Federazione ittaalliiaannaa bancari e assicuurativi via Modena, 5 – 00184 Roma – tel. 06-4746351 / fax 06-4746136 e-mail: [email protected] sito web: www.fiba.it Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale RASSEGNA STAMPA MERCOLEDÌ 1 7 OTTOBRE 2012 U Unn aaffooriissm maa aall ggiioorrnnoo............................................................................................................................. 22 Grilli: dalle dismissioni i fondi per i crediti Pa ..................................................... 3 Rally delle Borse sulle mosse di Madrid ................................................................ 5 Il BTp Italia raddoppia a 5 miliardi ........................................................................ 6 In banca il silenzio è punito .................................................................................... 7 In agenzia il limite ai contanti vale per il singolo acconto .................................. 9 Sull'Rc Auto tornano i profitti ................................................................................. 10 Citi nel caos, lascia il ceo Pandit ............................................................................ 11 «Solo un piano europeo credibile farà ritornare gli investitori» ......................... 12 Bankitalia più ottimista, spread ai minimi ............................................................ 14 I pegni e i misteri degli immobili Mps ................................................................... 15 Ribaltone a Citi, Pandit lascia. Tesoro di 261 milioni .......................................... 16 pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 1 Salta il blocco dei contratti pubblici Via alle semplificazioni, ma è scontro ................................................................. 17 “Fuori dalla recessione nel 2013 resta l’emergenza su lavoro e salari” ............19 La Germania ora tende la mano alla Spagna e alla Grecia ma l’intesa Troika-Atene è in bilico..................................................................... 20 Licenziato a sorpresa il “re” di Citigroup .............................................................. 21 UN AFORISMA AL GIORNO a cura di “eater communications” “ FFo or rssee n no on n ssiia am mo om ma aii tta an ntto o ssiin nc ceer rii c co om mee q qu ua an nd do o ffiin ng giia am mo od dii eesssseer rllo o!!! ” pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 2 ((JJooaan nF Fu usstteerr)) *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Fabrizio Forquet Intervista. «Sulla retroattività in Parlamento si può cambiare» Grilli: dalle dismissioni i fondi per i crediti Pa TRA IRPEF E IVA Nella legge di stabilità un giusto mix di misure fiscali: serviva qualcosa per la domanda PRODUTTIVITÀ Su questa parte dei salari fondi raddoppiati: ma le parti devono trovare un'intesa più virtuosa pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 3 «Sento molte critiche, ma ora che il testo della legge di stabilità è pronto per andare in Parlamento, lo posso dire: questa è la composizione ideale delle misure fiscali. In principio volevamo solo evitare il previsto aumento dell'Iva nel 2013. Poi abbiamo pensato a un approccio più articolato per tenere insieme rilancio della domanda, equità e competitività. Ecco allora i tre interventi chiave di questa legge: lo stop all'aumento di un punto dell'Iva, la riduzione delle aliquote più basse dell'Irpef e la detassazione dei salari di produttività». Fabrizio Forquet È proprio il mix di misure fiscali il primo aspetto della legge di stabilità che lascia qualche perplessità. Si fa un gran parlare di rilancio della crescita e di competitività. Non era meglio concentrare sul cuneo fiscale e sui salari di produttività tutte le risorse disponibili per i tagli fiscali? Il Governo ha indicato la produttività come una sua priorità. Essere produttivi oggi significa però due cose. Una è la competitività del sistema in cui le imprese si trovano ad operare. E qui il Governo ha approvato nel corso dell'anno tutta una serie di provvedimenti, dalle liberalizzazioni ai decreti sviluppo, fino all'ultimo provvedimento sulle semplificazioni approvato proprio oggi (ieri, ndr). Molti interventi, non c'è dubbio, ma le imprese faticano a percepire novità sostanziali. I nodi strutturali del Paese sono ancora in gran parte lì. C'è un problema di attuazione delle misure, come ha osservato anche il Sole - 24 Ore. Ma ci sono anche i tempi fisiologi del cambiamento. Stiamo cercando di ridurre il settore pubblico per dare spazio a quello privato. Ma questo non succede in un giorno. Anche perché lo stesso settore privato deve abituarsi a ridurre la sua dipendenza dal pubblico. Quello che conta è che non prevalga tra le imprese lo scoramento. Non bisogna scoraggiarsi se non si vedono i risultati subito. L'andamento del Pil non aiuta. Anche per questo ci si chiede se non fosse meglio destinare ogni risorsa disponibile sulla parte di salario che ha a che fare con la produttività. Qui ci riferiamo al secondo aspetto della competitività: quello interno alle imprese. Anche questa parte è certamente deficitaria. Il presidente Monti non a caso ha invitato le parti sociali a un confronto serrato: noi, abbiamo detto, interveniamo sulla competitività di sistema, imprese e sindacati si occupino di quest'altra parte che riguarda i loro rapporti contrattuali. Il Governo è disposto a incentivare l'accordo, e per questo abbiamo messo 1.600 miliardi in due anni sui salari di produttività, ma l'intesa non dipende dal Governo. È responsabilità delle parti. Insisto: se la priorità è la crescita, non si poteva fare di più? Abbiamo destinato il doppio delle risorse del precedente anno. Non mi sembra poco. Tra l'altro fino ad oggi queste risorse non sono state utilizzate bene. Di produttività in realtà se ne è fatta poca. Perciò voglio dire che questa volta ci aspettiamo dalle parti un accordo più virtuoso rispetto a quello dell'altra volta. Certo, poi, si può fare sempre di più, ma dovevamo operare delle scelte. E avete deciso di destinare quasi 6 miliardi alla riduzione di un punto delle aliquote dei primi due scaglioni dell'Irpef. Non c'è il rischio, così, di sprecare risorse in un intervento a pioggia, quasi impercettibile per i più? Come le ho spiegato, questo Governo ritiene di aver fatto già molto sul lato dell'offerta, ora bisognava fare di più per la domanda. I consumi sono in una fase di grande debolezza. Bisogna cercare di rilanciarli o, perlomeno, evitare un ulteriore scivolamento. Intanto la stretta sulle detrazioni e deduzioni fiscali rischia di ridurre al lumicino anche lo stesso taglio Irpef. A regime dalle tax expenditure arriva una copertura di 1,1 miliardi rispetto ai 6 che vale l'intervento sulle aliquote. Il resto viene dalla Tobin tax e dai tagli di spesa. Dalla stretta sugli sgravi abbiamo comunque escluso le fasce di reddito fino a 15mila euro, le spese mediche, le spese per la cura delle persone disabili, altre spese di valenza sociale. Credo che anche questo sia un intervento equilibrato. Di sicuro è un intervento retroattivo. In violazione dello statuto del contribuente. Le eccezioni allo statuto del contribuente negli anni sono la regola piuttosto che l'eccezione (il ministro mostra una lista con almeno 10-15 violazioni negli ultimi anni, ndr). Purtroppo negli interventi fiscali la retroattività si rende spesso necessaria per ragioni di copertura. Non toccare l'anno in corso può rivelarsi problematico. Ancora lunedì sembravate pronti a ripensarci… Non c'è stato alcun ripensamento. La decisione del Consiglio dei ministri è stata quella di mettere questo riassetto fiscale, nel quale crediamo, a regime al più presto. Per mettere in campo le tre misure di cui abbiamo parlato, che valgono complessivamente 8,7 miliardi nel 2013, non potevamo rinunciare a introdurre la stretta sugli sgravi già nel 2012. In caso contrario sarebbe mancato nel 2013 circa 1 miliardo di copertura. Voleva dire rinviare l'intervento sul secondo scaglione dell'Irpef al 2014. Abbiamo preferito non farlo. È ancora possibile un ripensamento in Parlamento? Discuteremo insieme. Si dovrà fare una scelta. Il Parlamento può prendere una decisione diversa. Un miliardo non è una cifra enorme. Non si può recuperare attraverso tagli alla spesa? Su questo siamo davvero molto aperti. Anche i tagli però non sono senza conseguenze. Perciò abbiamo ritenuto che questo fosse l'equilibrio migliore. Ma siamo anche convinti che si debba continuare a tagliare la spesa e a contrastare l'evasione per ridurre la pressione fiscale. Confindustria si è detta disponibile a un taglio degli incentivi alle imprese in cambio di una riduzione del cuneo fiscale. Siamo disponibili a ridefinire gli incentivi per rendere più trasparenti i trasferimenti dallo Stato ai privati. Stiamo lavorando in questa direzione. Evitare la retroattività sarebbe un segnale importante. Lei prima ricordava che lo statuto del contribuente è stato già violato tante volte. Ma è proprio da questo che poi nasce la sfiducia del cittadino verso lo Stato. Si dice: 'quello che è a favore dello Stato scatta subito, quello che è a mio favore con tutta calma…'. In realtà il fenomeno del "prima e dopo" questa volta non ci sarà. Tutti gli effetti avranno luogo insieme nel 2013. Ma è una disparità di trattamento che va oltre la questione fiscale. Prenda i pagamenti dello Stato verso i privati. Tempi infiniti, senza nessuna sanzione. A che punto è la procedura per avviare i pagamenti? Per quanto riguarda lo stock accumulato, le procedure sono state tutte messe a punto. E la certificazione permetterà alle imprese di respirare attraverso le banche. Ora c'è un problema di risorse. Bisogna alimentare quel fondo che nel 2012 era stato di 6,7 miliardi. Vogliamo rifinanziarlo anche per il 2013. E lo faremo attraverso le dismissioni. Più successo avremo con queste ultime e più potremo accelerare i pagamenti. Una parte di quanto incasseremo, infatti, andrà a ridurre il debito finanziario, una parte quello commerciale. Per quanto riguarda invece i debiti futuri, perché si è rinunciato a mettere nella legge di stabilità l'attuazione della direttiva europea? Perché significava allungare i tempi. L'approvazione in Parlamento del Ddl stabilità sarà lunga, meglio procedere con la via maestra dell'attuazione della delega. Di dismissioni si parla da sempre. Lei si è posto l'obiettivo di un punto di Pil all'anno, ma quando si parte? Il 2012 sta finendo. Per il 2012 abbiamo incassato i 10 miliardi attraverso l'operazione con la Cassa depositi. Nel 2013 spero di fare anche più di un punto di Pil. Con il decreto della spending review abbiamo introdotto gran parte degli strumenti necessari. Ora bisogna individuare i beni da vendere e finalizzare le procedure. Ci aiuterà a farlo un seminario che abbiamo organizzato per la fine del mese con i soggetti politici e istituzionali e con gli operatori del settore. Ministro, due settimane fa, con un articolo di Luigi Zingales, il Sole le ha chiesto di chiarire due vicende che la vedevano coinvolta: la supposta consulenza di Finmeccanica alla sua ex moglie e le sue conversazioni con Ponzellini sulla candidatura alla Banca d'Italia. Lei ha risposto con una lunga lettera. A distanza di qualche settimana, non pensa di poter dire che ci sia stata almeno una leggerezza da parte sua? Con quella lettera ho già dato la mia risposta. La mia storia parla da sola, come i miei comportamenti. Ho visto che nel frattempo è uscito l'esito dell'audit interno a Finmeccanica che ha certificato l'inesistenza di qualunque consulenza alla mia ex moglie. E ribadisco che il contenuto di conversazioni assolutamente private con una persona con la quale ho un rapporto familiare da sempre non può mettere in dubbio né la mia professionalità né la mia moralità. twitter@fabrizioforquet pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 4 Archivia *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Andrea Franceschi LA GIORNATA Rally delle Borse sulle mosse di Madrid Corrono il listino spagnolo (+3,41%) e Piazza Affari (+2,53%) - Spread Bund-BTp in calo di 12 punti «Wait and see», aspettare e vedere. Gli analisti in questi giorni consigliavano cutela in attesa di capire quale sarebbe stato il destino della Spagna. In questo clima di incertezza, la notizia di una possibile «linea di credito precauzionale» per Madrid da parte del fondo Esm e soprattutto l'opinione favorevole di due politici tedeschi di spicco per una soluzione in questo senso, sono stati il pretesto per un deciso rally. In Borsa tutti i maggiori listini hanno chiuso in netto rialzo con le piazze di Madrid (+3,41%) e Milano (+2,53%) che hanno messo a segno la performance migliore. L'entusiasmo ha contagiato anche Wall Street (+1,03% l'S&P500 +1,21% il Nasdaq) in una giornata che ha visto la positiva trimestrale di Goldman Sachs. Sui mercati valutari l'euro ha superato la soglia simbolica di 1,30 dollari mentre su quello dei titoli di Stato c'è stato un deciso calo degli spread di Italia e Spagna. Il differenziale tra Bund e BTp in particolare è sceso di 12 punti passando da 350 a 338 punti grazie al netto calo del tasso sul decennale italiano, sceso dal 4,978% di lunedì al 4,925%, ma anche dal rialzo del rendimento sul Bund tedesco dall'1,471% all'1,540 per cento. In calo, anche se meno netto, anche la tensione sui titoli spagnoli. Ieri Madrid ha superato senza problemi il test dell'asta di titoli a 12 e 18 mesi collocando 4,86 miliardi (oltre il target massimo di 4,5 previsto alla vigilia). Sulla prima scadenza i rendimenti medi sono scesi al 2,823% contro il 2,835% dell'ultima analoga asta. In calo anche i tassi sul bond a 18 mesi, scesi dal 3,072% della precedente asta, al 3,022 per cento. A dettare la linea, come accennato, è stata la notizia della «linea di credito precauzionale» che Madrid starebbe pensando di chiedere al fondo salva-Stati Esm. L'indiscrezione è stata rilanciata dal Financial Times e il Wall Street Journal che hanno citato come fonte un «alto esponente del ministero dell'economia spagnolo». Questa soluzione, meno radicale di un "salvataggio" sullo stile di Grecia, Irlanda e Portogallo, potrebbe comunque attivare l'intervento della Bce attraverso il programma Omt facendo da deterrente contro la speculazione. Non è stato comunque l'articolo dei due quotidiani a innescare il rally, quanto la conferma in questo senso arrivata da due politici tedeschi di spicco come Michael Meister, vicecapogruppo dei Cristiano-Democratici, e il delegato al Bilancio della Unione (Cdu-Csu), Norbert Barthle. Entrambi infatti hanno sostenuto che concedere una linea di credito precauzionale «potrebbe essere una soluzione». Nonostante Barthle abbia in seguito sostenuto di essere stato frainteso, le sue parole e quelle del collega di partito, sono state interpretate come un segnale positivo sul fronte della crisi spagnola. pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 5 Archivia *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 La richiesta si conferma forte: domani si chiude il collocamento Il BTp Italia raddoppia a 5 miliardi Continua senza battute d'arresto la sottoscrizione del nuovo BTp Italia. Ieri il titolo del tesoro indicizzato all'inflazione italiana ha infatti racimolato fra gli investitori ordini per quasi 2,6 miliardi di euro, raddoppiando quanto raccolto alla vigilia e portando così a oltre 5 miliardi di euro l'ammontare complessivo in soli due giorni. Di questo passo il risultato già brillante raggiunto nella prima emissione di marzo (7,3 miliardi, mentre il bond emesso a giugno aveva raccolto soltanto 1,7 miliardi) potrebbe essere superato. Gli investitori, istituzionali o privati, avranno infatti tempo fino a domani per piazzare i propri ordini sul MoT – il mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato gestito da Borsa Italiana – che saranno interamente soddisfatti. Sarà proprio in base alla domanda che domani pomeriggio, alla chiusura del collocamento, il Tesoro fisserà il rendimento reale lordo definitivo, che non potrà comunque mai essere inferiore al 2,55% annuo stabilito venerdì scorso. Per ottenere il tasso della cedola andrà poi aggiunto ogni sei mesi l'effetto dell'inflazione italiana (ai quali il titolo è indicizzato) e la rivalutazione del capitale (sempre sulla base del caroprezzi). Non nasconde la soddisfazione il direttore generale del dipartimento del debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata, che ieri sera a Sky TG24 Economia ha sottolineato che il terzo collocamento sta andando «meglio delle aspettative» e ha preannunciato nuove operazioni future: «Stiamo studiando se fare dei piccoli cambiamenti l'anno prossimo», ha detto Cannata, aggiungendo poi che l'emissione del BTp Italia «potrà diventare una costante», anche se probabilmente non avrà la stessa frequenza delle precedenti per dare modo alla clientela retail, verso cui è in primo luogo diretta, di «digerire» nel tempo gli acquisti. Ma. Ce. pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 6 Archivia *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Ranieri Razzante Antiriciclaggio. Da oggi viene estinto il rapporto di chi non fornisce le informazioni necessarie per legge In banca il silenzio è punito Il denaro viene restituito al cliente con bonifico contrassegnato «a rischio» L'ALTRA NOVITÀ Gli istituti di pagamento possono permettere ai correntisti prelievi e versamenti di importo anche superiore a 999,99 euro pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 7 In banca la mancanza d'informazioni comporta da oggi l'astensione dal rapporto o dall'operazione in corso. Questa la novità del decreto legislativo 169 del 19 settembre 2012, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» il 2 ottobre (si veda «Il Sole 24 Ore» del 22 settembre), che corregge il decreto antiriciclaggio, in particolare l'articolo 23 del Dlgs 231/2007. Se fino a ieri i destinatari del decreto legislativo 231/2007 erano chiamati ad astenersi, al momento dell'instaurazione del rapporto, nel caso in cui non fossero stati in grado di rispettare gli obblighi di adeguata verifica riguardanti i dati identificativi del cliente e del titolare effettivo e lo scopo e natura del rapporto, da oggi devono astenersi anche nel corso del rapporto, dell'operazione o della prestazione professionale quando non abbiano raccolto informazioni obbligatorie e non siano comunque in grado di raccoglierle. In sostanza, se uno qualsiasi degli obbligati all'antiriciclaggio - banche, professionisti, Poste eccetera - dovesse riscontrare carenza di informazioni, per esempio sul titolare effettivo, è tenuto a chiudere il rapporto e a restituire il denaro al cliente soltanto tramite bonifico su conto bancario appositamente indicato dal cliente, bonifico accompagnato da un messaggio nel quale si evidenzi l'impossibilità di effettuare l'adeguata verifica. La norma, probabilmente, è prevista per spingere i clienti a fornire tutte le informazioni necessarie, pena la cessazione del rapporto. Sta di fatto che non si comprende come, nei casi in cui alcune informazioni risultino impossibili da reperire, debbano essere liquidati i soldi dei clienti sprovvisti di (altro) conto bancario. Certo non si potrà costringere il cliente ad aprire un conto ad hoc. Si deve ricordare poi che, come previsto dall'articolo 49, comma 1, del decreto 231, le banche devono consentire ai clienti di prelevare i propri fondi. La norma dunque suscita perplessità. La previsione è indirizzata principalmente agli intermediari finanziari, i quali per ovvie ragioni posseggono fondi dei clienti, e non ai professionisti. Non si esclude però del tutto che questi ultimi possano trovarsi nelle condizioni di doversi astenere dal rapporto o dall'operazione in corso e restituire denaro ai clienti: si pensi, per esempio, all'avvocato che segue operazioni immobiliari per conto del cliente e risulti depositario di denaro dell'assistito. Di certo c'è che i destinatari della normativa devono attivarsi per risultare conformi, mentre i clienti devono farlo per non incorrere in sanzioni penali a causa delle proprie "omissioni informative". A parte l'obbligo di astensione, il correttivo prevede una equiparazione degli istituti di pagamento a banche, Poste ed istituti di moneta elettronica per quanto riguarda le operazioni di trasferimento di contante. Da oggi i cosiddetti Ip possono consentire ai clienti di prelevare il denaro dai propri conti di pagamento sopra la soglia dei 999,99 euro e senza limiti, se non quelli dell'ammontare depositato, così come avviene in banca o negli uffici postali. È stato modificato l'apparato sanzionatorio del decreto antiriciclaggio nella parte riguardante le violazioni alle norme sul limite all'uso del contante e dei titoli al portatore. Innalzata la sanzione pecuniaria prevista per i libretti di deposito bancari o postali al portatore con saldo pari o superiore a mille euro. La sanzione irrogata potrà oscillare fra il 30-40% del saldo del libretto a fronte di una sanzione minima attuale del 20 per cento. Aumenta - da un minimo del 30 ad un massimo del 40% - anche la sanzione prevista in caso di mancata estinzione, entro il 31 marzo 2012, dei libretti al portatore sopra soglia. Medesima soglia sanzionatoria in caso di trasferimento di libretti al portatore quando il cedente non proceda, entro 30 giorni, alla comunicazione alla banca o alle Poste dei dati identificativi del cessionario, dell'accettazione di questi e della data di trasferimento. Le linee guida 01 | L'OBBLIGO Rafforzato l'obbligo di astensione per i destinatari della normativa antiriciclaggio – banche e professionisti – quando non è possibile rispettare gli obblighi di adeguata verifica della clientela (identificazione e verifica del cliente e del titolare effettivo e raccolta informazioni su scopo e natura del rapporto o prestazione) al momento dell'instaurazione del rapporto continuativo o dell'esecuzione dell'operazione o della prestazione professionale. Lo stesso vale nel caso di rapporti continuativi in essere, per le operazioni o le prestazioni professionali in corso di realizzazione. In pratica, se è impossibile l'adeguata verifica, la banca è tenuta a chiudere il rapporto e a restituire il denaro al cliente soltanto tramite bonifico su conto bancario appositamente indicato dal cliente, bonifico accompagnato da un messaggio nel quale si evidenzia l'impossibilità di effettuare l'adeguata verifica 02 | ISTITUTI DI PAGAMENTO Gli Istituti di pagamento sono equiparati a banche, Poste e istituti di moneta elettronica. Da oggi gli istituti di pagamento possono permettere ai propri clienti di effettuare operazioni di prelievo e versamento di ammontare pari o superiore a mille euro sui propri conti di pagamento, così come avviene nelle banche e negli uffici postali 03 | CAMBIAVALUTE Nuovo limite all'uso del contante per i cambiavalute: dal 2 ottobre i cambiavalute possono effettuare le operazioni di negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta sino a 2.500 euro pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 8 Archivia *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Benedetto Santacroce - Franco Vernassa Servizi turistici. Le risposte del ministero dell'Economia In agenzia il limite ai contanti vale per il singolo acconto Semaforo verde per gli acconti incassati da agenzie viaggio e tour operator sui pacchetti e sui servizi turistici (tipo la biglietteria), se di importo inferiore a mille euro ciascuno. È questa la più importante risposta fornita dal ministero dell'Economia e delle finanze alle associazioni operanti nel settore del turismo in merito alle limitazioni all'uso del contante. La risposta è di particolare rilevanza perché, in via più generale, chiarisce per tutti e non per il solo settore del turismo le regole da seguire in caso di utilizzo del contante in presenza di acconti e saldi precontrattualizzati. La vendita del pacchetto turistico, infatti, prevede per legge (Dlgs 169/2012) il versamento di un acconto non superiore al 25% del prezzo totale, ma anche la prassi commerciale suddivide il prezzo di vendita in più tranches risultanti dal contratto di vendita. Le agenzie di viaggio e i tour operator si chiedevano se è applicabile il principio del frazionamento e quindi se l'importo massimo complessivo trasferito in contanti deve essere inferiore a mille euro oppure se tale soglia rileva solo in relazione ad ogni singolo acconto. Il ministero risponde al quesito specificando che, poiché l'acconto è previsto sia per legge che per contratto, la rateizzazione non è finalizzata a eludere l'articolo 49 del decreto legislativo 231/2007 essendo concordata tra venditore e cliente nel contratto di vendita (sottoscritto sia dal cliente che e dall'agenzia), dove sono chiaramente indicati l'importo complessivo da pagare, i tempi e le modalità delle singole rate. Per tale motivo l'acconto e i successivi versamenti fino al saldo finale possono essere corrisposti in contanti, purché ciascuno di importo inferiore a mille euro, anche se l'importo del prezzo complessivo pagato dal cliente sia pari o superiore a mille euro. Stessa risposta da parte del ministero anche per la vendita di servizi turistici (tipo la biglietteria) pagati con acconti. Altro tema affrontato dal ministero è quello dell'uso del contante per le liste di nozze. In particolare, gli operatori turistici hanno chiesto chiarimenti sulla correttezza delle modalità di pagamento del pacchetto e/o servizio turistico, scelto dagli sposi e di importo superiore a mille euro. Questo viene pagato dai parenti ed amici con donazioni di importo singolarmente inferiore a mille euro, che sono tracciate da parte dell'agenzia di viaggio con una ricevuta di quietanza. La copia delle quietanze delle donazioni saranno allegate alla fattura del pacchetto/servizio turistico emessa a nome degli sposi (e conservate per cinque anni). Da ultimo il ministero ha risposto sull'utilizzo di buoni viaggio o voucher, di valore unitario determinato di volta in volta, venduti da un tour operator a un'azienda e da questa ceduti a titolo gratuito a una persona fisica. Il voucher è poi utilizzato dalla persona fisica per l'acquisto di un pacchetto turistico, anche di importo pari o superiore a mille euro. Secondo il ministero l'acquisto del buono viaggio, se di importo pari o superiore a 1.000 euro, da parte dell'azienda dovrà essere effettuato con strumenti tracciabili, mentre il successivo utilizzo da parte della persona fisica non è soggetto a limitazioni in quanto il buono viaggio non è ricompreso nel comma 1 dell'articolo 49 del Dlgs 231/2007. pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 9 Archivia *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Riccardo Sabbatini Iniziative del Sole 24 Ore. Settore a confronto al 14° Annual delle assicurazioni - Raccolta vita in calo del 15% ad agosto Sull’Rc Auto tornano i profitti Ania: dall'aumento d'imposta un prelievo aggiuntivo di 653 milioni LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL Il rimbalzo dei titoli pubblici sta spingendo la redditività: l'avanzo complessivo del primo semestre è di 3 miliardi di euro pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 10 Il rimbalzo dei titoli pubblici sta aiutando la redditività delle assicurazioni italiane che tuttavia continuano a fronteggiare una situazione di incertezza aggravata anche da recenti provvedimenti governativi. Misurato con le risultanze delle relazioni semestrali l'avanzo complessivo delle compagnie ha raggiunto nella prima parte dell'anno i 3 miliardi di euro rispetto ai 0,9 miliardi del 2011. Nello stesso tempo però l'incertezza della situazione economica e le ristrettezze delle famiglie hanno continuato a penalizzare la raccolta del ramo vita che, dopo la flessione dello scorso anno, ad agosto marcava un'ulteriore riduzione del 15 per cento. Ad esporre i dati è stato il presidente dell'Ania Aldo Minucci aprendo ieri i lavori del 14° Annual delle assicurazioni organizzato da "Il Sole 24 Ore" in collaborazione con la società di consulenza Towers Watson ed il patrocinio dell'associazione di rappresentanza delle imprese. Il meeting è stato quest'anno l'occasione per fare il punto sui pochi aspetti positivi della congiuntura del settore, soprattutto rappresentati dal ritorno all'utile nel mercato della Rc auto, e le tante problematiche che affligono le compagnie anche alle prese con le ricorrenti incursioni del governo nel settore delle polizze. L'ultima in ordine di tempo, proprio nei giorni scorsi, è stato l'aumento dell'imposta (dallo 0,35 allo 0,50 per cento) sulle riserve tecniche che determinerà – ha sottolineato il presidente dell'Ania – «un prelievo aggiuntivo di 653 milioni che potrebbe determinare effetti molto negativi sui flussi di liquidità del ramo vita». Per non parlare delle norme, contenute nel decreto sviluppo, che intendono promuovere forme di collaborazione tra agenti, anche in concorrenza tra loro. «Siamo nettamente contrari - ha ribadito Minucci - quelle misure vanno stralciate». Sulla stessa lunghezza d'onda sono stati anche gli altri assicuratori presenti al dibattito. «Riforme di un settore così importante come quello dell'auto - ha sottolineato l'amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri - non possono essere fatte a suon di decreti». E per l'Ad di Aviva Patrick Dixneuf è «un sogno» voler regolare dall'alto i canali di distribuzione delle polizze. «Ogni paese ha le sue specificità - ha detto – e sono i consumatori a decidere quale preferire». Alle prese con una crisi economica di cui non si intravvede una rapida fine, gli assicuratori vanno alla ricerca di strade per migliorare la gestione del business. E mentre Allianz - è intervenuto l'Ad George Sartorel - ha lanciato recentemente un innovativo programma tecnologico per rafforzare la sua rete di agenti tradizionali ("l'agenzia digitale"), l'amministratore delegato di Cattolica, Giovan Battista Mazzucchelli, ha lanciato la "provocazione" di una modifica nei contratti nel settore. «Occorre più produttività - ha spiegato – le norme che impongono alle imprese una settimana lavorativa ultracorta - termina alle 13 del venerdì - vanno ripensate, non esistono in altri settori e si ripercuotono negativamente sul servizio alla clientela». Gli assicuratori sono naturalmente soddisfatti per il ritorno alla redditività della Rc auto ma sottolineano che in parte è dovuto alla riduzione della frequenza dei sinistri indotta da una crisi che, prima o poi, finirà. Il prossimo anno? «Sarà difficile - è la previsione di Frédéric de Courtois, Ceo di Axa-Mps – con una Rc auto in leggero calo di prezzi ma redditività sempre buona. La vera sfida, per il settore, è la crescita nei prodotti assicurativi per sanità, previdenza e protezione». *il Sole 24ORE* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Daniela Roveda Credito. La scelta sarebbe maturata dopo uno scontro all'interno del board su strategia e performance della banca Citi nel caos, lascia il ceo Pandit Il manager si dimette a sorpresa - Al suo posto Michael Corbat, ora a capo dell'Europa LA PARABOLA L'ad ha ottenuto e restituito aiuti per 45 miliardi Ha ricapitalizzato l'istituto ma dal suo arrivo il titolo ha ceduto l'89% LOS ANGELES Vikram Pandit è uscito ieri da Citigroup, improvvisamente e senza gloria, dopo cinque turbolenti anni alla guida della terza banca americana. Wall Street è rimasta stupefatta da una notizia bomba di cui nemmeno i dirigenti di Citi avevano avuto sentore, ma dopo la sorpresa iniziale la borsa ha spinto il titolo al rialzo dell'1%, in apparente approvazione della decisione del cda di sostituire immediatamente Pandit con Mike Corbat, attuale responsabile di tutte le attivià della banca in Europa, Africa e Medio Oriente. Non è chiaro se Pandit si sia dimesso o sia stato cacciato, ma l'ex-presidente della Federal Deposit Insurance Corporation Sheila Bair è convinta che si tratti di un sommario licenziamento dovuto a divergenze sulla strategia aziendale. «La decisione del cda è lodevole» ha commentato ieri. Secondo voci che correvano ieri con insistenza a Wall Street, sarebbe stata proprio Sheila Bair a persuadere il cda a licenziare Pandit, da tempo oggetto delle sue critiche. Nel suo ultimo libro, la Bair ha scritto che Pandit non ha mai avuto le qualifiche per guidare una banca di queste dimensioni dato che non ha mai lavorato in una banca commerciale. Vikram Pandit infatti ha fatto carriera in Morgan Stanley e nel 2005 ha fondato l'hedge fund Old Lane, acquistato da Citigroup nel 2007 alla vigilia della crisi finanziaria. Anche se questa fosse la corretta versione dei fatti, il timing di questo apparente licenziamento ha lasciato molti perplessi. Pandit è arrivato ai vertici nel momento più difficile, ha timonato l'istituto durante la crisi che ha costretto Citigroup ad accettare 45 miliardi di aiuti pubblici, ma è riuscito a risanarlo e ricapitalizzarlo, a restituire i soldi allo stato, a far risalire il fatturato e consentire un recupero del 39% del titolo in Borsa nei primi 9 mesi e mezzo del 2012. Talmente incoraggiante pareva il futuro della banca che ieri mattina, pochi minuti prima dell'annuncio delle dimissioni di Pandit, gli analisti della Raymond James avevano dato a Citigroup un upgrade, da market outperform a strong buy. Le divergenze tra Pandit e il cda sulla strategia di espansione della banca inoltre non sono mai state un mistero, e la fretta con cui il consiglio di amministrazione ha preso questa decisione ha sollevato in alcuni ambienti di Wall Street i sospetti che Pandit possa essere coinvolto in uno scandalo, per esempio quello sul Libor. Si tratta comunque di una semplice illazione: se fosse vero, sembrerebbe strano che il cda abbia scelto proprio l'exresponsabile dell'Europa Mike Corbat come nuovo ad. La repentina partenza di Pandit potrebbe quindi derivare dal semplice fatto che il suo operato è stato inferiore alle attese. Dopo tutto da quando si è insediato ai vertici Citigroup il titolo ha perso l'89%, mentre in paragone l'indice Dow Jones nello stesso periodo è sotto dello 0,1%. Quando la banca l'aprile scorso decise di aumentare il suo stipendio a 15 milioni di dollari, gli azionisti insorsero. Il destino di Pandit, si dice a Wall Street, potrebbe essere stato in realtà segnato già in primavera, quando alla presidenza del cda arrivò Michael O'Neill, banchiere vecchio stampo intento a focalizzare la strategia di Citigroup sul core business, ovvero le attività bancarie. pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 11 Archivia *CORRIERE DELLA SERA* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Federico Fubini @federicofubini «Solo un piano europeo credibile farà ritornare gli investitori» Blanchard (Fmi): riforme interne e garanzie di finanziamento Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo monetario internazionale, giorni fa ha irritato le autorità europee. Secondo questo economista francese di 64 anni, da sempre al Massachusetts Institute of Technology di Boston, l'austerità produce recessioni più profonde di quanto non si creda di solito; a Bruxelles e Francoforte le sue idee non sono piaciute, soprattutto ora che all'Europa del Sud si chiede di stringere la cinghia. Forse è per questo che Blanchard cerca di evitare altre polemiche. Invece di nominare Italia e Spagna, al Corriere parla dei «due grandi Paesi periferici»; e invece di raccomandare loro di chiedere aiuto all'Europa, dice che sarebbe meglio se si assicurassero una «garanzia di finanziamento». La crisi non è più in fase acuta. Teme che i governi tirino i remi in barca e per questo la tensione ritorni? «Sì. Il processo decisionale è complesso, ogni volta i responsabili politici tendono a ritardare le risposte fino a quando i mercati non li forzano. Sarà già successo almeno quattro volte. C'è un peggioramento, poi una decisione, quindi un altro peggioramento e una nuova decisione. Ma non bisogna esagerare con il pessimismo: oggi le istituzioni europee sono molto più evolute e adatte rispetto all'inizio della crisi: è un processo complicato che alla fine produce risultati. Anche se non senza far pagare dei prezzi». Si riferisce ai costi economici? «La frammentazione del mercato dei capitali nell'area euro è diventata sempre più profonda e gli squilibri fra banche centrali nazionali in Target 2, il sistema dei pagamenti della Bce, sono sistematicamente aumentati. Da questo punto di vista, più passa il tempo e peggio è». Cosa resta da fare? «Nel breve periodo, sarebbe fondamentale che ci fosse un piano per i due grandi Paesi della periferia (dell'area euro, ndr). Ciò comporta non solo un processo continuo di aggiustamento al loro interno, ma anche la garanzia di finanziamento, a patto che questi Paesi mettano davvero in pratica i loro piani. Ci siamo vicini, ma non siamo ancora esattamente a quel punto». Che altro metterebbe nel suo elenco delle priorità? «Chiaramente l'unione bancaria è indispensabile, anche se bisogna essere realisti e accettare che ci vorrà tempo per metterla in pratica. Visto il livello d'incertezza, le complessità, le sottigliezze politiche, ci si arriverà per gradi. Probabilmente a un passo irregolare. E anche l'unione fiscale è necessaria, è evidente, ma anche qui la portata e il livello dell'ambizione restano in gran parte da precisare». Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 pagina La Bce vuole coinvolgere l'Fmi nel controllo dei Paesi sotto programma. Accetterete le condizioni determinate dall'Europa? 12 Qual è il passaggio che lei considera più importante? «Ciò che ha cambiato tutto è stato l'annuncio dell'Omt (Open market transactions, ndr), il piano della Bce per l'acquisto di titoli di Stato. Prima si discuteva sulla taglia del sistema di protezione e ci si chiedeva se ci sarebbero stati i fondi sufficienti a finanziare i Paesi della periferia, qualora i mercati fossero diventati ostili. Non era chiaro che i soldi sarebbero bastati. Ora sappiamo che, se l'Omt scatta, la rete di sicurezza della Bce sarà larga a sufficienza. È una grossa novità». «Decisamente no. Abbiamo le nostre regole e se saremo della partita, sarà sulla base di queste. Non potremmo accettare un ruolo di monitoraggio di un programma sul quale non siamo d'accordo». Secondo l'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria del Fmi, le banche della periferia dell'area euro avranno problemi di finanziamento. Quali soluzioni vede? «Nell'immediato il rimedio è fornire liquidità alle banche solvibili. Ma la vera soluzione è rassicurare gli investitori, farli restare se ci sono ancora o farli tornare se se ne sono andati. A sua volta ciò comporta che esista un piano credibile, dal risanamento di bilancio alle riforme strutturali; e comporta anche una garanzia di finanziamento a tassi ragionevoli fino a quando questo piano verrà seguito». pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 13 Come vede la situazione fra cinque, dieci o vent'anni? «La grande sfida, non solo per i Paesi dell'euro ma per gran parte delle economie avanzate, sarà la riduzione del debito. Ci vorrà molto tempo. Sarà dura. E potrebbero anche esserci intoppi lungo la strada». *CORRIERE DELLA SERA* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Stefania Tamburello Bankitalia più ottimista, spread ai minimi Il Bollettino: stop alla recessione nel 2013. Ma i salari scenderanno ancora pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 14 ROMA — Dopo essere stati sostanzialmente fermi per settimane gli spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata hanno fatto un significativo scatto all'ingiù, calando sotto i 340 punti con rendimenti al 4,93%. Erano più di sei mesi, da marzo-aprile, che le tensioni non si attenuavano in modo così deciso. Ma le voci di un imminente ricorso della Spagna al Fondo salva Stati (Esm) e all'intervento della Bce (Banca centrale europea), accompagnate a quelle di una prima apertura della Germania a una tale iniziativa, hanno condizionato favorevolmente il mood degli investitori. Anche nei confronti delle azioni: le Borse hanno infatti chiuso tutte in guadagno con Madrid in grande rimonta del 3,41%, seguita da Piazza Affari in progresso del 2,53%, trainata dai titoli bancari, Parigi del 2,36%, Francoforte dell'1,58% e Londra dell'1,12%. Il clima di maggiore fiducia sui titoli del debito sovrano è testimoniato anche dall'andamento della seconda giornata di collocamento della terza edizione del Btp Italia, che ha raggiunto i 5 miliardi di sottoscrizioni e che si appresta a bissare alla chiusura di domani il grande successo dell'emissione di esordio. Ma del resto i grandi investitori stranieri, che avevano abbandonato l'Italia nella prima parte dell'anno in piena turbolenza dei mercati, sono tornati a sottoscrivere Bot e Btp a partire da luglio. Lo ha rivelato durante i lavori del Fmi (fondo monetario internazionale) di Tokyo il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, e lo hanno confermato ieri gli economisti della Banca d'Italia nel «Bollettino economico» autunnale, in cui si precisa anche che il Paese «uscirà dalla recessione nel corso del prossimo anno». Una notizia positiva questa, anche se la ripresa sarà debole e se i salari, che nella media della prima metà dell'anno sono calati del 3,9% in termini reali (al netto dell'inflazione), continueranno a contrarsi nei prossimi mesi come i consumi, mentre la disoccupazione, superiore al 10%, tarderà a riassorbirsi. Sta però tornando la fiducia sui mercati, elemento che consente a Bankitalia di leggere in positivo alcuni segnali di miglioramento, come il risultato delle inchieste condotte in settembre presso le imprese, meno sfavorevole sulle prospettive a breve termine. «A un più rapido ritorno alla crescita può contribuire un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia» ma «è cruciale procedere con decisione e tempestività nell'attuazione delle misure già adottate». Ed è necessario effettuare «un costante e attento monitoraggio» dei conti pubblici nei prossimi mesi, avvertono i collaboratori del governatore Ignazio Visco. Quanto alle note positive sui mercati, «nel terzo trimestre i rendimenti dei titoli di Stato sono diminuiti su tutte le scadenze; la discesa si è consolidata in settembre. Il calo si è trasmesso anche ai rendimenti delle obbligazioni delle banche e delle imprese ed è stato accompagnato da una decisa ripresa delle quotazioni azionarie». Le condizioni del credito bancario «hanno beneficiato della riduzione dei tassi ufficiali e, nelle ultime settimane, del calo degli spread sovrani». I tassi sui prestiti a famiglie e imprese «sono scesi in agosto; i criteri di concessione dei finanziamenti sono divenuti più favorevoli rispetto a quelli assai restrittivi di inizio anno» anche se «restano le tensioni» e se «il costo del credito rimane superiore alla media dell'area». *CORRIERE DELLA SERA* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Mario Gerevini [email protected] I pegni e i misteri degli immobili Mps Il caso della Vim, creata con Lehman pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 15 MILANO — Funziona così: presti i soldi a chi ti compra gli immobili e poi racconti al mercato e alla Borsa che hai fatto cassa vendendo palazzi. Ma sorvoli sul finanziamento. Il termine non è tecnico ma all'interno di Montepaschi Capital Services, la banca del gruppo senese dedicata alle imprese, la chiamano «operazione con l'elastico», cioè di quelle che prima o poi i nodi vengono al pettine. Una specialità della casa. E il riferimento non è generico ma a una società ben precisa che rappresenta una specie di bonsai di tante operazioni del gruppo Mps post-Antonveneta, cioè di cinque anni di disperata ricerca di equilibrio patrimoniale. Si chiama Valorizzazioni immobiliari (Vim) ed è un nome non azzeccatissimo per un'azienda che dopo aver rilevato da Banca Mps un portafoglio di immobili da oltre 100 milioni ne ha venduti circa la metà sempre in perdita. In Mps Capital la conoscono bene perché è un loro cliente, l'hanno finanziata, da poco avrebbero deciso di rifinanziarla e ne hanno in pegno il 100% del capitale. Vuol dire che se gli azionisti di Vim non fanno fronte ai loro impegni scattano tutte le conseguenze del caso, dalla messa in mora all'escussione del pegno fino alla richiesta di fallimento. Già, ma chi sono gli azionisti di Vim che nel 2008 comprarono da Banca Mps 188 immobili non strumentali all'attività bancaria, finanziandosi in larga parte con i soldi di Mps Capital? Il 50% di Vim è in mano alla Sansedoni Siena, ovvero la management company che fa capo alla Fondazione Mps ma per un 22% anche alla banca Mps. Non è un caso isolato di incesto finanziario ed è simile all'operazione Mps-Eurocity-Casal Boccone (Corriere del 27 marzo 2012). Sembra di vederlo il povero funzionario della Mps Capital che, in caso di ipotetica inadempienza, deve spedire una lettera di sollecito al suo capo in Banca Mps e agli azionisti in Fondazione minacciando azioni legali. Così tanto ipotetica? Non proprio, perché le perdite del 2011 (5 milioni) hanno ridotto all'osso il patrimonio ed è probabile che i soci debbano rinunciare a una parte del loro finanziamento. «I soci»: quindi chi è l'altro oltre a Sansedoni-Fondazione Mps che ha il 50% di Vim? Qui entra in gioco anche il «fattore S» (sfortuna) nella scelta di tempo. L'acquisizione di Antonveneta per quasi 10 miliardi è di fine 2007 e come tempismo è paragonabile all'acquisto di una villetta con giardino a Fukushima nel febbraio 2011. La joint venture Vim per rilevare un portafoglio di immobili di Banca Mps venne chiusa poco dopo, nel luglio 2008. Nel comunicato diffuso in Borsa il partner al 50% era definito «leader della finanza globale per capacità innovativa, risponde alle esigenze di aziende, governi e amministrazioni, clienti istituzionali e high-net-worthindividuals a livello mondiale». Lehman Brothers e la sua «capacità innovativa» si sono squagliati dopo appena due mesi nel più grande crac della storia. *CORRIERE DELLA SERA* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: Fabrizio Massaro Ribaltone a Citi, Pandit lascia. Tesoro di 261 milioni pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 16 Il numero uno di Citi, il colosso bancario americano, Vikram Pandit, ha lasciato ieri a sorpresa il ruolo di amministratore delegato del gruppo. Nonostante il banchiere abbia definito la repentina uscita come «volontaria» («È il momento di lasciare, ora la banca è più forte») si sarebbe piuttosto trattato di un defenestramento da parte del consiglio di amministrazione, che avrebbe contestato a Pandit — in carica da fine 2007 quando l'istituto dovette ricorrere all'aiuto di Washington per 45 miliardi di dollari dopo 27,7 miliardi di perdite — cattive scelte operative, attriti con le autorità di controllo e perdita di credibilità nei confronti degli investitori. Fra le contestazioni più pesanti ci sarebbero la recente svalutazione dell'unità di brokeraggio Smith Barney per 2,9 miliardi di dollari e il taglio del rating da parte di Moody's, per ben due livelli. Le spiegazioni comunque non sono ancora chiare, proprio perché avvenuto all'improvviso: «È stato uno choc», hanno commentato al Wall Street Journal alcuni dipendenti della banca. Al suo posto è stato nominato Michael Corbat, 52 anni, già a capo di Citi Holdings, la bad bank con in pancia gli asset in via di dismissione e prima responsabile di Citi in Europa, Africa e Medio Oriente. Insieme con Pandit ha lasciato il gruppo il braccio destro John Havens. I due banchieri seguono così il destino dell'ex presidente Richard Parsons, uscito dalla banca ad aprile. Di fatto è stato sostituito il gruppo che aveva preso le redini della banca travolta dalla crisi e dalle perdite nei prodotti strutturati fino a riportarla all'utile (come i conti trimestrali di tre giori fa). A premere per le dimissioni di Pandit sarebbe stato il neo presidente Michael O'Neill, in carica da sei mesi. Proprio nell'assemblea di aprile che ha eletto O'Neill è andata in scena la prima clamorosa rivolta degli azionisti di una banca Usa contro i manager, con Pandit come bersaglio: per la prima volta la maggioranza dei soci (il 55%) ha bocciato la proposta sulle retribuzioni del top management, a cominciare proprio da quella di Pandit, pari a 15 milioni. Una bocciatura clamorosa se si pensa che Pandit, autore della ristrutturazione che ha portato l'istituto a restituire i capitali al governo Usa, per il 2009 e il 2010 si era autoridotto lo stipendio a un dollaro e aveva accettato di buon grado i maggiori controlli introdotti dalla riforma del sistema bancario americano (la cosiddetta legge Dodd-Frank). Sull'orientamento dei soci avrebbe pesato anche il fatto che il titolo Citi è ancora sotto del 90% dallo scoppio della crisi, quando Pandit prese il posto di Charles Prince. Tuttavia il 55enne banchiere indiano (ma con cittadinanza Usa) avrà di che consolarsi. Nei suoi cinque anni al vertice della banca Usa, secondo i calcoli di Bloomberg avrebbe incassato circa 261 milioni di dollari, considerando sia gli emolumenti e i bonus (come i 23 milioni del 2011) sia l'acquisizione da parte di Citi del suo hedge fund Old Lane. Il fondo, che Pandit aveva fondato a metà degli anni Duemila e aveva ceduto nel 2007 alla stessa Citi per 165 milioni (per la sua quota), fu chiuso dalla banca pochi mesi dopo, con una svalutazione di 202 milioni di dollari. *la Repubblica* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: ROBERTO PETRINI IL DOSSIER. I provvedimenti del governo Silenzio-assenso per costruire. Le novità dall’Irpef alla Tobin tax Salta il blocco dei contratti pubblici Via alle semplificazioni, ma è scontro Meno Irpef, ma più Iva e meno detrazioni. Tagli a sanità, Regioni, Comuni e Province. La spuntano gli statali che stavolta riescono ad evitare in extremis il blocco dei contratti. Soldi per opere pubbliche e Lsu. La “Finanziaria” di Monti arriva alla Camera. pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 17 SALTA il blocco dei contratti del pubblico impiego di un anno per l’intero 2014 e si salva anche l’indennità di vacanza contrattuale per il prossimo anno. L’ultima “Finanziaria” della legislatura arriva in Parlamento (senza Relazione tecnica) in zona Cesarini con qualche modifica: eliminata la discussa tassa sulla pensione degli invalidi e la norma che tagliava la retribuzione degli statali in permesso per assistere un congiunto disabile. Per il resto il disegno di legge di Stabilità resta come era stato concepito e ieri Monti, durante la conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, ha tagliato corto sulla questione delle detrazioni rimandando al ministro dell’Economia Grilli. Nessun rinvio, dunque, del taglio delle detrazioni e nessuna cancellazione, come aveva già fatto sapere il governo, del taglio dell’aliquota del 27 per cento. MENO IRPEF, PIÙ IVA Il pacchetto fiscale mette il proprio marchio, nel bene e nel male, sulla legge di Stabilità. Molte le polemiche e in Parlamento sono già pronti gli emendamenti di modifica. Riassumendo: dal luglio del prossimo anno aumenta l’Iva di un punto: la massima arriva al 22 e quella intermedia, con molti beni di largo consumo, all’11 per cento (gettito 3,2 miliardi). A fronte di questo aumento si riduce l’Irpef per i redditi del 2013: scende dal 23 al 22 per cento fino a 15 mila euro e dal 27 al 26 per cento dai 15 ai 28 mila euro (costo 4,2 miliardi). Questa riduzione, che beneficia l’intero spettro dei redditi (i più bassi e i più alti) viene in parte compensata (oltre che dall’aumento dell’Iva) da circa 2 miliardi di tagli lineari alle agevolazioni fiscali: deduzioni e detrazioni subiscono una franchigia di 250 euro e il totale delle detrazioni non potrà superare i 3.000 euro. Con un paio di detrazioni e una deduzione si possono perdere tranquillamente fino a 200 euro secchi. BANCHE E TOBIN TAX Arriva la Tobin tax, tassa sulle transazioni finanziarie pari allo 0,05 per ogni contratto (esclusi i titoli di Stato). Darà un gettito di un miliardo: quando ai tempi del governo Prodi fu promossa una indagine parlamentare sul tema, fu considerata una sorta di imposta sovversiva; oggi in Europa la adottano in molti e anche da noi non fa più tanto clamore. Stretta anche su banche e assicurazioni: circa 800 milioni di misure fiscali nel 2013. TAGLI A SANITÀ E SCUOLA In tutto i tagli sono di 3,7 miliardi. Le Regioni daranno un miliardo e mezzo, i Comuni 500 milioni, le Province 200. Il Servizio sanitario nazionale è chiamato a contribuire con 600 milioni quest’anno e un miliardo il prossimo (riduzioni dell’acquisto di merci e servizi e dispositivi sanitari). Circa 300 milioni si risparmieranno negli enti previdenziali e 5 milioni con il blocco dell’acquisto di arredi. Nella scuola confermato l’aumento della settimana lavorativa da 18 a 24 ore a parità di salario. Arrivano 100 milioni per i lavoratori esodati con la riforma Fornero. OPERE PUBBLICHE Arrivano risorse per le opere pubbliche: il Mose avrà a disposizione 50 milioni nel 2013, per la Tav TorinoLione sono previsti 60 milioni nel 2013. Ma fondi saranno disponibili anche per la manutenzione della rete ferroviaria (300 milioni nel 2013), per la costruzione delle ferrovie del secondo lotto del Brennero (600 milioni nel 2013) e per la manutenzione delle strade statali (300 milioni). Denari anche per i lavoratori socialmente utili (110 milioni), le scuole private (223 milioni) e Radio radicale (10). Al trasporto pubblico locale regionale vanno 465 milioni (in prima battuta erano 600). Arrivano anche le risorse per portare verso la chiusura il Ponte sullo Stretto (300 milioni in extremis). SEMPLIFICAZIONI pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 18 Un provvedimento che Palazzo Chigi valuta in 3,7 miliardi, un disegno di legge per il quale Monti si augura un iter breve e al quale plaude la Confindustria. Tante le misure: ad esempio cambio di residenza e imposta sui rifiuti si faranno con un unico documento; per ottenere la certificazione di un titolo di studio in lingua inglese si eviteranno gli attuali molteplici passaggi; si introduce il silenzio- assenso per i permessi di costruire (con le proteste dei Verdi). In allerta anche il Garante per la Privacy, per le deroghe alla riservatezza in favore di chi svolge attività imprenditoriale. *la Repubblica* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: ELENA POLIDORI “Fuori dalla recessione nel 2013 resta l’emergenza su lavoro e salari” Bankitalia: penalizzati giovani e donne. Btp appetibili pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 19 ROMA — L’Italia uscirà dalla recessione l’anno prossimo. Le previsioni per il Pil, ancorché negative (meno 0,7% nel 2013, più di quanto stimato dal governo ma in linea con le stime del Fmi) sono” coerenti” con questa svolta attesissima. Ma sarà dura: i salari reali sono destinato ad essere sempre più magri, nel 2012 e negli anni a venire. Diminuisce il reddito disponibile delle famiglie. La disoccupazione rimane un dramma: il tasso senza lavoro vola sopra al 10%, con punte del 33,9% tra i giovani sotto i 24 anni. E anche le donne sono penalizzate. Eppure il Bollettino della Banca d’Italia intravede segnali di una inversione di tendenza: sta tornando un po’ di fiducia, da luglio si è bloccata la fuga degli investitori esteri dai Btp. E’ “cruciale” però che il governo attui le riforme già varate. Il governatore Ignazio Visco dice anche che serve un monitoraggio costante dei conti pubblici. La ripresa è in arrivo, dunque. Sarà debole, ma ci sarà. Anche il presidente della Bce, Mario Draghi, parlando giorni fa al vertice Fmi di Tokyo, ha voluto guardare con un certo ottimismo al domani dell’economia Ue: pure lui, dal suo osservatorio, disponeva di dati e segnali. Lo stesso Visco, sempre in Giappone, ha collocato il punto di svolta giust’appunto nel corso dell’anno venturo. Ora, il Bollettino economico redatto dai suoi esperti cerca di mettere a fuoco questi piccoli-grandi segnali, finalmente più rosei. E dunque, per cominciare, ricompare la fiducia, specie a livello internazionale. Poi si sono interrotti i “disinvestimenti” degli stranieri nei nostri titoli di stato. Calano gli spread, migliora l’export. E i sondaggi segnalano che le aziende sono meno pessimiste di un tempo. E’ un fatto di “sfumature”, più che altro. In termini percentuali, infatti, il Pil 2013 sarà sempre negativo, a meno 0,7%, appunto. Sulla base degli indicatori di via Nazionale, nel terzo trimestre il prodotto si sarebbe nuovamente ridotto, «ma con un’intensità inferiore rispetto alla prima metà dell’anno». Significa che l’attività economica ha continuato a scendere anche nei mesi estivi ma — ecco la novità — in maniera più soft. Questi cambiamenti si sono riflessi in positivo anche sulle condizioni del credito: il suo costo resta più alto della media Ue, ma ad agosto i tassi sui prestiti a famiglie e imprese sono scesi; i criteri di concessione dei finanziamenti sono oggi meno rigidi «rispetto a quelli assai restrittivi di inizio anno ». Dalle inchieste condotte in settembre presso le imprese emergono segnali “meno sfavorevoli” sulle prospettive a breve termine, soprattutto per le aziende esportatrici. Al dunque, sono proprio le aspettative, così importanti in questo genere di faccende, a cambiare in meglio. Perché la ripresa sia “strutturale” e dunque duratura, il governo deve attuare le riforme già varate, compresi gli ultimi provvedimenti, con la riduzione delle aliquote Irpef e una attenuazione del previsto aumento dell’Iva. A un più rapido ritorno alla crescita, secondo la Banca d’Italia, può contribuire un miglioramento delle condizioni del credito e del clima di fiducia. Ma attenzione: «I dati disponibili sugli andamenti in corso d’anno segnalano la necessità di un costante e attento monitoraggio dei conti» pubblici nei prossimi mesi. *la Repubblica* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 di: VITTORIA PULEDDA I mercati La Germania ora tende la mano alla Spagna e alla Grecia ma l’intesa Troika-Atene è in bilico Più vicino l’aiuto a Madrid, Borse su e spread ai minimi pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 20 MILANO — Le aperture della Germania su Grecia e Spagna, insieme alle pressanti scommesse dei mercati su un imminente ricorso di Madrid agli aiuti comunitari, hanno messo le ali alle Borse. La più euforica è stata proprio Madrid, che ha guadagnato il 3,41%; molto bene anche Piazza Affari, salita del 2,53%, mentre Parigi ha guadagnato il 2,36%, Francoforte l’1,58% e Londra l’1,12%. La possibile conclusione delle vicenda spagnola, che ormai si trascina da tempo, ha dato sostegno anche a Wall Street. In serata però si è saputo che la Troika (Ue-Bce-Fmi) lascerà oggi Atene e che l’accordo è in bilico anche se non si può parlare di rottura. Mentre Moody’s, dopo la chiusura delle Borse, in una nota in cui confermava il rating della Spagna a Baa3 (appena un gradino sopra il livello “spazzatura”) con outlook negativo, ha ribadito che «il contesto europeo resta fragile» soprattutto perché «la possibile uscita della Grecia dall’area euro resta un rischio e un’ulteriore fonte di contagio». Il clima intorno al vertice europeo, che si aprirà domani e si protrarrà anche venerdì si sta caricando di aspettative. Anche se non sono attese decisioni definitive sulla crisi dell’eurozona, in Borsa si scommette sulla richiesta della Spagna di un intervento del fondo anti-crisi Esm e di conseguenza sull'entrata in campo della Bce per raffreddare gli spread. La linea di credito che il premier spagnolo Mariano Rajoy potrebbe chiedere all'Europa dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 miliardi di euro, secondo fonti Ue vicine al dossier. Un’ipotesi che ha messo il turbo anche ai titoli di Stato: lo spread Btp Bund ad esempio è sceso sotto quota 340 punti, ai minimi da sei mesi a questa parte (mentre il Btp Italia continua a fare il boom delle prenotazioni). La Germania - scrive Bloomberg - ha aperto spiragli a Madrid, secondo quanto hanno spiegato due esponenti di spicco della coalizione di governo, Michael Meister, vicecapogruppo dei Cristiano-Democratici, e il delegato al Bilancio della Unione (Cdu-Csu), Norbert Barthle. La Germania punta anche ad attribuire più potere al commissario Ue agli affari economici sui bilanci pubblici ma alla vigilia del vertice continua a frenare le attese di un rapido funzionamento della vigilanza bancaria Bce e sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell'Esm. Dal canto suo il cancelliere Angela Merkel ha elogiato le riforme in Spagna, Portogallo e Grecia. In quest’ultimo paese, in particolare, «è stato messo molto in moto », ha detto la Merkel, che ha indicato che «i progressi in Grecia giungono forse più lentamente di quanto pensato» ma ha anche aggiunto che «l'atteggiamento e il pensiero di base sono cambiati visibilmente». Per quanto riguarda le trattative di Atene con la Troika, il nervosismo non manca: «L'insistenza con cui la Troika continua a chiederci l'applicazione di rigide e impopolari riforme del mercato del lavoro è sbagliata », ha detto Evangelos Venizelos, il leader del Pasok. Sul ritardo per il mancato accordo fra la Troika ed il governo greco sul pacchetto dei tagli al bilancio per il biennio 2013-2014 - condizione indispensabile per la concessione della nuova tranche di aiuti alla Grecia - Venizelos ha affermato che esso «danneggia l'economia del Paese e la sua immagine sui mercati», aggiungendo che «questo pacchetto di misure di austerità dovrà essere effettivamente l'ultimo». *la Repubblica* MERCOLEDÌ, 17 OTTOBRE 2012 DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO Licenziato a sorpresa il “re” di Citigroup Pandit accusato di cattiva gestione nonostante la trimestrale da 3,2 miliardi pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 21 NEW YORK — Prendi i soldi e scappa. La fuga del re di Citigroup all’indomani della trimestrale oltre le aspettative, 3,27 miliardi di dollari, 1,06 per azione, il doppio delle previsioni, è un giallo che scuote Wall Street e fa tremare banchieri e investitori tra le due sponde dell’Atlantico. A Vikram S. Pandit piaceva davvero essere definito il “re”: e non solo perché aveva preso le redini della terza banca del paese, dietro a JPMorgan e Bank of America, da Charles Prince, il Principe che nel 2007 aveva mollato sul baratro della Grande Recessione e una svalutazione da 18 miliardi. Questo indiano approdato sedicenne alla Columbia University aveva risalito tutto il cursus honorum della finanza: facendosi le ossa da Morgan Stanley prima di fondare una società di investimenti inglobata poi proprio da Citigroup. Al suo posto arriva adesso Mike Corbat, il capo della divisione europea e asiatica approdato a Londra giusto a gennaio: ulteriore prova del cambio avvenuto più che in corsa. Lasciatemi dare un’occhiata, ha detto, e poi prenderemo i provvedimenti che serviranno: dichiarazione non proprio rassicurante. Per rimettere in sesto il colosso, Pandit fu costretto a chiedere il salvataggio di Stato, 45 miliardi di dollari, poi restituiti a Barack Obama con gli interessi di 12 miliardi di dollari, alla faccia di Mitt Romney e dei repubblicani contrari ai bailout. Ma il recupero di Citigroup è stato troppo lento: al punto che Obama a un certo punto avrebbe pure pensato di “licenziare” il ceo. Certo è che la tensione tra il re e il board, soprattutto col suo presidente Michael E. O’Neill, è continuata a crescere: fino alla rottura dopo una burrascosa resa dei conti culminata nell’accusa di cattiva gestione. Il re del resto aveva ricevuto un clamoroso scacco già la primavera scorsa. L’assemblea degli azionisti aveva opposto il veto al bonus da 15 milioni di dollari: una “prima volta”, resa possibile anche questa dalla riforma Obama di Wall Street, nella vergognosa vicenda dei mega stipendi. Pandit aveva cercato di orientare la banca sui mercati emergenti dopo averla svuotata di investimenti improduttivi e fatto pulizia di quei maledetti subprime costati miliardi di dollari: la grande truffa dei mutui per cui anche Citigroup, come le altre grandi banche, ha pagato 285 milioni per chiudere le cause civili. «Non c’è nulla di meglio dei guadagni della trimestrale per dimostrare che la compagnia ha definitivamente svoltato» dice ora la nota con cui lascia anche gli incarichi nel board. Qualche malelingua insinua per la verità che stia lasciando alla vigilia di nuovi guai: vedi l’inchiesta sullo scandalo Libor che pende su tutta Wall Street. Ma Meredith Whitney, l’analista che già 5 anni fa aveva previsto il tracollo, taglia corto: «Citigroup è un colosso che continua a rimpicciolirsi, nessuno potrà rimetterla a posto nel breve termine». Pandit insiste: «E’ questo il momento per affidarla in mani più solide». Appunto: prendi i soldi e scappa. La Fiba-Cisl Vi augura di trascorrere una giornata serena A Arrrriivveeddeerrccii aa domani18 Ottobre pagina Rassegna Stampa del giorno 17 Ottobre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 22 ppeerr uunnaa nnuuoovvaa rraasssseeggnnaa ssttaam mppaa!!