PMI Northern Italy Chapter Marzo 2012 N. 1 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Editoriale Piccoli cambiamenti nell'insegna della continuità e della crescita Finalmente ci siamo… E’ con una forte emozione che mi accingo ad introdurre il primo numero di quest’anno! Come ricordava Stefano Setti a dicembre, per il Comitato Editoriale il 2011 è stato un anno di cambiamenti da consolidare nel 2012. Gli obiettivi sono quelli di mantenere (o migliorare!) il livello qualitativo e di aumentare la frequenza delle uscite, rendendo così più vicino a tutti noi l’operato del NIC. A proposito di qualità, e quindi di contenuti, questo numero conserva gli spazi tradizionalmente dedicati a tematiche specifiche di Project Management ed alle iniziative del NIC, siano esse progetti, eventi trascorsi o collaborazioni con altri chapter. Rispetto all’impostazione tradizionale sperimentiamo però l’introduzione di alcune novità, cui daremo seguito in funzione dei vostri riscontri. In primis, uno spazio dedicato agli amici del Southern Italy Chapter. Quindi un occhio ai prossimi mesi grazie all’agenda degli eventi organizzati dai Branch del NIC. Il desiderio di creare un filo conduttore fra i diversi numeri della NL si esplicita nell’introduzione di articoli a puntate, su temi che meritano approfondimenti successivi. La volontà di essere voce internazionale prende corpo in un primo articolo edito in inglese. Riprendiamo infine lo spazio dedicato a recensioni di libri ed inauguriamo quello delle lessons learnt, con l’intento di dar voce alle esperienze personali di ognuno di noi. L’ultimo obiettivo, sfidante ed impegnativo, è quello di riprendere ad uscire trimestralmente, di diventare ed essere un appuntamento quindi con tutti voi, nella speranza sia di trasmettervi con continuità la vivacità che anima il NIC sia di recepire le nuove necessità ed opportunità che emergono nella quotidianità del nostro operato. IN QUESTO NUMERO EDITORIALE .......................................... 1 PICCOLI CAMBIAMENTI NELL'INSEGNA DELLA CONTINUITÀ E DELLA CRESCITA ..... 1 CHI BEN INIZIA… ................................... 2 ARTICOLI ............................................... 3 MANAGING PROJECT COMPLEXITY – SECONDA PUNTATA ............................... 3 QUALITÀ E INNOVAZIONE: INTERSEZIONE VIRTUOSA ............................................. 6 EVENTI ................................................... 9 QUALE PROJECT MANAGEMENT PER LA PMI?” ................................................. 9 L'EVOLUZIONE DEL PMO" OSSERVATORIO P3MO ....................... 10 PROGETTI D’IMPRESA: IL PROJECT MANAGEMENT AL SERVIZIO DELLE NUOVE IDEE IMPRENDITORIALI ......................... 13 IL PROJECT MANAGEMENT E LA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE ....................... 15 AGENDA DEL PMI-NIC ....................... 17 FINESTRA SUL PMI-SIC ..................... 18 Questo è il paniere offerto, grazie al contributo volontario di tutti (membri e non dei Comitati Editoriale e Direttivo del NIC) ed alle solide basi create da chi ci ha preceduto. Un viaggio che continua, dunque, nella speranza che non solo la meta, ma il percorso stesso, di cui questo è il primo passo, possa essere sempre più interessante. ® Giampiero Tidu, PMP PM di questa Newsletter Vice Responsabile CE PMI-NIC ([email protected]) Next >> COMPETENZE INTANGIBILI PER PM ....... 18 LESSONS LEARNT ............................. 24 RACCONTO DI UNA PRIMA VOLTA ........... 24 RECENSIONI ....................................... 26 EXECUTION ........................................ 26 PROJECT MANAGEMENT. PRINCIPI, METODI E APPLICAZIONI AL SETTORE DELLE OPERE CIVILI ................................................. 27 NOTIZIE................................................ 28 FIOCCO “AZZURRO” NEL NORD-EST ...... 28 INFORMAZIONI SUL NIC .................... 29 SEI STUDENTE UNIVERSITARIO? ............ 29 NUOVE OPPORTUNITÀ .......................... 29 SPONSORIZZACI .................................. 29 CONVENZIONI ..................................... 29 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Chi ben inizia… di Giusi Meloni, VP Certificazioni e Formazione progetti: “Qualità nei progetti… costoso optional o arte dell’efficacia?” Non citiamo qui i molti eventi ed attività di ricerca che si sono svolti o si stanno avviando, sia a livello centrale che presso i Branch: per questi vi rimandiamo alle mail di aggiornamento, al nostro sito ed alle pagine di questa Newsletter. Il primo trimestre del 2012 è stato particolarmente ricco di iniziative e novità per il nostro Chapter. L’assemblea dei soci del 20 gennaio ha aperto l’anno con la partecipazione di quasi 150 soci ed è stata caratterizzata dalla consueta presentazione dei dati gestionali 2011 e dei nuovi progetti 2012, seguita da un momento conviviale e di networking. Infine, abbiamo il piacere di chiudere il primo trimestre 2012 con due belle notizie: I 150 partecipanti all’evento del 16 Marzo hanno potuto confrontarsi con testimoni provenienti da tutti i più importanti ambiti in cui “si fa” la qualità. Febbraio si è aperto con l’incontro seminariale “Progetto Benessere: Le mappe del tempo”, dedicato alla dimensione personale di questa “risorsa” così preziosa, e si è chiuso con il successo dell’evento “L’evoluzione del PMO”: gli oltre 400 partecipanti hanno confermato il grande interesse su questo tema al quale il PMI-NIC dedica da tempo particolare attenzione con l’Osservatorio Permanente P3MO. A Marzo abbiamo cercato risposta a una domanda che accompagna molti 2 PMI, e si è chiuso con quasi 500 risposte. Sempre a Marzo, il PMI-NIC ha messo a disposizione la sua struttura tecnologica per ospitare la presentazione ufficiale della bozza del PMI Ethical Decision Making Framework. Questo documento, che accompagnerà il Codice Etico, ha l’obiettivo di fornire una guida ai soci e i certificati del PMI che, di fronte a un dilemma etico, debbano prendere una decisione. Il PMI Ethical Decision Making Framework è stato sviluppato da un gruppo internazionale di volontari del PMI Ethics Member Advisory Group (Ethics MAG) con l’aiuto di un esperto di etica professionale. Il documento era accompagnato da un breve questionario, volto a raccogliere i feedback dei soci in tutto il mondo << Prev / Next >> - Michele Maritato, VP Organizzazione, Donatella Calderini, Direttore del Branch Toscana, e Fabio Rigamonti, Content Leader della Ethics CoP, sono stati selezionati per partecipare alla PMI Leadership Institute Master Class 2013; - A maggio Milano ospiterà il “mega meeting” che il PMI organizza in diverse parti del mondo per la revisione delle domande di esame. Ultim’ora: Fiocco Azzurro Diamo il benvenuto al piccolo Alessandro Antonelli, l’ultimo nato nel Branch ERM Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Articoli Managing Project Complexity – 1 seconda puntata ® di Mario Damiani, PMP articolo tratto dal materiale didattico relativo al corso omonimo Introduzione Ormai parecchio tempo fa ho avuto modo di introdurre il tema della complessità nei progetti con un contributo preliminare apparso in questo spazio verso la fine del 2010. Ciò che in sostanza proponevo come riflessione era relativo non tanto alle caratteristiche tecniche del progetto, al suo contenuto, quanto agli aspetti che ne determinano il contesto. Un contenuto può essere relativamente agevole per una organizzazione e, al contrario, decisamente arduo per un’altra. Tutto dipende dalla specifica esperienza maturata. L’aspetto contesto, invece, non è mai semplice a causa del fatto che inevitabilmente ci porta a confrontarci con aspetti intrinsecamente complessi, quali ad esempio gli attori sociali coinvolti e le tipologie di dinamiche che si possono generare tra di loro sia a livello puramente interpersonale, sia a causa dei vari interessi che gli stakeholder rappresentano. Nel mio contributo iniziale, mi ripromettevo di analizzare nelle successive puntate ciascuno dei seguenti punti: - relazioni e dipendenze reciproche tra il progetto in esame e le altre iniziative presenti nel portafoglio progetti: si tratta di un elemento organizzativo di grande importanza in quanto permette di posizionare il progetto in esame sugli assi dell’importanza/urgenza per l’organizzazione e di operare conseguentemente le opportune scelte di priorità; - identificazione ed analisi degli attori sociali in termini di ruoli, interessi, motivazioni, disponibilità e volontà ad essere opportunamente coinvolti: lo sappiamo da tempo, gli attori sociali sono sempre il fattore primario di successo o insuccesso di ogni progetto, tuttavia ancora troppo spesso, anche nella valutazione della complessità, l’attenzione delle organizzazioni è focalizzata solo su aspetti tecnicometodologici; - numerosità e tipologia delle diverse specializzazioni da applicare al progetto e grado di interdisciplinarietà richiesto: mentre con la multidisciplinarietà, presente in ogni azienda, ogni singola specializzazione mantiene una sua propria identità ed autonomia, con l’interdisciplinarietà tipica dei progetti le specializzazioni vengono combinate tra di loro, a volte in modo imprevedibile. 1 La presente trattazione si compone complessivamente di 5 puntate, la prima delle quali è stata pubblicata nella Newsletter num. 3 del novembre 2010. sulla complessità nei progetti affrontando un aspetto che ritengo di fondamentale importanza: la relazione tra i concetti di complessità, complicazione e semplicità. Complessità, complicazione, semplicità Senza dilungarci in dissertazioni linguistiche, se proviamo a consultare qualche dizionario scopriamo che la parola “complesso” porta in sé sfumature di globale, inclusivo, molteplice, non lineare. “Complicato” è più specificamente rivolto a qualcosa di intricato, confuso, avvolto, imbrogliato, tortuoso. Entrambi però hanno in comune significati di difficile e come contrari i termini facile e semplice. Ecco che in qualche modo abbiamo già stabilito una relazione tra i tre termini di cui ci occuperemo in queste brevi note. Un sistema complicato è qualcosa che richiede molto tempo e ingenti sforzi per essere compreso e descritto; da questo punto di vista anche un sistema complesso appare complicato a chi lo osserva. Questa onerosità nella loro spiegazione impone che sia i fenomeni complessi sia quelli complicati siano per forza di cose affrontati con tecniche euristiche e congetturali, che ammettono approssimazioni e rielaborazioni. A causa di questa comunanza nell’approccio alla loro conoscenza i due termini sono stati sostanzialmente omologati e, nel dire comune, appaiono molto spesso intercambiabili. La teoria della Prima di procedere come a suo tempo ipotizzato, mi sembra però opportuno riprendere questo discorso << Prev / Next >> 3 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni complessità2 ha comunque provato a identificare alcuni elementi in grado di esprimere la differenza tra sistemi complicati e sistemi complessi. Vediamone alcuni: - un sistema complicato è prevedibile se ne conosciamo tutti gli elementi componenti e le relazioni che li legano. Salvo errori di calcolo o difetti tecnici, il comportamento di un satellite artificiale è totalmente prevedibile, mentre nessuno di noi potrà mai 2 Difficile indicare il momento esatto della nascita di questa teoria. Di certo possiamo identificare nel filosofo e sociologo Edgar Morin e nel fisico e chimico Ilya Prigogine alcuni dei principali pensatori che a partire dagli anni ’70 hanno lavorato attorno a questo concetto che, nell’accezione moderna, si può far risalire ai lavori di fine ottocento del fisico e matematico Henri Poincaré. La teoria della complessità ha molti punti in comune con il pensiero sistemico e considera l’interdisciplinarietà e il superamento del riduzionismo come approccio alla scienza e alla lettura della società. Altri importanti contributori del pensiero complesso sono: il filosofo e pianista Erwin Laszlo, il fisico (premio Nobel) Gell-Mann, il fisico (premio Nobel) Phil Anderson, lo studioso politico, economista, sociologo e psicologo (premio Nobel) Herbert Simon, il sociologo Niklas Luhmann, il biologo e paleontologo Niels Eldredge, il biologo, zoologo, paleontologo Stephen Jay Gould, i membri del Santa Fe Institute che annovera molti studiosi di livello internazionale, tra cui: Brian Arthur (economista), Per Bak (fisico teorico), Stuart Kauffman (biologo teorico), Chris Langton (scienziato informatico), Tom Ray (ecologista). 4 prevedere nei dettagli quale sarà il comportamento che assumerà tra pochi minuti la persona con cui stiamo dialogando o lavorando, anche se la conosciamo (o crediamo di conoscerla) da anni; - un altro elemento che distingue i sistemi complicati da quelli complessi è la loro fragilità. «La natura sacrifica l’eleganza in favore dell’affidabilità» (Kelly, 1994), i sistemi complessi che si trovano in natura hanno la capacità di assorbire o rielaborare disturbi esterni senza venirne compromessi, mentre la ridondanza nei sistemi (complicati) creati dall’uomo è rara in quanto solitamente molto costosa e quando esiste, essendo di norma molto complicata, rischia di introdurre ulteriori perturbative; - un sistema complicato non può crescere e adattarsi come può fare ad esempio un umile termitaio; dovrà venire ridisegnato da team di ingegneri ad ogni grande cambiamento di parametri ambientali. I sistemi complicati creati dall’uomo sono specializzati per una determinata funzione, ma incapaci di eseguire (e, prima ancora, di apprendere) altre funzioni. «Un computer gioca a scacchi ma non riuscirà mai a spalmare del burro su una fetta di pane»3. Mentre un sistema è complesso per sue caratteristiche connaturate (es. 3 A. Gandolfi (2008), Formicai, imperi, cervelli, Universale Bollati Boringhieri. Alberto Gandolfi è consulente e docente universitario. << Prev / Next >> l’uomo), un sistema complicato è prevalentemente tale per ragioni artificiose (es. un software). Un sistema realmente complesso non può essere semplificato, un sistema complicato, probabilmente, sì. Per restare nell’esempio appena fatto, è esigenza sempre più pressante che i molti software presenti sul mercato vengano notevolmente semplificati, in quanto le complicazioni indotte dalle tante funzioni sostanzialmente inutili, spesso create per bisogno di auto gratificazione dei loro progettisti, perturbano il corretto e stabile funzionamento di quelle (poche) davvero necessarie. In estrema sintesi possiamo affermare che i sistemi complicati sono sostanzialmente “stupidi”, in quanto non dispongono di un’intelligenza propria o comunque non mostrano di possedere alcune delle caratteristiche biologiche che sono tipiche dei sistemi complessi. Sebbene l’informatica abbia fatto passi da gigante in questi ultimi anni, è ancora da dimostrare la capacità autonoma di un computer di provare sentimenti, di sognare, di volare con la fantasia. Se infatti l’uomo è al contempo sapiens e demens, ossia composto di razionalità (limitata)4 e di 4 Herbert Alexander Simon (1916 –2001) fu uno studioso politico, un economista, un sociologo e uno psicologo. Vinse il premio Nobel nel 1978 per le sue ricerche sui processi di decision making nelle organizzazioni economiche in un contesto di incertezza. S. ha coniato l’espressione “razionalità limitata” per indicare il fatto che la scelta razionale tiene conto dei limiti cognitivi e conoscitivi; per prevedere o comprendere l'azione di un individuo occorre valutare quali fossero le conoscenze, i valori, l'ambiente dell'attore al momento della decisione (le cosiddette Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni irrazionalità emotiva e sentimentale, il computer può solo essere funzionante. E ciò che del suo funzionamento ci sembra imprevedibile è solo frutto di errori di chi lo ha progettato e programmato, non di una sua autonoma capacità di auto regolarsi o di reagire autonomamente a sollecitazioni esterne. Almeno a tutt’oggi. Credo che basterebbe questa considerazione generale per poter affermare che la vera complessità nei progetti è più relativa al contesto che allo specifico contenuto. A meno che, ovviamente, il contenuto non sia strettamente correlato con le persone: ma di ciò parleremo nelle prossime puntate. Come abbiamo accennato in precedenza, complessità e semplicità sono generalmente intesi come termini antitetici, come se la seconda possa essere la risposta da contrapporre alla prima. A mio parere così non è. La complessità, quella vera, è nella natura delle cose. Come abbiamo già avuto modo di osservare, l’uomo è per definizione complesso, uno dei migliori esempi in assoluto di sistema complesso. La natura lo è. Il contesto sociale in cui tutti agiamo, che ci influenza e che a nostra volta influenziamo è formato da persone, è cioè un sistema complesso formato da altri sistemi complessi che interagiscono tra loro con risultati spesso imprevedibili. Non riconoscere la complessità che ci circonda e nella quale siamo immersi “premesse decisionali”). Ciò non si applica solo all’individuo ma può essere applicato al comportamento di comunità e di organizzazioni. significa dunque vivere con la testa nel sacco, illudersi che la realtà possa essere segmentata a piacere, analizzata per comparti, un aspetto per volta. Quando ad esempio ci occupiamo di un problema economico, affrontiamo contemporaneamente risvolti sociali, etici, morali e non possiamo evitare di farlo. O meglio, se cerchiamo di evitarlo, aggrappandoci unicamente al modello razionale e al pensiero riduzionista, commettiamo quel tipo di disastro sistemico che di questi tempi i “geni” della finanza e della politica, di quella vecchia e di quella nuova, stanno perpetuando a grave danno di tutti noi. La complessità, quindi, esiste in natura e non può essere semplificata: come faremmo a semplificare il corpo umano o anche solo il nostro cervello? Eliminandone delle parti? No di certo. La complicazione, invece, non è qualcosa che di per sé esiste in natura, è qualcosa che viene introdotta artificiosamente e che potrebbe essere evitata o quantomeno limitata. Rigidità e flessibilità sono due caratteristiche a mio avviso comparabili rispettivamente con complicazione e semplicità. Prendete ad esempio un normale cacciavite a taglio. Un utensile molto semplice ed economico anche se scegliete un modello professionale. Oltre alla sua normale funzione di giravite, se ci pensate un attimo potete trovare tanti altri impieghi in svariati campi di utilizzo. Eppure è composto da due sole parti. Fatte le debite proporzioni in termini di numero di componenti logico-fisiche, possiamo dire la stessa cosa per una qualsivoglia apparecchiatura sofisticata? << Prev / Next >> Se poi ci spostiamo con gli esempi all’interno delle organizzazioni, possiamo avere solo conferme del fatto che complicazione e rigidità trovano tra loro una relazione stretta almeno quanto la trovano semplicità e flessibilità. Consideriamo l’effetto che crea l’insieme di regole, policy, disposizioni, circolari e norme operativo-comportamentali all’interno e all’esterno di ogni azienda. Se da un lato la speranza di coloro che le pensano ed emanano è quella di poter prevedere e controllare il più possibile, dall’altro esse introducono generalmente solo vincoli artificiosi che ostacolano l’operato dell’azienda al suo interno e l’efficacia all’esterno. Queste complicazioni massacrano l’azienda che, quale sistema complesso, potrebbe importare variazioni e restituire ordine e invece importa le variazioni che non riesce a evitare e non esporta un bel nulla, tranne qualche starnazzo sulla crescita o sulla necessità di fare questo o quello. Senza poi farlo, naturalmente. La complicazione è quindi una sorta di “demone organizzativo” multiforme, dalle varie sfaccettature, che spesso ci illude di migliorarci la vita, peggiorandola. La semplicità che gli si contrappone non deve essere confusa con semplicismo o faciloneria. Semplicità è ricerca di essenzialità, è avere idee chiare ed essere capaci di formulare strategie comprensibili, è avere il coraggio e la determinazione di andare dritti al punto, è focalizzare l’attenzione su poche cose fondamentali, è non disperdere inutilmente energie in mille rivoli. E’ prendersi la responsabilità di decidere, è anche stile di vita e di gestione aziendale 5 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni scevro da inutili orpelli, è pensare e agire sulla base di pochi valori inderogabili. In questa accezione la semplicità rappresenta un fondamentale argine all’inutile complicazione ed è un potente mezzo per entrare in contatto con la vera complessità e per predisporsi ad affrontarla con successo. Tenendo ben presente questa prospettiva, nella prossima puntata parleremo della relazione tra i progetti e le altre iniziative contemporaneamente presenti in azienda. to be continued Qualità e Innovazione: intersezione virtuosa ® di Stefano Setti, PMP , Docente di Modelli per l’Innovazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia Questo articolo rappresenta la prima di due “puntate” che offrono la rielaborazione di una lezione svolta in st occasione del convegno “31 International Conference on Organizational Science Development”, tenutasi a Portorose (Slovenia) dal 21 al 23 Marzo 2012, sul tema del dualismo fra Qualità e Innovazione. 6 Abstract Quality and Innovation represent two different and autonomous domains, both usually developed according to different paradigms and responding to opposite requirements. Sometimes they seem to conflict in our organizational life: while innovation refers to creating new worlds, defining new rules, overcoming boundaries, quality has its main goal in respecting rules, standards, constraints, in order to produce always the same repeatable results for customer acceptance and satisfaction. An organizational challenge is therefore to harmonize both disciplines, making them cooperate for achieving excellent results. This cooperation may be focused on two topics: the concept of Voice of The Customer (VOC) and the tool Quality Function Deployment, to build a customer-centric corporate approach. “ - Each and every day I wonder why nobody thought of it before - And why do you repeat yourself every day the same stupid question? - ‘Cos I have been the first!” talking about the “trolley”, in the movie “This must be the place”, by Paolo Sorrentino, 2011 1. Innovation: to be the first In 1893 the physicist Lord Kelvin said: “Heavier-than-air flying machines are impossible”. In 1943 Mr. Thomas Watson, IBM’s former president, said: “I think there’s a world market for, maybe, five computers”. << Prev / Next >> In 1991 Bill Gates said: “I don’t believe in the Internet”. What can we deduce from that? That there is still a lot of space for innovation, even if sometimes we feel that everything has already been discovered. We know that innovation is not an option today, but a necessary permanent condition to compete for excellence, or, sometimes, to survive in difficult market conditions. Innovation means to break and overcome boundaries, to create new worlds, “to be the first”. The innovation process comes from the combination of different cultures, from the interaction – perhaps the struggle – between different points of view. Different perspectives, different ways to read problems and situations. Innovation creates discontinuity, it produces a jump ahead, it often breaks apparently unbreakable chains. This chemical reaction is never a spontaneous process, it needs a catalyst: this catalyst may be represented by the vision of a leader, a geographic district (like Sylicon Valley in California or some textile districts in Italy, like Prato, etc.), the specific government policy, the organizational culture and people attitude. Innovation is strictly related with uncertainty, by definition it represents the exploration of an unknown universe. The weak possibility of foreseeing the results and the success of an innovation process is determined by many factors: - technological uncertainty - economics uncertainty - market uncertainty Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni - social/political uncertainty - laws and regulations uncertainty - results uncertainty - people’s uncertainty Innovation is also strictly related with change, and for this reason it doesn’t often have a good press. According to William Edwards Deming, one of the most popular gurus of Total Quality Management, “the two main rules at the basis of life itself are: 1) Change is unavoidable; 2) Everybody tries to resist to change”. When talking about product innovation a clear distinction must be done, between: Benefits = what the customer/user is willing to pay for. Attributes = characteristics, functionalities, performance, what engineers put “inside” the product. Very often designers and/or engineers put attributes inside the product that are not connected with benefits. As we will see further on, specific methodologies may be adopted in order to reduce this risk and guarantee the right relationship between attributes and benefits. During the last decades, many types Figure 2: The innovation funnel of innovation have been developed, starting from the traditional Product and Process, up to Marketing, Organizational, HR, etc. In companies where many different types of innovation are interacting a huge complexity must be faced. 2. Ideas management The basic input for any innovation process are ideas. The space in which ideas are collected and can grow is often called Fuzzy Front End (FFE: it is the “Phase Zero” of any NPD (New Product Development) Process, generally including Idea Generation and Idea Screening). Typically, many ideas start at the beginning but only few projects get to the end with a real market product. The process of NPD is the application of a complex set of methodologies and tools & techniques to develop market product starting from ideas. Idea (from the ancient greek word ἱδέα) is a very common term in philosophy and in natural language with a wide range of meanings: finding, discovery, design, thought, concept, draft, etc (eg it.wikipedia.org/wiki/Idea and it.wiktionary.org/wiki/idea). Many famous writers and artists have reflected about it: - An idea that is not dangerous is not worthy to be called an idea (O. Wilde) - Nothing is more dangerous than a man with only one idea (ÉmileAuguste Chartier Alain) - The man with a new idea is a crank until the idea succeeds (Mark Twain) - An idea, a concept, until it remains an idea is nothing but an abstraction: if only I could eat an idea, I would have done my revolution (Giorgio Gaber) 3. Innovation Management Models With Innovation Management Models (IMM in the following) we mean all the organizational structures, the methodologies, the business processes and resources that Figure 1: The innovation galaxy << Prev / Next >> 7 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni facilitate, promote, drive the evolution of ideas into market products. We suggest the following taxonomy in order to understand the variety of dimensions and tools among the Innovation Management Models: A. New Product Development The models that help driving the concept, design, prototype, test & validation, start of production of a new or revised product in manufacturing: - Stage & Gate®, and other similar staged project lifecycles (which typically are application area-specific) - APQP (Advanced Product Quality Planning, in the ISOTS 16949 suite) - FFE management B. Project Management The models that help managing the project, regardless the project is an NPD-one : - PMBOK® by PMI® PRINCE2 IPMA Agile, Scrum methodologies C. Design & Creativity The models that focus on product fruition and look&feel issues: - Value Engineering - Design to Cost - Cognitive Design - Ergonomics D. Innovation Governance The models that focus on the social and economic dimension: - Innovation Politics - Innovation Districts 8 innovation is highly attracted by project management methodologies, incremental innovation seems to be better manageable by implementing a recurring event-driven process, with a lack of scheduled task (radical is a project, incremental is a process). This axis must be taken into great consideration in managing innovation: the boundary between the radical and the incremental approach should be carefully drawn by each company, in order to reach the best trade-off and organizational balance. Another strategic role is played by the key components of the products, which heavily influence the kind of innovation management required and its impact. Figure 3: Technology push vs. Market pull Author: tp://en.wikipedia.org/wiki/File:TechnologyPush_Market-Pull.png 3.1 Historical evolution In the last decades the IMMs have strongly evolved, in particular the NPD process has passed through these succeeding phases: - Technology push (50s-60s) - Demand pull (60s-70s) - Combined model (70s-80s) - Chain linked (80s-90s) - District Innovation Systems (today) to be continued This evolution reflects the increasing importance of the network of enterprises, and the value recognized to integration, synergies and competence clustering. 3.2 Radical vs Incremental Another critical aspect that each enterprise must consider is the axis radical-incremental. While radical Figure 4: The innovation type is determined by the components and their connections << Prev / Next >> Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Eventi 14° incontro: “¿PM x PMI? Quale Project Management per la PMI?” Community regionale dei Manager e degli Imprenditori del Friuli Venezia Giulia Villa Manin di Passariano 9 febbraio 2012 ® di Paolo Guglia, PMP L'innovazione è un processo fondamentale, soprattutto in tempi di crisi e di fronte alle sfide dei nuovi mercati. E solo chi innova è pronto a raccogliere la sfida. Ma innova soltanto chi è dotato di strumenti di gestione dei progetti. Da qui l'importanza del Project Management che, se attuato in maniera agile, può aiutare concretamente le aziende, soprattutto quelle meno strutturate, cioè le medio-piccole, a cogliere al volo le occasioni che il mercato pone loro di fronte attraverso una modalità operativa che consente di “gestire” anche l’emergenza. Per informare su questo strumento, Federmanager FVG, FormTeam S.r.l. e CIDA FVG, promotori della “Community regionale dei Manager e degli Imprenditori del Friuli Venezia Giulia”, hanno organizzato l'incontro “PM x PMI ? Quale Project Management per la PMI?” che ha avuto per relatore Giorgio Bensa, fondatore di BensaPM Project Management di Gorizia, che ha illustrato dettagliatamente alcuni tipi di approccio con gli “Strumenti di Project Management per la piccola e media impresa”, affrontando la pratica oltre che la teoria. Innovare – ha spiegato Bensa – significa attuare progetti di cambiamento. E innova chi è abituato a innovare ed è dotato di strumenti di gestione dei progetti. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, infatti, solo il 6% delle aziende che pur hanno una visione delle innovazioni future da attuare è realmente innovatrice, cioè realizza innovazioni di punta, mentre per il 25% si tratta di aziende che hanno soltanto aspirazione a farlo. Tra quelle senza visione delle innovazioni future, ben il 66% è composto da aziende inerti persistenti, mentre – a conferma che innova chi è abituato a innovare – solo il 4% delle aziende inerti è rappresentato da aziende che in passato hanno realizzato innovazioni di punta (le cosiddette “vecchie glorie”). Prima di partire con progetti di innovazione – ha proseguito Bensa – all'interno dell'azienda vanno pertanto individuati: chi fornisce le risorse finanziarie al progetto, il responsabile della definizione e accettazione dei risultati e la persona incaricata di conseguire gli obiettivi del progetto. Il Project Manager ha il compito di gestire i progetti. La sua figura è molto importante perchè, secondo una ricerca dell'Ibsen, nelle aziende in cui il livello di gestione dei progetti è inadeguato, il progetto può arrivare a costare il doppio di quanto inizialmente preventivato, mentre in quelle al massimo livello nella scala di gestione dei progetti si potrà ottenere un risparmio sui costi previsti stimato pari al 5%. La comunicazione poi – ha aggiunto Bensa – è << Prev / Next >> essenziale: si tratta di far arrivare le informazioni giuste alle persone giuste al momento giusto. Comunicare non è un fattore secondario, né tantomeno marginale in termini di tempo nel successo di un progetto o di un processo di innovazione: anche la comunicazione ha una scadenza (bisogna quindi essere pronti e rispondere rapidamente a sms, e-mail, telefonate, fax) e va considerato che durante l'esecuzione del progetto, in media, il Project Manager occupa il 70% del tempo a comunicare (anche attraverso caffè, riunioni, cene, spesso considerati erroneamente tempi distolti dal lavoro, ma in realtà essenziali per far comprendere al gruppo di lavoro l'idea alla base del progetto e condividerla). Il segreto prima di partire con un progetto? Porsi le domande fin da subito, partendo dalla fine: cosa avrò alla fine? Quali sono i tempi totali e intermedi? Chi è coinvolto e come? Quali rischi ci sono? Quali sono le risorse e quali i vincoli? Tutte domande estremamente concrete. E proprio per fornire risposte sempre più concrete agli imprenditori e ai manager la Community – nata per fare rete e ampliare le opportunità per gli aderenti – nel 2012 si rinnova, aggiornandosi a 2.0 per essere più vicina ai problemi reali degli associati e per venire sempre più incontro alle loro esigenze pratiche con tematiche ad hoc e strumenti operativi immediatamente applicabili in Azienda. In considerazione della particolare congiuntura economica e in considerazione delle necessità sempre più pressanti delle aziende aderenti – hanno quindi evidenziato Maurizio Bressani (Presidente 9 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Federmanager FVG) e Riccardo Romanzin (Vice Presidente FormTeam S.r.l.) – oggi, a quattro anni dalla sua fondazione, il significato della Community regionale dei Manager e degli Imprenditori del Friuli Venezia Giulia (Comunità, Comunanza, più Persone che vivono nello stesso ambito ed operano sotto certe leggi e per un fine determinato) si è modificato ed evoluto per fornire alle aziende risposte sempre più concrete. La Community, nata il 1° ottobre 2009 sotto la spinta dell’urgenza di unire le persone per rinforzarle nel momento di crisi che stava incalzando l’economia e il mercato, attualmente riunisce oltre 270 imprese e nel corso della propria attività ha visto alternarsi 25 relatori con una media di 50 partecipanti a incontro. Il programma dei lavori dell'incontro ha visto gli interventi di Maurizio Bressani (Presidente di Federmanager FVG), Andrea Beltrami (Presidente di FormTeam S.r.l. e moderatore dell’incontro) e Guerrino Saina (Presidente dell’Unione Regionale CIDA FVG), oltre l'atteso intervento di Giorgio Bensa. E' seguito, come consuetudine, un buffet, presso il “Ristorante del Doge”, ospitato nella barchessa di ponente, occasione per intrattenere relazioni e sviluppare conoscenze e marketing relazionale one-to-one tra i partecipanti alla Community. 10 L'evoluzione del PMO" - Osservatorio P3MO Milano, Unione del Commercio 28 febbraio 2012 ® di Enrico Valzano, PMP L’evento sull’evoluzione del PMO del 28 febbraio scorso ha dato continuità alla serie di iniziative promosse dal PMI-NIC sullo stato dell’arte dei PMO in Italia. Sempre più realtà aziendali si affidano alla centralizzazione della gestione dei progetti per fronteggiare la continua richiesta di integrazione tra business e operatività, sfruttando i vantaggi derivanti da un’organizzazione di questo tipo quali la visione d’insieme del portfolio progetti, la condivisione delle competenze e dell’esperienza mediante un approccio collaborativo dei gruppi di lavoro e un continuo miglioramento nella gestione dei processi operativi. Il fil rouge dell’intera giornata è stato la trasformazione del PMO da semplice necessità di business a vero e proprio strumento creatore di valore aggiunto per l’azienda che investe su di esso. L’introduzione alla giornata è spettata al PM dell’iniziativa, Michele Maritato, che dopo aver ringraziato l’IIBA Italy Chapter, partner dell’evento, e gli sponsor (CA e Spindox) che ne rendono possibile la realizzazione, ha “provocato” partecipanti e speaker illustrando i risultati della ricerca “The Multi-Project PMO: A Global Analysis of the Current State” del Dr. Brian << Prev / Next >> Hobbs, che mostra come poco meno della metà dei PMO avviati superi il terzo anno di vita e uno su dieci il quinto, e tale rapporto continui a decrescere. La trafila dei successivi interventi ha però dimostrato che in Italia esistono dei casi di successo resi possibili dalla chiara definizione del ruolo di PMO, dalla solidità delle fondamenta sulle quali questo poggia e dal forte commitment del Top Management, sempre più convinto che esso sia la chiave per guadagnare vantaggi di mercato in termini di soluzioni di business, ottimizzazione delle risorse e flessibilità operativa che si trasforma in vera e propria strategia. Hanno dato il via ai lavori Riccardo Conturbia e Valerio Pignatta di Reply con una presentazione apparentemente fuori tema, che invece ha stimolato l’interesse della platea con un parallelismo tra attività progettuali e grandi filosofi evidenziando non pochi punti d’incontro tra i due termini di paragone. Un excursus avvincente tra metodi razionali e rigorosi (utilizzo degli standard, approccio deduttivo – topdown), basati sull’esperienza (dati storici come best practices) o sulle certezze matematiche (dalla conoscenza approfondita dei vincoli di progetto e dall’applicazione rigorosa delle regole si determina l’esito del progetto) fino ad arrivare ad una concezione di flessibilità e reattività che invita a “pensare fuori dagli schemi” (Agile PM) o a considerare l’uomo, inteso come risorsa con competenze tecniche, professionali e capacità relazionali, al centro di tutto. Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Dopo il primo coffee break, a riportare l’attenzione verso il tema della giornata e a dare il via alle presentazioni dei case study sul PMO ci pensano Oscar Pepino e Riccardo Conturbia, sempre di Reply, che illustrano il modello di organizzazione adottato dalla loro realtà. Reply è un network di società ciascuna con un focus specifico su mercati e tecnologie, che condividono un modello di gestione dei progetti comune. Proprio a questo scopo è fondamentale sfruttare i vantaggi dell’unificazione delle competenze mantenendo inalterate le peculiarità specialistiche di ogni azienda satellite. Per raggiungere tale obiettivo ci si affida a strumenti quali il RMBOK (Reply Methodology Body Of Knowledge), un vero e proprio manuale contenente le linee guida per la gestione dei progetti “in chiave” Reply. Si punta sulla metodologia CMMI e sulla formazione differenziando l’offerta formativa su varie aree di competenza e su Large e Small Settings, infine si concede ampio spazio alla condivisione dell’esperienza, delle best practices e delle lesson learned attraverso l’uso di un social network interaziendale dedicato. Tali strumenti hanno favorito la creazione di un circolo virtuoso di partecipazione e coinvolgimento che porta ottimi risultati operativi e di business. E’ il turno di Gaetano Lombardi che ripercorre le tappe di Ericsson nella creazione del PMO. Tale esigenza è nata dalla necessita di migliorare i processi operativi e gestionali volti all’ottimizzazione del Time To Market e del Lead Time Precision, in principio molto lontani dagli obiettivi prefissati dagli sponsor. Ci si è affidati alla promozione delle pratiche di Project Management definendo correttamente i ruoli di PMO, Portfolio Management e Program Management; si è provveduto al miglioramento della gestione delle risorse e al monitoring delle performance di progetto mediante misurazione e controllo dei KPI. L’azienda ha così modificato la propria struttura da divisionale ad una gestione più orizzontale per progetti approcciando la loro gestione in maniera più Agile. Sul palco è la volta di Massimo Amati che propone il PMO di AlcatelLucent attraverso la descrizione del processo di Customer Care. In questo caso il CC è inteso come l’assistenza fornita dalla Warehouse al cliente interno (Regional Unit) mediante l’apertura di un ticket contenente una descrizione accurata del problema da parte della RU e una risposta immediata della WH che fornisce al soluzione puntuale dello stesso. Così facendo il PMO orienta le attività della WH sulle corrette priorità operative migliorando tutta la catena produttiva. Roberto Checcozzo racconta l’esperienza di COMAU, azienda metalmeccanica che progetta principalmente linee automatiche per il settore Automotive. A seguito di una vertiginosa crescita e del conseguente incremento della complessità di Business, a metà del 2007 ci si rese conto della necessità di una migliore governance sui progetti al fine di: << Prev / Next >> 1) Gestire al meglio i progetti multinazionali; 2) Uniformare i ruoli e gli strumenti del Project Management a livello globale; 3) Gestire il portfolio progetti; 4) Agevolare la condivisione delle esperienze tra Paesi e differenti aree di Business. Comau ha costruito così un Network tra aziende operanti nei diversi Paesi che fa della collaborazione il suo punto di forza. E’ il momento di Roberta Leon che racconta il PMO di Unicredit come strumento fondamentale a supporto della trasformazione aziendale. L’iniziativa 2B1 nasce dall’esigenza di gestire i dipartimenti ICT di tutte le società di servizi del gruppo creando un modello operativo e gestionale cross che andasse bene per tutti, ma che fosse abbastanza semplice e flessibile da lasciare ad ogni singola realtà (avente caratteristiche e linee di business proprie, operante in Paesi con cultura e legislazione differenti) l’opportunità di conservare le proprie peculiarità. Tale approccio, unito ad una comunicazione efficace, al fatto che il PMO fosse un punto di riferimento forte e riconosciuto per fornire supporto alla risoluzione di issue e fortemente orientato ai deliverable, è stato possibile attraverso tre step focalizzati al programma, al portfolio e alle strategie di business. Si riprende dopo il lunch break con il PMO nella struttura Top Client & Public Sector di Telecom Italia raccontato da Filippo Dall’Olio e Mirella Marcocci. Top Client è sinonimo di bandi di gara complessi che richiedono risorse alle 11 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni quali affidare responsabilità in termini di gestione economica dei progetti e dei relativi deliverable con una dose di proattività per Business need Futuri. Quello di Telecom è un PMO decentralizzato con un Competence Center condiviso in grado di fungere da collettore di best-practice e lesson learned da riutilizzare all’occorrenza ottimizzando così l’effort “consulenziale”, di formare su nuove competenze ed esperienze i PM che ne fanno parte e gestire direttamente i progetti più delicati decidendone le sorti. Anche da Telecom arriva “l’avvertimento” sul ruolo chiave delle competenze di Business Analysis che completano le metodologie di PM. Accogliere in una sola figura entrambe le competenze può fare la differenza tra un progetto vincente e uno perdente, oltre al fatto di accrescere la conoscenza del Cliente, creando fidelizzazione e nuove opportunità di business futuri. Si conclude definendo il PMO come un servizio a valore aggiunto per “accompagnare” i Clienti nella creazione di valore attraverso un continuo miglioramento della profittabilità. nell’allocazione efficace ed efficiente delle risorse e nell’intera catena di gestione dei progetti stessi. L’azienda era poco reattiva alla richiesta di risorse da parte del Demand e non governava in maniera ottimale tempi, costi e capacità operativa. Da qui l’esigenza di un processo di trasformazione volto alla convergenza tra i due PMO per puntare ad un’ottimizzazione generale. Gli obiettivi principali: identificare KPI significativi, sia operativi che strategici, da confrontare con i benchmark di mercato; gestire al meglio la forza lavoro e il budget a disposizione; affidarsi a metodologie standardizzate per una migliore governance dei progetti. Strumenti vincenti sono stati la pianificazione previsiva delle attività, la preallocazione delle risorse resa possibile dalla mappatura degli FTE a più livelli (Sistemi applicativi e Centri di Costo) e la valorizzazione economica della capacità ripartita per ciascun CdC e confrontata con il budget previsto, che hanno portato ad una visibilità immediata sul corretto utilizzo delle capacità progettuali. Giuseppe Cuniberto e Giuliana Tarsitano aprono il mondo del PMO nel settore assicurativo / bancario, sebbene questo abbia sempre a che fare con la divisione IT. In Reale Mutua erano presenti due forme di PMO, la prima dedicata alle attività “ordinarie” di manutenzione evolutiva dei sistemi, la seconda assegnata ai progetti strategici di Change Management. La crescita significativa della società e l’approccio duplicato alla gestione di progetti hanno portato criticità Orietta Checchinato e Alessandro Rogora pongono l’accento sull’interazione tra Business Analysis e Project Management, assolutamente fondamentale come attesta l’esperienza in Banco Popolare. In un mercato come quello finanziario, che sta attraversando un periodo difficilissimo e pieno di incertezze, è d’obbligo concentrarsi sulla reattività operativa e sulla flessibilità dei gruppi di lavoro. Da qui la necessità di reingegnerizzare i 12 << Prev / Next >> processi organizzativi e ottimizzare al meglio sia i flussi interni che quelli da e verso l’esterno, con l’obiettivo di centralizzare e armonizzare gli strumenti di business più utilizzati per il Dipartimento Tesoreria e Risk Management. Portando avanti tale progetto di Change Management si è notato che una stretta sinergia tra metodologie di Project Management espresse dal Project Office e Business Analysis crea un valore maggiore di quello dato dalla sola somma degli elementi. Compito della BA è quello di individuare i veri requisiti di Business e definire, mediante trade-off, se necessario, il perimetro del progetto in termini di tempi, costi e qualità richiesta. Il Project Management Office aiuta ad indirizzare, pianificare e coordinare l’implementazione di tali attività attraverso metodologie consolidate che ne assicurano il buon esito. A concludere è Giorgio Difronzo, di Vodafone, che riporta l’attenzione sul PMO nel settore TELCO, in uno scenario dove l’IT Trasformation diventa una vera e propria Business Transformation. “Vodafone deve soddisfare le aspettative del Cliente di oggi e anticipare quelle di domani… … il Cliente Vodafone si aspetta di vivere un’esperienza sempre più soddisfacente ed evoluta”. Questa la misson del processo evolutivo che mette in preventivo attività di analisi su nuove offerte e di reingegnerizzazione dei processi esistenti con gli impatti più significativi sui modelli di dati e sul ruolo dei canali di vendita e di customer care. La Governance di tale processo evolutivo viene affidata ad un Project Management Office che investe tutte Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni le macro divisioni aziendali, dalla gestione dell’infrastruttura, alla comunicazione integrata (interna ed esterna), ai rapporti con i fornitori e con gli stakeholder, in modo da coordinare al meglio le attività pianificate ed implementare un hub per la distribuzione della “conoscenza” a tutti i livelli (report verso Top Management e comunicazioni verso i dipartimenti interessati), cercando di monitorare e controllare mediante l’utilizzo di KPI le performance delle singole risorse, dei progetti e dell’intero programma. Progetti d’impresa: il project management al servizio delle nuove idee imprenditoriali Università di Bologna, Aula Magna Facoltà di Agraria 2 marzo 2012 ® di Gianmarco Antonelli, PMP Senior research fellow, Innovation Value Institute, National University of Ireland (www.ivi.ie) Founder international entrepreneurship academy (intentac.org) Viviamo un momento di fervente interesse verso le nuove idee imprenditoriali, in cui molti, per necessità o per naturale ardire, tentano di sviluppare un futuro diverso da quello attuale. lavoro estremamente dinamico in cui relazioni e comprensione del contesto Il primo passo è fondamentale... quello in cui si sceglie di confrontare la purezza della propria idea con la più reale delle realtà; allora quali sono gli elementi del sistema che occorre conoscere per non perdere la rotta in un mare in burrasca? Cosa garantisce alla nostra idea uno sviluppo sostenibile e duraturo? Questo è il tema che il Branch EmiliaRomagna e Marche si è dato come filo conduttore per le attività del suo 2012. I lavori sono cominciati lo scorso 2 Marzo presso la sede di Almacube, l’incubatore di startup dell’Università di Bologna. In questo primo appuntamento abbiamo cercato di capire quali possano essere i punti di contatto tra una metodologia di management matura e versatile ed un ambito di sono condizioni essenziali per la sopravvivenza dell’idea imprenditoriale. Siamo partiti da un articolo di 5 Repubblica che definisce il formarsi di nuove startup come un tumulto di giovani che risponde alle condizioni sempre più incerte di un mercato del lavoro che sta cambiando (trovo molto indicato il termine tumulto, perché descrive bene la sensazione di un crescente rumore di fondo). Tra queste ci sono alcune realtà tutte italiane che sono capaci di distinguersi anche fuori dai nostri confini, là dove l’economia sembra più solida e dove ci si aspetta che innovazione e nuove imprese siano conseguenze dirette di una situazione << Prev / Next >> “Startup, l'Italia del futuro il business dei giovani.it” di Riccardo Luna, 14/02/12 (http://www.repubblica.it/ tecnologia/2012/02/14/news/ startup_italia-29843748/? ref=HREC1-43) 5 13 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni politica più stabile; alcune di queste sono addirittura in controtendenza e creano posti di lavoro piuttosto che diminuirli… Abbiamo cercato gli elementi della “sfida” cioè quelle dimensioni che in qualche modo occorre considerare e stimare in un nuovo progetto d’impresa: - Aspettativa: intesa come la misura dell’intensità emotiva con cui un imprenditore lavora al progetto; - Potenzialità: intesa come la misura oggettiva della capacità del progetto di incontrare le aspettative di un mercato; - Preparazione: elemento la cui presenza è fondamentale ancor prima che l’idea diventi un progetto; - Contesto: inteso come la capacità di riconoscere e stimolare positivamente quegli elementi al contorno del progetto che possano rendere più agili i passi evolutivi del progetto; - Relazioni: inteso come la capacità di sviluppare un network di relazioni utili allo sviluppo del progetto; - Fortuna: non ha bisogno di spiegazioni. Infine abbiamo interpretato questi elementi secondo le dimensioni tipiche di un progetto ottenendo il punto iniziale di confronto tra le esperienze dei relatori. La prima testimonianza è stata quella di Piero Formica, Senior research fellow at Innovation Value Institute, National University of Ireland (www.ivi.ie), fondatore della International Entrepreneurship Academy (intentac.org). 14 Piero si è concentrato sulla dimensione del contesto e sulle condizioni necessarie affinché venga interpretato con la giusta apertura mentale in modo da riconoscere gli elementi di innovazione utili al proprio progetto. Ha utilizzato la metafora della lettera “I” e della lettera “t” per raccontarci due atteggiamenti tipici di chi approccia un nuovo progetto. La “I” è l’atteggiamento di chi corre su una strada già tracciata: preparato e concentrato sul risultato e sull’obiettivo cura poco la capacità di vedere quegli elementi che generano innovazione e nuove opportunità. La “T” invece ha sviluppato in modo importante la capacità di pensare risorse economiche (i cosiddetti early adopters o family & friend investors). Con la forza dettata dalle aspettative e con questa prima boccata di ossigeno, sviluppano una parte dell’idea che ancora non è pronta per il mercato. Comincia allora una seconda ricerca di fonti di finanziamento e una delle opzioni è quella dei Business Angels, associazioni e/o singole persone disposte ad investire parte del loro capitale in una nuova iniziativa imprenditoriale ad alto margine ed alto rischio. Spesso le ambizioni degli startupper producono sulla carta dei piani di sviluppo del progetto troppo arditi e difficilmente realizzabili per la troppa aderenza ad un modello di business che non può considerare tutte le variabili ambientali specifiche del singolo progetto. Perciò alcuni Angels prediligono piccole startup estremamente curate e con un piano di sviluppo contenuto (un po’ come un bonsai), ovvero quelle realtà che si prefiggono di operare in nicchie di mercato. lateralmente, il cosiddetto “thinking outside of the box”: questo permette di generare innovazione. Un nuovo imprenditore capace di dosare queste due attitudini ha più probabilità di successo rispetto a chi ne utilizza solo una. La seconda testimonianza è stata quella di Alan Borsari imprenditore e Business Angel che si è concentrato sulla dimensione delle aspettative. Molte startup cominciano la propria avventura con una raccolta minima di << Prev / Next >> A questo punto la parola è passata alle testimonianze reali delle startup invitate che hanno messo l’accento su come le prime scelte importanti vengano fatte sulla base di poche Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni informazioni certe: sono quelle legate al business model, cioè al modello con cui la nuova impresa sarà in grado di sostenersi nel tempo. Una startup alla ricerca di fonti di finanziamento incontra potenziali investitori, sia pubblici sia privati, che decidono sulla base di due documenti fondamentali: business model e business plan. Il Project Management e la Gestione delle Risorse Umane Da Spreaker ad Eugea, dalla startup La Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Perugia, ed in particolare il Dipartimento di ingegneria Elettronica e dell'Informazione, è sempre stata attenta ai temi legati al mondo imprenditoriale, attuali come quello della gestione delle risorse umane. privata alla spinoff universitaria, abbiamo sentito il racconto di un business model che si è evoluto nel tempo, cercando continuamente di adattarsi per incontrare i favori di un mercato ricco di esigenze nuove e che nascono e si sviluppano molto velocemente. Lo stesso business plan è stato raccontato come lo sforzo di produrre un documento statico con delle proiezioni generate solo per cercare dei potenziali investitori, che non riesce a stare al passo con l’evoluzione del progetto reale. Auditorium di Confindustria, Perugia 2 marzo 2012 di Guido De Angelis Pertanto, dopo il primo incontro svolto presso l'aula magna della stessa Facoltà di Ingegneria il 27 giugno 2011, dedicato alle "PMI Best Practice e Certificazioni" (Cfr. la Newsletter PMI Northern Italy Chapter nr.2 del Dicembre 2011), lo stesso direttore del DIEI, prof. Paolo Carbone, in collaborazione con il PMI-Northern Italy Chapter Branch Toscana & Umbria, ha inteso organizzare un secondo incontro dedicato al "Project Management e la Gestione delle Risorse Umane". Il convegno si è tenuto il 2 Marzo presso l'Auditorium della sede principale di Confindustria Perugia ed è stato patrocinato da: Regione Umbria, Confindustria Perugia, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia, AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale-Umbria) e Federmanagement. L’evento ha permesso di trattare i concetti e i metodi del Project Management applicati alla gestione delle risorse umane, nelle dinamiche organizzative dei sistemi di produzione delle realtà aziendali o della pubblica amministrazione. Su questo spunto sono quindi nate aziende di consulenza che si occupano di prototipazione: prendono l’idea, finanziano un prototipo minimale che portano sul mercato per raccogliere le sue esigenze e modificare quindi il prototipo. << Prev / Next >> 15 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni I saluti sono stati portati dall'ing. Paolo Gattini per l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia, dal vice presidente di Confindustria Perugia, dott. Luca Tacconi, e dal prof. Paolo Carbone per la Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Perugia. Il prof. Paolo Carbone ha inoltre moderato gli interventi che si sono seguiti nel corso della giornata, ad iniziare da quello della dott.ssa Donatella Calderini, direttore del PMINIC Branch Toscana & Umbria, che ha presentato la mission e gli obiettivi del Project Management Institute. Ha anche illustrato le attività, le metodologie ed i servizi offerti dal PMI Nothern Italy Chapter e più in particolare ha messo a disposizione del tessuto produttivo umbro l’esperienza del Branch Toscana e Umbria (BTU), che, anche se nato solo nel 2008, si propone come punto di riferimento per condividere esperienze e per sostenere il Project Management. processi e delle persone che gestiscono. L’ing. Giacomo Scarponi di Angelatoni Industrie S.p.A ha presentato un caso aziendale di progetto di mappatura delle competenze e relativa valutazione del personale. L'ultimo intervento è stato del dott. Luigi Rossetti, Coordinatore dell’Ambito Imprese e Lavoro della Regione Umbria, che ha messo in risalto come un'opportuna gestione delle risorse umane nella P.A. possa permettere l'emanazione di provvedimenti a favore delle PMI all'avanguardia nel panorama europeo, come quelli relativi alla Green Economy. L’evento si è concluso con una vivace ed interessante tavola rotonda moderata dall’ing. Guido De Angelis, Il successivo intervento è stato quello del dott. Luigi Di Marco, presidente della Federazione delle Associazioni di Management (Federmanagement), che ha affrontato il tema della gestione delle risorse umane da un punto di vista storico, mettendo a confronto la capacità di gestione dei progetti e la leadership di due personaggi del calibro di Alessandro Magno e Giulio Cesare. Massimiliano Lenzi, consigliere AIDP Umbria, ha continuato a trattare l’argomento spiegando come nasce l’esigenza di iniziare un progetto di organizzazione e controllo dei propri 16 << Prev / Next >> dove i relatori hanno interagito con i partecipanti, che a loro volta hanno dimostrato un netto interesse per le tematiche legate al Project Management. Dal dibattito è scaturito un interessante confronto con scambio di esperienze fra varie realtà aziendali rappresentate in sala, ma anche con interventi sia di professionisti del settore sia di giovani neolaureati. Le conclusioni sono state tratte dal prof. Paolo Carbone che nel ringraziare i partecipanti ha rinviato ad ulteriori approfondimenti nei prossimi appuntamenti che si svolgeranno sul Project Management a Perugia: il prossimo è a piano fra il mese di settembre e quello di ottobre. Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Agenda del PMI-NIC Progettare e Gestire l'Innovazione Gorizia, 13 Aprile 2012 Ore 14:30 - 18:00 Presso la sala del Palazzo De Bassa della Camera di Commercio di Gorizia Passaggio Edling angolo via De Gasperi. La partecipazione all'evento dà diritto all'acquisizione di 3 PDU. Project Portfolio Management: how organizations can measure and improve their performance Milano, 20 Aprile 2012 Ore 09:00 - 17:00. Presso Unione Commercio, Corso Venezia 47 - Sala Colucci. La partecipazione all'evento dà diritto all'acquisizione di 7 PDU. Seminario 'Ruoli a confronto: dialoghi con... lo SCRUM Master' Milano, 18 Maggio 2012 Ore 09:30 – 17:30 Presso lo Spazio SIAM, Via Santa Marta 18 La partecipazione all'evento dà diritto all'acquisizione di 7 PDU. Etica e Project Management 25 Maggio 2012 Informazioni sul sito www.pmi.org Echi da Marsiglia: il meglio del PMI EMEA Global Congress 2012 22 Giugno 2012 Serata Pecha Kucha: la stimolante sfida delle presentazioni '20 X 20' 28 Giugno 2012 << Prev / Next >> 17 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Finestra sul PMI-SIC Nel Project Management contano sempre di più le cose che non si contano: Competenze intangibili per PM Ercolano, Stoà – Sala delle scuderie 8 febbraio 2012 ® di Francesca Rigosi, PMP Tutto ha avuto inizio lo scorso giugno quando, assieme ad alcuni soci e ad alcuni membri del Board del nostro Chapter, il Project Management Institute - Southern Italy Chapter, abbiamo ritenuto che l’affascinante 18 tematica dell’Intelligenza Emotiva fosse non solo di rilievo così notevole per la vita personale di ognuno, ma anche di particolare importanza nella professione di Project Manager. Tanto da meritare una serie di incontri dedicati ad affrontare almeno alcuni degli innumerevoli aspetti che la caratterizzano. Avuta la disponibilità degli speaker, era necessario individuare la sede opportuna, come anche fissare date e temi. L’Ingegner Enrico Viceconte di STOA, Istituto di studi per la direzione e gestione d'impresa, ci ha dato disponibilità per un suo speech e per ospitare l’evento in una sede antica così prestigiosa come Villa Campolieto, ad Ercolano. Siamo stati tutti concordi nel distribuire gli interventi su più giornate in modo da poter dedicare il tempo opportuno alle varie tematiche. Abbiamo anche condiviso che fosse necessario, nella prima giornata, dedicare spazio ad introdurre l’Intelligenza Emotiva e a mapparne almeno alcune componenti rispetto alle necessità dei Project Manager. Abbiamo così fissato il programma della prima giornata, che si sarebbe svolta l’8 Febbraio 2012. A fine gennaio, la situazione meteo in tutt’Italia si è fatta disastrosa e le previsioni erano ancora peggiori. Sembrava inizialmente che i problemi fossero di raggiungibilità della sede prevista per l’evento da parte di chi veniva dal Nord Italia. Ma poi anche Roma si è bloccata. E infine, anche in Campania, qualcuno, come me, è rimasto bloccato dalla neve per giorni. Analizzando la situazione (che PM saremmo altrimenti?) abbiamo verificato la possibilità di anticipare all’8 febbraio interventi destinati agli << Prev / Next >> incontri successivi. Come se non bastasse, però, STOA ci ha informato della possibilità che la strada di accesso sarebbe potuta diventare inagibile a causa di lavori stradali ed il tutto, ahinoi, senza alcun avviso preventivo Che dire….?!? Sì, in questi casi, una formazione specifica e tesa alla modalità con la quale gestire le emozioni sarebbe risultata oltre modo utile! Alla fine, per nostra buona sorte, i lavori della strada sono stati posticipati e gli speaker sono riusciti ad arrivare senza problemi. Giunta finalmente la data fissata, per non smentire la sequenza di eventi negativi, prima dell’inizio e con la temperatura esterna che è facile immaginare, è saltato anche l’impianto di riscaldamento. Come percepibile dalle foto, speaker e partecipanti sono rimasti con i cappotti per l’intera giornata e in qualche immagine s’intravedono i radiatori approntati per rendere confortevole la partecipazione all’evento. Avvertiti tutti i presenti dell’inatteso problema, si avvicinava l’ora fissata per l’inizio. La sala era gremita e, puntuali, si dava avvio all’evento: le cattive condizioni meteo imponevano interventi serrati e puntuali in modo da garantire agli speaker tempi di Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni percorrenza adeguati a raggiungere l’aeroporto. Nel saluto di apertura e nel presentare gli speaker e l’agenda della giornata, ho illustrato brevemente le motivazioni che ci avevano condotto ad organizzare questo evento, richiamando, in sintesi, alcuni concetti basilari riguardo alle intelligenze multiple con particolare risalto all’intelligenza emotiva come competenza che ci permette di utilizzare in pieno le nostre altre capacità. I lavori della giornata hanno avuto inizio con l’intervento della Dottoressa Odile Robotti, amministratore unico di Learning Edge s.r.l., che ci ha guidato nei metodi di approccio che i singoli individui usano per esplicitare le competenze personali e le competenze sociali. Ci ha illustrato successivamente alcune componenti della Intelligenza Emotiva quali l’autoconsapevolezza, l’empatia, la motivazione e le abilità sociali. Ogni componente è stata declinata nelle sue differenti manifestazioni. Autocontrollo, coscienziosità, adattabilità, integrità ed onestà corrispondono, ad esempio, alla padronanza di sé, una delle competenze personali. Nell’intervento introduttivo della Dottoressa, sono state comparate le competenze tecniche e cognitive, quelle misurate dall’Intelligence Quotient, con quelle emotive, misurate da quello che é detto Emotional Quotient. Le emozioni ignorate possono… La parola è passata poi all’Ingegner Enrico Viceconte, docente di management presso STOA, che ci ha ospitato. V.6.99 15 L’intervento è proseguito con una breve descrizione sugli esiti di molti studi del settore che riportano il peso che l’IE ha nella gestione di gruppi o di aziende. Le emozioni conosciute e gestite possono… Il risultato che emerge in maniera inconfutabile è che chi usa meglio le emozioni ha più probabilità di avere successo in quello che fa. Questa panoramica sulla IE si è conclusa in modo molto simpatico con una serie di riflessioni che hanno evidenziato i pericoli derivanti dall’ignorare le emozioni ed i vantaggi insiti nel riconoscerle e gestirle. V.6.99 L’Ingegnere ha aperto il suo intervento introducendo il concetto di flusso: quello stato di grazia nel quale ci si trova a volte a lavorare, singolarmente o in gruppo, che consente il raggiungimento di prestazioni elevate. INTELLIGENZA EMOTIVA E STATO DI FLUSSO NEI PROGETTI IL FATTORE “F” Parlerò di: capo felicità motivazione attenzione innovazione attenzione flusso monotonia emozioni leadership anima PIL coinvolgimento Enrico Viceconte 2012 18 << Prev / Next >> 19 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni In questo stato, prestazioni eccezionali sono raggiunte senza risentire della stanchezza e con un benessere interiore che traspare anche all’esterno del team. L’Ingegnere ci ha offerto uno spunto interessante per avvicinarci alla tematica tramite l’ultimo numero della rivista Harvard Business Review, totalmente incentrata su un argomento particolare: il “Fattore F”, felicità. IL FATTORE “F” INTELLIGENZA EMOTIVA E STATO DI FLUSSO NEI PROGETTI e competenze: perché si possa raggiungere uno stato di flusso, oltre a obiettivi chiari, senso di controllo della situazione e piacere nel partecipare all’attività, è necessario che sfida e capacità siano bilanciate. Il compito quindi non deve risultare troppo semplice per le competenze del team né impossibile da raggiungere. L’Ingegnere ci ha illustrato anche i percorsi tipici che i team seguono nel corso di un progetto e dove usualmente le fasi progettuali si mappano sulle zone del diagramma sfida-competenza. FASE INIZIALE DI UN PROGETTO Enrico Viceconte Stoà IL FATTORE “F” Panic Flow 8 febbraio 2012 FASE DI CHIUSURA DI UN PROGETTO L’intervento ci ha permesso di avere una panoramica sui contenuti dei vari articoli che analizzano l’impatto della soddisfazione e del benessere personale in ambito aziendale e sociale. Uno degli articoli, ad esempio, confronta le graduatorie dei paesi in cui l’indicatore sia l’usuale PIL con altre in cui, invece, si misura l’HDI (Human Development Index), basato su parametri quali salute, accesso all’istruzione e distribuzione del reddito. Anche in ambito aziendale, risulta che le organizzazioni raggiungono maggiori successi quando il clima aziendale è sereno e positivo. Nel corso dell’intervento sono stati illustrati gli stati in cui i team si possono trovare in funzione di raggiungibilità del compito assegnato 20 Apathy Lo stato di flusso risulta caratterizzato dall’area che corrisponde ad un elevato livello di competenza e da un analogo livello di sfida. L’intervento si è chiuso con alcune strisce rappresentative di situazioni d’ufficio paradossali… ma non troppo, sul tema dell’efficienza e della motivazione. La parola è passata di nuovo ad Odile Robotti che ci ha condotto su un percorso teso al miglioramento del nostro EQ. Il primo passo consta nella autovalutazione delle nostre carenze per quanto attiene l’IE. Ci sono stati suggeriti alcuni esercizi da svolgere per migliorarne vari aspetti. L’indicazione è stata di ricercare il << Prev / Next >> miglioramento di un singolo aspetto per volta. Riconoscimento ed espressione delle proprie emozioni La capacità di individuare le proprie emozioni e sensazioni intime e comunicarle agli altri. Si è “giocato” poi tutti assieme nell’indicare come, secondo noi, ci si dovrebbe comportare trovandosi davanti a situazioni lavorative quali quelle proposte dalla speaker. Per ogni situazione proposta si sono creati gruppi di lavoro. Ciascun gruppo è stato invitato a motivare la propria scelta, discutendo ed argomentandone le ragioni che l’hanno generata. La discussione che ne è scaturita è stata spontanea, continua e coinvolgente. Abbiamo avuto insomma l’occasione di partecipare ad una formazione esperienziale molto interessante e particolarmente adeguata a sessioni dove i presenti sono numerosi. A malincuore, lo scambio di opinioni su situazioni che così spesso ci vedono protagonisti sul luogo di lavoro si è dovuto interrompere, per rispettare la tabella di marcia e fare una breve interruzione per il pranzo. Chiamarla interruzione è estremamente riduttivo in quanto ha determinato un momento concreto di spunto e di approfondimento permettendo, con creatività e simpatia, un bel networking tra i soci e con gli speaker. La condizione climatica questa volta si è trasformata da criticità in Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni opportunità: il Chapter, d’accordo con STOA che ci aveva messo a disposizione una ulteriore sala attigua, aveva deciso di offrire ai presenti il lunch in modo da non obbligare i partecipanti ad allontanarsi e favorendo al contempo il networking. Dalle chiacchiere scambiate durante la pausa pranzo ed i coffee break è risultato che i soci hanno apprezzato, oltre all’attenzione per evitare il disagio, anche l’attenzione ai costi, l’inventiva e l’impegno da parte di chi, nel Board del PMI-SIC, si è adoperato per migliorare la giornata anche da questo punto di vista. La sessione pomeridiana si è avviata con la relazione della Dottoressa Luciana Zanon, consulente di formazione, outdoor, coaching e counseling. Come prima cosa si è sgombrato il campo da una convinzione che istintivamente appartiene a tutti noi: le scelte si fanno analizzando razionalmente ed utilizzando le informazioni che abbiamo nel momento in cui decidiamo. Con pochi esempi, siamo stati messi di fronte ad un dato di fatto: questo non è sempre vero. Decidere vuol dire scegliere l’opzione migliore in una situazione in cui le possibilità sono molteplici. Comunemente si ritiene che il processo attraverso cui si arriva alla decisione sia di tipo razionale e, semplificando molto, segua queste tappe fondamentali: 1) Conoscere la situazione; 2) Conoscere le differenti possibili scelte; 3) Conoscere le conseguenze di ogni possibile scelta. Apparentemente è così, ma se pensiamo ad esempio a quando un motorino all’improvviso ci taglia la strada, probabilmente per prendere la decisione se frenare o meno non seguiamo esattamente il procedimento appena descritto: non facciamo un’analisi della situazione calcolando la velocità del motorino e la velocità della macchina; non valutiamo il tipo di pneumatici, né i miei né quelli del motorino; né tantomeno elenchiamo le varie possibilità: frenare, non frenare, scalare le marce, elencando vantaggi e svantaggi di tutte le opzioni. Di solito quello che succede è che istintivamente freniamo senza neanche rendercene conto. Questo ci dice che possediamo dei software di base antichi, fatti di istinto ed emozioni che ci consentono di decidere in maniera rapidissima, senza coinvolgere minimamente la nostra corteccia cerebrale, la parte più evoluta del nostro cervello. Certo spesso questo accade per situazioni “semplici” dove le possibilità di scelta sono molto ridotte (frenare/non frenare); ma l’esempio di certo non si può adattare a situazioni più complesse quali ad esempio l’acquisto di una casa, una scelta lavorativa, la negoziazione con un cliente. Là certamente l’analisi dei << Prev / Next >> costi e benefici potrebbe avere la meglio su istintività e automatismo. Però forse qualche volta capita, proprio per le scelte più delicate e complesse, di sentirsi bloccati nonostante l’analisi della situazione e delle possibili scelte sia accurata; o peggio ancora quando l’analisi dei costi e benefici spinga decisamente in una determinata direzione, ma nonostante questo il blocco decisionale persista. Questo ci fa dire che gli elementi di tipo razionale sono solo una piccola parte del processo decisionale e che vi sono invece altri elementi sconosciuti che possono interferire, sostenere, bloccare, deviare le nostre decisioni. Il dialogo interno e le emozioni influenzano continuamente comportamenti, relazioni e processi decisionali senza che minimamente ne siamo consapevoli. Alle volte facendoci prendere delle decisioni totalmente automatiche (come la frenata improvvisa di prima) laddove invece sarebbe necessario utilizzare il pensiero. Un esempio calzante potrebbe essere legato alle scelte che facciamo sull’onda della rabbia o della frustrazione che un conflitto può generare. E allora cosa si può fare, smettere di arrabbiarci? Impossibile davvero. Quello che realmente si può fare è riconoscere e gestire la rabbia, trasformare la sua carica dirompente in energia per la trasformazione di situazioni negative per noi senza farci travolgere e trasportare da essa. Insomma senza diventarne schiavi, ma senza nemmeno soffocarla con grave danno per il nostro stomaco. Riconoscere il dialogo interiore e decodificare le informazioni delle emozioni permette di uscire dagli automatismi del comportamento, di 21 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni governare la relazione con l'altro e il processo decisionale in modo più consapevole e funzionale. Una decisione difficile V.6.99 Cosa aveva deciso la protagonista? Che analisi costi – benefici aveva fatto? Quali argomentazioni sostenevano questa decisione? Come mai cambia la sua decisione? Sono venute meno le sue argomentazioni? Che altro ha influito? Pensate ad un empasse decisionale che avete vissuto recentemente…. 17 Per esemplificare questo stato d’animo ed avviare le riflessioni in sala, ci sono stati mostrate scene da due film. Nella prima, la protagonista (da “Scene da un matrimonio” di Ingmar Bergmann) si lascia sopraffare da una situazione familiare che non aveva valutato a fondo anticipatamente. V.6.99 Consapevolezza e gestione delle emozioni La speaker ci ha indicato di dividerci in gruppetti e di analizzare le questioni che preventivamente ci ha posto, in modo da esporre poi le varie idee nate dal confronto. Le suggestioni evocate dal secondo film ci hanno immediatamente coinvolto su temi attinenti la sfera lavorativa, per l’approccio utilizzato dal protagonista, che richiama alla mente tecniche di analisi e scomposizione dei problemi che utilizziamo giornalmente nella nostra attività di Project Manager. L’altro film, invece, al primo impatto ha evocato situazioni familiari o personali. Quando però l’ultimo speaker della giornata, la Dottoressa Elisabetta Vernoni, ha ripercorso alcuni punti degli interventi precedenti, ha riportato la nostra attenzione su caratteristiche del personaggio femminile del film che ci hanno focalizzato nuovamente sull’ambito lavorativo e specificamente su individui che celano dietro a saccenza e fierezza la mancanza di “autoconsapevolezza”. 23 Nella seconda (da “La morte sospesa” di Kevin Macdonald) un alpinista, in gravissima difficoltà, durante una scalata, per un incidente che gli ha causato la frattura della gamba, analizza freddamente le situazioni e valuta i problemi che di volta in volta gli si presentano tanto da riuscire, alla fine, a salvarsi. 22 La Dottoressa Vernoni, consulente di management per aziende italiane e multinazionali e consulente per il Ministero dell’Interno allo sportello di lotta all’usura, ha sottolineato il concetto di Autoconsapevolezza citando con estrema efficacia il << Prev / Next >> filosofo Immanuel Kant. La critica alla ragion pura si esplica con il concetto di criticismo ossia la capacità di ciascun individuo di saper giudicare (da “krin”, giudicare) il proprio raziocinio in modo tale che pretese eccessive non comportino scelte o azioni difficili da perseguire. In tale ottica si colloca il dualismo tra consapevolezza e gestione delle emozioni negli scenari situazionali: il ricordo di emozioni pregresse determina la consapevolezza delle azioni da intraprendere nelle situazioni e nei processi decisionali. Proprio sui ricordi di emozioni pregresse, la Dottoressa Vernoni ha incentrato parte del suo intervento, citando un episodio indelebile della sua adolescenza proiettato su un doloroso evento del recente passato. I ricordi di forti emozioni, provate in situazioni ormai lontane e suffragate da elaborazioni autoindotte, possono determinare decisioni tanto illogiche quanto lontane dalla realtà. L’individuo può, in relazione alle emozioni provate e vissute nel passato, auto convincersi a tal punto da predire azioni e scenari futuri, non per mera veggenza ma oggettivando decisioni già prese. La Dottoressa Vernoni ha inquadrato l’episodio di vita vissuta come esempio negativo di autoefficacia al fine di presentarne gli aspetti peculiari. L’autoefficacia si fonda su un insieme di credenze che favoriscono o limitano le azioni di ogni individuo, influenzandone motivazione e pensiero. Questo determina un forte impatto sul comportamento individuale in quanto una carenza di autoefficacia induce effetti negativi analoghi a quelli, Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni evidenziati nel corso della giornata, generati da un basso EQ. Autoefficacia… Nihil difficile volenti Il PM deve…. • Essere autoconsapevole • Avere convinzioni di efficacia • Saper entrare e far entrare nel flusso • … 8 il merito dell’ottima riuscita dell’evento, confermata anche dal grado di soddisfazione dei soci. Il tema ha suscitato un grande interesse: la partecipazione è andata ben oltre le previsioni e molti soci hanno condiviso pienamente la proposta di dar seguito a questa giornata con eventi successivi, utili per approfondire argomenti specifici, cosa che inevitabilmente la giornata introduttiva non permetteva di fare. Project Management Institute - Southern Italy Chapter © L’intervento ha ulteriormente evidenziato l’empatia creatasi tra gli speaker nel corso dell’evento. I cospeaker, cosa rara oggigiorno, si sono vicendevolmente ascoltati per tutta la durata dell’evento. E l’hanno fatto con tale attenzione da permettere loro, durante i propri interventi, un frequente riferimento ai contributi espressi dagli altri relatori. Anche la loro interazione nel corso della giornata ha confermato un affiatamento davvero raro, visto tra l’altro che alcuni di loro non si conoscevano in precedenza. La giornata, piacevolissima ed intensa, si è conclusa con i ringraziamenti a organizzatori ed ospiti, PMI-SIC e STOA, ed ovviamente agli speaker. Tutti hanno << Prev / Next >> 23 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Lessons learnt Racconto di una prima volta di Cristiano Ottavian Recentemente ho avuto modo di subentrare, da esterno, nel coordinamento un team di progetto appartenente ad un’organizzazione in cui da tempo vengono lanciati diversi progetti, gestiti da grandi professionalità tecniche, ma spesso non abituate alla condivisione ed alla gestione dei progetti in un’ottica di valorizzazione del know how acquisito. Dopo qualche tempo, ho convocato una riunione del team per discutere le lessons learnt del progetto appena terminato, e decidere come potevamo documentarle per contribuire a rinforzare le esperienze positive ed evitare quelle negative nei progetti futuri. In poche parole, con entusiasmo genuino (per il team affiatato ed il successo ancor vivo del progetto) e anche una certa riluttanza (dovuta al fatto che sembrava una perdita di tempo, a “fine lavoro”, fermarsi e lasciar traccia di ciò che è stato appreso dalla recente esperienza), è stato fatto il necessario “sforzo”, per far sì che quanto appreso fosse veramente appreso, assimilato e reso disponibile per le future situazioni simili. Era la prima volta di una seduta del genere, non orientata a portare avanti il progetto, ma a farlo vivere oltre la “sua conclusione”. La validità della metodologia si è mostrata appieno solo quando ho collegato l’incontro a 24 tutte quelle occasioni in cui, durante il progetto, avevo evidenziato elementi già a conoscenza del team (o dell’organizzazione) ma che non erano stati tenuti presenti nel progetto. Per documentare il tutto, abbiamo utilizzato una maschera predisposta, non una traccia precompilata, ma solo una guida che ripercorreva l’evoluzione delle fasi del progetto, utile per fare emergere tutto ciò che avremmo segnalato come “warning” ad un “amico” che stesse per cimentarsi in un progetto simile. Questo è stato l’approccio, e il team, rinchiuso in una stanza (con pizza e bevande!) è riuscito a raccogliere, valutare, convalidare e riempire la maschera di dati e riferimenti. Con parametri guida quali “fase di progetto”, “indicatori di guasto”, “collegamenti con altri stakeholders”, ecc. si è approntato una lista di “spunti per non sbagliare” da consegnare al fantomatico ”amico”. Gli stessi spunti, resi più generali (ove possibile) e non peculiari del progetto specifico, sono diventate segnalazioni da avere pronte e disponibili, per noi stessi e per gli altri, per i prossimi progetti. Alla fine della giornata, traendo le dovute conclusioni, abbiamo gettato le basi per un sistema di lessons learnt, che è stato sentito fortemente proprio del team. Non solo perché radicato sulla nostra esperienza diretta, ma anche perché è stato valutato (e valorizzato!) quanto tempo (e costo!) avremmo potuto risparmiare (e guadagnare!) se avessimo noi stessi avuto quelle indicazioni prima di iniziare il progetto. E con quale maggior “serenità” avremmo assunto alcune decisioni, e quale qualità (intesa nella << Prev / Next >> maniera più globale) avrebbe avuto il nostro lavoro. Alla fine mi sento di dire e consigliare a tutti coloro che non l’hanno mai fatto di provare a creare un sistema di lessons learnt, assolutamente in maniera condivisa fra i membri di un team. In alcune organizzazioni, magari già strutturate e di consolidata disciplina di Project Management, il sistema può essere già codificato, ma credo che almeno una volta ognuno debba provare a costruire il proprio sistema, artigianale, banale e basilare, ma importantissimo per comprenderne la funzione ed il valore. Solo dopo di ciò si può utilizzare un sistema collaudato (generato altrove o precedentemente), con pieno rispetto, contribuendo e traendo il pieno valore che merita. I punti saldi dell’esperienza fatta dal team sono i seguenti (lessons learnt della costruzione del lessons learnt): - Le lessons learnt sono uno dei deliverable del progetto; - Ogni cambiamento introdotto al progetto genera una proposta di lessons learnt; - Deve esserci un metodo chiaro ed univoco per rappresentare le lessons learnt; - Va creata una procedura che preveda l'integrazione delle lessons learnt nell’organizzazione. Mi spiego. Le lessons learnt sono uno dei deliverable del progetto. Solo se siamo tenuti a consegnare gli “spunti per non sbagliare”, nei tempi e nei modi corretti, come fosse una consegna del progetto stesso, non ci saranno alibi, o non rimane attività da fare appena possibile. Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Altrimenti tutti, già catapultati al nuovo progetto o nella quotidiana attività, dimentichiamo facilmente e velocemente quel valore che solo l’esperienza ancor viva può dare. Ogni cambiamento introdotto al progetto genera una proposta di lessons learnt (da riesaminare alla fine del progetto secondo metodologia che può essere codificata). Da dove partire? Beh, noi abbiamo suddiviso il progetto utilizzando diversi criteri di suddivisione: le fasi, le consegne, gli stakeholders, etc., e in base a questi raggruppamenti abbiamo valutato cosa è stato necessario modificare rispetto a quanto previsto e pianificato. Ogni modifica introdotta, resasi necessaria per motivi interni o esterni, è stata analizzata, valutando col famoso “senno di poi” quali implicazioni di costo, tempo e qualità avremmo avuto se non fosse stata intrapresa tale modifica. Non tutto era facilmente determinabile, anche perché alcune opzioni avrebbero probabilmente fatto naufragare velocemente il progetto, e in prima analisi può sembrare un esercizio inutile. Infatti la differenza è stata apprezzata quando l’esercizio ha analizzato quali miglioramenti in termini di costo, tempo e qualità avremmo avuto se quel “senno di poi” fosse stato n Valenza: acquisito 1 Personale precedentemente, 2 Personale insomma fossimo 3 Personale “nati imparati”. 4 Team I cambiamenti introdotti nel 5 Team progetto sono 6 Organizzazione stati il punto di 7 Organizzazione partenza, oggettivamente erano state occasioni in cui un qualcosa di non “premeditato” ha generato una decisione, assunta in base alle informazioni disponibili al tempo in cui si è presentato. Deve esserci un metodo chiaro ed univoco per rappresentare le lessons learnt a beneficio del PMO o del PM leader del progetto. Tanti, e diversi per mille motivi, sono i progetti e le persone coinvolte, per cui solo un modo standardizzato per raccogliere, ma soprattutto poter reperire le giuste informazioni, rende il sistema di valore. Avere le informazioni ma non potervi accedere non serve a nulla. E renderle accessibili è una questione legata a come si strutturano, poiché una informazione può essere utile in diversi ambiti, fasi, contesti, nella relazione con diversi tipi di stakeholders, etc. Anche progetti diversissimi possono trarre importantissimi vantaggi da una stessa informazione, se chiara e disponibile in anticipo. Va creata una procedura che preveda l'integrazione delle lessons learnt nell’organizzazione e non solo la disponibilità per il mondo dei progetti (ove applicabile). Livello: Inconsapevole Consapevole Cambiamento Condiviso Codifica Miglioramento Consolidato Non solo i progetti possono beneficiare delle lessons learnt, perché i progetti sono inseriti spesso in un contesto di operations, e perché nelle operations, se inserite nelle procedure, diventano facilmente “consuetudine”, ulteriore facilitazione per un loro utilizzo sistematico nei progetti futuri. In ultima analisi, vista l’esperienza vissuta, ritengo che toccare con mano come un progetto ultimato, con successo o meno, porti con sé degli insegnamenti che possono essere evidenziati e consolidati nel tempo, sia importantissimo. Le lessons learnt rendono non solo i membri di progetto “migliori” rispetto a prima, ma se strutturate in un sistema efficace, migliorano anche la capacità dell’intera organizzazione in cui il team di progetto ha operato. Azzardo una considerazione, gli “insegnamenti dell’esperienza” possono essere, in una scala di crescente di valore, rappresentati dalla tabella seguente. Per condividere le vostre Lesson Learnt in questa rubrica inviate i vostri contributi a [email protected] Insegnamenti dell’esperienza Implicazione Non imparo la lezione Imparo la lezione, rendendomene conto Decido di modificare il modo di agire Allineamento in merito all’insegnamento Sistematizzazione dell’insegnamento per i progetti futuri Introduzione dell’insegnamento nell’organizzazione Elevazione della qualità dell’organizzazione stessa << Prev / Next >> 25 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Recensioni Execution Una scelta molto personale, quella di proporre “Execution” di Larry Bossidy e Ram Charan come prima recensione in questa rinnovata rubrica della NewsLetter. Edito in italiano nel 2004, è infatti il libro “a più alta rotazione” nella mia libreria: letto e riletto, sfogliato e sottolineato innumerevoli volte. Prima del libro, però, è opportuno soffermarsi sugli autori. Larry Bossidy è stato presidente ed amministratore delegato di Honeywell, Allied Signal e General Electric. Ram Charan ha lavorato come consulente di General Electric, Dupont, EDS, Colgate Palmolive. In questo libro riassumono, in un piacevole mix di teoria ed esempi tratti dalla loro esperienza, i principi che li hanno guidati negli anni. Perché questo testo in una NewsLetter di Project Management? Il sotto-titolo italiano rimanda alla “capacità della concretezza”. La versione inglese recita “The Discipline of Getting Things Done”: la 26 relazione con il Project Management appare subito immediata. Proprio per questo la terza di copertina asserisce che questo libro “insegna come portare a termine i progetti e ottenere i risultati attesi”. Progetti impegnativi, di gestione di aziende multinazionali e spesso multi-comparto. Gli autori, nel racconto della loro teoria sull’Execution, ci accompagnano piacevolmente in tre diverse sezioni: - La teoria dell’Execution, introduzione e contestualizzazione dei contenuti del libro; - I concetti fondamentali dell’Execution, ovvero: - I sette comportamenti fondamentali del leader (conoscere l’azienda ed i suoi dipendenti, insistere sul realismo, stabilire obiettivi e priorità chiari, monitorare lo svolgimento del processo di “execution”, ricompensare chi fa, sviluppare la capacità dei dipendenti tramite la formazione, conoscere sé stessi); - La creazione del contesto per il cambiamento culturale; - Le persone giuste al posto giusto; - I tre processi chiave dell’Execution: - Il processo delle risorse umane: l’interconnessione << Prev / Next >> - - con la strategia e le operazioni; Il processo strategico (ed il suo riesame): l’interconnessione con le risorse umane; Il processo operativo: l’interconnessione con la strategia e le risorse umane. Una chiave di lettura delle scelte aziendali, quindi, di come i nostri progetti siano legati alla strategia aziendale. In questo senso il libro evidenzia come le sovrastrutture spesso presenti in azienda non debbano mai mettere in dubbio la capacità di essere realisti e concreti; come le domande più semplici ed ovvie debbano trovare una risposta; come alla strada ci si possa e debba adattare, ma la direzione vada decisa in modo chiaro, approfondito, responsabile; come far sì che la strategia aziendale possa arrivare a permeare ogni unità operativa dell’azienda. La capacità critica del lettore è pertanto stimolata, in un’ottica sempre costruttiva e volta al raggiungimento degli obiettivi. Giampiero Tidu Vice-responsabile Comitato Editoriale PMI-NIC Execution – Dal progetto alla realizzazione: la capacità della concretezza Autori: Larry Bossidy, Ram Chassidy Editore: Sperling & Kupfer Editori Pagine: XVIII - 269 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Project Management. Principi, metodi e applicazioni al settore delle opere civili Un percorso fatto di processi teorici e metodologi e di project management dovrebbe portare a gestire i progetti efficacemente. Sembra ovvio, ma non è così. O almeno non lo è nella maggior parte delle volte. C’è un modo semplice, chiaro ed immediato per costruirsi un metodo? “Project Management. Principi, metodi e applicazioni per il settore delle opere civili”, edito da McGraw Hill, è il libro che spiega come farlo. Non è il PMBOK, intendiamoci, non vi sono elencati tutti i processi del project management, ma descrive ed analizza le principali metodologie di project management relative alle fasi di avvio, pianificazione, monitoraggio e controllo. Il volume nasce dall’esperienza e ricerca professionale dei due autori, Guido Capaldo, Docente del corso di Project Management nelle Opere Civili, e Antonello Volpe, Project Manager con decennale esperienza in numerose aziende multinazionali. Come suggeriscono gli Autori in più parti del libro, non esiste un unico modo per gestire un progetto, né tutti i progetti vanno gestiti allo stesso modo. E’ il Project Manager che deve rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per creare e costruire “I Processi” che meglio si adattano al proprio progetto. Il punto di forza di questo volume è quello di offrire, infatti, una descrizione analitica dei processi, dei metodi e delle tecniche operative, guidando il lettore passo dopo passo a gestire in modo efficace qualsiasi progetto. Inoltre, un case study di un progetto completo in tutte le sue fasi, gli esempi, le illustrazioni, i diagrammi di flusso e i numerosi esercizi svolti presenti in questo libro indicano una direzione da seguire. Ecco, se dovessi sintetizzare questo libro in poche parole, direi senz’altro che è un manuale che offre una direzione da prendere. Quanto seguirla e dove fermarsi sta ai project manager capirlo. Per questo motivo questo libro supera i vincoli dettati dal settore delle opere civili, e viene messo a disposizione del lettore un modello di Project Management applicabile in ogni contesto operante per progetto. Il testo parte dall’introduzione alla gestione dei progetti, utile per i neofiti, per poi passare a descrivere come si avvia un progetto. Cuore del testo è la fase di pianificazione, divisa nella gestione dello scopo, dei tempi e dei costi. Particolare importanza è data alla gestione dei rischi, con un capitolo ad hoc. Grande rilievo viene posto nelle tecniche di monitoraggio e controllo dei progetti e all’analisi degli scostamenti. Infine, nell’ultimo capitolo, viene affrontato il tema delle certificazioni, non solo quelle del PMI, ma anche dell’IPMA e dell’OGC. Per concludere, gli Autori sono riusciti, con un linguaggio chiaro e diretto, senza lungaggini teoriche e << Prev / Next >> concentrandosi sui punti fondamentali, a centrare un modello di project management di immediata applicabilità. Raffaele Fresa Direttore Marketing e Comunicazione PMI-SIC Project Management - Principi, metodi e applicazioni al settore delle opere civili Autori: Guido Capaldo, Antonello Volpe Editore: Mc Graw Hill ISBN: 9788838667732 Pubblicazione: Gennaio 2012 Pagine: 224 27 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Notizie Fiocco “Azzurro” nel Nord-Est E' nato il 1 gennaio 2012 il Branch Friuli Venezia-Giulia (FVG) del Chapter PMI-NIC su iniziativa di due ingegneri attivi in regione: l’ing. Giorgio BENSA di Gorizia, titolare di uno studio di progettazione e consulenza, e l’ing. Paolo GUGLIA di Trieste, esperto in Project Management per una primaria azienda regionale. “L’idea di aprire il Branch Friuli Venezia-Giulia è nata dopo aver visto gli ottimi risultati degli altri Branch del PMI-NIC sia nella diffusione della cultura del Project Management che nella capacità di networking, ovvero di far incontrare i migliori esperti in materia a livello territoriale” dice Giorgio Bensa, Direttore del Branch Friuli Venezia-Giulia. “La nascita del branch FVG è sicuramente un'esigenza sentita a livello regionale, dal momento che si può dire sia nata simultaneamente a Trieste e Gorizia: ora si tratta solo di trasformare l'entusiasmo in programmi, per fare in modo che da un'idea supportata da un gruppo già affiatato di persone possa crearsi una comunità di esperti in Project Management, che trovino mutuo interesse a partecipare alle attività e a condividere le proprie esperienze”, conferma Paolo Guglia, co-direttore. Il Branch Friuli Venezia-Giulia del Chapter PMI-NIC vuole quindi offrire un ambiente in cui gli esperti in 28 Project Management possano incontrarsi, per trovare stimolo dallo scambio di reciproche esperienze nelle tecniche di Project Management e diffondere la cultura della gestione a progetti nelle realtà anche più piccole. I due direttori vogliono partire da Trieste e Gorizia per creare conferenze e incontri con esperti del settore o visite a realtà in cui la cultura del PM sia già ben radicata. La collocazione geografica del territorio permetterà inoltre di stabilire relazioni stabili e durature con i chapter della Slovenia e dell'Austria. L’inaugurazione ufficiale del nuovo Branch avverrà il 13 aprile a Gorizia, durante una conferenza i cui dettagli sono disponibili nell’agenda degli eventi. Di fatto il Branch è già attivo ed ha in calendario diverse iniziative tra cui: - il premio Progetti in erba (31 marzo), un concorso che vede coinvolte sei scuole primarie (di cui due slovene) nella realizzazione di progetti didattici; - èStoria Bus (19 maggio), un’iniziativa abbinata al Festival Annuale della Storia di Gorizia, il cui tema sarà quello di imparare le lezioni dai grandi eventi storici; - la Serata Pecha-Kucha, un evento divulgativo in cui sarà offerta la possibilità di applicare le tecniche progettuali in situazioni del tutto particolari e in un contesto divertente. Per informazioni sul nuovo branch: [email protected], [email protected]. << Prev / Next >> Dal sito del PMI-NIC www.pmi-nic.org Dal 1° gennaio 2012 un nuovo branch si è andato ad aggiungere agli altri quattro già operanti nelle regioni del nord e del centro Italia. L’area di riferimento è quella del Friuli Venezia Giulia, una regione che conta circa 1,2 milioni di abitanti, pari al 2% del territorio del nostro paese e al 3,4% del territorio coperto dal PMINIC. Rispetto a questi piccoli numeri, la regione esprime grandi potenzialità dovute non solo alla sua storia, ma soprattutto alla sua posizione strategica al confine con l’Austria e la Slovenia e a stretto contatto con i paesi della ex-Jugoslavia. A tutto ciò si aggiunge la presenza di aziende di rilevanza nazionale ed internazionale (Fincantieri, Generali, Zanussi, Wärtsilä, etc.) nonché di prestigiose università (Udine e Trieste) e di un laboratorio di ricerche manageriali (LAREM). Fra i temi chiave che saranno oggetto delle iniziative del branch vanno citati quelli rivolti al settore dell’edilizia, al mondo dei servizi (con particolare riferimento alla scuola, alla sanità e alla pubblica amministrazione) nonché a quello della formazione e del volontariato sociale, sportivo e culturale, un ambito quest’ultimo su cui la regione si è sempre distinta all’interno del sistema paese. Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Informazioni sul NIC Sei studente universitario? Allo scopo di diffondere la cultura del Project Management fra i giovani, il PMI-NIC ha deciso di offrire agli studenti universitari con età inferiore ai 28 anni la partecipazione a tutti6 gli eventi del chapter alle stesse condizioni dei soci. Per usufruire di questa opportunità basta iscriversi agli eventi del PMI-NIC inviando una mail a [email protected], specificando di essere studenti iscritti ad un'università, di avere meno di 28 anni ed allegando alla mail la copia del libretto o del tesserino universitario. Al momento della registrazione gli iscritti sono tenuti a mostrare in originale il libretto universitario, o un qualsiasi altro documento che attesta l'iscrizione all'università, e la carta identità. Nuove opportunità Sei alla ricerca di nuove opportunità professionali? Vieni a visitare la pagina dove le aziende cercano professionisti nel Project Management. http://www.pminic.org/opportunita.asp 6 Per le iniziative a numero chiuso, l'iscrizione sarà accettata solo nell'ultima settimana e a condizione che siano rimasti posti disponibili. Sponsorizzaci Vuoi fare conoscere la tua attività o quella della tua azienda a tutti i soci del PMI-NIC e ai molti altri che ricevono questa newsletter? Vuoi aiutarci a diffondere tutto quello che succede nell’ambito del nostro Chapter? SPONSORIZZA QUESTA NEWSLETTER! Contattaci via mail a: [email protected] Convenzioni 1. UNIONE COMMERCIO Corso Venezia 49, Milano Presentare il proprio badge di iscrizione al PMI. 2. LIBRERIA HOEPLI Via Hoepli 5, Milano Sconto 10% con tessera PMI 3. ISTITUTO INTERNAZIONALE DI RICERCA Via Forcella 3, Milano Sconto sul prezzo di alcuni corsi di formazione 6. Madrelingua spagnola, traduzioni dall'italiano/inglese allo spagnolo e viceversa Condizioni di favore per i soci del PMI-NIC. Per informazioni: Valeria Albanese Tel. 02-9081517 Cell. 3497552315 E-mail: [email protected] 7. EUREKA SERVICE C.so di P.ta Romana 46, Milano Tel. 02-36593124 via Troilo il Grande 3, Roma Tel. 06-41294141 Sconto del 25% sull’abbonamento a PMPSelftest 8. OTTICA CENISIO Via Borgese 1, angolo via Cenisio 18, Milano Tel. 02/347071 Sconti dal 10% al 40% per i soci del PMI-NIC 9. www.insight.com Sconti per i soci del PMI-NIC sull'acquisto di software. 4. E-NETWORK Corso di P.ta Romana 46 e Corso Lodi 24, Milano Via Ostiense 30, Roma Sconto del 15% sul noleggio aule 5. GEC SERVICE Piazza della Marina 1, Roma Sconto sull’affitto di uffici e sale riunioni << Prev / Next >> 29 Editoriale | Articoli | Eventi | Agenda | PMI-SIC | Lessons learnt | Recensioni | Notizie | Informazioni Comitato Direttivo PM di questa Newsletter Presidente Giampiero Tidu Walter Ginevri V.P. Tesoriere Comitato Editoriale Maria Cristina Barbero Responsabile V.P. Formazione Francesca Guglielmi Giusi Meloni Vice Responsabile Giampiero Tidu V.P. Organizzazione Michele Maritato Michele Ambrosio Gianmarco Antonelli Maurizio Baffi Giovanna Cardella Pat Castellaneta Toni Ciccardi Franca Comparetto Mario Costa Roberto De Fazio Danilo Dogliotti Leandro Franzoni Paolo Guglia Andrea Innocenti Egisto Mantovani Enrico Marongiu Eustachio Nicoletti Cristiano Ottavian Gianni Papa Paolo Salvetti Nereo Sandrini Enrico Valzano Enrico Zanolin Direttori Aggiunti Giorgio Difronzo Stefano Morpurgo Michela Ruffa Stefano Setti Sede Piemonte – Valle D’Aosta Esther Cobos Ilaria Marletti Sede Veneto Alberto Roveda Barbara Scarso Sede Emilia Romagna – Marche Gianmarco Antonelli Daniele Sgarbi Sede Toscana – Umbria Donatella Calderini Mirella Conti Sede Friuli Venezia Giulia Giorgio Bensa Paolo Guglia 30 << Prev / Next >>