Il modello sociale di Khomeini “Il suo ritratto è ovunque, come una volta il ritratto dello Scià. Ti insegue nelle strade, nei negozi, negli alberghi, negli uffici, nei cortei, alla televisione, al bazaar: da qualsiasi parte tu cerchi riparo non sfuggi all’incubo di quel volto severo ed iroso, quei terribili occhi che vegliano ghiacci sull’osservanza di leggi copiate o ispirate da un libro di millequattrocento anni fa. E l’effetto è indiscutibile, ovvio. Niente bevande alcoliche, per incominciare. Che tu sia straniero o iraniano, non esiste un ristorante che ceda alla richiesta di un bicchiere di birra o di vino; la risposta è che a infrangere il comandamento si buscano trenta frustate e del resto ogni bottiglia di alcool venne distrutta appena lui lo ordinò. Whisky, vodka e champagne per milioni di dollari. Niente musica che ecciti o intenerisca, per continuare. Alle undici di sera la città tace, deserta, e non rimane aperto neanche un caffè; ballare è proibito, visto che per ballare bisogna più o meno abbracciarsi. È proibito anche nuotare, visto che per nuotare bisogna più o meno spogliarsi. E così le piscine son vuote, sono vuote le spiagge dove le coppie devono star separate e le donne possono bagnarsi soltanto vestite dalla testa ai piedi. (………….) Si fucilano anche gli omosessuali, le prostitute” «Corriere della Sera», 26 settembre 1979 NB: Esempio di propaganda politica http://www.youtube.com/watch?v=NJZehMWTRqI&feature=related Il dopo Khomeini A Khomeini (morto il 3 giugno 1989) succede (come guida suprema) Khamenei Presidenti: prima Rafsanjani, poi Khatami (fino 2005) Khatami è un riformista: - rapporto bilanciato tra legge religiosa e libertà dei cittadini - miglioramento delle relazioni estere (soprattutto con l’Europa, meno con gli USA) - miglioramento della situazione economica La nuova diplomazia di Khatami 2005: Ahmadinejad il ritorno del radicalismo Segna il ritorno del radicalismo politico anche se meno ideologizzato rispetto ai predecessori Partito populista e fortemente antiamericano Le sue posizioni sprezzanti nei confronti degli USA e di Israele ne hanno fatto – per alcuni stati del Medio Oriente - un simbolo della lotta “anti – imperialista” Programma di arricchimento dell’uranio e contrasti con l’ONU http://www.youtube.com/watch?v=cNuE06 XvZmM http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.a spx?id=148 2009: nuove elezioni ma “vecchio leader” Le elezioni presidenziali del Giugno 2009 vedono ancora Ahmadinejad al potere (62% dei voti) Proteste in piazza Viene arrestato il leader dell’opposizione moderata Mousavi che aveva denunciato brogli elettorali Molti morti tra i civili QUESTIONE: E’ DEMOCRAZIA? LIBANO Presidente: Michel Suleiman (maronita); eletto il 25 Maggio 2008 Parlamento: i membri eletti nel 2009 confermano la tendenza anti-siriana. Vince la coalizione del “14 marzo” di Saad Hariri, a sorpresa su quella di matrice fondamentalista Guerra in Libano (1 fase) Nel 1970, la Giordania espelle numerosi Palestinesi dai propri territori. I profughi si rifugiano in Libano (dove esistono già colonie di rifugiati palestinesi) Si crea così una sorta di “stato dentro lo stato” e le componenti religiose maronite in libano si schierano, in linea generale, contro il movimento palestinese mentre le milizie druse lo sostengono. La situazione si fa incandescente e il presidente libanese chiede aiuto alla Siria per cacciare i drusi. Le fazioni in guerra Il Libano diventa un avamposto della guerriglia palestinese: il confine più vicino per combattere Israele Da un lato c’è la guerra tra israeliani e palestinesi Dall’altro c’è la lotta per la detenzione del potere in Libano: da una parte i cristiani, sostenuti da Israele, cercano di difendere l’indipendenza e la sovranità del Paese e i loro privilegi; dall’altro i musulmani, sostenuti dai palestinesi, ma soprattutto dalla Siria e, dopo la rivoluzione khomeinista del 1979 anche dall’Iran, reclamano la loro “porzione” di potere statale. La Siria occupa il Libano. Il resto del Paese è diviso in 2 parti con il Libano meridionale e Beirut ovest in mano ai palestinesi di OLP e dei sunniti e il monte Libano a Beirut ai maroniti (sostenuti da altre frange anti-islamiche) Nel 1977 con l’uccisione di Kamal Jumblatt si chiude la prima fase della guerra La guerra in Libano (2 fase) Invasione israeliana del Paese con l’operazione Litani 1978. Al fatah risponde. Si apre la seconda fase della guerra. La Siria ritira il proprio sostegno ai cristiani e appoggia i palestinesi Le Nazioni Unite approvano una forza di interposizione internazionale – UNIFIL. Il “cessate il fuoco” imposto dagli americani prevede che l’OLP abbandoni Beirut sotto protezione della forza multinazionale. Il leader palestinese Arafat, il suo stato maggiore e la quasi totalità dei guerriglieri palestinesi vengono esiliati.. La morte del leader Gemayal fa si che Israele rafforzi la sua azione con l’operazione Pace in Galilea Subito dopo la guerra culmina nel 1982 col massacro di Shabra Satila http://www.youtube.com/watch?v=pMIFx_D3Y6Q Nel 1983 dopo numerosi attacchi alle forza alleate si raggiunge un accordo con Israele per il ritiro dal Libano http://www.youtube.com/watch?v=THumTTechlI Guerra in Libano (ultima fase) Ancora guerra tra le fazioni – entrano in gioco le dinamiche “riflesse” della guerra Iran-Iraq. L’Iran sostiene le milizie sciite di Amal e Hezbollah, l’Iraq sostiene i maroniti (più per convenienza che per comunità di ideali!) La fine della guerra civile viene sancita dall’accordo di Taif nel 1989: 1)presenza militare della Siria; 2) crescita del peso politico degli Hezbollah (partito radicale degli sciiti islamisti) Libano (dopo la guerra) Non tutti i musulmani, però, seguono il “partito di Dio”, ma seguono in maggioranza la leadership dei sunniti, guidati dalla famiglia Hariri, e perciò perseguono un modello di “modernizzazione” (consono alla tradizione libanese) in alleanza con i paesi moderati Dopo l’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafiq Hariri (febbraio 2005) inizia la cosiddetta rivolta dei cedri la Siria, sotto la pressione del “movimento del 14 marzo” si ritira dal libano http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/punt ata.aspx?id=226& Per la prima volta un movimento senza fede religiosa, ma solo contro il “nemico siriano”. Ma questo equilibrio pacifico è di brevissima durata L’alleanza di partiti anti-siriani guidata da Saad al-Hariri, figlio di Rafiq, vince le elezioni politiche; Fouad Sinora, alleato di Hariri, è il nuovo primo ministro. Si riaprono le vecchie discordie - nuova linea di scontro sciita/sunnita e anche fra radicali e moderati, anti- e filo-occidentali. QUESTIONE: E’ DEMOCRAZIA? La guerra del Libano del 2006 Dopo l’uscita di scena della Siria, rinascono le vecchie lotte inter-etniche e inter-religiose Dopo un attacco da parte di Hezbollah ad una pattuglia israeliena, Israele risponde: è di nuovo guerra israelolibanese che termina solo con l’intervento della forza di interposizione UNIFIL http://www.lastoriasiamon oi.rai.it/pop/schedaVideo. aspx?id=630 Gruppi religiosi in Libano (dati percentuali) Musulmani 60% di cui: Sciiti 35% Sunniti 20% Drusi 5% Altri 1% Cristiani 39% di cui: Maroniti 20-25% Greci ortodossi 5% Altri (melkiti, etc…) 10-15% Altri (ebrei, ecc.) 1%