La Carta dei diritti fondamentali dell’UE, solitamente detta Carta di Nizza, formalmente proclamata nel dicembre del 2000 ed inserita nel testo del Trattato costituzionale, definisce alcuni fondamentali diritti da garantire a tutti i cittadini europei. Essa è stata firmata non solo dalle istituzioni europee, ma anche dai Capi di Stato e di governo. La Carta non solo dichiara dei diritti che, in gran parte, esistono e sono già precettivi negli ordinamenti degli Stati membri, ma dichiara esplicitamente la sua idoneità a ribadire e rendere effettivi alcuni principi internazionali del diritto. Nel Preambolo è scritto che la Carta riafferma i diritti derivanti dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal Trattato sull’Unione Europea e dai trattati comunitari, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d’Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell’uomo. Essa ricorda che l’Unione Europea si fonda su valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; per tali ragioni, è necessario rafforzare la tutela dei diritti fondamentali alla luce dell’evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici. Accanto a tali diritti civili e politici, si individuano numerose disposizioni volte a riconoscere agli individui più deboli diritti a prestazioni positive, che possono ragionevolmente contemplarsi quali estrinsecazioni del generale principio di uguaglianza sostanziale. In tema di parità tra uomini e donne e di azioni positive, l’art. 23 (art. II83) specifica che “la parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione” e, particolarmente, che “il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di vantaggi specifici a beneficio del sesso sottorappresentato”. Il primo comma di questo articolo impone dunque di promuovere la parità di trattamento tra i due sessi per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e alle condizioni di lavoro. II comma chiarisce come il principio della parità di trattamento non è di ostacolo al mantenimento ovvero all’adozione e all’attuazione di misure che prevengano o compensino determinati svantaggi nella carriera professionale. L’art 23 della Carta di Nizza è molto importante e si ispira alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’ONU (1948). Numerose risoluzioni e raccomandazioni comunitarie infatti esortano, senza vincolare giuridicamente, le istituzioni e gli Stati membri, i partiti ed i sindacati ad assumere iniziative adeguate per incrementare la rappresentanza politica delle donne. In una risoluzione del Parlamento europeo che risale al 1988, l’invito ad adottare azioni positive per incrementare la partecipazione femminile allude chiaramente alla nozione di democrazia paritaria, requisito fondante di una società moderna che intenda garantire pari opportunità di rappresentanza di donne e uomini in tutti i luoghi di decisione. Un’altra risoluzione del Consiglio europeo del 1995, sollecita gli Stati membri “a sviluppare un quadro normativo appropriato che comprenda, eventualmente, misure specifiche”, mentre con la raccomandazione 694/1996 lo stesso consiglio chiede di istituire adeguate misure per realizzare una partecipazione equilibrata di entrambi i sessi ai processi decisionali. Approfondimento curato dalla 3 A indirizzo linguistico – anno scolastico 2009/2010 Educazione alla legalità. Cittadinanza e Costituzione 26 Ottobre 2009