INFORMAZIONI GENERALI SU SOVRAPPESO E OBESITÀ CLASSIFICAZIONE Per valutare il livello di peso di un individuo si calcola l’Indice di Massa Corporea (BMI), che si ottiene dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza espressa in metri (kg/m2). Si definisce una persona in “sovrappeso” se ha un BMI tra 25 e 29,9 e “obesa” se lo ha uguale o al di sopra di 30.1 Ad esempio, una donna alta 1,63 m con un peso di 85 kg è obesa perché ha un BMI di 32 [85/1,632 = 32]. La classificazione del peso in base al BMI deriva dall’osservazione dell’esistenza di una relazione tra livelli di BMI e rischio di malattia e di morte. Il rischio minore è presente nei soggetti con BMI compreso tra 18,5 e 24,9 (area del normopeso), il maggiore in quelli con BMI elevato o basso (vedi tabella 1.1).1 Il rischio per la salute non è legato solo al BMI, ma anche alla distribuzione regionale del tessuto adiposo; le persone, infatti, con un grasso localizzato in modo prevalente in sede addominale hanno un aumentato rischio di diabete tipo 2, dislipidemia, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari, rispetto a quelle con un grasso distribuito soprattutto in sede periferica (glutei e gambe) e sottocutanea.1 Per valutare la distribuzione del tessuto adiposo si misura la circonferenza vita con le indicazioni riportate nella figura 1.1. Una circonferenza vita superiore a 102 cm Perdere e mantenere il peso negli uomini e a 88 cm nelle donne indica un’eccessiva quantità di grasso addominale (vedi tabella 1.2).2 Informazioni generali su sovrappeso e obesità Figura 1.1. Istruzioni per la misurazione della circonferenza addominale (secondo il protocollo delle NHANES III) DISTRIBUZIONE La prevalenza del sovrappeso e dell’obesità ha mostrato un incremento costante dopo la seconda guerra mondiale. Negli ultimi dieci anni, però, si è verificata un’esplosione di casi, sia negli adulti che nei bambini, non solo nei Paesi sviluppati ma anche in quelli in via di sviluppo. Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per descrivere questo preoccupante fenomeno ha coniato il termine “epidemia globale dell’obesità”.1 I dati di prevalenza di sovrappeso e obesità nella popolazione italiana derivati dall’ultima indagine multiscopo dell’ISTAT, sono Tabella 1.1. Come misurare la circonferenza vita Per individuare il livello in corrispondenza del quale va misurata la circonferenza addominale, per prima cosa deve essere fissato e segnato un punto di repere osseo. Con il soggetto in piedi e l'esaminatore alla sua destra, s’individua la porzione prossimale del femore per localizzare la cresta iliaca di destra. Appena sopra la porzione superiore del bordo laterale della cresta iliaca di destra va tracciato un segno orizzontale che poi viene incrociato con un tratto verticale corrispondente alla linea ascellare media. Il nastro per la misurazione va posizionato in corrispondenza di un piano orizzontale tutto intorno all'addome al livello del punto individuato e segnato sulla parte destra del tronco. Il piano su cui giace il nastro è parallelo al pavimento e il nastro va posizionato senza comprimere l'addome. La misurazione va effettuata ad una respirazione minima normale. Classificazione del peso in base al BMI (kg/m2) Classificazione BMI (kg/m2) Rischio di malattia Sottopeso <18,5 Basso (aumento del rischio per altri problemi clinici) Normopeso 18,5-24,9 Normale Sovrappeso 25,0-29,9 Aumentato Obesità classe I 30,0-34,9 Moderato Obesità classe II 35,0-39,9 Severo Uomini > 102 cm Obesità classe III > 40 Molto severo Donne > 88 cm Tabella 1.2. Circonferenza vita e rischio per la salute Rischio elevato Adattata da Preventing and Managing the Global Epidemic of Obesity (1997). Report of the World Helath Organization Consultation of Obesity. WHO, Geneve. Tratta da Clinical Guidelines on the Identification, Evaluation and Treatment of Overweight and Obesity in Adults: The Evidence Report (1998). 12 13 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità riportati nella tabella 1.3. I dati ISTAT confermano la tendenza mondiale ed evidenziano un aumento significativo dell’obesità anche in Italia tra il 1994 e il 2000 (dal 7,3% al 9,7%), sia nelle donne che negli uomini.3 alcuni studi evidenziarono che i bambini adottivi avevano un peso simile a quello dei loro genitori biologici, ma significativamente diverso da quello dei loro genitori adottivi.4 A sostegno dell’ipotesi genetica uno studio osservò che i gemelli omozigoti (geneticamente uguali) cresciuti in luoghi diversi avevano un peso simile tra loro, nonostante fossero stati esposti a un ambiente diverso.5 Negli ultimi anni la completa conoscenza del genoma umano e le varie scansioni eseguite per identificare i potenziali geni responsabili del sovrappeso e dell’obesità umano hanno permesso di capire che un singolo o un multiplo difetto genetico è responsabile solo di alcune rare forme di obesità umana. Negli altri casi la predisposizione genetica sembra agire sotto l’azione combinata di numerosi “geni di suscettibilità” (fino ad ora sono stati identificati più di 430 geni, marcatori e regioni cromosomiche associate o legate all’obesità umana)6 che aumentano il rischio di sviluppa- CAUSE Il sovrappeso e l’obesità si formano per l’interazione di fattori genetici e ambientali (vedi figura 1.2), che portano a sviluppare per un lungo periodo di tempo un bilancio energetico positivo (calorie assunte maggiori di quelle consumate). Genetica Il ruolo della genetica nello sviluppo del sovrappeso e dell’obesità è stato confermato da numerose ricerche. In epoca pre-genomica Figura 1.2. Tabella 1.3. Classi di BMI Il sovrappeso e l’obesità derivano dall’interazione tra genetica e ambiente Livelli di peso nella popolazione italiana Uomini Donne Sindromi monogenetiche Totale 1994 2000 1994 2000 1994 2000 Sottopeso 1.0 1.2 6.2 6.3 3.7 3.8 Normopeso 51.0 48.0 60.9 57.8 56.1 53.1 Sovrappeso 39.8 41.0 25.3 25.7 32.2 33.1 Obesi 7.6 9.5 7.0 9.9 7.3 9.7 Tratta da D’Amicis, A. & Quattrocchi, L. (2000). Dati preliminari Istat già citati nel “2° Rapporto sull’obesità”. Edito dall’Istituto Auxologico Italiano. Franco Angeli editore Milano. 14 Genetica Geni di suscettibilità Obesità Dieta Influenze socio-culturali Ambiente 15 Attività fisica Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità re un bilancio energetico positivo e quindi una condizione di sovrappeso o di obesità quando si è esposti a un ambiente che favorisce l’alimentazione in eccesso e/o la ridotta attività fisica. Il ruolo della genetica nello sviluppo dell’obesità umana, sebbene sia stato dimostrato in modo inequivocabile, non va eccessivamente enfatizzato: i geni umani non possono aver subito mutazioni così importanti e rapide per spiegare l’aumento drammatico della prevalenza mondiale del sovrappeso e dell’obesità osservato negli ultimi dieci anni. Il principale imputato dell’epidemia globale dell’obesità è l’ambiente in cui viviamo che, promuovendo comportamenti non salutari, favorisce lo sviluppo di un eccesso di peso nelle persone geneticamente predisposte. Nella figura 1.3 è descritta in un grafico a torta la relazione tra fattori genetici, culturali e ambientali nello sviluppo dell’obesità. Ambiente Influenze socio-culturali Tratta da Bouchard B.C. (1994). Genetic of obesity: overview and research direction. In Bouchard B.C. et al. Boca Raton, CRC Press, 223-233. Un’osservazione comune è l’aumento di sovrappeso e obesità negli individui che emigrano in società occidentali rispetto a quelli che rimangono nel loro Paese d’origine. Esempi includono i giapponesi emigrati alle Hawaii o in California che hanno un peso significativamente superiore rispetto ai loro parenti rimasti in Giappone.7 Un fenomeno simile è stato osservato anche tra i cinesi e gli africani emigrati nei Paesi occidentali. Altri dati, che supportano l’importanza dei fattori ambientali, derivano dalle modificazioni temporali osservate nei vari Paesi.7 In Cina e in Giappone, ad esempio, l’aumento del consumo di grassi è andato in parallelo con l’incremento del sovrappeso.7 Negli USA l’aumentato tempo speso davanti alla televisione è coinciso con l’incremento del sovrappeso nei bambini (vedi figura 1.4).8 Queste osservazioni dimostrano che i fattori socio-culturali rivestono un’importanza fondamentale nello sviluppo del sovrappeso e dell’obesità e che l’ambiente condiziona in modo decisivo il comportamento alimentare e i livelli di attività fisica delle persone. Il processo di modernizzazione e di transizione economica, osservato nella maggior parte delle nazioni del mondo, ha portato a una progressiva industrializzazione e a un’economia basata sul commercio all’interno di un mercato globale.9 Tale cambiamento ha determinato notevoli miglioramenti nello standard di vita, ma anche alcune conseguenze negative sullo stile di vita che hanno favorito il propagarsi del sovrappeso e dell’obesità. L’industria del cibo ha modificato la qualità degli alimenti abitualmente consumati; la stagionalità del cibo è stata superata, le porzioni degli alimenti sono diventate sempre più abbondanti e la disponibilità alimentare di cibi ipercalorici, ricchi di grassi a basso costo supera di gran lunga il fabbisogno.1 Accanto a una modificazione dello stile e della qualità dell’alimentazione, il trasporto motorizzato, gli elettrodomestici e i macchinari per il lavoro 16 17 Figura 1.3. Ruolo dei fattori genetici, culturali e non trasmissibili nello sviluppo dell’obesità, usando i soggetti del Quebec Family Study. 30% Genetici Culturali Non trasmissibili 60% 10% Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità hanno costretto i cittadini a una vita sempre più sedentaria sul lavoro e nel tempo libero. sunzione di cibo e di sopprimere la fame, facilitano un’assunzione eccessiva di calorie. I cibi ad alto contenuto di grassi, in modo particolare i dolci, sono in genere molto palatabili e, determinando una sensazione gradevole non appena sono messi in bocca, tendono ad essere assunti in elevate quantità. I grassi, se assunti in eccesso, sono depositati in modo efficiente nel tessuto adiposo; si è calcolato, ad esempio, che l’eccesso di grassi con la dieta è depositato nel tessuto adiposo con un’efficienza di circa il 96%, mentre più della metà delle calorie in eccesso proveniente dai carboidrati e dalle proteine è ossidata e non depositata come grasso.1 Dieta Numerosi studi hanno ripetutamente evidenziato che l’eccessiva assunzione di grassi dietetici è la principale responsabile dello sviluppo del sovrappeso e dell’obesità (vedi figura 1.5).1 I grassi dietetici apportano più calorie per grammo rispetto agli altri macronutrienti (grassi 9 kcal per grammo, proteine 4 kcal per grammo e carboidrati 3,75 kcal per grammo) e perciò, a parità di peso, apportano un maggior numero di calorie (hanno in altre parole un’elevata densità energetica). I grassi, a differenza dei carboidrati e delle proteine, avendo una scarsa capacità di far terminare l’as- Figura 1.5. Relazione tra tempo dedicato a guardare la televisione e prevalenza del sovrappeso nei bambini 80 34,9 35 30 24,5 25 19,5 20 21,3 15,8 15 11,7 10 Percentuale di sovrappeso Prevalenza del sovrappeso (%) Figura 1.4. La relazione tra sovrappeso (BMI > 25 kg/m2) e percentuale dell’energia consumata come grassi in numerosi Paesi 70 60 50 40 30 20 10 0 15 5 20 25 30 35 40 Percentuale di energia dai grassi 0 <1 2a5 6 a 10 11 a 20 21 a 40 >41 Tempo dedicato a guardare la televisione (hr/wk) obesità attuale obesità predetta Tratta da Robinson T.N. (1999). Reducing children’s television viewing to prevent obesity: a randomized controlled trial. JAMA, 282: 1561-1567. Tratta da Bray G.A., Popkin B.N. (1998). Dietary fat intatte does affect obesity! Am J Clin Nutr, 1157-1173. 18 19 Perdere e mantenere il peso L’obesità, comunque, si può sviluppare per un’assunzione eccessiva di calorie, anche se si contiene l’assunzione di grassi. Tale osservazione pone l’accento sull’importanza di controllare non solo il contenuto di grassi nella dieta, ma anche il contenuto calorico. Attività fisica Nei paesi sviluppati l’aumentata prevalenza di sovrappeso e obesità è andata in parallelo con la diminuzione dei livelli di attività fisica e l’aumento dei comportamenti sedentari.1 La quantità totale di energia consumata durante l’attività fisica dipende dalle caratteristiche dell’esercizio (modalità, intensità, durata) e da quelle dell’individuo (grado di forma fisica, taglia corporea). L’esercizio fisico, se eseguito in modo costante, aumenta anche altre componenti del dispendio energetico, come ad esempio il consumo di energia a riposo. Le persone molto allenate, rispetto a quelle sedentarie consumano più grassi a equivalenti livelli di dispendio energetico e perciò sono più resistenti allo sviluppo di un eccesso di peso anche se assumono una dieta ricca di grassi.1 Informazioni generali su sovrappeso e obesità Associazione tra BMI e mortalità Nella maggior parte degli studi eseguiti emerge che il tasso di mortalità inizia ad aumentare quando il BMI è uguale o superiore a 25. L’incremento di mortalità è basso fino a un BMI di 29, ma al di sopra di 29 è elevato, fino al 50-100% in più rispetto a un BMI compreso tra 20 e 24,9 (vedi figura 1.7).1, 2 N.B. Nella valutazione del rischio è importante considerare non solo il BMI, ma anche la distribuzione regionale del tessuto adiposo (vedi sopra misurazione della circonferenza vita); è stato, infatti, riconosciuto che un’eccessiva quantità di grasso intra-addominale è un importante fattore di rischio per la salute, indipendentemente dal BMI. Figura 1.6. Condizioni associate all’obesità Ictus Ipertensione COMPLICANZE MEDICHE Alcuni cancri Malattie cardiovascolari Dislipidemia Numerosi studi hanno evidenziato che il sovrappeso e l’obesità si associano a un incremento di tutte le cause di morte e aumentano significativamente il rischio di sviluppare alcune malattie, come ad esempio il diabete di tipo 2, le malattie cardio-vascolari, i disturbi del sonno e del respiro e alcune forme di cancro (vedi figura 1.6). L’obesità, con le conoscenze che abbiamo oggi, non può più essere considerata un semplice problema estetico che affligge un sottogruppo di persone, ma un importante problema medico che minaccia la salute e il benessere della popolazione di tutto il mondo. Tratta da Bray G.A. (2003). Contemporary Diagnosis and Mamagement of Obesity. (2nd edition). Handbook in Health Care Co. Newton: Pensylvania. 20 21 Malattie della colecisti Disturbi dell’umore Disturbi dell’alimentazione Diabete di tipo 2 Obesità Artrosi Disturbi del sonno Disturbi dell’umore Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità disfunzioni sessuali, alterazioni genito-urinare e gastrointestinali), cardiovascolari e delle arterie periferiche, ictus. Diabete Maggiore è il peso più elevato è il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 (non insulino dipendente). Il Nurse’ Health Study ha dimostrato che, rispetto alle donne con BMI < 21, il rischio di diabete di tipo 2 aumenta cinque volte in quelle che hanno un BMI di 25-28, ventotto volte in quelle con BMI di 30 e novantatre volte in quelle con BMI > 35. In modo simile il rischio di diabete di tipo 2 negli uomini aumenta a partire da un BMI ≥ 24.10 Il diabete di tipo 2 favorisce lo sviluppo di numerose complicanze mediche, quali malattie renali (nefropatia diabetica), visive (retinopatia con potenziale perdita della vista), neurologiche (neuropatia periferica con rischio di sviluppare ulcere ai piedi, Figura 1.7. Relazione tra BMI e mortalità Malattie digestive e polmonari Tasso di mortalità Malattie cardiovascolari Diabete mellito 2 Sovrappeso clinico 1.5 Sovrappeso 1 0.5 Rischio molto basso Età 20-29 30-39 Rischio basso Rischio moderato Con l’incremento del BMI aumenta sia la pressione sistolica che quella diastolica. I dati provenienti da vasti studi sulla comunità mostrano che la prevalenza di ipertensione arteriosa (pressione sistolica superiore a 140 mm Hg o pressione diastolica superiore a 90 mm Hg) negli adulti con BMI ≥ 30 è del 38,4% negli uomini e del 32,2% nelle donne, mentre in quelli con BMI < 25 è del 18,2% negli uomini e del 16,5% nelle donne.11 L’ipertensione arteriosa è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Dislipidemia 3 2.5 Ipertensione arteriosa Rischio elevato Rischio molto elevato L’obesità è associata a tre anomalie dei lipidi (grassi) circolanti: (1) aumento dei livelli dei trigliceridi; (2) diminuzione dei livelli del colesterolo HDL-C (il cosiddetto colesterolo buono); (3) aumento dei livelli delle LDL piccole e dense (il cosiddetto colesterolo cattivo). Tale combinazione aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare gravi malattie delle arterie coronariche.12 Presovrappeso (normopeso) 0 Sindrome metabolica Tratta da Bray G.A. (2003). Contamporary Diagnosis and Mamagement of Obesità. (2nd edition). Handbook in Health Care Co. Newton: Pensylvania. L’obesità, in particolare quella con una distribuzione del grasso prevalente a livello addominale, favorisce l’instaurarsi di resistenza insulinica e lo sviluppo della “sindrome metabolica”, condizione che viene definita quando un individuo ha tre o più delle seguenti alterazioni:13 22 23 15 20 25 30 35 40 Indice di massa corporea [kg/(m) ] 2 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità Obesità addominale (circonferenza vita > 102 cm negli uomini, > 88 cm nelle donne). • Ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl). • Bassi livelli di HDL-C (< 40 mg/dl negli uomini, < 50 mg/dl nelle donne). • Pressione arteriosa alta (≥ 130/≥ 85 mm Hg). • Glicemia a digiuno (≥ 110 mg/dL). La sindrome metabolica aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. sia la diretta conseguenza di modificazioni ormonali e/o di una dieta ricca di grassi e povera di fibre.17 • Malattie cardiovascolari L’obesità aumenta il rischio di sviluppare gravi malattie cardiovascolari (es. angina pectoris, infarto miocardico non fatale e morte improvvisa). Il Nurses’ Health Study ha osservato che il rischio di malattie cardiovascolari, in confronto a un BMI < 21, aumenta di due volte a un BMI compreso tra 25 e 28,9 e di 3,6 volte a un BMI > 29. Un altro problema cardiaco spesso osservato nelle persone affette da obesità è lo sviluppo di ipertrofia del muscolo cardiaco, condizione che nel tempo può portare a una grave condizione di scompenso cardiaco.15 Le persone affette da obesità, infine, hanno un aumentato rischio di ictus ischemico16 che può causare la morte o determinare gravi conseguenze sulla qualità della vita. Cancro Numerosi studi hanno trovato un’associazione positiva tra obesità e incidenza di certi tipi di cancro (es. endometrio, ovaie, cervice uterina, mammelle nelle donne in post-menopausa, prostata, colon, colecisti e rene).17 L’aumentata incidenza di cancro si pensa 24 Steatosi epatica (malattia del fegato grasso non alcolica) È una complicanza che affligge il 10-25% della popolazione adulta e il 58-77% delle persone affette da obesità.18 In un quarto dei casi si sviluppa fibrosi e necrosi infiammatoria, e cioè una grave malattia del fegato non reversibile che può anche portare alla morte. Malattie della colecisti La colelitiasi, cioè lo sviluppo di calcoli nella colecisti, si verifica da tre a quattro volte più frequentemente nelle persone affette da obesità, rispetto a quelle normopeso. L’incidenza aumenta con l’età e con l’aumentare del livello di obesità. Le donne sono particolarmente a rischio.19 Artrosi e gotta Gli individui che sono sovrappeso o obesi hanno un aumentato rischio di sviluppare l’artrosi a causa del carico eccessivo del peso sulle articolazioni.20 Per quanto riguarda l’associazione tra obesità e gotta, si è osservato che negli uomini vi è un marcato aumento del livello di acido urico all’aumentare del BMI mentre ciò non si osserva nelle donne.21 25 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità Malattie polmonari COMPLICANZE PSICOLOGICHE Le apnee notturne si verificano in più del 10% degli uomini e delle donne con un BMI > 30 e il 65-75% dei soggetti con apnee notturne è affetto da obesità. Le apnee notturne sono più frequenti nelle persone con un eccesso di grasso localizzato a livello dell’addome e del collo. Una minoranza di persone affette da obesità sviluppa una seria condizione medica caratterizzata da frequenti episodi di apnee notturne, che in alcuni casi si possono verificare anche nelle ore diurne. In questa condizione, oltre alle apnee, è presente sonno disturbato con frequenti risvegli determinati dalla ripresa del respiro dopo l’episodio di apnea. Queste modificazioni costituiscono la manifestazione clinica della “sindrome obesitàipoventilazione” che aumenta in modo considerevole il rischio di insufficienza respiratoria, ipertensione arteriosa, aritmie cardiache, malattie cardiovascolari e scompenso cardiaco.22 Le principali problematiche psicologiche osservate nei soggetti affetti da obesità, in particolare l’immagine corporea negativa, sembrano essere la conseguenza di un ambiente sociale avverso, che esercita una profonda discriminazione nei confronti di chi ha un corpo di dimensioni superiori alla media.25 Funzione mestruale, fertilità e gravidanza L’obesità nelle donne in pre-menopausa è associata a irregolarità mestruali e amenorrea.23 Uno studio ha trovato che all’età di 18 anni livelli elevati di BMI si associano con più elevata frequenza a infertilità ovulatoria. La condizione più importante associata all’obesità addominale è la “sindrome dell’ovaio policistico”, condizione caratterizzata da infertilità, disturbi mestruali, irsutismo, iperandrogenismo addominale e anovulazione. La sindrome è associata a iperinsulinemia e a resistenza insulinica. L’obesità durante la gravidanza si associa a un aumento di morbidità sia per la madre sia per il bambino. Nelle donne obese gravide è stato osservato un incremento di ipertensione arteriosa e gestosi gravidica.24 26 Discriminazione sociale Le problematiche sociali che le persone affette da obesità incontrano nella vita di tutti i giorni sono molteplici e, nella maggior parte dei casi, sono la conseguenza del pregiudizio presente nella nostra società nei confronti di chi ha un peso eccessivo. Il pregiudizio sociale favorisce lo sviluppo di bassa autostima e di un’immagine corporea negativa. Alcuni esempi di discriminazione sociale abitualmente subita dai soggetti che hanno una condizione di obesità includono:9 • Essere presi in giro a scuola dai coetanei e dagli insegnanti. • Essere esclusi dalle attività sportive extrascolastiche. • Essere discriminati e giudicati meno efficienti nel lavoro. • Avere maggior difficoltà a trovare un compagno e spesso sposarsi con una persona di classe sociale inferiore. • Non trovare vestiti alla moda. • Ricevere commenti negativi nei confronti del peso e delle forme corporei. • Essere discriminati e giudicati dai medici come persone prive di forza di volontà. 27 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità Immagine corporea negativa INDICAZIONI ALLA PERDITA DI PESO L’aspetto fisico si riferisce all’immagine reale di un individuo, mentre l’immagine corporea è la rappresentazione mentale che una persona ha del proprio corpo. Molte persone in sovrappeso o obese, hanno una valutazione negativa del loro corpo, si considerano brutte e talora disgustose; alcune hanno continui pensieri e preoccupazioni sul peso e sulle forme corporei e adottano peculiari comportamenti, come ad esempio evitare di esporre il proprio corpo.9 Spesso soffrono di depressione e di bassa autostima e hanno relazioni interpersonali problematiche.9 L’immagine corporea negativa è anche uno dei principali fattori implicati nel recupero del peso perduto.26 Per capire se è indicata la perdita di peso si devono valutare tre semplici elementi:2 (1) il BMI; (2) la circonferenza vita; (3) il numero di fattori di rischio cardiovascolari. 1. Calcolare il BMI Dividere il proprio peso in chilogrammi per l’altezza al quadrato in metri e, guardando la tabella 1.1, valutare a quale categoria di peso si appartiene (sottopeso, normopeso, sovrappeso, obesità). Il mio BMI è: peso .............. (kg)/altezza2 .............. (m)2 = .......................... secondo il BMI io sono ........................................................... Disturbo da alimentazione incontrollata Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata sembra affliggere il 10% circa delle persone affette da obesità che si rivolgono a uno specialista per dimagrire.27 Il disturbo si caratterizza per la presenza di abbuffate ricorrenti durante le quali sono assunte grandi quantità di cibo associate alla sensazione di non riuscire a controllare quanto e che cosa mangiare.28 Le abbuffate, a differenza della bulimia nervosa, non sono seguite dall’uso regolare di comportamenti di compenso (es. vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi o diuretici, digiuno ed esercizio fisico eccessivo).28 Le persone affette da questo disturbo hanno un’elevata preoccupazione per il peso e le forme corporei, spesso soffrono di depressione e hanno importanti problemi interpersonali.28 28 2. Calcolare la circonferenza vita Con le indicazioni riportate nella figura 1.1. misurare la circonferenza vera. La mia circonferenza vita è: ....................... cm 3. Calcolare il numero di fattori di rischio cardiovascolari? I fattori di rischio cardiovascolari aumentano il rischio di sviluppare le malattie cardiovascolari (infarto miocardio, angina pectoris, altre malattie aterosclerotiche); più se ne possiedono maggiore è il rischio. Per calcolare il numero di fattori di rischio a cui si è esposti è necessario rispondere alle domande della tabella 1.4.2 29 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità • È opportuno perdere peso quando... La perdita di peso è sempre indicata nelle seguenti condizioni:2 • BMI è ≥ 30. • BMI tra 25 e 29,9 o la circonferenza vita elevata (uomini > 102 cm, donne > 88 cm) con due o più fattori di rischio. Il medico può consigliare un calo di peso, indipendentemente dal BMI o dalla circonferenza vita nei seguenti casi:2 • Presenza di rischio cardiovascolare assoluto elevato (es. malattia coronarica, altre malattie aterosclerotiche, diabete di tipo 2, apnee notturne). Tabella 1.4. I fattori di rischio cardiovascolari Fattore di rischio cardiovascolare Fumo di sigaretta Ipertensione (≥140 mm Hg la sistolica e/o ≥ 90 mm Hg la diastolica o assunzione di farmaci antipertensivi) Elevati livelli di colesterolo-LDL (≥160 mg/dl)* Bassi livelli di colesterolo-HDL (< 35 mg/dl) Alterata glicemia a digiuno (tra 110 e 125 mg/dl) Storia familiare di malattia coronarica prematura (infarto miocardico e morte improvvisa prima dei 55 anni nel padre o altri parenti maschi di primo grado o prima dei 65 anni nella madre o altre parenti femmine di primo grado) Età: maschi ≥ 45 anni, femmine ≥ 55 anni o in post-menopausa Numero fattori di rischio a cui sono esposto * Una concentrazione di colesterolo- LDL compresa tra 130 e 159 mg/dl assieme ad altri due fattori di rischio costituisce un fattore di rischio 30 Presenza di altre malattie associate all’obesità (es. patologie ostetriche ginecologiche, patologie osteo-articolari, calcolosi biliare e sue complicanze, incontinenza da stress). In tutte le altre condizioni l’obiettivo dovrebbe essere quello di prevenire l’aumento di peso. TERAPIA I risultati ottenuti nel trattamento dell’obesità hanno dimostrato che con le procedure terapeutiche in questo momento a disposizione è impossibile per la maggior parte delle persone obese raggiungere e mantenere una condizione di normopeso. Sebbene l’industria della dieta continui a proporre in modo ingannevole cure “miracolose” in grado di far perdere con facilità tutto il peso in eccesso, i numerosi studi controllati che hanno valutato l’efficacia dei vari trattamenti, hanno evidenziato che le migliori cure determinano una perdita media di peso dell’8%.2 Poiché questa è una media, che include anche le persone che interrompono il programma precocemente, si è stimato che il calo medio ottenibile da un trattamento non chirurgico dell’obesità sia del 10%. Fortunatamente numerosi studi hanno osservato che un calo ponderale del 5-10% è in grado di determinare importanti miglioramenti delle condizioni di salute in generale e delle principali complicanze mediche associate all’obesità (vedi tabella 1.5).2 Ci sono anche buone evidenze che tali miglioramenti siano mantenuti se il peso non è recuperato. Un calo di peso del 5-10% determina importanti benefici anche a livello psicologico:2 un consistente miglioramento del tono dell’umore, dell’immagine di sé, dell’autostima e delle relazioni con gli altri. Infine, per quanto riguarda l’aspettativa di vita, uno studio eseguito su 6391 donne americane in sovrappeso o obese ha evidenziato una riduzione della mortalità del 30% in quelle che avevano intenzionalmente 31 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità perso tra 1 e 9 kg. Il tasso di mortalità non era invece abbassato in quelle che avevano perso più di 9 kg.29 Tali risultati hanno spinto l’Istituto Nazionale della Salute degli USA nel 1998 ad affermare che:2 vamente dall’apprendimento di cattive abitudini, come ad esempio il mangiare in modo eccessivo.30 Su queste premesse teoriche furono sviluppate specifiche strategie per aiutare i pazienti a modificare il comportamento alimentare (es. monitorare l’alimentazione in un diario e ridurre gli stimoli ambientali che portano a mangiare in eccesso).30 In questo razionale pragmatismo, dopo i primi entusiasmi, fu ben presto riconosciuto che la predisposizione genetica e i meccanismi biologici implicati nell’obesità rendevano particolarmente difficile per la maggior parte dei pazienti mantenere nel tempo le tecniche comportamentali apprese. Le prime applicazioni della terapia comportamentale andavano in parallelo, senza però integrarsi, con la prescrizione della dieta e dell’attività fisica. I due approcci in seguito si integrarono e così la terapia comportamentale iniziò ad associare all’intervento classico la terapia dietetica e procedure finalizzate ad aumentare i livelli di attività fisica.30 Più recentemente sono state inserite tecniche per migliorare le relazioni interpersonali, per sviluppare attitudini meno disfunzionali nei confronti del comportamento alimentare, del controllo del peso, dell’immagine corporea e per prevenire le ricadute.31 La terapia comportamentale è la forma di trattamento dell’obesità più studiata in studi controllati e randomizzati. I risultati che riesce a ottenere a breve medio termine sono soddisfacenti: in media l’80% circa dei soggetti ottiene una perdita di peso del 10% in circa sei mesi;26 nell’anno seguente la fine del trattamento si assiste però a un recupero ponderale del 40% e il rimanente peso perduto è recuperato entro tre anni.30 In conclusione, si può affermare che la terapia comportamentale sia molto efficace nel determinare una perdita salutare di peso a breve-medio termine, ma non sia in grado da sola di far mantenere il peso perduto. “L’obiettivo iniziale della perdita di peso per le persone obese è un decremento ponderale del 10% […]. Il razionale di questo obiettivo iniziale è che anche una moderata perdita di peso può significativamente diminuire la severità dei fattori di rischio associati all’obesità […]. Oggi abbiamo tre trattamenti dell’obesità in grado di determinare una perdita di peso di almeno il 10%: (1) la terapia comportamentale; (2) la terapia farmacologica; (3) la terapia chirurgica. Terapia comportamentale È una terapia nata negli anni sessanta negli USA, basatasi all’inizio sulla convinzione semplicistica che l’obesità derivasse esclusi- Tabella 1.5. I benefici di una riduzione di peso del 10% nei soggetti affetti da obesità9 • Miglioramento del controllo glicemico nei soggetti affetti da diabete di tipo 2. • Riduzione significativa della pressione arteriosa e prevenzione della sua comparsa nei soggetti a rischio. • Riduzione dell’ipertrofia ventricolare sinistra. • Aumento della colesterolemia HDL e miglioramento del rapporto tra LDL e HDL. • Riduzione dell’ipertrigliceridemia. • Riduzione della frequenza delle apnee ostruttive notturne. • Miglioramento significativo della respirazione. • Diminuzione sensibile del rischio operatorio, della permanenza in ospedale e delle complicanze postoperatorie. 32 33 Perdere e mantenere il peso Terapia farmacologica In Italia sono disponibili sul mercato solo due farmaci che hanno indicazioni specifiche per la cura dell’obesità a lungo termine: l’orlistat e la sibutramina. Altri farmaci, ad esempio le amfetamine, non sono più indicati per la cura dell’obesità perché il loro effetto è di breve durata (l’obesità è una condizione cronica che richiede un trattamento continuativo) e sono gravati da numerosi effetti collaterali, come ad esempio lo sviluppo di dipendenza. Sul mercato sono presenti anche numerosi integratori alimentari proposti come aiutanti del dimagramento, ma fino ad ora nessuna ricerca scientifica seria ha dimostrato che essi abbiano una qualche azione aggiuntiva nella perdita di peso oltre a quella ottenibile con la dieta e l’attività fisica. L’orlistat è un farmaco che favorisce la perdita di peso attraverso l’inibizione di enzimi deputati all’assorbimento dei grassi (le lipasi gastrointestinali); tale azione determina una riduzione dell’assorbimento dei grassi della dieta, in media del 30% con una dose di 120 mg tre volte al giorno.32 Il farmaco, associato alla dieta e all’attività fisica, determina in media una perdita di peso superiore al placebo di circa il 3-4%, con un effetto positivo, ma modesto sul mantenimento del peso anche a quattro anni.33 La sibutramina è un agente farmacologico per il trattamento dell’obesità che, inibendo la ricaptazione della noradrenalina e della serotonina, favorisce la perdita di peso attraverso due meccanismi principali: la riduzione dell’introito di cibo grazie a un aumento della sazietà e l’aumento del dispendio energetico. Gli studi effettuati hanno dimostrato che la sibutramina determina una perdita di peso superiore al placebo di circa il 4,3-5%, che si mantiene se il farmaco è assunto in modo continuativo anche dopo due anni.35 Purtroppo, la terapia farmacologica dell’obesità presenta numerosi problemi non ancora risolti: (1) è costosa, si è calcolato che il prezzo da pagare per ogni chilogrammo di peso perduto è di 34 Informazioni generali su sovrappeso e obesità 433 dollari americani con l’orlistat e di 323 dollari americani con la sibutramina; (2) determina spesso effetti collaterali (es. diarrea e perdita di feci liquide con l’orlistat; aumento della pressione sanguinea e della frequenza cardiaca con la sibutramina); (3) favorisce la perdita di peso nei primi sei mesi e poi il calo si arresta; (4) se il farmaco è sospeso il peso è recuperato; (5) non ci sono studi che abbiano dimostrato un’efficacia e una sicurezza oltre i due anni (quattro con l’orlistat). È evidente che fino a che non saranno risolti questi problemi la terapia farmacologica non può essere considerata il trattamento di elezione per la cura dell’obesità. Terapia chirurgica Il trattamento chirurgico per l’obesità è indicato per un “numero molto ristretto di pazienti affetti da obesità di grado elevato”, quando è raccomandata un’importante perdita di peso. Le linee guida dell’Istituto Nazionale della Salute degli USA del 1998 hanno fornito la seguente raccomandazione:2 “La chirurgia per la perdita di peso è una strategia d’intervento per soggetti altamente selezionati con obesità morbigena (BMI > 40) o con BMI > 35 e patologie concomitanti quando i metodi meno invasivi si sono rivelati inefficaci”. Gli interventi chirurgici oggi proposti per la cura dell’obesità sono il by-pass gastrico con ansa Roux-Y, la gastroplastica verticale e il bendaggio gastrico regolabile. Tali interventi determinano un cospicuo calo ponderale nei primi 6-12 mesi variabile dal 20% al 45% del peso pre-operatorio.36 La perdita di peso è mantenuta soprattutto con il by-pass gastrico, mentre con il bendaggio gastrico, il peso è parzialmente recuperato e il calo ponderale medio a distanza di anni si stabilizza sul 15% .36 35 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità Le complicanze degli interventi chirurgici sono spesso importanti quindi, prima d’intraprendere una procedura di dimagrimento così invasiva, è bene che un’équipe multidisciplinare, composta da un chirurgo, un internista, uno psicologo e un anestesista, valuti i costi e i benefici dell’intervento con il paziente. Da quanto è stato detto è evidente che la terapia chirurgica non è la soluzione ideale per la maggior parte delle persone affette da obesità, ma è indicata solo per un piccolo sottogruppo di pazienti selezionati e altamente motivati. prodotto una maggior perdita di peso rispetto alle singole terapie (vedi figura 1.8).38 I pasti a porzioni controllate (es. sostituti dei pasti liquidi o in barrette e pasti surgelati) possono potenziare la perdita di peso per numerosi motivi: (1) forniscono porzioni a calorie fisse; (2) riducono la scelta e il contatto con i cibi problematici (tecnica comportamentale di controllo degli stimoli); (3) sono facili da usare; (4) soddisfano l’appetito; (5) facilitano l’aderenza dietetica. Uno studio ha evidenziato che l’aggiunta dei pasti a porzioni controllate ha potenziato la perdita di peso della terapia farmacologica e della terapia comportamentale di gruppo e ha determinato una perdita di peso a un anno di circa il 15% (vedi figura 1.8). Purtroppo queste due strategie, sebbene facciano intravedere la possibilità reale di riuscire a superare la fatidica barriera del 10% di perdita di peso, presentano seri limiti non ancora risolti: i farmaci combinati con la terapia comportamentale per essere efficaci anche nel mantenimento del peso devono essere assunti “per tutta la vita” e questo può causare dei problemi (vedi sopra); i pasti a porzioni controllate liquidi, in barrette o surgelati sono accettati solo da un esiguo numero di pazienti. Strategie non chirurgiche per potenziare la perdita di peso I metodi che fino ad ora hanno mostrato la potenzialità di aumentare la perdita di peso sono due: (1) associare la terapia comportamentale alla terapia farmacologica; (2) usare pasti a porzioni controllate. La terapia comportamentale e la terapia farmacologica sembrano indurre una perdita di peso attraverso meccanismi differenti, ma potenzialmente complementari.37 La terapia comportamentale è strutturata principalmente per gestire i fattori comportamentali esterni che influenzano l’assunzione di cibo (diminuzione dell’esposizione ai cibi e degli stimoli a mangiare, aumento della restrizione dietetica e dei livelli di attività fisica).37 I farmaci per la perdita di peso sono concepiti per influenzare i fattori biologici – genetici interni che regolano l’assunzione di cibo e/o il dispendio energetico (fame, sazietà, assorbimento dei nutrienti, consumo d’energia). Data la loro potenziale complementarietà nel meccanismo d’azione, la combinazione della terapia comportamentale e della farmacoterapia può, in teoria, produrre risultati migliori rispetto alle singole terapie usate da sole. Tale ipotesi è supportata da uno studio in cui è stato osservato che la combinazione della terapia farmacologica associata alla terapia comportamentale ha 36 Strategie per evitare il recupero del peso Fino ad ora sono state proposte tre forme di trattamento per prevenire il recupero del peso perduto: (1) la terapia farmacologica continuativa (per tutta la vita); (2) la terapia comportamentale continuativa; (3) l’aumento dei livelli di attività fisica. La terapia farmacologica continuativa per numerose ragioni non sembra essere la risposta definitiva al problema per almeno quattro motivi:26 (1) molti pazienti non amano prendere farmaci dimagranti per tutta la vita; si è visto, ad esempio, che maggiore è la durata di assunzione dei farmaci dimagranti minore è l’accettabilità e la compliance dei pazienti; (2) esiste la possibilità che un 37 Perdere e mantenere il peso Informazioni generali su sovrappeso e obesità trattamento farmacologico continuato in modo indefinito favorisca lo sviluppo di complicanze mediche importanti, come dimostrato dall’associazione osservata dopo molti anni tra malattie delle valvole cardiache e uso di fenfluramina, destrofenflurmina e fentermina (farmaci per l’obesità ritirati da commercio); (3) ci sono situazioni in cui non è possibile assumere i farmaci, ad esempio durante la gravidanza; (4) i risultati fino ad ora ottenuti sono modesti. La terapia comportamentale continuativa è supportata da alcuni studi in cui è stato dimostrato che il mantenimento del contatto con il terapeuta o con un gruppo di supporto può miglio- rare il mantenimento del peso.39 Purtroppo, anche questo approccio rappresenta dei seri limiti e non può essere considerato la soluzione definitiva per la cura del sovrappeso dell’obesità per i seguenti motivi: (1) pochi pazienti vogliono rimanere in cura in modo indefinito; (2) il tasso di interruzione della cura nei trattamenti a lungo termine è elevato; (3) i pazienti che interrompono il trattamento recuperano il peso; (4) il costo di questi trattamenti può essere elevato. Aumentare i livelli di attività fisica è una strategia che sembra essere in grado di migliorare il mantenimento del peso (vedi figura 1.9).40 Purtroppo, anche l’esercizio fisico intenso ha dei problemi che ne limitano l’applicabilità alla maggior parte degli individui affetti da sovrappeso e obesità: (1) alcune persone con gravi complicanze ortopediche o cardiache non possono praticarlo; (2) causa con più frequenza lesioni ortopediche, muscolari, tendinee (come riportato da alcuni partecipanti dello studio della figura 1.9); (3) l’adesione, a volte, richiede un sistema di rinforzi esterni (es. coinvolgimento di amici, uso di insegnanti di educazione fisica, incentivi monetari, come evidenziato dallo studio descritto nella figura 1.9);40 (4) a lungo termine può verificarsi un aumento di peso (tra i mesi 12 e 18 nello studio della figura 1.9).40 Riduzione del peso iniziale (%) Figura 1.8. Effetti sulla perdita di peso della sibutramina da sola, della sibutramina combinata alla terapia comportamentale di gruppo e della sibutramina combinata alla terapia combinata di gruppo e ad una dieta di 1000 kcal al giorno a porzioni controllate. 0 2 Farmaco solo 4 6 8 Farmaco + terapia comportamentale 10 12 14 Farmaco + terapia comportamentale + dieta a porzioni controllate 16 18 20 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Tempo (mesi) È evidente che, nonostante i progressi raggiunti nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità, è necessario e urgente sviluppare nuove forme di cure a basso costo e sicure che siano in grado di aumentare la perdita di peso e di minimizzare il recupero del peso perduto. Il vero problema della cura del sovrappeso e dell’obesità è il mantenimento del peso perduto. Tratta da Jeffery R.W. et al. (2003). Physical activity and weightless: does prescribing higher physical activity goals improve outcome? Am J Clin Nutr, 78(4): 684-689. 38 39 Perdere e mantenere il peso Figura 1.9. Raccomandare elevati livelli di attività fisica migliora il mantenimento del peso perduto 0 Modificazioni di peso (kg) -1 -2 -3 ** n = 80 -4 -5 * -6 n = 76 n = 87 -7 -8 n = 84 n = 87 -9 n = 102 -10 0 6 12 18 Tempo (mesi) Terapia comportamentale con attività fisica standard Alti livelli di attività fisica (2500 Kcal/sett, 75 minuti/die) Tratta da Jeffery R.W. et al. (2003). Physical activity and weightless: does prescribing higher physical activity goals improve outcome? Am J Clin Nutr, 78(4): 684-689. 40