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RASSEGNA STAMPA
LUNEDÌ
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13 FEBBRAIO 2012
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maa aall ggiioorrnnoo............................................................................................................................. 22
 Banche e clienti: le novità al test dello sportello ............................................. 3
 Tutte le novità per i risparmiatori .................................................................. 5
acquisti, assegni e stipendi: 50 casi per non sbagliare.................................. 7
 In banca prelievi e depositi senza limiti .......................................................... 8
 Libretti al portatore da ridurre, chiudere o trasformare ................................ 9
 La lunga deriva dell’economia greca dal boom al crollo del PIL del 12% ......... 10
 Grilli parla di Eurobond ai grandi di Wall Street ............................................ 12
 I veri nodi sono assicurazioni e banche .......................................................... 13
Parlamento approva la manovra ma è guerriglia al centro di Atene
100mila in piazza contro i sacrifici .............................................................. 14
 Accordo per cambiare l’articolo 18 polemiche sul vertice segreto .................. 16
 E il Professore accelera sulla riforma “Ora si può approvare entro marzo” ........ 17
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
1
 Il
UN AFORISMA AL GIORNO
a cura di “eater communications”
“Non troverai mai la verità,
se non sei d isposto ad accettare
a nche ciò che non tu a spetti!!
”
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
2
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Erraacclliittoo))
*il Sole 24ORE*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Nicola Borzi
[email protected]
L’inchiesta
L’ANNO CHE HA CAMBIATO LA VITA DEGLI ITALIANI
Banche e clienti:
le novità al test dello sportello
Commissioni sullo scoperto, costi delle carte di pagamento, conti correnti di base e polizze
per i mutui i fronti più caldi
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Commissione "di massimo scoperto" (sotto mentite spoglie), conti correnti bancari di base, costi delle carte di
credito, polizze legate ai mutui. Con un'accelerazione improvvisa, negli ultimi mesi, gli italiani hanno visto
mutare il panorama del loro rapporto con le banche su fronti diversi e con diverse motivazioni. Non sempre
sono riusciti a capire le motivazioni che hanno spinto i diversi Governi Berlusconi e Monti e uno stesso
Parlamento a modificare le norme preesistenti. Talvolta ha prevalso un balletto di norme che si sono accavallate
portando prima avanti e poi indietro la protezione dei clienti.
Un caso di scuola è stato quello dei fidi bancari. Il decreto sulle liberalizzazioni ha sì fissato un termine certo
per introdurre la "commissione onnicomprensiva" o la "commissione di istruttoria veloce" che sostituiranno la
commissione di massimo scoperto, ma ha eliminato molte norme di tutela dei clienti bancari titolari di contratti
di fido e di conto corrente, tra cui quella che fissava in 30 giorni la durata dello sconfinamento sotto la quale le
commissioni non si calcolavano. La commissione onnicomprensiva dovrà essere «calcolata in maniera
proporzionale rispetto alla somma messa a disposizione del cliente e alla durata dell'affidamento e un tasso di
interesse debitore sulle somme prelevate», ma potrà essere pagata anche per sconfinamenti di un solo giorno. Il
suo ammontare non potrà «superare lo 0,5%, per trimestre, della somma messa a disposizione» ma, «a fronte di
sconfinamenti in assenza di affidamento od oltre il limite del fido», i conti correnti e i fidi potranno prevedere
"quali unici oneri" a carico del cliente una «commissione di istruttoria veloce determinata in misura fissa,
espressa in valore assoluto, commisurata ai costi e un tasso di interesse debitore sull'ammontare dello
sconfinamento».
Quanto al conto corrente bancario di base, le norme sulla riduzione del tetto all'uso del contante e sulla
tracciabilità delle operazioni, varate con il decreto "salva Italia" di inizio dicembre dall'Esecutivo Monti, hanno
imposto l'estensione di conti correnti anche a categorie, come quella dei pensionati, per le quali ogni spesa extra
è un problema serio. L'8 febbraio, alla commissione Finanze del Senato, il presidente dell'Abi Giuseppe
Mussari ha affermato che a chi incassa una pensione al minimo e non ha altri redditi «ci vuole una soluzione
per cui oltre ai bolli il conto corrente non costi nulla. L'industria ha già detto che è pronta a farlo. Ci rendiamo
conto del momento attuale e anche se la gestione di un conto corrente, seppure piccolo costa, non si può levare
a chi non ha». Tutto sta nel vedere come verranno realizzate le norme per consentire ai pensionati di ottenere
servizi bancari a costi ridottissimi o nulli.
Ma su un altro fronte caldo, quello delle polizze assicurative alla cui stipula è condizionata l'erogazione dei
mutui, il decreto "cresci Italia" di gennaio ha dato una risposta insufficiente: la norma impone alle banche di
offrire almeno due opzioni alternative per la stipula delle polizze vita legate ai mutui. Mussari al Senato ha
chiesto di «non impedire di vendere queste polizze. Non ci dev'essere nessun obbligo, il cliente si rivolga pure
all'esterno, ma la polizza va stipulata. Occorre lasciare la massima libertà al cliente, ma se ci vietate di fare
polizze lasciate gli italiani in pericolo di perdere la prima casa, mentre la banca non ci perde».
Parole contestate da Elio Lannutti, senatore dell'Italia dei Valori e capogruppo in commissione Finanze: «È
sconcertante ascoltare Mussari difendere le polizze obbligatorie sui mutui dicendo che sarebbe rischioso
vietarle. La verità è che è rischioso solo per le banche, che su un volume di 3 miliardi di euro annui incassano di
provvigione circa l'80%, ossia circa 2,4 miliardi di euro di "caricamenti", mentre i restanti 600 milioni
rappresentano la copertura assicurativa».
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Nello stesso giorno, in un'audizione alla commissione Industria del Senato, il presidente dell'Antitrust,
Giovanni Pitruzzella, ha invece chiesto nuovamente che la polizza sui mutui sia scelta dal cliente, diversamente
da quello che prevede il Dl liberalizzazioni perché la norma del decreto «facilita la realizzazione di intese tra
operatori concorrenti» in quanto «appare favorire l'abbinamento tra servizi non necessariamente legati
permettendo alle banche/assicurazioni (appartenenti al medesimo gruppo o legate da accordi di bancassurance)
di estrarre più commissioni e di godere del ridotto rischio cliente, senza alcun effetto positivo in termini di
minor prezzo per il mutuatario». Quanto alle commissioni interbancarie agli esercenti pagate sulle transazioni
effettuate con carta di pagamento, Pitruzzella ha affermato che «pur valutando con favore l'eliminazione del
riferimento al limite dell'1,5%, non può non rilevarsi la criticità della previsione di una accordo tra gli operatori
del settore e associazioni di operatori concorrenti per definire le regole generali per assicurare una riduzione
delle commissioni interbancarie».
Se per i clienti bancari molto è cambiato, dunque, nei tre mesi scarsi che ci separano dal 16 novembre, data
della nomina del Gabinetto Monti, non si può però dire che i nodi del rapporti tra gli italiani e il settore del
credito si siano magicamente sciolti. Alcune delle questioni sul tappeto, come quelle delle polizze legate ai
mutui che avevano visto uno scontro al calor bianco tra Isvap e Abi, sono state lasciate irrisolte. A cambiare le
carte in tavola, però, nei prossimi mesi potrebbero non essere solo gli interventi legislativi e normativi. Il
rinnovo in tempi discretamente rapidi del contratto dei 340mila dipendenti bancari – un vero miracolo, viste
anche le condizioni economiche e industriali del settore – consentirà entro la fine dell'anno di iniziare a vedere
le prime forme di sperimentazione della flessibilità degli orari allo sportello (con accordi sindacali aziendali e di
gruppo sarà possibile l'apertura serale sino alle 22 e anche nei festivi) e soprattutto una nuova concezione del
lavoro in base alla quale non sarà più in futuro il cliente a recarsi in banca ma il dipendente bancario a svolgere
funzioni consulenziali e di pre-vendita a domicilio. Sul terreno del mercato, non solo su quello regolamentare,
si giocherà ancora una volta la difficile partita tra gli italiani e le banche.
*il Sole 24ORE*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
a cura di Nicola Borzi e Gianfranco Ursino
Tutte le novità per i risparmiatori
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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La decisione del Governo di fissare un limite massimo di mille euro per i pagamenti in contante obbliga molti
cittadini, finora non a contatto con gli intermediari, a dotarsi di un conto corrente. Finora abbastanza costoso
visto il limitato utilizzo. Tipico il caso di un gran numero di pensionati, circa 2,2 milioni nelle stime dell'Inps
(ma erano 3,3 milioni l'anno prima) abituati ad incassare cash le proprie spettanze previdenziali. Il passaggio
alla cultura del pagamento con accredito era molto lento e legato alla capacità di convincimento degli
intermediari.
Nascerà, per coloro che ne sono sprovvisti,un conto corrente di base, molto semplice per le operazioni di
appoggio. Dai costi molto contenuti, trasparenti e facilmente comparabili e con una carta di debito
Sebbene per una fascia abbastanza contenuta di cittadini, finora sprovvisti di un conto corrente bancario o
postale, la novità è importante e permette di avviare una minima attività di incassi e di pagamenti elettronici.
POLIZZE MUTUI
Per ottenere un mutuo le banche hanno chiesto, con sempre maggiore insistenza vista la crescente incertezza
economica, la sottoscrizione di polizze su garanzie varie compresa la perdita del posto di lavoro. Polizze
onerose e in genere offerte da compagnie legate all'istituto di credito (valore complessivo 2,5 miliardi). In un
momento particolarmente difficile per il risparmiatore, alle prese con la contrattazione per il finanziamento, la
sottoscrizione della polizza risultava sostanzialmente obbligata. Senza poter valutare l'offerta più conveniente.
Le banche che «condizionano l'erogazione del mutuo alla stipula di un contratto di assicurazione sulla vita sono
tenuti a sottoporre al cliente almeno due preventivi di due differenti gruppi assicurativi»
Se realizzato in modo credibile, cioè non portando una proposta alternativa fuori mercato, il cliente dovrebbe
avere possibilità di scegliere una compagnia non della casa.
Meglio offrire (e chiedere) più proposte
MASSIMO SCOPERTO
Da anni la remunerazione del denaro tenuto a disposizione o sugli scoperti di conto corrente erano oggetto di
contestazione delle associazioni dei risparmiatori, ma anche tenute sotto controllo dalle authority. Bankitalia
aveva rimarcato che il mantenimento di un sistema di costi bancari "spezzettato" in più voci impediva una
corretta comparazione dei costi con i servizi di altri Paesi. I rilievi riguardavano anche l'onerosità riscontrata per
gli scoperti in conto corrente senza affidamento con punte fuori mercato (17% sino a 1.500 euro e 13,5% oltre).
Tre mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, i fidi potranno prevedere, quale unico onere , una
«commissione onnicomprensiva», misurata proporzionalmente rispetto alla somma, durata e tasso debitore.
Si riescono a stabilire con maggiore esattezza i costi collegati al denaro messo a disposizione. Nella
formulazione precedente la dispersione delle voci di onere non favoriva la percezione complessiva.
SISTEMA DEI PAGAMENTI
Sugli esercenti era caricata una commissione dell'1,5% per ogni pagamento effettuato con carta di credito. In
passato le commissioni interbancarie erano state poste sotto esame dagli organismi antitrust per verificare che ci
fosse una reale concorrenza fra gli operatori ed evitare "cartelli". Un meccanismo rigido non favorisce l'offerta
di servizi concorrenti e quindi la riduzione del carico sull'esercente, con ricadute negative sull'utilizzo dei
pagamenti. Un onere che contribuiva a mantenere elevata la quota dei pagamenti cash con rischi di infiltrazione
di denaro illegale.
Si punta alla riduzione delle commissioni interbancarie a carico degli esercenti in relazione alle transazioni
effettuate mediante carte di pagamento, superando il tetto dell'1,5% attuale
Il vantaggio per i risparmiatori è indiretto, prima dovrebbero beneficiarne gli esercenti che vedranno ridotto
almeno in parte il costo del servizio e dei beni offerti ai clienti e pagati con transazioni elettroniche.
SCUDO FISCALE
Sembrava tutto finito con la sanatoria ( in più puntate) per chi deteneva fondi all'estero sconosciuti al Fisco
italiano. Regolarizzati con il pagamento di un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali e
successivamente rimpatriate (cioè riportate fisicamente in Italia) o regolarizzate (cioè dichiarate). Con gli scudi
erano stati incassati diversi miliardi, a vantaggio delle casse pubbliche. I capitali scudati , dopo tre operazioni
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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tra il 2001 e il 2010 , ammontava a 182 miliardi. Il governo Monti ha deciso di chiedere un ulteriore contributo.
Verrà prelevata imposta di bollo ordinaria nella misura dell'1,35% nel 2013 e dello 0,4% a partire dal 2014, in
via straordinaria per il 2012 il prelevamento sarà dell'1% ma suddiviso in due categorie: parti secretate e
prelevate
Non è una buona notizia per coloro che hanno utilizzato lo scudo fiscale e che dovranno quindi sostenere una
spesa aggiuntiva non prevista nel momento della decisione di rimpatriare il denaro.
PASSAGGI DA DEFINIRE
L'Abi chiede tempo e certezze per concretizzare le riforme dei decreti di dicembre e gennaio Ma l'Antitrust e i
consumatori non sono convinti del risultato Archivia
*il Sole 24ORE*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Alessandro Mastromatteo - Benedetto Santacroce
Acquisti, assegni e stipendi:
50 casi per non sbagliare
La soglia di 1.000 euro dal 7 marzo si applica anche a pensioni e buste paga
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Dagli acquisti agli assegni. Dagli stipendi alle pensioni. Il nuovo limite di mille euro per l'uso del contante
introdotto dal decreto «salva-Italia» (articolo 12 Dl 201/2011) va applicato con rigore, ma allo stesso tempo
senza rigidità. Solo così è possibile contemperare la necessità di controllo richiesto dalle regole di sicurezza
pubblica con le ragioni economiche e operative che ispirano le transazioni tra privati. A tale conclusione si
giunge leggendo in modo coordinato i diversi interventi che nel tempo ha operato il ministero dell'Economia e
finanze (Mef), la giurisprudenza di merito e di legittimità e i pareri della Commissione consultiva
antiriciclaggio e il Consiglio di Stato. Proprio quest'ultimo – in un provvedimento datato 13 dicembre 1995 ma
quanto mai attuale – aveva rimarcato che il divieto di trasferimento del contante va «coerentemente inteso e
valutato alla luce delle specifiche finalità indicate nelle disposizioni antiriciclaggio per cui non risultano
giustificate limitazioni generalizzate alla libera circolazione dei beni, nell'esercizio di attività rientranti
nell'ambito dell'iniziativa economica privata, se tali limitazioni non si manifestano funzionali al rispetto e alla
salvaguardia delle esigenze di sicurezza pubblica che sono alla base delle specifiche disposizioni legislative».
Principi che hanno ispirato nel tempo l'azione del Mef e ora vanno riconsiderati per affrontare casi e situazioni
che sul piano pratico gli operatori economici, gli enti non commerciali e le pubbliche amministrazioni
affrontano quotidianamente e che sono state oggetto di molti quesiti durante Telefisco 2012. Nelle pagine
interne di questa guida ne vengono presentati e risolti ben 50.
Ma non solo. Perché, come evidenziato a lato, il soggetto che si confronta con il nuovo quadro normativo di
riferimento deve tener presente alcuni elementi temporali e di fatto che lo aiutano a non sbagliare.
Sul piano temporale è importante considerare il calendario con cui l'obbligo entra in vigore. La norma è
operativa dal 6 dicembre 2011 ma le sanzioni risultano concretamente applicabili per le violazioni commesse
dal 1° febbraio scorso. Attenzione, però. La moratoria opera solo per le infrazioni relative a trasferimenti tra
mille e 2.499,99 euro, vale a dire solo sulla differenza tra la soglia prevista prima del 6 dicembre e quella
prevista dopo.
Nel tour de force delineato dalle nuove disposizioni ci sono altre date da tenere bene a mente. Entro il 31 marzo
i libretti al portatore dovranno essere adeguati alla nuova soglia. Prima ancora, vale a dire dal prossimo 7
marzo, le Pa centrali e locali saranno obbligate a pagare spese, stipendi e pensioni solo per via telematica.
L'Inps e il Mef hanno emanato specifiche comunicazioni e hanno inviato lettere dedicate per richiedere ai
soggetti interessati dai predetti pagamenti di fornire i dati di identificazione dei conti o dei mezzi elettronici su
cui i creditori vogliono essere pagati.
Per evitare di cadere nella violazione, è determinante che il trasferimento risulti nel suo complesso inferiore a
mille euro o, nel caso sia rateizzato o dilazionato, che non derivi da un frazionamento artificiale, ma da accordi
contrattuali formalizzati o da una prassi amministrativa più che consolidata (si pensi ai contratti di
somministrazione o di locazione).
Sul piano procedurale, le posizioni espresse dalla circolare 2 del 16 gennaio 2012 del Mef e le risposte fornite
dal ministero a Telefisco hanno chiarito il ruolo delle autorità che intervengono nell'irrogazione delle sanzioni,
la modalità con cui la penalità viene comminata e quale è la possibilità del presunto colpevole di intervenire nel
procedimento per evitare l'applicazione delle sanzioni.
Responsabili della sanzione (dall'1% al 40% dell'importo pagato oltre soglia) sono sia chi trasferisce le somme
sia chi le riceve, in quanto entrambi collaborano a mantenere non tracciato il movimento finanziario che si
realizza. Saranno sempre le sedi locali della Ragioneria dello Stato a segnalare le violazioni alle Entrate per
contrastare eventuali illeciti fiscali.
*il Sole 24ORE*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Nicola Forte
In banca prelievi e depositi senza limiti
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
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Non configura una violazione il prelievo o il versamento sul conto corrente per un importo pari o superiore a
mille euro. Il problema si è posto sempre più frequentemente dopo che il legislatore è intervenuto riducendo
costantemente il predetto limite, e in particolare dopo che la manovra di Ferragosto (Dl 138/2011, convertito
dalla legge 148/2011) ha ridotto il limite dell'uso del contante da 5mila a 2.500 euro. Così è intervenuto il
dipartimento del Tesoro del Mef, che ha precisato in una circolare la regolarità dei prelevamenti e versamenti
bancari oltre il nuovo limite massimo.
Nonostante i chiarimenti, molti sportelli hanno chiesto ai correntisti la sottoscrizione di un modello con l'intento
di acquisire le informazioni necessarie per comprendere come il denaro prelevato sarebbe stato impiegato. Allo
stesso tempo si richiedeva la fonte di provenienza del denaro oggetto di versamento. Richieste motivate con il
fatto che il superamento della soglia determinasse a loro carico l'obbligo di segnalare al Mef le infrazioni
commesse.
Sul punto sono intervenute due ulteriori circolari: prima quella dell'Abi l'11 gennaio, poi quella del Mef il 16
gennaio. L'interpretazione è stata la stessa. Le operazioni di prelievo o versamento bancario non danno luogo ad
alcun trasferimento di denaro che di fatto rimane sempre a disposizione del medesimo soggetto (il correntista).
Di conseguenza, manca un presupposto essenziale per considerare il comportamento assunto come violazione
della normativa. Tuttavia se i versamenti e i prelievi di contante sono frequenti e di ingente ammontare e c'è
ragione di sospettare sulla sussistenza del rischio di riciclaggio, l'istituto di credito dovrà segnalare le
operazioni all'Uif. La comunicazione non è però automatica, ma rappresenta il frutto di una valutazione della
banca.
*il Sole 24ORE*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Nicola Forte
Le regole per i titoli
Libretti al portatore
da ridurre, chiudere o trasformare
Regolarizzazione entro il 31 marzo
La riduzione della soglia da 2.500 a 1.000 euro prevista dalla manovra Monti (articolo 12 del Dl 201/2011) per
l'uso del contante vale anche per i libretti bancari e postali al portatore e per i titoli al portatore.
I libretti in circolazione con un saldo superiore al limite devono essere regolarizzati entro il 31 marzo 2012. In
pratica, entro questa data, i libretti in alternativa:
 devono essere estinti;
 il saldo deve essere ridotto fino a 999,99 euro;
 devono essere trasformati in libretti nominativi.
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
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I soggetti interessati potranno dunque adottare indifferentemente l'una o l'altra soluzione monitorando, tra
l'altro, anche tutte le operazioni in essere. Ad esempio, se il proprietario di un immobile concesso in locazione
detiene a garanzia, come deposito cauzionale, un libretto al portatore il cui saldo corrisponde a due o tre
mensilità (canoni di locazione) sarà necessario verificare l'importo giacente. Infatti, se risulta raggiunta o
superata la soglia massima di 1.000 euro, sarà necessario trasformare questo rapporto. L'affittuario dovrà
costituire il deposito cauzionale tramite un mezzo di pagamento tracciabile diverso da denaro contante o, in
alternativa, il libretto di deposito potrà essere intestato direttamente al proprietario (libretto nominativo). La
novità è dunque destinata a incidere radicalmente sulle abitudini del contribuenti.
In realtà le nuove disposizioni interessano i libretti al portatore sotto diversi profili: sia per il trasferimento degli
stessi, sia per ciò che riguarda il saldo, cioè indipendentemente dalle operazioni di trasferimento.
In seguito alla riduzione del limite, costituisce violazione sanzionabile il trasferimento di denaro contante (a
qualsiasi titolo) per un importo pari, ad esempio, a 900 euro e di libretti al portatore per 800 euro. Infatti
l'osservanza della soglia massima di 1.000 euro deve essere verificata con riguardo all'importo
complessivamente trasferito. È evidente che nell'esempio indicato l'importo massimo risulta superato (l'importo
complessivo dell'operazione ammonta a 1.700 euro) e non vale eccepire che, al contrario, la soglia non risulta
superata considerando le singole e diverse modalità di pagamento. L'operazione deve essere quindi considerata
nel suo complesso.
D'ora in avanti, cioè, dopo l'entrata in vigore della manovra Monti, i nuovi libretti dovranno essere comunque
aperti con un saldo che non raggiunge, sin dall'inizio, la soglia di 1.000 euro. È possibile, però, che lo stesso
soggetto effettui il trasferimento di due o più libretti il cui saldo non sia superiore (singolarmente) a 999,99
euro, ma che, sommando i libretti, l'importo del l'operazione superi la soglia. Il trasferimento deve essere
dunque "canalizzato", cioè deve essere effettuato con l'ausilio di una banca, delle Poste, ovvero tramite un
istituto di moneta elettronica. In questo caso, è rilasciata un'attestazione che il nuovo portatore dovrà esibire,
laddove, nei prossimi mesi, intenda estinguere il libretto. Se questo soggetto non è in grado di esibire tale
attestazione, la banca segnalerà al Mef l'infrazione dell'articolo 49 del Dlgs n. 231/2007, non avendo il portatore
fornito la prova che il precedente trasferimento del libretto è stato effettuato tramite un intermediario (obbligo
di canalizzazione).
Le stesse regole valgono anche per i titoli al portatore, ad eccezione delle limitazioni del valore di emissione.
Mentre il saldo dei libretti non può superare dunque, sin dall'origine, l'importo di 999,99 euro, è possibile che,
ad esempio, un certificato di deposito sia emesso per un importo superiore alla soglia massima. Tuttavia, in
caso di trasferimento, l'operazione dovrà essere "canalizzata" esattamente come avviene per i libretti al
portatore.
*CORRIERE DELLA SERA*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Giuseppe Sarcina
La lunga deriva dell’economia greca
dal boom al crollo del PIL del 12%
Il piano da 130 miliardi dovrebbe tamponare, ma i disoccupati sono al 20%
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Cinque manovre in neanche due anni: circa 40 miliardi di euro tra tagli furibondi alla spesa pubblica e nuove
imposte. Nell'altra colonna più o meno 250-265 miliardi di aiuti, promessi da Unione europea e Fondo
monetario internazionale. Ma la Grecia continua a rotolare fuori controllo su una scarpata dolorosa, tra scontri
di piazza e drastico impoverimento sociale. Giù verso il bivio drammatico del 20 marzo, quando o il governo
rifinanzia titoli di Stato in scadenza per 14,4 miliardi di euro o il progetto di una Grecia moderna ed europea
cade nel vuoto del «default».
Comanda il debito
L'agenzia di rating Fitch dà per certo il fallimento, più o meno pilotato, della Grecia. La massa
dell'indebitamento ha cancellato ogni logica nella dinamica dei conti pubblici e ora sta sommergendo
l'economia reale, cioè il lavoro, i risparmi, le retribuzioni dei cinque milioni di greci attivi (la popolazione totale
è di 11 milioni di abitanti). Nel 2010 l'allora primo ministro, il socialista George Papandreou, dichiarò che il
dissesto del bilancio. Investitori di lungo periodo e rapaci speculatori sul breve cominciarono subito a studiare
la stratificazione del debito pubblico, che aveva raggiunto un livello grottesco: 144% sul prodotto interno lordo.
Nel maggio 2010 l'Unione europea assegnò ad Atene un primo «kit» di pronto soccorso: 110 miliardi da
spalmare su tre anni. E non a caso fu chiesto a Papendreou non solo di tagliare la spesa (è la prima manovra da
6,5 miliardi di euro), ma di abbattere l'esposizione accumulata con un ambizioso piano di privatizzazioni. Il
leader greco si impegnò per 50 miliardi di incassi entro il 2015 (termine poi spostato al 2017). L'anno scorso ci
furono grandi manifestazioni di piazza contro «le svendite di Stato». Inutili, perché di fatto nessun compratore
si è fatto avanti. Il «sistema Grecia», anche se in saldo, non attira i capitali stranieri. Al momento le
privatizzazioni sono ancora in rodaggio (solo 1,5 miliardi di entrate) e comunque non sembrano essere la leva
giusta per risalire.
In parallelo il nuovo governo «semi-tecnico», guidato dall'ex vice presidente della Bce, Lucas Papedomos, ha
negoziato una sorta di concordato fallimentare con le banche straniere creditrici (tedesche e francesi
soprattutto). E ora si dice pronto a raggiungere l'accordo entro il 17 febbraio, ottenendo la cancellazione del
70% del valore sui titoli da rimborsare. Sarebbe l'unico risultato positivo e di effetto immediato per le casse
greche: lo stock del debito sarebbe ridotto di 100 miliardi di euro. Anche se ne resterebbe sempre una pila
altissima: a termine 250 miliardi, pari al 120% del prodotto interno lordo (oggi è 160%).
Misure disperate
L'altro punto di crisi, naturalmente, è il deficit che si è attestato tra il 9,5 e il 10% rispetto al pil negli ultimi due
anni. Dal 2010 a oggi, considerando le cinque manovre fondamentali di aggiustamento (due nel 2010, due nel
settembre 2011 e quella attuale), il governo Papendreou e poi quello di Papademos hanno compilato un
catalogo di tagli micidiali. Primo capitolo, quello più a portata di mano: la previdenza. Il leader socialista ha
innalzato a 65 anni l'età pensionabile per le donne; ha ridimensionato gli assegni di anzianità e cancellato quelli
di reversibilità; ha legato l'indicizzazione delle rendite all'andamento del pil e altro ancora. Poi è passato al
pubblico impiego, l'altra polpa della spesa pubblica: tredicesime e quattordicesime ridotte a presenza simbolica;
stipendi congelati e in alcuni casi ridotti. Tra gli ultimi atti del governo Papandreou (settembre 2011), la messa
in mobilità di 30 mila dipendenti statali. Infine la casa. Uno dei due provvedimenti dello scorso settembre era
interamente consacrato alla tassazione degli immobili, da cui l'esecutivo conta ancora di recuperare 2,5 miliardi
di euro. In un primo tempo il prelievo doveva durare solo un anno, ma neanche venti giorni dopo, i ministri del
gabinetto Papendreou l'hanno esteso fino al 2014.
Sembrava lo sforzo limite, ma Papademos è andato ancora più in profondità. E arriviamo alla manovra ieri
all'esame del Parlamento di Atene. Altri 3,3 miliardi di «sacrifici», studiati dal ministro delle finanze Evangelos
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Rassegna Stampa del giorno 13 Febbraio 2012
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Venizelos. Un'altra strizzata alle pensioni e licenziamenti di massa nel pubblico impiego. Gli statali in Grecia
sono 750 mila, una folla. La nuova guida del Paese vuole lasciarne a casa 150 mila entro il 2015 e 15 mila da
subito. Ma la mossa che davvero fa capire quanto sia disperata la situazione è la decurtazione del salario
minimo dai 750 euro lordi a 580.
Come affonda un Paese
Certo, ora sembra quasi incredibile ricordare che solo nel 2004, la Grecia era considerata (e si
autorappresentava) come il Paese-rivelazione dell'Unione europea. Ancora nel 2006 il pil cresceva del 5,6%,
nel 2007 del 4,28%. Poi la discesa fino al sottozero del 2009 (-2,04%) e del 2010 (-4,47%). Quattro anni di
apnea, se si aggiunge il -6% nel 2011, per un totale del 12%, e il previsto -3% per il 2012. Dall'inizio della crisi
la Grecia ha perso, in termini assoluti, circa 65 miliardi di ricchezza prodotta (su un pil totale che oggi vale un
po' meno di 300 miliardi). A differenza di altri casi (la bolla immobiliare in Irlanda o Spagna per esempio) è
difficile indicare una causa scatenante. L'economia greca si è semplicemente e drammaticamente sfasciata
contro la crisi mondiale. Il sistema industriale, in gran parte dominato dalla mano pubblica, non ha retto. Il
turismo non poteva essere sufficiente. Inoltre il dinamismo degli ultimi anni ha favorito lo sviluppo di un ceto
parassitario devastante per le casse dello Stato. Si stima che l'evasione fiscale in Grecia superi i 30 miliardi di
euro, vale a dire quasi l'equivalente (40 miliardi) delle entrate regolari. Il punto di caduta di tutto ciò si riassume
con il tasso di disoccupazione: 20% (quello ufficiale), 50% se si considerano solo i giovani. Tra mille dubbi e
diffidenze (non solo tedesche in verità), l'Unione europea si è mossa a strappi. La prima tranche di aiuti risale al
maggio del 2010: 110 miliardi in tre anni.
L’ultima sponda degli aiuti
Da allora è cominciato un negoziato permanente. Ora la «troika» formata da Ue, Fondo monetario e Banca
centrale, agita sotto il naso di Papademos un assegno da 130 miliardi, che potrebbero diventare 145 se si
aggiungono 15 miliardi per salvare le banche elleniche. Per adesso siamo fermi qui, ancora con gli stivaloni
d'emergenza. Poi, se la Grecia tornerà in superficie, si dovrà porre anche il problema di come dare una
prospettiva sostenibile al Paese. Un solo esempio: nel nuovo Trattato sulla disciplina di bilancio c'è una regola
(l'Italia la conosce bene) che impone di tagliare di un ventesimo ogni anno lo stock di debito che eccede il 60%
in rapporto al Pil. È pensabile che «questa» Grecia, chiunque sarà al governo, potrà essere in grado di onorare
quel vincolo? Evidentemente no, e allora, se non si interviene in qualche modo, c'è il rischio di ricominciare.
*CORRIERE DELLA SERA*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Federico Fubini
Grilli parla di Eurobond
ai grandi di Wall Street
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Fra l'Italia e il Fondo monetario internazionale è sceso il grande freddo. Intanto però dopo aver ritirato la
fiducia l'estate scorsa, Wall Street inizia a dare una nuova occhiata. E quello che vede nel Paese appare a questo
punto più convincente rispetto anche solo a pochi mesi fa. Il ritorno degli investitori americani sui titoli del
debito pubblico italiano potrebbe essere il primo dividendo della visita del governo negli Stati Uniti della scorsa
settimana.
È stato sicuramente determinante il tour di Mario Monti, giovedì alla Casa Bianca e venerdì negli incontri di
New York con moltissimi degli uomini più influenti di Wall Street. Ma il premier è stato preceduto da una
diplomazia discreta, come spesso ama fare quando viaggia all'estero, che ha preparato la parte newyorkese della
missione. Giovedì scorso, mentre Monti era da Barack Obama, il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli ha
incontrato uno a uno, prima a pranzo e poi a cena, tutti i principali protagonisti della piazza finanziaria
americana: i numeri uno di grandissime banche come Llyod Blankfein di Goldman Sachs o i gestori dei più
vasti fondi speculativi come George Soros (l'uomo che contribuì al crollo della lira nel '92), Paul Tudor Jones
(che previde il «lunedì nero» dell'87) o John Paulson, l'investitore divenuto multimiliardario per aver visto
arrivare prima degli altri il crollo dei mutui subprime.
A loro, secondo varie fonti, Grilli ha presentato una requisitoria in più parti a favore del proprio Paese e
dell'euro. Il viceministro ha dimostrato, cifre alla mano, che l'Italia ha i flussi di bilancio pubblico più sani in
Europa (al netto del pagamento degli interessi), ha ricordato la riforma delle pensioni e ha spiegato perché il
debito può calare del 3% (o più) del Pil ogni anno già dall'anno prossimo. Poi è andato oltre, ha parlato della
riforma del lavoro e ha illustrato l'impatto delle liberalizzazioni sulla crescita. Agli «hedge fund», Grilli ha
citato uno studio della Banca d'Italia secondo il quale le misure di apertura del mercato, dopo una lunga
stagnazione, possono far salire la produttività del 15% in dieci anni (in realtà Via Nazionale stima l'11%).
Questa, ha concluso l'emissario del Tesoro, è l'eredità che il governo intende lasciare ai suoi successori dopo il
marzo 2013.
Ma soprattutto Grilli con i grandi capitani di Wall Street ha parlato di politica europea. La svolta dell'Italia, ha
detto, ha stemperato di molto le tensioni con la Germania: la cancelliera Angela Merkel non ha più ragione di
temere che Roma tiri i remi in barca sul rigore non appena l'Europa offre un sostegno. A partire da questa realtà
il clima è cambiato e ora c'è più coesione anche in Europa nel lavorare a un piano di ulteriore apertura del
mercato unico. Questa, secondo la presentazione di Grilli a Wall Street, è la prossima tappa del negoziato
europeo; ma il viceministro ne ha prevista anche una successiva: se e quando la tensione di mercato di placherà,
Grilli conta che si arrivi davvero a parlare di Eurobond con Berlino e Parigi.
Dalle prime reazioni, i protagonisti di Wall Street sono stati favorevolmente impressionati. Non lo sono invece i
funzionari del Fmi, a partire dal primo vicedirettore generale, l'americano David Lipton. Il Fondo preme per
offrire assistenza finanziaria, ma l'Italia ha messo in chiaro che non ha bisogno. C'è irritazione da entrambe le
parti e intanto l'avvio dell'annunciato «monitoraggio» del Fmi viene rinviato di settimana in settimana. Finche,
sperabilmente, ci se ne dimenticherà.
*CORRIERE DELLA SERA*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: Roberto Bagnoli
I veri nodi sono assicurazioni e banche
Tesoreria unica, Anci contro il governo. E il Pd chiede aste onerose per le frequenze tv
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ROMA — Comincia oggi l'opera di semplificazione sugli emendamenti al decreto liberalizzazioni (arrivati
esattamente al numero di 2.299, per quasi 2.500 pagine), mentre i sindaci sono pronti a scendere sul piede di
guerra contro l'articolo 35 che impedisce l'uso della liquidità agli enti locali spostandola dalle banche alla
tesoreria centrale. «Questo decreto è irricevibile, siamo molto preoccupati — spiega Graziano Delrio,
presidente dell'Anci, associazione dei Comuni italiani — significa che non potremo più usare la liquidità per
circa 9 miliardi di euro all'anno. Vuol dire che un Comune di 80-90 mila abitanti non potrà più disporre di
qualcosa come 300-500 mila euro, frutto finora degli interessi bancari». Delrio, del Partito democratico e
sindaco di Reggio Emilia, precisa di essere in prima linea e d'accordo col governo per raggiungere gli obiettivi
di risanamento. «Ma siccome ci saremo noi a spiegare ai cittadini il pagamento dell'Imu — continua —
francamente speravo in uno stile un po' diverso da parte dell'esecutivo Monti».
Il fronte del dissenso al blitz del governo si allarga e giovedì si terrà un confronto interno all'Anci per decidere
cosa fare. Il Carroccio è la forza politica più colpita da questo provvedimento che si configura come un altro
macigno sulla strada del federalismo fiscale dopo la decisione (peraltro dell'ex ministro Tremonti) che dimezza
il versamento dell'Imu nelle casse dei Comuni. «A questo punto — afferma il leghista Attilio Fontana, sindaco
di Varese e presidente dell'Anci Lombardia — il governo mandi un commissario a gestire tutti gli 8.400
Comuni italiani e così abbiamo risolto il problema alla radice». In attesa di vedere come andrà a finire questo
braccio di ferro tra Anci e governo (ma Palazzo Chigi ha già detto che sull'articolo 35 non farà marcia indietro),
dalla prima analisi della valanga di emendamenti emerge che moltissimi riguardano lo stop alle norme sui
professionisti (circa 200) e un centinaio quelli per ottenere l'introduzione del quoziente familiare.
Torna anche la delicata questione (per Mediaset) dell'asta frequenze tv: tra gli emendamenti figurano due
proposte di correzione del Pd che chiedono «una procedura di assegnazione su base onerosa» di una parte delle
frequenze. Il governo si era limitato a sospendere per 60 giorni la vecchia procedura gratuita del beauty contest.
Con gli emendamenti in questione il Pd chiede anche di assegnare una quota delle frequenze, «a condizioni
agevolate», a imprese a gestione prevalentemente femminile o gestite da soggetti con meno di 35 anni di età.
I capitoli più sensibili che potrebbero impattare davvero sul decreto liberalizzazioni riguardano le assicurazioni
e le banche. Per le prime in discussione c'è l'installazione della scatola nera sull'auto, grazie alla quale il decreto
prevede uno sconto sulle polizze senza chiarire a chi tocchi pagare la rimozione del dispositivo in caso di
cambio di polizza. Un'altra modifica riguarda il plurimandato all'agente per renderlo effettivamente operante.
Sulle banche sta avanzando l'ipotesi (d'accordo Pd, Isvap e ministro dello Sviluppo) d'impedire agli istituti di
credito di condizionare l'erogazione di un mutuo alla stipula di una assicurazione sulla vita.
Altri nodi da risolvere riguardano l'innalzamento del quorum (da 3.000 a 3.500 abitanti) richiesto dal decreto
per aprire nuove farmacie e la liberalizzazione dei medicinali di fascia C. Possibile uno scambio tra l'aumento
di nuove parafarmacie e lo stop all'obbligo per i medici di indicare in ricetta i farmaci generici. Un punto
sensibile e aperto a possibili convergenze tra i partiti di maggioranza riguarda la separazione della rete gas EniSnam per la quale si chiede un allineamento alle norme europee, con diminuzione della quota di controllo sino
al 5%. Si spinge inoltre per l'adozione di tempi più stretti per avviare l'operazione (sin da maggio) mentre il
decreto in sostanza la rinvia di un paio d'anni.
*la Repubblica*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
Il reportage. Emergenza Europa
Il Parlamento approva la manovra
ma è guerriglia al centro di Atene
100mila in piazza contro i sacrifici
Applausi ai black bloc, negozi in fiamme, banche assaltate
Giovani, vecchi, persino bambini da tutto il Paese per l´estremo tentativo di fermare le misure del
governo
L´appello del primo ministro Papademos precede un voto sofferto: alla fine i sì sono la maggioranza
La folla si è organizzata per resistere e sostiene gli autonomi e gli anarchici: il bilancio è di 50 feriti e
22 arresti
ATENE
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IL TEMPO di scavallare la mezzanotte, ed il piano del governo passa. Il Parlamento greco approva le misure
richieste per evitare il default, nonostante le proteste delle quasi 100mila persone che hanno provato di tutto
per fermare questa decisione, stanchi, stremati, di dover sostenere ulteriori impossibili sacrifici. Hanno lanciato
persino mandarini. Quasi il simbolo della protesta. Dagli alberi che ornano piazza Syntagma cadono centinaia
di piccoli agrumi. Raccolti e scagliati verso il cielo. Ma è stato tutto inutile, quella selva di pallette arancioni
assieme a bottigliette di acqua. Gli agenti in tenuta antisommossa, divise rafforzate da protezioni che
sembrano armature, replicano con raffiche di candelotti lacrimogeni. Dieci, venti. Una breve pausa e poi
ancora una decina. Tutto piomba sulla gente. Il fiume umano sbanda. Ma non si scompone. Resiste, sorpreso
e indignato. La reazione è spropositata. I black bloc non ci sono ancora. Nessuna provocazione violenta,
nessuna pressione per far saltare l´imponente manifestazione.
DONNE, GIOVANI, ANZIANI
C´è un intero paese, in questa piazza intitolata alla Costituzione, valore supremo per ogni greco, fiero dei padri
che fondarono la Democrazia. Donne e uomini, giovani e vecchi, persino bambini, le mani strette a quelle dei
genitori. Sono qui perché vogliono decidere il loro futuro e quello dei loro figli. Le provocazioni, scandite da rulli
di tamburi, maschere allegoriche, sfilate di motociclette, improvvisazioni teatrali, e perfino lanci di frutta, fanno
parte di ogni manifestazione di piazza. Soprattutto quelle pacifiche. Come questa. Imponente, forte, ma
pacifica. L´ironia allenta la tensione, aiuta a superare le difficoltà di una recessione che ha cambiato
radicalmente le abitudini di vita di interi strati sociali. Ma viene scambiata per violenza. Non è tollerata. Crea lo
spunto per sciogliere questo assembramento oceanico e liberare il campo da una pressione che rischia di
condizionare il voto parlamentare. Dentro il Palazzo che svetta sulla collina di Syntagma, 300 deputati
discutono da cinque ore il pacchetto di misure richieste dall´Europa e dalla troika internazionale. Misure
durissime. Necessarie ma insopportabili. Ma, soprattutto, incomprensibili alla stragrande maggioranza della
popolazione che le considera una vera imposizione dei paesi forti della Ue.
STUPORE E INDIGNAZIONE
Il voto è previsto per l´1 di notte. Ma già dalle 18 l´intero centro di Atene è sconvolto da una guerriglia che si
accende nelle grandi arterie laterali e dentro i vicoli dei quartieri vicini. Il fumo acre, che ti soffoca e ti penetra
nei polmoni, che aggredisce gli occhi con la forza di mille spilli, costringe la gente a lasciare il campo. Poche
decine di metri. Poi si ferma. C´è stupore e indignazione nei visi stravolti dal dolore. La scelta di sciogliere la
manifestazione è considerato un sopruso. La violazione di un diritto che i greci si sono conquistati a fatica, tra
occupazioni nazista e una feroce dittatura militare. Dalla piazza sale un urlo, cupo e profondo, di rabbia e
indignazione. Volano insulti e bestemmie. La gente batte la mani, colpisce con i pugni le serrande in acciaio
rinforzato dei negozi di lusso. Scuote, con un frastuono, lo stesso asfalto già tappezzato di candelotti fumogeni
e di bombe assordanti. Il muto compatto di uomini e donne si apre davanti agli slogan di un altro piccolo corteo
che sopraggiunge dalla vicina Facoltà di Giurisprudenza, occupata da mesi. Sono i black bloc, gli anarchici e
gli autonomi rimasti finora ai margini della manifestazione. Sono duri, decisi, pronti a reagire. Ma sono
soprattutto armati.
Vestiti di nero, indossano felpe, cappucci, gli occhi e la bocca coperti da maschere antigas. In molte mani
vediamo bottiglie incendiarie, mazze, martelli, asce, bastoni. E la gente, per la prima volta dopo tanti mesi,
applaude. Sostiene questo rinforzo inaspettato e li spinge a reagire. Loro sono gli esperti: sanno come e dove
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colpire.
TECNICHE DA GUERRIGLIA
Lo fanno con tecniche da guerriglia. Venerdì scorso, primo giorno di sciopero, davanti ai primi scontri, si erano
limitati a lanciare pezzi di marmo e bastoni. Adesso esplodono una raffica di razzi rossi e gialli che investono il
muro di poliziotti. Assieme a bombe carta, petardi, molotov. Si muovono in piccole squadre. Ognuna ha un
compito preciso. Prima i razzi, seguiti da una selva di sassi, lattine piene di cemento, bastoni. Poi retrocedono
e fanno largo al gruppo con le bombe carta e quelle assordanti. I poliziotti restano storditi. Non fanno in tempo
a riprendersi.
Vengono investiti da un terzo lancio, questa volta di bottiglie piene di benzina che s´infiamma con lunghe
lingue di fuoco. Una quarta squadra lavora dall´alto e acceca con i raggi laser le visiere degli agenti. Le
cariche si susseguono, tra fughe e sbandamenti. La polizia risponde con gas lacrimogeni che lancia con le
mani. Cerca di spezzare il fronte compatto dei manifestanti. Ma questa volta fatica, spesso è costretta a
retrocedere. La gente si è organizzata. Gli incidenti erano previsti. Ognuno si è procurato mascherine antigas
e occhiali trasparenti. Non partecipa agli scontri, lascia fare i più esperti. Ma resta ferma, non fugge, rifiuta di
lasciare la piazza.
PAPADEMOS INVIA ALLA CALMA
Crea un muro di sostegno ai mille che si scatenano pochi metri più avanti. L´assedio al Parlamento continua.
Dentro, si decide il futuro di un intero paese. Il premier in aula condanna la violenza: «Il vandalismo e la
distruzione non hanno posto nella democrazia». Poi rivolto ai deputati: «Se voterete no, sarà un catastrofico
default». In piazza tantissimi, migliaia, battono di nuovo le mani, tempestano con i pugni le lamiere dei
cartelloni pubblicitari, pestano i piedi per terra. Resistono e davanti ad ogni fiammata delle bottiglie incendiarie,
davanti ai boati delle bombe carta, lanciano grida di approvazione.
Il fumo dei candelotti è insopportabile. Bisogna retrocedere. E la folla, composta ma piegata dai colpi di tosse,
dai conati di vomito, dagli occhi che bruciano come tizzoni ardenti, ripiega verso le vie laterali. Pochi minuti, il
tempo di riprendersi.
Bustine di vasellina passano di mano in mano. Servono a lenire il dolore, a placare i polmoni infuocati che
sembrano scoppiare. Molti si sentono male, sono raccolti e portati a braccia verso gli uomini delle Croce rossa.
Gruppi di ragazzi e ragazze girano con boccette piene di un liquido gelatinoso. Te lo spruzzano sugli occhi, sul
naso e sulla bocca. Anche questo serve a placare gli effetti urticanti dei gas lacrimogeni. Lasciano una patina
biancastra che adesso vediamo sui visi di molti. Soprattutto delle donne e degli anziani. E´ l´unico modo per
restare sul posto, cercare rifugio in un angolo e attendere che la guerriglia si plachi.
I PALAZZI INCENDIATI
Ma gli scontri continuano. Assieme ai focolai che punteggiano tutto il centro di Atene devastato da distruzioni e
danneggiamenti. Diciassette palazzi sono incendiati. Uno confina con quello dell´Fmi qui ad Atene. Le fiamme
attecchiscono altri immobili, ma i pompieri faticano a farsi largo tra la folla decisa a restare in piazza. Un
camion dei vigili del fuoco viene sequestrato da un gruppo di anarchici che lo usano come ariete contro il muro
di agenti. Per una mezz´ora c´è la battaglia più violenta di questa folle e disperata notte. Solo alla fine gli
agenti riescono a riprendersi il mezzo. Ma a duro prezzo. Ci sono almeno 50 feriti, 22 sono gli arrestati. Molti
tra i poliziotti. Le forze dell´ordine sono state mobilitate in massa ma sono costrette a continui ricambi. Il
ministero dell´Interno studia nuove strategie per riuscire a riconquistare le strade ancora invase da decine di
migliaia di persone. Pochi, pochissimi sono disposti a mollare. La guerriglia è generale. Coinvolge uomini e
donne di ogni età. Gente comune, scesa in piazza per la prima volta ma decisa comunque a far sentire la
propria voce. Solo verso le 22 prevale la stanchezza e una rassegnata desolazione. La maggioranza lascia il
campo. Le vie e le piazze del centro restano nelle mani di piccoli gruppi: devastano ogni cosa che trovano
lungo il cammino. Gli altri, a migliaia, vagano senza una meta precisa. Tristi, carichi di rabbia. E´ presto per
fare un bilancio dei danni. Atene brucia.
Di rabbia e di violenza. Molti me lo gridano in faccia: «E´ solo l´inizio. Se passano le misure per noi è finita.
Allora sarà guerra. Guerra per vivere o morire».
*la Repubblica*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: ANNALISA CUZZOCREA
Il lavoro
Accordo per cambiare l’articolo 18
polemiche sul vertice segreto
Monti e Camusso: nessun incontro riservato. Repubblica: fonti certe
Bonanni (Cisl): noi speriamo che il contatto ci sia stato. Fassina (Pd): no a tensioni
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ROMA - Una nota congiunta, alle undici del mattino. Così, Palazzo Chigi e Cgil decidono di smentire - insieme
- l´incontro segreto tra Mario Monti e Susanna Camusso rivelato ieri da Repubblica. Un incontro che sarebbe
servito a superare l´ostacolo dell´articolo 18 sulla strada della riforma del Lavoro. E che il nostro giornale
conferma, perché la notizia arriva da «fonte certa». L´ipotesi di intesa prevederebbe il congelamento del
divieto di licenziamento per chi esce dal precariato, tre o quattro anni. Oltre a un´interpretazione meno rigida
del principio della giusta causa da parte dei tribunali del lavoro.
«Nei giorni scorsi non vi è stato nessun incontro né colloquio» tra Monti e Camusso, recita il comunicato di
Palazzo Chigi e Corso d´Italia, che aggiunge: «se tale incontro fosse avvenuto, non sarebbe stato il primo
faccia a faccia. Susanna Camusso e Mario Monti si erano infatti incontrati nel novembre scorso al momento
della formazione del nuovo governo». Più seccata, la reazione della Cgil su Twitter: «La notizia è una grave
invenzione. Le nostre posizioni sull´articolo 18 sono note e stranote. Qualcuno vuol far saltare il confronto?
Chi vuole forzare la mano?». A una forzatura, accenna anche il responsabile economico pd Stefano Fassina:
«Auspico che tutti lascino un confronto così difficile alle parti sociali e al governo. Evitiamo di complicarlo con
improvvisazioni e tensioni». Entra nel merito Sergio Cofferati, europarlamentare democratico, ma soprattutto
l´ex segretario Cgil che in nome dell´articolo 18 nel 2002 portò al Circo Massimo a Roma tre milioni di
persone: «La legge va preservata così com´è - dice - si possono però affiancare norme per ridurre i tempi del
contenzioso legale e dare certezza alle imprese e ai lavoratori». Sempre nel Pd, Sergio D´Antoni - ex leader
Cisl - ha una posizione più aperta: «È fondamentale un accordo per ridare fiducia al Paese. Per rimettere in
moto un clima positivo non c´è altro modo che trattare ancora e ancora». Caustica invece la Cisl di Raffaele
Bonanni, che scrive su Twitter: «Speriamo sia vero l´incontro segreto tra Camusso e Monti. Fa sorridere come
taluni discutano sottobanco quello che altri fanno alla luce del sole». Chiaramente, si allude alle critiche
ricevute dalla Cgil per gli incontri separati con il precedente governo.
Per l´ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi «sarà importante per la credibilità dell´Italia e per la sua
crescita interna che la montagna dei colloqui non partorisca un topolino di riforma». Rincara il presidente dei
senatori pdl Maurizio Gasparri: «Il confronto è necessario. Il sotterfugio invece complicherebbe le cose. Sul
lavoro è tempo di decisioni. I processi di modernizzazione vanno portati avanti parallelamente». Tradotto: se si
va avanti sulle liberalizzazioni, si faccia lo stesso con l´articolo 18. Allarmato, Antonio Di Pietro chiede che si
dica la verità sull´incontro: «Chi mente? E soprattutto, perché?». «L´Italia dei Valori - aggiunge l´ex pm - ha
presentato una mozione per chiedere di togliere l´articolo 18 dalla trattativa e di pensare a un nuovo welfare
per i giovani. Si discuta alla luce del sole, e ognuno si assuma le proprie responsabilità».
*la Repubblica*
LUNEDÌ, 13 FEBBRAIO 2012
di: CLAUDIO TITO
E il Professore accelera sulla riforma
“Ora si può approvare entro marzo”
Il premier sicuro che il dialogo con la Cgil reggerà
Nell’intesa una interpretazione meno rigida dell´articolo 18 e precari stabilizzati
Tra il capo del governo e il leader sindacale più di un contatto riservato da novembre
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Mario Monti vuole accelerare sulla riforma del lavoro. Il premier è infatti convinto che il patto stretto con il
segretario della Cgil, Susanna Camusso, possa reggere.
Del resto, fin dall´insediamento del governo il premier era consapevole che il passaggio più complicato per
l´intero pacchetto economico era rappresentato dal dialogo con il sindacato di Corso Italia. L´intesa con la Cgil
era la premessa per evitare una esasperata tensione sociale e blindare l´appoggio del Pd. Non a caso, proprio
il capo dei Democratici, Pierluigi Bersani, pochi giorni fa aveva spiegato in un´intervista a Repubblica che il
suo partito avrebbe «accettato qualunque accordo nato al tavolo con le parti sociali». Comprese, quindi,
modifiche o correzioni all´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ma soprattutto a Palazzo Chigi sanno che un intervento così delicato deve essere varato in tempi brevi.
Evitando di superare la data del prossimo appuntamento elettorale amministrativo di maggio. Dopo quel voto
sarà più complicato per i partiti che sostengono Monti accogliere una riforma che nell´elettorato può essere
considerata impopolare. Alcune delle forze politiche impegnate nella maggioranza potrebbero essere
penalizzate dal voto locale e quindi reagire anche rispetto all´attività dell´esecutivo. Senza contare che un po´
tutti mettono nel conto che dalla primavera partirà di fatto la campagna elettorale per le politiche del 2013.
Il Professore dunque cerca di stringere i tempi. E nei prossimi giorni tornerà anche a sentire l´opinione dei
segretari Bersani, Casini e Alfano. Con ogni probabilità dopo l´approvazione al Senato del provvedimento sulle
liberalizzazioni sul quale il governo è pronto a porre la questione di fiducia. Il testo della riforma del lavoro negli obiettivi della presidenza del consiglio - deve essere predisposto entro marzo. L´ipotesi più probabile è
che prenda la forma di un disegno di legge delega. Non un decreto - verrebbe considerato una forzatura - ma
nemmeno un semplice di disegno di legge con tempi di esame in Parlamento troppo lunghi.
Al momento, però, lo snodo più intricato è rappresentato appunto dal rapporto con i sindacati. Come sempre è
accaduto in passato le trattative ufficiali su questioni fondamentali sono accompagnate anche da contatti e
incontri riservati. Famosi i faccia a faccia tra Luciano Lama e Gianni Agnelli. Pure in questo caso è stato così.
E anche in passato è capitato che alcuni di questi colloqui venissero rivelati dalla stampa. Basti pensare che
dopo il faccia a faccia tra Monti e la Camusso a novembre durante le consultazioni per la formazione della
squadra governativa, ci sono stati almeno altri due confronti ufficiosi e informali: uno a dicembre e uno a
febbraio. E anche a margine dell´ultimo vertice ufficiale con le parti sociali convocato il 2 febbraio scorso, il
premier e la Camusso hanno avuto l´occasione di scambiarsi privatamente alcune impressioni. Soprattutto
sulla frase pronunciata dal capo del governo sulla «monotonia» del posto fisso. Una procedura che certo non
sorprende e non rappresenta un unicum.
Sta di fatto che - al di là delle smentite - il confronto tra Palazzo Chigi e sindacati è vicino a una svolta. La
disponibilità di Cisl e Uil a discutere temi fino a poco tempo fa inagibili, ha fatto breccia anche
nell´organizzazione guidata da Camusso. E si basa su due pilastri fondamentali: la stabilizzazione dei precari
attraverso una sospensione temporanea - non superiore ai tre o quattro anni - dell´articolo 18 e
un´interpretazione giudiziaria della stessa norma meno rigida. Una richiesta quest´ultima avanzata peraltro sai
da Monti, sia dal segretario del Pd Bersani.
Una soluzione che in qualche modo viene considerata una mediazione accettabile da entrambe le parti. Certo,
come è accaduto per l´ultima riforma delle pensioni, non si tratterà di una normativa che i sindacati
sposeranno in pieno. Anche perché soprattutto la Cgil deve fare i conti con la resistenza di una parte dei suoi
iscritti. Ma su alcuni principi-base, dopo un´iniziale diffidenza, tra il premier e la leader sindacale si è di recente
aperto un canale di dialogo.
La Fiba-Cisl
Vi augura di
trascorrere
una giornata serena
A
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domani 14 Febbraio
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lunedì 13 febbraio 2012 - cerca