali. Anche la promozione e il marketing del progetto stanno procedendo a ritmo serrato. Dal mese di settembre è fruibile in italiano, francese e inglese il sito del progetto (www.kubunina.org) attraverso il quale è possibile finanziare interamente o in parte singoli moduli del programma (un orto, un apiario o una biblioteca o parti di essi). Ricca di incontri e avvenimenti è stata poi la prima settimana di novembre che ha visto come ospite uno dei referenti congolesi per il progetto, il sociologo Jean Pierre Kapalay, che ha incontrato non solo insegnanti, genitori e bambini delle scuole italiane coinvolte ma anche sostenitori, appassionati o semplici curiosi che sono entrati in contatto con il progetto a vario titolo (per maggiori informazioni visita la sezione news del sito Internet www.kubunina.org). Molti sono per ora i fervidi sostenitori del programma, primo tra i quali la Fondazione del PMI®, la Project Management Institute Educational Foundation, che crede nel lavoro del team e che ha deliberato un finanziamento per sostenere tutte le attività di gestione e quelle volte alla diffusione del PM previste dal progetto. Ma il lavoro da fare è ancora molto: nel febbraio 2013 è prevista una missione in Congo durante la quale verranno selezionate le scuole locali coinvolte nel progetto; si procederà alla formazione del personale e al monitoraggio delle attività che verranno nel frattempo avviate. Inutile dire che preziosissimo sarà qualsiasi tipo di contributo che i nostri soci, e non, vorranno offrire attraverso le proprie competenze e professionalità. L’obiettivo è molto ambizioso e complesso da raggiungere, ma l’entusiasmo non sembra mai 22 << Prev / Next >> mancare tra le file dei PM professionisti. Se volete far parte di Kubunina potete scrivere una e-mail a Esther Cobos, Program Manager del nostro programma ([email protected]). Se invece volete contribuire, potete farlo con una donazione e decidere se destinarla al progetto Orti o al progetto Apiari o a un altro dei nostri progetti. Per farlo basta un click su www.kubunina.org/donate/. Un grazie di cuore a nome di tutto il team Kubunina a chi contribuisce a rendere tutto questo realtà! I soci del nostro chapter che fanno parte del team Kubunina sono: Walter Ginevri – Board del programma Esther Cobos – Program Manager Patrizia Baldisseri – Project Manager progetto Scuole Italia Elena Vercelli – Team Progetto Scuole Superiori Italia Roberta Lupo – Coordinatrice Progetto Scuole Medie Italia Eros Viganò – Project Manager progetto Biblioteche e Internet Point Marina Venturini – Team progetto scuole Miriam Frea – supporto al PMO Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni PMI-SIC - PKMT: Project & Knowledge Management Trends 2012 Resoconto del workshop del 19 dicembre 2012 A cura del Comitato di programma PKMT 2012 Il Workshop tenutosi presso l’Università di Salerno il 19 dicembre scorso, aveva tra i suoi obiettivi il confronto tra ricercatori, esponenti del mondo accademico e professional sul tema della complessità. La formula proposta per l’edizione del 2012 è stata concepita per favorire l’interazione tra i partecipanti al fine di consentire l’aggregazione di idee e l’individuazione di linee di approfondimento. In mattinata i lavori sono stati aperti con i saluti del Prof. Aurelio Tommasetti, Direttore del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali dell’Università di Salerno che ha ospitato l’evento nella splendida cornice dell’Osservatorio dell’Appennino Meridionale, e i saluti del Prof. Vincenzo Loia, Direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno. Successivamente si sono alternati relatori provenienti dal mondo delle associazioni del Project Management, dal mondo accademico e da importanti realtà industriali. I presidenti dei Chapter italiani del PMI-SIC, Anna Maria Felici del PMIRome e Walter Ginevri del PMI-NIC, oltre a Giacomo Franco del PMI-SIC, hanno proposto interessanti spunti di riflessione. Il Prof. Sergio Barile della Università “La Sapienza “ di Roma e il Prof. Giuseppe Visaggio dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” hanno arricchito il confronto proponendo la prospettiva di ricercatori e studiosi. Infine, Massimiliano Corsi - Technical Training leader di GE Oil & Gas – ha proposto le sue osservazioni sul tema della multiculturalità dei progetti nelle grandi realtà industriali, in un dibattito che Giancarlo Nota e Marialuisa Saviano dell’Università di Salerno hanno stimolato e arricchito insieme a Giacomo Franco. La presidentessa del PMI-Rome nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del Project Management per la competitività del sistema economico, sottolineando come questa disciplina rappresenti una vera e propria innovazione organizzativa. In particolare, ha evidenziato come le aziende, per fronteggiare l’aumento esponenziale di dati provenienti dai diversi progetti, hanno bisogno di dotarsi di un Project Management Office. Attraverso il lavoro di sintesi del PMO i vertici possono reindirizzare la barra della navigazione aziendale in un contesto << Prev / Next >> in rapida e continua evoluzione. Anna Maria Felici ha sottolineato come, al fine di meglio soddisfare il cliente, si dovrà cercare di utilizzare il Project Management attraverso una stringente applicazione di principi e tecniche, analizzando attentamente costi e benefici, utilizzando al massimo le opportunità tecnologiche, ma allo stesso tempo non tralasciando di porre adeguata enfasi sul lato umano delle persone. L'abilità più importante, al giorno d’oggi, per la gestione di progetti e di programmi complessi, è la capacità di allineare il team alla visione del progetto e delineare la struttura organizzativa dei progetti per allineare le persone e gli obiettivi. Inoltre, il Change Management e il Risk Management diverranno sempre più competenze “core” indispensabili, in virtù della spinta delle organizzazioni a puntare sull’agilità. Pertanto, da un lato si assisterà a un sempre maggior ricorso agli approcci agili e dall’altro a una focalizzazione sullo sviluppo dei talenti ed in particolare degli skills di coloro che operano all’interno di un PMO. Infatti, da una sintesi dei risultati di una ricerca condotta, emerge che le organizzazioni stanno effettuando consistenti investimenti nell’accrescere il livello di maturità delle best practices aziendali nella gestione di progetti, programmi e dell’intero portafoglio. Sergio Barile ha proposto interessanti riflessioni sul concetto di complessità quale oggetto di studio centrale nell’ambito delle attività di ricerca sviluppate dal filone di studi dell’Approccio Sistemico Vitale (ASV). Il cuore dell’intervento segnala l’inadeguatezza dell’approccio dominante volto a pervenire a una definizione quantitativa e oggettiva della complessità e la necessità di riconoscere piuttosto come caratterizzanti la complessità le 23 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni condizioni soggettive in cui si trova il decisore; questo in particolare quando manifesta l’incapacità di fronteggiare situazioni problematiche mai vissute fino ad allora con il bagaglio di schemi interpretativi in suo possesso. Ciò indirizza il decisore in uno sforzo costante di adeguamento della propria dotazione di varietà informativa necessaria per interagire in un contesto in continua e imprevedibile evoluzione; non risolve il nodo dell’operare in condizioni di complessità, che richiede un più radicale cambiamento di prospettiva. In un tale scenario si è quindi evidenziato come, allo stato attuale, il Project Management si configuri essenzialmente quale articolata e ricca dotazione strumentale in grado, se utilizzata efficacemente, di fornire risposte a specifiche problematiche, riconducibili, tuttavia, all’ambito della complessità. Giuseppe Visaggio, per meglio enfatizzare quelli che saranno presumibilmente i futuri sviluppi del PM, ha tracciato le linee di evoluzione del modello di organizzazione e di business. L’evoluzione, che porta verso un modello di business nel quale il valore viene generato all’interno di una rete che costituisce un Ecosistema Digitale, scorre lungo due percorsi contemporanei: La specializzazione interna che combina i vantaggi delle funzioni centralizzate – economie di scala – con quelli della decentralizzazione – flessibilità e responsabilità. La specializzazione esterna. L’impresa crea profitto attraverso l’efficienza e l’esperienza di specialisti esterni chiamati a svolgere al meglio le funzioni meno strategiche, lasciando che l’impresa possa così concentrarsi sulle attività centrali a maggior valore aggiunto. In quest’ottica, il PM diventa sempre più una figura abilitante che 24 contribuisce in maniera decisiva al raggiungimento degli obiettivi aziendali, obiettivi che vedono nell’offerta di prodotti e servizi derivati da soluzioni “System of Systems” (SoS) o Ultra Large Scale System (ULSS) lo strumento di generazione del valore per l’impresa. Danilo Caivano nello scenario anzi delineato evidenzia come il PM tenda ad essere, de facto, l’elemento abilitante alla collaborazione in rete tra imprese. Il PM, infatti, contribuisce all’individuazione dei percorsi di specializzazione interna ed esterna utili a far evolvere l’impresa rendendola pronta a rispondere alla pressione competitiva; assicura che gli standard di processo, di prodotto, di servizio e di contratto siano adeguati e sufficientemente flessibili per poter sostenere l’impresa a rete. eticamente debole. Basti pensare alle difficoltà di superare le rigidità della negoziazione contrattuale per dar vita ad una collaborazione col cliente basata su una sorta di “patto” e quindi sulla condivisione di principi che permettano di accogliere le modifiche anziché ancorarsi ostinatamente al rispetto di un piano che diventa ogni giorno sempre più irrealistico. E’ necessario quindi un cambiamento culturale di cui il PM sia attore protagonista e nel quale l’integrazione tra la teoria della complessità ed approcci agili sia sostenuta da una visione “interdisciplinare” del project management, una visione in cui la prospettiva scientifica e quella umanistica trovino quel punto di incontro che il mondo globalizzato ci impone. Walter Ginevri ha evidenziato i molteplici contributi del PMI Northern Italy Chapter sul tema della complessità negli ultimi anni. In particolare, ha evidenziato come i cosiddetti approcci “agili” nelle loro varie declinazioni (SCRUM, Kanban, etc.) pongano particolare enfasi sugli individui e soprattutto sulla capacità di azione collettiva che questi sono in grado di esprimere. In tale contesto, i processi e gli strumenti (in particolare quelli di tipo “visuale”) non perdono di certo il loro peso, diventando dei fattori abilitanti con cui il team di progetto può progredire nella sequenza virtuosa “appartenenzaconsonanza-risonanza” molto ben descritta dal Professor Barile. Ciò che Ginevri ha voluto sottolineare è che, se da una parte si possa beneficiare del felice incontro tra la teoria della complessità e gli approcci agili, dall’altra si debba comprendere come i cambiamenti profondi che questi richiedono rispetto agli approcci tradizionali non siano per nulla scontati in un mercato difficile ed Massimiliano Corsi ha sottolineato gli elementi diretti provenienti dall’esperienza di gestione di progetti in un environment multiculturale. In proposito, ha evidenziato come la performance di un team di progetto composto da membri con diverse culture, etnie e background, può essere significativamente superiore a quelle di un team “omogeneo” ma può anche aumentarne i rischi se il PM ignora queste differenze. Pertanto, la complessità crescente di progetti eseguiti in un ambiente multiculturale deve trovare degli elementi di riequilibrio nel PM che, oltre ad avere una solida conoscenza del progetto e dei suoi obiettivi, deve porre particolare attenzione nel comunicarli chiaramente; deve porre energie nel costruire un forte spirito di team attraverso eventi di team building, promozioni e riconoscimenti pubblici delle buone performance, evitando tutte le forme di stereotipi e adottando il giusto livello di flessibilità. << Prev / Next >> Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Di seguito si riportano alcuni spunti di interesse emersi durante i lavori del pomeriggio che hanno visto esponenti della ricerca presentare casi studio e risultati di indagini sul Project Management e sul Knowledge Management. Per coloro che abbiano interesse ad approfondire i temi specifici trattati, le presentazioni dei lavori del pomeriggio, unitamente alle relazioni invitate della mattina, sono disponibili al seguente link sul sito del PMI-SIC: www.pmisic.org/index.php?option=com_conte nt&view=article&id=278&Itemid=136 Luciano Bologna, Mario Calabrese, Francesca Iandolo e Alberto Bilotta hanno riflettuto su come le dinamiche della complessità impattino sull’agire del soggetto di Governo, rendendo necessaria la riconfigurazione delle strategie di volta in volta perseguite nel tentativo di combinare le due dimensioni apparentemente contrastanti della consonanza e della competitività. In proposito, il Project Management interviene quale strumento di razionalizzazione attraverso il quale consentire l’individuazione di uno scopo chiaro che motiva, secondo le logiche della retro-causalità, le azioni realizzate nel presente. Antonio Renzi e Cristina Simone hanno illustrato come gli approcci agli Slack siano cambiati nel corso del tempo in funzione dell’evoluzione e dei cambiamenti registrati tanto nella prospettiva scientifica quanto in quella operativa. In tale ottica si evidenzia il ruolo dell’interazione al fine del funzionamento del sistema e dello sviluppo del contesto in cui è inserito, sottolineando come la crescente complessità abbia modificato drasticamente le modalità di interazione tra le parti. Francesco Polese, Luca Carrubbo, Fabio Clarizia ed Emanuela Antonucci hanno analizzato il concetto di innovazione nel campo sanitario, evidenziando la necessità di giungere alla definizione di nuovi modelli di governance orientati a favorire l’interazione tra i soggetti interessati e conseguentemente la co-creazione di valore. Tra le soluzioni proposte per il raggiungimento di tale obiettivo, la Medicina Traslazionale è stata presentata quale chiave di volta grazie alla quale rileggere le dinamiche in atto nel Sistema Sanitario al fine di giungere ad una configurazione che sia orientata non solo all’efficacia ma anche all’efficienza. Paolo Canonico dell’Università “Federico II” di Napoli ha illustrato i risultati di una sua ricerca sui meccanismi di controllo organizzativo nei progetti di Ricerca e Sviluppo. Al riguardo è stato evidenziato come le Organizzazioni che operano su progetti di R&S sono spesso di fronte a scelte contrastanti tra il controllare lo sforzo economico e umano messo in attività di ricerca da un lato, e il fornire lo spazio per lo sviluppo di soluzioni creative ai problemi tecnici che devono affrontare dall’altro. La complessità cresce ulteriormente se si considera il fatto che il contesto è spesso caratterizzato da un elevato grado di incertezza. Differenti meccanismi di controllo possono essere utilizzati per trovare un equilibrio tra il pensiero innovativo e il controllo organizzativo. Lo studio presentato si propone quindi di contribuire all’individuazione di scelte appropriate per l'attuazione di un portafoglio coerente di meccanismi di controllo nelle organizzazioni di ingegneria attive nel settore della R&S. Una delle implicazioni più immediate è che la ricerca sui << Prev / Next >> meccanismi di controllo non deve essere vincolata esclusivamente a criteri di ottimizzazione nell'allocazione delle risorse, ma deve fare i conti con le questioni connesse alle caratteristiche intrinseche di organizzazioni che operano in modalità multi-progetto. Paolo Maresca dell’Università “Federico II” di Napoli ha esplorato l'uso della collaborazione nello sviluppo di software in ambienti educativi. Il modello di apprendimento empirico utilizzato prende forma intorno alla creazione di comunità di pratica provenienti dagli ambienti educativi che condividono analoghi obiettivi di apprendimento. Il modello è implementato su una piattaforma integrata che supporta un ambiente di apprendimento aperto e collaborativo, che fornisce la connessione asincrona all'interno della comunità di pratica. Un esperimento è stato effettuato tra l'Università di Napoli in Italia e la Kent State University negli Stati Uniti. I docenti hanno creato una comunità di pratica che coinvolge studenti e docenti di due corsi e hanno progettato una serie di attività di sviluppo software per osservare come la collaborazione influenzi l'esperienza di apprendimento. I primi risultati mostrano che il trasferimento di conoscenze aumenta notevolmente quando un paradigma di formazione viene utilizzato insieme a una serie di strumenti di cooperazione. 25 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Rossella Aiello, Giancarlo Nota, Fabrizio Torre e Gennaro Costagliola del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno, nel loro intervento hanno posto l’accento sull’incertezza di progetto derivante da obiettivi e punti di vista spesso divergenti degli stakeholder coinvolti e hanno presentato un approccio metodologico in cui la gestione del contratto e la gestione delle dispute agiscono come strumenti di regolazione per il mantenimento dei sufficienti livelli di consonanza e risonanza tra stakeholder cooperanti al raggiungimento di un obiettivo comune. Nel modello, assume rilevanza particolare il concetto di vista inteso come la percezione che uno stakeholder ha rispetto all’andamento delle attività progettuali in un dato istante. Per consentire un’analisi e un trattamento delle viste più semplice e immediato è stato inoltre, presentato un modello di rappresentazione grafica 3D (3DRC) orientato alla prevenzione e al trattamento proattivo delle potenziali controversie di progetto. Volunteer of the Year: premio a Giorgio Bensa per “Progetti in erba” Marialuisa Saviano e Francesco Caputo hanno chiuso i lavori con un intervento incentrato su una delle maggiori criticità che il decisore deve fronteggiare quando pianifica in condizioni di complessità: il fenomeno delle dinamiche emergenti da strutture relazionali ricorsive interne ed esterne all’organizzazione definita dal progetto. Riconoscendo al Project Management il ruolo chiave di bussola nei processi decisionali in condizioni di complessità, l’intervento, provocatoriamente, pone il quesito di come si possa affrontare efficacemente la causalità emergente operando in ambienti ad elevato dinamismo. A Vancouver, durante il convegno mondiale di ottobre del PMI®, Giorgio Bensa, 47enne ingegnere goriziano, PMP e direttore del Branch Friuli Venezia Giulia, è stato premiato con il riconoscimento di “Volunteer of the year”, assegnatogli in virtù del significativo sviluppo che l’esperienza goriziana di “Progetti in erba” ha portato all’utilizzo pratico del “Kit per la scuola primaria”; quest’ultimo è lo strumento di lavoro che, grazie a una indovinata semplificazione, permette agli insegnanti di condurre agevolmente le classi delle scuole elementari nella realizzazione di progetti inseriti nell’attività didattica secondo le linee-guida del Project Management. La cerimonia di premiazione si è svolta davanti agli 800 convegnisti 26 di Daria Vodice Prestigioso riconoscimento internazionale per il PMI–NIC attraverso “Progetti in erba – Projects in bloom”, il concorso organizzato a Gorizia dal 2011 e che nelle prime due edizioni ha coinvolto 12 gruppi scolastici per un totale di circa 300 alunne e alunni delle scuole elementari. << Prev / Next >> confluiti da tutto il mondo al Convention Center Vancouver per l’appuntamento più importante dell’attività annuale del PMI. È stata un’occasione preziosa in cui il PMI– NIC ha svolto un ruolo da protagonista: infatti, in una sessione di lavori a Vancouver, Walter Ginevri, Presidente del PMI–NIC e ideatore con Mariù Moresco del “Kit per la scuola primaria”, oggi tradotto in sette lingue, ha presentato il Kit evidenziandone la straordinaria valenza formativa e mettendo in luce l’esperienza maturata con “Progetti in erba – Projects in bloom” che ha richiamato l’attenzione di numerosi Project Manager e dei vertici della PMI® Educational Foundation. Il riconoscimento internazionale è arrivato all’avvio della terza edizione di “Progetti in erba”, promossa dal Branch Friuli Venezia Giulia del PMINIC con il patrocinio del Comune di Gorizia e della Provincia di Gorizia: la nuova edizione del premio si concluderà sabato 23 marzo 2013 a Gorizia e sarà preceduta, venerdì 22, da un evento interchapter che coinvolgerà PM di numerosi Paesi per un confronto e uno scambio di esperienze in tema di formazione per le fasce più giovani con l’utilizzo del Kit. Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni A Vancouver, il riconoscimento è stato assegnato a Giorgio Bensa per avere realizzato, insieme al suo team di progetto, un format che ha consentito a un ampio numero di gruppi scolastici di partecipare alle prime edizioni del concorso. Dal lavoro costante con i maestri, inoltre, sono state individuate alcune migliorie nella formula del concorso e nella struttura del Kit che ne determinano oggi la crescente diffusione e applicabilità per realizzare qualsiasi progetto in ambito scolastico: una visita d’istruzione, una mostra, una recita, un sussidio didattico diventano obiettivi che giovanissimi alunni e alunne possono realizzare con grande soddisfazione seguendo i criteri e le modalità del Kit. Il contributo di Giorgio Bensa è stato mirato anche a garantire la possibilità di comparare i risultati prodotti dai gruppi scolastici che hanno partecipato a “Progetti in erba – Projects in Bloom”, individuando gli elementi utili alla giuria per valutare in modo omogeneo e confrontabile i differenti progetti realizzati dai gruppi partecipanti. Il lavoro di Bensa legato a “Progetti in erba – Projects in bloom” nasce in modo semplice: “Mi ha spinto l’idea – spiega il PMP goriziano – di fare qualcosa per i miei figli, ma mi sono accorto fin da subito che era auspicabile un investimento maggiore, di sistema. Bisognava coinvolgere assessori, dirigenti scolastici, maestri, genitori, collaboratori”. L’idea ha preso via via forma: “Progetti in erba è nato con un gruppo di amici con cui condivido l’idea che la gestione dei progetti sia un mezzo per raggiungere finalità di crescita culturale e sociale, di democrazia. Abbiamo avuto molta fortuna ma soprattutto validi sponsor che hanno creduto in noi e ci hanno appoggiato”, commenta Bensa. Il premio non rappresenta un mero coronamento dell’attività, bensì un nuovo inizio e un forte sprone. “Essere invitato a Vancouver al LIM “Leadership Institute Meeting” e vedere che il proprio entusiasmo per le tematiche del PM è condiviso anche da altre centinaia di persone, è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile. Nelle innumerevoli occasioni di incontro ci si può fermare a parlare con persone mai viste prima, eppure pronte a condividere le loro esperienze e ad ascoltare le Lessons learned degli altri. Il PMI® è una grande famiglia che riconosce sostegno alle persone che si impegnano”. tutti a cimentarsi a introdurre il Kit nella scuola dei propri figli parlandone con gli insegnanti. Garantisco che i maestri mettono i PMP a dura prova con domande sulle differenze tra cose da fare e perché farle, sulla modalità di impostazione di una WBS semplice (l’albero delle attività), su come schedulare le attività efficacemente. Provare per credere”. Sul sito della fondazione del PMI www.pmief.org è scaricabile gratuitamente la versione 2.0 del KIT pronta per essere usata sulla LIM, la lavagna interattiva multimediale. L’esperienza di “Progetti in erba – Projects in bloom” si è sviluppata grazie al supporto del PMI–NIC. “Far parte della famiglia del NIC è un suggerimento che consiglio a tutti i PM che incontro ai corsi e agli eventi. La rete di contatti e di amicizie che nascono è qualcosa di impagabile. Di recente commentavamo con una battuta tra amici, all’ultima riunione del NIC, che l‘iscrizione al PMI-NIC dà un ROI altissimo”. La diffusione della cultura del PM fin dalla scuola primaria, elemento che investe non solo gli alunni e i docenti, ma di riflesso anche le famiglie e le persone che sono loro vicine, allargandosi di fatto a macchia d’olio, è un efficace contributo alla diffusione della cultura di progetti. In questo ambito, essere PMP ha un valore fondamentale. La riflessione di Giorgio Bensa è chiara: “Essere PMP è un segno distintivo tra chi si occupa della gestione dei progetti: significa che parli un linguaggio comune e condividi i valori etici di una grande comunità internazionale. Come dice il nostro Presidente Walter Ginevri, spiegare il KIT alle maestre è la migliore palestra per un PMP: invito << Prev / Next >> 27 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Lessons learned In questa occasione pubblichiamo un contributo “anomalo” a questa rubrica, che potremmo definire “Lessons Learned di Sistema”. Mi spiego subito: si tratta della trascrizione di un confronto con un professionista del settore energetico, l’ing. Riccardo Caliari (Cloros S.r.l.), a conclusione di un convegno riguardante l’implementazione del Sistema di Gestione dell’Energia ISO 50001. Può apparire incoerente con l’argomento della rubrica, e, in effetti, non è tanto il convegno, o il suo argomento, a essere oggetto della chiacchierata; il fatto è che durante il suo intervento, mirato a fornire delle esemplificazioni sulla validità dell’introduzione di un Sistema di Gestione dell’Energia (SGE) in aziende di diversi settori e dimensioni, Caliari ha più volte portato l’attenzione della platea sugli insegnamenti che ogni progetto (tale è ogni implementazione di sistema ISO 50001) offre per i futuri progetti. Cristiano Ottavian Lessons learned di sistema Intervista all’ing. Riccardo Caliari A cura di Cristiano Ottavian CO: Ingegnere, mi ha molto incuriosito, nel suo intervento, il continuo riferimento al concetto di “insegnamenti” che ogni implementazione di SGE fornisce per i futuri progetti. Nella disciplina del Project Management essi sono 28 chiamati Lessons learned. In qualche modo intende richiamare questo concetto? RC: Credo proprio si possa dire così, anche se non fa parte di quanto previsto dal SGE. Sappiamo che, in effetti, ogni implementazione è un vero e proprio progetto. Ho avuto modo di partecipare a realizzazioni in aziende di una certa dimensione, in cui Project Manager esperti conducevano sistematicamente l’attività di Lessons Learned . Devo dire che ne ho apprezzato il valore, e l’ho prevista anche nei progetti di minore dimensione, soprattutto perché permette, all’interno della struttura, la creazione di un know how che abilita ad affrontare meglio le attività future. CO: intende dire che ogni implementazione, per quanto unica e peculiare, offre riferimenti utili per Sistemi di Gestione adatti ad aziende diversissime fra loro? RC: Proprio così. E non mi riferisco solo alla metodologia, che ovviamente ha coerenze rilevanti con quella della conduzione di progetti, ma anche agli aspetti peculiari del progetto, i cosiddetti EnPI (Energy Performance Index) e al loro algoritmo di determinazione e alla strategia di contenimento dei consumi energetici. Vede, scegliere e determinare correttamente gli EnPI di un SGE è ciò che permette al Sistema di essere utile e produrre velocemente valore per l’azienda. Gli elementi da analizzare sono molti, in Input, nei vari processi (di Materia, di Energia, di Informazioni, Strumentali, Interni ed Esterni, ecc.), nonché negli Output. Correlare questi elementi all’uso dell’Energia in modo quantificabile, significativo, utilizzabile, non è banale. Non dimentichiamo che la variabilità di tali << Prev / Next >> elementi è enorme, anche paragonando aziende simili. Ecco che la sistematizzazione di quanto elaborato e validato in un Modello diventa facilitazione (o meglio “protezione” da inutili perdite di tempo e di efficacia) nella costruzione di altri Sistemi, non solo di aziende simili, ma anche molto diverse fra loro. CO: Ha accennato al fatto che il nuovo know how estratto da un progetto deve essere “sistematizzato” perché costituisca know how dell’organizzazione. Come? RC: Beh, certo, se non c’è un modo, semplice e condiviso, per poter recuperare quanto elaborato in progetti precedenti e che può essere utile in quello che si sta affrontando… lo sforzo, oltre che inutile, può fornire un buon modo per perdere tempo (ndr, cercare invano di reperire informazioni dalle esperienze passate). A dire il vero, nel nostro campo, siamo facilitati. Il fatto che le unità di misura che riscontriamo siano quasi sempre le medesime (sia energetiche, sia dimensionali) e le loro combinazioni (che spesso diventano gli EnPI del Sistema) possano costituire elementi di clusterizzazione di Sistemi/Aziende, rappresentano la nostra fortuna. Mi spiego: spesso, se non sempre, il nostro obiettivo è collegare il consumo energetico ad una entità di output aziendale, per esempio “energia consumata per mattone prodotto”, se analizzassimo una fabbrica di mattoni, oppure “energia consumata per kilometro di tubo”, se analizzassimo una fabbrica di tubi. Di questi indicatori ve ne potranno essere diversi, con finalità diverse. Ma è intuitivo il fatto che se vi sono diverse aziende che hanno medesimi indicatori, avranno sicuramente Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni alcune analogie. Attenzione al fatto che non si tratta solo di aziende di produzione: anche le aziende di servizi possono avere i loro indicatori; in questo caso un esempio potrebbe essere “energia consumata per pratica evasa”. In altre parole, gli stessi parametri EnPI ci permettono di individuare analogie fra aziende e relativi SGE, e quindi diventano un modo, né facile né immediato, ma efficacissimo per sistematizzare le Lessons learned di ogni singola implementazione di Sistema. CO: Metodologicamente come procedete? RC: Durante l’audit per il Sistema, vengono analizzati tutti i fattori in gioco, e già questo permette di ricorrere a combinazioni analoghe che sono state già affrontate nei precedenti Sistemi. Questo a volte può rivelarsi solo un tentativo vano, altre volte un riferimento da rielaborare, oppure da adattare, in alcuni casi da replicare con minimi accorgimenti. Ogni Sistema è a sé stante, e necessita di un complesso lavoro di raccolta di dati e/o misurazione, analisi, modellazione e simulazione, verifica e controllo, nonché ricorsivi processi di tuning per arrivare alla validazione degli EnPI che gettano le basi per il SGE. Disporre di riferimenti già validati permette di tarare l’intervento, risparmiare tempo nella fase iniziale, evitare tentativi che già hanno prodotto scarsi risultati, diminuire il rischio che il progetto crei aspettative non congrue, in sintesi un miglior servizio ai Clienti. CO: Questo presuppone che sia già stata creata una banca dati, o mi sbaglio? RC: Chiamarla banca dati è forse troppo, diciamo una tabella riassuntiva in cui compiere selezioni di progetti già affrontati attraverso varie chiavi di ricerca. Anche se la struttura non era enorme, e i progetti conclusi non erano migliaia, era difficile trovare i riferimenti utili al caso in analisi, non affidandosi alla memoria storica (!). La maggior difficoltà, all'inizio, è stata fare proprio questo passaggio, perché ogni gruppo di lavoro tendenzialmente rendeva disponibili solo a sé stesso le informazioni che qui chiamiamo Lessons learned. Altri team non avevano facile accesso a tale patrimonio, a meno che non annoverassero almeno un componente del team (e di buona memoria!) che aveva partecipato al progetto del quale poter utilizzare la Lessons learned. Di qui la necessità di costruire una tabella, banale, con pochi campi e indici, con puntatori ai codici di Sistema già affrontati, in modo tale da poter individuare quale progetto, e relativa documentazione, potesse essere di supporto. Il resto è auto-alimentazione della tabella, che dovrebbe essere automatica man mano che se ne assapora la validità. CO: Cosa si sente di dire a chi si cimenta in simili attività? RC: Di fare cose semplici, concrete, dalle quali si possa ottenere immediato vantaggio operativo, ancor prima che strategico, cosicché diventi, più facilmente e velocemente, vero modus operandi. Nel ringraziare l’ing. Caliari per la sua disponibilità e per il suo contributo, ricordo ai lettori di inviare i propri contributi a questa rubrica a [email protected] . << Prev / Next >> Recensioni PM Journal - “A reality check” Questa non è una recensione di un libro ma di una serie pluriennale di articoli di PM Journal e di risultati di ricerche, connessi dal file rouge di dare una risposta statistica alla domanda che probabilmente la maggior parte di chi ha studiato il PMBOK® si è, almeno in qualche momento, posto: quali sono i tool che vengono più utilizzati nella pratica del project management? Gli articoli in questione sono tutti di C. Besner e B. Hobbs e sono: A. “Project management Practice, Generic or Contextual: A Reality Check” B. “Survey Report on The Reality of Project Management Practice: Phase two of an ongoing study” C. “An Empirical Identification of Project Management Toolsets and a Comparison Among Project Types” (B è scaricabile gratuitamente anche per i non soci). In estrema sintesi si tratta della presentazione ragionata e commentata dei risultati di questa empirical investigation of Project Management practice composta da 29 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni tre fasi: la prima nel 2004 (art. A), la seconda nel 2006-2007 (art. B) e la terza nel 2009 (art. C) che estende dall’investigazione sui tool a quella sull’uso congiunto dei tool stessi. Per sommi capi, la metodologia delle fasi A e B consiste: nella definizione di un insieme di tool di Project Management (91 nel caso B) questi spaziano da soluzioni organizzative (es. assigned project sponsor) ad output fondamentali del Project Management e del PMBOK® (es. WBS, Lessons learned), da tecniche puntuali (earned value, fast tracking, …) a documenti di reporting (progress report, project dashboard), ecc… dando così alla parola “tool” un significato esteso e pragmatico di “cose che si fanno”; nell’indagine su un campione di Project Manager nel mondo sul level of usage dei tools, misurato su 5 livelli da “not used”a “very extensive”; nell’analisi e presentazione dei risultati attraverso, in primo luogo, l’ordinamento dei tools per level of usage e la suddivisione del campione in sottogruppi definiti in base a variabili di contesto, allo scopo di confrontare le differenze di utilizzo nei sottogruppi rispetto a: o maturità dell’organizzazione; o dimensione del progetto; o grado di innovazione del progetto; o “performance level” dell’organizzazione; o cliente interno/esterno, livello di incertezza nella definizione del progetto, similarità con altri progetti, tipologia di prodotto (fase 1). Nella terza fase i tool sono diventati 108, ma soprattutto l’analisi si è 30 focalizzata sull’individuazione di toolset, cioè di gruppi di tool che nella pratica vengono utilizzati insieme con alto grado di probabilità; non è quindi un’aggregazione concettuale per area di conoscenza o altro, ma sulla base all’effettivo utilizzo congiunto nei progetti reali. Questo ha consentito di individuare 19 toolset come multiproject management, business benefits measures, monitoring progress, baseline change management, per citarne solo alcuni. Che cosa commentare su questi risultati? Naturalmente l’invito è a leggerli; comunque ecco qualche riflessione personale a ruota libera su alcune tra le evidenze che mi sono sembrate più degne di nota: kick-off meeting è il secondo tool più usato in assoluto (il primo è progress report); il valor medio di utilizzo del tool communication plan è intorno al valore 3 nella scala 1-5, cioè non particolarmente alto; database of Lessons learned ha un utilizzo medio piuttosto basso; il terzo, quarto e quinto tool per livello di utilizzo sono Gantt chart, Pm software for task scheduling e Change request; riguardo i toolset, il più utilizzato è “Initial planning”, il secondo “Project closure”; sempre tra i toolset, “Cost estimation” è al terz’ultimo posto, mentre “Databases” (historical data + cost estimating + lessons learned + risk) è al quart’ultimo. In conclusione, con tutti i limiti che hanno queste indagini statistiche (dimenticavo: in totale hanno partecipato 2339 practitioners – chi scrive uno di questi), una serie di misurazioni empiriche su cosa realmente fanno i Project Manager è, nelle intenzioni degli autori, una guida per il training, per la ricerca, per lo << Prev / Next >> sviluppo stesso della disciplina; per ognuno di noi può essere, più modestamente, ma non meno utilmente, uno spunto di riflessione. A. “Project management Practice, Generic or Contextual: A Reality Check” – Project Management Journal, vol. 39 n° 1 mar. 2008 B. “Survey Report on The Reality of Project Management Practice: Phase two of an ongoing study” – www.pmi.org/KnowledgeCenter/~/media/PDF/Surveys/B esner%20and%20Hobbs%20Pr actices%20Survey%20Report% 20Phase%202.ashx C. “An Empirical Identification of Project Management Toolsets and a Comparison Among Project Types” – Project Management Journal, vol. 43 n° 5 ott. 2012 Autori: C. Besner e B. Hobbs Editore: Project Management Institute® Andrea Innocenti, PMP® , CGEIT™ Se avete dei libri da segnalare per questa rubrica scrivete a [email protected] e a [email protected] Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Notizie AAA Progetti complessi cercasi A cura del gruppo di ricerca “Beyond WBS” Il gruppo di ricerca del PMI-NIC “Beyond WBS” vi invita a raccontare la vostra esperienza diretta di complessità nei progetti, nella forma che riterrete più opportuna (uno scritto, anche sintetico, un’immagine, un video, una registrazione audio, …), purché risponda in qualche modo alle domande sopra formulate e con l’unico obiettivo di portare un contributo di “vita vissuta” al lavoro di ricerca che il gruppo sta conducendo. Tale lavoro, ormai da un po’ di tempo, si sta concentrando sulla costruzione di un “modello” che descriva la natura della complessità nel contesto di progetto, per provare a comprenderla meglio e poter identificare approcci più mirati per il suo governo. A tal fine, recentemente è stato proposto ai soci ed amici del PMI-NIC un questionario per raccogliere informazioni in merito alla percezione che i professionisti della progettualità hanno della complessità. La survey, chiusa ai primi di gennaio 2013, ha permesso di ottenere molti dati interessanti (più di 100 sono state le risposte complete), che saranno presentati alla comunità professionale non appena la trattazione e l’analisi di quanto ricevuto saranno terminate. Si tratta di dati strutturati e, in qualche modo, “imbrigliati” dalla forma e dalla necessaria semplificazione che un questionario impone; per questo abbiamo pensato di affiancare, a questa prima parte dell’analisi, una seconda raccolta di elementi informativi più “liberi” e descrittivi, focalizzati sulle esperienze vissute, che possano completare e integrare i risultati del questionario. Anche in questo caso le informazioni raccolte, oltre che essere utilizzate nell’ambito della ricerca, saranno messe a disposizione della comunità, probabilmente con un evento ad hoc, ovviamente nel pieno rispetto dell’anonimato e della privacy. Chiunque fosse interessato a contribuire a questa “raccolta” può inviare via mail il proprio contributo all’indirizzo [email protected] , entro il 31/03/2013, specificando eventualmente la disponibilità ad essere ricontattati, nel caso potesse essere utile approfondire qualche aspetto. Se poi desiderate ulteriori informazioni in merito all’attività in questione o, più in generale, alla ricerca in corso, è possibile scrivere a Michela Ruffa, all’indirizzo [email protected] . Vi aspettiamo! La percezione del “nostro” lavoro da Project Manager A cura di Dario Giannoccaro e Stefano Setti La nostra associazione, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, ha avviato una ricerca sulla ® percezione del lavoro dei soci PMI italiani. La ricerca è suddivisa in tre momenti principali: la raccolta dei dati attraverso la compilazione di un questionario online, costruito a partire dalla più recente letteratura scientifica nell’ambito della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni; una << Prev / Next >> seconda fase di elaborazione dei dati e un evento finale durante il quale verranno presentati i risultati e ci sarà un momento di dibattito. I dati verranno elaborati e i risultati presentati dalla Dott.ssa Lara Colombo e dalla Dott.ssa Margherita Zito del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Il ruolo del Project Manager è centrale rispetto alla gestione di un progetto e sono numerosi gli aspetti da dover curare. Ci si sofferma poco a pensare a cosa potrebbe realmente generare sentimenti e vissuti di benessere o malessere, a cosa potrebbe migliorare il lavoro del PM e incidere positivamente sulla percezione che abbiamo del nostro lavoro e a cosa, invece, potrebbe insidiare emotivamente il successo stesso del progetto. Per cogliere tutti questi aspetti e per ottenere una solida base statistica di risposte, sono necessarie le “testimonianze” dei Project Manager e rispondere al questionario è il modo per partecipare attivamente all’iniziativa. Collegatevi quindi al sito //lnx.pminic.org/LimeSurvey/2/index.php?sid= 44617&lang=it e rispondete al questionario che è assolutamente anonimo e non vi impegnerà per più di 20 minuti. Per maggiori informazioni potete contattare: Dario Giannoccaro [email protected] Stefano Setti [email protected] 31 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Progetto “Zeno” – La revisione italiana del PMBOK® 5th Edition Aggiornamento a febbraio 2013 a cura del PMBOK ® Italian Translation Verification Team Member Il metodo di revisione e le prime difficoltà Avevamo promesso di aggiornarvi sullo stato delle attività del processo di revisione della versione italiana del PMBOK® 5 th Edition, così, in questo breve articolo, proviamo a raccontarvi il metodo di lavoro adottato dal team e quelle che sono state le principali difficoltà che abbiamo dovuto affrontare nella prima fase del lavoro. Sappiamo bene che lavorare in gruppo non è semplice e che non si può improvvisare, vista l’importanza dell’argomento trattato e della responsabilità che abbiamo nei confronti dei Project Manager che si formeranno su questo testo. Per questo è stata particolarmente utile l’esperienza maturata da Luciano Garagna e Isabella Nizza nelle passate edizioni del PMBOK®. Ben presto, infatti, è apparso evidente che il metodo più efficace ed efficiente per una revisione di qualità fosse quello di lavorare tutti sullo stesso testo, fornendo ognuno, in sequenza, la propria versione sulla base di quelle già elaborate dagli altri colleghi. Un metodo iterativo, circolare, che se da un lato allunga un po’ i tempi, dall’altro ci dà l’opportunità, attraverso una fase di espressione e valutazione del testo, di riflettere e ponderare sulle considerazioni di ciascuno. Questo ha facilitato enormemente la decisione sul testo finale. Non sono mancati dubbi e perplessità su quale potesse essere la migliore definizione, il miglior vocabolo, la migliore traduzione, il miglior 32 approccio da seguire, ma, alla fine, ragionando e discutendo si è sempre concordato, all’unanimità, su quello che era la frase o il vocabolo più efficace per rendere, in un buon ® italiano, il concetto che il PMBOK voleva trasmettere. Anche perché in questa nuova edizione il PMBOK® si è arricchito di nuovi vocaboli. Come tradurre, allora, correttamente “conformance / non-conformance” e contemporanemente “compliant / non-compliant” senza generare equivoci nel lettore? E come rendere efficacemente termini come “prediction”, “phase gate”, “subportfolios”? Ha senso, inoltre, tradurre parole come “performance”, “work breakdown structure”, “statement of work”, “template”, “deliverable”, “work package” che, ormai, sono accettate e utilizzate anche nell’ambito del Project Management italiano? Questo progetto, così delicato, è stato affrontato dunque con la massima consapevolezza delle responsabilità a esso correlate. Nella revisione è stata usata la massima attenzione e, soprattutto, la traduzione non è stata validata fino a che non fosse stato raggiunto un determinato livello di qualità del delivery. La revisione è frutto di un meticoloso confronto, a più riprese, tra i membri del team e nasce dalle diverse esperienze lavorative, maturate in settori differenti. Da questa prima esperienza di metodo abbiamo capito come il mondo del Project Management possa avere molteplici sfaccettature; come non sia così semplice tradurre in italiano un vocabolo o frase che esprime un concetto tecnico, talvolta non rispondente alla realtà italiana; come a noi non sia richiesto di “interpretare”, quanto piuttosto di rendere in modo semplice e chiaro quello che il team di redazione del PMBOK® ha scritto. << Prev / Next >> Le risorse PMIEF per la formazione nonprofit ora anche in italiano Di Leandro Franzoni PMP® e Andrea Innocenti PMP® ® PMI Educational Foundation (PMIEF - www.pmi.org/pmief) è la fondazione del PMI® (“the philanthropic arm of PMI”) che ha come visione l’applicazione del Project Management per il bene sociale; si dedica in particolare alla formazione per i giovani, alle iniziative umanitarie ed al mondo del non-profit. Qualche mese fa uno di noi, Andrea, navigando per il sito, ha notato che PMIEF mette a disposizione, tra le altre risorse, “How Project Management Can Be Used in Your Nonprofit” consistente in una presentazione ed in un workbook, entrambi di circa 30 pagine, per accompagnare un corso base in aula destinato ad organizzazioni nonprofit. La sola traduzione disponibile era lo spagnolo (oggi lo è anche in brasiliano portoghese), da cui l’idea di tradurlo in italiano, poi il contatto con il PMIEF , la ricerca di un altro volontario all’interno del Comitato Editoriale (Leandro) e l’avvio dell’opera effettiva di traduzione; questa si è conclusa a fine novembre 2012 con la pubblicazione del materiale all’indirizzo www.pmi.org/pmief/humanitarian/, da cui è scaricabile gratuitamente previa registrazione. Importante: il materiale può essere utilizzato solo per attività non lucrative presso organizzazioni nonprofit. Che altro dire? È un piccolo passo per contribuire alla diffusione del Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni project management nel mondo nonprofit in Italia e un ulteriore tassello alla collaborazione tra PMI-NIC e PMIEF per cui… usatelo. Riguardo all’attività di traduzione vera e propria, chi è abituato a tradurre mentalmente nel momento in cui si trova a formalizzare un testo si pone tante piccole domande: skill nel ® PMBOK in italiano è tradotto come “capacità” ma si potrebbe lasciare skill ? Monitorare non ci piace ma è presente in tutti i dizionari, lo usiamo? Ci conformiamo totalmente alla traduzione italiana del PMBOK® o ci prendiamo qualche piccola libertà espressiva? Sono le questioni che fanno (leggermente) allungare l’attività, ma questo è un volontariato “social-professionale”, quindi… anche se ci si lavora nel tempo libero non ci si arrabbia neanche un po’. 3 - Volunteer’s Corner Per saperne di più su PMI® Educational Foundation: www.pmief.org Per ulteriori informazioni o chiarimenti sulla traduzione: Leandro Franzoni [email protected] Andrea Innocenti [email protected] La formula è 3 domande, 3 volontari, 3 risposte... tutto in 3 minuti. 4 3 domande, 3 volontari, 3 risposte ... tutto in 3 minuti a cura di Michele Ambrosio PMP® Con questo primo numero del 2013 si apre nella nostra Newsletter (NL) un angolo interamente dedicato a Soci e Amici del PMI®, dove saranno pubblicate tre domande e relative ® risposte di Amici, Soci del PMI che riuscirò a convincere ad essere intervistati. Anche per questo, il nostro spazio sarà denominato “Volunteer’s corner”. Per questa prima uscita (e per le prossime 3 NL) le 3 domande sono le seguenti: 1. Perché ritieni importante l’apporto tuo e quello del volontariato all’interno del NIC? 2. Che cosa significa per te trasparenza ed etica? 3. La comunità dei Project Manager non vive, ovviamente, isolata ma in un contesto economico-sociale che oggi in Italia è in grande difficoltà; un'idea per un'ulteriore azione concreta che il NIC e la comunità dei PM può fare per dare il proprio contributo in questo specifico momento storico ? Le prime “cavie” a rispondere sono stati Michele Maritato, Stefano Setti e Giampiero Tidu, tutti espressione massima del volontariato e ai massimi livelli del PMI-NIC. << Prev / Next >> Prima di salutare e augurare a tutti i lettori una buona lettura, chiedo fin da ora il vostro supporto e disponibilità a partecipare alle prossime sessioni di Q&A. Probabilmente il modo migliore per avere un vostro ingaggio, oltre che proporsi direttamente (via mail a [email protected]), sarà quello di stringere la mano a colui che si presenterà (in qualche evento) così: piacere, sono Michele Ambrosio, è disponibile a fare un salto sulla nostra NL? Risponde Michele Maritato: 1. Il NIC è un’associazione professionale in cui i Project Manager hanno l’opportunità di interagire attraverso il confronto. E da questo confronto deriva la crescita personale e professionale dell’individuo e dell’intera comunità. Per creare queste opportunità di confronto serve l’impegno dei volontari disposti a “mettersi in gioco” a servizio dell’associazione (nel Comitato Direttivo, organizzando eventi, progetti, seminari, incontri, ecc.). ® Dall’anno scorso il PMI ci ha messo a disposizione un sistema informatico attraverso il quale i soci NIC possono presentare le candidature alle opportunità di volontariato che abbiamo proposto. Invito tutti i soci a utilizzare questo importante strumento di collaborazione. “Passione e Professionalità” sono gli elementi distintivi dei volontari del NIC. 2. È un tema complesso quello ® dell’etica e noi soci del PMI siamo fortunati ad avere a disposizione un codice etico che si fonda su valori importanti come Responsabilità, Rispetto, Equità ed Onestà. Per me l’etica 33 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni rappresenta un percorso di apprendimento continuo che si manifesta quando mettiamo al centro di ogni nostra azione e decisione la persona, ed interagiamo con essa seguendo i valori etici. I presupposti per compiere questo percorso di crescita sono la capacità di riconoscere in ogni individuo la persona, il grado di interiorizzazione dei valori etici e l’interazione con l’altra parte in modo “trasparente”. A proposito di trasparenza, mi viene in mente una bellissima poesia di Alda Merini che si intitola “La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri”. Una bellissima lezione di etica in cui mi rispecchio e che consiglio agli amici del NIC di leggere. 3. Si è vero, stiamo vivendo un momento storico particolarmente difficile, con diverse aziende in difficoltà, un contesto politicosociale in sofferenza. Sarò retorico, ma io ritengo che abbiamo tutti il dovere di operare per uscire da questa “impasse ”. E questo contributo deve provenire dal singolo individuo (Project Manager e non), attraverso l’impegno profuso nel proprio lavoro e la crescita personale e professionale. E deve venire dal NIC come associazione di professionisti capace di promuovere iniziative di impatto (ad esempio abbiamo lanciato in questi anni diversi progetti rivolti al mondo delle aziende e del sociale, cito ad esempio i progetti “PM@EXE”, “PMIxPMI”, “Kubunina”, “Progetti in Erba”, “SmileLine”, “Deafety”, ecc.); e in questa direzione il contributo dei volontari è indispensabile. Ma vorrei anche riallacciarmi al tema dell’etica, perché ritengo che su questo ambito come associazione 34 abbiamo le competenze per dire e fare molto per cambiare la “cultura” di questo Paese. Risponde Stefano Setti: 1. È proprio grazie al NIC che ho scoperto, non senza sorpresa, come la dimensione del volontariato sia in grado di far emergere al meglio i talenti delle persone e di raggiungere risultati di qualità spesso superiore a ciò che viene prodotto all’interno di dinamiche di business. Mi è risultato evidente che il “ritorno dell’investimento” dell’appartenenza a questa associazione, in termini di crescita personale, mi è sempre derivato dal lavoro dei volontari, sia del PMI® che del NIC, dalla loro passione e dalla loro sincerità. È stato grazie all’esempio degli altri che ho toccato con mano il valore di questa “militanza” e negli anni mi sono lasciato contagiare nel cercare di dare un contributo crescente. Auguro a tutti di fare, ciascuno con le proprie forze e disponibilità, questa esperienza. 2. Io credo molto nella delega, sia quando la concedo che quando la ricevo: la delega implica fiducia e spazi di autonomia. Trasparenza, pertanto, non significa, a mio avviso, eccesso di “vetrina” da parte di chi esercita una delega, piuttosto assunzione di responsabilità e desiderio di produrre risultati “visibili”. D’altra parte come Project Manager una delle nostre caratteristiche più importanti è proprio quella di comunicare e rendere conto ai nostri sponsor di come stiamo operando… senza sconfinare nello spamming! Etica… una << Prev / Next >> parola che dà la vertigine, spesso logorata e abusata. Nel NIC l’ho vista affrontata con umiltà e serietà, sia nell’esercizio delle funzioni di board che negli approfondimenti culturali, primo fra tutti il filone di Prog-etica. Faccio mia l’osservazione del grande musicista Daniel Barenboim: etica significa trovare il miglior equilibrio fra intelletto ed emozione, fra l’ego dell’interprete e l’oggettività della partitura. Il tutto, aggiungo, unito a pragmatismo e flessibilità: la soluzione di ieri oggi o domani sarà sbagliata. 3. Non possiamo nascondere che il nostro paese stia attraversando un momento di profonda crisi e grande disorientamento. Come è stato detto in occasione di molti convegni, il Project Manager è la professione del futuro e una delle più importanti in momenti di crisi, in quanto “pilota del cambiamento”; di questo sono convinto. Non sono un fautore delle visioni apocalittiche e catastrofiste, ma mi è chiaro che il nostro mondo, e il nostro paese in particolare, debbono cambiare, forse più radicalmente e repentinamente di quanto ancora siamo disposti ad ammettere… insomma, tocca a noi! Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Risponde Giampiero Tidu: 1. Mi piace declinare la risposta in due dimensioni, sociale e personale. Da un punto di vista sociale, il volontariato e la gratuità sono componenti vitali e fondamentali per il NIC. L’impegno è quello di aumentare la cultura del Project Management sia all’interno della nostra comunità di PM, ad esempio aiutandoci ad essere sempre aggiornati, sia all’interno del territorio, rendendo quindi visibile ai non addetti ai lavori il valore del Project Management. Da un punto di vista personale ritengo questa esperienza un arricchimento importante, sia dal lato umano che professionale. Essere volontari aiuta infatti ad avere una migliore visibilità “dall’interno” su eventi, novità e trend del Project Management, entrando in contatto con tanti colleghi ed esperienze diverse, che “egoisticamente” rendono interessante ogni minuto di volontariato. 2. Io amo provare a tradurre i concetti di trasparenza ed etica in qualcosa di tangibile e pratico. In questo senso mi piace parlare di “onestà intellettuale”. Essere onesti intellettualmente per me vuol dire non nascondere i problemi, ma affrontarli; ammettere i propri limiti e quindi incoraggiare gli altri a dare il massimo, ognuno in accordo alle proprie competenze; sapere farsi da parte quando non si è necessari. Significa, prima di prendere una posizione, chiedersi sempre se la si potrebbe ripetere serenamente davanti ad un’ampia platea; domandarsi se le proprie posizioni possono generare rabbia (un male assai comune di questi tempi); saper ammettere i propri errori ed aiutare gli altri a fare lo stesso, per “crescere” insieme… Essere aperti e onesti è il primo passo per superare gli ostacoli e la differenza di vedute. Illuminanti su questo tema gli approfondimenti sugli eventi “Il PMI® Ethical Decision-making Framework” presentati nelle NL 2 e 3 del 2012. 3. Il Project Management è quell’arte che aumenta la probabilità che i progetti “vadano in porto” nel rispetto di tempi, costi e qualità. Credo però che, oltre al rispetto di questi “vincoli”, il nostro contributo fondamentale debba essere quello di contribuire al processo di selezione dei progetti e di assegnazione delle priorità. Credo anche che sia importante uscire dalla rigida attenzione al rispetto di tempi, costi e qualità del progetto originario, per sapersi adattare ai cambiamenti e quindi massimizzare i risultati del progetto. Rendersi quindi partecipi del successo non del progetto, ma dei risultati attesi dal progetto: un piccolo cambio di prospettiva che implica un cambio di rotta fondamentale nel contributo del Project Management. Secondariamente ritengo importante aiutare a far crescere nelle organizzazioni il Project Management come competenza diffusa, piuttosto che solo distintiva. Se le attività di Project Management su progetti meno complessi sono affidate ad una leadership tecnica con competenze di Project Management, il Project Manager può essere coinvolto solo in progetti di effettiva complessità. Questo approccio permette un’ottimizzazione dei costi delle iniziative e soprattutto dà la possibilità alle aziende di intraprendere un numero << Prev / Next >> maggiore di progetti, per affrontare i piccoli cambiamenti ed opportunità che si presentano nei momenti di “incertezza” come quello attuale. Cari PM, Soci e Amici del PMI®, spero che le risposte date possano essere utili e far capire l’importanza del Volontariato in tutta la sua essenza e come è stretto il legame con l’etica e l’onestà, armi di una potenza incalcolabile per affrontare non solo il quotidiano ma anche per contribuire al successo delle nostre attività, delle nostre aziende, del nostro sistema paese. Per non rischiare la retorica, un saluto e alle... prossime domande e risposte. 35 Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Informazioni sul NIC Sei studente universitario? Allo scopo di diffondere la cultura del Project Management fra i giovani, il PMI-NIC ha deciso di offrire agli studenti universitari con età inferiore ai 28 anni la partecipazione a tutti1 gli eventi del chapter alle stesse condizioni dei soci. Per usufruire di questa opportunità basta iscriversi agli eventi del PMI-NIC inviando una mail a [email protected] , specificando di essere studenti iscritti a un'università, di avere meno di 28 anni e allegando alla mail la copia del libretto o del tesserino universitario. Al momento della registrazione gli iscritti sono tenuti a mostrare in originale il libretto universitario, o un qualsiasi altro documento che attesti l'iscrizione all'università, e la carta d’identità. Nuove opportunità Sei alla ricerca di nuove opportunità professionali? Vieni a visitare la pagina dove le aziende cercano professionisti nel Project Management. www.pmi-nic.org/opportunita.asp Sponsorizzaci Vuoi fare conoscere la tua attività o quella della tua azienda a tutti i soci del PMI-NIC e ai molti altri che ricevono questa Newsletter? 1 Per le iniziative a numero chiuso, l'iscrizione sarà accettata solo nell'ultima settimana e a condizione che siano rimasti posti disponibili. 36 Vuoi aiutarci a diffondere tutto quello che succede nell’ambito del nostro Chapter? SPONSORIZZA QUESTA NEWSLETTER! Contattaci via mail a: [email protected] Convenzioni 1. UNIONE COMMERCIO Corso Venezia 49, Milano Presentare il proprio badge di iscrizione al PMI®. 2. LIBRERIA HOEPLI Via Hoepli 5, Milano Sconto 10% con tessera PMI® . 3. ISTITUTO INTERNAZIONALE DI RICERCA Via Forcella 3, Milano Sconto sul prezzo di alcuni corsi di formazione. 4. E-NETWORK Corso di P.ta Romana 46 e Corso Lodi 24, Milano Via Ostiense 30, Roma Sconto del 15% sul noleggio aule. 5. GEC SERVICE Piazza della Marina 1, Roma Sconto sull’affitto di uffici e sale riunioni. 6. Madrelingua spagnola, traduzioni dall'italiano/inglese allo spagnolo e viceversa. Condizioni di favore per i soci del PMI-NIC. Per informazioni: Valeria Albanese Tel. 02-9081517 Cell. 3497552315 E-mail: [email protected] << Prev / Next >> 7. EUREKA SERVICE C.so di P.ta Romana 46, Milano Tel. 02-36593124 via Troilo il Grande 3, Roma Tel. 06-41294141 Sconto del 25% sull’abbonamento a PMPSelftest. 8. OTTICA CENISIO Via Borgese 1, angolo via Cenisio 18, Milano Tel. 02/347071 Sconti dal 10% al 40% per i soci del PMI-NIC. 9. www.insight.com Sconti per i soci del PMI-NIC sull'acquisto di software. Editoriale | Articoli | Eventi | Finestra su | Lessons learned | Recensioni | Notizie | 34 | Informazioni Comitato Direttivo PM di questa Newsletter Presidente Walter Ginevri Andrea Innocenti V.P. Finance Maria Cristina Barbero Comitato Editoriale Responsabile Francesca Guglielmi Vice Responsabile Giampiero Tidu V.P. Organizzation & Processes Michele Maritato Direttori Aggiunti Daniele Di Lorenzo – Professional Development Michele Ambrosio Gianmarco Antonelli Giorgio Difronzo - Marketing & Giovanna Cardella Communications Franco Guarrella - Membership Leandro Franzoni Andrea Innocenti Stefano Morpurgo - Branch development Eustachio Nicoletti Michela Ruffa - Volunteers Stefano Setti – Research & Innovation Cristiano Ottavian Gianni Papa Enrico Zanolin Branch Emilia Romagna – Marche Gianmarco Antonelli Daniele Sgarbi Branch Friuli Venezia Giulia Giorgio Bensa Paolo Guglia Branch Piemonte – Valle D’Aosta Esther Cobos Ilaria Marletti Branch Toscana – Umbria Donatella Calderini Mirella Conti Branch Trentino Alto Adige/Süd Tirol Alberto Perli Paolo Mabboni Branch Veneto Alberto Roveda Barbara Scarso << Prev / Next >> 37