MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003 LA REPUBBLICA 41 DIARIO di IL CORPO TRA LA SCIENZA, LO STATO E LA CHIESA Parla il filosofo della scienza Giulio Giorello Quali ragioni sono dietro al dibattito che ha animato la legge sulla procreazione assistita La contrapposizione tra laici e cattolici, l’uso della tecnica, il ruolo della politica. Che cosa significa, nel mondo di oggi, essere responsabili Milano l filosofo della scienza Giulio Giorello trova riduttiva la contrapposizione che fra laici e cattolici si è instaurata a proposito di quella variante biopolitica che è la legge sulla procreazione assistita. Dice Giorello: «Ci sono laici che per le proprie paure si possono schierare su posizioni che appartengono alle gerarchie ecclesiastiche, e cattolici che su questi argomenti hanno sviluppato una indiscutibile sensibilità laica. Quanto all’idea che la vita sia sacra è un principio messo in questione dalla scienza molto tempo fa. E trovo particolarmente interessanti le parole di Christian de Duve - uno scienziato che ha studiato nella cattolicissima Lovanio - dove nel suo libro La vita che evolve (edito da Cortina) sostiene che proprio il rifiutarsi di intervenire là dove la scienza ci permette di farlo per superare i limiti dovuti alla cattiva sorte, sia un atto di irresponsabilità. «Naturalmente la responsabilità non consiste nell’utilizzare il famoso principio di precauzione con il quale bloccare qualunque decisione in nome del fatto che questo principio prescrive che si possa intraprendere un intervento tecnologico solo quando si è sicuri che non ci sia rischio alcuno. Pensare che il rischio non si annidi nel nostro mondo, nella nostra vita è una pura e semplice pretesa metafisica. Ed è interessante che questa posizione metafisica la condividano tanto i “soloni” dei comitati bioetici quanto i più estremi leader della contestazione agli Ogm. «Intendiamoci. Non dico dato da una élite di super che i timori non debbano esseesperti bioetici che stabiliscare presi sul serio, soprattutto no le regole in base alle quali quando sono timori biopolitidecidere che cosa è giusto o ci, ossia problemi che riguarsbagliato in materia di interdano i nostri corpi, che coinventi sul corpo umano. Ciò che volgono direttamente le nostre ritengo basilare è la scelta che vite. Ma mi sembra un errore va ricondotta ai singoli indivimadornale scolpire dui, donne e uomini, sapendo bene che in degli idoli o dei feticmolti casi si tratta ci dentro le nostre RIPORTARE davvero di scelte dopaure. Uno di questo lorose. Perciò la prifeticci è che madre LA SCELTA ma cosa che un bioenatura non va toccaAI SINGOLI ticista dovrebbe fare ta, l’altro è che le bioè rispettare la soffetecnologie non ma- INDIVIDUI renza reale delle pernipolino ciò che Dio sone. Si può davvero ha voluto non manicredere che una donna che ripolabile. Quest’ultima battuta corra alla fecondazione eteroè stata profferita da quel titano loga ci vada a cuor leggero? O del pensiero che risponde al che un uomo incapace di pronome di Carlo d’Inghilterra. creare sia contento del proprio «Certo, non penso che la stato? Sono scelte difficili, non scienza debba governare il lo metto in dubbio, ma in una mondo, ma d’altra parte non società che si richiama ai prindesidero che il mondo sia guicipi liberali, quelle scelte ricadono sull’individuo, gli appartengono. «Perciò invece di preoccuparsi dello stato psicologico dei nati in provetta - i quali pe- I eredi. Eredi di una dottrina, di una visione del mondo, che ha fatto progredire l’Europa. Non possiamo rinunciare all’esortazione di Kant quando dice che occorre avere il coraggio di sapere, ma, aggiungo che bisogna avere anche il coraggio di fare. E ciò non significa l’esaltazione della ragione acritica, né il tentativo di instaurare il governo della scienza sulla città. Ma piuttosto il riconoscimento dei propri limiti per poterci poi lavorare dentro e non accettarli passivamente. Michel Foucault è stato tra i primi a capirlo: parlando dell’importanza del prendersi cura di se stessi e della biopolitica. A questo proposito non mi pare irrilevante ricordare una cosa ovvia, ma fondamentale: non può essere lo Stato a decidere che cosa sia naturale o artificiale. Come pure bisognerebbe fare giustizia delle battute tipo: “Dio lo vuole” o “non lo vuole”. Se uno ha un filo diretto con una entità spiritualmente superiore e Qui a fianco, un scambia il proprio autoritaridisegno di Joy smo per infallibilità, ogni posGallowitz sibilità di confronto o discussione si chiude in partenza. Se lasciamo cadere queste pretese e ridiamo il ruolo che spetta al cittadino, ossia a colui che solo può decidere in materia del suo corpo, allora c’è speranza per una civiltà fatta di individui reali e compiuti. «Abbiamo imparato che la biopolitica ha due facce. Quella con cui lo Stato vuole prendersi cura a tutti i costi del mio corpo, della mia vita, e della mia morte. E lo trovo aberrante. Non sto parlando della sanità, degli ospedali, dell’assistenza, che sono servizi che raltro mi dicono che non stanogni civiltà sviluppata deve avere, ma di un’entità astratta no né meglio né peggio di quelche entra nelle tue decisioni li nati dalle famiglie normali perché non provare a capire i più intime e dolorose. «Il lato positivo della biopolibisogni e i desideri che la gente tica è che la scienza deve divenha e che non sono qualcosa di tare un’alleata dell’individuo, puramente trasgressivo, ma non un avversaria da temere o nascono spesso da una manda combattere. canza, da una soffe«Si invocano i valorenza. «C’è un rispetto VIETATO DIRE ri comuni. La morale codificata. I valori codell’esistenza che muni creano uomini non coincide con l’i- DIO NON LO dea che la vita sia sacomuni. E la morale VUOLE O DIO cra. E nondimeno codificata la si usa fiquel rispetto è ciò che LO VUOLE no a quando fa comoconta perché nasce do. È un feticcio da dalla libera scelta deesibire in alcune cirgli individui. Pur nel dolore e costanze. Mi è stato chiesto se nell’incertezza quella libera la bioetica è in qualche modo scelta va salvaguardata. Ricorl’anticamera dello stato etico. rere a forme proibizioniste è Ho risposto che avendo la bioeinsensato. Fra l’altro non hantica che si pratica in Italia perso no mai funzionato. Il filosofo i caratteri per cui era sorta, più Habermas ha liquidato l’idea che l’anticamera dello stato di “libera scelta” come qualcoetico è la sua sala da pranzo». sa di riconducibile al liberalismo prima maniera, all’illuminismo settecentesco. A lui e ad altri che usano in maniera sprezzante l’etichetta “illuminismo” replico che ne siamo gli BIOPOLITICA Chi decide della nostra vita ANTONIO GNOLI GIORGIO AGAMBEN BIOPOLITICA. NON è certo un caso se il termine - biopolitica - che dovrebbe definire la politica in cui viviamo abbia potuto dar luogo a definizioni opposte. Il significato di una parola è il suo uso e dipende quindi necessariamente dalle strategie in cui si trova inserito. Ma - contro l'incauta disinvoltura di chi se ne serve come una parola d'ordine positiva - occorre ricordare, con Foucault, che biopolitica significa innanzitutto l'ingresso della vita biologica nei calcoli e nei meccanismi del potere e che l'assunzione della cura della vita dei cittadini da parte degli Stati moderni va di pari passo alla possibilità di autorizzarne lo sterminio. Con altrettanta fermezza, contro coloro che vorrebbero restaurare una chiara separazione fra vita e politica, zoè e bios, casa e città, si deve ricordare che una tale chiara distinzione non è forse mai esistita e che la politica occidentale nasce appunto dal difficile incrocio fra queste due realtà. E' a partire da questo terreno incerto, in cui il nostro privato corpo biologico è diventato indistinguibile dal nostro corpo politico, che dobbiamo provare a ripensare lo spazio politico dell'0ccidente, a immaginare una vita che non sia più separabile dalla sua forma politica. “ “ DIARIO 42 LA REPUBBLICA LE NORME IN EUROPA FRANCIA La legge che regola la fecondazione assistita prevede la possibilità della donazione eterologa, e può essere richiesta da coppie sposate o costituite di fatto da almeno due anni. GERMANIA E’ previsto un limite di 3 embrioni da impiantare. È permessa (anche per coppie stabili non sposate) la fecondazione eterologa solo con donazione di seme ma non con ovulo. MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003 GRAN BRETAGNA La legge inglese non pone alcun limite alla fecondazione eterologa e nemmeno alle coppie che chiedono assistenza. E permette la sospensione delle cure ai malati terminali che ne fanno richiesta. I COMPITI DI UNA VERA BIOPOLITICA E I DIRITTI ELEMENTARI DEL CITTADINO QUALI IDEE METTIAMO AL SERVIZIO DELLA VITA LUCE IRIGARAY I LIBRI HANS JONAS Il principio responsabilit à Einaudi 1990 Tecnica medicina ed etica Einaudi 1997 GIORGIO AGAMBEN Homo sacer Einaudi 1995 ROBERTO ESPOSITO Immunitas. Protezione e negazione della vita Einaudi 2002 PETER SINGER Ripensare la vita Il saggiatore 1996 Etica pratica Liguori 1989 GIOVANNI BERLINGUER Bioetica quotidiana Giunti 2000 MAURIZIO MORI La fecondazione artificiale Laterza 1995 DIONIGI TETTAMANZI Nuova bioetica cristiana Piemme 2001 EUGENIO LECALDANO Bioetica. Le scelte morali Laterza 1999 DAVID LAMB L’etica alla frontiera della vita. Eutanasia e accanimento terapeutico Il Mulino 1998 ANNA MELDOLESI Organismi Geneticamen te Modificati Storia di un dibattito truccato Einaudi 2001 (segue dalla prima pagina) PARLA RENATO DULBECCO Q UESTO oscillare da un estremo all’altro conduce, in effetti, a situazioni di pericolo per l’umanità, situazioni in cui la nostra logica occidentale si ritrova essa stessa assoggettata a contraddizioni assai illogiche. Di quale vita stiamo parlando? I discorsi riguardanti la vita spesso parlano di una vita possibile, di una vita futura o di una vita passata. Dissertano di una vita a venire o di una vita ormai perduta, senza preoccuparsi molto della nostra vita presente. Quanti dibattiti, etici o giuridici, si svolgono sui diritti di un essere umano alla nascita — naturale o artificiale — o di un essere umano dopo la morte? Quanti si appassionano alla difesa della nostra vita quotidiana? Di questa vita in quanto tale sembriamo quasi inconsapevoli. Noi la subiamo, in un certo senso, ma senza premurarci di assaporarla, di coltivarla, di condividerla. Responsabile di questo stato di cose è in gran parte la divisione tra corpo e spirito che ci è stata insegnata. La vita, che abbiamo ricevuto insieme al nostro corpo, ci appare quasi trascurabile. Invece di ringraziare chi ce l’ha donata e chi ci permette di conservarla, invece di premurarci di farla maturare e sbocciare affinché si evolva in amore, parole, respiro condivisibile, pretendiamo di sostituirle un’altra vita, una vita artificiale, una vita da noi fabbricata. Una vita senza vita: una vita ancora da nascere o che è già morta. Siamo esiliati dalla nostra vita presente. Dovere di una reale biopolitica mi sembra sarebbe quello di ricondurci ad essa, o di condurci ad essa, e di proteggerci in quanto esseri viventi. Sarebbe quello di prestare assistenza alla nostra vita, una vita non ancora sbocciata del tutto e già spenta o paralizzata da una cultura, in particolar modo politica, che ha dimenticato di rispettarla. La disperazione dei sopravvissuti impotenti Una vera biopolitica dovrebbe prestare attenzione alla disperazione che mina i cittadini, come una malattia che la scienza e la tecnica preferiscono ignorare in quanto esse stesse potrebbero esserne la causa, e per curare la quale rimangono senza rimedi. Di che cosa soffrono dunque i cittadini? Prima di tutto dell’angoscia provocata da pericoli che mettono a rischio il nostro pianeta. Poi di aggressioni continue, che subiscono i corpi e i sensi a causa dei diversi tipi di inquinamento ai quali sono esposti. E ancora: delle violenze e delle guerre che minacciano loro e i loro simili, e in rapporto alle quali non possono far sentire la loro voce. Per di più, subiscono incessanti bombardamenti, da parte dei media, di informazioni le une più drammatiche delle altre. Senza dimenticare l’obbligo di assimilare un nutrimento, materiale o spirituale, più o meno adulterato o sofisticato. In realtà i cittadini soffrono di una perdita di fiducia nel loro ambiente naturale ed umano e, infine, della perdita di fiducia in se stessi. Soffrono per aver perso fiducia nel futuro, per la mancanza di responsabilità nelle decisioni vitali, prese in loro nome. Sorvolo... né dimentico... taglio corto...Ma come non rendersi conto, però, che i suicidi, le tossi- IL NOBEL E IL PROBLEMA RELIGIOSO il sottofondo teologico. aramente dalla «Questi sono problemi California una vodel legislatore». ce al telefono è apE dal punto di vista parsa più remota, quasi scientifico cosa può dirda fantasma. E' la voce ci? del professor Renato «Scientificamente esiDulbecco, Premio Nobel stono notevoli possibilità per la Medicina (1975), LAURA LILLI per venire incontro a che ci siamo permessi di coppie in difficoltà. E non svegliare all'alba per ci sono nemmeno conchiedergli un parere sultroindicazioni». la discussa legge sull'inIn Italia si fa un gran diseminazione artificiale scutere sulla fecondache, passata già alla Cazione omologa ed eteromera, approda ora in Seloga. Quest'ultima alle nato, spaccando in due donne appare punitiva e l'opinione pubblica itaumiliante. liana e creando anche «Come ho detto non inpolemiche all'interno tendo addentrarmi in dei partiti. questioni che abbiano «Ci sono due lati del sottofondi religiosi. problema», risponde il Quello che posso dirle è che nella feconprofessore assonnato ma perfettamendazione eterologa un problema scientite lucido. «Uno è religioso, e non mi rifico c'è. Se uno dei "genitori" è uno scoguarda. L'altro è scientifico». nosciuto, non si conosce il background Scusi professore ma lei vuol dire che del nascituro, il quale in futuro potrebbe non intende schierarsi sulla questioavere delle tare». ne? Forse ci si potrebbe informare. Maga«Proprio così, non intendo farlo». ri si potrebbero inserire apposite clauTuttavia se questa legge passasse lo sole. Stato la imporrebbe a tutti i cittadini, «Anche questo, ovviamente, riguarda compresi quelli che, per le più diverse il legislatore». ragioni, potrebbero non condividerne R codipendenze, la depressione e l’aggressività, le guerre e i vari tipi di conflitto, il ripiegarsi in un individualismo meschinamente possessivo o gaudente sono il risultato di una mancanza di cultura della stessa vita e della sua condivisione? Gli esseri umani sono in grado di sopportare molte cose, a patto di conservare speranza e responsabilità nei confronti del loro bene più prezioso: la vita. E che cosa, invece, chiedono loro quelli che decidono davvero delle cose, compreso la loro vita? Di accettare di diventare inconsapevoli. Di lasciarsi distrarre da mille e uno dibattiti o spettacoli. Di considerare la sopravvivenza la sola condizione umana (ancora) possibile. L’ambiguità della scienza e della tecnica Scienze e tecniche spesso sono più delle protesi dell’umana sopravvivenza che non strumenti al servizio della vita, per lo meno nella nostra tradizione. Per accostarsi alla vita, la scienza inizia con l’isolarla dal contesto che le permette di esistere. In qualche modo, non le si accosta se non in vitro, al- trimenti la scienza non può farne il suo oggetto: la vita sfugge ai suoi procedimenti, ai suoi strumenti, alle sue tecniche. Quando si avvicina ad essa, la scienza isola la vita dall’ambiente in cui essa può vivere: l’insieme del corpo, il contesto cosmico, il contesto relazionale. La vita di cui parla la scienza non è mai la vita che io vivo: essa è estrapolata dal tutto vivente che io sono e al tempo stesso ridotta ad una pura e semplice naturalità e fattualità. È al di là e al di qua della mia vita, quella che è animata dal mio respiro, dalle mie intenzioni, MICHEL FOUCAULT Questa nuova tecnica di potere si applica alla vita degli uomini, o meglio, investe non tanto l’uomocorpo, ma l’uomo in quanto essere vivente Bisogna difendere la società (1998) ANTONIO NEGRI La biopolitica rappresenta una medicina sociale che si applica alla popolazione, al fine di governare la vita. La vita fa parte ormai del campo del potere Guide (2003) LEONARDO Qui sopra, un disegno anatomico di Leonardo da Vinci. Sopra a sinistra, Renato Dulbecco dalle mie relazioni con un ambiente naturale o culturale, con l’altro e con gli altri. Il potere attuale della scienza ci ha a poco a poco espropriati dalla percezione di che cosa significa essere vivi e, a questo riguardo, dalle nostre responsabilità. Certo, la scienza può talvolta aiutare la nostra vita, ma a condizione di non volervisi sostituire, diventandone l’origine o la fine. La stessa cosa vale per la tecnica. Dominata dall’una e dall’altra, spesso in relazione tra loro, la nostra epoca ha dimenticato che cosa voglia dire vivere. La nostra “BIOPOLITICA”, UN CONCETTO ESTREMIZZATO DAL NAZISMO LA CENTRALITÀ DEL CORPO E LE INSIDIE DEL POTERE ROBERTO ESPOSITO ochi concetti, come quello di biopolitica, appaiono attraversati da un’ambivalenza costitutiva che li espone ad esiti contrapposti. Con questa espressione — elaborata da Michel Foucault — si vuole intendere una implicazione diretta tra la sfera della politica e quella della vita, intesa nella sua nuda falda biologica. Naturalmente il potere si è sempre rapportato alla vita degli individui e delle popolazioni — anche nella polis greca, in cui pure era ben marcata la distinzione tra l’ambito privato della zoé e quello, pubblico, del bios, cioè della vita qualificata. Ciò non toglie che a partire da una certa fase, situata nella seconda modernità, le politiche governative hanno assunto i processi biologici — nascita, salute, igiene, alimentazione, morte — come oggetto primario P delle proprie strategie. Quando tale investimento ha incrociato il fenomeno del razzismo, l’esito distruttivo è stato inevitabile: quella che era nata come politica della vita — anche in contrasto con l’antico diritto sovrano di dare la morte — si è rovesciata in una forma di tanatopolitica. L’esperienza in cui questa deriva ha toccato il proprio apice è stato naturalmente il nazismo — i cui campi di sterminio costituiscono il paradigma estremo di una vita ridotta alla mera sussistenza e, in quanto tale, destinata alla morte. E oggi? Ritenere che il crollo del nazismo abbia significato la fine della biopolitica — e che dunque si possa semplicemente riattivare il vecchio lessico politico dei diritti e della sovranità, sarebbe una pericolosa illusione. In realtà non soltanto il rapporto DIARIO MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003 OLANDA Legislazione totalmente permissiva. Non ci sono limiti alla fecondazione assistita e l’eutanasia è consentita. Il reato di “suicidio assistito” è stato depenalizzato nel 2002. LA REPUBBLICA 43 SPAGNA La legislazione spagnola consente la fecondazione eterologa, non pone alcun limite al numero di embrioni da impiantare e non richiede condizioni alle coppie che chiedono assistenza. SVEZIA Le norme non prevedono la possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa e pongono un limite (tre) al numero di embrioni che è possibile impiantare nell’utero. INTERVISTA AL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA DAVID HUBEL FERMARE LA SCIENZA SAREBBE IRRAZIONALE PIERGIORGIO ODIFREDDI Boston A HARVARD Medical School di Boston è un complesso di cinque enormi edifici disposti attorno a una piazza, e costituisce una cittadella di eccellenza della ricerca medica, al centro di una vera e propria città ospedaliera ultramoderna. E’ in questo tempio del sapere clinico che dirige un laboratorio David Hubel, premio Nobel per la medicina nel 1981 per la scoperta dei meccanismi neurologici della visione, e autore del bel libro di divulgazione Occhio, cervello e visione (Zanichelli, 1989). Siamo andati a trovarlo per parlare con lui dei problemi legati alla biotetica e alla biopolitica, umana e animale, prendendo spunto dall’approvazione della legge sulla procreazione assistita approvata dal Senato la settimana scorsa. «Naturalmente, l’etica non è soggetta alla logica. Ma io non capisco, ad esempio, perché non si debbano usare embrioni di donatori esterni alla coppia. Una mia amica, che non poteva procreare in maniera naturale, ha usato l’ovulo della sorella e il seme di un donatore: ora ha due figli, ed è felice. Che male c’è? Il Cristianesimo è irrazionale, in queste cose». E le restrizioni riguardano non solo le ricerche sull’uomo, ma anche quelle sugli animali. «Lasciamo pure da parte i problemi della clonazione: sia quella umana, per la quale io non vedo ragioni logiche, sia quella animale, che non sembra aver prodotto buo- L epoca si lascia affascinare dal potere dei demiurghi che si pongono troppo raramente l’interrogativo di quale sia l’impatto delle loro ricerche o delle loro prestazioni sulla vita stessa: la vita di tutti, la vita di tutti i giorni. Non un sogno di vita, utile per trascurare i nostri quotidiani doveri di esseri viventi: condividere un’aria respirabile, un cibo e un’acqua non nocivi, entrare in relazione di desiderio e di amore con l’altro, gli altri, e costruire un mondo più vivibile e più felice per l’oggi e per il domani. La biopolitica dovrebbe sostenere questo dovere e questo diritto elementare di ogni cittadino, anche tramite leggi che garantiscano la tutela delle persone in quanto tali, e delle loro relazioni. Questo compito corrisponde ad una politica democratica attinente alla vita. Cosa che non si verifica quando una biopolitica si mette al servizio di alcuni soltanto, si fa complice di facoltosi di qualsiasi genere, si perde nelle sottigliezze giuridiche o etiche che hanno come effetto, se non addirittura come scopo, di mascherare le vere urgenze. (Traduzione Anna Bissanti) GLI AUTORI Giorgio Agamben, filosofo, tiene corsi in Francia e negli Usa Luce Irigaray, psicoanalista teorica del pensiero della differenza Roberto Esposito è filosofo della politica ni risultati. Ma la sperimentazione animale è utilissima: ad esempio, quella sui cani, per lo sviluppo di tecniche operatorie in cardiologia. Ora, in molti degli Stati Uniti si proibisce l’uso dei cani dei canili per la ricerca, nonostante essi vengano soppressi comunque, ed è di nuovo illogico». Questa volta il problema è creato dagli animalisti. «I quali, tra l’altro, si preoccupano quasi esclusivamente degli animali da casa, cioè cani e gatti. Non delle scimmie, ad esempio, che pure sono più simili all’uomo. Adesso MATERNITÀ Qui sopra, ancora tavole di Leonardo. Nella striscia in alto la prima, terza, quarta e sesta foto sono tratte dal libro "Newborn", Chronicle Books editore HANS JONAS Un altro disegno anatomico di Leonardo da Vinci diretto tra politica e vita non si è per nulla allentato, ma si è esteso, con la globalizzazione, all’intero corpo del mondo. Rilievo crescente dell’elemento etnico, incipiente trasformazione dell’azione politica in operazione di polizia interna ed internazionale, aumento continuo di immigrati deprivati di ogni identità giuridica non sono che i tratti più evidenti di tale situazione. Se poi si guarda alla progressiva indistinzione tra norma ed eccezione determinata dallo stabilizzarsi delle legislazioni di emergenza e alla pratica di ‘guerre umani- tarie’ in cui si sganciano bombe e viveri sullo stesso territorio, si ha la misura del rischio autodistruttivo cui una biopolitica immunitaria ci espone. E tuttavia, questo è solo un lato della questione. Che la politica, saltando le classiche mediazioni istituzionali, si intrecci con la vita in tutte le sue dimensioni costituisce, oltre che una minaccia, anche un’inedita opportunità. Non solo per gli effetti di liberazione che ha avuto la rivendicazione della centralità del corpo rispetto ai modelli metafisici che lo hanno a lungo dominato o emarginato. E neanche solo per le resistenze che le dinamiche di controllo e gestione della vita ingenerano nel mondo globale. Ma perché proprio il paradigma di vita — se inteso nella sua potenza di trasformazione — può comunicare all’azione politica quella carica innovativa che essa sembra avere da tempo smarrito. Non ogni impedimento naturale ha diritto a essere eliminato. E il diritto ad avere figli, quale diritto naturale, è connesso alla naturale capacità di farlo Tecnica, medicina ed etica (1997) SLAVOJ ZIZEK Entro quest’orizzonte va giudicato il crescente rifiuto per la pena di morte. Dovremmo identificare la biopolitica nascosta che sostiene quel rifiuto Benevenuti nel deserto del reale (2002) i cani e i gatti che si vogliono usare in laboratorio devono essere allevati esplicitamente per questo scopo, e i loro costi sono saliti alle stelle». E non si può proprio farne a meno, nella ricerca? «Io credo di no, almeno per una buona parte della medicina. Quando parlo con un animalista, la prima cosa che gli chiedo è se ha vaccinato i suoi figli contro la polio: perchè lo sviluppo di quel vaccino ha richiesto l’uso di molte, molte scimmie! Senza saperlo, molti animalisti sono contrari a una ricerca di cui loro stessi si avvantaggiano. Il che non significa, naturalmente, che si possano liberamente infliggere sofferenze inutili agli animali». Come si forma l’opinione pubblica, riguardo alla bioetica? «Troppo spesso, purtroppo, il pubblico viene esposto a una propaganda unilaterale: religiosa, politica, ambientalista, animalista... In Massachussetts abbiamo un’Associazione per la Ricerca Medica, che cerca di smascherare le menzogne e le assurdità, ma i suoi fondi sono minimali rispetto a quelli degli avversari della ricerca. I quali, tra l’altro, hanno facile accesso alle scuole e ai bambini». Che bisogna fare, per avere opinioni equilibrate? «Chiedere cosa ne pensano i medici e gli esperti, ad esempio. I quali, però, spesso preferiscono tenere un profilo basso per evitare attacchi, che farebbero perdere loro pazienti e fondi. Io ho tentato di mobilitare la categoria, soprattutto per quanto riguarda la sperimentazione animale, cercando di convincere i medici a mettere opuscoli informativi nelle sale d’aspetto dei loro studi, invece di stupidi rotocalchi». Quindi, come al solito, il problema è l’educazione scientifica. «Sí, il riuscire a diffondere il punto di vista razionale a fianco di quello irrazionale, cosí che poi la gente possa decidere da sé. Spero che anche in Italia gli scienziati facciano sentire la loro voce contro quest’ultima legge». La Montalcini ha immediatamente firmato un appello. «Meno male. Lei è certamente la persona giusta per combattere questo genere di insensatezze». E quale ruolo deve giocare la politica, in queste cose? «Dovrebbe emanare leggi sulla base della ragione, e non della propaganda di gruppi che si prefiggono obiettivi senza senso». Una “politica razionale” non è forse un ossimoro? Cosí come il fatto che il “diritto alla vita” sia spesso difeso da gente che è, allo stesso tempo, in favore della pena di morte? «Sí, certo! E le limitazioni all’aborto sono un altro esempio di biopolitica dettata dalle motivazioni irrazionali della Chiesa cattolica e degli ultraconservatori: siamo da capo, cioè da dove eravamo partiti». I FILM I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE Un cacciatore di nazisti scopre che il dottor Mengele è vivo e vuole allevare una razza “ariana” attraverso manipolazioni genetiche. Con Laurence Olivier e Gregory Peck. Regia di Franklin J. Shaffner del 1978 I FIUMI DI PORPORA Esperimenti eugenetici in una clinica universitaria francese. Con Jean Reno e Vincent Cassel Regia di Mathieu Kassowitz, 2000 GATTACA In un futuro dove gli uomini nascono tutti in laboratorio, l’unico “naturale” cerca di sfuggire ai controlli. Con Ethan Hawke e Uma Thurman. Regia di Andrew Niccol, del 1997 LA FUGA DI LOGAN Nel 2274 la vita è programmata e finisce a trent’anni. Due ragazzi sfuggono al potere per unirsi alla Resistenza. Con Michael York e Peter Ustinov Regia di Michael Anderson del 1976 Fondatore Eugenio Scalfari ALVOHXEBbahaajA CHDPDQDFDL 31217 9 770390 107009 Anno 28 - Numero 295 Direttore Ezio Mauro € 0,90 in Italia (con MANHATTAN TRANSFER € 5,80) SEDE: 00185 ROMA, Piazza Indipendenza 11/b, tel. 06/49821, Fax 06/49822923. Spedizione abbonamento postale, articolo 2, comma 20/b, legge 662/96 - Roma. PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Austria € 1,85; Belgio € 1,85; Canada $ 1; Danimarca Kr. 15; Finlandia € 2,00; Francia € 1,85; Germania € 1,85; Grecia € 1,60; Irlanda € 2,00; Lussemburgo € 1,85; Malta Cents 50; Monaco P. € 1,85; Norvegia Kr. 16; Olanda € 1,85; Portogallo € 1,20 (Isole mercoledì 17 dicembre 2003 € 1,40); Regno Unito Lst. 1,30; Rep. Ceca Kc 56; Slovenia Sit. 280; Spagna € 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr. 2,5 (con il Venerdì Fr. 2,80); Ungheria Ft. 300; U.S.A $ 1. Concessionaria di pubblicità: A. MANZONI & C. Milano - via Nervesa 21, tel. 02/574941 INTERNET www.repubblica.it A B ■ Polemiche dopo il no del Quirinale alla Gasparri. Entro il 31 dicembre il provvedimento d’urgenza del governo Il rapporto annuale dell’Istat cala del 10% la fiducia UndecretoperRetequattro Gli italiani si sentono sempre più poveri Berlusconi: non leggerò i rilievi di Ciampi. Fini: vanno accolti ALTAN IL CASO IL FALLIMENTO DEL GOLPE TV Due idee dell’Europa tra Prodi e il Cavaliere GIOVANNI VALENTINI ARÀ pure accaduto 55 volte nella storia della Repubblica e magari accadrà altre 55 o 555 volte in futuro. Ma ciò non toglie che la decisione del Capo dello Stato di rinviare alle Camere la legge Gasparri sulla riforma televisiva è la più grave e pesante bocciatura mai decretata dal Quirinale nei confronti di un governo in carica. Lo è non solo per la rilevanza del provvedimento in questione e per l’ampiezza delle motivazioni con cui è stato respinto, quanto per il fatto che il veto di Carlo Azeglio Ciampi tocca direttamente gli affari privati e personali del presidente del Consiglio. Siamo al culmine di una macroscopica anomalia, alla deflagrazione di un conflitto di interessi che finora Silvio Berlusconi e la sua maggioranza non hanno voluto o saputo sciogliere. SEGUE A PAGINA 17 dal nostro inviato ANDREA BONANNI S STRASBURGO UE Italie, due Europe e, a ben guardare, perfino due Americhe. Il confronto che si è svolto ieri tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi nell’aula del Parlamento europeo a Strasburgo, pacato e cordiale nella forma, ha messo una di fronte all’altra due visioni politiche inconciliabili e due approcci antitetici all’esercizio della leadership. È stato, per molti versi, una specie di tribuna politica anticipata in vista delle elezioni europee di primavera. Ma, grazie anche alla drammaticità della situazione, ha permesso di confrontare le due posizioni con una sottigliezza e una profondità che raramente emergono nelle tribune pre-elettorali. Posti di fronte agli stessi fatti, la crisi dell’Unione dopo il fallimento del vertice di Bruxelles e la mancata approvazione della Costituzione europea, Prodi e Berlusconi hanno riferito due storie completamente diverse. Prodi ha parlato di «amarezza e preoccupazione». Berlusconi ha raccontato «il grande successo» della presidenza italiana. Prodi ha denunciato il tentativo di alcuni Paesi di «fare passi indietro» rispetto alla bozza di Costituzione. Berlusconi ha elogiato «la buona volontà» dei partecipanti al vertice. SEGUE A PAGINA 9 SERVIZI ALLE PAGINE 8 e 9 D SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 7 Scontri tra soldati Usa e miliziani. La protesta del Vaticano per le immagini del dittatore in tv LEZIONE DI CORAGGIO CURZIO MALTESE ON IL rinvio alle Camere della legge Gasparri, il presidente Ciampi offre al Paese e ai partiti un’occasione formidabile, storica e purtroppo unica per invertire il processo di degenerazione della democrazia italiana. È una bocciatura solenne quella del presidente della Repubblica, che colpisce al cuore la riforma ed anticipa un probabile giudizio di incostituzionalità della Consulta. Si capisce che un Berlusconi livido e provocatorio non voglia neppure leggere le motivazioni del Quirinale. Il suo problema è che forse non ha mai davvero letto neanche la Costituzione. Ma gli altri leader politici di maggioranza e opposizione, che non sono toccati nella carne viva degli interessi aziendali come il premier, hanno ben ragione di voler riflettere sulle ragioni di un “no” tanto secco e deciso. SEGUE A PAGINA 17 C Bush: Saddam merita la morte Il tiranno nelle mani della Cia. In Iraq manifestazioni pro-raìs Torino, le conclusioni dei giudici Il centrosinistra: chi ha suggerito? Marini, nuovo ordine d’arresto “Calunniò i leader dell’Ulivo” CUSTODERO e FUSANI A PAGINA 19 Una manifestazione pro Saddam a Mosul DIARIO Quando la scienza, lo Stato e la Chiesa devono stabilire regole sui temi etici Se la politica decide sulla vita Tutti trasferiti a Lampedusa Dopo tre giorni sbarcano i passeggeri del traghetto FRANCESCO VIVIANO ALLE PAGINE 20 e 21 LUCE IRIGARAY DIFFERENZA di altre, la nostra cultura è basata sull’opposizione fra corpo e spirito. A seconda delle varie fasi della storia, noi oscilliamo da un polo all’altro. E’ necessario che ciò avvenga, al fine di poter un giorno superare la scissione che ci spacca in due? O dovremmo preferibilmente imparare una diversa saggezza, in particolare da culture differenti? SEGUE A P AGINA 42 SERVIZI ALLE PAGINE 41, 42 e 43 A CON REPUBBLICA Oggi in edicola “Manhattan Transfer” Il romanzo di John Dos Passos a richiesta a soli 4,90 euro in più WASHINGTON – Saddam Hussein è un «disgustoso tiranno» che merita la «pena estrema». Il presidente Bush chiede esplicitamente per il raìs prigioniero la pena di morte, pur ripetendo che spetterà al popolo iracheno giudicarlo. Ma per ora gli interrogatori sono condotti da agenti della Cia. Ma il clima nel paese è sempre più teso: scontri da nord a sud, maxiretate di guerriglieri. Sulle condizioni di detenzione di Saddam, e soprattutto sul video girato durante la visita medica, si apre ora la polemica. Dal Vaticano critiche agli americani: «Quell’uomo fa compassione, lo hanno trattato come una vacca», ha detto il cardinale Martino. DA PAGINA 10 A PAGINA 15 Il 75 per cento non risparmia nulla In ribasso i consumi CONTE A PAGINA 25 LA POLEMICA La Resistenza che Pera vuole archiviare GIORGIO BOCCA ALL’8 settembre del ’43 al 25 aprile del ’45 ho vissuto in un mito. La notte del 19 settembre del ’43 credevo di essere al seguito di Duccio Galimberti a Boves incendiata dalle SS del maggior Peiper e invece stavo in un mito inventato dai comunisti, come dice il professor Pera che – come presidente del Senato – sta anche lui nel mito: saranno gli storici, dice, a stabilire se esiste o meno una Repubblica fondata sulla Resistenza. Quarantacinquemila partigiani caduti, ventimila mutilati e invalidi, il più forte movimento di resistenza in Europa dopo quello jugoslavo, gli operai e i contadini per la prima volta partecipi di una guerra popolare senza cartolina precetto, una formazione partigiana in ogni valle alpina o appenninica, la cruenta e sofferta gestazione di una Italia diversa, ma finalmente il professor Pera ci avverte che trattavasi solo di un discutibile mito da affidare agli storici. Anche le pallottole che sibilavano in quel mito saranno convalidate o meno da loro. La fiducia che mostra il presidente del Senato, seconda carica dello Stato democratico fondato su un mito, è davvero singolare: lui rifiuta il mito resistenziale, si duole di aver subito una storia di parte e ne affida la revisione agli storici, separati dalla politica. Cioè a un altro mito, quello della storia scientifica. Il professor Pera dice di essere stato ingannato dal mito resistenziale inventato dai comunisti e ancora se ne duole. 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