n.23 ANNO IV QVADERNI DÌ STORIA 30/09/2006 DUE PAROLE SUL… ……..FASCISMO Ezio Sangalli C.P. 4 – 25075 Nave ( BRESCIA ) C.P. 19 – 71016 SAN SEVERO ( FG ) [email protected] C. Corr. Postale n. 21882766 intestato a Ezio Sangalli Prefazione Qualcuno mi ha detto: “Guarda che scrivendo ancora di Fascismo, rischi di essere noioso e di sembrare fanatico.” Ci ho pensato! Ora viviamo nel terzo millennio; esistono problematiche che allora nemmeno potevano immaginarsi. Era un’epoca in cui l’uomo era al centro di tutto e sopra di lui era naturalmente riconosciuta la mano del Divino; e intendo che fosse naturalmente riconosciuta dalla grande totalità degli uomini. Questo portava a considerare la propria esistenza terrena non attraverso l’avere, o almeno non solo, ma soprattutto all’essere. Logica conseguenza di ciò era un comportamento meno egoista ma più responsabile e fraterno nei confronti degli altri. Insomma c’era nella vita degli uomini semplici, dei lavoratori, del popolo, una volontà di essere si attenti a se stessi ed alla propria famiglia, ma senza nuocere alla comunità ed anzi dandole il proprio apporto nei limiti di ognuno. Era normale darsi una mano, ed era normale restare uniti nei momenti di pericolo e di necessità. Il Fascismo, che lo si voglia ammettere o no, con tutti i suoi limiti, incarnò questo spirito di Comunità Nazionale, lo portò avanti con ferrea determinazione e in maniera totalitaria. Ed è proprio questa una delle più gravi colpe imputate al Fascismo. Ci hanno ripetuto infinite volte che durante il Fascismo non c’era libertà. Il Fascismo voleva costruire una società equa, in cui non ci fossero più ricchi e poveri, prepotenti impuniti e vittime indifese, egoisti sfruttatori, e persone buone sfruttate. Il Fascismo voleva che tutti lavorassero per il bene comune, per l’Italia. Voleva che le ricchezze nazionali restassero di proprietà degli italiani. Voleva che gli italiani facessero tanti figli. Voleva che le persone anziane venissero rispettate ed onorate. Il Fascismo voleva anche che l’Italia fosse temuta e rispettata dalle altre nazioni; e che restasse libera e indipendente. Ebbene sarebbe riuscito a realizzare o a tentare seriamente di fare tutto ciò, lasciando liberi gli italiani di comportarsi come meglio credevano ? Datevi una risposta onesta! Occorrono regole, e occorre farle rispettare senza deroghe per nessuno. Nel 1945 il Fascismo europeo venne sconfitto dalle potenze democratiche. Ora viviamo in una società libera, indipendente e democratica, che significa governata dal popolo. Analizziamo queste tre parole. 1) Libera: vostro figlio si può drogare, è libero di farlo; gli spacciatori sono in sostanza liberi di vendere la loro merda davanti le scuole (non è certo qualche giorno di prigione a scoraggiarli). Le madri sono libere di abortire anche senza valide e gravi ragioni; e sono anche libere di abbandonare il loro bambino appena nato in un ospedale, legalmente, garantite da una legge dello stato. I giovani sono liberi di dileggiare gli anziani, di vomitare oscenità e di ubriacarsi; e guai a riprenderli, ti rispondono che sono liberi di fare ciò che vogliono, siamo o no in democrazia ? Gli omosessuali sono liberi di sposarsi e di adottare bambini, stravolgendo la Natura che da sempre prevede per la sana crescita di un bimbo, la presenza di un papà e di una mamma. Le donne sono libere di restare incinte con lo sperma di un altro uomo e con le ovaie di un’altra donna; oppure affidando la fecondazione ad un laboratorio. Gli immigrati, clandestini e non, sono liberi di imperversare sulla nostra Terra, di fatto senza regole, ed anzi, usufruendo delle strutture sociali create con le tasse degli italiani, prima degli italiani. Gli zingari sono liberi di rubare, stuprare e rapire bambini, protetti dalla criminale tolleranza democratica. I vampiri della finanza sono liberi di gettare sul lastrico migliaia di piccoli risparmiatori, coperti addirittura dalla Banca d’Italia, e trattati con tutti i riguardi e i cavilli possibili dalla magistratura. Le aziende sono libere per anni, di vendere il latte in polvere per i neonati ad un prezzo 4 volte superiore al giusto che già gli garantirebbe un buon margine di guadagno; gettando in gravi difficoltà centinaia di migliaia di famiglie che di quel latte hanno assoluta necessità. Le grandi aziende sono libere di investire all’estero, spesso in paesi poveri sfruttando la mancanza di tutele sociali e di sicurezza, i capitali guadagnati con il lavoro di operai italiani. 2) Indipendente: innanzitutto la nostra indipendenza è provata dalle 113 caserme, basi e installazioni militari U.S.A. distribuite sul nostro territorio Un altro inequivocabile segno della nostra indipendenza è la partecipazione pronta e zelante, eseguita sia sotto il governo dei destri che dei sinistri (unica classe politica di servi senza onore), a tutte le guerre degli U.S.A. ; guerre o “missioni di pace” come ipocritamente vengono chiamate, che non ci riguardano e che non fanno che attirarci l’odio di popolazioni invase dallo straniero e creare altri profughi disperati. Ancora la nostra indipendenza è ampiamente provata ogni giorno dalla spudorata faziosità di gran parte (quella più e meglio pagata) della “pubblica informazione”; fateci caso quando le notizie (quelle che contano) riguardano gli Stati Uniti o Israele. Del resto essi ci hanno liberato dalla tirannia fascista (e ci hanno riportato la mafia). Ma ancora, piccoli indizi di indipendenza : la parlata degli italiani si sta riempiendo di termini americani. Chi non usa ormai regolarmente il termine “ok”? E “fiction”, “reality”, “sitcom”, news”, “gossip”, “week end”, “shopping” ? E che dire di Ministero del welfare? Noi italiani siamo sempre stati afflitti da complesso di inferiorità nei confronti degli altri Stati; forse dovuto anche alle lunghe dominazioni subite nel corso dei secoli, e solo nel periodo Fascista si ribaltò la situazione e l’Italia divenne temuta e rispettata da tutte le Nazioni. Ve lo ricordate Berlusconi che accetta entusiasta il cappellone da cow-boy al suo arrivo negli Stati uniti, e dietro di lui Gerhard Schröder, cancelliere tedesco, che lo rifiuta infastidito! 3) Democratica: cioè, come si è già detto, dal greco “governo del popolo”! Secondo voi è il popolo che decide le scelte del nostro governo ? Il popolo non vuole che la mafia e la camorra vengano debellate con brutale determinazione ? Il popolo non vuole poter vivere tranquillo e sicuro, senza che extracomunitari di tutti i tipi gli entrino in casa ? Il popolo non vuole avere una casa a prezzi accessibili a tutti? Il popolo non vuole un lavoro sicuro e stabile per tutti i suoi figli? Il popolo non vuole che si ripristino le giuste gerarchie e il loro rispetto tra giovani, adulti e anziani? E tra uomo e donna? E tra genitori e figli? Il popolo non desidera sentirsi fiero della propria Nazione non solo per il campionato del mondo di calcio? Ma se desidera tutto ciò, perché i suoi rappresentanti non mettono in pratica il suo volere? Il Fascismo l’aveva fatto, con le buone o con le cattive! Ecco perché vogliamo parlarvi del Fascismo, non per sterile nostalgia, ma perché paragonandolo all’attuale sistema liberaldemocratico, esso ne esce assolutamente vincitore. A voi l’ultimo giudizio! I popoli denutriti Ecco, ad esempio, a cosa hanno portato 60 anni di dominio delle democrazie liberali,pacifiste, tolleranti, vincitrici sull’infernale pericolo Fascista oppressore dell’uomo e dei suoi diritti più elementari! Nelle democrazie liberali sono il capitalismo e l’alta finanza che comandano, al di là di ridicole facciate elettorali; sono esse oggi il vero cancro che sta distruggendo l’umanità intera. Ogni cosa è al loro servizio, ogni uomo è in vendita; i governi, le istituzioni, i media, la scuola, sono funzionali ad essi, volenti o no, consapevoli o no. Un’unica dottrina si sta imponendo, sopra i valori, sopra i sentimenti e sopra ogni istinto naturale: accumulare denaro! Dopo la fine della prima guerra mondiale, vinta dall’Italia, i soldati che tornavano a casa trovarono una situazione sociale e politica molto difficile. Dopo 4 anni di guerra, dove i soldati italiani avevano compiuto il loro dovere, sopportando fatiche e sacrifici enormi per amore dell’Italia, essi si trovarono senza lavoro e videro sprecata la loro dura ed eroica lotta, dai politici, che alla fine dei trattati di pace non avevano saputo e voluto ottenere per l’Italia quei riconoscimenti territoriali che essi avevano conquistato con il sangue di 650.000 morti e 1.000.000 di feriti. Soprattutto l’importante città portuale di Fiume italiana che restava di dominio croato. Nelle fabbriche e nelle campagne, gli operai e i contadini, che erano la spina dorsale della nazione, chiedevano più umane condizioni di vita e di lavoro, la riduzione degli orari massacranti (12 ore al giorno) e aumenti di stipendio. I partiti di sinistra (socialisti e comunisti) pensavano ad una alleanza internazionale di tutti i lavoratori del mondo, che portasse l’Italia nella scia di influenza dell’Unione Sovietica, senza riguardo per i valori spirituali di Patria, sangue e terra italiani, e con ciò disprezzando i sacrifici fatti dai nostri soldati durante la guerra. I partiti borghesi e liberali invece, volevano che tutto rimanesse come nel secolo passato, il 1800, con tutti i privilegi acquisiti dai ricchi e dai nobili che sfruttavano il popolo e lo tenevano ignorante e povero. I “Fasci di combattimento”, fondati da Benito Mussolini, nel 1919 a Milano in piazza S. Sepolcro, tentarono di superare queste due concezioni contrapposte, rappresentando un idea politica rivoluzionaria che lottava per la giustizia sociale e per l’unità di tutto il popolo, abbattendo le classi e le caste che invece lo dividevano. Nello stesso tempo il Fascismo esaltava il valore dell’Italia quale creatrice di civiltà e di rinnovamento. Insomma una terza via tra Capitalismo e Socialismo. Un’idea ambiziosa e assolutamente nuova! Un’idea così socialista da trovare consenso addirittura nei vertici del Partito comunista. Ecco cosa scriveva Palmiro Togliatti nel 1936, dopo la conquista d’Etiopia, in un Manifesto firmato da molti altri comunisti : “Noi comunisti facciamo nostro il programma del 1919, che è un programma di pace e di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori; camice nere ed ex-combattenti e volontari d’Africa, vi chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo programma (….) Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi, fascisti della vecchia guardia e giovani fascisti, per la realizzazione del programma fascista del 1919(….).” Ma anche un’idea così nazionale da far accorrere entusiasti i più fervidi cuori di patrioti, da D’Annunzio a Italo Balbo. Mussolini, insegnante elementare, figlio di un fabbro, nacque a Predappio (Forlì) nel 1883. Visse un'infanzia modesta. Studiò nel collegio salesiano di Faenza (1892-93) e poi nel collegio Carducci di Forlimpopoli, conseguendo nel 1901 il diploma di maestro elementare. Quello stesso anno, in dicembre, venne assunto quale "supplente" nella scuola elementare di Pieve di Siliceto. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano sin dal 1900, mostrò subito un acceso interesse per la politica attiva stimolato tra l'altro dall'esempio del padre, esponente di un certo rilievo del socialismo anarcoide e anticlericale di Romagna. Emigrato in Svizzera (1902) per sottrarsi al servizio militare, entrò in rapporto con Serrati, A. Balabanov e altri rivoluzionari, ponendo contemporaneamente le basi della propria cultura politica, in cui si mescolavano gli influssi di Marx, Proudhon e Blanqui insieme a quelli di Nietzsche e Pareto. Ripetutamente espulso da un cantone all'altro per il suo attivismo anticlericale, rientrò in Italia nel 1904 approfittando di un'amnistia che gli permise di sottrarsi alla pena prevista per la renitenza alla leva e compì il servizio militare nel reggimento bersaglieri di stanza a Verona. Ottenuta una supplenza a Caneva di Tolmezzo, il 17 febbraio del 1907 venne posto in congedo dai suoi superiori, dopo una sua anticlericale e rivoluzionaria commemorazione di Giordano Bruno. La Polizia lo schedò come "sovversivo" e "pericoloso anarchico". Socialista dell’ala rivoluzionaria, dopo aver insegnato francese qualche tempo in una scuola privata a Oneglia (1908), dove collabora attivamente al periodico socialista "La lima" con lo pseudonimo di "Vero Eretico", tornò a Predappio, dove si mise a capo dello sciopero dei braccianti agricoli. Il 18 luglio venne arrestato per aver minacciato un dirigente delle organizzazioni padronali. Processato per direttissima, è condannato a tre mesi di carcere. Dopo 15 giorni è posto in libertà provvisoria dietro cauzione, ma in settembre viene incarcerato per dieci giorni, per aver tenuto a Meldola un comizio non autorizzato. Giornalista famoso, diresse alcuni giornali tra cui “L’avvenire del lavoratore” e “La lotta di classe”. Nel Congresso del Partito Socialista Italiano si impose come il leader dell’ala rivoluzionaria, e poco dopo gli venne affidata la direzione dell’“Avanti!”, il giornale ufficiale del partito. Alla vigilia della prima guerra mondiale si schierò decisamente a favore dell’intervento in guerra dell’Italia e per questo fu espulso dal Partito Socialista. Ma subito fondò un suo quotidiano, “ Il Popolo d’Italia” per continuare la campagna di stampa a favore dell’entrata in guerra dell’Italia. Nel 1915 si arruolò volontario e partì per il fronte dove andò come soldato semplice col grado di caporale. Dopo 16 mesi di guerra, per quaranta giorni Mussolini va anche in trincea, sul Carso, in prima linea sotto le granate austriache, si guadagnò perfino il nastrino. Nel febbraio 1917 una sventagliata di schegge, durante un’esercitazione, lo colpisce. Resta gravemente ferito, trascorre in stampelle quattro mesi all'ospedale di Ronchi e torna a Milano. Nel 1919, come già detto, nacque il Fascismo ed il simbolo del nuovo movimento era il “Fascio Littorio”, una scure stretta in mezzo ad un fascio di verghe, un simbolo del potere nell’Antica Roma, che voleva riassumere in se il doppio significato di continuità nella tradizione imperiale Romana, e di unità di tutto il Popolo. E fu davvero una ventata giovanile e moderna quella che il Fascismo suscitò negli italiani. I giovani corsero ad arruolarsi nelle squadre d’azione, le camice nere, che avevano il compito di compiere la rivoluzione proletaria e nazionale e di difendere l’Italia dal pericolo comunista, fomentato dalla appena nata Unione Sovietica (la Russia). Nel nuovo movimento confluirono anche moltissimi ex combattenti, sindacalisti rivoluzionari e intellettuali futuristi. Nelle elezioni del 1921 il partito fascista ottenne 35 seggi divenendo uno dei primi partiti d’Italia; contava 300.000 iscritti con 2.200 sedi in tutta Italia. Le squadre d’azione attaccavano le sedi dei partiti e dei giornali borghesi e di sinistra, percorrendo baldanzosamente le strade intonando inni patriottici e rivoluzionari. Era una risposta sfacciata, violenta ma dichiarata, al mondo borghese, ipocrita, timoroso e attaccato ai vecchi privilegi, e alle sinistre che disprezzavano i combattenti della guerra che avevano tanto sofferto in nome della grandezza della Patria. Il 28 ottobre del 1922 decine di migliaia di fascisti, da tutta Italia marciarono sulla capitale, Roma, per costringere il governo di Luigi Facta a dimettersi e accelerare così la rivoluzione fascista. Era la “Marcia su Roma”. Facta chiese al Re Vittorio Emanuele III di far intervenire l’esercito per fermare i fascisti ma il Re non lo fece e, dopo le dimissioni di Facta, incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. Il primo governo di Mussolini fu una coalizione tra fascisti, popolari, nazionalisti e democraticosociali . Nel 1924 ci furono le elezioni nazionali e il Partito Fascista che raggruppava in un’unica lista elettorale anche altri partiti di ispirazione risorgimentale e liberale, ottenne un clamoroso successo ottenendo, con il 64,9%, la maggioranza assoluta in parlamento. Su 375 eletti nella coalizione, 275 erano iscritti Partito Nazionale Fascista. In parlamento, il deputato socialista riformista Giacomo Matteotti accusò il partito fascista di violenze e il 10 giugno venne rapito da alcuni uomini armati e ucciso. 3 giorni prima Mussolini, in uno storico discorso al parlamento, aveva invece teso la mano ai suoi ex compagni di partito, i socialisti, perché si unissero a lui in uno sforzo rivoluzionario e realmente innovativo. L’omicidio annullò definitivamente ogni possibile intesa, facendo così fallire i piani di Mussolini per una grande intesa Nazionale e Sociale. I partiti dell’opposizione, che accusavano il fascismo di aver voluto la morte di Matteotti, disertarono per protesta il Parlamento, il Re non intervenne e Mussolini, che vedeva nei partiti un freno continuo al radicale rinnovamento fascista dell’Italia, li sciolse d’autorità insieme a tutte le associazioni non fasciste. Istituì la censura sui giornali e il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, ripristinando la pena di morte per i delitti particolarmente gravi. Mussolini venne proclamato Duce (Condottiero- Guida) ed ebbe la possibilità di governare l’Italia senza opposizione, ma in nome di tutto il popolo. Vennero cambiate le istituzioni, e la facoltà di sciogliere il governo divenne privilegio solo del Re. Il Parlamento venne sostituito dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, che raggruppava i rappresentanti di tutte le attività lavorative e prendeva decisioni che fossero in linea con il bene supremo di tutta la nazione. Si tentò insomma di superare privilegi e clientelismi tipici del sistema dei partiti. Il Fascismo tentava di superare le discordie e le divisioni tra le classi sociali mettendo l’interesse di tutta la comunità nazionale prima degli interessi individuali. In effetti grandi e importanti innovazioni sociali vennero introdotte dal Fascismo: La legge sulla tutela sul lavoro di Donne e Fanciulli, che eleva a 14 anni l’età minima per lavorare e per le donne, la non licenziabilità in caso di gravidanza e un periodo di permesso per la maternità. L’Assistenza ospedaliera per i poveri. L’Assicurazione Invalidità e vecchiaia. La Riforma della Scuola, (Riforma Gentile), che rivoluziona tutto il mondo dell’insegnamento rendendo obbligatorie le elementari, introducendo il latino e suddividendo i vari stadi di apprendimento (Elementari, Medie-Professionali, Superiori, Università) . Riforma tuttora in vigore nella sua generalità. Riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere. Prima del Fascismo non esisteva nessuna legge che regolamentasse il Lavoro, il Salario, il pagamento degli straordinari, L’Apprendistato giovanile. Nel 1927 viene istituita la “Carta del Lavoro” che rende obbligatori: I Contratti Nazionali di Categoria, Diritto alle ferie annuali, la Liquidazione di fine rapporto, la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 40 ore (Sabato festivo), gli Assegni famigliari, Bonus fiscali per le famiglie numerose e Gli uffici di collocamento e i corsi professionali di miglioramento. L’ INAIL (Ente Nazionale Infortuni sul Lavoro) riconoscendo per la prima volta le “Malattie Professionali”. L’ INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), con l’istituzione della Pensione, ponendo fine all’epoca della “Carità Sociale” ed iniziando quella dei “Diritti Sociali”. L’ ECA (Ente Comunale di Assistenza), per aiutare le famiglie gli individui in stato di necessità. IACP (L’Istituto Autonomo delle Case Popolari), per dare una casa a tutti i lavoratori. Il Libretto di Lavoro. L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, con l’istituzione degli asili, consultori e ambulatori, corsi di formazione sull’igiene prenatale, assistenza e protezione delle gestanti, assistenza ai bambini bisognosi, ecc. ecc.. Il fascismo cercò subito l’incontro e il consenso degli italiani e Mussolini era solito annunciare personalmente al popolo, attraverso grandi discorsi, le decisioni più importanti prese dallo Stato. La gente si riversava nelle piazze per ascoltarlo, anche attraverso gli altoparlanti, se non era possibile farlo dal vivo. Il Fascismo insomma, chiuse per sempre con la società ottocentesca basata sullo sfruttamento incontrollato del popolo lavoratore da parte di una classe borghese di nobili e di ricchi, e diede vita a una società moderna e organica, basata sulla partecipazione di tutti alla crescita nazionale, e in cui i lavoratori manuali (gli operai, i contadini, gli impiegati, le casalinghe) vedessero finalmente riconosciuta l’importanza e la dignità delle loro fatiche. Era lo Stato Sociale, quello che ai giorni nostri è stato quasi interamente smantellato, e ci si dovrebbe forse chiedere perché le rivoluzioni Fasciste europee sono ancora oggi, a più di 60 anni di distanza, tanto violentemente e frequentemente demonizzate da tutto l’apparato di informazione pubblica e privata (tanto fa lo stesso !) delle nazioni libere e democratiche ! Grande importanza venne data all’educazione fisica; vennero fondate organizzazioni giovanili che avevano il compito di insegnare la disciplina, il senso del dovere e l’amore per la Patria: i“Balilla”, le “Giovani Italiane”, i “Figli della Lupa”. Tutti questi giovani erano investiti di responsabilità, rappresentando il Fascismo giovanile e periodicamente eseguivano saggi ginnici e culturali (teatro, musica, letteratura, ecc.). Alcuni grossi nomi della politica e della cultura attuali come Scalfaro, Andreotti, Bocca, scrissero grandi odi al Fascismo. Molte furono le opere attuate dal Fascismo sul territorio: Costruzione di strade, Autostrade( Milano - Bergamo, Milano - Torino, Bergamo - Brescia, Firenze - mare, ecc.), ammodernamento di città, costruzione di case popolari per gli operai. Bonifiche di terreni paludosi, trasformati in terre fertili e popolate da braccianti disoccupati e su cui vennero edificate nuove città quali Latina, Sabaudia, Aprilia, Pontinia e Pomezia. Vengono creati circa 4.000 poderi, 2.000 chilometri di canali e 30 borghi Nel 1938 saranno stati bonificati 5 MILIONI di ettari. In tutto, il Fascismo fondò e costruì 74 centri urbani distribuiti in 30 province: Carbonia e Fertilia in Sardegna, Segezia in Puglia, Tirrenia in Toscana, Arsia e Pozzo Littorio in Istria, ecc. Altra fondamentale impresa del Fascismo fu la Lotta alla mafia, una battaglia durissima e inflessibile che portò all’emigrazione negli USA di parte dei boss mentre gli altri vennero incarcerati. Uno Stato autoritario come quello Fascista non poteva certo sopportare la presenza sul territorio di organizzazioni criminali che dettassero legge. iniziativa importante fu la cosiddetta “Battaglia del Grano”, una massiccia opera di coltivazione del frumento che il Fascismo mise in atto per rendere l’Italia autosufficiente dal punto di vista alimentare. L’Italia non doveva più importare grano dagli Stati Uniti e dall’Argentina. Ai tempi nostri si riderà di questa iniziativa, dandole un semplice valore propagandistico, ma non fu così. Il progetto, molto ambizioso, è quello di rendere la Nazione autonoma nella produzione del grano, che rappresenta ormai da anni il 50% del deficit della bilancia dei pagamenti. L’Italia deve importarne 25 milioni di quintali per pareggiare la produzione interna. Viene aumentata la superficie coltivata del 15%, arrivando a coltivare grano anche in aiuole pubbliche e cortili, e la produzione, grazie anche a nuove varietà, viene incrementata del 50%, raggiungendo nel 1931 il traguardo record di 81 milioni di quintali, contro i 15 del 1924. Non era mai accaduto a storia d’uomo. Nel 1929 vennero firmati i “Patti Lateranensi”, che ponevano fine al contenzioso tra lo Stato Pontificio e lo Stato Italiano, dopo la “breccia di porta Pia”. Il Vaticano riconosceva Roma quale capitale d’Italia e l’Italia cedeva al Papa un piccolo territorio intorno alla basilica di S. Pietro, Città del Vaticano. Vennero ristabilite alcune connessioni tra lo Stato italiano e la Chiesa. La Religione Cattolica divenne ufficialmente Religione di Stato, il matrimonio religioso aveva valore anche civile e nelle scuole venne introdotto l’insegnamento della religione. Nel 1935 L’Italia invase l’Etiopia e dopo 7 mesi di guerra e 4.000 morti, Mussolini proclamò la rinascita dell’Impero e il Re assunse la carica di Imperatore d’Etiopia. L’11 ottobre 1935 furono votate dalla Società delle Nazioni (l’attuale ONU) le sanzioni economiche contro l’Italia. Esse ebbero sul piano emotivo un effetto enorme, crearono un consenso al regime che nessuna propaganda era riuscita ad ottenere, esasperarono le indignazioni contro le nazioni ricche, in particolare l’Inghilterra, divenute tali in seguito a conquiste coloniali, e che tuttavia contestavano all’Italia proletaria il suo diritto a un posto al sole. Una spinta decisiva fu data alla tendenza autarchica: fu incrementata la produzione di stoffe italiane, canapa, lino, l’orbace sardo; il lanital, ricavato dalla caseina, sostituì la lana; la lignite il carbone, ecc.. Un embargo, a cui non parteciparono gli USA, la Germania, il Giappone, e la Russia. Occorre dire che le stesse nazioni che condannarono l’Italia erano grandi colonizzatrici e da 3 secoli occupavano nazioni povere nel mondo: l’Inghilterra in India e in Africa ; la Francia in Africa, ecc.. In conseguenza delle Sanzioni, il Fascismo adottò “l’Autarchia”, spingendo tutta l’economia italiana, dalle industrie al semplice nucleo famigliare, a provvedere da se al proprio sostentamento. Questo nuovo sistema economico diede grande impulso alla creatività italiana che si ingegnò per supplire alla mancanza di materie prime, inventando nuovi materiali e riconvertendone altri per usi insoliti. Ed ebbe anche il pregio di inorgoglire il popolo italiano che vedeva il proprio Capo rispondere picche alla prepotenza degli altri Stati. Il 21 agosto 1937 Mussolini varò i provvedimenti per l’incremento demografico della Nazione I provvedimenti, tutti a sostegno della famiglia numerosa, prevedono condizioni di priorità nei lavori, impieghi e incentivi salariali ai capi famiglia con numerosi figli, una politica del reddito proporzionata agli oneri di famiglia, la creazione di una Associazione Nazionale per le Famiglie Numerose. Quanto ai comuni e alle province spopolati o con popolazione invecchiata, se ne prevede la soppressione. La legge pone inoltre limitazioni ai trasferimenti nei comuni in cui il fenomeno dell'inurbamento si manifesta con maggiore intensità, nonché alla libertà di passaggio di taluni lavoratori agricoli a categorie diverse. La legislazione contro l'inurbamento tende a vivificare la campagna scoraggiando l'afflusso di masse contadine nelle città. Altra conseguenza dei provvedimenti inglesi fu l’alleanza tra l’Italia e la Germania, (Patto d’Acciaio) alleanza, per altro, quasi naturale visto che i due Stati si fondavano su una identica idea sociale, politica e spirituale. Notevole fu il contributo del Ministero della Cultura Popolare, per la diffusione tra il popolo, delle gesta dei soldati italiani in Etiopia e sui benefici che la conquista dell’Impero avrebbe dato a tutti gli italiani in termini di lavoro e benessere e di prestigio nel mondo. Manifesti murali, libri scolastici, radio, giornali, enormi scritte sui muri delle case, esaltavano gli eroici combattenti italiani e dicevano come l’Italia avesse portato la civiltà al povero popolo africano. In effetti, con gli occhi di allora, gli Avi degli antichi romani, volevano espandersi territorialmente in linea con l’impulso dato dallo Stato alle nascite, ma portarono grandi vantaggi al popolo africano, che ebbe là, gli stessi privilegi dei cittadini italiani e la costruzione di infrastrutture (strade, ospedali, acquedotti, ecc.), che ancora oggi restano la base dei moderni Stati africani. Lo Stato Fascista, inoltre, debellò la fame e la miseria, in quelle regioni fino allora preda di massacri tribali e schiavismo indigeno. Il Razzismo fascista: ebrei ed abissini. Gli ebrei in Italia erano 40.000 all’epoca del Fascismo, alcuni di essi avevano partecipato alla marcia su Roma e si dicevano fascisti. Fino al 1935 essi convissero tranquillamente con il regime fascista, ma la sempre più stretta alleanza con la Germania Nazionalsocialista e la conquista dell’Impero che favorì l’unione di italiani e donne etiopiche, favorì gradualmente l’emergere di forti componenti nei vertici del Fascismo, che ritenevano importante stabilire delle gerarchie tra le razze, esaltare la razza latina quale creatrice di civiltà e impedire la mescolanza razziale. Sorsero giornali come “La Difesa della Razza” e nel 1938 alcuni scienziati italiani fascisti pubblicarono un “Manifesto degli intellettuali razzisti”, nel quale tra l’altro si diceva che ”gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia, e che non era possibile alterare i caratteri fisici e psicologici puri degli italiani, attraverso incroci con razze extraeuropee, portatrici di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani”. Nel 1938, come già in Germania nel 1935, vennero emanate in Italia le “Leggi razziali”. Gli ebrei vennero esclusi dalle scuole statali e dalle università, sia come studenti che come insegnanti; vennero esclusi dal servizio militare, dagli enti pubblici e dalla professione giornalistica. In breve molti di essi furono costretti a nascondere la loro identità o a emigrare. Finisce qui la prima parte del racconto della Rivoluzione Fascista in Italia. Presto racconteremo del suo coinvolgimento nella seconda guerra mondiale, del patto d’onore con la Germania Nazionalsocialista, e di chi a tutti i costi volle la guerra per schiacciare e cancellare dalla mente del popolo lavoratore, queste giovani rivoluzioni sociali e nazionali del XX secolo, che avrebbero sennò rischiato di espandersi in tutta l’Europa. Ezio Sangalli Cari lettori Se vi interessano documenti storici particolari riguardanti l’argomento trattato in questo numero, rivolgetevi a noi. La biblioteca dei Quaderni presenta due opere di preziosa ricerca assolutamente inedite e che noi abbiamo in esclusiva. Giampaolo Speranza, nostro collaboratore di Pordenone, ci presenta due volumi interessantissimi che potrete avere in lettura gratuitamente solo richiedendoceli. Abbiamo inoltre a vostra disposizione un documento inedito in Italia, da noi tradotto. Si tratta del breve discorso tenuto da Adolf Hitler sul tradimento italiano dell’8 settembre Sono inoltre in preparazione altri interessanti documenti inediti sull’organizzazione nazionalsocialista, da noi tradotti. ESEMPIO Il 25 novembre 1970 a Tokio, Yukio Mishima, grande scrittore giapponese, due volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, capo della “Confraternita degli Scudi” un corpo paramilitare che si prefigge il risveglio patriottico del Giappone, e la ricostituzione dell’Esercito, negata dall’armistizio firmato con gli americani; insieme a quattro discepoli, penetra a viva forza nella Japan Defense Agency (una sorta di polizia), unica denominazione permessa e tollerata dai vincitori americani, di ciò che era stato il Ministero Imperiale della Guerra. I cinque irrompono nell’ufficio del tenente generale Kanetoshi Masuda, Capo di Stato Maggiore, il quale, prima di aver avuto il tempo di capire, si trova diligentemente legato alla propria poltrona coi cordoni delle tende. Poi, Yukio Mishima spalanca la finestra del balcone e avanza, coi guanti bianchi, diritto nella sua divisa rossa, il capo cinto dall’ashimaki dei “Kamikaze”, per arringare la folla sbalordita degli ufficiali e dei soldati, che affollano il vasto cortile interno del grande palazzo. Dopo aver parlato, Yukio Mishima scompare per sempre. Si inchina davanti al capo di un esercito di fantasmi, quindi si inginocchia, piano, apre l’uniforme, avvolge in una striscia di lino la lama affilata e, senza dire una parola, senza un grido, si sventra pian piano, in diagonale, da sinistra a destra. In quel momento, il suo discepolo gli tronca la testa in un getto di sangue. Subito dopo, lo stesso discepolo s’inginocchia a sua volta e compie anche lui l’harakiri rituale. Egli sta per essere decapitato dal terzo discepolo, quando la porta salta sotto le spallate… I QVADERNI di STORIA RICORDANO E ONORANO IL SUO EROICO SACRIFICIO OFFERTO AI POSTERI PERCHÈ NON SI SPENGA MAI LA FEDE IN UN PROSSIMO, INELUTTABILE RITORNO AD UN ORDINE NATURALE DELLE COSE.