K A R A B A K H . I T Osservatorio ARTSAKH Numero 3 maggio 2011 piccoli grandi passi Sommario: Piccoli grandi passi 1 Le ragioni del Karabakh 2 La liberazione di Shushi 3 Basterà una canzone? 4 La costituzione del NK 5 Notizie dall’Artsakh 6 Impariamo a chiamarlo 6 Eventi 7 Le ragioni del Karabakh Esce il primo libro in italiano sul Nagorno Karabakh. La sua storia, la sua gente, la sua guerra di liberazione, i suoi diritti. A pag. 2 La risoluzione del 7 aprile del Parlamento Europeo ha animato ancor di più il dibattito politico sia armeno che azero. In Armenia ed Artsakh si è gridato alla vittoria sostenendo che il richiamo alle realtà statuali “de facto” era un implicito segnale di riconoscimento; Baku ha viceversa negato che ciò fosse accaduto rispedendo al mittente gli entusiastici commenti. Sul nostro sito, nel notiziario di aprile, abbiamo pubblicato lo stralcio della risoluzione che riguarda proprio il passaggio incriminato. È evidente, anche da una veloce lettura del testo, che non vi compare alcun esplicito e diretto riferimento all’Artsakh o alle altre realtà regionali che si trovano nella medesima situazione (non dimentichiamoci a questo proposito che i pro- blemi del Cucaso non riguardano solo la sponda meridionale ma anche quella settentrionale). È pur vero, però, che quel richiamo a “contatti informali con i territori secessionisti” suona come un timidissimo passo in avanti delle istituzioni europee verso il riconoscimento del diritto alla autodeterminazione della repubblica del Nagorno Karabakh. “Essi esistono”. Il parlamento europeo non può più fingere di ignorarne l’esistenza, la realtà politica della regione e le prospettive future. Quindi ha buona ragione la sponda armena ha gioire, moderatamente, per la votazione dell’assise continentale; anche se il ricono-scimento è ancora lontano (e la risoluzione si è affrettata a ricordarlo per non irritare ulteriormente la sponda turca ed azera ) un piccolo ma significativo passo in avanti è stato fatto come peraltro è anche sottolineato dal passaggio sul la “dimensione regionale” del mandato dei rappresentanti UE che lavorano per la risoluzione dei conflitti. Sfumature diplomatiche che tuttavia, tra le righe, lasciano sperare in un più attivo coinvolgimento dell’Artsakh nei rapporti con l’istituzione europea. MINACCE SENZA FINE... L’arcigno ministro della difesa azero, Safar Abiyev, ha nuovamente tuonato contro l’Artsakh e l’Armenia nel corso della sua ultima visita in Turchia all’inizio di aprile. Lo ha fatto rispolverando il vocabolario completo di minacce belliche che da qualche mese a questa parte sembra essere il minimo comun denominatore di tutte le dichiarazioni ufficiali di sponda azera. “Le forze armene devono r i ti ra rs i dai te r ri to ri azerbaigiano senza alcuna precondizione. Tutti i territori debbono essere restituiti” ha dichiarato annunciando che le forze azere si stanno mobilitando per “liberare i territori”. La minaccia del ricorso alla guerra, sbandierata ogni giorno, nasconde evidenti difficoltà diplomatiche dell’Azerbaigian che finge di ignorare l’esito del conflitto scatenato e perso da Baku nel 1992. Ancora, proprio nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri azero, Mammadyarov, ha ribadito ad una delegazione di politici della PACE (Assemblea Parlamentare dell’Unione Europea) il concetto che gli armeni devono ritirarsi dai territori azerbaigiani, sottolineando che questo sarebbe il primo passo verso un accordo pacifico per la risoluzione del conflitto del Nagorno Karabakh (APA, 14 maggio). Ora, la posizione azera merita due considerazioni: in primo luogo che l’espressione “ritiro dai territori azerbaigiani” lascerebbe intendere che l’area del vecchio oblast sovietico del NK è ormai considerata non più facente parte dell’Azerbaigian che richiede l’allontanamento delle forze armene dai rayon circostanti; riesce difficile pensare che Baku voglia un ritiro completo anche da Stepanakert perché ciò equivarrebbe a riconsegnare l’Artsakh all’Azerbaigian stesso, soluzione assolutamente impensabile anche dal più ottimista dei seguaci di Aliyev. Quindi la materia del contendere non sarebbe più la sovranità sul Nagorno Karabakh ma solo la disputa territoriale sulle aree che, al termine del conflitto, sono rimaste sotto controllo armeno. E qui, però, il discorso si rovescia anche per i bordi orientali del Karabakh (Martakert e Martuni) finiti in mano agli azerbagiani e per la parte settentrionale della provincia di Shahumian dearmenizzata dalla famigerata “operazione Anello” condotta da Gorbaciov: se la precondizione per la risoluzione pacifica del conflitto deve essere il ritiro dai territori “contesi” allora lo scambio deve essere biunivoco, ossia in tutte e due le direzioni. Secondo punto. Perché gli armeni dovrebbero ritirarsi - sic et simpliciter - da quelle zone che una guerra da loro non voluta ha consegnato? L’accordo del cessate il fuoco del maggio 1994 fu voluto dagli azeri perché l’andamento del conflitto stava inesorabilmente volgendo al peggio; anzi, fu c aldamente “sollecitato” dalla comunità interna-zionale preoccupata che l’esercito di liberazione dell’Artsakh parcheggiasse i propri mezzi sul lungomare di Baku. Insomma, arrivò una sorta di invito a non giungere alle estreme conseguenze (con tutte le ripercussioni internazionali che ciò avrebbe comportato) e fermarsi laddove erano arrivati; gli armeni del Karabakh, naturalmente, accolsero la fine delle operazioni di guerra con estrema soddisfazione. Avevano vinto, l’Artsakh era stato liberato. Perché ora dovrebbero restituire il frutto di quei sacrifici? Come abbiamo avuto già occasione di sottolineare è scontato che nel momento in cui dovesse essere raggiunto un accordo di pace questo sarebbe il frutto di un compromesso; e ciò significa inevita-bilmente, presumibilmente, la restituzione di parte dei territori conquistati (e facilmente individuabili): non è chiaro perché questo passaggio non possa avvenire contestualmente alla firma dell’accordo, perché gli azeri lo vogliano come precondizione per la trattativa finale. Come potrebbe essere tranquillo l’Artsakh con i cannoni puntati a pochi chilometri dalla sua capitale? Pochi giorni or sono, l’ex ministro degli Esteri del Le ragioni del Karabakh La storia di una piccola terra, un fazzoletto gettato nel turbolento Caucaso, e di un grande popolo che lotta per il diritto all’autodeterminazione. Intorno alle vicende del Nagorno Karabakh ruotano interessi internazionali e si intrecciano fitte trame diplomatiche che coin-volgono non solo le cancellerie della regione. Il precedente Kosovo e le rotte del petrolio; la disgregazione dell’Unione Sovietica ed antichi odi. La storia di un popolo, ma soprattutto la cronaca di cinque anni di sanguinosa guerra combattuta lontano dalle prime pagine dei giornali. Mentre Armenia ed Azerbaigian cercano a fatica la strada della pace, tra proclami e venti di guerra che fanno temere un improvvisa recrudescenza del conflitto, ecco un agile e scorrevole testo ricco di notizie di cronaca ma anche di informazioni sull’attuale assetto della piccola repubblica cauca-sica. Il primo testo in italiano sull’argomento. maggio 2011 Le vicende politiche che hanno determinato il problema karabakho e la cronaca di una guerra senza esclusione di colpi; le trattative verso la pace e soprattutto le “ragioni” del Karabakh. Completa il volume una sezione dedicata all’attuale assetto istituzionale della repubblica, alla sua cultura, economia, vita sociale Un agile manuale per conoscere una terra affascinante e la sua storia. Karabakh, Arman Melikyan, ha ribadito che le concessioni territoriali non sono la chiave di risoluzione del problema; “(esse) metterebbero solo fuori gioco la Russia dal processo di negoziazione e cambierebbero la situazione geopolitica nella regione, che non è affatto nell’interesse di un Armenia dai confini bloccati” (News.am, 14 maggio). Si ritorna dunque al punto di partenza: l’Azerbaigian non può dettare condizioni ma solo cercare una soluzione ragionevole per la chiusura della questione; è impensabile che prima della firma di un accordo definitivo il Nagorno Karabakh sguarnisca i propri fianchi cedendo i territori a Baku; meno che meno è pensabile che il NK ritorni enclave isolata circondata dagli azeri, priva di adeguata protezione con l’Armenia. La strada per la pace è lastricata di concetti semplici che l’Azerbaigian finge di non capire. Nessuna precondizione sulla strada della pace Pagina 2 L’ARTSAKH FESTEGGIA LA LIBERAZIONE DI SHUSHI Il nove maggio l’Artsakh ha festeggiato il diciannovesimo anniversario della liberazione di Shushi. Fu una pietra miliare nella storia del conflitto, anzi il fondamentale punto di svolta. La città, arroccata su un’altura tra i 1400 ed i 1800 metri di altitudine era l’unica di tutto l’Artsakh a popolazione quasi esclusivamente azera: tale particolarità demografica era il frutto delle pulizie etniche che a cavallo tra gli anni Dieci e gli anni Venti in poi avevano dearmenizzato la città e per il fatto che, in quanto capoluogo amministrativo della regione, tutto il potere era in mano azera. Dalle altura di Shushi per diversi mesi gli azeri lanciarono missili Grad BM 21 (vietati dalle convenzioni internazionali se usati contro obiettivi civili) sulla nuova capitale Stepanakert che in poco tempo venne quasi completamente rasa al suolo ed i cui abitanti erano costretti a vivere nelle cantine. Sempre da Shushi gli azeri controllavano il corridoio di Lachin impe-dendo di fatto ai karabakhi di ottenere aiuti dall’Armenia. Di qui l’importanza strategica della presa di Shushi. L’operazione fu lanciata nella notte dell’otto maggio (alle 2 e 24) e durò complessivamente 26 ore. Si fronteggiavano 2500 azeri (meglio equipaggiati) e 3800 volontari armeni guidati da Arkadi TerTadevosyan (il leggendario comandante Pecor) lungo un fronte di combattimento di circa quarantacinque chilometri. Alle 4 del mattino del nove maggio la battaglia era conclusa: gli azeri avevano abbandonato Shushi (la-sciando sul campo circa duecento morti) e gli armeni ne prendevano possesso (con un bilancio di una sessantina di perdite). Ma come era avvenuta la conquista della città? Fu un formidabile insieme di coraggio e strategia tattica che condusse gli armeni a sventolare la bandiera dell’Artsakh in cima alla rocca. Arkady lanciò una serie di attacchi nei villaggi intorno a Shushi allo scopo di far uscire allo scoperto gli azeri facendo loro abbandonare la posizione privilegiata in altura. Nello stesso momento altre forze armene avrebbero circondato la città di fatto tagliandola fuori dai rifornimenti di truppe. Furono organizzate quattro compagnie (agli ordini di Karapetyan, Chechyan, Babasyan e Ohanyan) più una quinta di riserva (Ovanisyan) che avevano a disposizione quattro carri e due elicotteri da combattimento. Gli azeri che difendevano la città erano guidati dal comandante Elbrus Orujev e potevano contare su numerosi carri armati nonché sui missili Grad che tuttavia, data la vicinanza delle truppe di attacco, risultarono poco utili. Fra le fila azere militavano anche numerosi mujaheddin di diverse nazionalità fra i quali il nome più noto è quello del ceceno Basayev passato alle cronache dodici anni più tardi per la strage alla scuola di Beslana (nord Ossetia) nel 2004 e altri attentati contro obiettivi russi. Mentre il grosso della milizia impegnava il fronte azero sul lato aperto della città, un manipolo di incursori scalava la parete di roccia sul lato opposto e raggiungeva la sommità di Shushi prendendo di sorpresa i difensori che si ritrovarono fra due fuochi. I combattimenti strada per strada, da mezzogiorno in poi, videro il successo delle milizie armene, peggio equipaggiate ma molto più motivate, e nel volgere di poche ore gli azeri dovettero abbanmaggio 2011 Il monumento alla vittoria sulla strada per Shushi con il carro di Avsharyan donare in tutta fretta le posizioni fino a quel momento tenute. Il carro armato T 72 di Gagik Avsharyan fu il primo ad entrare nella città e poco dopo si imbatté in un analogo mezzo con le insegne della mezzaluna. Gagik pur avendo la peggio per la qualità inferiore del suo armamento (e due membri del carro persero la vita) riuscì a bloccare il nemico: oggi quel primo carro armeno fa bella mostra sulla strada che conduce per Shushi nel memoriale che commemora la vittoriosa battaglia. La presa della città permise agli armeni della regione di ritornare a condurre una vita quasi normale nonostante la guerra, non più costretti a subire i bombardamenti azeri e consentì qualche giorno più tardi di muovere l’attacco per liberare il corridoio di Lachin. Due successivi tentativi di controffensiva azera vennero rintuzzati. La caduta di Shushi ebbe pesanti conseguenze politiche in Azerbaigian: l’allora presidente Mutal-libov che aveva ricoperto tale carica dal 30 ottobre 1991 al 6 marzo 1992 era stato sostituito da Mam-madov e poi reinsediato (a seguito della sconfitta di Shushi) il 14 maggio 1992; quattro giorni più tardi a seguito della perdita di Lachin e delle manifestazioni di protesta a Baku era stato costretto a rassegnare le dimissioni. Mentre Turchia fremeva (e frenava la tentazione di entrare in guerra a fianco degli azeri) il popolo dell’Artsakh festeggiava una tappa fondamentale per la sua liberazione. Pagina 3 SHUSHI, 2011. Immagini di una città che rinasce. Basterà una canzone? Siamo sicuri che il presidente Aliyev abbia fatto salti di gioia (e con lui tutto il suo paese) per il sorprendente successo conseguito all’Eurofestival con al canzone presentata dalla coppia Gasimov e Jamal dal titolo (significativo?) “Running scared” ossia “Correre impauriti”. La sorpresa deriva dal fatto che dopo aver speso centinaia di migliaia di dollari nelle edizioni passate per conseguire niente di meglio che un ottavo posto, la vittoria è arrivata proprio nell’anno in cui Baku aveva deciso di risparmiare ed aveva messo in piedi all’ultimo momento questo duo musicale improvvisato. Qualche minuto dopo la comprensibile euforia Aliyev si sarà cominciato a chiedere se era meglio che la coppia azera si fosse classificata al secondo posto della classifica; perché il successo finale comporta automaticamente l’assegnazione dell’organizzazione per l’anno venturo e l’Azerbaigian non ha la capacità e gli spazi per organizzare un evento del genere, soprattutto dopo la fantascientifica edizione messa in piedi dalla televisione tedesca a Dusseldorf. Per gli aspetti tecnici tuttavia si può sempre fare affidamento a qualche società straniera organizzatrice di eventi: il costo è enorme ma il ritorno di immagine è assicurato considerato che la finale dell’Eurofestival viene vista da più di cento milioni di spettatori in tutta Europa. I problemi sono di ben altra natura. In primo luogo l’organizzazione della rassegna comporta l’obbligo di ospitalità verso tutte le delegazioni straniere partecipanti: come si comporterà l’Azerbaigian con l’Armenia? È evidente che un suo rifiuto ad accogliere i nemici comporterebbe automaticamente la perdita dell’organizzazione della kermesse. Potrà un paese che lo scorso anno distrorse il segnale maggio 2011 televisivo per non far ascoltare la canzone armena, che convocò dalla polizia trenta spettatori azeri il cui unico torto era stato quello di dare un voto favorevole alla canzone avversaria, che due anni fa si rifiutò di giocare le partite di calcio con la nazionale armena, potrà un simile paese organizzare Eurosong Contest 2012? E come farà l’Azerbaigian a proseguire la sua politica guerrafondaia, come potrà Aliyev tuonare i suoi proclami bellici, come potranno i cecchini azeri continuare a sparare ed uccidere lungo la linea di confine con il Nagorno Karabakh mentre sta cercando di organizzare un evento continentale dedicato alla musica ed alla amicizia fra i popoli ?ropei? (foto panoramio) A ben vedere il successo azero all’Eurofestival complica, e molto, i piani strategici di Aliyev. La partecipazione e la vittoria alla competizione sono state talmente pompate che riuscirebbe difficile spiegare al popolo che vi si rinuncia in cambio di una nuova guerra. Quindi Baku si trova ad un bivio (non previsto): abbassare i toni (politici e militari) con l’Armenia e l’Artsakh oppure rinunciare all’edizione del 2012 che vorrebbe però dire uno smacco in termini di immagine e di credibilità di portata superiore al semplice contesto musicale e televisivo. Un bel dilemma per Ilham. Ma nel momento in cui si punta alla gara canora facendo leva sugli aspetti politici, non si può non fare i conti con le conseguenze che da tale partecipazione derivano. Ecco che la vittoria della canzone azera diventa davvero una “corsa impaurita” verso una decisione davvero difficile da prendere: guerra o musica? Pagina 4 La costituzione della repubblica di Artsakh Pubblichiamo il primo capitolo della Costituzione (Fondamenti dell’ordine costituzionale) Si tratta della nuova carata costituzionale votata con referendum il 10 dicembre 2006 in sostituzione di quella precedentemente in vigore. La Carta costituzionale consta di dodici capitoli con 142 articoli. (la traduzione del testo non è ufficiale ma a cura della redazione) Articolo 1. 1. La Repubblica del Nagorno Karabakh, Artsakh, è uno Stato sovrano e democratico, basato sulla giustizia sociale e lo stato di diritto. 2. Le denominazioni repubblica del Nagorno-Karabakh e repubblica dell’Artsakh sono le medesime. Articolo 2. Il Nagorno-Karabakh Repubblica riconosce i diritti fondamentali dell'uomo e le libertà come valore supremo e inalienabile, per la libertà, giustizia e pace. Articolo 3. 1. Nella repubblica del Nagorno Karabakh il potere spetta al popolo. 2. Le persone esercitano il loro potere attraverso libere elezioni e referendum, nonché attraverso gli organi statali e locali di autogoverno e funzionari pubblici, come previsto dalla Costituzione. 3. L'usurpazione del potere da parte di qualsiasi organizzazione o individuo costituisce un crimine. Articolo 4. L'elezione del Presidente, l'Assemblea nazionale e locale organi di autogoverno e il referendum si svolgono in base al diritto al suffragio universale, uguale e diretto a scrutinio segreto. Articolo 5. Lo Stato garantisce la protezione dei singoli e dei diritti dei cittadini e delle libertà in conformità con i principi internazionali dei diritti umani e delle norme. Lo stato è disciplinato da tali diritti e libertà direttamente in vigore. Articolo 6. 1. Il potere dello Stato è esercitato in conformità con la Costituzione e le leggi basate sul principio della separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario del governo e dei loro controlli ed equilibri. 2. Lo Stato e gli organi locali di autogoverno e funzionari esistono solo per eseguire attività per le quali sono stati autorizzati dalla Costituzione e dalle leggi. Articolo 7. 1. La costituzione della repubblica del Nagorno-Karabakh è il supremo potere giudiziario e le sue norme sono applicabili direttamente. 2. Le leggi della repubblica del Nagorno Karabakh devono concordare con la Costituzione. Altri atti legali dello stato sono adottati in conformità con la Costituzione e le leggi per garantire la loro realizzazione. Essi devono concordare con la costituzione, le leggi e gli accordi internazionali ratificati dalla repubblica del Nagorno Karabakh 3. Le leggi e gli altri atti normativi hanno effetto soltanto all'atto della pubblicazione ufficiale. 4. Le leggi che si trovano in contrasto con la Costituzione come pure gli altri atti normativi dello Stato non avranno valore legale. 5. I trattati internazionali ratificati dalla repubblica del Nagorno Karabakh sono parte integrante del sistema giuridico della repubblica del Nagorno Karabakh . 6. Le leggi e gli altri atti giuridici della repubblica del Nagorno Karabakh devono corrispondere ai principi e alle norme del diritto internazionale. 7. I trattati internazionali in nome della repubblica del Nagorno Karabakh hanno effetto solo al momento della ratifica o conferma.Se ci sono altre norme ratificate dai trattati internazionali oltre a quelle previste dalle leggi della Repubblica allora le norme previste dal trattato prevarranno. 8. I trattati internazionali che contraddicono la Costituzione non possono essere ratificati. I trattati internazionali che contraddicono la legge non vengono confermati. Articolo 8. 1. Il sistema multi-partitico e del pluralismo ideologico costituisce il fondamento politico della repubblica del Nagorno Karabakh. 2. I partiti si formano liberamente e contribuiscono alla formazione ed espressione della volontà politica del popolo. La loro attività non può contraddire la Costituzione e le leggi, né la loro struttura e la pratica dei principi democratici. 3.I partiti politici devono fornire pubblicità delle loro attività finanziarie. Articolo 9. 1. Nella repubblica del Nagorno Karabakh le libere attività e la concorrenza costituiscono la base delle attività economiche nella Repubblica. 2. La concorrenza sleale è vietata. 3. I limiti della concorrenza, le forme consentite di monopolio ed i loro limiti che saranno solo regolati dalla legge, dovrebbero essere considerati indispensabili per la sicurezza e gli interessi del pubblico. 4. Lo Stato garantisce la libera e uguale tutela giuridica di tutte le forme di proprietà. Articolo 10. 1. Nella repubblica del Nagorno Karabakh la Chiesa è indipendente dallo stato. 2. La repubblica del Nagorno Karabakh riconosce la Santa Chiesa Apostolica di Armenia, come la sua chiesa nazionale con una missione spirituale unica nella vita del popolo di Artsakh, il suo sviluppo culturale nazionale, e la valorizzazione della sua identità nazionale. Articolo 11. 1. Le forze armate della Repubblica del Nagorno Karabakh garantiscono la sicurezza della Repubblica del Nagorno Karabakh, la sua difesa, l'integrità territoriale e l'inviolabilità delle sue frontiere. 2. Le forze armate mantengono neutralità nelle questioni politiche e sono sotto il controllo civile. Articolo 12. La politica estera del Nagorno Karabakh Repubblica è svolta in conformità con i principi e le norme del diritto internazionale. Articolo 13. La repubblica del Nagorno-Karabakh garantisce l'autogoverno locale. Articolo 14. 1. I cittadini della repubblica del Nagorno Karabakh all'interno del territorio della repubblica del Nagorno Karabakh e al di fuori sono sotto la protezione della repubblica del Nagorno Karabakh. 2.Le procedura di acquisizione o di cessazione della cittadinanza della repubblica del Nagorno Karabakh è prevista dalla legge. Articolo 15. La lingua di stato della repubblica del Nagorno Karabakh è quella armena. La repubblica del Nagorno-Karabakh garantisce la libertà di utilizzo di altre lingue parlate dalla popolazione. Articolo 16. 1. La bandiera nazionale del Nagorno Karabakh Repubblica è un tricolore con uguali strisce orizzontali, superiore rosso, al centro blu, e inferiore arancione, con un bianco modello a cinque denti che inizia dai due angoli del del telo sul lato destro ed è collegato a un terzo della bandiera. La legge prevede la descrizione dettagliata della bandiera. 2. La legge definisce lo stemma e l'inno nazionale della repubblica del Nagorno Karabakh . 3. La capitale del Nagorno Karabakh Repubblica è Stepanakert. maggio 2011 Pagina 5 NOTIZIE DALL’ARTSAKH ECONOMIA Nel 2010 l’economia della Repubblica del Nagorno Karabakh ha fatto registrare una crescita del 5,5%. Lo comunica il ministro dell’economia, Spartak Tevosyan, in un rapporto presentato alla stampa ed alle istituzioni. Il prodotto interno lordo è risultato di 600 milioni di dollari con una crescita superiore in percentuale a quella dell’Azerbaigian (5%) e dell’Armenia (2,6%). Turismo, servizi, costruzioni hanno inciso favorevolmente nel bilancio. INTERNET E TELEFONIA Il numero di utilizzatori di internet è cresciuto del 55% nel corso del 2010. Lo comunica l’Ufficio centrale di statistica che fornisce anche i dati relativi alla telefonia fissa e mobile. Mentre la prima fa registrare un calo di nuovi allacci, la seconda si sta sviluppando ad elevati ritmi. Sono oltre 51.000 gli utilizzatori di cellulari. Nel corso del 2010 sono stati siglati 10500 nuovi contratti. In pratica poco meno di un terzo della popolazione dispone di un apparecchio mobile. NUOVO OSPEDALE L’Hayastan All Armenian Fund ha annunciato la costruzione di un nuovo ospedale a Martuni che sarà cofinanziato dal governo della repubblica. Il nuovo nosocomio sarà dotato di dipartimento chirurgico e pronto soccorso, maternità e diagnostica ed avrà a disposizione un servizio di ambulanze di emergenza. La struttura sarà dotata di ventidue posti letto e potrà fornire assistenza a sessanta pazienti esterni in regime di day hospital e prestazioni ambulatoriali. BIBLIOTECA È stata inaugurata la nuova biblioteca di Shushi. Completamente ammodernata nella struttura e nell’arredamento e con nuove forniture librarie. L’intervento è stato finanziato dall’Armenia Fund degli Stati Uniti (227.000 dollari). ACQUA Il villaggio di Noragyugh (Askeran) è ora dotato di una completa rete idrica per l’approvvigionamento dei suoi abitanti. Grazie al contributo di Hayastan All Armenian Fund (sezioni russa e francese) è stato portato a compimento il progetto che ha visto la ricostruzione di cinque chilometri di condotte (prima corrose dalla ruggine con gravi perdite di acqua) e la creazione di una capillare rete di distribuzione. Il lavoro viene ora implementato con la sistemazione di tre bacini di raccolta dell’acqua. TURISMO L’Hotel Park Artsakh è la nuova struttura alberghiera inaugurata pochi giorni or sono nella capitale Stepanakert alla presenza delle massime autorità civili e religiose dello stato. Il nuovo hotel è stato ricavato dalla completa ristrutturazione di un edificio della seconda metà del 1800, (una delle poche costruzioni “antiche” sopravvissute ai bombardamenti azeri della guerra); si trova nel centro della capitale, nei pressi del parco Gulyan e della costruendo nuova ed è stato concepito secondo i moderni standard europei turistici con ristorante, lunge bar, sala conferenze , shop, internet. Impariamo a chiamarlo bene ... Si scrive Karabakh ma si legge GHARAPAGH (GH iniziale aspirato e arrotato). La lingua armena, di ceppo indoeuropeo, parlata da circa nove milioni di armeni in tutto il mondo, si divide sostanzialmente in due gruppi: l’armeno orientale che è utilizzato nella Repubblica di Armenia (nonché dagli armeni dell’Iran) ed è stato dinamicamente influenzato da fattori esterni (in primis il russo); e l’armeno occidentale, in uso presso gli armeni della Diaspora, linguisticamente più puro e strettamente legato alla lingua che era in uso nel territorio armeno prima del genocidio del 1915. Non mancano poi dialetti locali parlati presso le distinte comunità della Diaspora e spesso contaminati dalla lingua del paese ospitante (in particolare nel Medio Oriente). Nello stesso Artsakh è parlato un dialetto differente da quello della Repubblica Armena. All’origine dell’armeno moderno vi è il “grabar” (“letteratura”), la più antica forma scritta di lingua armena, adoperato a partire dal V secolo dopo la creazione dell’alfabeto da parte del monaco Mesrob Mashtots ed ancora oggi impiegato nella Divina Liturgia. www.karabakh.it Segui ogni giorno le notizie sulla Repubblica dell’Artsakh. Uno strumento per conoscere, per capire, per essere vicini ad un popolo in lotta per la propria libertà ed indipendenza. NON LASCIARE SOLO L’ARTSAKH! Ecco perché si scrive “Karabakh” ma si legge “Gharapagh”. maggio 2011 Pagina 6 iniziativa italiana per il Karabakh Sito web “www.karabakh.it” Viene lanciato on line un sito che raccoglie informazioni, cronaca, storia del Karabakh. Con la news letter ed una rassegna stampa dedicate esclusivamente all’Artsakh. Editoria sul Karabakh Il progetto vuole favorire lo sviluppo di editoria sul Nagorno Karabakh. Si comincia da “LE RAGIONI DEL KARABAKH”, primo volume in italiano sulla storia del Karabakh e sulla cronaca della guerra. Con informazioni sulla attuale Repubblica. Materiale multimediale Opuscoli e video sul Karabakh Conferenze ed incontri con il pubblico LA SOCIETÀ ITALIANA PER LA ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE in collaborazione con L’AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA D’ARMENIA sono lieti di invitare la S.V. alla presentazione dei volumi IL PROBLEMA DEL NAGORNO KARABAKH Il faticoso percorso verso la libertà e l’indipendenza del Prof. Nikolay Hovhannisyan e LE RAGIONI DEL KARABAKH Storia di una piccola terra e di un grande popolo del Dr. Emanuele Aliprandi Salone delle Conferenze della SIOI mercoledì, 25 maggio 2011 alle ore 11.30 Palazzetto di Venezia, Piazza di San Marco 51, Roma “OSSERVATORIO ARTSAKH” è un bollettino interno non periodico edito dal sito www.karabakh.it R.S.P.V. entro giovedì 19 maggio p.v. Tel.06.3296638 (ext. 4 o 5) Fax 06.3297763 E-mail: [email protected] Per non riceverlo più invia una mail a [email protected] w w w. k a r a b a k h . i t L ’ u n i c o N o t i z i e , s i t o i n i t a l i a n o s u l r a s s e g n a s t a m p a , s t o r i a , Fate conoscere karabakh.it ! K a r a b a k h t u r i s m o