1 Anno 5, Numero 104 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT 15 novembre 10—XCVI M.Y. Akhtamar on line IL NOSTRO KARABAKH C’è una piccola terra abitata da un grande popolo. Il Nagorno Karabakh (o Garapagh, come lo chiamano gli armeni della Diaspora), l’antico armeno Artsakh, ha sempre lottato per il proprio sacrosanto diritto all’autodeterminazione. Annesso per scellerate scelte politiche staliniane all’Azerbaigian sovietico, diverso per etnia, cultura, lingua e religione, spinto infine a ricercare la libertà attraverso una lotta lunga e piena di sacrifici. La comunità internazionale così solerte ad accorrere in difesa ora di questo ora di quell’altro popolo (specie quando c’è di mezzo il petrolio o qualche importante interesse diplomatico) sembra poco attenta alle vicende dell’Artsakh. Come per il genocidio armeno del 1915, molti fanno finta di non vedere. Conoscono, comprendono, le ragioni del Karabakh: ma ad esse antepongono altri interessi, prevalentemente economici. Così, quella guerra interrotta nel 1994 con il cessate-il-fuoco non ha ancora avuto il suggello di un definitivo trattato di pace. Il Garapagh (o Karabakh come lo pronunciano gli armeni dell’Armenia) nel frattempo è divenuto una repubblica salda, con proprie efficienti istituzioni politiche ed amministrative, e dove si svolgono libere elezioni. Ad oggi, nonostante ne abbia pieno diritto, la Repubblica del Nagorno Karabakh non ha ancora ottenuto un pieno riconoscimento internazionale. Noi abbiamo il dovere morale di sostenere il popolo dell’Artsakh perché la sua lotta, prima ancora che per la libertà della Patria, è stata condotta in difesa della armenità, del diritto e dell’orgoglio di essere armeni. Sommario Far conoscere storia e diritti del Karabakh 2 Al via un progetto italiano 2 Le ragioni del Karabakh 3 Pagina armena 5 Siamo tutti “giaurri” 6 Qui Armenia 6 Il silenzio degli innocenti 7 Bollettino interno di iniziativa armena Consiglio per la Comunità armena di Roma 2 Akhtamar on line far conoscere storia e diritti del Karabakh Perché ad oltre tre lustri di distanza dalla riconquistata libertà ed indipendenza la Repubblica del Nagorno Karabakh non ha ancora ottenuto quel pieno riconoscimento internazionale che invece non è mancato in altre situazioni come ad esempio nel caso del Kosovo? I motivi sono sostanzialmente due. In primo luogo vi sono forti pressioni diplomatiche che ad oggi impediscono di vedere garantito il sacrosanto diritto del popolo armeno dell’Artsakh. In un sistema politico che spesso finge di non vedere, di ignorare, la questione del Genocidio armeno del 1915 non ci meravigliamo che sul contenzioso karabakho chiuda non uno ma entrambi gli occhi. In gioco ci sono forti interessi: i rapporti con la Turchia, in primo luogo ma non solo. Si pensi che il principale prodotto dell’economia azera è il petrolio, quello del Nagorno Karabakh la lavorazione dei tappeti… A quale dei due paesi il mondo dedicherà maggiore attenzione? Eppure questa (immorale) ragione non è la sola a tenere ancora lontano il NK dai suoi diritti. In aggiunta a tutte le motivazioni politiche e diplomatiche dobbiamo purtroppo riscontrare una profonda ignoranza, a cominciare dagli stessi media internazionali, sulla materia. Non si tutelano a sufficienza i diritti del Karabakh perché non si conoscono; sono ignorate le ragioni storiche che hanno portato alla nascita della Repubblica, i fondamenti legali che la sostengono. Quella del Nagorno Karabakh sembra essere null’altro che una contesa bellica, l’ennesima rivendicazione territoriale scaturita da attriti fra popolazioni di etnia diversa. Nulla di tutto questo; anzi non solo questo. Le vere ragioni del Karabakh stanno nella sua storia antica e moderna, nello sviluppo degli avvenimenti che hanno portato allo scoppio della guerra ma anche e soprattutto nella legislazione vigente all’epoca che garantisce la liceità e la giustezza del percorso compiuto dagli armeni dell’Artsakh. Tutti fattori che vengono, involontariamente o meno, ignorati. I diritti del Karabakh sono ignorati ma nel senso letterale del termine. Ed allora, giacché sulle questioni politiche internazionali possiamo fare davvero ben poco se non far sentire forte la nostra voce, ecco che dal punto di vista dell’informazione ciascuno può dare il suo piccolo contributo a favore della conoscenza dei diritti dei nostri fratelli che, è doveroso ricordarlo, per quelle poche migliaia di chilometri quadrati si sono battuti e in molti casi hanno dato anche la vita. Salutiamo dunque con piacere ed attenzione questa iniziativa italiana volta ad informare l’opinione pubblica sulle ragioni del Karabakh; ci auguriamo che quella cortina di disinformazione che ancora ammanta la questione venga rapidamente dissolta e sia fatta luce sui sacrosanti diritti di un popolo che chiede solo di vivere in pace. Al via un progetto italiano per il Karabakh Potremmo chiamarlo “ITAKa” ossia “Iniziativa Italiana per il Karabakh”. È un gruppo di lavoro nato con lo scopo di portare informazione sui diritti del Karabakh, far conoscere le sue ragioni, spingere media ed opinione pubblica verso il pieno riconoscimento di una repubblica nata da poco ma con una grande storia alle spalle. “ItaKa”, come l’isola dalla quale Ulisse partì alla volta di un lungo viaggio ed alla quale fece alla fine ritorno. E lungo e difficile sarà il percorso da affrontare per giungere infine in porto; contro l’ignoranza ed il menefreghismo della gente, gli interessi politici, l’ostilità del nemico. Con ANNO 5, NUMERO 104 pochi mezzi, il generoso aiuto di qualche amico, ma sopra tutto la voglia di impegnarsi per una giusta causa . L’iniziativa non vuole, nelle intenzioni dei promotori, essere uno strumento di propaganda ma piuttosto un mezzo di riflessione e confronto su una realtà ancora da troppi ignorata. È fuor di dubbio che il cittadino italiano medio non abbia la minima idea non solo della sostanza del problema ma neppure dell’ubicazione dello stesso Garapagh. È però grave se l’ignoranza colpisce gli operatori del settore dell’informazione, le istituzioni, i politici. “ITAKa” vuol solo far conoscere per far capire le ragioni di un popolo. A volte basta poco per arrivare alla pace. Pagina 2 3 Akhtamar on line UNA INIZIATIVA ITALIANA PER IL KARABAKH Sito web “www.karabakh.it” Viene lanciato on line un sito che raccoglie informazioni, cronaca, storia del Karabakh. Con una news letter ed una rassegna stampa dedicate esclusivamente all’Artsakh. Editoria sul Karabakh Il progetto vuole favorire lo sviluppo di editoria sul Nagorno Karabakh. Si comincia da “LE RAGIONI DEL KARABAKH”, primo volume in italiano sulla storia del Karabakh e sulla cronaca della guerra. Con informazioni sulla attuale Repubblica. Materiale multimediale Opuscoli e video sul Karabakh Conferenze ed incontri con il pubblico LE RAGIONI DEL Una delle ragioni che hanno spinto alla pubblicazione di questo libro è la pressoché totale assenza di bibliografia italiana sul Karabakh. Uniche eccezioni il pregevole on the road di Pietro Kuciukian “Giardino di tenebra, viaggio in Nagorno Karabagh” edito da Guerini ed Associati nel 2003 ed il volume “Gharabagh” a cura di M. Comneno, P.Cuneo, S.Manoukian (Oemme, 1988). Recentemente è uscita per i tipi della Polaris, a cura di Nadia Pasqual, la prima guida in italiano sull’Armenia che comprende anche un interessante capitolo sul Nagorno Karabakh. Oltre a qualche breve dispensa universitaria o articolo su riviste di politica internazionale non vi è altro di specifico da segnalare. Sul Caucaso in generale rappresentano un utile approfondimento i lavori del prof. Aldo Ferrari, fra i quali segnaliamo “Breve storia del Caucaso” (Carocci, 2007) e “Il Caucaso” (Edizioni Lavoro, 2008). Ed ancora da segnalare l’interessante volume di Marco Bais, “Albania caucasica” (Mimesis, 2001). C’era quindi la necessità che anche i lettori italiani interessati all’argomento avessero la possibilità di leggere nella propria lingua la vicenda (aggiornata) del Karabakh. “Storia di una piccola terra e di un grande popolo” recita il sot-totitolo. Il volume si articola sostanzialmente in cinque sezioni. Una prima dedicata alle “coordinate”: il nome, la collocazione geografica, un breve cenno alla storia dell’Artsakh. Una seconda incentrata sulle tappe che K ARABAKH hanno portato alla formazione del moderno Nagorno Karabakh a partire dagli anni Venti. La terza parte del libro ripercorre minuziosamente la cronaca delle vicende prebelliche e belliche fino all’accordo di cessate il fuoco del 1994. La quarta sezione è dedicata alle trattative di pace con una approfondita analisi delle posizioni sostenute dalle parti in causa ed è aggiornata a poche settimane or sono. L’ultima parte, infine, traccia un veloce quadro dell’attuale assetto amministrativo e politico della Repubblica del Nagorno Karabakh. Si tratta, in buona sostanza, di un lavoro informativo particolareggiato ma di scorrevole lettura che chiarisce la questione karabakha attraverso anche la valutazione di tutti quegli aspetti politici e legali che la caratterizzano. Attraverso la ricostruzione delle vicende di guerra il lettore viene portato nello scenario dell’epoca: il dissolvimento dell’Unione Sovietica, la guerra di potere all’interno della stessa, le vicende politiche dell’Armenia e dell’Azerbaigian, il problema petrolio ed il precedente del Kosovo. Un utile strumento per conoscere o approfondire un argomento ancora troppo poco conosciuto. Ma il libro vuole essere in primo luogo, grazie anche alla sottolineatura di tutte le ragioni legali e giuridiche che sostengono il diritto dell’Artsakh, una base di conoscenza affinché quella splendida terra possa dire addio definitivamente a qualsiasi minaccia bellica e, raggiunto finalmente il consenso internazionale, abbia di fronte solo un futuro di pace e prosperità. Pagina 3 4 Akhtamar Perché l’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha il diritto ad essere una repubblica indipendente internazionalmente riconosciuta? Uno È una terra armena, da sempre abitata dagli armeni che hanno sempre costituito la maggioranza assoluta della popolazione. Non sono mancati periodi nei quali è stata sottoposta a dominazioni straniere (in particolare persiani e russi) ma questo non ha fatto venire meno la sua amenità. Ha conservato le caratteristiche peculiari della sua cultura, la lingua e la religione cristiana. L’alfabeto armeno, ideato dal monaco Mashtots, è nato proprio tra le sue montagne (nel monastero di Amaras nel quinto secolo). Due L’annessione all’Azerbaigian nel 1921 fu frutto di una decisione politica presa dal Comitato centrale del partito comunista di Mosca per esplicito volere di Stalin. In precedenza l’apposita Commissione incaricata di decidere l’appartenenza amministrativa del Karabakh aveva decretato in favore dell’Armenia. In questo senso tutte le assemblee locali del Karabakh si erano sempre pronunciate. Peraltro la stessa repubblica azera (19181919) non fu mai ufficialmente riconosciuta dalla comunità internazionale. Tanto è vero che la sua richiesta di ammissione alla Lega delle Nazioni venne respinta (1 dicembre 1920) dal Comitato preposto all’esame. Nel memorandum del Segretario Generale (novembre 1920, 20/48/108) si legge tra l’altro che il territorio della Repubblica dell’Azerbaigian “occupando un’area di 40.000 miglia quadrate risulta non aver mai costituito uno Stato ma è sempre stato incluso in più grandi gruppi come i Mongoli o i Persiani e, dal 1813, l’Impero Russo. Il nome Azerbaigian che era stato scelto per la nuova repubblica è anche quello della vicina provincia persiana”. Ed ancora più avanti viene riportato che “è difficile accertare l’esatto limite del territorio entro il quale il governo dell’Azerbaigian esercita la propria autorità”. Tre Il 7 luglio del 1923 viene creata, in seno alla Repubblica socialista federativa sovietica transcaucasica” la “Regione autonoma del Nagorno Karabakh” (oblast NKAO). Questa, ancorché comprendente solo una limitata porzione del Karabakh, teoricamente avrebbe dovuto essere svincolata dall’Azerbaigian (la cui repubblica socialista sovietica assumerà l’assetto definitivo solo nel 1936). De facto il potere centrale annullerà completamente l’autonomia promessa sulla carta. Quattro Il 30 agosto 1991 l’Azerbaigian vota la propria indipendenza dall’Unione Sovietica. Tre giorni dopo il Soviet del Karabakh si pronuncia per il totale distacco dall’Azerbaigian. La decisione viene presa in forza della legge del 3 aprile 1990 dell’Unione Sovietica (“Norme riguardanti la secessione di una ANNO 5, NUMERO 104 on line repubblica dall’Urss”) che consente alle regioni autonome di distaccarsi da una repubblica qualora questa si sia precedentemente staccata dall’Urss. In buona sostanza, ammesso e non concesso che il Nagorno Karabakh fosse giuridicamente legato all’Azerbaigian, nel momento in cui questa repubblica decide di staccarsi dall’Unione la regione autonoma karabakha è autorizzata a non ritenersi vincolata da tale decisione ed a rimanere nell’ambito dell’Unione. È questo un passaggio importantissimo. Il Nagorno Karabakh dichiara la propria indipendenza dall’Azerbaigian in virtù di una legge in vigore nell’Unione ed ancora vincolante per tutti i paesi membri. Quindi, pressoché contemporaneamente, le due entità (quella azera e quella karabakha) legiferano sulla natura del loro rapporto con l’Unione Sovietica. Baku se ne distacca (e qualche settimana più tardi confermerà l’indipendenza con l’adozione della Costituzione) mentre Stepanakert, forte della legislazione ancora vigente, sancisce il proprio diritto a tagliare qualsiasi legame giuridico con l’Azerbaigian. Si creano in buona sostanza due nuovi stati, ciascuno dei quali fondante il proprio diritto all’autodeterminazione sulla base della normativa vigente. Sette Il Kosovo, che pure non si trovava nella stessa situazione del Karabakh, ha ottenuto piena indipendenza; anzi in difesa dei kosovari l’occidente ha militarmente attaccato la Serbia. Perché la situazione del Nagorno Karabakh dovrebbe essere trattata diversamente? Cinque Questo è un altro passaggio fondamentale per capire le ragioni del Karabakh. Il nuovo Azerbaigian rigetta la precedente repubblica sovietica (nata nel 1920) al punto da considerare il potere sovietico in Azerbaigian alla stregua di una annessione della Russia sul legale governo democratico precedentemente costituito; viene quindi attuato un passaggio diretto tra la prima repubblica azera (28/05/18 – 28/04/20) e la nuova e viene considerato non più valido il Trattato di stabilimento dell’Urss del 30 dicembre 1922. Ma, come abbiamo avuto modo di verificare precedentemente (punto due), la repubblica del 1918 venne costituita senza alcun riconoscimento formale da parte del consesso internazionale al punto che la stessa Lega delle Nazioni rifiutò la domanda di ingresso motivando tra l’altro il proprio diniego con l’indefinibilità del territorio amministrato da Baku. L’aver quindi rigettato l’eredità giuridica della repubblica sovietica ha determinato per la nuova repubblica dell’Azerbaigian la perdita di tutte le pretese sui territori che (arbitrariamente) le erano stati assegnati. Due L’Azerbaigian è storico e politico alleato della Turchia che dal 1993 tiene chiusa la propria frontiera con l’Armenia proprio per solidarietà con il consanguineo popolo azero. Così come la diplomazia internazionale ha “paura” di urtare Ankara sul tema del genocidio armeno del 1915 allo stesso modo e per le stesse ragioni cerca di mantenere un basso profilo sulla questione karabakha. Sei Nonostante dal punto di vista del diritto interno ed internazionale non avesse alcun titolo per accampare pretese sul Nagorno Karabakh (o, nella più benevola delle ipotesi, non avesse più alcun titolo al riguardo), l’Azerbaigian persegue una politica finalizzata all’annessione del Nagorno Karabakh. Il suo esercito invade (31 gennaio 1992) la regione che cerca di occupare militarmente. Perché nonostante tali evidenze la Repubblica del Nagorno Karabakh non è ancora riconosciuta a livello internazionale? Uno La principale fonte di reddito dell’Azerbaigian è il petrolio: ne vengono estratti oltre sette miliardi di barili l’anno che rappresentano lo 0,6% del mercato mondiale. Dal mar Caspio partono gli oleodotti che raggiungono la Turchia, la Russia e l’Europa meridionale. Le principali fonti di reddito del Karabakh sono la lavorazione dei tappeti, l’allevamento, l’agricoltura … Tre Sulla questione del Nagorno Karabakh c’è molta ignoranza, non si conoscono i termini della questione. Anche a livello più elevato si disconoscono i principi giuridici che stanno alla base della rivendicazione dell’Artsakh. Il documento di questa pagina è tratto da una pubblicazione divulgativa edita da “ITAKa - Iniziativa italiana per il Karabakh” www.karabakh.it Pagina 4 5 Akhtamar Հռոմի Մալոյեան Մշակութային Կեդրոնի մէջ տեղի ունեցաւ Lumi di Sapienza 2011 տարւոյն ՜՜Օրացոյց-ալպոմի՝՝ շնորահանդէսը։ տեղեկութիւններ քաղելու՝ հայ մանրանկարչութեան մասին. նաեւ այն հարուստ հաւաքածոյին մասին որ կը գ տ ն ո ւ ի կ ա ր ե ւ ո ր ա գ ո յ ն մատենադարաններու մէջ։ Խօսք առաւ նաեւ (ի շարս որոնց) Giovanna Parravicini-ն ՜՜Օրացոյցը խմբագրողը՝՝ որ խօսեցաւ այս տարուան թեմայի ընտրութեան եւ այս ՜՜ալպոմը՝՝ իրագործելու հանգրուաններուն՝ պէտք եղած աշխատանքին մասին։ Ի դէպ՝ այս հսկայ գործին հեղինակներն են. Նախաձեռնութեամբ՝ Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդին եւ ''La Casa di Matriona'' հրատարակչութեան, Ուրբաթ 12 Նոյեմբերի երեկոյեան՝ Մալոյեան Մշակութային Կեդրոնին մէջ տեղի ունեցաւ Lumi di Sapienza Օրացոյցի պաշտօնական ներկայացումը։( Գործը՝ նախապէս ներկայացուած էր Միլանոյի մէջ)։ Քրիստոնեայ Ռուսաստան հաստատութեան ''La Casa di Matriona'' հրատարակչութիւնը երեսուն տարիէ ի վեր եւ ամէն տարի լոյս կ՝ընծայէ յատուկ Օրացոյց մը. եւ այս անգամ՝ (2011 տարւոյն համար) ընտրած է ՜՜հայ մանրանկարչութիւնը՝՝ թեման, ներկայացնելով՝ Զ. դարէն մինչեւ ԺԶ. դարու հայ մանրանկարչութեան գլուխ գործոցներու նմոյշներ։ Արդարեւ 2011 տարուայ օրացոյցը մանրանկարներու սքանչելի հաւաքածոյ մը կարելի է նկատել, առնուած եւ Ե ր ե ւ ա ն ի վ ե ր ա տ պ ո ւ ա ծ ՝ Մատենադարանէն եւ Վենետիկի՝ Մխիթարեան Հայրերու Ս. Ղազար վանքի ժողովածուներէն։ Նշենք թէ այս երեկոյին՝ օրացոյցի շնորահանդէսին, ներկայ էին մեծ թիւով հայեր եւ իտալացիներ։ Հռոմի Հայ Համայնքի Խորհուրդի փոխ նախագահը՝ Տիար Ռոպէր Աթթարեան ողջունեց ներկաները, եւ իր ուրախութիւնը յայտնեց որ այս տարի Օրացոյց-ալպոմին համար հրատարակչութիւնը ընտրած է հայ մանրանկարչութիւնը թեման. ՜՜Ասիկա մեծ պատիւ է մեզի՝ (հայերուս համար) ըսաւ ան. քանի որ կը ճանչցնէ հայ ստեղծագործութիւնները , եւ բոլոր անոնք որոնք կ՝ունենան այս օրացոյցը կարելիութիւն կ՝ունենան մանրամասն ANNO 5, NUMERO 104 Երեւանի մատենադարանէն Սիրանուշ Մանուկեան եւ Զարուհի Յակոբճեան. ու Վենետիկի Studium Generale Marcianum հիմնարկէն Alberto Peratoner ը։ Աւելցնենք որ 2010-ի Յուլիսին լոյս տեսած՝ այս 50 էջնոց մեծ օրացոյցէն՝ (որը իտալերէնով է) կարելի է նաեւ գտնել ((ֆրանսերէն, ռուսերէն եւ գերմաներէն լեզուներով))։ Թղթատելով՝ ՜՜Գիտութեան Ճառագայթները՝՝ անունով այս Օրացոյցը կարելի է ծանօթանալ ՜՜Հայ ազգի քրիստոնէացումի պատմութեան, հազարամեայ մանրանկարչութեան, հայ եկեղեցւոյ հայրերուն ու անոնց գործերուն, կայ նաեւ՝ Նարեկացիի յօրինումներէն տողեր ու այլ նկարներու նմուշներ փոքր չափով եւ ոչ գունաւոր։ Կարգ մը տեղեկութիւններ Օրացոյցի մէջ տեղ գտած իւրքանչիւր ամսուայ մանրանկարին մասին . իւրաքանչիւր ամսուայ պատկերը հիմնուած է յաճախ այդ ամսոյն կարեւոր տօնին վրայ։ Ներկաները այս առթիւ հարցումներ ուղղեցին հեղինակին՝ Տիկին Giovanna Parravicini-ին որոնց ան պատասխանեց սիրայօժար։ Հուսկ՝ խօսք առաւ գերյարգելի Հ. Գէորգ Ծ. վրդ. Նորատունկեան որ մեծապէս գնահատեց այս ՜՜Օրացոյցին՝՝ համար կատարուած աշխատանքը։ Շնորհաւորական խօսք ուղղեց խմբագրին՝ Giovanna Parravicini-ին եւ հայ ու իտալացի գործակիցներուն՝ մանրանկարներու բծախնդիր ընտրանքներուն համար, նաեւ՝ անոնց կցուած կարեւոր տեղեկութիւններուն համար։ Շնորհակալութիւն յայտնեց նաեւ ''՜La Casa on line di Matriona'' հրատարակչութեան, որ ընտրեց հայկական մանրանկարչութեան թեման. արդարեւ, ըսաւ ան, Հայ ժողովուրդը եղաւ Առաջինը որ քրիստոնէութիւնը ընդունեց որպէս պետական կրօնք, աւելի քան 1700 տարիներ առաջ, շնորհիւ Ս Գրիգոր Լուսաւորիչին։ Գերյարգելի վրդ.ը նաեւ՝ շնորհակալութիւն յայտնեց երեկոյթը կազմակերպողներուն՝ Հռոմի Հայ Համայնքի խորհուրդին, որ միշտ նման հանդիպումներ կը կազմակերպէ։ Ինչպէս գիտէք, Մալոյեան Մշակութային մէջ, բազմաթիւ կեդրոնին գործունէութիւններ կը կատարուին հայապահպանման ի խնդիր ու նաեւ հայ մշակոյթն ու պատմութիւնը իտալացիներուն ծանօթացնելու նպատակով։ Դառնալով ՜՜Lumi di sapienza՝՝ Օրացոյց Ալպոմին, կրնանք ըսել՝ որ անիկա օգտաշատ գիտելիքներու աղբիւր մըն է, եւ տան մէջ, գեղեցիկ ՜՜tableau՝՝ պատի նկար մը ։ Իտալիոյ Մօտ Հ Հ Արտակարգ Եւ Լիազօր Դեսպան՝ Տիար Ռուբէն Կարապետեանի Կոչը Իտալահայ Կազմակերպութիւններու Պատասխանատուներուն։ Տիար Ռուբէն Կարապետեան' Իտալիոյ մօտ Հ Հ արտակարգ եւ լիազօր դեսպանը, կոչ ուղղած է Իտալահայ Կազմակերպութիւններու պատասխանատուներուն նշելով որ. Համահայկական Ե. խաղերը տեղի պիտի ունենան 2011-ի՝ Օգոստոս 13-21 Հայաստանի մէջ։ (ըստ Համահայկական խաղերու համաշխահային Կոմիտէի որոշումին) Կոմիտէն եւ Տիար Զոհրապ Մալէք՝ Հռոմի մէջ գիւղատնտեսութեան պարէնի եւ կազմակերպութեան մօտ Հայաստանի դեսպանը, կ՝աջակցին խր ախուսելու՝ իտալահայ մարզիկները մասնակցելու այս խաղերուն, խնդրելով Իտալիոյ մէջ հայ կ ա զ մ ա կ ե ր պ ո ւ թ ի ւ ն ն ե ր ո ւ պատասխանատուներուն աջակցութիւնը, ապահովելու համար իտալահայ երիտասարդութեան ներկայացուցիչներու մասնակցութիւնը, քանի որ այս միջոցառումը կը միաւորէ համայն աշխարհի հայ մարզիկները։ Համահայկական Խաղերու վերաբերեալ մանրամասն տեղեկութիւններ ստանալու համար կարելի է այցելել www.panarmeniangames.am համացանցային կայքէջը։ Քաղուած՝ www.vaticanradio.org կայքէջէն Pagina 5 6 Akhtamar IL SASSOLINO DI HAIK Siamo tutti “giaurri” Qualche settimana or sono, si era a metà ottobre se la memoria non mi inganna, un ministro della Repubblica di Turchia, tale Faruk Çelik lavoro e della sicurezza sociale, se ne è uscito in un dibattito televiso apostrofando i cristiani con il termine di “gavur” (giaurro). Termine questo - e mi faccio aiutare dal dizionario - significa “spregiativamente, per i turchi ottomani, non musulmano, infedele, spec. cristiano”. Ora, se a pronunciare un tale epiteto, fosse un qualche leader ultra nazionalista (in Turchia come altrove non mancano mai...) la cosa finirebbe lì: l’ennesima offesa, di stampo ottomano, come purtroppo se ne sentono spesso nella “moderna” Turchia. Ma, proferito da un ministro della repubblica, e per di più di un dicastero importante, l’insulto suona più che una semplice offesa o una caduta di stile. È la cartina di tornasole di un diffuso orgoglio nazionalista impastato con una mai sopita ambizione di conquista, arricchito dal disprezzo verso tutti gli altri (i non turchi). A ben vedere, forse, l’elemento religioso c’entra poco o niente: anche se il Çelik milita nelle fila dell’AKP, ilo partito islamico di governo, che sembra voler spingere ogni giorno di più verso una più marcata islamizzazione della società turca. Quello che preoccupa, e le parole di questo politico sono ben chiare, è la mancanza di qualsivoglia apertura morale prima ancora che giuridica nei confronti delle minoranze in Turchia. ANNO 5, NUMERO 104 Qui gli armeni, ormai ridotti ad uno sparuto drappello come tutte le altre etnie non turche, non sono il bersaglio principale ma semplicemente fanno parte del gruppo degli “infedeli”: i don Santoro, i mons. Padovese, gli Hrant Dink. Tutti giaurri, infedeli, i paria della moderna Turchia, pura e dura, che non guarda in faccia nessuno. Mi sento orgoglioso di essere un “giaurro”. HAIK diciotto anni. Lo ha deciso la Corte che sta attualmente esaminato il caso. Si allungano ancora i tempi della giustizia! Addirittura alcune fonti hanno ventilato la possibilità che Samast venga addirittura scarcerato e non giudicato dalla corte. Qui Armenia DEPUTATI EUROPEI IN ARTSAKH A fine ottobre una delegazione di deputati del Parlamento Europeo si è recata un visita di lavoro nella Repubblica del nagorno karabakh dove ha avuto incontri con le massime autorità del paese. Scopo della missione è stato quello di approfondire le tematiche legate al contenzioso in atto sulla regione. Alcuni deputati (in particolare gli on. Michele Rivasi e Damien Abad) hanno sottolineato come sia inaccettabile che centinaia di migliaia di armeni vittime di pogroms e deportazioni da parte delle autorità azere siano privati dello status internazionale di rifugiati ed hanno proposto ulteriori indagini europee sui crimini commessi a danno della popolazione armena. Nel ricordare il ruolo fondamentale dell’Osce nel processo di pace i membri dell’Europarlamento hanno sottolineato le ragioni anche legali del Nagorno Karabakh ed in particolare il proprio diritto all’autodeterminazione fondato sulle leggi esistenti all’epoca in Unione Sovietica. Soddisfazione per la visita è stata espressa dalla Federazione Euroarmena che si è altresì augurato un ancora più deciso intervento della Unione Europea. on line CHIESA ARMENA IN TURCHIA Un’altra chiesa armena in Turchia potrebbe ritornare a svolgere la sua funzione; è quella di San Giragos a Diyarbakir, abbandonata dal 1978, i cui lavori di restauro e messa in sicurezza dovrebbero essere ultimati nel 2011. Tre settimane or sono nel tempio sono state recitate alcune preghiere alla presenza di autorità civili e religiose nonché di esponenti della piccola comunità armena locale. Il sindaco della città ha pronunciato parole distensive ed ha salutato con soddisfazione l’avvio dei lavori (foto INVASIONE TURCA … Tuna Beklevic, leader del partito Forte Turchia, ed un suo compagno sono stati fermati a Yerevan dopo che avevano varcato clandestinamente il confine tra i due stati. In realtà il loro ingresso in Armenia era stato abbondantemente pubblicizzato con tanto di foto mentre guadavano a piedi nudi il fiume Arax. Beklevic ha dichiarato di essere stato trat- sotto). DINK Ogun Samast, l’assassino di Hrant Dink, sarà processato dal Tribunale dei Minori perché all’epoca del fatto aveva meno di tato con riguardo dalle autorità di sicurezza armene che gli hanno chiesto conto del suo gesto prima di lasciarlo ripartire alla volta delle Georgia dove il politico ha tenuto una conferenza stampa per spiegare la sua iniziativa mirata a sensibilizzare le autorità turche ad aprire la frontiera fra i due paesi e rivitalizzare così la stagnante economia dell’est Turchia. Pagina 6 7 Akhtamar WWW.COMUNITAARMENA.IT Salita san Nicola da Tolentino 17 00187 Roma Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità armena di Roma on line IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI Continuano a morire i ragazzi armeni del Karabakh colpiti dai cecchini azeri nell’indifferenza dell’Osce Bollettino interno a cura del Consiglio per la Comunità armena di Roma WWW.COMUNITAARMENA.IT Akhtamar on line è un BOLLETTINO INTERNO edito da comunitaarmena.it Per riceverlo gratuitamente è sufficiente essere già inseriti nella mailing list del sito; chi non lo sia, può aderire con una mail al nostro indirizzo e la dicitura “SI Akhtamar”; se non si desidera più ricevere il bollettino indirizzare una mail ([email protected]) con l’indicazione “NO Akhtamar” e sospenderemo l’invio. il numero 105 esce il 1 dicembre 2010 È ormai uno stillicidio continuo. Cadono ad uno ad uno, colpiti dai codardi cecchini azeri. L’ultimo è un altro ragazzo di venti anni, Harut Grigoryan, colpito alla testa il 26 ottobre lungo la linea di demarcazione nei pressi di Martakert. Uno stillicidio di giovani vite nell’indifferenza pressoché totale degli organismi mondiali. Mentre il leader azero tuona minacce di guerra, i suoi ossequiosi militari continuano a sparare contro le postazioni di difesa dell’Artsakh. Decine, centinaia di violazioni del cessate il fuoco ogni giorno. Nel solo mese di ottobre sono stati tre i ragazzi armeni che hanno perso la vita per difendere la propria terra. Manvuel Saribekyan, catturato dal nemico nel corso di una scorribanda in territorio armeno, è stato trovato “suicidato” nella prigione dove era detenuto; Vitaly Igityan è caduto il 14 ottobre colpito dall’ennesimo tiro di precisione di un cecchino. A settembre era stata la volta di Andranik Sargsyan ed a giugno in quattro avevano perso la vita nel corso di un tentativo di incursione azero. Sarebbe bastato, forse, un deciso richiamo dell’OSCE nei confronti del- l’Azerbaigian per risparmiare la vita a questi ragazzi che altra colpa non avevano se non di difendere la propria terra armena. Continuano a sparare i codardi cecchini azeri. Ore di attesa, di mira, per la soddisfazione di vedere cadere il nemico. Gesti as-solutamente inutili, che certo non spostano l’esito del conflitto, mirati unicamente ad alzare la tensione e la posta in gioco nelle trattative diplomatiche in corso. L’accordo di fine ottobre sullo scambio dei prigionieri e dei corpi è niente più che una macabra rappresentazione di una realtà virtuale. Fin tanto che l’Azerbaigian continuerà ad attaccare, sparare, uccidere, non vi potrà essere alcuna soluzione. Forse è proprio questo che Aliyev cerca: un nuovo bagno di sangue nel disperato e vano tentativo di riprendersi ciò che non è mai stato suo. Intanto, a causa dei suoi sporchi giochi di guerra e di politica (a novembre ci sono le elezioni in Azerbaigian) altri ragazzi muoiono. Altri lutti, altre lacrime. L’OSCE tace, ed intanto controlla il prezzo del greggio... ISBN: 9788865600009 Autore: Emanuele Aliprandi Collana: Saggistica Pagine: 136 Prezzo: 12,00 € Si può acquistare in tutte le più importanti librerie (prenotandolo con il codice ISBN) o tramite il sito andmybook.it o inviando un bonifico di € 15,00 (comprese spese postali) al nostro sito (vedi comunicato di lancio). I PROVENTI DELLA VENDITA SONO DESTINATI AD INIZIATIVE A FAVORE DEL KARABAKH