Ottavo appuntamento del ciclo “Prima delle prime” Stagione 2014/2015 Amici della Scala – Teatro alla Scala CARMEN di Georges Bizet libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy Teatro alla Scala - Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” Mercoledì 4 marzo 2015 ore 18 Carmen scandalizzò quando andò in scena la prima volta, a Parigi nel 1875, perché introduceva amore sfrenato e finale tragico nell'abitudine rassicurante dell'Opéra Comique, dove la formula mista di dialoghi parlati, musica e canto raccontava vicende brillanti o sognanti. Ma subito, dalle repliche ebbe successo. Proprio quella destinazione, libera da regole del grande stile, permise al geniale Bizet di scatenare la fantasia inventiva, la predilezione per il ritmo leggero e danzante, e forse anche di ascoltare, come la sua protagonista, una premonizione di morte, lui che morì improvvisamente a 36 anni, durante le repliche. Il soggetto gli offre novità di una vicenda vera e strana. La novella di Mérimée, pubblicata nel 1845, è schizzo preciso e sintetico dell'opera: la bohémienne Carmencita appare dall'ombra, coi gelsomini tra i capelli, vestita di nero, i “capelli neri a riflessi blu come l'ala di un corvo, lunghi e lucenti”, creatura svincolata da ogni legge, che ride, danza, incanta, ama a suo capriccio, raggiante o cupa come il demonio, trascina fatalmente fuori dalla legge il brigadiere Don José, che per lei diventa disertore, contrabbandiere, assassino. Ci sono le situazioni dell'opera e i richiami d'ambiente che Bizet monta in colore locale: la vivacità della piazza di Siviglia, l'attesa delle sigaraie, il cantilenare voluttuoso di fumo al loro apparire, l'eccitazione sfrenata della taverna, lo scatenamento per la corrida che unisce festa a violenza e lascia soli in scena i protagonisti del tragico epilogo: José disperatamente implorante per amore, Carmen risoluta a non cedere e morire. Da una frase di Mérimée i librettisti inventano Micaela, la buona ragazza che invano vuol riportare José ai buoni sentimenti, e creano Escamillo, splendido espada e unico rivale, sviluppando il pallido picador Lucas, uno dei tanti uomini di Carmen nella novella. Bizet si inebria o inabissa coi suoi personaggi, inventa un linguaggio nuovo che si srotola sulle loro parole, pensieri, mutevolezza, osa armonie lontanissime: imprevedibile quello della gitana, sussurrato, sensuale, magico o esplosivo; fascinato, travolto, lacerato quello di José. Nell’incontro “Un peu de réalisme, maintenant!” con video, ne parla Emilio Sala, musicologo, professore nell’Università degli Studi di Milano. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti