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Anno 5, Numero 104
Akhtamar on line
WWW.COMUNITAARMENA.IT
15 novembre 10—XCVI M.Y.
Akhtamar on line
IL NOSTRO
KARABAKH
C’è una piccola terra abitata da un grande popolo.
Il Nagorno Karabakh (o Garapagh, come lo chiamano gli armeni della
Diaspora), l’antico armeno Artsakh, ha sempre lottato per il proprio
sacrosanto diritto all’autodeterminazione.
Annesso per scellerate scelte politiche staliniane all’Azerbaigian sovietico,
diverso per etnia, cultura, lingua e religione, spinto infine a ricercare la libertà
attraverso una lotta lunga e piena di sacrifici.
La comunità internazionale così solerte ad accorrere in difesa ora di questo
ora di quell’altro popolo (specie quando c’è di mezzo il petrolio o qualche
importante interesse diplomatico) sembra poco attenta alle vicende
dell’Artsakh.
Come per il genocidio armeno del 1915, molti fanno finta di non vedere.
Conoscono, comprendono, le ragioni del Karabakh: ma ad esse antepongono
altri interessi, prevalentemente economici.
Così, quella guerra interrotta nel 1994 con il cessate-il-fuoco non ha ancora
avuto il suggello di un definitivo trattato di pace.
Il Garapagh (o Karabakh come lo pronunciano gli armeni dell’Armenia) nel
frattempo è divenuto una repubblica salda, con proprie efficienti istituzioni
politiche ed amministrative, e dove si svolgono libere elezioni.
Ad oggi, nonostante ne abbia pieno diritto, la Repubblica del Nagorno
Karabakh non ha ancora ottenuto un pieno riconoscimento internazionale.
Noi abbiamo il dovere morale di sostenere il popolo dell’Artsakh perché
la sua lotta, prima ancora che per la libertà della Patria, è stata condotta
in difesa della armenità, del diritto e dell’orgoglio di essere armeni.
Sommario
Far conoscere storia e diritti del Karabakh
2
Al via un progetto italiano
2
Le ragioni del Karabakh
3
Pagina armena
5
Siamo tutti “giaurri”
6
Qui Armenia
6
Il silenzio degli innocenti
7
Bollettino interno di
iniziativa armena
Consiglio per la Comunità
armena di Roma
2
Akhtamar
on line
far conoscere storia e diritti del Karabakh
Perché ad oltre tre lustri di distanza dalla
riconquistata libertà ed indipendenza la
Repubblica del Nagorno Karabakh non ha
ancora ottenuto quel pieno riconoscimento internazionale che invece non
è mancato in altre situazioni come ad
esempio nel caso del Kosovo?
I motivi sono sostanzialmente due.
In primo luogo vi sono forti pressioni
diplomatiche che ad oggi impediscono di
vedere garantito il sacrosanto diritto del
popolo armeno dell’Artsakh.
In un sistema politico che spesso finge di
non vedere, di ignorare, la questione del
Genocidio armeno del 1915 non ci meravigliamo che sul contenzioso karabakho
chiuda non uno ma entrambi gli occhi.
In gioco ci sono forti interessi: i rapporti
con la Turchia, in primo luogo ma non
solo.
Si pensi che il principale prodotto dell’economia azera è il petrolio, quello del
Nagorno Karabakh la lavorazione dei
tappeti… A quale dei due paesi il mondo
dedicherà maggiore attenzione?
Eppure questa (immorale) ragione non è
la sola a tenere ancora lontano il NK dai
suoi diritti.
In aggiunta a tutte le motivazioni politiche
e diplomatiche dobbiamo purtroppo riscontrare una profonda ignoranza, a cominciare dagli stessi media internazionali, sulla materia.
Non si tutelano a sufficienza i diritti del
Karabakh perché non si conoscono; sono
ignorate le ragioni storiche che hanno
portato alla nascita della Repubblica, i
fondamenti legali che la sostengono.
Quella del Nagorno Karabakh sembra
essere null’altro che una contesa bellica,
l’ennesima rivendicazione territoriale scaturita da attriti fra popolazioni di etnia
diversa.
Nulla di tutto questo; anzi non solo questo.
Le vere ragioni del Karabakh stanno nella
sua storia antica e moderna, nello sviluppo degli avvenimenti che hanno portato allo scoppio della guerra ma anche e
soprattutto nella legislazione vigente all’epoca che garantisce la liceità e la giustezza del percorso compiuto dagli armeni
dell’Artsakh.
Tutti fattori che vengono, involontariamente o meno, ignorati.
I diritti del Karabakh sono ignorati ma nel
senso letterale del termine.
Ed allora, giacché sulle questioni politiche internazionali possiamo fare davvero ben poco se non far sentire forte la
nostra voce, ecco che dal punto di vista
dell’informazione ciascuno può dare il
suo piccolo contributo a favore della conoscenza dei diritti dei nostri fratelli che,
è doveroso ricordarlo, per quelle poche
migliaia di chilometri quadrati si sono
battuti e in molti casi hanno dato anche la
vita.
Salutiamo dunque con piacere ed attenzione questa iniziativa italiana volta ad
informare l’opinione pubblica sulle ragioni del Karabakh; ci auguriamo che
quella cortina di disinformazione che ancora ammanta la questione venga rapidamente dissolta e sia fatta luce sui sacrosanti diritti di un popolo che chiede
solo di vivere in pace.
Al via un progetto italiano per il Karabakh
Potremmo chiamarlo “ITAKa” ossia
“Iniziativa Italiana per il Karabakh”. È un
gruppo di lavoro nato con lo scopo di
portare informazione sui diritti del Karabakh, far conoscere le sue ragioni, spingere media ed opinione pubblica verso il
pieno riconoscimento di una repubblica
nata da poco ma con una grande storia alle
spalle.
“ItaKa”, come l’isola dalla quale Ulisse
partì alla volta di un lungo viaggio ed alla
quale fece alla fine ritorno. E lungo e difficile sarà il percorso da affrontare per
giungere infine in porto; contro l’ignoranza ed il menefreghismo della gente, gli
interessi politici, l’ostilità del nemico. Con
ANNO 5, NUMERO 104
pochi mezzi, il generoso aiuto di qualche
amico, ma sopra tutto la voglia di impegnarsi per una giusta causa .
L’iniziativa non vuole, nelle intenzioni dei
promotori, essere uno strumento di propaganda ma piuttosto un mezzo di riflessione
e confronto su una realtà ancora da troppi
ignorata.
È fuor di dubbio che il cittadino italiano
medio non abbia la minima idea non solo
della sostanza del problema ma neppure
dell’ubicazione dello stesso Garapagh. È
però grave se l’ignoranza colpisce gli
operatori del settore dell’informazione, le
istituzioni, i politici.
“ITAKa” vuol solo far conoscere per far
capire le ragioni di un popolo. A volte
basta poco per arrivare alla pace.
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Akhtamar
on line
UNA INIZIATIVA ITALIANA PER IL KARABAKH
Sito web “www.karabakh.it”
Viene lanciato on line un sito che raccoglie informazioni, cronaca, storia del Karabakh. Con una news letter ed una rassegna
stampa dedicate esclusivamente all’Artsakh.
Editoria sul Karabakh
Il progetto vuole favorire lo sviluppo di editoria sul Nagorno Karabakh. Si comincia da “LE RAGIONI DEL KARABAKH”, primo volume in italiano sulla storia del Karabakh e sulla cronaca della guerra. Con informazioni sulla attuale Repubblica.
Materiale multimediale
Opuscoli e video sul Karabakh
Conferenze ed incontri con il pubblico
LE RAGIONI DEL
Una delle ragioni che hanno spinto alla
pubblicazione di questo libro è la pressoché totale assenza di bibliografia italiana
sul Karabakh.
Uniche eccezioni il pregevole on the road
di Pietro Kuciukian “Giardino di tenebra,
viaggio in Nagorno Karabagh” edito da
Guerini ed Associati nel 2003 ed il volume “Gharabagh” a cura di M. Comneno,
P.Cuneo, S.Manoukian (Oemme, 1988).
Recentemente è uscita per i tipi della
Polaris, a cura di Nadia Pasqual, la prima
guida in italiano sull’Armenia che comprende anche un interessante capitolo sul
Nagorno Karabakh.
Oltre a qualche breve dispensa universitaria o articolo su riviste di politica internazionale non vi è altro di specifico da segnalare.
Sul Caucaso in generale rappresentano un
utile approfondimento i lavori del prof.
Aldo Ferrari, fra i quali segnaliamo
“Breve storia del Caucaso” (Carocci,
2007) e “Il Caucaso” (Edizioni Lavoro,
2008). Ed ancora da segnalare l’interessante volume di Marco Bais,
“Albania caucasica” (Mimesis, 2001).
C’era quindi la necessità che anche i lettori italiani interessati all’argomento avessero la possibilità di leggere nella propria
lingua la vicenda (aggiornata) del Karabakh. “Storia di una piccola terra e di un
grande popolo” recita il sot-totitolo.
Il volume si articola sostanzialmente in
cinque sezioni. Una prima dedicata alle
“coordinate”: il nome, la collocazione
geografica, un breve cenno alla storia
dell’Artsakh.
Una seconda incentrata sulle tappe che
K ARABAKH
hanno portato alla formazione del moderno Nagorno Karabakh a partire dagli anni
Venti.
La terza parte del libro ripercorre minuziosamente la cronaca delle vicende
prebelliche e belliche fino all’accordo di
cessate il fuoco del 1994.
La quarta sezione è dedicata alle trattative
di pace con una approfondita analisi delle
posizioni sostenute dalle parti in causa ed
è aggiornata a poche settimane or sono.
L’ultima parte, infine, traccia un veloce
quadro dell’attuale assetto amministrativo
e politico della Repubblica del Nagorno
Karabakh.
Si tratta, in buona sostanza, di un lavoro
informativo particolareggiato ma di scorrevole lettura che chiarisce la questione
karabakha attraverso anche la valutazione
di tutti quegli aspetti politici e legali che
la caratterizzano.
Attraverso la ricostruzione delle vicende di
guerra il lettore viene portato nello scenario dell’epoca: il dissolvimento dell’Unione Sovietica, la guerra di potere
all’interno della stessa, le vicende politiche dell’Armenia e dell’Azerbaigian, il
problema petrolio ed il precedente del Kosovo.
Un utile strumento per conoscere o approfondire un argomento ancora troppo poco
conosciuto.
Ma il libro vuole essere in primo luogo,
grazie anche alla sottolineatura di tutte le
ragioni legali e giuridiche che sostengono
il diritto dell’Artsakh, una base di conoscenza affinché quella splendida terra possa dire addio definitivamente a qualsiasi
minaccia bellica e, raggiunto finalmente il
consenso internazionale, abbia di fronte
solo un futuro di pace e prosperità.
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Akhtamar
Perché l’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha
il diritto ad essere una repubblica indipendente internazionalmente riconosciuta?
Uno
È una terra armena, da sempre abitata dagli
armeni che hanno sempre costituito la maggioranza assoluta della popolazione. Non
sono mancati periodi nei quali è stata sottoposta a dominazioni straniere (in particolare
persiani e russi) ma questo non ha fatto
venire meno la sua amenità.
Ha conservato le caratteristiche peculiari
della sua cultura, la lingua e la religione
cristiana. L’alfabeto armeno, ideato dal monaco Mashtots, è nato proprio tra le sue
montagne (nel monastero di Amaras nel
quinto secolo).
Due
L’annessione all’Azerbaigian nel 1921 fu
frutto di una decisione politica presa dal
Comitato centrale del partito comunista di
Mosca per esplicito volere di Stalin.
In precedenza l’apposita Commissione incaricata di decidere l’appartenenza amministrativa del Karabakh aveva decretato in
favore dell’Armenia.
In questo senso tutte le assemblee locali del
Karabakh si erano sempre pronunciate.
Peraltro la stessa repubblica azera (19181919) non fu mai ufficialmente riconosciuta
dalla comunità internazionale. Tanto è vero
che la sua richiesta di ammissione alla Lega
delle Nazioni venne respinta (1 dicembre
1920) dal Comitato preposto all’esame.
Nel memorandum del Segretario Generale
(novembre 1920, 20/48/108) si legge tra
l’altro che il territorio della Repubblica dell’Azerbaigian “occupando un’area di 40.000
miglia quadrate risulta non aver mai costituito uno Stato ma è sempre stato incluso in
più grandi gruppi come i Mongoli o i Persiani
e, dal 1813, l’Impero Russo. Il nome Azerbaigian che era stato scelto per la nuova
repubblica è anche quello della vicina provincia persiana”. Ed ancora più avanti viene
riportato che “è difficile accertare l’esatto
limite del territorio entro il quale il governo
dell’Azerbaigian esercita la propria autorità”.
Tre
Il 7 luglio del 1923 viene creata, in seno alla
Repubblica socialista federativa sovietica
transcaucasica” la “Regione autonoma del
Nagorno Karabakh” (oblast NKAO).
Questa, ancorché comprendente solo una
limitata porzione del Karabakh, teoricamente
avrebbe dovuto essere svincolata dall’Azerbaigian (la cui repubblica socialista sovietica
assumerà l’assetto definitivo solo nel 1936).
De facto il potere centrale annullerà completamente l’autonomia promessa sulla carta.
Quattro
Il 30 agosto 1991 l’Azerbaigian vota la propria indipendenza dall’Unione Sovietica. Tre
giorni dopo il Soviet del Karabakh si pronuncia per il totale distacco dall’Azerbaigian.
La decisione viene presa in forza della legge del 3 aprile 1990 dell’Unione Sovietica
(“Norme riguardanti la secessione di una
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on line
repubblica dall’Urss”) che consente alle
regioni autonome di distaccarsi da una
repubblica qualora questa si sia precedentemente staccata dall’Urss.
In buona sostanza, ammesso e non concesso che il Nagorno Karabakh fosse giuridicamente legato all’Azerbaigian, nel momento in cui questa repubblica decide di
staccarsi dall’Unione la regione autonoma
karabakha è autorizzata a non ritenersi
vincolata da tale decisione ed a rimanere
nell’ambito dell’Unione.
È questo un passaggio importantissimo.
Il Nagorno Karabakh dichiara la propria
indipendenza dall’Azerbaigian in virtù di
una legge in vigore nell’Unione ed ancora
vincolante per tutti i paesi membri.
Quindi, pressoché contemporaneamente,
le due entità (quella azera e quella karabakha) legiferano sulla natura del loro rapporto con l’Unione Sovietica. Baku se ne distacca (e qualche settimana più tardi confermerà l’indipendenza con l’adozione
della Costituzione) mentre Stepanakert,
forte della legislazione ancora vigente,
sancisce il proprio diritto a tagliare qualsiasi legame giuridico con l’Azerbaigian. Si
creano in buona sostanza due nuovi stati,
ciascuno dei quali fondante il proprio diritto
all’autodeterminazione sulla base della
normativa vigente.
Sette
Il Kosovo, che pure non si trovava nella stessa situazione del Karabakh, ha ottenuto piena indipendenza; anzi in difesa dei kosovari
l’occidente ha militarmente attaccato la Serbia. Perché la situazione del Nagorno Karabakh dovrebbe essere trattata diversamente?
Cinque
Questo è un altro passaggio fondamentale
per capire le ragioni del Karabakh.
Il nuovo Azerbaigian rigetta la precedente
repubblica sovietica (nata nel 1920) al
punto da considerare il potere sovietico in
Azerbaigian alla stregua di una annessione
della Russia sul legale governo democratico precedentemente costituito; viene quindi attuato un passaggio diretto tra la prima
repubblica azera (28/05/18 – 28/04/20) e la
nuova e viene considerato non più valido il
Trattato di stabilimento dell’Urss del 30
dicembre 1922.
Ma, come abbiamo avuto modo di verificare precedentemente (punto due), la repubblica del 1918 venne costituita senza alcun
riconoscimento formale da parte del consesso internazionale al punto che la stessa
Lega delle Nazioni rifiutò la domanda di
ingresso motivando tra l’altro il proprio
diniego con l’indefinibilità del territorio
amministrato da Baku.
L’aver quindi rigettato l’eredità giuridica
della repubblica sovietica ha determinato
per la nuova repubblica dell’Azerbaigian la
perdita di tutte le pretese sui territori che
(arbitrariamente) le erano stati assegnati.
Due
L’Azerbaigian è storico e politico alleato della
Turchia che dal 1993 tiene chiusa la propria
frontiera con l’Armenia proprio per solidarietà
con il consanguineo popolo azero.
Così come la diplomazia internazionale ha
“paura” di urtare Ankara sul tema del genocidio armeno del 1915 allo stesso modo e per
le stesse ragioni cerca di mantenere un basso profilo sulla questione karabakha.
Sei
Nonostante dal punto di vista del diritto
interno ed internazionale non avesse alcun
titolo per accampare pretese sul Nagorno
Karabakh (o, nella più benevola delle ipotesi, non avesse più alcun titolo al riguardo), l’Azerbaigian persegue una politica
finalizzata all’annessione del Nagorno
Karabakh.
Il suo esercito invade (31 gennaio 1992) la
regione che cerca di occupare militarmente.
Perché nonostante tali evidenze la
Repubblica del Nagorno Karabakh
non è ancora riconosciuta a livello
internazionale?
Uno
La principale fonte di reddito dell’Azerbaigian
è il petrolio: ne vengono estratti oltre sette
miliardi di barili l’anno che rappresentano lo
0,6% del mercato mondiale. Dal mar Caspio
partono gli oleodotti che raggiungono la Turchia, la Russia e l’Europa meridionale.
Le principali fonti di reddito del Karabakh
sono la lavorazione dei tappeti, l’allevamento,
l’agricoltura …
Tre
Sulla questione del Nagorno Karabakh c’è
molta ignoranza, non si conoscono i termini
della questione.
Anche a livello più elevato si disconoscono i
principi giuridici che stanno alla base della
rivendicazione dell’Artsakh.
Il documento di questa pagina è tratto da una pubblicazione divulgativa edita da “ITAKa - Iniziativa
italiana per il Karabakh”
www.karabakh.it
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Akhtamar
Հռոմի Մալոյեան Մշակութային Կեդրոնի մէջ տեղի
ունեցաւ Lumi di Sapienza 2011 տարւոյն ՜՜Օրացոյց-ալպոմի՝՝
շնորահանդէսը։
տեղեկութիւններ քաղելու՝ հայ
մանրանկարչութեան մասին. նաեւ այն
հարուստ հաւաքածոյին մասին որ կը
գ տ ն ո ւ ի
կ ա ր ե ւ ո ր ա գ ո յ ն
մատենադարաններու մէջ։
Խօսք առաւ նաեւ (ի շարս որոնց) Giovanna
Parravicini-ն ՜՜Օրացոյցը խմբագրողը՝՝ որ
խօսեցաւ
այս տարուան թեմայի
ընտրութեան
եւ այս ՜՜ալպոմը՝՝
իրագործելու հանգրուաններուն՝ պէտք
եղած աշխատանքին մասին։
Ի դէպ՝ այս հսկայ գործին հեղինակներն
են.
Նախաձեռնութեամբ՝ Հռոմի Հայ Համայնքի
Խորհուրդին եւ
''La Casa di Matriona''
հրատարակչութեան, Ուրբաթ 12
Նոյեմբերի երեկոյեան՝
Մալոյեան
Մշակութային Կեդրոնին մէջ
տեղի
ունեցաւ Lumi di Sapienza
Օրացոյցի
պաշտօնական ներկայացումը։( Գործը՝
նախապէս ներկայացուած էր Միլանոյի
մէջ)։
Քրիստոնեայ
Ռուսաստան
հաստատութեան ''La Casa di Matriona''
հրատարակչութիւնը երեսուն տարիէ ի
վեր եւ ամէն տարի լոյս կ՝ընծայէ յատուկ
Օրացոյց մը. եւ այս անգամ՝ (2011
տարւոյն համար)
ընտրած է ՜՜հայ
մանրանկարչութիւնը՝՝
թեման,
ներկայացնելով՝
Զ. դարէն մինչեւ ԺԶ.
դարու հայ մանրանկարչութեան գլուխ
գործոցներու նմոյշներ։
Արդարեւ 2011 տարուայ օրացոյցը
մանրանկարներու սքանչելի հաւաքածոյ
մը կարելի է նկատել,
առնուած եւ
Ե ր ե ւ ա ն ի
վ ե ր ա տ պ ո ւ ա ծ ՝
Մատենադարանէն
եւ Վենետիկի՝
Մխիթարեան Հայրերու Ս. Ղազար վանքի
ժողովածուներէն։
Նշենք թէ
այս երեկոյին՝ օրացոյցի
շնորահանդէսին, ներկայ էին մեծ թիւով
հայեր եւ իտալացիներ։
Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդի փոխ
նախագահը՝ Տիար Ռոպէր Աթթարեան
ողջունեց ներկաները, եւ իր ուրախութիւնը
յայտնեց որ այս տարի Օրացոյց-ալպոմին
համար հրատարակչութիւնը ընտրած է
հայ մանրանկարչութիւնը թեման. ՜՜Ասիկա
մեծ պատիւ է մեզի՝ (հայերուս համար)
ըսաւ ան. քանի որ կը ճանչցնէ հայ
ստեղծագործութիւնները , եւ բոլոր անոնք
որոնք կ՝ունենան այս օրացոյցը
կարելիութիւն կ՝ունենան
մանրամասն
ANNO 5, NUMERO 104
Երեւանի մատենադարանէն Սիրանուշ
Մանուկեան եւ Զարուհի Յակոբճեան.
ու Վենետիկի Studium Generale Marcianum
հիմնարկէն Alberto Peratoner ը։
Աւելցնենք որ 2010-ի Յուլիսին լոյս
տեսած՝ այս 50 էջնոց մեծ օրացոյցէն՝ (որը
իտալերէնով է) կարելի է նաեւ գտնել
((ֆրանսերէն, ռուսերէն եւ գերմաներէն
լեզուներով))։
Թղթատելով՝
՜՜Գիտութեան
Ճառագայթները՝՝ անունով այս Օրացոյցը
կարելի է
ծանօթանալ ՜՜Հայ ազգի
քրիստոնէացումի
պատմութեան,
հազարամեայ մանրանկարչութեան, հայ
եկեղեցւոյ հայրերուն ու անոնց գործերուն,
կայ նաեւ՝ Նարեկացիի յօրինումներէն
տողեր ու այլ նկարներու նմուշներ փոքր
չափով եւ ոչ գունաւոր։
Կարգ մը տեղեկութիւններ Օրացոյցի մէջ
տեղ գտած իւրքանչիւր ամսուայ
մանրանկարին մասին . իւրաքանչիւր
ամսուայ պատկերը հիմնուած է յաճախ
այդ ամսոյն կարեւոր տօնին վրայ։
Ներկաները
այս առթիւ հարցումներ
ուղղեցին հեղինակին՝ Տիկին Giovanna
Parravicini-ին որոնց ան պատասխանեց
սիրայօժար։
Հուսկ՝ խօսք առաւ գերյարգելի Հ. Գէորգ
Ծ. վրդ. Նորատունկեան որ մեծապէս
գնահատեց
այս ՜՜Օրացոյցին՝՝ համար
կատարուած
աշխատանքը։
Շնորհաւորական
խօսք
ուղղեց
խմբագրին՝ Giovanna Parravicini-ին եւ հայ
ու
իտալացի
գործակիցներուն՝
մանրանկարներու
բծախնդիր
ընտրանքներուն համար, նաեւ՝ անոնց
կցուած կարեւոր տեղեկութիւններուն
համար։
Շնորհակալութիւն յայտնեց նաեւ ''՜La Casa
on line
di Matriona'' հրատարակչութեան, որ ընտրեց
հայկական մանրանկարչութեան թեման.
արդարեւ, ըսաւ ան, Հայ ժողովուրդը եղաւ
Առաջինը որ քրիստոնէութիւնը ընդունեց
որպէս պետական կրօնք, աւելի քան 1700
տարիներ առաջ, շնորհիւ Ս Գրիգոր
Լուսաւորիչին։
Գերյարգելի վրդ.ը նաեւ՝ շնորհակալութիւն
յայտնեց երեկոյթը կազմակերպողներուն՝
Հռոմի Հայ Համայնքի խորհուրդին, որ միշտ
նման հանդիպումներ կը կազմակերպէ։
Ինչպէս գիտէք, Մալոյեան Մշակութային
մէջ,
բազմաթիւ
կեդրոնին
գործունէութիւններ
կը կատարուին
հայապահպանման ի խնդիր ու նաեւ հայ
մշակոյթն
ու
պատմութիւնը
իտալացիներուն
ծանօթացնելու
նպատակով։
Դառնալով ՜՜Lumi di sapienza՝՝ Օրացոյց
Ալպոմին,
կրնանք ըսել՝ որ
անիկա
օգտաշատ գիտելիքներու աղբիւր մըն է, եւ
տան մէջ, գեղեցիկ ՜՜tableau՝՝ պատի նկար
մը ։
Իտալիոյ Մօտ Հ Հ Արտակարգ
Եւ Լիազօր Դեսպան՝ Տիար
Ռուբէն Կարապետեանի Կոչը
Իտալահայ
Կազմակերպութիւններու
Պատասխանատուներուն։
Տիար Ռուբէն Կարապետեան' Իտալիոյ մօտ Հ Հ
արտակարգ եւ լիազօր դեսպանը, կոչ ուղղած է
Իտալահայ
Կազմակերպութիւններու
պատասխանատուներուն նշելով որ.
Համահայկական Ե. խաղերը տեղի պիտի
ունենան 2011-ի՝ Օգոստոս 13-21 Հայաստանի
մէջ։ (ըստ Համահայկական խաղերու
համաշխահային Կոմիտէի որոշումին)
Կոմիտէն եւ Տիար Զոհրապ Մալէք՝ Հռոմի մէջ
գիւղատնտեսութեան
պարէնի
եւ
կազմակերպութեան մօտ Հայաստանի
դեսպանը, կ՝աջակցին խր ախուսելու՝
իտալահայ մարզիկները մասնակցելու այս
խաղերուն, խնդրելով Իտալիոյ
մէջ հայ
կ ա զ մ ա կ ե ր պ ո ւ թ ի ւ ն ն ե ր ո ւ
պատասխանատուներուն աջակցութիւնը,
ապահովելու
համար
իտալահայ
երիտասարդութեան
ներկայացուցիչներու
մասնակցութիւնը, քանի որ այս միջոցառումը
կը միաւորէ
համայն աշխարհի
հայ
մարզիկները։
Համահայկական Խաղերու վերաբերեալ
մանրամասն տեղեկութիւններ
ստանալու
համար
կարելի
է
այցելել
www.panarmeniangames.am համացանցային
կայքէջը։
Քաղուած՝ www.vaticanradio.org կայքէջէն
Pagina 5
6
Akhtamar
IL
SASSOLINO DI
HAIK
Siamo tutti “giaurri”
Qualche settimana or sono, si era a
metà ottobre se la memoria non mi
inganna, un ministro della Repubblica
di Turchia, tale Faruk Çelik lavoro e
della sicurezza sociale, se ne è uscito
in un dibattito televiso apostrofando i
cristiani con il termine di “gavur”
(giaurro).
Termine questo - e mi faccio aiutare
dal dizionario - significa “spregiativamente, per i turchi ottomani,
non musulmano, infedele, spec. cristiano”.
Ora, se a pronunciare un tale epiteto,
fosse un qualche leader ultra nazionalista (in Turchia come altrove non mancano mai...) la cosa finirebbe lì: l’ennesima offesa, di stampo ottomano,
come purtroppo se ne sentono spesso
nella “moderna” Turchia.
Ma, proferito da un ministro della repubblica, e per di più di un dicastero
importante, l’insulto suona più che una
semplice offesa o una caduta di stile.
È la cartina di tornasole di un diffuso
orgoglio nazionalista impastato con
una mai sopita ambizione di conquista, arricchito dal disprezzo verso
tutti gli altri (i non turchi).
A ben vedere, forse, l’elemento religioso c’entra poco o niente: anche se
il Çelik milita nelle fila dell’AKP, ilo
partito islamico di governo, che sembra voler spingere ogni giorno di più
verso una più marcata islamizzazione
della società turca.
Quello che preoccupa, e le parole di
questo politico sono ben chiare, è la
mancanza di qualsivoglia apertura
morale prima ancora che giuridica nei
confronti delle minoranze in Turchia.
ANNO 5, NUMERO 104
Qui gli armeni, ormai ridotti ad uno
sparuto drappello come tutte le altre
etnie non turche, non sono il bersaglio
principale ma semplicemente fanno
parte del gruppo degli “infedeli”: i don
Santoro, i mons. Padovese, gli Hrant
Dink. Tutti giaurri, infedeli, i paria della
moderna Turchia, pura e dura, che
non guarda in faccia nessuno.
Mi sento orgoglioso di essere un
“giaurro”.
HAIK
diciotto anni. Lo ha deciso la Corte che sta
attualmente esaminato il caso. Si allungano ancora i tempi della giustizia! Addirittura alcune fonti hanno ventilato la possibilità che Samast venga addirittura scarcerato e non giudicato dalla corte.
Qui Armenia
DEPUTATI EUROPEI IN ARTSAKH
A fine ottobre una delegazione di deputati
del Parlamento Europeo si è recata un
visita di lavoro nella Repubblica del nagorno karabakh dove ha avuto incontri con
le massime autorità del paese.
Scopo della missione è stato quello di
approfondire le tematiche legate al contenzioso in atto sulla regione.
Alcuni deputati (in particolare gli on. Michele Rivasi e Damien Abad) hanno sottolineato come sia inaccettabile che centinaia di migliaia di armeni vittime di pogroms e deportazioni da parte delle autorità azere siano privati dello status internazionale di rifugiati ed hanno proposto
ulteriori indagini europee sui crimini commessi a danno della popolazione armena.
Nel ricordare il ruolo fondamentale dell’Osce nel processo di pace i membri dell’Europarlamento hanno sottolineato le
ragioni anche legali del Nagorno Karabakh ed in particolare il proprio diritto
all’autodeterminazione fondato sulle leggi
esistenti all’epoca in Unione Sovietica.
Soddisfazione per la visita è stata espressa
dalla Federazione Euroarmena che si è
altresì augurato un ancora più deciso intervento della Unione Europea.
on line
CHIESA ARMENA IN TURCHIA
Un’altra chiesa armena in Turchia potrebbe ritornare a svolgere la sua funzione; è
quella di San Giragos a Diyarbakir, abbandonata dal 1978, i cui lavori di restauro e
messa in sicurezza dovrebbero essere ultimati nel 2011. Tre settimane or sono nel
tempio sono state recitate alcune preghiere
alla presenza di autorità civili e religiose
nonché di esponenti della piccola comunità
armena locale. Il sindaco della città ha
pronunciato parole distensive ed ha salutato con soddisfazione l’avvio dei lavori (foto
INVASIONE TURCA …
Tuna Beklevic, leader del partito Forte
Turchia, ed un suo compagno sono stati
fermati a Yerevan dopo che avevano varcato clandestinamente il confine tra i due
stati. In realtà il loro ingresso in Armenia
era stato abbondantemente pubblicizzato
con tanto di foto mentre guadavano a piedi
nudi il fiume Arax.
Beklevic ha dichiarato di essere stato trat-
sotto).
DINK
Ogun Samast, l’assassino di Hrant Dink,
sarà processato dal Tribunale dei Minori
perché all’epoca del fatto aveva meno di
tato con riguardo dalle autorità di sicurezza armene che gli hanno chiesto conto del
suo gesto prima di lasciarlo ripartire alla
volta delle Georgia dove il politico ha
tenuto una conferenza stampa per spiegare
la sua iniziativa mirata a sensibilizzare le
autorità turche ad aprire la frontiera fra i
due paesi e rivitalizzare così la stagnante
economia dell’est Turchia.
Pagina 6
7
Akhtamar
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Salita san Nicola da Tolentino 17
00187 Roma
Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità
armena di Roma
on line
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Continuano a morire i ragazzi armeni del Karabakh colpiti dai cecchini azeri nell’indifferenza dell’Osce
Bollettino interno a cura del Consiglio
per la Comunità armena di Roma
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il numero 105
esce il
1 dicembre 2010
È ormai uno stillicidio continuo.
Cadono ad uno ad uno, colpiti dai
codardi cecchini azeri. L’ultimo è un
altro ragazzo di venti anni, Harut Grigoryan, colpito alla testa il 26 ottobre
lungo la linea di demarcazione nei
pressi di Martakert.
Uno stillicidio di giovani vite nell’indifferenza pressoché totale degli organismi mondiali.
Mentre il leader azero tuona minacce
di guerra, i suoi ossequiosi militari
continuano a sparare contro le postazioni di difesa dell’Artsakh.
Decine, centinaia di violazioni del
cessate il fuoco ogni giorno.
Nel solo mese di ottobre sono stati tre
i ragazzi armeni che hanno perso la
vita per difendere la propria terra.
Manvuel Saribekyan, catturato dal
nemico nel corso di una scorribanda
in territorio armeno, è stato trovato
“suicidato” nella prigione dove era
detenuto; Vitaly Igityan è caduto il 14
ottobre colpito dall’ennesimo tiro di
precisione di un cecchino.
A settembre era stata la volta di Andranik Sargsyan ed a giugno in quattro avevano perso la vita nel corso di
un tentativo di incursione azero.
Sarebbe bastato, forse, un deciso
richiamo dell’OSCE nei confronti del-
l’Azerbaigian per risparmiare la vita a
questi ragazzi che altra colpa non
avevano se non di difendere la propria terra armena.
Continuano a sparare i codardi cecchini azeri. Ore di attesa, di mira, per
la soddisfazione di vedere cadere il
nemico. Gesti as-solutamente inutili,
che certo non spostano l’esito del
conflitto, mirati unicamente ad alzare
la tensione e la posta in gioco nelle
trattative diplomatiche in corso.
L’accordo di fine ottobre sullo scambio dei prigionieri e dei corpi è niente
più che una macabra rappresentazione di una realtà virtuale.
Fin tanto che l’Azerbaigian continuerà ad attaccare, sparare, uccidere,
non vi potrà essere alcuna soluzione.
Forse è proprio questo che Aliyev
cerca: un nuovo bagno di sangue nel
disperato e vano tentativo di riprendersi ciò che non è mai stato suo.
Intanto, a causa dei suoi sporchi
giochi di guerra e di politica (a novembre ci sono le elezioni in Azerbaigian) altri ragazzi muoiono.
Altri lutti, altre lacrime.
L’OSCE tace, ed intanto controlla il
prezzo del greggio...
ISBN: 9788865600009
Autore: Emanuele Aliprandi
Collana: Saggistica
Pagine: 136
Prezzo: 12,00 €
Si può acquistare in tutte le più
importanti librerie
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KARABAKH
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