Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
Il tempo non è nelle nostre mani,
il modo di vivere sì
Ada Burrone
Anno XXXII - n° 2 - dicembre 2015
Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI
“Caregiver”
attività di sostegno
per partner e caregiver
per il sovraccarico emotivo
nelle relazioni familiari
Ascolto,
aiuto pratico,
orientamento
per la paura e il
disorientamento
davanti
alla diagnosi
Gruppi di sostegno
psicologico
per armonizzarsi
con i cambiamenti
della vita
dopo il cancro
Consulenze individuali
psicologiche e mediche
per problemi particolari
di natura emotiva
e fisica
“Caro Figlio”
attività di sostegno
per figli dei pazienti
specifico
dai 12 ai 21 anni
Terapia medica
sistemica
per la prevenzione
e cura della fatigue
per rafforzare
l’organismo durante e dopo
le terapie oncologiche
Attività
psicofisiche,
creative, estetiche
per accrescere
l’armonia
mente-corpo
Risposte aperte
dei medici
“Dottore si spogli”
per saperne di più su
alimentazione, ricostruzione,
menopausa, malattia
e cure
Tutte le nostre attività sono gratuite*
*è gradita una libera offerta a sostegno dell’Associazione
Dal 1973 a sostegno globale delle persone colpite dal cancro
Editoriale
Cari lettori,
il XVII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica si
è aperto quest’anno a Roma il 23 ottobre con un’ottima notizia: l’Italia è al
primo posto in Europa per guarigioni da cancro.
ATTIVEcomeprima Onlus
Via Livigno 3,
20158 Milano
Tel 026889647
Fax 026887898
[email protected]
www.attive.org
Fondatrice:
Ada Burrone.
Consiglio Direttivo:
Alberto Ricciuti, Arianna Leccese,
Caterina Ammassari, Maria Lisa
Di Latte, Claudio Fochi, Giovannacarla
Rolando, Bernardina Stefanon.
Collegio dei Sindaci:
Mauro Bracco, Flavio Brenna,
Luciana Dolci, Giusi Lamicela,
Carlo Vitali.
Comitato Scientifico:
Stefano Gastaldi, Paola Bertolotti,
Serena Ali, Fabio Baticci,
Franco Berrino, Nicoletta Buchal,
Chiara Caldi, Massimo Callegari,
Salvo Catania, Alberto Costa,
Francesco Della Beffa,
Roberto Labianca, Marina Negri,
Willy Pasini, Manuela Provantini,
Alberto Ricciuti, Giorgio Secreto,
Sandro Spinsanti, Paolo Veronesi,
Umberto Veronesi, Claudio Verusio.
Le distanze dagli altri Paesi sono particolarmente evidenti per i tumori della
mammella, del colon e della prostata. Un dato però fa riflettere: il 41% degli
italiani ritiene che non ci siano terapie efficaci per il cancro e il 54% che sia
giusto parlare di male incurabile. Ciò significa che la percezione della malattia e delle sue effettive possibilità di cura, per gran parte della popolazione, è
rimasta indietro anni rispetto alla realtà attuale. Peraltro il 40% - e si badi
bene, non degli stessi malati e dei loro famigliari, cioè di chi dovrebbe essere
più informato e ha un medico che lo cura - ritiene che l’attività fisica non dia
alcun beneficio e, addirittura, il 23% la ritiene dannosa. Per non parlare del
60% degli stessi malati che ritengono che modificare lo stile alimentare non
serva a nulla, quando i dati più autorevoli indicano l’errata alimentazione
come responsabile del 30-50% di tutti i tumori. Questo scollamento tra la
realtà delle cose e la loro percezione è dovuto ad almeno due ragioni.
La prima: una carenza di buona e corretta informazione.
La seconda: un’inadeguata comunicazione tra i pazienti e i propri medici,
proprio su aspetti che possono aiutare non poco ad affrontare meglio le terapie, a ridurre il rischio di riammalarsi, ad aumentare la fiducia nelle cure e
in chi cura. La speranza è comunque per tutti un sentimento di fiducia che
si nutre di tutte le buone ragioni che possono sostenerlo e che si rafforza nel
rapporto di condivisione e di alleanza col proprio medico.
La speranza non è una questione retorica di buoni sentimenti; è un evento
cognitivo che modifica la nostra biologia e aumenta l’efficacia delle stesse
terapie; un evento che ha a che fare con la fiducia che qualcosa di buono si
possa comunque realizzare, al di là della condizione fisica del momento, per
consentirci di vivere al meglio il tempo della vita. E il medico in tutto ciò ha
un ruolo fondamentale e una grande responsabilità.
Tuttavia, come ricordato all’ultimo congresso della Società Italiana di
Medicina Interna, solo il 22% dei medici riesce a stabilire una relazione
empatica di tale qualità coi propri pazienti. Una relazione però che - come
vedremo in alcune pagine di questa rivista - anche lo stesso paziente può
contribuire a costruire. Una relazione che, proprio nei momenti di maggiore
difficoltà, quando il malato ha più bisogno di sentire che il medico crede
davvero in ciò che dice, può divenire un ‘farmaco’ particolarmente prezioso.
Buon Natale, cari amici. Un altro anno sta per cominciare, denso di progetti
e di attività. Grazie, grazie davvero per continuare ad essere al nostro fianco!
Per tradizione, Attivecomeprima Onlus
offre la Presidenza Onoraria
al Sindaco di Milano.
Ringraziamo i nostri collaboratori e fornitori per il contributo alla realizzazione e alla qualità di questa rivista.
Un grazie particolare alla Fotolito ABC per l’omaggio degli impianti di stampa.
3
Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.
RIVISTA
ATTIVE
Viene offerta
a tutti coloro
che sostengono
l’Associazione
C O L L A N A D I G U I D E P R AT H E
P E R C A M M I N A R E N E L L A VI CI TA
,
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
HE
C O L L A N A D I G U I D E P R AT VI CI TA
,
PER CAMMINARE NELLA
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
COME E PERCHÉ
USARE IN RETE
LE
GUIDA n°2
COMPETENZE
IL CIBO
MEDICHE
E LA
PREVENZIONE
D E P R AT I C H E
C O L L A N A D I GA UR IE N E L L A V I TA ,
P E R C A M M I NC H I V I V E
D E D I C ATA A
O C O N D I V I D EA D E L C A N C R O
L’ E S P E R I E N Z
GUIDA n°1
UN MEDICO
SU MISURA
SALVO CATANIA
FRANCO BERRINO
scaricabile
dal sito
www.attive.org
Anno XXXII - n° 1 - maggio 2015
GUIDA n°3
per
Istruzioni sartoriali A cura di:
cittadini esigenti
A cura di:
SANDRO SPINSANTI
COLLANA
DI GUIDE PRATICHE
PER CAMMINARE
NELLA VITA
Dedicata a chi vive
o condivide l’esperienza
del cancro
Ada Burrone
A UNA DONNA
COME ME
A una donna
come me
Messaggio
di Ada Burrone
alle donne
operate
a cura di
Attivecomeprima
scaricabile
dal sito
www.attive.org
A cura di:
Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI
scaricabile
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www.attive.org
LA FORZA
DI VIVERE
ALIMENTARE
IL BENESSERE
Franco Berrino
LA FORZA
DI CAMBIARE
Paola Bertolotti
LA TERAPIA
DEGLI AFFETTI
Stefano Gastaldi
Cofanetto
di 10 opuscoli
a cura di
Attivecomeprima
scaricabili
dal sito
www.attive.org
scaricabile
dal sito
www.attive.org
LO SPAZIO UMANO
TRA MALATO
E MEDICO
LA TERAPIA
DI SUPPORTO
DI MEDICINA
GENERALE IN
CHEMIOTERAPIA
ONCOLOGICA
di Alberto Ricciuti
Parlano i medici
le donne
gli psicologi
a cura di
Attivecomeprima
Parlano medici,
pazienti, psicologi
a cura di
Attivecomeprima
Edizione
FrancoAngeli
Edizione
FrancoAngeli/Self-help
(in italiano
e in inglese)
Edizione
Attivecomeprima
Messaggio
di Ada Burrone
Edizione
FrancoAngeli
Self-help
...E POI CAMBIA
LA VITA
LA FORZA DI VIVERE
PER AFFRONTARE
CON ARMONIA
IL CAMBIAMENTO
di Ada Burrone
IL TRAUMA,
IL TEMPO
E LA VITA
scaricabile
dal sito
www.attive.org
M’amo
non m’amo
Ada Burrone
M’AMO,
NON M’AMO
di Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
Edizione
Attivecomeprima
Il Pensiero Scientifico
Editore
QUANDO IL MEDICO
DIVENTA PAZIENTE
La prima indagine in
Italia sui medici che
vivono o hanno vissuto
l’esperienza del cancro
a cura di
Attivecomeprima
e Fondazione Aiom
Edizione FrancoAngeli
LETTERA AI MEDICI
DI DOMANI
LA DANZA
DELLA VITA
Le esperienze più
straordinarie della
mia esistenza
La paura è contagiosa,
ma lo è anche
la speranza
di Ada Burrone
di Ada Burrone
(in italiano
e in inglese)
Edizione
FrancoAngeli
(in italiano
e in inglese)
Edizione
Attivecomeprima
scaricabile
dal sito
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Potete richiederli alla nostra Segreteria tel. 026889647 email: [email protected]
PAPAVERI
E FIORDALISI
La scuola della vita
a cura di
Ada Burrone
Edizione
FrancoAngeli
Sommario
Periodico trimestrale
Anno XXXII - N° 2
Dicembre 2015
Sped. abb. post. 70%
Filiale di Milano
La rivista è posta sotto la tutela delle leggi
della stampa. Gli articoli pubblicati
impegnano esclusivamente la responsabilità
degli autori. La riproduzione scritta
dei lavori pubblicati è permessa solo dietro
autorizzazione scritta della Direzione
Direttore responsabile:
Alberto Ricciuti
Vice Direttore:
Paola Bertolotti
Redattore:
Caterina Ammassari
Hanno collaborato:
Serena Ali, Angela Angarano,
Paola Bertolotti, Nicoletta Buchal,
Lorenzo Ferrante, Stefano Gastaldi,
Tania Militello, Manuela Provantini,
Alberto Ricciuti, Giovannacarla Rolando,
Sandro Spinsanti
Proprietà della testata:
© Ass. Attivecomeprima Onlus
Direzione, Redazione, Amministrazione:
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Progetto grafico e impaginazione:
Alessandro Petrini Tel. 0258118270
Editoriale
pag. 03
AVVENTURA
Voglio una vita / Tania Militello
pag. 06
TRA MEDICO E PAZIENTE
Educare il proprio medico... si può? / Nicoletta Buchal
pag. 08
VIVERE IL CAMBIAMENTO
Un dottore con la coda / Paola Bertolotti
pag. 10
IL LINGUAGGIO DEGLI AFFETTI
Crescere non è per forza incrementare / Stefano Gastaldi
pag. 12
CAREGIVER
Da figli fragili ad adulti competenti / Manuela Provantini
pag. 14
ANDAR PER STORIE
Un frutto di buon augurio / Giovannacarla Rolando pag. 16
LA MEDICINA CHE CI ASPETTIAMO
Informazione, comunicazione, accompagnamento /
Sandro Spinsanti
pag. 18
NUTRIRE IL BENESSERE
Il piacere di stare bene / Lorenzo Ferrante
Le ricette di Angela / Angela Angarano
pag. 20
pag. 22
PROFILI
La scelta di Leemann / Alberto Ricciuti
pag. 24
Ci sono piaciuti un libro, un film, un’app / a cura di Serena Ali
pag. 29
Noi con gli altri
pag. 30
Fotolito: ABC, Milano Tel. 025253921
Stampa: Tecnografica, Lomazzo (Co)
Tel. 0296779218
Attivecomeprima Onlus
Autorizzazione del Tribunale di Milano
n° 39 del 28/1/1984
L’Associazione è iscritta:
-All’Albo delle Associazioni,
Movimenti e Organizzazioni delle donne
della Regione Lombardia
-Al Registro dell’Associazionismo
della Provincia di Milano
-Al Registro Anagrafico delle Associazioni
del Comune di Milano
-All’Albo delle Associazioni della Zona 9
del Comune di Milano
-Alla Società Italiana di Psiconcologia
(S.I.P.O.)
-Alla F.A.V.O. (Federazione Italiana delle
Associazioni di Volontariato in Oncologia)
Attivecomeprima aderisce
al movimento di opinione
“Europa Donna Italia”
Avventura
Voglio una vita
Vi ricordate Tania?
Nello scorso numero della rivista ci aveva raccontato di quale fosse la sua vita
avventurosa prima dell’incontro con il cancro. Poi, il forzato ritorno a Milano. Un ritorno che aveva
riempito le sue giornate di dolore, di molta fatica, di cure pesanti, ma anche della paura di non riuscire più
a tornare a fare ciò che era la sua passione: la biologa marina.
Invece, la luce ha cominciato nuovamente a risplendere... ed eccola qui, alle Seychelles, a nuotare tra i suoi
amatissimi pesci, con un lavoro nuovo: la piantatrice di coralli!
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Tornare in Italia per le vacanze estive è sicuramente stata
un’emozione stupenda. Ho incontrato tante persone,
passato del tempo con la mia stupenda famiglia e i nonni,
visto gli amici, bevuto e mangiato senza limite e preso tre
chili (te pareva!). Quando sono rientrata alle Seychelles, la
mia valigia era piena di cose da mangiare, un cliché italiano che non mi scollerò mai di dosso, dovunque io vada.
Olio d’oliva della mia Sicilia e “formazze” di Parmigiano la
facevano da padrone. Ma il buffo è che mi sono portata
dietro tutte quelle cose che qui ero sicura di non poter trovare e che ormai fanno parte della mia dieta “by Villarini”:
quinoa, bulgur, orzo, miglio, alghe varie. Insomma, è un
miracolo che non mi abbiano scambiato per una spacciatrice di sostanze stupefacenti e fermata alla dogana!
L’onda di calore bollente mi accoglie subito e in trenta
secondi sono in un bagno di sudore. “Che bello vivere ai
tropici!” penso tra me e me ironicamente. Bisogna ammetterlo, spesso vivere in questi posti mette a dura prova
anche le motivazioni più forti...
Finalmente esco dall’aeroporto, carica delle mie tre belle
valigie stracolme, e trovo ad aspettarmi Jude, il mio
tassista di fiducia, a fianco della sua macchina bianca,
che di bianco ha ormai ben poco, tutta “sgarruppata”
com’è. Mi sorride: “Welcome back Tania”, con quel sorriso
a mille denti e la sua aria bonacciona. Jude carica le mie
pesantissime valigie, mentre io mi “accomodo” sul sedile
posteriore. Ecco, questo non lo capirò mai: perché Jude,
che vive alle Seychelles, ha comprato una macchina con i
sedili di pelle finta plastica?! Cosce, gambe, braccia, tutto
si appiccica e mi strappa via la pelle. Decido che qualunque sia il prezzo, la prossima volta prenderò un taxi “vero”,
magari una delle BMW che usano i turisti benestanti.
Per fortuna ci sono cose alle Seychelles che sono uguali
per tutti, sia che tu viaggi su una BMW che sulla macchina
di Jude. Dai finestrini guardo stupefatta la meraviglia che
la Natura è stata in grado di creare: le rocce granitiche
scure, le altissime palme verdi e i cespugli rigogliosi e
carichi di fiori colorati che incorniciano un oceano cristal-
lino. “Bentornata!” penso tra me e me col cuore colmo di
gratitudine.
Sì, sono grata all’universo intero che i miei occhi possano ancora vedere tutta questa bellezza. Grata di essere
ancora qui, a quasi un anno dalla fine della mia chemio...
per un istante ripenso a dove mi trovavo, esattamente un
anno fa a quest’ora. Ma è solo un momento: ciò che vedo
travolge tutti i miei pensieri e li affoga nel blu cristallino.
Dal 23 gennaio 2015 questo è quello che vedo ogni
giorno. Mi sveglio, faccio colazione e “scendo” al lavoro.
Il tragitto è pieno di ostacoli: palme altissime, fiori che
staresti a guardare per ore, scorci che ti incantano; ci si
mette sempre un po’ ad arrivare alla spiaggia quando si
viene distratti così tanto.
Veniamo quindi al mio lavoro qui: cosa ci faccio alle
Seychelles? Beh, io... pianto coralli!
Ho inseguito le mante, alle Maldive, prima del cancro e ora
pianto coralli, alle Seychelles, dopo il cancro. Sì, ho una
tetta in meno (strabilianti strumenti di auto-galleggiamento, per come la vedo io), ho ancora il port-a-cath dentro
il mio corpo (grande compagno di viaggio da un anno e
mezzo ormai) e una brutta trombosi a una vena nel braccio
che rischiava di rovinare la mia “carriera” da sub. E invece
ECCOMI! Di nuovo ai tropici, a cavalcare i mari e a dare
il mio contributo per la salvaguardia del mare. Ammetto
di essere davvero fiera di me: la mia routine giornaliera
spaventerebbe chiunque, ma non una persona con tanta
sete di vita come me. Ogni giorno mi alzo, vado in spiaggia
- pinne e maschera sottobraccio - e raggiungo la mia
“Coral Nursery”, un’area di mare non molto lontana da riva
(a circa 3-4 metri di profondità), dove piccoli frammenti
di coralli, che abbiamo raccolto e salvato da morte sicura,
crescono indisturbati, nella loro fase di vita più delicata.
Questa pratica, chiamata anche “Coral gardening” (giardinaggio di coralli), è possibile proprio perché i coralli, come
le piante, possono essere successivamente trapiantati.
Ma attenzione, i coralli non sono piante, bensì animali! Il
mio lavoro è pulirli, assicurarmi che alghe o altri elementi
I coralli sono colonie di milioni di
piccoli animali, chiamati POLIPI.
Per proteggersi costruiscono
attorno al loro corpo una specie
di “scudo” rigido fatto di carbonato
di calcio, andando a costruire
quelle forme stupende che noi
vediamo e che possono essere
scambiate per rocce.
Formano la barriera corallina, che
svolge un ruolo chiave nell’ecosistema marino, costituendo la base
di un Oceano in salute.
WiseOceans è una compagnia che si
occupa di protezione dell’ambiente
marino ed educazione ambientale.
Oltre che nella sede situata in Gran
Bretagna, WiseOceans lavora dal
2012 alle Seychelles e da quest’anno
anche alle Mauritius. Il team è composto da biologi ed educatori marini
la cui missione è quella di proteggere
e far conoscere a tutti il mondo
sottomarino e le stupende creature
che vi abitano.
Per maggiori informazioni:
www.wiseocean.com.
www.fourseasonsreefaction.com
Spiaggia di Petite Anse, Seychelles.
infestanti non impediscano la loro crescita, sostituire quelli
che non stanno bene con nuovi piccoli coralli. Ogni giorno,
lo faccio con cura e dedizione.
Inutile dire che lo sforzo viene sempre ripagato. Passare
ore in acqua è come una specie di meditazione dell’anima.
Il blu tutto attorno e il silenzio aiutano a purificare i pensieri, allontanarsi dalla frenesia sociale a cui siamo abituati,
riconnettendosi con la nostra profonda natura animale.
Gli animali iniziano ad accettarmi come una di loro e a non
curarsi più di me. Le aquile di mare vincono la curiosità e
si avvicinano, le cernie mi guardano di sottecchi ma non
si nascondono più alla mia vista, le seppioline vengono
a toccare i coralli che pianto con i loro piccoli tentacoli, i
pesci diamante mi nuotano tutt’intorno. E io mi sento grata
ancora una volta di più, immersa nel silenzio del mare, un
tutt’uno con l’oceano, un pesce in mezzo a tanti altri.
Tanti anni a stretto contato con la Natura mi hanno
insegnato la lezione più grande: ho visto giornate di sole
splendente lasciare posto alla pioggia battente, coralli che
sono cresciuti in anni rompersi sotto l’energia impressionante delle onde. Ma ho anche visto la calma pian piano
tornare, i coralli ricrescere, la Natura riprendersi del tutto in
tempi sorprendenti.
Così come sono arrivati, gli imprevisti se ne vanno,
magari lasciando qualche danno o “cicatrice”.
Questo è il ciclo naturale delle cose, quello che sul
nostro pianeta accade da millenni. Tutto questo mi
ha aiutata a vedere quello che mi è successo sotto
una nuova luce, quella dell’accettazione e della speranza.
“Gli imprevisti vengono”, cerco di ricordare sempre a me
stessa, “e poi vanno. Sii paziente”.
E così quell’anno dedicato forzatamente alla cura del
mio corpo è diventato un anno di riscoperta di me stessa
e delle cose che contano davvero. Un ri-centramento,
un’eliminazione del futile, prima di ripartire di nuovo come
“Salva-coralli”, a meno di tre mesi dalla fine della chemio.
Chi ha detto che non si può?
Tornare a vivere ai tropici dopo il cancro forse non è stato
facile. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita
sola, ma era più forte il bisogno di tornare a fare “la mia
vita spericolata” e di dimostrare che potevo ancora nuotare
con i pesci, salvare l’oceano, cavalcare le onde sul surf...
Per quanto io mi sforzi di essere quella di prima, in realtà
la vita dopo il cancro è cambiata del tutto. Le piccole sfumature, il modo di guardare alla vita, l’atteggiamento verso
le cose e gli accadimenti, sono del tutto diversi.
Ora ogni momento è ancora di più assaporato.
E ogni volta scoprirlo è una magia: ho scoperto una Tania
più “egoista”, molto più decisa e meno incline a caricarsi
addosso tutti i problemi di tutte le persone del mondo.
Ora non ascolto, se non ho voglia di ascoltare. Parlo, quando qualcosa non va. Evito persone per giorni (anche
colleghi!) se hanno una influenza negativa. Penso
sempre che, comunque vada, il mio cancro mi ha
insegnato un enorme rispetto, finalmente non più
rivolto verso fuori, verso gli altri, ma verso ME.
Tania Militello.
Biologa marina.
7
Tra medico e paziente
Educare il proprio
medico... si può?
Sul rapporto medico-paziente sono state scritte e pronunciate infinite
parole nei libri, negli articoli, nei convegni; fiumi di bellissime parole, raccomandazioni, consigli di ogni genere.
Nonostante questa ampia sensibilizzazione, non sempre la relazione con il proprio medico è facile e solidale.
8
Ho riflettuto, ancora una volta, nei giorni scorsi su
questo tema sentendomi dire da una delle donne
che frequentano Attivecomeprima una frase che
mi ha colpito molto: “Io sono stata molto fortunata
perché il mio medico è... umano”.
Ma com’è possibile che le pazienti, a volte, parlino
in questi termini dei propri curanti? Esistono medici umani e altri no? O, comunque, vissuti in questo
modo da alcune assistite?
Certo, per il curante che deve gestire una malattia
complessa come il cancro al seno, dove le donne
sono colpite in una parte del proprio corpo così
delicata e simbolica, non è semplice.
Molto spesso ormai le donne sono informate, sono
in grado di partecipare in modo attivo alle decisioni
sul trattamento da seguire e conoscono spesso le
possibili evoluzioni della loro malattia.
Forse, oltre a continuare a sensibilizzare i curanti,
bisognerebbe anche incoraggiare le donne a fare
comprendere davvero al proprio medico di cosa
hanno bisogno per fare in modo che il percorso
di cura diventi un viaggio in due e non uno spazio
di solitudine e di paure inespresse.
A volte un piccolo gesto come dare un recapito
telefonico può essere un modo per rassicurare
e sono certa che le pazienti, così fortunate, non ne
abuseranno.
Le terapie sono fondamentali, lo sappiamo, ma
le stesse terapie, gestite in un rapporto di alleanza
e di sostegno, è ormai dimostrato che possono
essere meglio tollerate e persino più efficaci.
Spesso le donne sono intimorite dalla figura del
medico ed esitano a porre domande per meglio
comprendere il significato di quanto viene loro
detto, dicendo “ho paura di irritarlo...”.
Anche questo non dovrebbe mai accadere perché
la paura di infastidire il proprio medico è paralizzante e, di sicuro, è fonte di ansia e incertezza.
La relazione in cui ci sono molte cose “non dette”
o non comprese, destabilizza inutilmente chi è già
in una posizione di fragilità.
Noi medici dobbiamo essere consapevoli che, in
una situazione di stress e paura, la comprensione
da parte delle pazienti spesso è fluttuante e le informazioni non vengono recepite in modo corretto,
soprattutto quando, purtroppo, in presenza di una
ripetizione della malattia, bisogna intervenire con
ulteriori terapie riattivando così, vecchie paure.
In questi momenti è importante che il curante abbia la sensibilità di congedare la paziente solo se
certo di essere stato compreso fino in fondo.
Sappiamo bene quanto grande sia il “potere del
medico” curante, dell’oncologo e sappiamo bene
anche che metà della cura è data da chi cura.
Noi medici abbiamo una responsabilità immensa,
forse a volte troppo pesante da poter reggere e non
sempre siamo “attrezzati” per un ruolo così difficile.
Ogni giorno mi rendo conto che l’ascolto è già di per
sé una cura e per ascoltare veramente è indispensabile avere una apertura d’animo per accogliere
ciò che l’altro esprime. Questo diventa ancora più
importante quando il tempo davanti è “breve”.
Di fronte ai momenti più dolorosi, ci affanniamo
per trovare le parole di incoraggiamento e di
progettualità, per sostenere la speranza e questo,
in qualche modo, aiuta anche noi, insieme alla
persona che vive un momento particolarmente
drammatico.
Durante il periodo delle cure, però, quando il tempo davanti a noi non appare così minacciato,
9
lo spazio della speranza è grande e più facile da
percorrere; occupa il tempo lungo della cura e aiuta a coltivare la forza di vivere, con la sua potente
e terapeutica energia.
L’alleanza terapeutica con il proprio medico, il
coltivare la speranza insieme, concordare le scelte
delicate durante il percorso della malattia che per
ogni donna è “diversa”, può rappresentare davvero
un determinante sostegno affinché il percorso sia
gentile, positivo e non troppo denso di sofferenza.
Noi, in Associazione, ogni giorno a contatto con le
donne, sappiamo bene quanto l’ascolto attento, la
partecipazione delicata alle diverse sfumature dei vissuti di ognuna, i diversi percorsi
da poter seguire, possa rappresentare
veramente una potente carica di energia e di
coraggio consapevole.
Spesso raccomando alle amiche che raccontano
i diversi vissuti con il proprio curante di provare a
trasformare il rapporto, non subire ciecamente le
decisioni ma far comprendere il diritto che ognuno
di noi ha, di scegliere la strada da seguire insieme
al proprio medico.
Si può provare ad accompagnarlo verso un percorso di chiarezza e complicità in modo che sappia
sempre che con quella donna potrà essere leale e
sincero, conservando la capacità di proporre cure
al di là della prognosi, che non sarà mai solo un
somministratore di terapie, ma potrà rappresentare anche un sostegno più ampio che,
arricchendo la relazione terapeutica, potrà
arricchire entrambi.
Nicoletta Buchal. Medico e psicoterapeuta.
Conduce in Associazione il gruppo “Armonizzazione mente-corpo attraverso la danza”.
Vivere il cambiamento
Un dottore con la coda
10
Abbiamo conosciuto la Dottoressa Beatrice
Garzotto un po’ per caso. Era qualche tempo che
l’idea di far scrivere sulla nostra rivista qualcuno che lavorasse con la Pet Therapy ci girava in
testa. Ed ecco un giorno la mail di questa collega
psicologa che si propone per realizzare un progetto con persone che stanno affrontando una
malattia oncologica e... i cavalli.
Attivecomeprima non si poteva tirare indietro:
una proposta troppo interessante! In quattro
e quattr’otto Beatrice era da noi e, neanche
a dirlo, il suo Progetto RI (Riappropriarsi,
Rivedersi, Ridefinirsi) approvato, presentato alle
nostre donne, che hanno aderito con entusiasmo,
e partito di lì a breve.
Sono stati formati tre gruppi per un totale di
tredici partecipanti. Cinque incontri, davvero
speciali, per aiutare chi si trova in questo difficile
momento a riprendere in mano il proprio percorso di vita, al di là delle condizioni fisiche, attraverso una esperienza di connessione emozionale
con il cavallo. Una connessione che permette di
vivere il “qui e ora”, di distaccarsi, anche solo
per un po’, dalle ansie e dalle paure indotte
dalla malattia.
Questo percorso non richiede alcuna esperienza
o abilità equestre, infatti i cavalli non vengono
cavalcati, ma solo il desiderio di affidarsi a questi
bellissimi animali, veri “dottori con la coda”.
Beatrice, vuoi parlare ora tu di questo progetto?
L’idea è nata dall’unione di due forti passioni sulle quali si
fondano la mia professione e la mia vita: il mio lavoro di
psicologa e il mio amore per i cavalli.
Da questo è scaturito il desiderio di mettere a disposizione di
chi vive l’esperienza di una malattia, l’energia e le emozioni
positive che possono trasmettere questi animali, in un contesto non medicalizzato. Questo approccio terapeutico si basa
sui miei studi fatti durante il Master presso il Gestalt Equine
Institute in Colorado dove ho avuto modo di osservare il loro
approccio e i loro progetti anche in campo oncologico.
Qual è la particolarità del lavorare con i cavalli?
Questi stupendi animali vivono la vita nel “qui e ora”, pronti a
reagire a ogni stimolo, a ogni emozione e a ogni azione.
Entrare in contatto con un cavallo significa imparare a stare
nel presente, con gli altri e con se stessi. È come “entrare
in un posto speciale” dove è possibile relazionarsi, senza
bisogno di maschere, dove è possibile vivere uno stato di
benessere quasi tangibile e “fisico”.
Questo grazie alla presenza di animali intelligenti e privi di
sovrastrutture; animali che hanno la capacità di “pensare e
comunicare” in modo chiaro e preciso, percependo lo stato
d’animo di chi hanno davanti e mettendo in atto comportamenti specifici.
Quando ci si immerge in quello che chiamo “Horse Time” ci
si scollega dalle preoccupazioni, dagli impegni, dai cellulari
e dalle agende, vivendo la possibilità di “essere” rispetto al
“fare”. Tutti i problemi restano fuori dal branco, portando a
vivere un momento speciale che ricarica e fa scoprire nuove
risorse da utilizzare nella vita quotidiana.
Hai parlato di un benessere fisico, ci sono studi che
supportano questo aspetto?
Le ultime ricerche condotte dall’istituto Heart Math Research Center Institute in California hanno dimostrato come,
durante l’interazione con il cavallo, si registrino notevoli
effetti benefici: l’abbassamento della pressione del sangue,
il rallentamento del battito cardiaco e l’aumento dei livelli di
beta-endorfine (i neurotrasmettitori che servono ad alleviare
il dolore). Inoltre, si riduce il livello di stress, si allentano i
sentimenti di paura, di tensione e di ostilità, aumentando la
propensione alla pazienza e la sensazione di arricchimento
interiore ed emozionale.
Ci puoi raccontare come avvengono queste “sedute”
e in particolare quelle che hanno riguardato le donne
di Attive che hanno partecipato al progetto?
Gli incontri si svolgono all’interno di un prato, dove abitano stabilmente le mie due cavalle, collaboratrici/amiche,
Aurora e Betulla, di razza Haflinger, che non sono ferrate e
sono assolutamente libere. Il contatto con loro non avviene
montandole... ma... avviene con momenti di comunicazione
non verbale. Si praticano esercizi a terra, principalmente con
la voglia di mettersi in gioco e di lavorare con il linguaggio del
corpo. Comunicazione che i cavalli conoscono molto bene.
Il solo entrare nel loro spazio privato, porta a sentirsi accettati,
avvolti e protetti.
Il presente diventa un insieme di percezioni e azioni reciproche che permettono di sperimentare l’essere “parte del
branco”.
Mi sono sorpresa a vedere quanto, a ogni incontro del
gruppo, si manifestasse un immediato e intenso “aggancio
visivo” tra le donne e le cavalle, una istintiva connessione già
dal primo sguardo.
Ho anche osservato come ognuna di loro sia riuscita a
catturare l’essenza di questa connessione,
spingendole sempre più a sviluppare il
desiderio di condividere con gli animali le
emozioni e il presente.
La cautela che mostravano in un primo
avvicinamento, quasi reverenziale, si è
trasformata rapidamente in condivisione,
ricerca e costruzione di momenti intensi e
rigeneranti. Emozioni e pensieri che sono
riuscite a portare con loro, ben oltre il tempo che si sono ritagliate durante la seduta.
Puoi quindi considerare questa prima
esperienza positiva per te, tanto da
continuare questo progetto?
Sicuramente, è stata molto stimolante.
Mi ha convinto della necessità di intraprendere una vera e propria ricerca sui benefici
di questa attività con i cavalli, rivolta alle
pazienti oncologiche.
Tutto questo lo devo ad Attivecomeprima, che ringrazio per la disponibilità e la
curiosità dimostrate nell’avvicinarsi a un
approccio così diverso e all’Associazione
Frida’s Friends (associazione che si occupa
da diversi anni nel promuovere interventi
assistiti con animali) che ha permesso la
realizzazione di questo progetto.
Ma un grazie speciale va a tutte le donne
che hanno voluto provare con tanta emozione e curiosità quelle giornate... in un
campo... con due dottori con la coda!
“Mi sono sentita all’interno di una
favola”
“Ci sono stati momenti in cui mi sentivo
sospesa, il tempo e lo spazio così poco
definiti, sebbene il contatto dei piedi
per terra ci fosse e anche molto intenso”
“Mi sono commossa più volte nel vedere
le cavalle così presenti insieme a noi e
il loro sguardo, incrociato mai casualmente”
“La narrazione di ciò che accadeva,
splendidamente raccontato da Beatrice, mi consentiva di entrare ancor
più in contatto con movimento, silenzi,
occhi, respiri, tatto. Il branco, la vita,
la solitudine, la pace”
“Poi si va a conoscere Aurora e Betulla.
Grandi, pazienti, curiose, rispettose.
Beatrice è il nostro angelo custode,
attenta, esperta, sicura.
Ti senti bene, protetta. Ti consiglia,
ti corregge, ti aiuta”.
Paola Bertolotti. Psicologa e psicoterapeuta.
Conduce in Associazione i gruppi di sostegno psicologico “Riprogettiamo l’Esistenza” e “Decido di vivere”.
11
Il linguaggio degli affetti
Crescere non
è per forza
incrementare
12
Nel corso della vita capita spesso che ci confrontiamo con l’idea della nostra crescita e che questa
idea si presenti come una sorta di incremento
verticale, di maggiorazione. Un po’ come accadeva
da piccoli, quando “sei cresciuta” o “sei cresciuto”
equivalevano alla constatazione di uno sviluppo
in altezza, segnale inequivocabile dell’evoluzione
anagrafica e personale.
Forse è anche per questo che si fissa nella nostra
mente un’equivalenza tra “salire” e crescere.
Aderiamo acriticamente a questa idea, che però
può presentarci molti conti negativi.
Tra questi, uno dei peggiori è, secondo me, l’incapacità di immaginare l’evoluzione come un “consolidamento” o un “alleggerimento” in favore di un
incremento di valore sostanziale.
Eppure tutti sappiamo che non c’è un rapporto necessario tra “quantità” e “valore”. Possiamo fare molti
esempi. La Divina Commedia contiene un numero di
parole infinitamente più piccolo di moltissimi romanzi,
ma non per questo possiamo pensare che sia meno
importante di questi. Mangiare tanto o mangiare
bene non sono per forza la stessa cosa. Mille parole
d’amore possono stancare e risultare vuote, una sola
talvolta resta indimenticabile. E così via.
Certo, la quantità è importante, ma dà ansia se non
è misurata. Di quanti beni abbiamo bisogno per
vivere? Di quanti amici, giorni di vacanza, viaggi,
ristoranti, automobili, case, deve essere popolata la
nostra vita perché possiamo sentirci felici, appagati,
soddisfatti?
La rincorsa acritica all’idea che il valore e la quantità
siano inscindibilmente uniti ci può anche uccidere.
Per molti aspetti, questa stessa idea può uccidere
l’economia umana e la biologia del pianeta.
In termini evolutivi, quantità e qualità danzano
insieme durante tutto lo sviluppo della nostra vita.
Crescere, infatti, significa soprattutto raggiungere
la quantità sufficiente per sostenere la sopravvivenza e per cambiare “qualità”. Per esempio,
diventare più profondi, intelligenti, comprendere
meglio il senso delle cose, superare i propri limiti
e le proprie paure, sviluppare le capacità umane
e sapersi muovere via via di più nelle situazioni
complesse, saper collaborare, accettare le sconfitte, superare le angosce, eccetera. Tutto ciò non
corrisponde a un modello “quantitativo”, ma allo
sviluppo della qualità personale.
In questa direzione, possiamo anche osservare che
l’evoluzione, la crescita, si presenta spesso come
un cambiamento interiore, la scoperta di un vero
“io-che-sono-io” e che non era stato possibile, in
precedenza, ammettere alla coscienza o alla guida
della nostra vita.
In queste situazioni, la qualità del nostro essere l’avvertiamo come una sorta di “sentirsi di più” rispetto
a prima, una crescita che è sì quantitativa, ma nella
quale la quantità e la qualità sono fuse insieme.
È un po’ come cambiare dimensione, traslocarsi in
un livello più sensato, luminoso e appagante della
vita. A questo stato può anche non corrispondere
alcun miglioramento “quantitativo” nello stile di vita
o nel livello di realizzazione economica o sociale.
Talvolta, anzi, l’appagamento porta alla riduzione
sostanziale dei bisogni materiali, a una sobrietà che
è possibile perché ci si sente già sereni e, talvolta,
felici per sé stessi, per le proprie relazioni e per i
propri progetti.
Le persone che vivono grandi traumi, e tra queste
senz’altro quelle che si ammalano di cancro, spesso
reagiscono a queste vicende proprio attraverso
cambiamenti che le rendono più autentiche e vive,
anche indipendentemente dall’esito della storia del
trauma o della malattia.
C’è dunque una strada per la crescita che, pur non
contrapponendosi ad alcun incremento quantitativo,
vede nella qualità il segreto della soddisfazione e
dell’autenticità dell’esistenza.
Poiché la nostra Società è la concretizzazione
di complessi fattori che derivano
tutti dalla nostra psiche,
possiamo pensare che ogni movimento che favorisca l’autenticità e la convenienza di tutti, più che
l’infinita tendenza alla quantità, sia un fattore di
cura. Uso questo termine perché la vita ci cura, la
cultura sociale ci cura, se vita e cultura sociale sono
in favore dell’autenticità e della qualità.
Le persone migliori della cultura internazionale si
battono da sempre perché l’Umanità si rispecchi in
una strategia della crescita dove il bene comune (la
salute del Pianeta, la riduzione delle differenze tra
paesi ricchi e poveri, la crescita complessiva e la
spinta allo sviluppo degli ingegni e della collaborazione...) sia il centro dei pensieri e il fine delle azioni
di Governi, ma anche di ogni singolo cittadino.
C’è molta coerenza tra il bene personale e il bene
comune, se intendiamo lo sviluppo come un fenomeno di armonia, di sostanza e non di accumulazione infinita.
13
Stefano Gastaldi.
Psicologo e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “La terapia degli affetti”.
Caregiver
Da figli fragili
ad adulti
competenti
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“È necessario superare l’idea che il bambino
sia fragile e che, poiché fragile, si spaventi.
Perché è sulla base di ciò che si sviluppano
tutta una serie di tutele educative. Io penso che
il figlio dell’uomo sia naturalmente portato a
viaggiare verso la conoscenza e la verità e che
tentativi opposti non rendano giustizia alla
sua struttura mentale, soprattutto a quella
dell’adolescente. Quindi, un servizio che metta
in discussione alla radice questi due presupposti, ovvero che i ragazzi vadano assolutamente
protetti dalla dimensione del dolore e del conflitto e che vadano protetti perché sono fragili
e perché il loro dovere è di essere figli felici, va
nella direzione della conoscenza e dell’aumento di responsabilità”.
Queste sono le parole del Professor Gustavo Pietropolli
Charmet che ha partecipato come relatore alla presentazione del progetto Caro Figlio, avvenuta il 20 ottobre u.s.
presso la Casa dei Diritti a Milano. Hanno preso parte
all’evento anche l’Assessore alle Politiche Sociali e alla
Salute, Pierfrancesco Majorino, l’Assessore all’Educazione e all’Istruzione, Francesco Cappelli, oltre ad alcuni
rappresentanti di Attivecomeprima.
La presentazione è stata organizzata dal Comune di Milano con l’obiettivo di far conoscere il progetto alla popolazione milanese e i due Assessorati stanno dando il loro
prezioso contributo affinché il progetto venga conosciuto
nelle scuole e in tutte le strutture che hanno collegamenti con il mondo adolescenziale, oltre che adulto.
Arianna Leccese, Vice Presidente di Attivecomeprima, ha
aperto i lavori e ha moderato la serata, introducendo al
pubblico i relatori. L’Assessore Cappelli nel suo intervento ha affermato: “Sono qui per dire che sono
pronto ad incontrarvi, a costruire una rete e
a coinvolgere le scuole in modo tale da poter
offrire a queste situazioni un supporto”.
Alberto Ricciuti, Presidente di Attivecomeprima, ringraziando vivamente l’Assessore per il suo impegno e la sua
vicinanza, ha voluto evidenziare un aspetto molto importante del lavoro dell’Associazione: “Mettere al centro
delle cure la persona significa anche prendere
in considerazione il suo sistema di relazioni
complesse, fatto di famiglia, lavoro, progetti.
E i figli sono forse l’incarnazione più concreta
dei progetti di vita di una persona. In questo
contesto culturale, che Attivecomeprima coltiva da più di 40 anni, è nato il progetto Caro
Figlio. La sua importanza è sotto gli occhi di
tutti, per ridurre la sofferenza e dare uno slancio di speranza alle persone malate nell’ambito
della loro famiglia”.
Tematiche queste che stanno profondamente a cuore
anche all’Assessore Pierfrancesco Majorino: “Lo stare
in relazione, il tendere una mano, l’abbracciare e accompagnare, propri di Attivecomeprima,
sono il senso che dobbiamo restituire quando
nel nucleo famigliare entra la questione malattia con tutta la sua portata emotiva. L’idea del
fare squadra per accompagnare, deve essere di
tutti noi”.
Il servizio Caro Figlio nasce in primo luogo da una predisposizione naturale di Attivecomeprima verso l’apertura a
nuove realtà. L’Associazione, infatti, è nata con lo scopo
di aiutare le donne colpite dal cancro al seno, ma negli
anni ha ampliato il suo sostegno a uomini e donne, con
qualsiasi tipo di malattia neoplastica, ai famigliari e ora
anche ai figli adolescenti. In secondo luogo, il progetto è
stato ideato sulla base delle richieste che sono pervenute
direttamente dai genitori dei ragazzi, preoccupati per
come la loro malattia potesse andare a incidere sul loro
percorso di crescita.
Il mio punto di vista, che ho anche riportato alla presentazione in qualità di responsabile del progetto, intende
sottolineare l’importanza di aiutare i ragazzi e tutto il
nucleo famigliare, perché la malattia interferisce con il
normale processo di separazione in atto tra l’adolescente
e il genitore malato. Il processo di autonomizzazione
può assumere normalmente anche coloriture polemiche, aggressive, di riduzione del valore e del significato
affettivo della relazione. Questo serve per aiutare il figlio
a svincolarsi dalla dipendenza affettiva. Aiutare l’adolescente a capire come possa essere gestito questo
processo, nonostante l’interferenza dell’evento malattia,
è fondamentale. Perché è proprio ciò che il genitore,
responsabilmente, dovrebbe auspicare. La preoccupazione maggiore di un genitore malato è che tutto ciò possa
avere una ricaduta negativa sul figlio.
Questo servizio può aiutare i ragazzi a far sì che la
malattia non ostacoli il loro naturale processo di crescita
e di emancipazione.
Il convegno Caro Figlio, che ha registrato un’ampia
partecipazione e un profondo coinvolgimento da parte
delle Istituzioni, è stato chiuso dal contributo di Stefano
Gastaldi, Presidente del Comitato Scientifico di Attivecomeprima: “Uno dei problemi delle situazioni
gravemente traumatiche è il verificarsi di un
decentramento del flusso di vita ordinario.
L’intervento di aiuto deve raccogliere questa
difficoltà e ridurre il trauma per favorire un
ritorno al fisiologico funzionamento dell’adolescente. Questo porta a comportamenti e pensieri che testimoniano il re-incanalarsi della
mente del ragazzo nel flusso di vita, ovvero i
ragazzi ritornano a parlare di sé nei colloqui
di supporto. Questo è davvero un elemento
potente e guaritore”.
Per l’adolescente la dimensione dell’esito letale della
malattia, ovvero la morte, non è pensabile.
Solo l’accoppiamento con una mente adulta competente
e disponibile può aiutare i ragazzi a capire cosa sia la
morte senza effettuarne distorsioni. Questa è la
vera protezione che possiamo offrire ai nostri
figli, anche nell’ottica di creare futuri adulti che
sapranno affrontare gli eventi difficili della vita.
C’è qualcuno
che può aiutare te
e i tuoi genitori,
proprio in questo
momento.
Attivecomeprima Onlus, che da sempre
aiuta i malati di cancro, offre un servizio
specifico per i loro figli nella sua sede
di via Livigno, 3 a Milano
Il servizio è rivolto:
• ai figli in età adolescenziale e nella
prima età adulta, per aiutarli ad
affrontare la malattia del genitore
in una fase della vita già di per sé
complessa e delicata.
• ai genitori, per ogni problema
di relazione e di comunicazione con
i loro figli, di qualsiasi età.
Il servizio è gratuito.
Manuela Provantini. Psicologa e psicoterapeuta.
In Associazione si occupa del sostegno ai caregiver ed è responsabile del progetto Caro figlio.
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Andar per storie
Un frutto
di buon
augurio
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Forse non tutti sapete che la rivista ATTIVE è
giunta al settantacinquesimo numero e la sua storia è iniziata più di trent’anni fa. Quando, a settembre del 1984, dopo due “bollettini”, fu pronto
il numero tre (praticamente il primo ATTIVE), un
sogno dell’Associazione, condiviso da tutti, divenne realtà.
Dieci pagine, tanti amici collaboratori, un gran
spremersi le meningi e tante fatiche, inclusa quella economica. Scrittori di professione, articolisti,
professionisti, art director e sempre tanti amici si
sono susseguiti, con passione, cercando di ampliare gli “orizzonti” e le rubriche.
Nel 1989 e fino al 2007 venne dedicato uno spazio alle erbe. La rubrica “Andar per Erbe” sarebbe
continuata (di erbe ce n’erano ancora!) se una
patologia oculare non mi avesse dato uno “stop”
imponendomi di “guardare altrove”.
Leonardo da Vinci, dedicando parecchi suoi studi
anatomici all’occhio, individuò la funzione della
retina, convinto però che le immagini venissero
trasmesse al cuore e non al cervello, come studi
fisiologici hanno evidenziato secoli più tardi. Forse
non aveva, comunque, tutti i torti!
Da qualche mese “Andar per Erbe” è diventato un
libro nel quale ho rivisitato e raccolto gli articoli
scritti in tutti quegli anni. E, visto che siamo in
prossimità delle Feste, voglio farvi gli Auguri raccontandovi la storia di un frutto da sempre considerato di buon auspicio: il Melograno.
Al Melograno, nato secondo un mito greco dalle gocce
di sangue di Dioniso, e ai suoi frutti, fanno capo numerose leggende.
Il frutto che da sempre simboleggia l’armonia e la concordia, sotto la dura scorza ha semi disposti in modo
ordinato e perfetto, motivo per il quale Cirene l’aveva
scelto come emblema della città, a indicare che solo la
collaborazione poteva dare benessere alla società.
Nell’Antico Testamento il frutto è citato come simbolo
di perfezione e di femminilità, nel Cantico dei Cantici
“come specchio di melagrana la tua gota attraverso il
tuo velo”; di fecondità e prosperità, quando il Signore
ordina ad Aronne di far ricamare melegrane sul bordo
dell’abito per le cerimonie.
Salomone poi fece scolpire i frutti sui capitelli della
sua reggia a simbolo della benedizione divina e della
regalità, per via della coroncina del frutto. Con il Melograno si trovano ritratte, nell’isola di Cipro, Afrodite che,
secondo un mito, avrebbe piantato l’albero per prima, e
Atena, protettrice dell’omonima città, nella sua funzione
di dea vittoriosa.
La pianta già nota agli Egizi e ai Greci (alcuni suoi
frutti sono stati ritrovati in tombe egizie del 2500 a.C.
e melegrane di argilla nelle tombe greche dell’Italia
meridionale), pare sia stata diffusa dai Fenici. I Romani
la chiamarono Punica granatum perché importata al
tempo delle guerre puniche e per il colore rosso acceso
dei fiori. Con i suoi rametti nell’antica Roma si ornavano
i capi delle spose per augurare gli “attesi frutti”.
Ancor oggi in Vietnam si canta “la melagrana si apre e
lascia venire cento figli”. In Turchia la neosposa getta
a terra un frutto e secondo la credenza popolare, avrà
tanti figli quanti sono i semi usciti. Simbolo del rinnovarsi del Cosmo nella tradizione mediterranea
precristiana, nella granatum malum, nome latino
che significa mela piena di grani, anche il Cristianesimo vede il simbolo del vivere perfetto.
S. Giovanni della Croce la menziona nel “Can-
tico spirituale”. Spesso nell’iconografia medioevale e
rinascimentale è il Bambino che la regge. In quadri
celebri come la Madonna della melagrana di Botticelli
e la Madonna del granato di Carpaccio invece è la
Vergine a tenere in mano il frutto e, nella seconda tela,
quasi fosse uno scettro. Anche la Madonna Dreyfus,
che Leonardo dipinse a diciassette anni, ha nella mano
sinistra una melagrana mentre con la destra tiene sulle
ginocchia un bambino nudo e vivace che, presi alcuni
grani del frutto, li porta verso le labbra della mamma.
I drappeggi dell’abito di Maria non sono quelli ai quali ci
ha abituato l’artista negli anni successivi ma l’atmosfera
decisamente “terrestre” è carica di poesia e umanità.
Nel Rinascimento, visto il bell’aspetto e la simbologia del frutto maturo, la melagrana tornò in auge e
cominciò a comparire ovunque. Fu molto usata come
decorazione, nei festoni, in pitture e nei motivi decorativi di tessuti quali broccati e damaschi.
L’Accademia, come congregazione di molte persone
riunite per perseguire un fine intellettuale comune,
era simboleggiata dalla mela granata e Gabriele
D’Annunzio intitolò I romanzi del Melograno un ciclo
narrativo di cui scrisse soltanto “Il fuoco”.
Albero o arbusto a fusto eretto, molto ramoso, alto da
2 a 5 metri, il Melograno fa parte della famiglia delle
Punicacee e le sue foglie, opposte, hanno il margine
interno un po’ ondulato, verdi e glabre superiormente,
più pallide inferiormente. I fiori grandi e solitari hanno
il calice carnoso, persistente, rosso porpora, diviso in
5-7 lobi, raramente bianchi, precocemente caduchi. Il
frutto è una grande bacca coriacea sulla quale rimane
il calice a guisa di corona. La sua scorza internamente
è rivestita da una fine membrana traslucida nella quale
sono contenuti i semi rosso granato, carnosi, succosi e
divisi da sepimenti membranosi giallastri.
Originario dell’Asia occidentale, cresce spontaneo
dal Sud del Caucaso al Punjab. Diffusosi in Estremo
Oriente e in Asia minore, fu molto apprezzato dagli
Arabi che verso il 700 lo importarono e lo coltivarono
intensamente nel Sud della Spagna come testimonia il
nome di Granada. Il Melograno fiorisce in giugno-luglio
e i frutti compaiono da ottobre a dicembre. I semi si
consumano freschi o da essi si ricava il succo che va
conservato in bottiglia. La granatina, quella vera, è lo
sciroppo concentrato di succo di melagrana.
Nella cucina medioevale il Melograno era un ingrediente immancabile. Se ne utilizzavano i semi per
ripieni e per salse, come in alcune ricette d’oggi.
Oltre al sapore di questo frutto, era ed è l’aspetto a
renderlo affascinante.
Come uno scrigno la scorza coriacea nasconde i
semi rossi e trasparenti, simili a dei rubini.
Per questo motivo si usa regalare una melagrana nel periodo natalizio o a Capodanno.
Giovannacarla Rolando.
Membro del Consiglio Direttivo di Attivecomeprima.
17
La medicina che ci aspettiamo
Informazione,
comunicazione,
accompagnamento
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Chi avrebbe mai immaginato che le regole sarebbero cambiate in così poco tempo? Stiamo parlando
delle regole che più hanno resistito al passaggio dei
secoli e al cambio delle culture, ossia quelle che
sovrintendono alla pratica della medicina. In Occidente sono state stabilite nell’antica Grecia, sotto il
nome di Ippocrate, e sono arrivate immutate fino a
noi. Poi, nel giro di pochi anni, sono state rovesciate.
In particolare quella che riguarda la gestione delle
informazioni. Tradizionalmente il medico informava
il paziente solo se lo riteneva opportuno. In genere
le cattive notizie venivano sottratte al malato; per
essere invece comunicate ai familiari.
Quello che era prassi comune fino a ieri, oggi è
considerato scorretto.
Anche patologie che in passato venivano nascoste
al malato o edulcorate con terminologia confondente - come le malattie oncologiche – ai nostri
giorni vengono comunicate al malato stesso, a
meno che questi non richieda esplicitamente di
essere tenuto all’oscuro della diagnosi e della
prognosi. E il medico che, cedendo alla pressione
dei familiari, fornisse al malato un’informazione
ingannevole, sa che sta agendo in modo scorretto,
violando delle precise norme previste dal Codice
deontologico dei medici italiani.
Così, dunque, le regole relative all’informazione sono
cambiate. Ma a quale scopo i medici abitualmente
informano? Qui si aprono due scenari. L’interpretazione pessimistica dice: i medici informano perché
non si vogliono caricare della responsabilità di sot-
trarre delle informazioni a cui il cittadino ha diritto,
con il rischio di una denuncia. In clima di contenziosi
crescenti, aumentano le pratiche riconducibili alla
medicina difensiva. Così come molte prescrizioni
diagnostiche e terapeutiche inappropriate vengono
fatte per la tranquillità del medico, piuttosto che per
il bene del paziente, allo stesso modo le informazioni possono essere date per far sentire il professionista protetto nei confronti di qualsiasi possibile
rivendicazione.
E lo scenario positivo? Beh, qui l’informazione ha
un significato del tutto diverso: serve a rendere la
persona consapevole e competente, a trattarla come
un adulto (e non come un bambino o un demente!),
a permetterle di condividere le scelte e i percorsi
terapeutici. L’informazione le dà potere, proprio
quando la malattia tende a toglierglielo.
A ragione questo processo viene chiamato in inglese empowerment del cittadino. Mentre nella prima
ipotesi il compito del medico sembra esaurirsi quando ha trasmesso l’informazione (come un peso che
scarica sulle spalle del paziente: è suo, se lo porti
lui!), nella pratica dell’informazione come momento
centrale di una condivisione responsabile comincia
a quel punto un cammino comune di colui che cura
e di chi riceve le cure.
Il medico che informa si impegna moralmente
anche ad accompagnare il malato nel percorso
che gli si apra davanti. È questa la buona medicina
che vorremmo. L’altra è solo una caricatura del
processo di cura.
19
Sandro Spinsanti.
Psicologo, direttore Istituto Giano - Roma.
Nutrire il benessere
Il piacere di
stare in forma
20
Che cosa serve per avere una buona salute e una
buona prestazione fisica?
Il trinomio sport, alimentazione, salute ha legami
molto forti. Ogni attività fisica, motoria o posturale,
infatti, non ha bisogno di un’energia qualunque,
ma della migliore energia per permettere al corpo
di esprimere le sue potenzialità. Questa regola è
applicata? Non sempre. Spesso sono la tradizione o
le abitudini di anni che prendono il sopravvento sul
buon senso e sulle conoscenze che in questo periodo storico si stanno profondamente trasformando.
I nutrienti che in assoluto sono preposti a dare
energia sono i carboidrati e i grassi, in proporzioni
diverse: i carboidrati forniscono circa 4 calorie al
grammo, mentre i grassi più del doppio, circa 9. I
carboidrati si trovano solo nel mondo vegetale in diverse combinazioni: cereali, legumi, verdure, frutta. I
grassi si trovano sia nel mondo vegetale sotto forma
di oli estratti da olive, noci, nocciole, mandorle e altri
semi, o negli stessi semi, sia nel mondo animale
dove si presentano in forma solida (strutto, grasso
animale, lardo, burro).
Avere energia, vuol dire scegliere, fra le possibili
soluzioni, la migliore. Nel nostro caso, la scelta
migliore verso la fonte più idonea, sia alla salute sia
allo sport, è quella verso i vegetali integrali e verso i
grassi vegetali. Perché?
Una delle regole principali dell’attività sportiva, di
tutte le intensità, è che al momento dell’impegno
fisico lo stomaco deve essere vuoto. Per mantenere
questa condizione, è importante mangiare un prodotto a base di cereali almeno un paio d’ore prima.
Perciò, se facciamo una buona colazione con pane
integrale e marmellata (senza zucchero), oppure
fiocchi di cereali con aggiunta di qualche nocciola,
o semi di girasole, o mandorle (muesli), o delle barrette di cereali con miele, abbiamo una buona scorta di
energia pronta a supportarci da lì a una, due ore.
Se l’attività fisica non è molto impegnativa, va
benissimo anche fare una buona colazione a base di
frutta fresca e di stagione.
Inoltre,è bene evitare prima di ogni attività sportiva
i cibi grassi (formaggi, salumi, carni, burro, olio).
A causa della loro composizione, si allungano
Cereali integrali
Cereali raffinati
Grassi vegetali
Grassi animali
Hanno un indice glicemico
più basso
Hanno un indice glicemico
più alto
Sono tutti saturi, di difficile
digestione
Contengono più proteine e
acidi grassi
Contengono prevalentemente amido e una parziale
quantità di proteine (glutine)
Sono prevalentemente insaturi quindi salutari (tranne
olio di palma e cocco che
sono saturi)
Contendono omega 3,
protettivi per la salute, che
sono anche antiossidanti.
Contengono colesterolo
dannoso per le arterie e
l’apparato cardiocircolatorio
in genere
Hanno prevalentemente
scorie NON acidificanti
Hanno prevalentemente
scorie acidificanti (tranne il
burro)
Contengono più fibre utili
per il buon funzionamento
dell’apparato digerente
Contengono molte meno
fibre
Le farine sono più complete
e salutari
Le farine sono sbilanciate e
producono infiammazioni
i tempi di digestione sottraendo
energia, che non sarà disponibile
per le attività fisiche.
Importantissimo idratarsi!
L’acqua, benché non contenga
calorie, è l’elemento che fa la
SANO E VEGANO
differenza in un qualsiasi sport.
Le ragioni di una scelta alimentare
Si è visto in molti studi come la
etica, salutare e piena di gusto
di Lorenzo Ferrante
disidratazione è strettamente
Edizioni Tecniche Nuove
collegata con un abbassamento
della prestazione fisica, anche del 50%. Per questo, molto spesso, in casi di affaticamento fisico,
non abbiamo bisogno di mangiare perché senza
energia, ma di bere, per ripristinare l’equilibrio dei
sali minerali all’interno del corpo.
Per chi fa sport non agonistico ma per il piacere di
stare in forma, vale la stessa regola: mantenere i
muscoli e l’organismo idratati ed elastici. I muscoli
contengono il 73% di acqua circa. Quando siamo
disidratati, questi sono meno efficienti.
Dopo aver fatto movimento, la prima cosa da fare
è riposare; la seconda è idratarsi; la terza è ripristi21
nare le energie mangiando qualcosa di leggero e
nutriente: frutta, centrifughe, spremute.
Niente di pesante quindi, come grassi o proteine
animali o vegetali. Dopo un paio d’ore, a seconda
dell’intensità della prestazione, possiamo mangiare
un pasto più complesso.
Ricordiamo che, dal punto di vista della salute, la
differenza fra gli sportivi e le persone che fanno
attività fisica di mantenimento, è minima. Le regole
valgono per entrambe le categorie. Cambiano solo
l’intensità del lavoro e, di conseguenza, la maggiore quantità di calorie necessarie agli sportivi per
supportare lo sforzo.
Per quanto riguarda le categorie alimentari da cui
trarre i nutrienti migliori, invece, non c’è alcuna
differenza:
• i grassi saturi fanno male sia agli uni che agli altri;
• i grassi vegetali fanno bene agli uni e agli altri;
• i cereali integrali fanno bene agli uni e agli altri;
• le proteine animali acidificano gli uni e gli altri.
Inoltre, un’alimentazione a base vegetale ha un
aspetto importantissimo per entrambe le
categorie: intossica di meno l’organismo e diminuisce i tempi di recupero dopo uno sforzo.
Chi fa attività sportiva impegnativa lo sa bene...
e chi vuole star bene e in salute anche.
Lorenzo Ferrante. Dottore in Scienze motorie, master in nutrizione clinica,
collabora con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
COLLANA
DI GUIDE PRATICHE
PER CAMMINARE
NELLA VITA
Biscotti al Muesli
Dedicata a chi vive o condivide
l’esperienza del cancro
A cura di Attivecomeprima
Sono disponibili in Associazione
i volumetti, pubblicati in italiano e in inglese,
di una collana pensata per essere un pratico
strumento per accompagnare chi cerca
risorse per vivere pienamente la vita, al di là
della malattia.
N°1 UN MEDICO SU MISURA
Istruzioni sartoriali per cittadini esigenti
di Sandro Spinsanti
N°2 IL CIBO E LA PREVENZIONE
di Franco Berrino
N°3 COME E PERCHÉ USARE IN RETE
LE COMPETENZE MEDICHE
Foto 1)
Ingredienti:
120 g farina tipo 2
150 g latte di riso
100 g fiocchi di cereali
80 g nocciole tritate
60 g uvetta
(oppure più semplicemente 240 g di muesli)
2 C. olio extravergine
3 cucchiai di malto di grano
½ bustina di cremortartaro
1 c. di cannella
1 c. di anice stellato in polvere
di Salvo Catania
N°4 LA MALATTIA COME
EVENTO TRASFORMATIVO
di Paola Bertolotti
N°5 SESSUALITÀ E FERTILITÀ
DOPO LE CURE ONCOLOGICHE
di Bernardina Stefanon
N°6 QUANDO UN FAMIGLIARE SI AMMALA
di Manuela Provantini
N°7 LA VITA FINO IN FONDO
di Nicoletta Buchal
N°8 COME IL CORPO CI AIUTA
A METABOLIZZARE IL TRAUMA
di Marina Negri e Chiara Covini
N°9 L’APPROCCIO MULTICULTURALE
IN ONCOLOGIA
di Claudio Verusio
UI TA M EN TE
SC AR IC AB ILI GR AT
G
DA L SI TO AT TIV E. OR
Si ringrazia Eisai per la realizzazione
Foto 2)
Preparazione:
Impastate tutto bene in una ciotola con il latte di riso
e lasciate riposare per circa 1/2 ora.
Riscaldate il forno a 180°. Su una teglia piatta, ricoperta
di carta forno, con un cucchiaio formate dei biscotti.
Lasciate cuocere per 15 minuti a 180°.
Foto GiòArt
Ragù alle verdure di stagione
con dadolata di tempeh
23
Foto 1)
Ingredienti:
½ panetto di tempeh
1 C. di salsa di soia
1 cipolla
1 carota
½ finocchio
1 porro piccolo
1 fetta di zucca
1 peperone rosso piccolo
1 peperoncino
2 C. di olio extravergine
sale quanto basta
Un trito di prezzemolo e basilico
½ kg pasta di semola di grano duro
Foto 2)
Preparazione:
Soffriggete la cipolla in una casseruola e aggiungete
tutte le verdure a dadolata.
Saltate in padella con un cucchiaio di olio il tempeh
a dadini. Sfumatelo con una spruzzata di salsa di soia
(tamari) e unitelo in cottura alle verdure.
Mescolate tutti gli ingredienti e lasciate cuocere
per 15 minuti a fuoco moderato.
Foto 3)
Cuocete al dente la pasta e conditela con il ragù appena fatto.
Spolverate con il prezzemolo e il basilico tritati.
Angela Angarano.
Assistente cuoca nella ricerca Diana.
Profili
La scelta di
Leemann
24
Abbiamo avuto il piacere di incontrare
Pietro Leemann, chef dell’unico ristorante
vegetariano “stellato” d’Italia. Seduti a uno
dei tavoli del suo Joia, questo straordinario
artista della cucina creativa italiana ci ha
condotto con sé attraverso il racconto del
suo percorso di crescita personale e professionale. Dalla ricerca della verità, alla
conquista di nuove consapevolezze, dalla
scelta vegetariana alla responsabilità sociale
che essa comporta, un unico denominatore
comune: la capacità di sapersi trasformare.
Anche noi ad Attivecomeprima siamo tra coloro
che pensano al cibo come alla vera prevenzione,
nel senso che mangiare bene vuol dire mantenersi in buona salute. La prevenzione dei tumori, ma
anche delle malattie cardiovascolari, del diabete,
delle malattie metaboliche è quindi una conseguenza che scaturisce da uno stile di vita corretto. Mangiare bene non per non ammalarsi ma per
stare bene. Questa è la nostra prospettiva. Cosa
ne pensa?
Come viene spiegato, ad esempio, dalla medicina cinese,
ci sono tre fattori fondamentali: il primo è ciò che mangiamo, il secondo è l’ambiente in cui viviamo e come riusciamo a reagire ad esso e il terzo è l’ereditarietà. Nei Veda,
gli antichissimi testi sacri della tradizione indù, si aggiunge
un altro aspetto, altrettanto importante, che è la psiche.
Quindi, se noi manteniamo la psiche sana, ci ammaliamo
anche di meno. Essa non è disgiunta dall’alimentazione:
se noi mangiamo un cibo che profondamente ci corrisponde e anche agiamo come veramente sentiamo, siamo
più equilibrati. Purtroppo, siamo spesso scollegati da noi
stessi e dal nostro vero sentire. Durante la vita, raramente
però utilizziamo questa nostra sottile capacità quando, ad
esempio, scegliamo che cosa mangiare. Davanti a un piatto sano, sappiamo esattamente che quel cibo è giusto per
noi; però accade spesso che poi ci orientiamo su un’altra
cosa che non lo è affatto, per vari motivi, anche psichici,
per abitudini coatte acquisite e anche per una perdita di
identità.
Effettivamente, la cucina vegetariana, e come la intendo
io al Joia, è uno stile alimentare che profondamente corrisponde a chi lo mangia. Io stesso, come racconto nel mio
libro Il sale della vita,nella mia trasformazione da onnivoro
a vegetariano, sono diventato qualcos’altro. Il cibo è stato
lo strumento di una mia profonda trasformazione.
D’altronde, il cibo può anche divenire uno strumento di
plagio: se qualcun altro lo veicola, noi diventiamo una
“sua” versione di noi stessi. Esiste, infatti, una modalità
25
di nutrire le persone capace di ottunderle, di renderle
inconsapevoli e lontane da se stesse. Chi consuma quel
tipo di cibo, diventa certamente un buon cliente per quel
genere di società. Oggi, fortunatamente, c’è un grande
movimento di scelta e di coscienza, ci sono tante persone
che vogliono decidere cosa fare e mangiare. Quando ci
si ammala, quando la vita non funziona più perché siamo
particolarmente in difficoltà, sarebbe interessante lavorare
su questo aspetto: fare una prevenzione alimentare ma
anche una prevenzione sul nostro modo di vivere. Si dice,
e questo lo afferma anche Ada Burrone nel suo filmato
M’amo non m’amo, che la malattia possa diventare
un’opportunità per capire di più. Perché ogni cosa che
ci accade è strumentale per una nostra comprensione.
Altrimenti non succederebbe, non c’è nulla di casuale, è
sempre tutto strumentale.
La sua cucina è storia, tradizione, comunicazione
e relazione. La sua arte parla ai cinque sensi e
anche oltre. Come si è sviluppata una sensibilità
così acuta come la sua? Qual è stato il percorso
dell’uomo Leemann e del professionista?
Sono sempre stato molto curioso e fin da piccolo mi sono
chiesto che senso avesse la vita, cosa ci facessi qui e
che cosa fosse giusto fare. Nell’adolescenza avevo dentro
una sorta di aspettativa, quella che gli adulti sapessero in
realtà che cosa fosse corretto fare. Mi resi conto però che
gli adulti che io conoscevo queste riposte non le avevano
e vivevano senza sapere esattamente “perché”. Con i
miei coetanei dibattevamo sul senso di ciò che facevamo,
su ideali politici, spirituali e altro; ma mentre la maggior
parte di loro ha gettato la spugna ed è stata assorbita
dalla società, io non mi sono accontentato e ho continuato
a ricercare, con grande impegno fino a scoprire, a 22
anni, che la mia indole era vegetariana e che questo era
qualche cosa di estremamente importante.
Ho lavorato quindi in ristoranti d’eccellenza e, durante
un anno sabbatico all’Università di Ginevra, ho studiato
psicologia e filosofia, sempre nell’aspettativa di ricevere
delle risposte.
Un percorso quindi molto vissuto, non solo
studiato, ma anche sperimentato.
È molto importante mettere in pratica ogni cosa. Non si
può teorizzare qualcosa di molto alto, essere dei grandi
religiosi o spiritualisti, ma poi non applicare la grande teoria. Nel mondo della ristorazione è tutto molto pragmatico,
molto terra terra, quasi il contrario di un senso spirituale
perché la cucina, come è pensata, è per godere dei sensi
nella maggior parte dei casi, non per un valore alto, nemmeno per la salute. Bocuse, il grande chef francese, alla
domanda“Cosa pensa della cucina sana?”, ha risposto:
“Per il sano dovete chiedere al vostro medico, non a me”.
Questo è un errore di fondo.
Nella ristorazione comune ho spesso assistito alla
mancanza perfino dei più basilari princìpi del fare un cibo
sano; era un cibo solo per godere (che poi è un godimento
breve, perché se la persona gode ma poi sta male, che
piacere è?). Allora, però, ero in quella realtà e dovevo
parlare quel linguaggio.
Il piacere è un elemento molto importante e, di per sé,
anche uno strumento di salute e di benessere. D’altra
parte, se noi mangiamo una cucina sanissima ma punitiva,
non andiamo da nessuna parte.
Al Joia mangiamo vegetariano, le persone arrivano onnivore ma qui si trasformano, non in qualcosa che li ha plagiati
o che ha urtato il loro essere. È il piacere di mangiare un
cibo sano a trasformarli nella migliore versione di loro
stessi, più lucida, più attiva, meno aggressiva.
Lei ha avuto un imprinting importante da bambino
dall’ambiente in cui viveva: in campagna, circondato dall’orto, dai profumi, dai colori e dall’alternarsi delle stagioni della natura. I bambini di oggi,
soprattutto da quelli che vivono in città hanno
perso tutto questo. Forse è anche per questo che
si fa così fatica a far mangiare loro la verdura?
Studi recenti dimostrano che lo stile alimentare
dell’adulto è strettamente correlato con quello
che ha ricevuto da bambino. Per i nostri lettori, ci
può dare qualche piccolo segreto per far mangiare la verdura ai più piccoli?
Quello che lei dice è un dato di fatto: l’imprinting nei
bambini è fondamentale, così come la nostra educazione
nei loro confronti e il nostro esempio. Una grave mancanza
oggi nella società in cui viviamo è che spesso il tempo che
i genitori dedicano ai loro figli è quasi nullo. I genitori si
avvalgono di scorciatoie per gratificare i figli: videogiochi,
televisione e, ovviamente, il cibo. Noi, in realtà, abituiamo
i nostri bambini a un cibo di facile presa. Penso allo zucchero ma anche alla carne: è più facile, in effetti, mettere
una bistecca sul piatto, piuttosto che preparare un piatto
completo che vada bene, non capendo però che così non
liberiamo i nostri figli ma li costringiamo a un’abitudine
che è controproducente. Non creiamo per loro una forma
di libertà nel scegliere il cibo davvero giusto e rimangono
poi intrappolati nelle loro abitudini alimentari. Basterebbe,
invece che premiarli con un cioccolatino quando sono
stati bravi, dare loro una fetta di mela perché comunque il
meccanismo di trasmissione di un messaggio di affetto è
il medesimo. Il problema è che questi bambini poi vanno
a scuola e nelle mense non va certamente meglio: viene
proposto da mangiare ciò che piace a loro e non ciò che
è davvero educativo. Comunque, nulla è mai perduto
perché i bambini, in fondo in fondo, amano mangiare sano
e, riguardo a ciò, esistono degli accorgimenti come, ad
esempio, iniziare proponendo loro una verdura cruda, mai
una verdura cotta. La verdura cruda piace di più; a chi
piacerebbe mangiare una carota lessa? Non piacerebbe
neanche a me. Invece, una carota cruda è dolce, fragrante
e poi possiamo trovare diversi modi per condirla: con un
pizzico di sale diventa interessante; se metto un goccio
d’olio, lo diventa ancora di più. Con un po’ di senape,
prende ancora un’altra direzione; se la condisco con della
maionese, è più golosa... Magari ho fatto una piccola “trasgressione” però, in questo modo, i bambini cominciano a
trasformarsi e a vedere le cose in modo diverso.
Un altro escamotage interessante è quello di combinare
le verdure assieme alle cose che piacciono ai piccoli. Ad
esempio, se faccio una pasta con dei broccoli e poi ci metto un po’ di ricotta, allora questa pasta sarà accettata di
più. Magari la prima volta non mangeranno tutti i broccoli,
ma inizieranno a conoscerli.
Un terzo elemento (che è poi quello che convince di più) è
farli partecipare alla preparazione dei cibi. Nel mio caso,
ho sempre cucinato con le mie figlie e questo ha aiutato
tantissimo perché, cucinando, hanno iniziato ad aprirsi a
nuovi gusti. Questa è la vera conquista: salvaguardare il
tempo per cucinare insieme e da dedicare ai propri figli.
In questa nostra società multietnica, alla stessa
tavola siedono persone di culture e paesi diversi.
Una cucina che parla ai cinque sensi può contribuire a sviluppare solidarietà sociale? Può diventare in qualche modo un’ambasciatrice di
pace? Lei è uno degli Ambassador di Expo
2015. Anche sotto questo punto di vista, di
dialogo e comunione dei popoli sulla tematica del cibo e del rispetto dell’ambiente,
Expo è stata un’occasione centrata o un’occasione perduta?
Ha sollevato un tema molto importante. Le ideologie, che
poi divengono spesso fanatismi, fanno dividere i popoli. In
questo momento assistiamo a degli estremismi davvero
complessi. Invece, attraverso il cibo si abbattono le barriere: due persone di pensieri, filosofie o religioni diverse,
quando si siedono a tavola, si trovano d’accordo.
Da est a ovest, da nord a sud, ogni Paese ha una comune concezione del cibo sano. Il capirlo in ogni ambito è
strettamente legato alla conoscenza e alla capacità di
discernere. In ogni società c’è chi può scegliere, chi non
può o chi non vuole.
L’esempio dei figli è emblematico: sono loro che aspettano
da noi indicazioni su cosa fare. Allo stesso modo, una persona che magari ha studiato poco deve ricevere per forza,
quando va al supermercato, delle informazioni corrette o
avere qualcuno che possa dare delle indicazioni su cosa è
meglio mangiare. Su questo c’è stata una grave mancanza
di informazioni da parte di chi ha gestito negli anni passati
questa società, perché non ha fornito alcuna indicazione
sulla scelta del cibo giusto. Solo adesso si inizia, quando
si va al supermercato, a vedere come prima cosa il banco
delle verdure, non più quello della carne.
Questa è una trasformazione molto importante e interessante. Alle casse ci sono le merendine, gli zuccheri, tutte
le cose che poi ci inducono al loro acquisto e questo è un
aspetto puramente economico: una persona dipendente e
succube di un certo tipo di stile alimentare diventa il cliente
ideale. La trasformazione in atto è proprio quella di Expo
dove invece, in modo univoco,si è espressa la volontà di
voler cambiare le cose. Tutti i paesi hanno portato il loro modello di giusta trasformazione verso i temi “Nutrire il pianeta”
ed “Energia per la vita”. Ad esempio, la Germania, Israele e
altri Paesi hanno promosso il mangiare vegetariano.
Il passaggio successivo, quello più contraddittorio di Expo,
è la messa in pratica. Possiamo avere delle belle idee ma
poi vanno concretizzate. Purtroppo,il “lato oscuro”in questa
manifestazione è stato l’aver proposto il cibo più basso,
meno salutare, meno coerente con
quello che poi era stato detto.
Questa coerenza è ciò che dobbiamo ancora conquistare.
Il mio più grande piacere è sapere
che ciò che faccio nel mio ristorante
è salutare per i miei ospiti. I cuochi
devono essere sempre più responsabili di ciò che fanno. Responsabili
anche, oltre che del buon cibo, della
salute dei loro clienti.
Questo è il salto di qualità
IL SALE DELLA VITA
Un cuoco vegano
che sta, pian piano, avvealla ricerca della Verità
nendo e che sta trasforman- di Pietro Leemann
Edizioni Mondadori
do il nostro mondo.
Alberto Ricciuti.
Medico di medicina generale. Presidente di Attivecomeprima.
27
RINGRAZIAMO
PER IL SOSTEGNO
AEDES BPM Real Estate SGR
Banca Intesa Sanpaolo
Banca Popolare di Milano
Comune di Milano
EISAI
Elma Research
Fondazione Banca del Monte di Lombardia
Farmindustria
Fondazione Cariplo
Fondazione Umberto Veronesi
Fossil Group Europe
Generali Investments Europe
Janssen Cilag
Johnson & Johnson Medical
Roche
UniCredit Group
per il contributo alla realizzazione dei progetti
di Attivecomeprima, a sostegno della persona
colpita dal cancro e dei suoi famigliari.
Gli organizzatori della “Prova di Gigante
IX Trofeo Christian Valentini”, gli sponsor:
Generali Investments Europe, Podranska
Banka, Sideuro, Warren Real Estate, Mab.Q,
DGPA&Co e tutte le persone che, in ricordo di
Christian, ci aiutano con la loro generosità a far
“vincere la vita”.
Un grazie particolare agli amici di
Mediafriends, Mediaset, La7, Sky e le
compagnie telefoniche CoopVoce, Fastweb,
Infostrada, PosteMobile, Telecom Italia,
TIM, Vodafone, TWT, WIND e 3
per la realizzazione della campagna solidale
tramite sms a favore di Attivecomeprima.
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CI DARÀ PIÙ FORZA
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Chiediamo alle persone che ci inviano offerte tramite
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ringraziare e/o inviare loro le nostre pubblicazioni.
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sociale”
“a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità
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inse risci il codi ce fisca le di Attiv ecom eprim a Onlu
10 80 10 70 15 1
L’8 per mille e il 5 per mille non sono in alternativa:
puoi sceglierli entrambi.
Ringraziamo i finanziatori istituzionali,
le aziende e chi, anche con un piccolo
contributo, sostiene il nostro lavoro.
Ci sono piaciuti un libro, un film e
un’app
a cura di Serena Ali
MOMENTI DI TRASCURABILE
FELICITÀ
di Francesco Piccolo
Edizioni L’Arcipelago Einaudi
12,50 €
Sei in coda al supermercato in attesa del tuo
turno o magari sei bloccato nel traffico... sei un
po’ distratto, insomma.
Quando, all’improvviso, la realtà intorno a te sembra convergere in un solo
punto, e lo fa brillare. Allora capisci di averne appena incontrato uno...
i momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque,
pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo
prima non avevi considerato. Per farti scoprire, ad esempio, quant’è preziosa
quella manciata di giorni d’agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da
solo in città.
Francesco Piccolo mette a nudo con spietato umorismo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali prima o poi tutti noi dobbiamo fare
i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire
travolti da un’inarrestabile ondata di divertimento, intelligenza e stupore.
Francesco Piccolo raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano
a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad
afferrare per la coda - magari un attimo appena - il senso più profondo della vita.
INSIDE OUT
di Pete Docter, Ronnie del Carmen
Pixar Animation Studios,
Walt Disney Pictures
Riley ha undici anni e una vita felice. Divisa tra
l’amica del cuore e due genitori adorabili, cresce
insieme alle sue emozioni. Dentro la sua testa e
dietro ai pulsanti di una vera e propria “consolle
emozionale”, infatti, governano Gioia, Rabbia,
Paura, Tristezza e Disgusto. D’un tratto la famiglia della protagonista è costretta ad un trasferimento: Riley e le sue emozioni
dovranno provare ad adattarsi a questo importante cambiamento. La ragazzina
inizialmente non vivrà questo spostamento nel migliore dei modi, trasformandosi da bambina felice ad adolescente apatica e sola. Il segreto della Pixar
non risiede nell’abilità tecnica, ma nella forza drammatica delle sue storie.
Inside Out, infatti, visualizza ed elegge a protagonisti della vicenda le cinque
emozioni fondamentali dell’essere umano. Da un punto di vista psicologico, il
film ci consente di riesaminare quale sia il valore profondo delle emozioni nel
definire chi siamo e ci aiuta a capire perché ci comportiamo in un determinato
modo. Ognuna delle cinque emozioni ha una specifica funzione e un ruolo
insostituibile. La cosa più sorprendente, alla fine, sarà la consapevolezza della
capacità che ciascuno di noi ha di connettersi con il livello più profondo del
proprio sentire.
DI STAGIONE
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di Giulio Mollica
gratuita
Vuoi conoscere la frutta, la verdura e il pesce di stagione? Vuoi avere informazioni dettagliate su ogni alimento? Vuoi conoscere le ricette di stagione?
Di Stagione è un’applicazione che risponde a tutte queste domande.
Per ogni categoria di frutta, verdura, pesce, erbe aromatiche e spezie è presente una lista completa di alimenti, con importanti informazioni aggiuntive (aspetti
nutrizionali, usi alimentari, conservazione ecc.).
Per ogni alimento è possibile poi visualizzare ricette differenti suddivise per
stagioni. Inoltre, nella sezione “Elenco Mesi” è possibile selezionare il mese
preferito per visualizzare l’elenco completo degli alimenti di quel determinato
periodo dell’anno.
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ANDAR PER ERBE
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Il volume è stampato in proprio
Parte del ricavato verrà devoluto,
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Un particolare delle foglioline di Henri Matisse, il pittore francese che
stemperava con i pennelli le proprie tensioni interiori ed esprimeva la
gioia attraverso motivi e colori vivaci, apre la “raccolta” delle trentasei
erbe protagoniste di questo libro. Accompagnata da opere di epoche
diverse, curiosità, miti, leggende, botanica e fitoterapia, la lettura diventa un insieme di piacevoli racconti.
con
Noi
gli altri
20 ottobre 2015. Milano
Convegno “Caro figlio”
Presso la Casa Dei Diritti di Via De Amicis 10 a Milano,
Attivecomeprima ha presentato il suo servizio
“Caro Figlio”. Hanno partecipato all’evento, moderato
da Arianna Leccese: Pierfrancesco Majorino (Assessore
alle Politiche Sociali e Cultura della salute del Comune
di Milano), Francesco Cappelli (Assessore all’educazione
e istruzione del Comune di Milano), Gustavo Pietropolli
Charmet (docente universitario e co-fondatore
dell’Istituto Minotauro), Alberto Ricciuti, Stefano
Gastaldi e Manuela Provantini.
13 ottobre 2015. Sede di Attivecomeprima
Corso “Il ruolo del medico di medicina
generale nella gestione del paziente
oncologico”
30
Si è tenuto il Corso di aggiornamento, accreditato ECM,
per Medici di Medicina Generale e Medici di Continuità
Assistenziale, organizzato da “ASL di Milano” in collaborazione con Attivecomeprima.
6 ottobre 2015. Milano
“Vita e lavoro” in Bocconi
Attivecomeprima ha presentato presso l’Università
Bocconi, durante il Salone della Csr e della Innovazione
Sociale, il progetto “Vita e lavoro” che vuole mettere in
luce l’impatto che il cancro ha sul mondo del lavoro e
proporre un counseling mirato alla gestione degli aspetti
della malattia in ambito lavorativo.
Dal 6 al 19 settembre. Mediaset, Sky e La7
Uno spot per Attivecomeprima
Anche quest’anno, gli amici di Mediafriends hanno
reso possibile la messa in onda, per due settimane, dello spot “Campagna sms solidale” a favore di
Attivecomeprima.
6 luglio 2015. Milano
Golf4Life
Presso lo Sport Master Mediolanum si è svolto l’evento
“Golf4Life”. La Dottoressa Camilla Dettori (Sport Mental
Trainer) ha presentato il golf non solo come sport ma
anche come metafora per attivare nuove risorse nella
vita quotidiana. Protagonisti dell’incontro: un gruppo di
donne di Attivecomeprima e i loro caregiver.
Giugno – luglio 2015. Cambiago (Mi)
Pet Therapy
Presso “Il Fienile Animato”, si sono svolti gli incontri
di psicologia assistita con i cavalli, condotti dalla
Dottoressa Beatrice Garzotto e finanziati dall’Associazione Frida’s Friends, a favore delle donne di
Attivecomeprima.
30 giugno 2015. Sede di Attivecomeprima
In ricordo di Ada
Per il primo anniversario della scomparsa di Ada
Burrone, le donne di Attivecomeprima e tutti noi abbiamo vissuto una giornata ricca di emozioni e di affetto.
26 giugno 2015. Padiglione Italia Expo, Milano
Attivecomeprima a Expo
Si è svolto presso lo “Spazio Vivaio Donne”, un evento
presentato da Carlo Gargiulo e interamente dedicato
ad Attivecomeprima e al suo progetto “Sostegno per
un Anno”, che è stato tra i vincitori del concorso “WE
Women for Expo”. Sono intervenuti Alberto Ricciuti,
Luigi Bianconcini, Nicoletta Buchal, Lorenzo Ferrante,
Stefano Gastaldi, Marina Negri, Manuela Provantini,
Paola Veltroni e Claudio Verusio.
21 maggio, 4 giugno, 11 giugno 2015.
Milano - Trieste - Roma
Incontri di alimentazione e benessere
a Generali Investments Europe
Generali Investments Europe, nelle persone di Simona
Pasero e Roberta Seno, e Attivecomeprima hanno organizzato tre giornate informative sui temi di alimentazione e benessere, “The Caring Experience”, per i dipendenti delle tre sedi di Generali. Sono intervenuti Franco
Berrino, Davide Cassani, Lorenzo Ferrante, Alberto
Ricciuti e Anna Villarini.
15 maggio 2015. Milano
Premio “Aldo Sardoni”
Presso la Sala Alessi di Palazzo Marino,
Attivecomeprima è stata insignita dal Collegio Italiano
dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO)
del premio “Aldo Sardoni”, in occasione dell’apertura
del suo XIX congresso nazionale “Cancer and Human
Values”.
31
con
Noi
gli altri
Run Life
Domenica 13 settembre 2015. Parco Nord di Milano
Run & Life 2015
All’interno del Festival della Biodiversità si è svolta la seconda
edizione della RUN&LIFE, corsa naturale non competitiva in
favore di Attivecomeprima Onlus.
Il nostro ringraziamento va al Parco Nord, in particolare a Tomaso Colombo, Giuseppe Manni e
Luisa Del Soldato, per averci ospitato, anche quest’anno, all’interno del Festival della Biodiversità.
Grazie a:
Comune di Sesto San Giovanni, nelle persone del Sindaco Monica Chittò
e di Rita Innocenti, Assessore alla Cultura, pari opportunità e politiche temporali.
Comuni di Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano e Milano.
Angelo Cominardi, per lo splendido servizio fotografico e Oscar Manfrin,
per il costante supporto e per essere la “voce ufficiale” della Run&Life.
Grazie di cuore, inoltre, a tutti gli sponsor e a chi ci ha sostenuto nell’organizzazione della corsa:
Grazie!
32
•Agronauti
• Baciami in Cucina
• Banca di Credito Cooperativo
di Sesto San Giovanni
• Biomarket Terrallegra
•Biomi
• Cartoleria Goretti
• Cinisello Balsamo
Atletica
• Ipercoop Centro Sarca
• Ecco Verde
• Gruppo Anciens
• Gruppo Sportivo Alpini
di Sesto San Giovanni
• Gruppo Stampa GB
• Ki Group
• Libreria Gulliver
•Mei
L’appuntamento è per la prossima edizione della Run&Life!
• Niguarda Bio
•Nonsolodanza
• Pan di Viola
• Pasticceria Grassi
•ScarletVirgo
• Scarpitti Distribuzione
• Tagli e Dettagli
• Vita Vigor
Novità per le Aziende e i loro dipendenti
DURANTE LE CURE
ONCOLOGICHE
UN PROGETTO
DI ATTIVECOMEPRIMA
ONLUS
Un nuovo servizio personalizzato di consulenza
e supporto che Attivecomeprima Onlus offre
alle aziende, ai loro dirigenti e agli stessi
dipendenti che stanno vivendo un momento
particolarmente difficile della loro vita.
Con benefici, oltre che della persona stessa,
anche dell’azienda e dell’intero gruppo di lavoro.
Le nostre attività
Ascolto telefonico, accoglienza,
orientamento e aiuto pratico
La prevenzione a tavola
incontri di gruppo su alimentazione e prevenzione
esperti della Ricerca Diana (Istituto Tumori Milano)
Consulenze telefoniche
di psicologi, medici ed altri esperti
Armonizzazione mente corpo
attraverso la danza
Nicoletta Buchal (medico/psicoterapeuta)
Primo incontro
riservato alle persone che
si rivolgono per la prima volta all’Associazione
Somatic Experiencing
Marina Negri (fisioterapista),
Chiara Covini (operatore corporeo)
Felicita Bellomi (fiduciaria) e una psicologa
Supporto psicologico individuale
Tecniche di Hatha Yoga
per pazienti e famigliari
Maria Grazia Unito (insegnante)
Gruppi di sostegno psicologico
Arte Terapia
rivolti ai pazienti prima, durante
e dopo le terapie oncologiche
Mimma Della Cagnoletta (psicoterapeuta)
34
Paola Bertolotti (psicologa/psicoterapeuta),
Stefano Gastaldi (psicologo/psicoterapeuta),
Elena Bertolina (recorder)
Caregiver
sostegno psicologico rivolto a famigliari,
partner e persone vicine al paziente
La mente intuitiva
Vittorio Prina (docente di processi intuitivi)
Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta),
Caro Figlio
sostegno psicologico rivolto ai figli dei pazienti.
Specifico dai 12 ai 21 anni
Laboratorio di pittura su ceramica
Ornella Bolzoni (insegnante)
Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta)
Supporto medico generale
ai pazienti in terapia oncologica
La forza e il sorriso
Alberto Ricciuti (medico)
per migliorare la valorizzazione di sé
attraverso il trucco
Dottore si spogli
Progetti, studi e ricerche
i medici rispondono alle domande
su malattia e cure: incontri di gruppo
(esperte di estetica del viso del Progetto Unipro)
con Università, Fondazioni, Aziende,
Ospedali e Istituti di Ricerca.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI TEL: 026889647 EMAIL: [email protected]
La nostra sede è a Milano.
Di seguito l’elenco delle città dove potete trovare
uno o più specialisti che hanno partecipato
alle nostre attività di formazione.
ITALIA:
Adro (BS)
Ancona
Andora (SV)
Aosta
Arona (NO)
Ascoli Piceno
Asti
Aviano (PN)
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Brugherio (MB)
Casarano (LE)
Castellanza VA
Ceranesi (GE)
Chieti
Civitanova Marche (MC)
Codogno (PV)
Conegliano (TV)
Crema (CR)
Cremona
Cuneo
Desio (MB)
Desulo (NU)
Firenze
Foggia
Forli
Formigine (MO)
Genova
Grosseto
Inverigo (CO)
Lainate (VA)
Lecce
Lecco
Livorno
Marsala (TP)
Merate (LC)
Mestre (VE)
Messina
Mirano (VE)
Modena
Monfalcone (GO)
Monterotondo (RM)
Mortara (PV)
Napoli
Oggiono (LC)
Padova
Parma
Pavia
Perugia
Piacenza
Pietra Ligure (SV)
Pisa
Pordenone
Potenza
Prato
Ragusa
Reggio Calabria
Reggio Emilia
Riccione (RN)
Rimini
Roma
Sanremo (IM)
Seriate (BG)
Siena
Terni
Tivoli (RM)
Torino
Trapani
Treia (MC)
Trento
Treviglio (BG)
Treviso
Varese
Verolanuova (BS)
Verona
Vicenza
Villa Adriana (RM)
Lega Italiana per la
Lotta Contro i Tumori
Istituti Oncologici
e Ospedali
altre Associazioni
Specialisti del settore
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Via Livigno, 3 - 20158 Milano - T +39 02 688 96 47 - email: [email protected] - www.attive.org
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2015 n°2 - Attivecomeprima