Riflessioni sulla
situazione delle
donne con
disabilità
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L’uguaglianza delle donne e degli uomini è un diritto fondamentale
per tutte e per tutti e rappresenta un valore determinante per la
democrazia . Esso deve essere effettivamente esercitato e
riguardare tutti gli aspetti della vita politica, economica, sociale
e culturale.
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Nell’ambito del progetto 2005-2006 realizzato dal Consiglio dei
Comuni e delle Regioni d’Europa in collaborazione con
numerosi partners, è stata redatta la Carta Europea per la
parità fra donne e uomini nella vita locale, nel rispetto della
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo ,ispirata alla Convenzione
sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le
donne adottata nel 1979, alla Dichiarazione di Pechino e alla
Piattaforma per l’azione delle Nazioni Unite del 1995, alle
risoluzioni della 23°sessione speciale dell’assemblea generale
del 2000. Essa invita gli Enti territoriali ad utilizzare i loro
poteri e i loro partenariati a favore di una maggiore
uguaglianza delle donne e degli uomini.
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Purtroppo la parità tra donne e uomini nelle vita
quotidiana non è ancora una realtà:persistono
disparità politiche,economiche e culturali.
Doppiamente penalizzate risultano le donne
diversamente abili.
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E' persona diversamente abile colui che presenta una
minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o
progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di
relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare
un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.
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Dal termine handicap possiamo risalire a due diverse logiche
e modi di intendere la diversità.
Una prettamente assistenzialista ed emarginante; l’altra
che,invece,riconosce l’handicappato come soggetto di
diritto.
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La prima vede l’handicap come deficit che non può avere
evoluzione;
La seconda studia le leggi dello sviluppo del portatore di
handicap che non si differenziano sostanzialmente
dall’uomo normale.
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Nel 2003 Claudio Imprudente,presidente del centro
documentazione handicap di Bologna,ha proposto il
termine “diversabile”,per lanciare una sfida per un cambio
di prospettiva dal considerare le non abilità,come
sottolinea il termine disabile,al guardare alle abilità diverse
e le potenzialità di ciascuno.
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Il 10% della popolazione femminile mondiale è
costituita da donne disabili. Le ragazze e le donne
con una qualsiasi forma di disabilità sono ancor
più vulnerabili e marginalizzate dalla società.
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Esse subiscono una discriminazione multipla,
determinata dalla condizione di genere e disabilità:
non solo hanno la colpa di non essere un uomo, ma a
ciò si aggiunge la sfortuna di non essere normale, di
girare su una sedia a rotelle o di vedere il mondo a 40
anni ancora e per sempre con gli occhi di una
adolescente. Devono affrontare la discriminazione
sotto vari apetti: nell’educazione, nel lavoro, nel
matrimonio, nella famiglia, nella vita sociale e nella
riabilitazione.
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L’esistenza di una doppia discriminazione è stata
riconosciuta dalla Convenzione ONU dei diritti dei
disabili come si legge nell’art. 6 , eppure, a due
anni dalla sua approvazione, solo 13 Stati l’hanno
ratificata e per entrare in vigore serve la ratifica da
parte di almeno 20 Stati
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E’ difficile riscontrare l’effettivo coinvolgimento
delle donne disabili nelle discussioni,gli incontri o
le marce relative alle questioni riguardanti le
donne in generale.
Le donne disabili molto spesso rimangono invisibili
sia tra coloro che difendono e promuovono i diritti
delle persone disabili,sia tra coloro che
promuovono la parità tra i sessi e lo sviluppo della
donna.
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Le donne con
disabilità, pur dimostrando
di avere la capacità di non
rinunciare a se stesse, alla
propria vita, si trovano a
dovere affrontare
atteggiamenti negativi, così
sfavorevoli in ambito
lavorativo da tradursi in
una grande difficoltà e al
limite nell’impossibilità di
proseguire l’attività
professionale.
13
Il manifesto delle donne disabili italiane
ha lo scopo di evidenziare i problemi
maggiormente pressanti, di dare più
sicurezza alle donne disabili , di
incoraggiarle ad affermare i loro diritti
e di stimolare la propulsione di piani
in loro favore al fine di prevenire
l’esclusione sociale
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La proclamazione del 2003 quale “Anno
europeo delle persone con disabilità” è stato
il punto di partenza di una politica che ha
visto l’Unione Europea impegnata in
un’attività di sensibilizzazione in merito ai
diritti dei disabili,al fine di garantire loro
pari opportunità
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Gli obbiettivi dell’Anno europeo dei
disabili sono stati molteplici:
16
- Sensibilizzare alla tutela dei diritti
contro le discriminazioni
17
- Incoraggiare la discussione e la
riflessione in merito alle misure
necessarie a promuovere pari
opportunità per i disabili
18
- Facilitare lo scambio di esperienze in
materia di buone prassi e strategie
efficaci attuate a livello locale,nazionale
ed europeo
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- Intensificare la cooperazione fra
tutte le istanze interessate
(governi,parti sociali,organizzazioni
non governative,i settori privato ed
associativo,i gruppi di volontariato,i
disabili e le loro famiglie.)
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In Italia l’attenzione delle istituzioni pubbliche e della
società civile nei confronti delle persone disabili è
progressivamente cresciuta ed ha determinato un
notevole miglioramento delle loro condizioni di vita e
del processo di integrazione sociale.
Il cardine della vigente legislazione è la legge quadro 5
febbraio 1992 104 che riconosce diritti di
cittadinanza, individua interventi e prevede servizi
che assicurino l’autonomia e l’inclusione sociale.
Con essa la Repubblica italiana s’impegna a:
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- garantire il pieno rispetto della
dignità umana e i diritti di libertà e
di autonomia della persona
diversamente abile e ne promuove la
piena integrazione nella famiglia,
nella scuola, nel lavoro e nella
società;
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- Prevenire e rimuovere le condizioni
invalidanti che impediscono lo sviluppo della
persona umana, il raggiungimento della
massima autonomia possibile e la
partecipazione della persona con handicap
alla vita della collettività, nonché la
realizzazione dei diritti civili, politici e
patrimoniali;
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- Perseguire il recupero funzionale e sociale della
persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e
sensoriali e assicurare i servizi e le prestazioni per la
prevenzione, la cura e la riabilitazione delle
minorazioni, nonché la tutela giuridica ed
economica della persona diversamente abile;
24
- Predisporre interventi volti a superare
stati di emarginazione e di esclusione
sociale della persona diversamente
abile.
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Successivamente è stata promulgata la legge
162/98 con la quale sono stati stabiliti
interventi nel campo dell’assistenza
domiciliare e di aiuto personale.
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Considerevole ed articolata è la normativa
relativa all’istruzione e al diritto allo studio
delle persone con disabilità che ha permesso
di consolidare la trentennale esperienza di
integrazione scolastica avviata agli inizi
degli anni settanta.
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La legge 68/99 promuove l’inserimento lavorativo e
l’integrazione nel mondo del lavoro.
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La legge 328/2000 si propone di assicurare ai
singoli e ai nuclei familiari un sistema
integrato di interventi e servizi sociali in
grado di garantire la non discriminazione,
le pari opportunità e i diritti di cittadinanza.
Le Regioni, seguendo lo schema innovativo
disegnato dalla suddetta legge, hanno dato
in questi ultimi anni un forte impulso alla
definizione dei provvedimenti di propria
emanazione in ambito sociale.
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Dal punto di vista normativo il quadro nazionale e
regionale che ne deriva è abbastanza complesso e
completo, ma tanta strada deve essere ancora fatta
per realizzare pienamente gli obbiettivi prefissati
dalle leggi. E’ auspicabile una costante ricerca di
sinergie e collaborazioni che vadano nella medesima
direzione per il superamento di ogni svantaggio
sociale e/o materiale che le persone con disabilità ed
,in particolare, le donne devono affrontare e che
rappresenta una violazione dei diritti umani .
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La diversità non è
un mondo a parte,
ma una parte del
mondo
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