MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003
LA REPUBBLICA 41
DIARIO
di
IL CORPO TRA LA SCIENZA, LO STATO E LA CHIESA
Parla il filosofo della
scienza Giulio Giorello
Quali ragioni sono dietro
al dibattito che ha
animato la legge sulla
procreazione assistita
La contrapposizione tra
laici e cattolici, l’uso
della tecnica, il ruolo
della politica. Che cosa
significa, nel mondo di
oggi, essere responsabili
Milano
l filosofo della scienza Giulio Giorello trova riduttiva la
contrapposizione che fra
laici e cattolici si è instaurata a
proposito di quella variante
biopolitica che è la legge sulla
procreazione assistita. Dice
Giorello: «Ci sono laici che per
le proprie paure si possono
schierare su posizioni che appartengono alle gerarchie ecclesiastiche, e cattolici che su
questi argomenti hanno sviluppato una indiscutibile sensibilità laica. Quanto all’idea
che la vita sia sacra è un principio messo in questione dalla
scienza molto tempo fa. E trovo particolarmente interessanti le parole di Christian de
Duve - uno scienziato che ha
studiato nella cattolicissima
Lovanio - dove nel suo libro La
vita che evolve (edito da Cortina) sostiene che proprio il rifiutarsi di intervenire là dove la
scienza ci permette di farlo per
superare i limiti dovuti alla cattiva sorte, sia un atto di irresponsabilità.
«Naturalmente la responsabilità non consiste nell’utilizzare il famoso principio di
precauzione
con il quale
bloccare qualunque decisione in nome
del fatto che
questo principio prescrive
che si possa intraprendere
un intervento
tecnologico
solo quando si
è sicuri che
non ci sia rischio alcuno.
Pensare che il rischio non si annidi nel nostro mondo, nella
nostra vita è una pura e semplice pretesa metafisica. Ed è interessante che questa posizione
metafisica la condividano tanto i “soloni” dei comitati bioetici quanto i più estremi leader
della contestazione agli Ogm.
«Intendiamoci. Non dico
dato da una élite di super
che i timori non debbano esseesperti bioetici che stabiliscare presi sul serio, soprattutto
no le regole in base alle quali
quando sono timori biopolitidecidere che cosa è giusto o
ci, ossia problemi che riguarsbagliato in materia di interdano i nostri corpi, che coinventi sul corpo umano. Ciò che
volgono direttamente le nostre
ritengo basilare è la scelta che
vite. Ma mi sembra un errore
va ricondotta ai singoli indivimadornale scolpire
dui, donne e uomini,
sapendo bene che in
degli idoli o dei feticmolti casi si tratta
ci dentro le nostre RIPORTARE
davvero di scelte dopaure. Uno di questo
lorose. Perciò la prifeticci è che madre LA SCELTA
ma cosa che un bioenatura non va toccaAI
SINGOLI
ticista dovrebbe fare
ta, l’altro è che le bioè rispettare la soffetecnologie non ma- INDIVIDUI
renza reale delle pernipolino ciò che Dio
sone. Si può davvero
ha voluto non manicredere che una donna che ripolabile. Quest’ultima battuta
corra alla fecondazione eteroè stata profferita da quel titano
loga ci vada a cuor leggero? O
del pensiero che risponde al
che un uomo incapace di pronome di Carlo d’Inghilterra.
creare sia contento del proprio
«Certo, non penso che la
stato? Sono scelte difficili, non
scienza debba governare il
lo metto in dubbio, ma in una
mondo, ma d’altra parte non
società che si richiama ai prindesidero che il mondo sia guicipi liberali, quelle scelte ricadono sull’individuo, gli appartengono.
«Perciò invece di preoccuparsi dello stato psicologico
dei nati in provetta - i quali pe-
I
eredi. Eredi di una dottrina, di
una visione del mondo, che ha
fatto progredire l’Europa. Non
possiamo rinunciare all’esortazione di Kant quando dice
che occorre avere il coraggio di
sapere, ma, aggiungo che bisogna avere anche il coraggio di
fare. E ciò non significa l’esaltazione della ragione acritica, né
il tentativo di instaurare il governo della scienza sulla città.
Ma piuttosto il riconoscimento
dei propri limiti per poterci poi
lavorare dentro e non accettarli passivamente. Michel Foucault è stato tra i primi a capirlo: parlando dell’importanza
del prendersi cura di se stessi e
della biopolitica. A questo proposito non mi pare irrilevante
ricordare una cosa ovvia, ma
fondamentale: non può essere
lo Stato a decidere che cosa sia
naturale o artificiale. Come pure bisognerebbe fare giustizia
delle battute tipo: “Dio lo vuole” o “non lo vuole”. Se uno ha
un filo diretto con una entità
spiritualmente superiore e
Qui a fianco, un
scambia il proprio autoritaridisegno di Joy
smo per infallibilità, ogni posGallowitz
sibilità di confronto o discussione si
chiude in partenza. Se lasciamo cadere
queste pretese
e ridiamo il
ruolo che spetta al cittadino,
ossia a colui
che solo può
decidere in
materia del
suo corpo, allora c’è speranza per una
civiltà fatta di
individui reali
e compiuti.
«Abbiamo imparato che la
biopolitica ha due facce. Quella con cui lo Stato vuole prendersi cura a tutti i costi del mio
corpo, della mia vita, e della
mia morte. E lo trovo aberrante. Non sto parlando della sanità, degli ospedali, dell’assistenza, che sono servizi che
raltro mi dicono che non stanogni civiltà sviluppata deve
avere, ma di un’entità astratta
no né meglio né peggio di quelche entra nelle tue decisioni
li nati dalle famiglie normali perché non provare a capire i
più intime e dolorose.
«Il lato positivo della biopolibisogni e i desideri che la gente
tica è che la scienza deve divenha e che non sono qualcosa di
tare un’alleata dell’individuo,
puramente trasgressivo, ma
non un avversaria da temere o
nascono spesso da una manda combattere.
canza, da una soffe«Si invocano i valorenza.
«C’è un rispetto VIETATO DIRE ri comuni. La morale
codificata. I valori codell’esistenza che
muni creano uomini
non coincide con l’i- DIO NON LO
dea che la vita sia sacomuni. E la morale
VUOLE
O
DIO
cra. E nondimeno
codificata la si usa fiquel rispetto è ciò che LO VUOLE
no a quando fa comoconta perché nasce
do. È un feticcio da
dalla libera scelta deesibire in alcune cirgli individui. Pur nel dolore e
costanze. Mi è stato chiesto se
nell’incertezza quella libera
la bioetica è in qualche modo
scelta va salvaguardata. Ricorl’anticamera dello stato etico.
rere a forme proibizioniste è
Ho risposto che avendo la bioeinsensato. Fra l’altro non hantica che si pratica in Italia perso
no mai funzionato. Il filosofo
i caratteri per cui era sorta, più
Habermas ha liquidato l’idea
che l’anticamera dello stato
di “libera scelta” come qualcoetico è la sua sala da pranzo».
sa di riconducibile al liberalismo prima maniera, all’illuminismo settecentesco. A lui e ad
altri che usano in maniera
sprezzante l’etichetta “illuminismo” replico che ne siamo gli
BIOPOLITICA
Chi decide della nostra vita
ANTONIO GNOLI
GIORGIO AGAMBEN
BIOPOLITICA.
NON è certo un caso se il
termine - biopolitica - che
dovrebbe definire la politica in cui viviamo abbia potuto
dar luogo a definizioni opposte. Il significato di una parola è il
suo uso e dipende quindi necessariamente dalle strategie in
cui si trova inserito. Ma - contro l'incauta disinvoltura di chi se
ne serve come una parola d'ordine positiva - occorre ricordare, con Foucault, che biopolitica significa innanzitutto l'ingresso della vita biologica nei calcoli e nei meccanismi del potere e che l'assunzione della cura della vita dei cittadini da parte degli Stati moderni va di pari passo alla possibilità di autorizzarne lo sterminio. Con altrettanta fermezza, contro coloro
che vorrebbero restaurare una chiara separazione fra vita e
politica, zoè e bios, casa e città, si deve ricordare che una tale chiara distinzione non è forse mai esistita e che la politica
occidentale nasce appunto dal difficile incrocio fra queste
due realtà. E' a partire da questo terreno incerto, in cui il nostro privato corpo biologico è diventato indistinguibile dal
nostro corpo politico, che dobbiamo provare a ripensare lo spazio politico dell'0ccidente, a immaginare una vita che non sia più separabile dalla sua forma politica.
“
“
DIARIO
42 LA REPUBBLICA
LE NORME
IN EUROPA
FRANCIA
La legge che regola la fecondazione
assistita prevede la possibilità della
donazione eterologa, e può essere
richiesta da coppie sposate o costituite di
fatto da almeno due anni.
GERMANIA
E’ previsto un limite di 3 embrioni da
impiantare. È permessa (anche per coppie
stabili non sposate) la fecondazione
eterologa solo con donazione di seme ma
non con ovulo.
MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003
GRAN BRETAGNA
La legge inglese non pone alcun limite alla
fecondazione eterologa e nemmeno alle
coppie che chiedono assistenza. E
permette la sospensione delle cure ai
malati terminali che ne fanno richiesta.
I COMPITI DI UNA VERA BIOPOLITICA E I DIRITTI ELEMENTARI DEL CITTADINO
QUALI IDEE METTIAMO
AL SERVIZIO DELLA VITA
LUCE IRIGARAY
I LIBRI
HANS
JONAS
Il principio
responsabilit
à Einaudi
1990
Tecnica
medicina
ed etica
Einaudi 1997
GIORGIO
AGAMBEN
Homo sacer
Einaudi 1995
ROBERTO
ESPOSITO
Immunitas.
Protezione e
negazione
della vita
Einaudi 2002
PETER
SINGER
Ripensare la
vita
Il saggiatore
1996
Etica pratica
Liguori 1989
GIOVANNI
BERLINGUER
Bioetica
quotidiana
Giunti 2000
MAURIZIO
MORI
La
fecondazione
artificiale
Laterza 1995
DIONIGI
TETTAMANZI
Nuova
bioetica
cristiana
Piemme 2001
EUGENIO
LECALDANO
Bioetica.
Le scelte
morali
Laterza 1999
DAVID
LAMB
L’etica alla
frontiera della
vita.
Eutanasia e
accanimento
terapeutico
Il Mulino 1998
ANNA
MELDOLESI
Organismi
Geneticamen
te Modificati
Storia di un
dibattito
truccato
Einaudi 2001
(segue dalla prima pagina)
PARLA RENATO DULBECCO
Q
UESTO oscillare da un
estremo all’altro conduce,
in effetti, a situazioni di pericolo per l’umanità, situazioni in
cui la nostra logica occidentale si
ritrova essa stessa assoggettata a
contraddizioni assai illogiche.
Di quale vita stiamo parlando?
I discorsi riguardanti la vita
spesso parlano di una vita possibile, di una vita futura o di una vita
passata. Dissertano di una vita a
venire o di una vita ormai perduta,
senza preoccuparsi molto della
nostra vita presente. Quanti dibattiti, etici o giuridici, si svolgono
sui diritti di un essere umano alla
nascita — naturale o artificiale —
o di un essere umano dopo la morte? Quanti si appassionano alla difesa della nostra vita quotidiana?
Di questa vita in quanto tale sembriamo quasi inconsapevoli. Noi
la subiamo, in un certo senso, ma
senza premurarci di assaporarla,
di coltivarla, di condividerla. Responsabile di questo stato di cose
è in gran parte la divisione tra corpo e spirito che ci è stata insegnata. La vita, che abbiamo ricevuto
insieme al nostro corpo, ci appare
quasi trascurabile. Invece di ringraziare chi ce l’ha donata e chi ci
permette di conservarla, invece di
premurarci di farla maturare e
sbocciare affinché si evolva in
amore, parole, respiro condivisibile, pretendiamo di sostituirle
un’altra vita, una vita artificiale,
una vita da noi fabbricata. Una vita senza vita: una vita ancora da
nascere o che è già morta. Siamo
esiliati dalla nostra vita presente.
Dovere di una reale biopolitica mi
sembra sarebbe quello di ricondurci ad essa, o di condurci ad essa, e di proteggerci in quanto esseri viventi. Sarebbe quello di prestare assistenza alla nostra vita,
una vita non ancora sbocciata del
tutto e già spenta o paralizzata da
una cultura, in particolar modo
politica, che ha dimenticato di rispettarla.
La disperazione dei sopravvissuti impotenti
Una vera biopolitica dovrebbe
prestare attenzione alla disperazione che mina i cittadini, come
una malattia che la scienza e la tecnica preferiscono ignorare in
quanto esse stesse potrebbero esserne la causa, e per curare la quale rimangono senza rimedi. Di che
cosa soffrono dunque i cittadini?
Prima di tutto dell’angoscia provocata da pericoli che mettono a
rischio il nostro pianeta. Poi di aggressioni continue, che subiscono
i corpi e i sensi a causa dei diversi
tipi di inquinamento ai quali sono
esposti. E ancora: delle violenze e
delle guerre che minacciano loro e
i loro simili, e in rapporto alle quali non possono far sentire la loro
voce. Per di più, subiscono incessanti bombardamenti, da parte
dei media, di informazioni le une
più drammatiche delle altre. Senza dimenticare l’obbligo di assimilare un nutrimento, materiale o
spirituale, più o meno adulterato
o sofisticato. In realtà i cittadini
soffrono di una perdita di fiducia
nel loro ambiente naturale ed
umano e, infine, della perdita di fiducia in se stessi. Soffrono per
aver perso fiducia nel futuro, per la
mancanza di responsabilità nelle
decisioni vitali, prese in loro nome. Sorvolo... né dimentico... taglio corto...Ma come non rendersi
conto, però, che i suicidi, le tossi-
IL NOBEL
E IL PROBLEMA
RELIGIOSO
il sottofondo teologico.
aramente dalla
«Questi sono problemi
California una vodel legislatore».
ce al telefono è apE dal punto di vista
parsa più remota, quasi
scientifico cosa può dirda fantasma. E' la voce
ci?
del professor Renato
«Scientificamente esiDulbecco, Premio Nobel
stono notevoli possibilità
per la Medicina (1975),
LAURA LILLI
per venire incontro a
che ci siamo permessi di
coppie in difficoltà. E non
svegliare all'alba per
ci sono nemmeno conchiedergli un parere sultroindicazioni».
la discussa legge sull'inIn Italia si fa un gran diseminazione artificiale
scutere sulla fecondache, passata già alla Cazione omologa ed eteromera, approda ora in Seloga. Quest'ultima alle
nato, spaccando in due
donne appare punitiva e
l'opinione pubblica itaumiliante.
liana e creando anche
«Come ho detto non inpolemiche all'interno
tendo addentrarmi in
dei partiti.
questioni che abbiano
«Ci sono due lati del
sottofondi religiosi.
problema», risponde il
Quello che posso dirle è che nella feconprofessore assonnato ma perfettamendazione eterologa un problema scientite lucido. «Uno è religioso, e non mi rifico c'è. Se uno dei "genitori" è uno scoguarda. L'altro è scientifico».
nosciuto, non si conosce il background
Scusi professore ma lei vuol dire che
del nascituro, il quale in futuro potrebbe
non intende schierarsi sulla questioavere delle tare».
ne?
Forse ci si potrebbe informare. Maga«Proprio così, non intendo farlo».
ri si potrebbero inserire apposite clauTuttavia se questa legge passasse lo
sole.
Stato la imporrebbe a tutti i cittadini,
«Anche questo, ovviamente, riguarda
compresi quelli che, per le più diverse
il legislatore».
ragioni, potrebbero non condividerne
R
codipendenze, la depressione e
l’aggressività, le guerre e i vari tipi
di conflitto, il ripiegarsi in un individualismo meschinamente possessivo o gaudente sono il risultato di una mancanza di cultura della stessa vita e della sua condivisione? Gli esseri umani sono in
grado di sopportare molte cose, a
patto di conservare speranza e responsabilità nei confronti del loro
bene più prezioso: la vita. E che cosa, invece, chiedono loro quelli
che decidono davvero delle cose,
compreso la loro vita? Di accettare di diventare inconsapevoli. Di
lasciarsi distrarre da mille e uno
dibattiti o spettacoli. Di considerare la sopravvivenza la sola condizione umana (ancora) possibile.
L’ambiguità della scienza e
della tecnica
Scienze e tecniche spesso sono
più delle protesi dell’umana sopravvivenza che non strumenti al
servizio della vita, per lo meno nella nostra tradizione. Per accostarsi alla vita, la scienza inizia con l’isolarla dal contesto che le permette di esistere. In qualche modo,
non le si accosta se non in vitro, al-
trimenti la scienza non può farne
il suo oggetto: la vita sfugge ai suoi
procedimenti, ai suoi strumenti,
alle sue tecniche. Quando si avvicina ad essa, la scienza isola la vita
dall’ambiente in cui essa può vivere: l’insieme del corpo, il contesto
cosmico, il contesto relazionale.
La vita di cui parla la scienza non è
mai la vita che io vivo: essa è estrapolata dal tutto vivente che io sono e al tempo stesso ridotta ad una
pura e semplice naturalità e fattualità. È al di là e al di qua della
mia vita, quella che è animata dal
mio respiro, dalle mie intenzioni,
MICHEL FOUCAULT
Questa nuova tecnica di
potere si applica alla vita
degli uomini, o meglio,
investe non tanto l’uomocorpo, ma l’uomo in
quanto essere vivente
Bisogna difendere la società
(1998)
ANTONIO NEGRI
La biopolitica rappresenta
una medicina sociale che si
applica alla popolazione, al
fine di governare la vita.
La vita fa parte ormai
del campo del potere
Guide
(2003)
LEONARDO
Qui sopra,
un disegno
anatomico
di Leonardo
da Vinci.
Sopra a
sinistra,
Renato
Dulbecco
dalle mie relazioni con un ambiente naturale o culturale, con
l’altro e con gli altri. Il potere attuale della scienza ci ha a poco a
poco espropriati dalla percezione
di che cosa significa essere vivi e, a
questo riguardo, dalle nostre responsabilità. Certo, la scienza può
talvolta aiutare la nostra vita, ma a
condizione di non volervisi sostituire, diventandone l’origine o la
fine. La stessa cosa vale per la tecnica. Dominata dall’una e dall’altra, spesso in relazione tra loro, la
nostra epoca ha dimenticato che
cosa voglia dire vivere. La nostra
“BIOPOLITICA”, UN CONCETTO ESTREMIZZATO DAL NAZISMO
LA CENTRALITÀ DEL CORPO
E LE INSIDIE DEL POTERE
ROBERTO ESPOSITO
ochi concetti, come quello di biopolitica, appaiono attraversati da
un’ambivalenza costitutiva che li
espone ad esiti contrapposti. Con questa
espressione — elaborata da Michel Foucault — si vuole intendere una implicazione diretta tra la sfera della politica e quella
della vita, intesa nella sua nuda falda biologica. Naturalmente il potere si è sempre
rapportato alla vita degli individui e delle
popolazioni — anche nella polis greca, in
cui pure era ben marcata la distinzione tra
l’ambito privato della zoé e quello, pubblico, del bios, cioè della vita qualificata. Ciò
non toglie che a partire da una certa fase,
situata nella seconda modernità, le politiche governative hanno assunto i processi
biologici — nascita, salute, igiene, alimentazione, morte — come oggetto primario
P
delle proprie strategie. Quando tale investimento ha incrociato il fenomeno del
razzismo, l’esito distruttivo è stato inevitabile: quella che era nata come politica della vita — anche in contrasto con l’antico
diritto sovrano di dare la morte — si è rovesciata in una forma di tanatopolitica.
L’esperienza in cui questa deriva ha toccato il proprio apice è stato naturalmente il
nazismo — i cui campi di sterminio costituiscono il paradigma estremo di una vita
ridotta alla mera sussistenza e, in quanto
tale, destinata alla morte.
E oggi? Ritenere che il crollo del nazismo
abbia significato la fine della biopolitica —
e che dunque si possa semplicemente riattivare il vecchio lessico politico dei diritti e
della sovranità, sarebbe una pericolosa illusione. In realtà non soltanto il rapporto
DIARIO
MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE 2003
OLANDA
Legislazione totalmente permissiva. Non
ci sono limiti alla fecondazione assistita e
l’eutanasia è consentita. Il reato di
“suicidio assistito” è stato depenalizzato
nel 2002.
LA REPUBBLICA 43
SPAGNA
La legislazione spagnola consente la
fecondazione eterologa, non pone alcun
limite al numero di embrioni da impiantare
e non richiede condizioni alle coppie che
chiedono assistenza.
SVEZIA
Le norme non prevedono la possibilità di
ricorrere alla fecondazione eterologa e
pongono un limite (tre) al numero di
embrioni che è possibile impiantare
nell’utero.
INTERVISTA AL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA DAVID HUBEL
FERMARE LA SCIENZA
SAREBBE IRRAZIONALE
PIERGIORGIO ODIFREDDI
Boston
A HARVARD Medical School
di Boston è un complesso di
cinque enormi edifici disposti
attorno a una piazza, e costituisce
una cittadella di eccellenza della ricerca medica, al centro di una vera
e propria città ospedaliera ultramoderna.
E’ in questo tempio del sapere
clinico che dirige un laboratorio
David Hubel, premio Nobel per la
medicina nel 1981 per la scoperta
dei meccanismi neurologici della
visione, e autore
del bel libro di divulgazione Occhio, cervello e visione (Zanichelli, 1989).
Siamo andati
a trovarlo per
parlare con lui
dei problemi legati alla biotetica
e alla biopolitica,
umana e animale, prendendo
spunto dall’approvazione della
legge sulla procreazione assistita approvata
dal Senato la settimana scorsa.
«Naturalmente, l’etica
non è soggetta
alla logica. Ma io
non capisco, ad
esempio, perché
non si debbano
usare embrioni di donatori esterni
alla coppia. Una mia amica, che
non poteva procreare in maniera
naturale, ha usato l’ovulo della sorella e il seme di un donatore: ora ha
due figli, ed è felice. Che male c’è? Il
Cristianesimo è irrazionale, in queste cose».
E le restrizioni riguardano non
solo le ricerche sull’uomo, ma anche quelle sugli animali.
«Lasciamo pure da parte i problemi della clonazione: sia quella
umana, per la quale io non vedo ragioni logiche, sia quella animale,
che non sembra aver prodotto buo-
L
epoca si lascia affascinare dal potere dei demiurghi che si pongono
troppo raramente l’interrogativo
di quale sia l’impatto delle loro ricerche o delle loro prestazioni sulla vita stessa: la vita di tutti, la vita
di tutti i giorni. Non un sogno di vita, utile per trascurare i nostri quotidiani doveri di esseri viventi:
condividere un’aria respirabile,
un cibo e un’acqua non nocivi, entrare in relazione di desiderio e di
amore con l’altro, gli altri, e costruire un mondo più vivibile e più
felice per l’oggi e per il domani. La
biopolitica dovrebbe sostenere
questo dovere e questo diritto elementare di ogni cittadino, anche
tramite leggi che garantiscano la
tutela delle persone in quanto tali,
e delle loro relazioni. Questo compito corrisponde ad una politica
democratica attinente alla vita.
Cosa che non si verifica quando
una biopolitica si mette al servizio
di alcuni soltanto, si fa complice di
facoltosi di qualsiasi genere, si
perde nelle sottigliezze giuridiche
o etiche che hanno come effetto,
se non addirittura come scopo, di
mascherare le vere urgenze.
(Traduzione Anna Bissanti)
GLI AUTORI
Giorgio Agamben,
filosofo, tiene corsi
in Francia e negli Usa
Luce Irigaray, psicoanalista
teorica del pensiero della differenza
Roberto Esposito è filosofo
della politica
ni risultati. Ma la sperimentazione
animale è utilissima: ad esempio,
quella sui cani, per lo sviluppo di
tecniche operatorie in cardiologia.
Ora, in molti degli Stati Uniti si
proibisce l’uso dei cani dei canili
per la ricerca, nonostante essi vengano soppressi comunque, ed è di
nuovo illogico».
Questa volta il problema è creato dagli animalisti.
«I quali, tra l’altro, si preoccupano quasi esclusivamente degli animali da casa, cioè cani e gatti. Non
delle scimmie, ad esempio, che pure sono più simili all’uomo. Adesso
MATERNITÀ
Qui sopra,
ancora
tavole di
Leonardo.
Nella striscia
in alto la
prima, terza,
quarta e
sesta foto
sono tratte
dal libro
"Newborn",
Chronicle
Books editore
HANS JONAS
Un altro disegno
anatomico di Leonardo
da Vinci
diretto tra politica e vita non si è per nulla
allentato, ma si è esteso, con la globalizzazione, all’intero corpo del mondo. Rilievo
crescente dell’elemento etnico, incipiente trasformazione dell’azione politica in
operazione di polizia interna ed internazionale, aumento continuo di immigrati
deprivati di ogni identità giuridica non sono che i tratti più evidenti di tale situazione. Se poi si guarda alla progressiva indistinzione tra norma ed eccezione determinata dallo stabilizzarsi delle legislazioni di
emergenza e alla pratica di ‘guerre umani-
tarie’ in cui si sganciano bombe e viveri
sullo stesso territorio, si ha la misura del rischio autodistruttivo cui una biopolitica
immunitaria ci espone.
E tuttavia, questo è solo un lato della
questione. Che la politica, saltando le classiche mediazioni istituzionali, si intrecci
con la vita in tutte le sue dimensioni costituisce, oltre che una minaccia, anche un’inedita opportunità. Non solo per gli effetti di liberazione che ha avuto la rivendicazione della centralità del corpo rispetto ai
modelli metafisici che lo hanno a lungo
dominato o emarginato. E neanche solo
per le resistenze che le dinamiche di controllo e gestione della vita ingenerano nel
mondo globale. Ma perché proprio il paradigma di vita — se inteso nella sua potenza di trasformazione — può comunicare
all’azione politica quella carica innovativa
che essa sembra avere da tempo smarrito.
Non ogni impedimento
naturale ha diritto a essere
eliminato. E il diritto ad
avere figli, quale diritto
naturale, è connesso alla
naturale capacità di farlo
Tecnica, medicina ed etica
(1997)
SLAVOJ ZIZEK
Entro quest’orizzonte va
giudicato il crescente
rifiuto per la pena di morte.
Dovremmo identificare la
biopolitica nascosta che
sostiene quel rifiuto
Benevenuti nel deserto del
reale (2002)
i cani e i gatti che si vogliono usare
in laboratorio devono essere allevati esplicitamente per questo scopo,
e i loro costi sono saliti alle stelle».
E non si può proprio farne a meno, nella ricerca?
«Io credo di no, almeno per una
buona parte della medicina. Quando parlo con un animalista, la prima
cosa che gli chiedo è se ha vaccinato i suoi figli contro la polio: perchè
lo sviluppo di quel vaccino ha richiesto l’uso di molte, molte scimmie! Senza saperlo, molti animalisti
sono contrari a
una ricerca di cui
loro stessi si avvantaggiano. Il
che non significa, naturalmente, che si possano
liberamente infliggere sofferenze inutili agli animali».
Come si forma
l’opinione pubblica, riguardo
alla bioetica?
«Troppo spesso, purtroppo, il
pubblico viene
esposto a una
propaganda unilaterale: religiosa, politica, ambientalista, animalista... In Massachussetts abbiamo un’Associazione per la
Ricerca Medica,
che cerca di smascherare le menzogne e le assurdità, ma i suoi fondi sono minimali rispetto a quelli degli
avversari della ricerca. I quali, tra
l’altro, hanno facile accesso alle
scuole e ai bambini».
Che bisogna fare, per avere opinioni equilibrate?
«Chiedere cosa ne pensano i medici e gli esperti, ad esempio. I quali, però, spesso preferiscono tenere
un profilo basso per evitare attacchi, che farebbero perdere loro pazienti e fondi. Io ho tentato di mobilitare la categoria, soprattutto per
quanto riguarda la sperimentazione animale, cercando di convincere i medici a mettere opuscoli informativi nelle sale d’aspetto dei loro
studi, invece di stupidi rotocalchi».
Quindi, come al solito, il problema è l’educazione scientifica.
«Sí, il riuscire a diffondere il punto di vista razionale a fianco di quello irrazionale, cosí che poi la gente
possa decidere da sé. Spero che anche in Italia gli scienziati facciano
sentire la loro voce contro quest’ultima legge».
La Montalcini ha immediatamente firmato un appello.
«Meno male. Lei è certamente la
persona giusta per combattere
questo genere di insensatezze».
E quale ruolo deve giocare la politica, in queste cose?
«Dovrebbe emanare leggi sulla
base della ragione, e non della propaganda di gruppi che si prefiggono
obiettivi senza senso».
Una “politica razionale” non è
forse un ossimoro? Cosí come il
fatto che il “diritto alla vita” sia
spesso difeso da gente che è, allo
stesso tempo, in favore della pena
di morte?
«Sí, certo! E le limitazioni all’aborto sono un altro esempio di biopolitica dettata dalle motivazioni
irrazionali della Chiesa cattolica e
degli ultraconservatori: siamo da
capo, cioè da dove eravamo partiti».
I FILM
I RAGAZZI
VENUTI
DAL
BRASILE
Un cacciatore
di nazisti
scopre che il
dottor
Mengele è
vivo e vuole
allevare una
razza “ariana”
attraverso
manipolazioni
genetiche.
Con
Laurence
Olivier e
Gregory
Peck.
Regia di
Franklin J.
Shaffner
del 1978
I FIUMI DI
PORPORA
Esperimenti
eugenetici in
una clinica
universitaria
francese.
Con Jean
Reno e
Vincent
Cassel
Regia di
Mathieu
Kassowitz,
2000
GATTACA
In un futuro
dove gli
uomini
nascono tutti
in laboratorio,
l’unico
“naturale”
cerca di
sfuggire ai
controlli.
Con Ethan
Hawke
e Uma
Thurman.
Regia di
Andrew
Niccol, del
1997
LA FUGA DI
LOGAN
Nel 2274 la
vita è
programmata
e finisce a
trent’anni.
Due ragazzi
sfuggono al
potere per
unirsi alla
Resistenza.
Con Michael
York e Peter
Ustinov
Regia di
Michael
Anderson
del 1976
Fondatore Eugenio Scalfari
ALVOHXEBbahaajA CHDPDQDFDL
31217
9 770390 107009
Anno 28 - Numero 295
Direttore Ezio Mauro
€ 0,90 in Italia (con MANHATTAN TRANSFER € 5,80)
SEDE: 00185 ROMA, Piazza Indipendenza 11/b, tel. 06/49821, Fax
06/49822923. Spedizione abbonamento postale, articolo 2, comma 20/b,
legge 662/96 - Roma.
PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Austria € 1,85; Belgio € 1,85; Canada
$ 1; Danimarca Kr. 15; Finlandia € 2,00; Francia € 1,85; Germania € 1,85;
Grecia € 1,60; Irlanda € 2,00; Lussemburgo € 1,85; Malta Cents 50;
Monaco P. € 1,85; Norvegia Kr. 16; Olanda € 1,85; Portogallo € 1,20 (Isole
mercoledì 17 dicembre 2003
€ 1,40); Regno Unito Lst. 1,30; Rep. Ceca Kc 56; Slovenia Sit. 280; Spagna
€ 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr.
2,5 (con il Venerdì Fr. 2,80); Ungheria Ft. 300; U.S.A $ 1. Concessionaria
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INTERNET
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Polemiche dopo il no del Quirinale alla Gasparri. Entro il 31 dicembre il provvedimento d’urgenza del governo
Il rapporto annuale dell’Istat
cala del 10% la fiducia
UndecretoperRetequattro
Gli italiani
si sentono
sempre
più poveri
Berlusconi: non leggerò i rilievi di Ciampi. Fini: vanno accolti
ALTAN
IL CASO
IL FALLIMENTO
DEL GOLPE TV
Due idee dell’Europa
tra Prodi e il Cavaliere
GIOVANNI VALENTINI
ARÀ pure accaduto 55 volte nella storia della Repubblica e magari accadrà altre 55 o 555 volte in futuro. Ma ciò non toglie che la decisione del Capo dello Stato di
rinviare alle Camere la legge
Gasparri sulla riforma televisiva è la più grave e pesante bocciatura mai decretata dal Quirinale nei confronti di un governo in carica. Lo è non solo
per la rilevanza del provvedimento in questione e per l’ampiezza delle motivazioni con
cui è stato respinto, quanto per
il fatto che il veto di Carlo Azeglio Ciampi tocca direttamente
gli affari privati e personali del
presidente del Consiglio. Siamo al culmine di una macroscopica anomalia, alla deflagrazione di un conflitto di interessi che finora Silvio Berlusconi e la sua maggioranza non
hanno voluto o saputo sciogliere.
SEGUE A PAGINA 17
dal nostro inviato
ANDREA BONANNI
S
STRASBURGO
UE Italie, due Europe e, a ben guardare, perfino
due Americhe. Il confronto che si è svolto ieri tra
Romano Prodi e Silvio Berlusconi nell’aula del
Parlamento europeo a Strasburgo, pacato e cordiale nella forma, ha messo una di fronte all’altra due visioni politiche inconciliabili e due approcci antitetici all’esercizio della leadership. È stato, per molti versi, una specie
di tribuna politica anticipata in vista delle elezioni europee di primavera. Ma, grazie anche alla drammaticità
della situazione, ha permesso di confrontare le due posizioni con una sottigliezza e una profondità che raramente emergono nelle tribune pre-elettorali.
Posti di fronte agli stessi fatti, la crisi dell’Unione dopo
il fallimento del vertice di Bruxelles e la mancata approvazione della Costituzione europea, Prodi e Berlusconi
hanno riferito due storie completamente diverse. Prodi
ha parlato di «amarezza e preoccupazione». Berlusconi
ha raccontato «il grande successo» della presidenza italiana. Prodi ha denunciato il tentativo di alcuni Paesi di
«fare passi indietro» rispetto alla bozza di Costituzione.
Berlusconi ha elogiato «la buona volontà» dei partecipanti al vertice.
SEGUE A PAGINA 9
SERVIZI ALLE PAGINE 8 e 9
D
SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 7
Scontri tra soldati Usa e miliziani. La protesta del Vaticano per le immagini del dittatore in tv
LEZIONE
DI CORAGGIO
CURZIO MALTESE
ON IL rinvio alle Camere
della legge Gasparri, il presidente Ciampi offre al
Paese e ai partiti un’occasione
formidabile, storica e purtroppo
unica per invertire il processo di
degenerazione della democrazia
italiana. È una bocciatura solenne quella del presidente della Repubblica, che colpisce al cuore la
riforma ed anticipa un probabile
giudizio di incostituzionalità
della Consulta. Si capisce che un
Berlusconi livido e provocatorio
non voglia neppure leggere le
motivazioni del Quirinale. Il suo
problema è che forse non ha mai
davvero letto neanche la Costituzione. Ma gli altri leader politici
di maggioranza e opposizione,
che non sono toccati nella carne
viva degli interessi aziendali come il premier, hanno ben ragione di voler riflettere sulle ragioni
di un “no” tanto secco e deciso.
SEGUE A PAGINA 17
C
Bush: Saddam merita la morte
Il tiranno nelle mani della Cia. In Iraq manifestazioni pro-raìs
Torino, le conclusioni dei giudici
Il centrosinistra: chi ha suggerito?
Marini, nuovo
ordine d’arresto
“Calunniò i leader
dell’Ulivo”
CUSTODERO e FUSANI
A PAGINA 19
Una manifestazione pro Saddam a Mosul
DIARIO
Quando la scienza, lo Stato e la Chiesa devono stabilire regole sui temi etici
Se la politica decide sulla vita
Tutti trasferiti a Lampedusa
Dopo tre giorni
sbarcano
i passeggeri
del traghetto
FRANCESCO VIVIANO
ALLE PAGINE 20 e 21
LUCE IRIGARAY
DIFFERENZA di altre, la
nostra cultura è basata
sull’opposizione fra corpo e spirito. A seconda delle varie fasi della storia, noi oscilliamo da un polo all’altro. E’ necessario che ciò avvenga, al fine
di poter un giorno superare la
scissione che ci spacca in due? O
dovremmo preferibilmente
imparare una diversa saggezza,
in particolare da culture differenti?
SEGUE A P AGINA 42
SERVIZI ALLE PAGINE 41, 42 e 43
A
CON REPUBBLICA
Oggi in edicola
“Manhattan Transfer”
Il romanzo
di John
Dos Passos
a richiesta
a soli 4,90
euro in più
WASHINGTON – Saddam Hussein è
un «disgustoso tiranno» che merita
la «pena estrema». Il presidente
Bush chiede esplicitamente per il
raìs prigioniero la pena di morte,
pur ripetendo che spetterà al popolo iracheno giudicarlo. Ma per ora
gli interrogatori sono condotti da
agenti della Cia. Ma il clima nel paese è sempre più teso: scontri da nord
a sud, maxiretate di guerriglieri.
Sulle condizioni di detenzione di
Saddam, e soprattutto sul video girato durante la visita medica, si apre
ora la polemica. Dal Vaticano critiche agli americani: «Quell’uomo fa
compassione, lo hanno trattato come una vacca», ha detto il cardinale
Martino.
DA PAGINA 10 A PAGINA 15
Il 75 per cento non
risparmia nulla
In ribasso i consumi
CONTE A PAGINA 25
LA POLEMICA
La Resistenza
che Pera
vuole archiviare
GIORGIO BOCCA
ALL’8 settembre del ’43
al 25 aprile del ’45 ho vissuto in un mito. La notte
del 19 settembre del ’43 credevo
di essere al seguito di Duccio Galimberti a Boves incendiata dalle SS del maggior Peiper e invece
stavo in un mito inventato dai
comunisti, come dice il professor Pera che – come presidente
del Senato – sta anche lui nel mito: saranno gli storici, dice, a stabilire se esiste o meno una Repubblica fondata sulla Resistenza.
Quarantacinquemila partigiani caduti, ventimila mutilati e
invalidi, il più forte movimento
di resistenza in Europa dopo
quello jugoslavo, gli operai e i
contadini per la prima volta partecipi di una guerra popolare
senza cartolina precetto, una
formazione partigiana in ogni
valle alpina o appenninica, la
cruenta e sofferta gestazione di
una Italia diversa, ma finalmente il professor Pera ci avverte che
trattavasi solo di un discutibile
mito da affidare agli storici. Anche le pallottole che sibilavano
in quel mito saranno convalidate o meno da loro. La fiducia che
mostra il presidente del Senato,
seconda carica dello Stato democratico fondato su un mito, è
davvero singolare: lui rifiuta il
mito resistenziale, si duole di
aver subito una storia di parte e
ne affida la revisione agli storici,
separati dalla politica. Cioè a un
altro mito, quello della storia
scientifica.
Il professor Pera dice di essere
stato ingannato dal mito resistenziale inventato dai comunisti e ancora se ne duole.
SEGUE A PAGINA 17
D
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Chi decide della nostra vita