08/03/2007 11.10 Pagina 1 Periodico di informazione dell’A.S.S. N. 5 “Bassa Friulana” giornale finale.qxp E D I T O R I A L E ASSieme per un anno e 6 numeri Un anno fa quando lanciammo l'idea del giornale, sapevamo di fare una scommessa dall'esito incerto. Non sapevamo ancora di cosa si sarebbe davvero occupato, come se ne sarebbe occupato. Non avevamo neppure un nome da proporre. Così il primo numero si intitolava Senza titolo, per poi diventare ASSieme per 5 minuti grazie alla idea di Marco Bertoli. A distanza di un anno non possiamo nascondere una certa soddisfazione per essere riusciti a realizzare un progetto tanto ambizioso. Così come ci eravamo proposti il giornale è stato puntualmente distribuito ogni due mesi; abbiamo lavorato alla circolazione di notizie, idee, approfondimenti; abbiamo contribuito ad accorciare le distanze ancoro troppo grandi che separano le diverse realtà operative, i diversi livelli di responsabilità, i diversi modi di sentire i problemi aziendali. Tutto questo è stato possibile grazie ad alcuni "volenterosi" che in modo più o meno continuo hanno contribuito alla realizzazione del giornale. Ma il merito maggiore va riconosciuto ai ragazzi della redazione che, senza scaricare ad altri i compiti, per così dire, istituzionali, tra una pratica e l'altra, hanno dato vita ad uno strumento gradevole, flessibile, puntuale. Queste persone hanno dimostrato per un anno intero a tutta la nostra gente che, quando si lavora in gruppo, non sono necessari i galloni per fare bene le cose; hanno dimostrato che questa Azienda possiede al proprio interno capacità ideative e operative di straordinaria qualità. Nondimeno non riusciamo a dire che siamo completamente soddisfatti del ruolo che il giornale svolge. Innanzitutto non abbiamo la forza per farlo diventare un mensile (che resta la cadenza giusta perché questo tipo di strumento entri nelle abitudini delle persone). Secondo: sono troppo pochi quelli che lavorano alla sua realizzazione (che è poi il motivo per cui non diventa un mensile). Terzo: non siamo riusciti a trovare uno sponsor che si accolli le spese di stampa, che oggi gravano sul bilancio dell'Azienda. Quarto: non sappiamo chi, come e perché lo legge, né cosa pensa di come è fatto. Quinto: nell'insieme abbiamo la sensazione che l'Azienda, a cominciare dalla sua dirigenza, non abbia ancora le idee del tutto chiare sugli obiettivi e sul ruolo che ASSieme per 5 minuti può e deve conseguire. Il Collegio di direzione ha avviato una riflessione in merito che speriamo dia frutti positivi. Ma, come amano dire, con un po' di enfasi, i direttori dei grandi organi di informazione, il giornale è di chi lo legge. In un certo senso questo è vero perché i lettori possono sempre decidere di restare o smettere di essere tali. Il nostro, oltre a non avere per scelta un direttore (parliamo della direzione editoriale ovviamente), non è certamente un grande organo di informazione. Ma è ancora più vero che appartiene ai suoi lettori. In altri termini, se dovessimo accorgerci che quello che si scrive qui ogni due mesi interessa quattro gatti, saremmo stati ASSieme per un anno e 6 numeri: nessuno ci ha ordinato che dobbiamo farlo per forza. Ecco perché riteniamo necessario a questo punto che siate voi a dirci se e come dobbiamo continuare e in quale direzione dobbiamo muoverci. Insomma vogliamo aprire una riflessione collettiva, che, proprio perché il giornale esiste da un anno, non sarebbe astratta ma concreta. Ci piace, non ci piace, questo ci va bene, quest'altro no. Questo vorremmo conoscere dal questionario che trovate in questo numero. Il questionario è per noi di vitale importanza, per cui invitiamo tutti a compilarlo. E' dalle opinioni che raccoglieremo che capiremo cosa dobbiamo fare. Su questa base gli stessi organi direzionali potranno decidere le misure organizzative e di orientamento più idonee per restare ASSieme ancora per molto tempo. Adelchi Scarano, Politiche del Personale giornale finale.qxp 08/03/2007 11.10 Pagina 2 A Z I E N D A Dove va il Welfare? sua capacità performativa (efficacia, efficienza) ma anche e prima di tutto nel carattere valoriale e normativo del suo scopo. Una pratica è buona secondo alcuni criteri: l'adeguatezza e sostenibilità dei mezzi, il grado di efficacia nei risultati, le regole di scambio che possono favorire l'aumento del capitale sociale della rete, la bontà valoriale dello stile di vita a cui l'intervento mira. Il 9, 10 e 11 novembre si è svolto a Riva del Garda il Convegno internazionale sulla qualità del welfare. L'ASS 5 vi ha partecipato con un lavoro, che viene di seguito riportato, a testimonianza di come anche a livello locale si stiano promuovendo forme di welfare alternativo. Anche se siamo in un'epoca di incertezza e disorientamento, ci sono territori come la Bassa Friulana, che stanno esprimendo creatività ed intelligenza nel sostenere nuove forme di lavoro sociale inteso in senso lato, di disponibilità a farsi carico del "bene comune" fra cui la salute. Il dibattito odierno vede confrontarsi due grandi approcci: quello costruzionista e quello realista-emergenziale. Il primo pensa la qualità come un prodotto di strategie evidence-based che in buona sostanza riflettono dei modelli economici, medici o di ingegneria sociale. Il secondo pensa la qualità come effetto emergente, dunque non standardizzabile, ma interattivo, delle relazioni fra i soggetti interessati. La logica che faceva dipendere la qualità del welfare da maggiori investimenti finanziari e da nuove tecniche di intervento si è rivelata semplicistica. E' necessario andare alla scoperta di orientamenti alternativi, che fondino la qualità anche sul senso dell'agire e delle pratiche, sulle relazioni fra gli attori e sulla loro intelligenza "situazionata". Perseguire il benessere della popolazione con buone pratiche di qualità richiede qualcosa di più di una approccio marcatamente strumentale e di integrazione sistemica. I numerosi relatori presenti al convegno, in sintesi, hanno condiviso che il welfare non è una "cosa" o una prestazione a cui corrisponde una condizione dell'individuo bisognoso. Bisogna orientarsi ad intendere il welfare come una modalità di adeguatezza relazionale fra ciò di cui il soggetto ha bisogno non solo in termini di soppravvivenza ma anche di aspirazioni o progetti di vita e le risorse di cui può avvalersi dentro il cerchio delle sue relazioni. La bontà di un intervento di welfare non sta solo nella Per elevare la qualità delle buone pratiche si richiede una nuova "cultura del progetto" da interpretare come integrazione fra i mondi vitali delle persone e le istituzioni sociali. Una buona pratica è tanto migliore quanto più crea o rigenera capitale sociale. Luciana Scagnetto, ref. area integrazione socio-sanitaria Di seguito riportiamo il lavoro presentato dall’Azienda al Convegno di Riva del Garda: rispondere ai propri bisogni e ricomprendere il Terzo Settore fra i protagonisti di questa azione. Nel mix avviato, al privato veniva richiesto di fornire occasioni abitative, lavorative e di socializzazione personalizzate, secondo un approccio relazionale, che mette al centro la persona con un nome ed un volto unici ed irripetibili. La variabile economica in questa progettualità, doveva essere incorporata nel sociale e gli elementi di scambio centrarsi sui legami più che sui beni. Il privato sociale ha così favorito l'inserimento nella propria compagine, in veste di soci fruitori, dei destinatari dei servizi, come strategia di attribuzione di poteri e diritti ai soggetti deboli. Ha promosso e sostenuto la nascita di gruppi di auto e mutuo aiuto. L'obiettivo di ridurre le conseguenze disabilitanti della malattia, attraverso questo processo di ricostruzione del tessuto affettivo, relazionale e sociale, altresì ha richiesto lo sviluppo di forme di integrazione organizzativa, della condivisione delle responsabilità e la messa in comune di risorse, istituzionali e non. La co-costruzione del sistema di opportunità iniziato da due soggetti si è poi ampliata attraverso l'inclusione degli enti locali e delle famiglie, che sono diventati soggetti di cure. Gli interventi avviati sui tre assi citati sono stati conformi alla "mission" del privato sociale, ovvero la promozione e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali contestuali al tessuto sociale ed economico del territorio. L'elemento fondante è rappresentato dalla capacità inclusiva di differenti tipologie di persone, soci svantaggiati e non. Sono state avviate, aggiornate ed implementate diverse attività di impresa riconducibili a programmi tematici: locande e osterie, manutenzione e valorizzazione del verde, artigianato, turismo sociale, attività commerciali ecc. (n.d.r. le foto pubblicate si riferiscono a queste realtà). La compatibilità economica a quella riabilitativa e relazionale, nell'ambito di ambienti di lavoro e socialità naturalmente in Questo lavoro viene presentato dall'Azienda per i Servizi Sanitari n°5 “Bassa Friulana” e dal Consorzio di Cooperative Sociali "il Mosaico", operanti nella Bassa Friulana, (circa 110.000 abitanti per 32 comuni), in Provincia di Udine. Il contesto di interesse é quello rivolto alla promozione di un Sistema di Welfare comunitario, in risposta ai bisogni emergenti dalle aree dell'integrazione socio-sanitaria. Nell'ASS n°5 questo processo prende avvio con la creazione di un mix gestionale pubblico/privato sociale, nell'area della salute mentale. Nel 1996 viene chiusa la succursale psichiatrica femminile di Palmanova che ospitava all'epoca ancora una sessantina di donne. Per alcuni mesi la riconversione e la deospedalizzazione furono condotte con una logica di tipo assistenzialistico, affidate ad un privato sociale inteso come fornitore di servizi. Questa impostazione ha messo in luce: - l'impossibilità di dare risposte ai bassi livelli di adattamento comunitario degli ex-internati; - l'aumento dei costi; - il perpetuare di forme assistenzialistiche (contenimento e intrattenimento) come tipo di intervento; - il limite del privato sociale chiamato ad assumere un atteggiamento di omologazione. La necessità, invece, di promuovere un sistema di opportunità sociali favorente l'inclusione delle persone, ha richiesto di mettere a fuoco strategie volte a: - soddisfare i diritti di cittadinanza attraverso l'appropriazione di casa, lavoro e socialità, all'interno della comunità di appartenenza; - trasformare i costi dell'assistenza in investimenti in grado di coniugare integrazione sociale e sviluppo, operando un'attiva valorizzazione delle reti locali. L'oggetto mediatore di tutto questo è rappresentato dal Progetto Riabilitativo Personalizzato, valorizzato dal Budget di Salute; - riabilitare i "contesti", perseguendo l'indicazione dell'Oms che sostiene la necessità di intervenire non solo sulle persone, ma anche sul mondo "fuori"; - riconoscere alla comunità locale la capacità di organizzarsi per 2 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.10 Pagina 3 no di progetti personalizzati di salute. L'obiettivo strategico dei Piani di Zona della Bassa Friulana individuato dalle Assemblee dei Sindaci è Contrastare l'isolamento e la solitudine dei cittadini contribuendo al sostegno e all'inclusione delle persone e promuovendo le competenze solidaristiche delle comunità locali". In questo scenario, dove i temi della "casa" e del "lavoro" risultano essere trasversali a tutte le aree del "disagio", il Terzo Settore sta esprimendo capacità di evidenziare bisogni, delineare interventi e mettere in rete proprie risorse secondo il principio della sussidiarietà. Andando oltre i confini dei servizi istituzionali, sono avviati due progetti che hanno come obiettivo l'implementazione del sistema delle opportunità abitative e lavorative per le persone in carico ai servizi e a rischio di esclusione. I percorsi socio-sanitari fin qui proposti aprono in realtà ad altri scenari e ad altre possibilità. Ciò che finora è stato considerato solamente svantaggio o bisogno può di fatto diventare soggetto di nuove opportunità per tutti, per la comunità degli integrati e delle persone "dis"-integrate che permettono anch'esse di valorizzare, produrre e creare il sociale. grado di favorire questi processi e queste integrazioni. Per rappresentare sinteticamente i risultati ottenuti si evidenziano alcuni indicatori: - l'aumento del numero di opportunità sociali per le persone con problemi di salute mentale (numero di case, numero di posti di lavoro, numero di situazioni di socio fruitore, numero di nuove realtà, reti di mutualità); - la capacità di trasformazione delle risorse riabilitative ed assistenziali in investimento sulla creazione di nuove opportunità soprattutto lavorative; - il miglioramento della qualità della vita e dello stato di salute delle persone in Progetto Riabilitativo Personalizzato (numero dei Trattamenti Sanitari Obbligatori, utilizzo di farmaci, valutazioni soggettive, carico familiare). Tutto questo ha prodotto come risultati: - empowerment delle persone; - sicurezza nei contesti sociali; - coesione sociale; - inclusione sociale. L'esperienza avviata nella Salute Mentale sta costituendo un volano anche per l'operatività in altre aree dell'integrazione socio-sanitaria. Il rilievo attribuito in questi anni dall'ASS n°5 “Bassa Friulana” allo sviluppo del Welfare comunitario sta trovando naturale collocazione nel nuovo processo di pianificazione territoriale PAT-PDZ. L'avvio del processo di programmazione territoriale sta mettendo in luce la complessità dell'arcipelago dove l'aspetto della molteplicità ed informalità delle relazioni è fondamentale e dove non risultano facilmente individuabili i confini tra il sistema sanitario e quello sociale. L'approccio comunitario sta orientando la programmazione verso interventi che favoriscono la valorizzazione degli utenti e dei loro contesti, individuando gli stessi quali portatori di risorse in termini di saperi, competenze e legami che vengono recuperati e promossi all'inter- Luciana Scagnetto, area integrazione socio-sanitaria Marco Bertoli, Dipartimento di Salute Mentale Monica Gregorat, Consorzio “il Mosaico” Stefano Roncali, Consorzio “il Mosaico” F O R M A Z I O N E socio-sanitario (ASS ed Ambiti SS) per la promozione del progetto personalizzato e la funzione del case management, peraltro già avviato nell'arco del 2006; - attivazione della formazione sul campo (FSC) con particolare riguardo a progetti di miglioramento della qualità assistenziale. Nella fattispecie, nel 2006 è già stato avviato un percorso di formazione sulla gestione dei pazienti portatori di dispositivi intravascolari, che vedrà impegnati il Centro di Formazione, in collaborazione con la SOC Programmazione Controllo Comunicazione e Qualità e il Servizio Infermieristico Aziendale nella realizzazione di un programma di FSC. Ulteriori percorsi di FSC sono previsti a supporto di revisioni organizzative in corso, sia a livello dipartimentale che a livello di Struttura operativa; - promozione delle attività di formazione a livello di Area Vasta, in coerenza con quanto previsto dalla Convenzione di Area Vasta approvata nel 2005. Le aree formative previste sono 8 e sono orientate dalle seguenti direttrici : Non si sono ancora spente le luci di Natale che già albeggia il nuovo Anno, denso di aspettative, speranze, progetti personali e professionali. Così, con le stesse aspettative, l'Azienda si avvia verso la predisposizione del Piano Attuativo Locale 2007 (PAL), in base alle indicazioni derivanti dalle Linee di Gestione del SSR 2007. Nell'ambito del PAL trovano spazio anche le direttrici del Piano dell'Offerta Formativa biennio 2007 -2008 (di seguito denominato POF) che riassumo brevemente. Il POF terrà conto, oltre che delle indicazioni provenienti dalla committenza regionale e aziendale, della normativa e dai documenti programmatrici ai vari livelli, anche della rilevazione del fabbisogno formativo espresso da tutto il personale dipendente. Coerentemente con le indicazioni regionali contenute nelle Linee di gestione del SSR 2007, i punti di forza del POF saranno i seguenti: - sviluppo di percorsi e progetti formativi a forte valenza integrativa tra diversi enti ed istituzioni. A tale riguardo a titolo esemplificativo è previsto un pacchetto formativo integrato 3 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 4 periodo sperimentale 2002-2007. I crediti formativi già acquisiti dagli operatori sanitari in numero eccedente rispetto a quello stabilito per il predetto periodo 2002-2006, possono valere ai fini del debito formativo stabilito per l'anno 2007. A seguire l'offerta formativa del bimestre febbraio-marzo 2007, offerta peraltro non ancora completa, ma prossima alla definitiva strutturazione. Per quanto concerne le novità del programma nazionale ECM , la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, ha sancito un Accordo, che prevede per l'anno 2007, il debito formativo di n. 30 crediti (minimo 15, massimo 60). Ciascun operatore potrà acquisire il numero di crediti formativi a completo adempimento del debito formativo, fissato nel numero globale di 150 crediti, per il Si rammenta che la partecipazione ai corsi di aggiornamento, è subordinata all'invio della griglia di iscrizione, spedita dal C.F.A., presso la Struttura/Servizio di appartenenza. Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartimento o al Centro di Formazione Aziendale (0432/921440-496). Possibili variazioni o integrazioni verranno comunicate quanto prima. Mara Pellizzari, Centro di Formazione Aziendale 4 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 5 P E R S O N A L E Il trattamento di fine rapporto dei dipendenti del SSN denti pubblici saranno oggetto della trattativa che si é aperta a gennaio tra governo e parti sociali in materia di previdenza: per il momento, quindi, i dipendenti pubblici non sono interessati ad esprimere, o meno, la volontà di devolvere il T.F.R. alla previdenza complementare. Le parti sociali stanno attualmente configurando la costituzione di fondi pensione per i dipendenti della sanità; l'ordinamento di ogni singolo fondo pensione prevederà l'iscrivibilità ed indicherà le quote di T.F.R. da destinare alla previdenza complementare da parte dei lavoratori pubblici, che siano attualmente assoggettati a tale regime previdenziale. Si forniscono, di seguito, alcuni chiarimenti inerenti il trattamento di fine rapporto dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. I dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale sono assoggettati a due regimi previdenziali: - trattamento di fine servizio; - trattamento di fine rapporto. Sono attualmente assoggettati al regime di trattamento di fine rapporto solo i seguenti dipendenti: - i dipendenti che erano in servizio con rapporto di lavoro a tempo determinato alla data del 30 maggio 2000 e che siano passati a rapporto indeterminato successivamente al 1° gennaio 2001; - coloro che sono stati assunti, a tempo determinato, in data successiva al 30 maggio 2000; - i dipendenti, neoassunti, a tempo indeterminato ed a tempo determinato a decorrere dal 1° gennaio 2001. Tutti gli altri dipendenti sono assoggettati al regime di trattamento di fine servizio (non di T.F.R.) Al momento la nuova disciplina sul T.F.R., introdotta dalla finanziaria 2007, non riguarda i dipendenti della Pubblica Amministrazione, per i quali continua a trovare applicazione la normativa vigente al 31 dicembre 2006. L'estensione e l'armonizzazione delle nuove regole per i dipen- Tutti i dipendenti assoggettati al regime di trattamento di fine servizio (la maggioranza dei dipendenti, cioè tutti coloro che erano a rapporto di lavoro a tempo indeterminato alla data del 31.12.2000) saranno chiamati ad esprimere l'opzione per l'adesione al fondo complementare e la conseguente trasformazione del trattamento di fine servizio in trattamento di fine rapporto, mediante la destinazione di una quota della propria base contributiva da destinare a previdenza complementare. Attualmente, pertanto, si rimane in attesa della conclusione delle fasi di avvio dei fondi pensione per i lavoratori del pubblico impiego; sarà cura della S.O. Politiche del Personale dare capillare diffusione ai dipendenti in merito alle possibilità di adesione alla previdenza complementare. Marina Dose, Politiche del Personale Estratto conto assicurativo I.N.P.D.A.P. In questa fase sperimentale il dipendente dovrà esaminare i prospetti inviati, al fine di individuare eventuali errori o omissioni. Nessun allarme, però: - per i dipendenti che hanno fatto richiesta di pensione, gli eventuali errori saranno corretti direttamente dall'ufficio Trattamento Economico e Previdenziale in sede di istruttoria della pratica previdenziale; - per gli altri dipendenti si resta in attesa di ricevere ulteriori ufficiali indicazioni, dal momento che la "prima comunicazione" non ha, attualmente, valore certificativo. L'art. 1, c. 6, della legge n. 335 del 1995 prevede che ad ogni assicurato sia inviato, con cadenza annuale, un estratto conto che indichi le contribuzioni effettuate, le notizie relative alla posizione assicurativa nonché l'ammontare dei redditi di lavoro dipendente e delle relative ritenute indicate nelle dichiarazioni dei sostituti d'imposta; l'attuazione di tale norma è resa ora improcrastinabile dalla legge n. 243 del 23 agosto 2004. L' I.N.P.D.A.P. dovrà, quindi, trasmettere i dati relativi alla posizione assicurativa di ciascun lavoratore iscritto: si tratta, in sostanza, di un primo invio di dati chiamato "prima comunicazione". La "prima comunicazione" non ha valore certificativo, ma costituisce il primo passo per il successivo invio dell'estratto conto integrato. Marina Dose, Politiche del Personale . P E R S O N E La terapia del sorriso trovare sorrisi, oserei dire allegria, nei volti dei miei colleghi. La "casta" dei medici è per sua natura seria; dispiace dirlo ma davanti ai pazienti non vedo molti denti spuntare tra le labbra dei laureati, spesso molto attenti all'immagine (che non fa il buon medico, ma forse aiuta). Capita a volte di incontrare giovani seguaci (ma da molto lontano) del mai troppo venerato PATCH ADAMS, ma anche queste nuove avanguardie del sorriso si rendono presto conto che per se stessi valga molto di più l'immagine stereotipata del medico "serioserio", che una battuta, un sorriso, un modo meno distaccato con i pazienti. Semplicemente è Natale 2006... cercavo qualcosa di particolare, un motivo per rallegrarmi del lavoro che ormai da molti anni mi sono scelto. La mia natura di eterno curioso mi spinge a chiedermi il perché delle cose, così oggi mi aggiro per i reparti, silenzioso, ma attento come un gatto. E' proprio vero che la vita dell'ospedale è fatta di tristezza, sofferenza, lacrime? Come possiamo, noi "lavoranti", rendere più leggero il quotidiano dei pazienti e dei loro familiari tra queste mura? Da tempo sono consapevole della difficoltà di noi operatori a condividere e alleviare la condizione di pazienti molte volte senza speranza, non ho ancora abbandonato la speranza di 5 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 6 re ma sono sempre i primi a dare il buongiorno o più spesso il "mandi". Sono quelli che più di altri conoscono da vicino i pazienti, le difficoltà e le sofferenze, ma sorridono, sempre. Sentirli parlare tra loro rifacendo un letto o una igiene è un piacere; sembrano voler non dare ulteriore peso alla sofferenza di chi stanno trattando.. .bravi! meglio sembrare seri, che essere bravi ma...allegri. Gli infermieri, variegato mondo di ottime persone, la stragranparte preparate, impegnate, sottopagate e sottostimate, vivono la loro condizione "sorriso" su livelli diversi: - al top ci sono quelli seri, sempre, per definizione; attenti alla loro immagine di professionisti del salvataggio della vita umana, che non perdono un corso, che non ammettono discussioni sulle loro idee e che il più delle volte sono sopportati dai colleghi e dai pazienti che comunque non oserebbero mai metterne in discussione la leadership. Il loro turno non è mai abbastanza su misura ai numerosi impegni, nonostante i biglietti che lasciano sui tavoli delle caposala; Sorridono, se devono. Alcuni di più, altri niente, nemmeno quando si divertono... - gli "intermedi", coloro che non puntano ad una gratificazione attraverso l'immagine, ma vivono la loro professione in modo più leggero. Preparati e pronti quanto i "seri", stanno un gradino più in basso nella gerarchia immaginaria del reparto per il loro piacere della compagnia che non disdegna alle volte la cena tra colleghi o la battuta con i pazienti. Sorridono spesso, ma stando attenti, per carattere, formazione o educazione a non trascendere o esagerare; - ancora più sotto, stanno coloro i quali all'immagine danno un’ importanza pari a zero. Preparati professionalmente quanto gli altri (ripeto, la professionalità non è MAI in discussione per NESSUNO) hanno un atteggiamento decisamente meno formale nel comportamento e nell'eloquio, ridono volentieri e stabiliscono spesso con i pazienti un rapporto quasi amichevole, cosa che, se sanitariamente non cambia molto le cose, dal punto di vista dell'umore è decisamente una medicina miracolosa. Spesso criticati in loro assenza, sono facili bersagli ad ogni sospetto di qualcosa che non va. Sono però i primi ad essere contattati in caso di necessità di cambi turno o sostituzioni visto che "non dicono mai di no". E Natale? Come sarà stato tra queste mura? Mi sono fatto un giro nei reparti di degenza (le mediche), in cui par d'essere in una pulita stazione d'autobus. E’ tarda mattina, ma c'è via-vai: gente che passeggia con i parenti in vestaglia (quelli che possono), chiacchiere nelle stanze, panettoni e Condorelli (con i diabetici che bavano, golosi), ma soprattutto SORRISI, persino una bottiglia di spumante che ho idea verrà presto intercettata e sequestrata. L'albero scintilla e la sofferenza pare meno pressante... pare. Esco rallegrato, mi aspettavo un’ atmosfera cupa e triste, invece... Scendo il corridoio, gli ambulatori sono naturalmente deserti e arrivo al reparto dove si vestono in arancione, chissà come stanno "the professionals". Incrocio un infermiere con l'orecchino e il cappello rosso di Babbo Natale che mi saluta con un sorriso cordiale, forse chiedendosi chi io sia... "cominciamo bene" penso, e la sensazione si conferma alla vista di una infermiera alta, bionda (e decisamente carina) con lo stesso copricapo (anche se in mano) e poi, di un terzo, sempre con cappello rosso e faccia paciosa... Ho visto a sufficienza, già il fatto che un gruppo di lavoro trasmetta allegria alla sola vista, mi basta. Risalgo dalla radiologia semivuota, ma dentro si sente chiacchierare... La pediatria, luogo dove al solo pensiero si stringe il cuore... vengo accolto da un bellissimo albero con le luci e gli angeli con un grazioso presepio (non hanno mica paura di offendere qualcuno, loro). Nei corridoi poca gente ma si sente...ridere! Non capisco se provengono, con le parole, dalla cucinetta o da qualche stanza di degenza, ma se anche fossero gli operatori del reparto, la loro allegria indica uno stato d'animo positivo. Un mondo a parte sono i generici, razza sopraffina, ma in via di estinzione. Tra loro si fondono incredibilmente supreme professionalità, capacità di realismo, manualità, esperienza, umanità e allegria (ma anche, rare, supreme cadute di stile...). Sono considerati dalla gran parte dei "prof" infermieri di serie B. Convivono con la voglia della pensione e la rabbia per essere sottopagati; la frustrazione del sentirsi trattati da"inferiori" e la consapevolezza di non esserlo per nulla. Capaci di grandi litigi e profonde piacevoli chiacchierate, normalmente sono le memorie storiche dell'ospedale e fonti inesauribili di aneddoti ed episodi. Stabiliscono spesso con il paziente un rapporto "alla pari" (per questo essi li preferiscono) pur rimanendo ottimi professionisti. Finisco il mio giro e me ne vado, mentre un bel sole illumina il pomeriggio. Domani, passata la festa, passando il tesserino sulla timbratrice mi chiederò se sentirò ancora ridere qualche paziente o vedrò sorridere i colleghi... Certo, ogni giorno porta con sé il suo bene e il suo male, ogni giorno diverso, ma voglio illudermi che il sorriso, in un luogo di sofferenza, possa un giorno diventare terapia, insegnata e trasmessa. Forse... ma sì, dai, con un po' di pazienza... Sorrido pensandoci... Nella parte più bassa della classifica, purtroppo per loro, il variegato mondo di OSS, OTA ecc... sempre indaffaratissimi a rincorrere qualcosa o qualcuno, costantemente in sottonumero rispetto alla mole di lavoro, non hanno molti motivi per sorride- Pepito Sbazzeguti I N & O U T Lo scorso 9 gennaio é mancato il dr. Renzo Nimis; così lo ricorda il dr. Fantin: so l'Università di Torino e infine, nel 1975, in Gerontologia e Geriatria presso l'Ateneo fiorentino. Trova subito la sua strada: brevi periodi in Medicina presso gli Ospedali di Dolo e Vittorio Veneto e quindi per 7 anni all'Ospedale di Gemona. Nel 1975 diventa Primario della neo-istituita Divisione di Geriatria e Lungodegenti dell'Ospedale di Latisana e, dopo la soppressione della stessa secondo quanto previsto dal Piano Sanitario Regionale e conseguente PAL del 1987, assume la direzione della Medicina Generale che riassorbiva il personale e le funzioni dell' ex-Geriatria. Ha guidato la crescita professionale di molti di noi stimolando nei collaboratori interessi specifici che cercavano di coprire quel grande universo che sono la Medicina Interna e la Geriatria, Il dr. Renzo Nimis arriva a Latisana alla fine degli anni ‘60 come aiuto di ruolo nella Divisione Medica allora diretta dal dr. Nicolò Cescutti. Nasce a Tarcento, si laurea nel 1955 presso l'Università di Padova conseguendo le specializzazioni in Ostetricia e Ginecologia nel 1959 presso la stessa Università (confidandomi questo come "errore di gioventù" e legato alla prima esperienza di servizio presso l'ONMI di Rovereto nel 1957), successivamente in Cardiologia nel 1965 pres- 6 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 7 quale abbiamo lavorato assieme. Il momento del collocamento a riposo è arrivato nell' ottobre 1996. affrontando anche le innovazioni dei modelli assistenziali richiesti dalle patologie prevalenti e conseguenti all'invecchiamento della popolazione, nonchè di contemplare sempre di più l'aspetto riabilitativo come momento fondamentale della cura. Tutti quelli che lo hanno conosciuto nell'ambiente di lavoro e nella vita hanno riconosciuto la dimensione dell'uomo, riservato nell'apparenza, ma ricco di slanci, di punte di humor, di capacità di sdrammatizzare gli immancabili momenti difficili o ricondurre nell'ambito della ragione e del raccoglimento anche quelli più drammatici. Di lui, due luoghi dell'anima erano per noi intelleggibili: il colle di Coia che era presente nei riferimenti alla cara Tarcento e il Tagliamento che segnava i suoi silenzi. Il colle sta alto di fronte alla casa di Tarcento, il fiume, ogni giorno, scorre lento sotto quella di Latisana. Ha introdotto nell'Ospedale di Latisana il Servizio di Diabetologia e l'ambulatorio di Patologia Vascolare con diagnostica ecografica, ha favorito lo sviluppo dell'ergometria e l'ecografia nell'ambulatorio cardiologico, ha introdotto la valutazione funzionale spirometrica per i pazienti pneumologici. Ma non solo: rivedendo i suoi numerosi lavori scientifici, ne cito uno abbastanza datato e che si intitola "Sulla presenza di elementi cellulari insoliti nel sangue circolante" (Minerva Medica n° 38/73) a testimonianza dei suoi poliedrici interessi. Avendomi contagiato per anni con vetrini, midolli, anemie, leucemie e mielomi non ho resistito dal portarmi in Area di Emergenza quel microscopio sul Orlando Fantin, Pronto Soccorso Latisana Un saluto di benvenuto a: - Carol Badalassi, Diana Cerne, Marco Cuomo, Silvia Maria Fornasiero, Giovambattista Gallina, Rosalba Mestroni, Marileda Novello, Giuseppina Sandri, Elena Virgolin (P.O. di Palmanova) - Desirée Braida, Giulia Franzon, Michela Padovese, Lara Puglisi, Silvia Tomasella, Pamela Zanon (P.O. di Latisana) - Gabriella Tuis (Distretto Est) ERRATA CORRIGE Sul numero di dicembre abbiamo erroneamente "mandato in pensione" la sig.ra Laura Zanetti, che invece resterà in servizio ancora per qualche mese… ci scusiamo con la collega per l'errore! Un arrivederci e un grazie a: - Enzo Renato Basile, Caterina Fabbro (P.O. di Palmanova) - Cleofe Zanutto (Distretto Est) - Anna Silvana Gerolin, Stefano Puglisi Allegra (P.O. di Latisana) S E I D U E S E I R.S.L. ... ovvero ? connessi alla sicurezza, ma anche a quelli relativi alla qualità complessiva dell'ambiente di lavoro. Il RLS, inoltre, può anche fornire utili osservazioni sui processi produttivi e organizzativi perché - troppo spesso - le organizzazioni osservano il criterio relazionale e organizzativo top-down che vede un flusso di informazioni e istruzioni promanare dal vertice e rivolgersi alla base e non riconoscono il valore della relazione bottom-up che vede le informazioni e contributi provenire dal basso. A coloro che, all'interno del nostro stesso ambiente, considerano quella degli RLS una presenza tautologica, o addirittura illogica, in un'organizzazione nella quale prevenzione, cura e riabilitazione rappresentano l'essenza stessa della mission, replichiamo che la carica sapienziale dell'antico e saggio "lavare i panni in casa" risulterebbe ipocrita e si tradurrebbe - detto in gergo calcistico - in un clamoroso autogol. Sicuramente è fuor di dubbio che il contesto sanitario, in relazione agli infortuni o patologie che ne possono derivare, non è fra quelli nei quali i processi produttivi possono rappresentare un fattore di rischio particolarmente grave o statisticamente eclatante, se comparati ad altri settori (cantieristica, metallurgia, edilizia). Purtuttavia il contributo dei RRLLSS può esser significativo se orientato alla conoscenza ed alla prevenzione di quei fenomeni, peculiari e distintivi del nostro operare quotidiano, quali stress e burn-out che colpiscono, prima o poi, quasi inevitabilmente in modo palese o - in modo altrettanto preoccupante - in forme silenti e subliminali, gli operatori sanitari. E' di manifesta evidenza che tutte le problematiche lavorative e relazionali che possono assillare i lavoratori della salute finiscono per creare pericolose ripercussioni sulla qualità delle performance individuali e collettive e, visto che la nostra Azienda - RLS….ehmmmmm…errellesse o erre-elle-esse: chissà cos'è?? Sciocchini, non che cos'é ma chi è! RLS: chi è costui? Boh! Ebbene, per coloro che non conoscono l'arcano che si cela dietro questa sigla, proponiamo un divertente giochino. Per chi volesse provare ad indovinare, tentiamo di suggerire o, meglio ancora, parafrasare scherzosamente il significato e, di conseguenza, il ruolo e le caratteristiche che si celano dietro questo misterioso acronimo: RLS = Rompiscatole di Libera Scelta o Rivoluzionario con Licenza di Scocciare oppure Rovistatore a Lunga Scadenza? Forse è meglio Ribaltatore di Legittimi Schemi o magari Revisore dal Lavoro Sicuro? Mah! Se dal punto di vista lessicale siamo decisamente fuori rotta, dobbiamo ammetterlo, dal punto di vista semantico forse siamo andati vicini (sic!). Il ruolo ed i compiti del RLS, ovvero RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA, previsti e sanciti dal famoso - ma perlopiù, in questo campo, misconosciuto - D.Lgs. 626/94, sembrano collocare questa figura nel novero di quei ruoli che, pur essendo riconosciuti come utili e necessari, spesso rappresentano per i datori di lavoro una fonte di problematiche a cui "dover", piuttosto che "voler", dare una risposta. Noi tuttavia siamo d'accordo con il premio Nobel per l'economia Paul Samuelson che - negli ormai lontani anni ‘80 - affermava: "un etto di prevenzione vale più di un chilogrammo di cura". Infatti i RRLLSS possono rappresentare un utilissimo complemento del datore di lavoro per cogliere gli umori sia dei singoli lavoratori che dell'intero ambiente perché è a questi rappresentanti sindacali che il lavoratore può rivolgersi, con fiducia e nel rispetto della riservatezza, per confessare i propri timori e partecipare le proprie problematiche legate non solo agli aspetti rigorosamente 7 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 8 dare due proposte ottimisticamente e fiduciosamente avanzate in precedenza, che per noi erano degne di attenzione per il loro impatto e significato che, purtroppo, non trovarono accoglimento: un' esercitazione antincendio con l'interessamento di un plesso ospedaliero, e l'istituzione di un servizio di Counseling psicologico o un help desk aziendale per la prevenzione del disagio individuale e di gruppo. Le motivazioni addotte allora per declinare le nostre richieste ci lasciarono alquanto perplessi e siccome siamo tuttora convinti della bontà di tali iniziative, cogliamo l'occasione di queste pagine per rilanciarle oggi. Sul piano, invece, dei risultati conseguiti dagli RRLLSS negli ultimi anni nella nostra Azienda sono da segnalare, a titolo esemplificativo, risposte ottenute in merito a: - adozione di abbigliamento di servizio specifico per gli operatori dei servizi domiciliari; - adozione di spogliatoi e armadietti individuali nelle realtà carenti; - acquisto di vetture climatizzate per DSM e servizi domiciliari; - verifica sulle emissioni di un'apparecchiatura radiologica ambulatoriale; - messa a norma della cablatura in un ufficio; - ampliamento di un ufficio che ospitava tre dipendenti amministrativi in spazi insufficienti; - verifica ed eliminazione delle emissioni di una ambulanza che colpivano gli occupanti del vano posteriore; - ottimizzazione della ventilazione e climatizzazione di vari uffici/servizi. come qualcuno in maniera molto semplice ma efficace osserva non produce bulloni, ma benessere, e non ha a che fare con macchine ma con persone, non possiamo che temere in massima misura questa eventualità e adoperarci per scongiurarne il verificarsi. Dal punto di vista strettamente normativo, l'art. 18 del Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n.626, che definisce il RLS persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori sugli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro, ne regolamenta la nomina o l'elezione, mentre il ruolo e compiti del RLS sono elencati dettagliatamente dall'art. 19. Il Rappresentante per la sicurezza, che deve ricevere una formazione adeguata: - accede ai luoghi di lavoro; - è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valutazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione; - è consultato sulla designazione degli addetti al servizio di prevenzione, all'attività di prevenzione incendi, al pronto soccorso, alla evacuazione dei lavoratori e in merito all'organizzazione della formazione; - riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché quelle inerenti le sostanze e i preparati pericolosi, le macchine, gli impianti, l'organizzazione e gli ambienti di lavoro, gli infortuni e le malattie professionali nonché le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza; - promuove l'elaborazione, l'individuazione e l'attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l'integrità fisica dei lavoratori; - formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità competenti; - fa proposte in merito all'attività di prevenzione e avverte il responsabile dell'azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività; - può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro. Tali non sono certo da annoverare fra le conquiste dell'umanità, ma sono indubbiamente piccoli ma importanti contributi e, per chi ne beneficia, possono significare un migliore rapporto con il proprio lavoro e la possibilità di svolgerlo al meglio contribuendo ad ottenere il tanto sospirato e agognato "benessere sul posto di lavoro". Rivolgetevi pure con fiducia ai vostri RLS perché è anche grazie al vostro contributo che questi possono conoscere meglio la molteplice e complessa natura dei vostri compiti e degli ambienti nei quali lavorate e dei rischi ai quali andate incontro. Contribuite anche voi a farli crescere culturalmente affinché possano adoperarsi efficacemente per il miglioramento delle condizioni complessive dell'ambiente che ci ospita e nel quale viviamo non solo molte ore ma, giorno dopo giorno, moltissimi anni della nostra vita lavorativa. I rappresentanti per la sicurezza dell'ASS n. 5 sono: Giorgio Azzani (Servizio Manutenzione Palmanova), Michele Dall'Ozzo (Servizio Manutenzione Latisana), Barbara Di Luca (Blocco Operatorio Palmanova), Filippo Di Marco (Laboratorio Analisi Palmanova), SergioPetiziol (Uffici Amministrativi Latisana), Dianella Pitaccolo (Uffici Amministrativi Latisana), Salvatore Sirigu (Pronto Soccorso Palmanova). Per chi desiderasse saperne di più sul Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: Sempre ai sensi dell'art. 19 il RLS deve disporre del tempo necessario allo svolgimento dell'incarico senza perdita di retribuzione, nonché dei mezzi necessari per l'esercizio delle funzioni e delle facoltà riconosciutegli. Egli non può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze sindacali. Da ultimo il rappresentante per la sicurezza ha accesso, per l'espletamento della sua funzione, al registro degli infortuni sul lavoro. Tutti i compiti su ricordati fanno emergere in modo chiaro la complessità e anche la difficoltà di espletare compiutamente tali spettanze in un mondo complesso e articolato quale quello della sanità, considerato che le conoscenze e la strutturazione dei processi di prevenzione, assistenziali e riabilitativi si avvalgono di apparecchiature e presidi sofisticati ed i rischi lavorativi che incombono sugli operatori sono di natura molteplice e complessa (rischio biologico e fisico, movimentazione dei carichi, rischi legati all'uso dei veicoli, rischi relazionali e comportamentali, ecc.). Per tradurre sul piano pratico quanto è spettanza e - tutto sommato anche "dovere" - del RLS e, per quanto riguarda lo specifico di nostro interesse, possiamo ricor- http:// www.altnet.it/rls http://www.uil.it/newsamb/rls/rls_menu.htm http://www.sicurweb.it/professional/news/dettaglio.asp?id=201 http://digilander.libero.it/erflai/er5.htm Sergio Petiziol, Uffici Amministrativi Latisana Impariamo a movimentare i carichi su Intranet colare a pazienti non o poco collaboranti) è elevato. Hanno ancora una importante rilevanza la presenza di personale con idoneità condizionata alla mansione e il numero di eventi acuti/infortuni correlati alla movimentazione (vedi sito intranet alla voce Qualità e Sicurezza Servizio Prevenzione e Protezione). In questi anni, in osservanza alla normativa riguardante il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro (d.lgs. 626/94), l'Azienda ha effettuato diversi Numerosi studi epidemiologici documentano i disturbi al rachide nel personale infermieristico e in quello di supporto e che la prevalenza di tali disturbi è elevata; è anche ormai riconosciuto che questi disturbi sono correlati all'attività assistenziale che comporta frequenti sollevamenti, trasferimenti manuali, trasporto di pazienti su carrozzina, letto, barella. Anche nella nostra Azienda il numero degli operatori sanitari esposti al rischio da movimentazione di carichi (riferito in parti- 8 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 9 reparti di degenza per la riabilitazione dei pazienti, risponde al criterio di dare continuità alle azioni di formazione anche fuori dai momenti ufficiali di incontro previsti dai corsi. interventi migliorativi. Per quanto riguarda la movimentazione di carichi in particolare, sono state gradualmente sostituite attrezzature obsolete (letti, carrozzine, comode, barelle…) e acquisiti ausili meccanici (sollevapazienti) e ausili minori. Gli investimenti hanno permesso di migliorare anche la qualità assistenziale nei confronti del paziente. Tali misure sono state affiancate da iniziative di formazione e addestramento. L'obiettivo dei corsi intende favorire l'utilizzo degli ausili acquistati, meccanici e non, e correggere comportamenti scorretti nella movimentazione dei pazienti in particolare nelle situazioni dove l'utilizzo dell'ausilio meccanico non è possibile. La strategia mira ad una strutturazione della formazione che non si limita ad iniziative estemporanee ma assume carattere permanente con la reiterazione periodica di corsi di formazione. L'iniziativa di formazione prevede in particolare il coinvolgimento dei fisioterapisti dell'Azienda ed è organizzata in lezioni di teoria e lezioni di pratica svolte a piccoli gruppi di lavoratori. La scelta di coinvolgere i fisioterapisti dell'Azienda che operano nei Quale rafforzamento delle azioni di formazione in atto, è stato recentemente realizzato il DVD "La protezione del lavoratore dai rischi di movimentazione manuale dei carichi in ambito assistenziale" da utilizzare per videocorsi aziendali sul rischio in oggetto. L'audiovisivo realizzato è disponibile sul sito intranet alla voce Qualità e Sicurezza Servizio Prevenzione Protezione Aziendale. Auspichiamo che venga visionato dagli operatori dell'Azienda, dai quali accogliamo osservazioni, e che venga da loro utilizzato per la tutela della propria salute e per la sicurezza del paziente. Roberto Brisotto, Servizio Prevenzione Protezione Aziendale U . R . P . La Carta dei Servizi Per svolgere questa funzione di tramite tra l'Azienda e l'Utenza, é necessario che le informazioni che provengono all’U.R.P. dai diversi referenti delle U.O. rispecchino tutte le funzioni svolte dalla struttura stessa. Ogni referente della Carta dei Servizi (nominato dal responsabile della struttura), può mettersi in contatto con l'Ufficio Relazioni con il Pubblico per concordare la struttura e le informazioni che l'opuscolo informativo deve contenere. Al fine di migliorare la qualità dei servizi erogati, L'Azienda promuove la partecipazione degli utenti attraverso la formulazione di idee e suggerimenti. Perché la valutazione della qualità del servizio sanitario tenga conto anche della qualità percepita dai cittadini, è necessario che le Aziende sanitarie dispongano di strumenti per monitorare le criticità presenti all'interno del sistema come il reclamo, che costituisce un monitoraggio dei problemi all'interno dell'azienda e puo' costituire un fattore di cambiamento che orienta l'azione decisionale e strategica dell'Azienda. Il reclamo é una spinta indispensabile per mettere in moto azioni di miglioramento e di adeguamento della qualità dei servizi. La Carta dei Servizi è, per questo motivo, l'impegno che l'Azienda Sanitaria mette in campo per garantire servizi efficienti ed efficaci anche attraverso la partecipazione dei cittadini. La Carta dei Servizi è un patto tra L'Azienda Sanitaria ed i Cittadini-Utenti i cui contenuti sono le informazioni sui servizi forniti, gli standard di qualità offerti, le modalità di tutela e partecipazione del cittadino. Il Sistema di gestione per la Qualità è stato pensato, strutturato e proposto per costituire la base di orientamenti strategici delle organizzazioni. Nelle strutture sanitarie deve emergere la consapevolezza dei miglioramenti ottenibili attraverso l'adozione di un sistema di controllo della qualità, per permettere all’azienda di crescere sia nei riguardi dei servizi forniti agli utenti che del contesto sociale in cui la struttura opera. I criteri fondamentali per valutare la qualità delle prestazioni nel campo dei servizi sanitari sono efficacia, efficienza, equità, etica e soddisfazione dei clienti. Possiamo cioè definire di "buona qualità" le prestazioni che migliorano effettivamente lo stato di salute di persone o collettività, o riducono i rischi per la salute o per l'ambiente, rispondono in modo pertinente ed equo ai bisogni ed alle aspettative dei singoli e della collettività; si sviluppano nell'ambito delle conoscenze e delle possibilità delle tecnologie attuali e nei limiti delle risorse disponibili nel contesto, rispettano i principi etici; producono soddisfazione dei clienti, degli operatori e degli amministratori. LUfficio Relazioni con il Pubblico, al fine di tener fede a questo patto, realizza e aggiorna costantemente degli opuscoli informativi che mette a disposizione dei cittadini, riguardanti le funzionalità delle varie unità operative. Marco Luigiano, U.R.P. Q U A L I T A ’ Le resistenze batteriche e gli antibiotici E' inoltre possibile accedere anche digitando direttamente l'indirizzo www.sorveglianzantibiotici.it. E' attivo un sito WEB aziendale per monitorare le resistenze batteriche locali e per promuovere un uso appropriato della terapia antibiotica. Il sito è realizzato ad opera del Gruppo Aziendale (i cui componenti sono visibili cliccando su gruppo di lavoro aziendale per l'appropriatezza nell'uso degli antibiotici) ed è costituito da Medici, Biologi ed Infermieri Professionali che operano in entrambi gli ospedali e sul territorio. Il sito è visitabile accedendo dalla home page aziendale cliccando sulla destra, nel riquadro SITI UTILI sul link Sorveglianza delle resistenze batteriche locali ed uso corretto degli antibiotici . 9 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 10 per minor rischio di induzione di resistenze). Sono visibili i dati circa i germi isolati in Azienda (ospedali e territorio) in diversi materiali (urine, sangue, broncoaspirati) e le relative resistenze agli antibiotici. Tale lavoro costituisce essenzialmente una proposta per chi voglia collaborare (medici Ospedalieri e di Medicina Generale) riguardo a problemi di tale tipo; é inoltre un’ occasione per promuovere la discussione tra gli operatori del settore. Il Gruppo Aziendale ha preso poi in considerazione l'esame colturale delle urine per fornire alcune raccomandazioni circa le modalità di richiesta (notizie cliniche) e di raccolta, ed indicazioni circa i criteri di interpretazione dei referti e per un utilizzo appropriato della terapia antibiotica (evitando terapie inutili ed usando se necessario gli antibiotici più adatti per probabilità di successo e Barbara Della Vedova, Laboratorio Analisi Palmanova N E P A R L I A M O ? Lettera aperta al Dott. Scarano Non sono mai stato ricco, ma ho fatto in modo che i miei figli andassero in college. Io ho voluto stare a testa alta, anche quando non avevo danaro e non parlavo un buon inglese. Ora sto morendo. O.K. Io non mi lamento. Sono vecchio e stanco ed ho vissuto abbastanza della mia vita, mi creda. Ma io voglio rimanere un uomo, non un vegetale che ogni giorno qualcuno arriva e lava. No, non così."(Nancy L. Caroline "Dying in Academe"); oppure: "Sono Maria Pia, colpita da sclerosi laterale amiotrofica nel '91 e dal '93 (da 7a.) , per mia scelta, tenuta in vita da un respiratore meccanico e dall'alimentazione enterale totale. Quando mi è stata diagnosticata la malattia a 46 anni, dimessa dall'ospedale che aveva assolto al suo compito, mi sono vista abbandonare da tutti. … "Lasciati andare, non lottare, non c'è nulla da fare": era sempre uguale la risposta del neurologo…. Avevo deciso che non valeva la pena di continuare a lottare anche se dentro me non ne ero convinta e lo facevo solo per togliere l'incomodo. Ma, giunta al collasso respiratorio, ho fatto la scelta più egoista della mia vita: ho scelto di continuare a vivere, rubando la libertà ai miei figli e a mio marito. Entro così nella grande schiera dei malati terminali con ospedalizzazione a domicilio, seguita dall'ADI, dal servizio sociale comunale (a pagamento) per l'igiene personale, da splendidi medici, ora. Che importanza possono avere il cappio e la macchina che mi tengono in vita, se mi hanno finora permesso di seguire la crescita dei figli, di aiutare mio marito nella conduzione della casa, per allargare infine l'attenzione a tanti malati, disabili, carcerati, anziani e ragazzi con cui corrispondo, tanto che la Prof. Montalcini mi ha consegnato una targa per la mia opera di volontariato. Il computer, sconosciuto marchingegno che ho imparato ad usare a 50 anni con uno switch posto sotto il mento, mi ha donato scioltezza nel comunicare bisogni e sensazioni, maggiori possibilità di vita di relazione permettendomi di scrivere e pubblicare libri." (Maria Pia Pavani La Notte - Vivere con la sofferenza: riflessioni personali di un paziente Convegno SICP Latisana 16.12.00). Ho letto con interesse il pregevole, dotto articolo di Adelchi Scarano, comparso sul numero di ottobre/novembre di A.S.S.ieme per 5 minuti con il titolo "Un paradosso detto medicina", e mi giunge spontaneo rendere pubbliche alcune considerazioni, che traggono ispirazione in primo luogo dal "Manifesto per l'umanizzazione della medicina" di Francesco Campione, oltre che dalla personale esperienza. Provo a riassumere, citando, il primo punto dello scritto di Scarano. "Per la persona sofferente la malattia è un evento che fa irruzione nella sua vita cambiandone il senso; per la medicina si tratta di un caso clinico, per risolvere il quale essa isola l'ammalato proprio dal contesto della sua vita. Il punto focale dell'interesse del clinico è la malattia... Quel che l'ammalato pensa del suo corpo, come percepisce e vive i suoi problemi di salute è del tutto irrilevante per lo sguardo clinico... Per conoscere la verità del fatto patologico, il medico deve astrarre dal malato... E' qui la sua potenza ed è grazie ad essa che la durata media della vita umana... ha raggiunto gli 80 anni e continua a crescere." N E Sicuramente oggi più che mai la perdita della salute rappresenta un dramma per l'individuo, educati come siamo alla competizione economica, che ci induce a sperare di non ammalarci mai e ad illuderci che il progresso della medicina possa guarirci da tutte le patologie. Così quando tocca a noi scoprire che guarire definitivamente da una malattia seria è molto difficile, che i dolori possono essere controllati, ma raramente eliminati del tutto e che la minaccia di morte che la malattia porta con sé può essere solo rinviata, allora la perdita di libertà che le sofferenze e le terapie comportano, la perdita di fiducia nel futuro, per l'incertezza che si insinua fin nei legami più profondi, ci umiliano, ci pongono in una condizione di inferiorità rispetto ai "sani", ci costringono a chiedere, in qualche modo, aiuto. A questo punto è ovvio che necessitiamo di un Dottore che, oltre alle competenze per curare la patologia che ci ha colpiti, possieda la capacità di prendersi cura di noi come persone, individuando come obiettivo terapeutico la qualità della nostra vita, piuttosto che la mera quantità. P A R L I A M O ? Provo a riassumere, sempre citando, anche il secondo punto dell’articolo di Scarano. "... la conoscenza tecnica e la rimozione (oblio) della morte sono i due fondamenti della civiltà umana... Per poter svolgere prestazioni adeguate è necessario che il medico non si faccia sommergere dalla sofferenza che caratterizza il contesto del suo agire... Per converso, questa stessa distanza è percepita come freddezza, distacco, indifferenza, insensibilità da parte della persona ammalata... La gestione di questo fenomeno può essere solo affidata alla... sensibilità di chi lo vive tutti i giorni." E' sacrosanto che, per operare secondo scienza, il medico non debba lasciarsi condizionare dall'affettività e soprattutto non debba introiettare la situazione di disagio che sta vivendo il suo paziente. Questo non significa però non adoperarsi per interpretare la sua volontà, spesso inespressa, e conformare ad essa, per quanto possibile e deontologicamente corretto, il piano terapeutico-assistenziale. Al malato non interessa tanto la sopravvivenza statistica, che peraltro è in buona parte il risultato del benessere sociale e degli interventi di prevenzione, interessa soprattutto come sarà la sua vita nei futuri mesi o anni. E' a questo punto che il medico non può più astrarre dal malato. E non astrarre dal malato significa ascoltarlo e mettersi al suo servizio: "Senta, dottore. Io non voglio morire con i tubi che mi escono da tutte le parti. Io non voglio che i miei figli debbano ricordare il loro padre in quel modo. In tutta la mia vita ho cercato di stare a testa alta. 10 giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 11 degli sforzi degli operatori, possibilità di valutazioni diversificate delle modalità assistenziali e di poterle criticare e correggere, maggiori stimoli a funzionare a livelli qualitativi più elevati, importante condivisione del carico emotivo assistenziale. Per fare ciò, però, non è sufficiente affidarsi alla propria sensibilità, ma è necessario acquisire competenze, sulla comunicazione in primis, e, soprattutto, imparare a lavorare in équipe (multidisciplinare e multiprofessionale), superando quel complesso di superiorità che fa ritenere a ciascuno di noi medici di essere l' unico depositario del bene dei nostri pazienti. Mi si consenta infine di sorvolare sulla morale conclusiva dell'articolo, del quale, nel suo insieme, sono grato al Dott. Scarano. Molti sono i vantaggi del lavorare in équipe: adozione di obiettivi comuni, eliminazione delle duplicazioni e delle ridondanze Ugo Colonna, Anestesia e Rianimazione Latisana Le tre campane rispetto a osservazioni, segnalazioni, disagi di varia natura espressi dai dipendenti non ricevono risposte dai livelli sovraordinati o, se queste giungono, sono carenti, dilatorie, ecc. Si converrà che un tale vissuto non sembra il mezzo migliore per fare crescere, negli operatori, quella motivazione e quella reciproca comunicazione che la ASS ha ritenuto meritevoli di specifici momenti formativi. Anche perchè il concetto di salute che l'Azienda propone e tutela, si spera anche al proprio interno, comprende anche le dimensioni psicologica e sociale oltre a quella organica. Eppure la frequentazione all'interno dell'ASS conferma diversi casi di disagio professionale, con molti dipendenti che preferiscono il silenzio (per ovvie ragioni) e/o l'allontanamento dal posto di lavoro, pur potendo ancora restarvi, in quanto non si riconoscono più nell'ambiente. Ed il contenzioso legale con il ricorso agli avvocati (dei quali sono note le modeste parcelle) ed alla magistratura (con giudizi immediati e sentenze di grande chiarezza) appare significativo nell'ASS 5. Ci si chiede quali elementi determinino una siffatta condizione. A nostro parere vi sono almeno tre fattori rilevanti. Il primo attiene all'evidenza che le ASS, in virtù dell'oggetto della loro attività (la salute), pur definendosi aziende sono state poste al riparo dalle sfide della competizione, attraverso la collocazione in un pseudomercato. Un tanto per la valenza politica del bene in questione. Per i medesimi motivi si è ritenuto che anche la loro gestione dovesse avere una connotazione politica al punto che i piani e gli indirizzi di attività, la selezione dei Direttori Generali e dei dirigenti di rilievo, i ripiani del disavanzo, la certificazione dei risultati avvengono tutte in ambito tecnico-politico regionale. Sono apparsi sull'ultimo numero del giornalino tre articoli che, partendo da problemi e prospettive diverse, si sono espressi su problematiche individuali e collettive nell'ASS 5. I tre contributi sono quelli della dott.ssa Silva Pribaz che, proponendo un consuntivo sugli anni trascorsi in ASS 5, esprime un giudizio particolarmente severo sul livello di sensibilità palesato dai dirigenti apicali nel rapporto con i collaboratori. Viene anche preso in esame il ruolo di "Assieme per 5 minuti" che, a suo giudizio, propone una condivisione di valori che l'esperienza dimostra non ritrovarsi nella quotidianità e qualifica il giornale come strumento direzionale finalizzato ad acquisire e manipolare il consenso; il secondo è lo scritto di un dipendente anonimo, il quale, in termini gradevoli ed efficaci, ha delineato il proprio vissuto individuale nell’ applicazione del sistema di lavoro per incentivi, evidenziando come questo (sistema) non sia del tutto trasparente e funzionale e gli abbia lasciato una certa diffidenza per le future evenienze. Infine c'è l'articolo del Direttore Generale per un saluto di Buone Feste ai dipendenti nel quale egli, reiterando uno stile e dei contenuti ormai abbastanza consolidati, traccia un quadro molto positivo dell'ASS sia in termini di rapporti interpersonali che di assetti organizzativo-gestionali; si complimenta con tutti; si augura che le cose continuino in tal modo; conclude con la speranza (avveratasi) di essere confermato alla guida della struttura. Nella lettura comparata degli articoli colpisce la notevole divaricazione con cui si valuta un contesto di attività comune a tutti gli interessati. Dov'è la verità? In mezzo, come dice la saggezza popolare, oppure vi sono prevaricazioni nel rapporto singolo/organizzazione? Due degli autori riportano che il dialogo ed il confronto [continua nella pagina successiva] Q U E S T I O N A R I O Ritagliare e spedire tramite posta interna a: Redazione giornale c/o S.O. Politiche del Personale - Jalmicco Quali sono le rubriche che ti interessano di più ? (sono possibili più risposte): Editoriale Il Notiziario aziendale : Mi piace Interviste Mi é indifferente Attualità scientifica Seiduesei Non mi piace Azienda Formazione Note e/o suggerimenti 11 Ne parliamo ? Relazioni sindacali Qualità Personale Persone Posta dei lettori Spazio Libero Ridi che ti passa In & Out Grazie per la collaborazione !!! U.R.P. Avvisi giornale finale.qxp 08/03/2007 11.11 Pagina 12 di dialogo; quel mix di comportamenti e capacità che va sotto il nome di autorevolezza. All'atto pratico non mancano invece situazioni in cui ci si basa sull'autorità formale; su inconcludenti dissertazioni verbali; su fumosi riferimenti regolamentari; ecc. Da cui una spirale di deligittimazioni striscianti, con danni individuali e collettivi non trascurabili, mentre la valorizzazione dei segnali e delle criticità provenienti dal basso (operatori), sembra secondaria rispetto alla aprioristica conferma e all'immutabile fiducia nei soliti noti. In un siffatto contesto il funzionario apicale deve disporre, più che di doti autenticamente manageriali, di buone capacità relazionali verso gli alti livelli dell'ordinamento regionale e di abilità mediatoria per "fare passare" decisioni assunte da terzi. La rilevanza di ciò che è soggettivo, originale, particolare, in una parola "diverso" dall'ordinario ed in cui si concentra, non raramente, l'individualità dell'operatore diventa per chi dirige, vedi sopra, minoritario quanto a interesse e priorità. I dipendenti colgono questa mancanza di sensibilità che, spesso, comporta il mancato utilizzo di risorse di qualità, adottando una serie di comportamenti reattivi. Ed è il secondo fattore di cui si parlava. Trattandosi di un'organizzazione l'analisi sistemica ci ha insegnato che, al di là della struttura e dei meccanismi operativi, un elemento fondamentale della gestione aziendale è rappresentato dai processi sociali, intesi come comportamenti interpersonali e collettivi di accettazione, rifiuto, composizione con cui il singolo entra in relazione con l'ambiente di lavoro. Dall'altro lato l'analisi transazionale ha evidenziato come anche le caratterialità individuali presentino tratti di rigidità e/o regressività che condizionano altamente la collocazione operativa di alcuni individui. In una realtà che eroga servizi alle persone fino a che punto queste evidenze sono presenti e indirizzano il pratico impiego del personale? Lo schematismo e la celerità... con cui vengono trattate alcune questioni rendono attuale la domanda. In conclusione: la sincerità e la passione con cui la dott.ssa Pribaz ha parlato della sua vicenda, supportata da un'analisi del contesto di significativa incisività, depongono per l'esistenza di un problema reale da non derubricare a fatto individuale di un "diverso"; lo stesso per l'anonimo il cui disincantamento in argomento non va sottovalutato e del quale va apprezzata la levità con cui ha affrontato una situazione oggettivamente frustrante. Quanto alla posizione del Direttore Generale lasciamo che ognuno valuti da sè. E quindi? A giudizio personale non vi sono dubbi che ad essere irrazionali non sono le denunce di coloro che segnalano alcune storture del contesto, quanto i limiti di comunicazione e di attenzione ai problemi ed alle persone che esso (contesto) manifesta. Di fronte alla pervasività del potere la razionalità del pensiero critico, con una riflessione che è più disturbante che consolatoria, emarginante anzichè gratificante si conferma come l'unica forma di prassi attuabile, per evitare la riduzione del singolo a oggetto amministrato, privo di una riconoscibile individualità. E siamo così giunti al terzo elemento. Non va dimenticato che, al disotto del ruolo professionale, ogni singolo si porta dietro delle dinamiche emotive arcaiche. Fra queste c'è la richiesta, quando ci si trova in un gruppo, di una figura leaderistica in cui riconoscersi ed a cui riferirsi. E ciò che ci si attende sono energia e lucidità gestionale; il riconoscimento individuale e la chiarezza Giancarlo Corrente, Distretto Sanitario Est RIDI *** Un dietologo prescrive ad una signora una cura dimagrante avvertendola che nasconde qualche effetto collaterale. Dopo qualche giorno la donna si ripresenta nel suo studio: - Dottore, la dieta è certamente efficace, infatti ho già perso tre chili, ma mi rende molto nervosa, pensi che ieri ho morso un orecchio a mio marito! - Signora, non c'è nulla di cui preoccuparsi, un orecchio saranno si e no cinquanta calorie... PASSA *** Nello studio del dentista, si sente un urlo: - Ahiaaaaaaaaaaaaa! Il dentista rimprovera il paziente: - Ma insomma, dico, la pianti di urlare, non le ho neanche sfiorato il dente! Il paziente: - Sì, ma... mi sta pestando un piede!!! R Periodico Bimestrale dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 ”Bassa Friulana” Anno II - Numero 5 febbraio - marzo 2007 Reg. presso il trib. di Udine n. 29/06 del 28.06.2006 TI *** Ambulatorio medico: si apre la porta ed esce una ragazza tutta triste che piange ed è disperata. Un paziente chiede al dottore: - Dottore... dottore, cos'ha quella ragazza? Il dottore: - No niente, gli ho detto che era incinta... - Incinta? A quell'età? Io mi vergognerei!!! Il Dottore col sorriso furbetto: - No... no ma mica è vero, però il singhiozzo le è passato! *** Un signore va dall'oculista perché vede delle macchie e il dottore gli prescrive gli occhiali. Dopo un mese torna per una visita di controllo. - Allora, vede ancora le macchie? - chiede il medico. - Sì, ma molto più nitide! A.S.S.ieme per 5 minuti CHE E D A Redazione Tiziana Bonardi Marco Luigiano Simona Schepis Paola Virgolin Impaginazione e Grafica Marco Luigiano Contatti Tel. 0432-921455 Fax. 0432-921579 e-mail: [email protected] Posta interna : Redazione giornale c/o S.O. 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