Storia contemporanea
Prof. Roberto Chiarini
http://rchiariniSC.ariel.ctu.unimi.it
Anno Accademico 2008/2009
7. L’Italia fascista
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Il totalitarismo imperfetto:
Anni ’20: In Germania il nazismo è una forza marginale.
Anni ’20: In Italia lo Stato totalitario è già una realtà consolidata nelle strutture giuridiche
(partito unico, milizia, sindacati di regime, ecc.) e ben riconoscibile nelle sue manifestazioni
esteriori (adunate in uniforme, campagne propagandistiche, amplificazione della parola e
dell’immagine del capo, ecc.).
Sovrapposizione di due strutture e due gerarchie parallele:
1) lo Stato che conserva l’impalcatura
esterna di Stato monarchico (l’apparato
dello Stato per volere di Mussolini è
preponderante sulla macchina del partito);
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2) Il partito con le sue numerose
ramificazioni.
Punto di congiunzione: il Gran Consiglio del fascismo.
Al di sopra di tutti: il potere di Mussolini (capo del
governo e duce del fascismo).
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Per controllare l’ordine pubblico e per reprimere il consenso: la polizia
di Stato.
Dalla fine degli anni ’20: dilatazione e burocratizzazione del Pnf.
Organizzazioni collaterali:
Opera nazionale
dopolavoro
si occupa del tempo libero di milioni di lavoratori
Comitato olimpico
nazionale
Incoraggia, controlla le attività sportive.
Organizzazioni
giovanili del partito
Sono i Fasci giovanili, i Gruppi universitari fascisti, l’Opera
nazionale Balilla
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Trattato
INTERNAZIONALE
Convenzione
FINANZIARIA
CONCORDATO
Queste e altre organizzazioni hanno lo scopo di “occupare” lo stato e la
società, riplasmandoli.
L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla Chiesa (il 99% degli italiani
è di fede cattolica).
11 febbraio 1929 Patti lateranensi, articolati in tre parti distinte:
La Chiesa riconosce lo Stato italiano e le viene riconosciuta la propria sovranità.
L’Italia si impegna a pagare al papa una forte indennità a titolo di risarcimento per
la perdita dello Stato pontificio.
Regola i rapporti tra Stato e Chiesa, intaccando il carattere laico dello Stato
(sacerdoti esonerati dal servizio militare, preti esclusi dagli uffici pubblici,
matrimonio religioso con effetti civili, insegnamento della religione = fondamento
dell’istruzione pubblica, ecc.)
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Patti lateranensi = notevole successo propagandistico.
Mussolini = artefice della conciliazione.
Marzo 1929, elezioni plebiscitarie (lista a unica): il 90% degli aventi
diritto vota e il 98% vota Pnf.
Vantaggi della Chiesa:
a) posizione di indubbio privilegio nei rapporti con lo Stato;
b) rafforzamento della propria presenza nella società;
c) autonomia operativa con l’Azione Cattolica;
d) concorrenza col fascismo nelle organizzazioni giovanili;
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Rapporti con la monarchia:
a) Il re non è subordinato al duce e i suoi titoli di legittimità non
derivano dal fascismo.
b) Per quanto esautorato, il re resta la più alta carica dello Stato.
c) Al re spettano: il comando supremo delle forze armate, la scelta
dei senatori e il diritto di nomina e revoca del capo del governo =
POTERI TEORICI.
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Il regime e il paese
L’immagine dell’Italia fascista: un paese largamente fascistizzato:
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ritratti di Mussolini esposti nelle scuole, negli edifici pubblici
e per le strade.
Emblema del fascio littorio, simbolo del regime, affisso su
edifici pubblici, monumenti, copertine dei libri, ecc.
Muri istoriati da scritte guerriere.
Grandi folle mobilitate nelle ricorrenze fasciste o per i
discorsi del duce.
Le condizioni del paese reale:
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la popolazione passa da 38 milioni (1921) a 44 milioni nel
1939.
Si accentua l’urbanizzazione.
Gli addetti all’agricoltura calano dal 58 al 51%, gli
occupati nell’industria passano dal 23 al 26.5% e gli addetti
al terziario dal 18 al 22%.
È un paese ancora fortemente arretrato (il reddito medio
di un italiano è la metà di quello di un francese, un terzo di
quello di un inglese, un quarto di quello di uno statunitense).
L’italiano medio si nutre di farinacei, mangia carne e beve
latte in quantità tre volte inferiori a quelle di un inglese o di
un americano.
L’italiano medio considera beni di lusso il caffè, il tè e lo
zucchero.
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Nel 1938 c’è un’automobile ogni 100 abitanti (una ogni 20
in Inghilterra e in Francia), un telefono ogni 70 abitanti (1 a
13 in Inghilterra, 1 a 27 in Francia), un apparecchio radio
ogni 40 (1 a 6 in Inghilterra, 1 a 8 in Francia).
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La politica demografica: aumentati gli assegni famigliari dei lavoratori,
favorite le assunzioni dei padri di famiglia, istituiti premi per le coppie più
prolifiche, imposta tassa sui celibi, ostacolato il lavoro femminile, ecc.
Il regime mira a creare un uomo nuovo, inquadrato nelle strutture del
regime, sensibile agli appelli del capo e pronto a combattere per la
grandezza della nazione.
Maggior successo presso la media e la piccola borghesia, favorita
dalle scelte economiche fasciste, più sensibile ai valori esaltati dal fascismo
e più disposta a metterli in pratica.
La fascistizzazione tocca solo superficialmente le classi popolari e
l’alta borghesia nel profondo dei rispettivi schemi mentali e delle proprie
strutture sociali.
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Cultura, scuola, comunicazioni di massa
La riforma Gentile (1923): severità negli studi, primato delle discipline umanistiche, stretta
sorveglianza sugli insegnanti, controllo dei libri scolastici, imposizione di testi unici per le
elementari.
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L’università: 1931 = giuramento di fedeltà al regime (su 1200 soltanto 10 rifiutano di
giurare); sostanziale adesione al regime dell’ambiente dell’alta cultura (Volpe, Mascagni,
Piacentini, ecc.).
Controllo della stampa: controllo stretto e soffocante con censura e precise direttive sul
merito degli articoli. La sorveglianza sulla stampa è esercita dal Minculpop e personalmente
da Mussolini.
La radio: 1927 nascita dell’Eiar (progenitore della rai). La radio è dal 1935 il canale
essenziale di propaganda (notiziari politici, canzonette, sceneggiati radiofonici, ecc.).
Il cinema: film d’evasione e cinegiornali prodotti dall’Istituto Luce, nonché Mostra del
Cinema di Venezia.
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Il fascismo e l’economia.
La “battaglia del grano” e “quota novanta”
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La “terza via” tra capitalismo e socialismo è individuata dal fascismo nel CORPORATIVISMO,
cioè gestione diretta dell’economia da parte delle categorie produttive, organizzate in
corporazioni distinte per settori d’attività e comprendenti sia i lavoratori sia gli imprenditori.
L’idea corporativa affonda le sue radici addirittura nel Medioevo, nelle corporazioni delle arti e
dei mestieri, che nell’Ottocento hanno ispirato il pensiero sociale cattolico; si nutre di
suggestioni nazionalistiche e provenienti dal sindacalismo rivoluzionario.
1922-1925
Linea economica LIBERISTA E PRODUTTIVISTA (incoraggiare
l’iniziativa privata e allentare i controlli statali).
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Dopo il 1925
riaccendersi dell’inflazione;
crescente deficit verso l’estero;
forte deterioramento della lira.
Svolta PROTEZIONISTICA:
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deflazione;
stabilizzazione monetaria;
accentuato intervento statale nell’economia.
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inasprimento del dazio sui cereali, accompagnato dalla
battaglia del grano per il raggiungimento
dell’autosufficienza nel settore dei cereali (aumento
superficie coltivata a cereali, impiego di tecniche avanzate).
Dalla metà degli anni ’20 alla fine degli anni ’30: la
produzione del grano è aumentata del 50% e le importazioni
sono ridotte di un terzo.
Il prezzo è il sacrificio di altri settori: allevamento e
colture specializzate rivolte all’esportazione.
Agosto 1926: rivalutazione della lira a “quota novanta”
(ossia da 126 a 90 lire per una sterlina) con provvedimenti
che limitano il credito e grazie a cospicui prestiti allo stato
italiano da banche statunitensi:
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I prezzi interni diminuiscono.
Diminuiscono i salari.
La lira recupera il potere d’acquisto.
A vantaggio delle
grandi imprese e
delle concentrazioni
industriali
La produzione agricola e industriale subisce una
certa flessione.
Sono colpite specie le industrie che esportano.
Sono avvantaggiate le industrie operanti sul
mercato interno che approfittano della
contrazione del costo del lavoro, degli sgravi
fiscali concessi dal governo e dalle commesse
pubbliche.
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Il fascismo e la grande crisi: lo “Stato
imprenditore”
A causa della grande crisi si riduce il commercio con l’estero (dal 1929 al 1933 si
dimezza).
L’agricoltura subisce un duro colpo a causa del calo delle esportazioni e del tracollo
dei prezzi.
Le imprese industriali accusano gravi difficoltà inducendo il governo a decretare un
nuovo taglio dei salari.
Aumenta la disoccupazione (dalle 300.000 unità del ’29 a 1.300.000 nel ’33).
La risposta del regime:
1) SVILUPPO DEI LAVORI PUBBLICI
per rilanciare la produzione e attutire le
tensioni sociali;
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Nuove strade, nuovi
tronchi ferroviari,
nuovi edifici pubblici,
risanamento del
centro storico di
Roma, bonifica
dell’Agro Pontino.
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2) INTERVENTO DIRETTO O
INDIRETTO DELLO STATO a
sostegno dei settori in crisi.
Per salvare le banche, il governo crea nel 1931
l’Istituto mobiliare italiano col compito di
sostituire le banche nel sostegno delle industrie
in crisi. Lo Stato si ritrova proprietario delle
aziende i cui proventi azionari sono depositati a
titolo di garanzia presso le banche
Nel 1933 dà vita all’Istituto per la
ricostruzione industriale per risanare e poi
gestire tali imprese.
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Lo Stato diventa imprenditore e banchiere.
NO economia statizzata.
NO economia fascistizzata.
I maggiori gruppi privati sono aiutati a rafforzarsi.
Il governo ricorre non a uomini di partito, ma a tecnici
(Arrigo Serpieri, Alberto Beneduce).
Dal 1935:
economia di guerra
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L’imperialismo fascista e l’impresa etiopica
Componente nazionalistica del movimento fascista.
Aprile 1935, accordi di Stresa per contrastare il riarmo tedesco.
Impresa etiopica:
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Per vendicare lo scacco
subito nel 1896 con la
sconfitta di Adua.
Per mostrare che il
regime fascista può
riuscire là dove la
classe liberale ha fallito.
Per creare un’occasione
di mobilitazione
popolare per far
passare in secondo
piano i problemi
economico-sociali.
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Ottobre 1935: invasione dell’Etiopia
(negus Selassié).
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Sanzioni a danno dell’Italia volute da
Francia e Inghilterra.
Mobilitazione popolare contro le sanzioni e
favore di Mussolini e della guerra.
9 maggio 1936: proclamazione dell’impero.
Ottobre 1936, asse Roma-Berlino:
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comune impegno nella guerra civile spagnola;
adesione italiana (1937) al Patto
anticomintern.
Maggio 1939, il patto d’acciaio.
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L’Italia antifascista
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Dagli anni 1925-1926: molti antifascisti
affrontano il carcere o il confino politico,
l’esilio o la clandestinità.
Per i liberali un punto di riferimento è il
filosofo Benedetto Croce.
I comunisti tengono in piedi una rete di
clandestinità, diffondendo opuscoli, giornali e
volantini di propaganda, infiltrando uomini nei
sindacati e nelle organizzazioni giovanili
fasciste.
Sono smantellate le organizzazioni partitiche e
sindacali. Il partito socialista si riduce a poca
cosa, i suoi dirigenti sono o al confino o
all’estero (in Francia Turati e Treves).
Nel 1927, Concentrazione antifascista:
propaganda, contatti con i lavoratori emigrati,
ecc.
Estate 1929, fondazione del movimento
“Giustizia e libertà” di Emilio Lussu e Carlo
Rosselli, un organismo di lotta, un punto di
raccordo tra socialisti, repubblicani e liberali,
tra liberalismo e marxismo.
1934, patto di unità d’azione tra comunisti
e socialisti con la svolta dei fronti popolari.
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Apogeo e declino del regime fascista
Le incrinature del consenso specie in ambito economico a causa anche
dell’autarchia che si traduce in una stretta protezionistica.
L’impopolarità dell’amicizia con la Germania, che urta contro le tradizioni del
Risorgimento e della grande guerra, e soprattutto contro la diffusa antipatia contro la
Germania Nazista.
I contrasti con l’atteggiamento borghese (agi, vita comoda, ricerca del profitto
anteposta al perseguimento di ideali superiori) da estirpare dal costume nazionale.
La “totalizzazione” del regime: ampliamento delle funzioni del Pnf, sostituzione della
Camera dei deputati con la Camera dei fasci e delle corporazioni, campagna contro
l’uso del lei, l’imposizione della divisa ai funzionari pubblici, l’adozione del ‘passo
romano’ nelle sfilate militari.
Autunno 1938, le leggi razziali: esclusione degli israeliti dagli uffici pubblici, dalle
scuole, limitazione delle loro attività professionali, divieto di matrimoni misti.
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