Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere. Il tempo non è nelle nostre mani, il modo di vivere sì Ada Burrone Anno XXXII - n° 2 - dicembre 2015 Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI “Caregiver” attività di sostegno per partner e caregiver per il sovraccarico emotivo nelle relazioni familiari Ascolto, aiuto pratico, orientamento per la paura e il disorientamento davanti alla diagnosi Gruppi di sostegno psicologico per armonizzarsi con i cambiamenti della vita dopo il cancro Consulenze individuali psicologiche e mediche per problemi particolari di natura emotiva e fisica “Caro Figlio” attività di sostegno per figli dei pazienti specifico dai 12 ai 21 anni Terapia medica sistemica per la prevenzione e cura della fatigue per rafforzare l’organismo durante e dopo le terapie oncologiche Attività psicofisiche, creative, estetiche per accrescere l’armonia mente-corpo Risposte aperte dei medici “Dottore si spogli” per saperne di più su alimentazione, ricostruzione, menopausa, malattia e cure Tutte le nostre attività sono gratuite* *è gradita una libera offerta a sostegno dell’Associazione Dal 1973 a sostegno globale delle persone colpite dal cancro Editoriale Cari lettori, il XVII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica si è aperto quest’anno a Roma il 23 ottobre con un’ottima notizia: l’Italia è al primo posto in Europa per guarigioni da cancro. ATTIVEcomeprima Onlus Via Livigno 3, 20158 Milano Tel 026889647 Fax 026887898 [email protected] www.attive.org Fondatrice: Ada Burrone. Consiglio Direttivo: Alberto Ricciuti, Arianna Leccese, Caterina Ammassari, Maria Lisa Di Latte, Claudio Fochi, Giovannacarla Rolando, Bernardina Stefanon. Collegio dei Sindaci: Mauro Bracco, Flavio Brenna, Luciana Dolci, Giusi Lamicela, Carlo Vitali. Comitato Scientifico: Stefano Gastaldi, Paola Bertolotti, Serena Ali, Fabio Baticci, Franco Berrino, Nicoletta Buchal, Chiara Caldi, Massimo Callegari, Salvo Catania, Alberto Costa, Francesco Della Beffa, Roberto Labianca, Marina Negri, Willy Pasini, Manuela Provantini, Alberto Ricciuti, Giorgio Secreto, Sandro Spinsanti, Paolo Veronesi, Umberto Veronesi, Claudio Verusio. Le distanze dagli altri Paesi sono particolarmente evidenti per i tumori della mammella, del colon e della prostata. Un dato però fa riflettere: il 41% degli italiani ritiene che non ci siano terapie efficaci per il cancro e il 54% che sia giusto parlare di male incurabile. Ciò significa che la percezione della malattia e delle sue effettive possibilità di cura, per gran parte della popolazione, è rimasta indietro anni rispetto alla realtà attuale. Peraltro il 40% - e si badi bene, non degli stessi malati e dei loro famigliari, cioè di chi dovrebbe essere più informato e ha un medico che lo cura - ritiene che l’attività fisica non dia alcun beneficio e, addirittura, il 23% la ritiene dannosa. Per non parlare del 60% degli stessi malati che ritengono che modificare lo stile alimentare non serva a nulla, quando i dati più autorevoli indicano l’errata alimentazione come responsabile del 30-50% di tutti i tumori. Questo scollamento tra la realtà delle cose e la loro percezione è dovuto ad almeno due ragioni. La prima: una carenza di buona e corretta informazione. La seconda: un’inadeguata comunicazione tra i pazienti e i propri medici, proprio su aspetti che possono aiutare non poco ad affrontare meglio le terapie, a ridurre il rischio di riammalarsi, ad aumentare la fiducia nelle cure e in chi cura. La speranza è comunque per tutti un sentimento di fiducia che si nutre di tutte le buone ragioni che possono sostenerlo e che si rafforza nel rapporto di condivisione e di alleanza col proprio medico. La speranza non è una questione retorica di buoni sentimenti; è un evento cognitivo che modifica la nostra biologia e aumenta l’efficacia delle stesse terapie; un evento che ha a che fare con la fiducia che qualcosa di buono si possa comunque realizzare, al di là della condizione fisica del momento, per consentirci di vivere al meglio il tempo della vita. E il medico in tutto ciò ha un ruolo fondamentale e una grande responsabilità. Tuttavia, come ricordato all’ultimo congresso della Società Italiana di Medicina Interna, solo il 22% dei medici riesce a stabilire una relazione empatica di tale qualità coi propri pazienti. Una relazione però che - come vedremo in alcune pagine di questa rivista - anche lo stesso paziente può contribuire a costruire. Una relazione che, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, quando il malato ha più bisogno di sentire che il medico crede davvero in ciò che dice, può divenire un ‘farmaco’ particolarmente prezioso. Buon Natale, cari amici. Un altro anno sta per cominciare, denso di progetti e di attività. Grazie, grazie davvero per continuare ad essere al nostro fianco! Per tradizione, Attivecomeprima Onlus offre la Presidenza Onoraria al Sindaco di Milano. Ringraziamo i nostri collaboratori e fornitori per il contributo alla realizzazione e alla qualità di questa rivista. Un grazie particolare alla Fotolito ABC per l’omaggio degli impianti di stampa. 3 Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere. RIVISTA ATTIVE Viene offerta a tutti coloro che sostengono l’Associazione C O L L A N A D I G U I D E P R AT H E P E R C A M M I N A R E N E L L A VI CI TA , D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O HE C O L L A N A D I G U I D E P R AT VI CI TA , PER CAMMINARE NELLA D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O COME E PERCHÉ USARE IN RETE LE GUIDA n°2 COMPETENZE IL CIBO MEDICHE E LA PREVENZIONE D E P R AT I C H E C O L L A N A D I GA UR IE N E L L A V I TA , P E R C A M M I NC H I V I V E D E D I C ATA A O C O N D I V I D EA D E L C A N C R O L’ E S P E R I E N Z GUIDA n°1 UN MEDICO SU MISURA SALVO CATANIA FRANCO BERRINO scaricabile dal sito www.attive.org Anno XXXII - n° 1 - maggio 2015 GUIDA n°3 per Istruzioni sartoriali A cura di: cittadini esigenti A cura di: SANDRO SPINSANTI COLLANA DI GUIDE PRATICHE PER CAMMINARE NELLA VITA Dedicata a chi vive o condivide l’esperienza del cancro Ada Burrone A UNA DONNA COME ME A una donna come me Messaggio di Ada Burrone alle donne operate a cura di Attivecomeprima scaricabile dal sito www.attive.org A cura di: Sped. Abb. Post. 70% - Filiale di Milano - TAXE PERCUE (Tassa Riscossa) Uff. CMP Roserio - MI scaricabile dal sito www.attive.org LA FORZA DI VIVERE ALIMENTARE IL BENESSERE Franco Berrino LA FORZA DI CAMBIARE Paola Bertolotti LA TERAPIA DEGLI AFFETTI Stefano Gastaldi Cofanetto di 10 opuscoli a cura di Attivecomeprima scaricabili dal sito www.attive.org scaricabile dal sito www.attive.org LO SPAZIO UMANO TRA MALATO E MEDICO LA TERAPIA DI SUPPORTO DI MEDICINA GENERALE IN CHEMIOTERAPIA ONCOLOGICA di Alberto Ricciuti Parlano i medici le donne gli psicologi a cura di Attivecomeprima Parlano medici, pazienti, psicologi a cura di Attivecomeprima Edizione FrancoAngeli Edizione FrancoAngeli/Self-help (in italiano e in inglese) Edizione Attivecomeprima Messaggio di Ada Burrone Edizione FrancoAngeli Self-help ...E POI CAMBIA LA VITA LA FORZA DI VIVERE PER AFFRONTARE CON ARMONIA IL CAMBIAMENTO di Ada Burrone IL TRAUMA, IL TEMPO E LA VITA scaricabile dal sito www.attive.org M’amo non m’amo Ada Burrone M’AMO, NON M’AMO di Ada Burrone (in italiano e in inglese) Edizione Attivecomeprima Il Pensiero Scientifico Editore QUANDO IL MEDICO DIVENTA PAZIENTE La prima indagine in Italia sui medici che vivono o hanno vissuto l’esperienza del cancro a cura di Attivecomeprima e Fondazione Aiom Edizione FrancoAngeli LETTERA AI MEDICI DI DOMANI LA DANZA DELLA VITA Le esperienze più straordinarie della mia esistenza La paura è contagiosa, ma lo è anche la speranza di Ada Burrone di Ada Burrone (in italiano e in inglese) Edizione FrancoAngeli (in italiano e in inglese) Edizione Attivecomeprima scaricabile dal sito www.attive.org Potete richiederli alla nostra Segreteria tel. 026889647 email: [email protected] PAPAVERI E FIORDALISI La scuola della vita a cura di Ada Burrone Edizione FrancoAngeli Sommario Periodico trimestrale Anno XXXII - N° 2 Dicembre 2015 Sped. abb. post. 70% Filiale di Milano La rivista è posta sotto la tutela delle leggi della stampa. Gli articoli pubblicati impegnano esclusivamente la responsabilità degli autori. La riproduzione scritta dei lavori pubblicati è permessa solo dietro autorizzazione scritta della Direzione Direttore responsabile: Alberto Ricciuti Vice Direttore: Paola Bertolotti Redattore: Caterina Ammassari Hanno collaborato: Serena Ali, Angela Angarano, Paola Bertolotti, Nicoletta Buchal, Lorenzo Ferrante, Stefano Gastaldi, Tania Militello, Manuela Provantini, Alberto Ricciuti, Giovannacarla Rolando, Sandro Spinsanti Proprietà della testata: © Ass. Attivecomeprima Onlus Direzione, Redazione, Amministrazione: Attivecomeprima Onlus 20158 Milano Via Livigno, 3 Tel. 026889647 Fax 026887898 Email: [email protected] www.attive.org Progetto grafico e impaginazione: Alessandro Petrini Tel. 0258118270 Editoriale pag. 03 AVVENTURA Voglio una vita / Tania Militello pag. 06 TRA MEDICO E PAZIENTE Educare il proprio medico... si può? / Nicoletta Buchal pag. 08 VIVERE IL CAMBIAMENTO Un dottore con la coda / Paola Bertolotti pag. 10 IL LINGUAGGIO DEGLI AFFETTI Crescere non è per forza incrementare / Stefano Gastaldi pag. 12 CAREGIVER Da figli fragili ad adulti competenti / Manuela Provantini pag. 14 ANDAR PER STORIE Un frutto di buon augurio / Giovannacarla Rolando pag. 16 LA MEDICINA CHE CI ASPETTIAMO Informazione, comunicazione, accompagnamento / Sandro Spinsanti pag. 18 NUTRIRE IL BENESSERE Il piacere di stare bene / Lorenzo Ferrante Le ricette di Angela / Angela Angarano pag. 20 pag. 22 PROFILI La scelta di Leemann / Alberto Ricciuti pag. 24 Ci sono piaciuti un libro, un film, un’app / a cura di Serena Ali pag. 29 Noi con gli altri pag. 30 Fotolito: ABC, Milano Tel. 025253921 Stampa: Tecnografica, Lomazzo (Co) Tel. 0296779218 Attivecomeprima Onlus Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 39 del 28/1/1984 L’Associazione è iscritta: -All’Albo delle Associazioni, Movimenti e Organizzazioni delle donne della Regione Lombardia -Al Registro dell’Associazionismo della Provincia di Milano -Al Registro Anagrafico delle Associazioni del Comune di Milano -All’Albo delle Associazioni della Zona 9 del Comune di Milano -Alla Società Italiana di Psiconcologia (S.I.P.O.) -Alla F.A.V.O. (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) Attivecomeprima aderisce al movimento di opinione “Europa Donna Italia” Avventura Voglio una vita Vi ricordate Tania? Nello scorso numero della rivista ci aveva raccontato di quale fosse la sua vita avventurosa prima dell’incontro con il cancro. Poi, il forzato ritorno a Milano. Un ritorno che aveva riempito le sue giornate di dolore, di molta fatica, di cure pesanti, ma anche della paura di non riuscire più a tornare a fare ciò che era la sua passione: la biologa marina. Invece, la luce ha cominciato nuovamente a risplendere... ed eccola qui, alle Seychelles, a nuotare tra i suoi amatissimi pesci, con un lavoro nuovo: la piantatrice di coralli! 6 Tornare in Italia per le vacanze estive è sicuramente stata un’emozione stupenda. Ho incontrato tante persone, passato del tempo con la mia stupenda famiglia e i nonni, visto gli amici, bevuto e mangiato senza limite e preso tre chili (te pareva!). Quando sono rientrata alle Seychelles, la mia valigia era piena di cose da mangiare, un cliché italiano che non mi scollerò mai di dosso, dovunque io vada. Olio d’oliva della mia Sicilia e “formazze” di Parmigiano la facevano da padrone. Ma il buffo è che mi sono portata dietro tutte quelle cose che qui ero sicura di non poter trovare e che ormai fanno parte della mia dieta “by Villarini”: quinoa, bulgur, orzo, miglio, alghe varie. Insomma, è un miracolo che non mi abbiano scambiato per una spacciatrice di sostanze stupefacenti e fermata alla dogana! L’onda di calore bollente mi accoglie subito e in trenta secondi sono in un bagno di sudore. “Che bello vivere ai tropici!” penso tra me e me ironicamente. Bisogna ammetterlo, spesso vivere in questi posti mette a dura prova anche le motivazioni più forti... Finalmente esco dall’aeroporto, carica delle mie tre belle valigie stracolme, e trovo ad aspettarmi Jude, il mio tassista di fiducia, a fianco della sua macchina bianca, che di bianco ha ormai ben poco, tutta “sgarruppata” com’è. Mi sorride: “Welcome back Tania”, con quel sorriso a mille denti e la sua aria bonacciona. Jude carica le mie pesantissime valigie, mentre io mi “accomodo” sul sedile posteriore. Ecco, questo non lo capirò mai: perché Jude, che vive alle Seychelles, ha comprato una macchina con i sedili di pelle finta plastica?! Cosce, gambe, braccia, tutto si appiccica e mi strappa via la pelle. Decido che qualunque sia il prezzo, la prossima volta prenderò un taxi “vero”, magari una delle BMW che usano i turisti benestanti. Per fortuna ci sono cose alle Seychelles che sono uguali per tutti, sia che tu viaggi su una BMW che sulla macchina di Jude. Dai finestrini guardo stupefatta la meraviglia che la Natura è stata in grado di creare: le rocce granitiche scure, le altissime palme verdi e i cespugli rigogliosi e carichi di fiori colorati che incorniciano un oceano cristal- lino. “Bentornata!” penso tra me e me col cuore colmo di gratitudine. Sì, sono grata all’universo intero che i miei occhi possano ancora vedere tutta questa bellezza. Grata di essere ancora qui, a quasi un anno dalla fine della mia chemio... per un istante ripenso a dove mi trovavo, esattamente un anno fa a quest’ora. Ma è solo un momento: ciò che vedo travolge tutti i miei pensieri e li affoga nel blu cristallino. Dal 23 gennaio 2015 questo è quello che vedo ogni giorno. Mi sveglio, faccio colazione e “scendo” al lavoro. Il tragitto è pieno di ostacoli: palme altissime, fiori che staresti a guardare per ore, scorci che ti incantano; ci si mette sempre un po’ ad arrivare alla spiaggia quando si viene distratti così tanto. Veniamo quindi al mio lavoro qui: cosa ci faccio alle Seychelles? Beh, io... pianto coralli! Ho inseguito le mante, alle Maldive, prima del cancro e ora pianto coralli, alle Seychelles, dopo il cancro. Sì, ho una tetta in meno (strabilianti strumenti di auto-galleggiamento, per come la vedo io), ho ancora il port-a-cath dentro il mio corpo (grande compagno di viaggio da un anno e mezzo ormai) e una brutta trombosi a una vena nel braccio che rischiava di rovinare la mia “carriera” da sub. E invece ECCOMI! Di nuovo ai tropici, a cavalcare i mari e a dare il mio contributo per la salvaguardia del mare. Ammetto di essere davvero fiera di me: la mia routine giornaliera spaventerebbe chiunque, ma non una persona con tanta sete di vita come me. Ogni giorno mi alzo, vado in spiaggia - pinne e maschera sottobraccio - e raggiungo la mia “Coral Nursery”, un’area di mare non molto lontana da riva (a circa 3-4 metri di profondità), dove piccoli frammenti di coralli, che abbiamo raccolto e salvato da morte sicura, crescono indisturbati, nella loro fase di vita più delicata. Questa pratica, chiamata anche “Coral gardening” (giardinaggio di coralli), è possibile proprio perché i coralli, come le piante, possono essere successivamente trapiantati. Ma attenzione, i coralli non sono piante, bensì animali! Il mio lavoro è pulirli, assicurarmi che alghe o altri elementi I coralli sono colonie di milioni di piccoli animali, chiamati POLIPI. Per proteggersi costruiscono attorno al loro corpo una specie di “scudo” rigido fatto di carbonato di calcio, andando a costruire quelle forme stupende che noi vediamo e che possono essere scambiate per rocce. Formano la barriera corallina, che svolge un ruolo chiave nell’ecosistema marino, costituendo la base di un Oceano in salute. WiseOceans è una compagnia che si occupa di protezione dell’ambiente marino ed educazione ambientale. Oltre che nella sede situata in Gran Bretagna, WiseOceans lavora dal 2012 alle Seychelles e da quest’anno anche alle Mauritius. Il team è composto da biologi ed educatori marini la cui missione è quella di proteggere e far conoscere a tutti il mondo sottomarino e le stupende creature che vi abitano. Per maggiori informazioni: www.wiseocean.com. www.fourseasonsreefaction.com Spiaggia di Petite Anse, Seychelles. infestanti non impediscano la loro crescita, sostituire quelli che non stanno bene con nuovi piccoli coralli. Ogni giorno, lo faccio con cura e dedizione. Inutile dire che lo sforzo viene sempre ripagato. Passare ore in acqua è come una specie di meditazione dell’anima. Il blu tutto attorno e il silenzio aiutano a purificare i pensieri, allontanarsi dalla frenesia sociale a cui siamo abituati, riconnettendosi con la nostra profonda natura animale. Gli animali iniziano ad accettarmi come una di loro e a non curarsi più di me. Le aquile di mare vincono la curiosità e si avvicinano, le cernie mi guardano di sottecchi ma non si nascondono più alla mia vista, le seppioline vengono a toccare i coralli che pianto con i loro piccoli tentacoli, i pesci diamante mi nuotano tutt’intorno. E io mi sento grata ancora una volta di più, immersa nel silenzio del mare, un tutt’uno con l’oceano, un pesce in mezzo a tanti altri. Tanti anni a stretto contato con la Natura mi hanno insegnato la lezione più grande: ho visto giornate di sole splendente lasciare posto alla pioggia battente, coralli che sono cresciuti in anni rompersi sotto l’energia impressionante delle onde. Ma ho anche visto la calma pian piano tornare, i coralli ricrescere, la Natura riprendersi del tutto in tempi sorprendenti. Così come sono arrivati, gli imprevisti se ne vanno, magari lasciando qualche danno o “cicatrice”. Questo è il ciclo naturale delle cose, quello che sul nostro pianeta accade da millenni. Tutto questo mi ha aiutata a vedere quello che mi è successo sotto una nuova luce, quella dell’accettazione e della speranza. “Gli imprevisti vengono”, cerco di ricordare sempre a me stessa, “e poi vanno. Sii paziente”. E così quell’anno dedicato forzatamente alla cura del mio corpo è diventato un anno di riscoperta di me stessa e delle cose che contano davvero. Un ri-centramento, un’eliminazione del futile, prima di ripartire di nuovo come “Salva-coralli”, a meno di tre mesi dalla fine della chemio. Chi ha detto che non si può? Tornare a vivere ai tropici dopo il cancro forse non è stato facile. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita sola, ma era più forte il bisogno di tornare a fare “la mia vita spericolata” e di dimostrare che potevo ancora nuotare con i pesci, salvare l’oceano, cavalcare le onde sul surf... Per quanto io mi sforzi di essere quella di prima, in realtà la vita dopo il cancro è cambiata del tutto. Le piccole sfumature, il modo di guardare alla vita, l’atteggiamento verso le cose e gli accadimenti, sono del tutto diversi. Ora ogni momento è ancora di più assaporato. E ogni volta scoprirlo è una magia: ho scoperto una Tania più “egoista”, molto più decisa e meno incline a caricarsi addosso tutti i problemi di tutte le persone del mondo. Ora non ascolto, se non ho voglia di ascoltare. Parlo, quando qualcosa non va. Evito persone per giorni (anche colleghi!) se hanno una influenza negativa. Penso sempre che, comunque vada, il mio cancro mi ha insegnato un enorme rispetto, finalmente non più rivolto verso fuori, verso gli altri, ma verso ME. Tania Militello. Biologa marina. 7 Tra medico e paziente Educare il proprio medico... si può? Sul rapporto medico-paziente sono state scritte e pronunciate infinite parole nei libri, negli articoli, nei convegni; fiumi di bellissime parole, raccomandazioni, consigli di ogni genere. Nonostante questa ampia sensibilizzazione, non sempre la relazione con il proprio medico è facile e solidale. 8 Ho riflettuto, ancora una volta, nei giorni scorsi su questo tema sentendomi dire da una delle donne che frequentano Attivecomeprima una frase che mi ha colpito molto: “Io sono stata molto fortunata perché il mio medico è... umano”. Ma com’è possibile che le pazienti, a volte, parlino in questi termini dei propri curanti? Esistono medici umani e altri no? O, comunque, vissuti in questo modo da alcune assistite? Certo, per il curante che deve gestire una malattia complessa come il cancro al seno, dove le donne sono colpite in una parte del proprio corpo così delicata e simbolica, non è semplice. Molto spesso ormai le donne sono informate, sono in grado di partecipare in modo attivo alle decisioni sul trattamento da seguire e conoscono spesso le possibili evoluzioni della loro malattia. Forse, oltre a continuare a sensibilizzare i curanti, bisognerebbe anche incoraggiare le donne a fare comprendere davvero al proprio medico di cosa hanno bisogno per fare in modo che il percorso di cura diventi un viaggio in due e non uno spazio di solitudine e di paure inespresse. A volte un piccolo gesto come dare un recapito telefonico può essere un modo per rassicurare e sono certa che le pazienti, così fortunate, non ne abuseranno. Le terapie sono fondamentali, lo sappiamo, ma le stesse terapie, gestite in un rapporto di alleanza e di sostegno, è ormai dimostrato che possono essere meglio tollerate e persino più efficaci. Spesso le donne sono intimorite dalla figura del medico ed esitano a porre domande per meglio comprendere il significato di quanto viene loro detto, dicendo “ho paura di irritarlo...”. Anche questo non dovrebbe mai accadere perché la paura di infastidire il proprio medico è paralizzante e, di sicuro, è fonte di ansia e incertezza. La relazione in cui ci sono molte cose “non dette” o non comprese, destabilizza inutilmente chi è già in una posizione di fragilità. Noi medici dobbiamo essere consapevoli che, in una situazione di stress e paura, la comprensione da parte delle pazienti spesso è fluttuante e le informazioni non vengono recepite in modo corretto, soprattutto quando, purtroppo, in presenza di una ripetizione della malattia, bisogna intervenire con ulteriori terapie riattivando così, vecchie paure. In questi momenti è importante che il curante abbia la sensibilità di congedare la paziente solo se certo di essere stato compreso fino in fondo. Sappiamo bene quanto grande sia il “potere del medico” curante, dell’oncologo e sappiamo bene anche che metà della cura è data da chi cura. Noi medici abbiamo una responsabilità immensa, forse a volte troppo pesante da poter reggere e non sempre siamo “attrezzati” per un ruolo così difficile. Ogni giorno mi rendo conto che l’ascolto è già di per sé una cura e per ascoltare veramente è indispensabile avere una apertura d’animo per accogliere ciò che l’altro esprime. Questo diventa ancora più importante quando il tempo davanti è “breve”. Di fronte ai momenti più dolorosi, ci affanniamo per trovare le parole di incoraggiamento e di progettualità, per sostenere la speranza e questo, in qualche modo, aiuta anche noi, insieme alla persona che vive un momento particolarmente drammatico. Durante il periodo delle cure, però, quando il tempo davanti a noi non appare così minacciato, 9 lo spazio della speranza è grande e più facile da percorrere; occupa il tempo lungo della cura e aiuta a coltivare la forza di vivere, con la sua potente e terapeutica energia. L’alleanza terapeutica con il proprio medico, il coltivare la speranza insieme, concordare le scelte delicate durante il percorso della malattia che per ogni donna è “diversa”, può rappresentare davvero un determinante sostegno affinché il percorso sia gentile, positivo e non troppo denso di sofferenza. Noi, in Associazione, ogni giorno a contatto con le donne, sappiamo bene quanto l’ascolto attento, la partecipazione delicata alle diverse sfumature dei vissuti di ognuna, i diversi percorsi da poter seguire, possa rappresentare veramente una potente carica di energia e di coraggio consapevole. Spesso raccomando alle amiche che raccontano i diversi vissuti con il proprio curante di provare a trasformare il rapporto, non subire ciecamente le decisioni ma far comprendere il diritto che ognuno di noi ha, di scegliere la strada da seguire insieme al proprio medico. Si può provare ad accompagnarlo verso un percorso di chiarezza e complicità in modo che sappia sempre che con quella donna potrà essere leale e sincero, conservando la capacità di proporre cure al di là della prognosi, che non sarà mai solo un somministratore di terapie, ma potrà rappresentare anche un sostegno più ampio che, arricchendo la relazione terapeutica, potrà arricchire entrambi. Nicoletta Buchal. Medico e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “Armonizzazione mente-corpo attraverso la danza”. Vivere il cambiamento Un dottore con la coda 10 Abbiamo conosciuto la Dottoressa Beatrice Garzotto un po’ per caso. Era qualche tempo che l’idea di far scrivere sulla nostra rivista qualcuno che lavorasse con la Pet Therapy ci girava in testa. Ed ecco un giorno la mail di questa collega psicologa che si propone per realizzare un progetto con persone che stanno affrontando una malattia oncologica e... i cavalli. Attivecomeprima non si poteva tirare indietro: una proposta troppo interessante! In quattro e quattr’otto Beatrice era da noi e, neanche a dirlo, il suo Progetto RI (Riappropriarsi, Rivedersi, Ridefinirsi) approvato, presentato alle nostre donne, che hanno aderito con entusiasmo, e partito di lì a breve. Sono stati formati tre gruppi per un totale di tredici partecipanti. Cinque incontri, davvero speciali, per aiutare chi si trova in questo difficile momento a riprendere in mano il proprio percorso di vita, al di là delle condizioni fisiche, attraverso una esperienza di connessione emozionale con il cavallo. Una connessione che permette di vivere il “qui e ora”, di distaccarsi, anche solo per un po’, dalle ansie e dalle paure indotte dalla malattia. Questo percorso non richiede alcuna esperienza o abilità equestre, infatti i cavalli non vengono cavalcati, ma solo il desiderio di affidarsi a questi bellissimi animali, veri “dottori con la coda”. Beatrice, vuoi parlare ora tu di questo progetto? L’idea è nata dall’unione di due forti passioni sulle quali si fondano la mia professione e la mia vita: il mio lavoro di psicologa e il mio amore per i cavalli. Da questo è scaturito il desiderio di mettere a disposizione di chi vive l’esperienza di una malattia, l’energia e le emozioni positive che possono trasmettere questi animali, in un contesto non medicalizzato. Questo approccio terapeutico si basa sui miei studi fatti durante il Master presso il Gestalt Equine Institute in Colorado dove ho avuto modo di osservare il loro approccio e i loro progetti anche in campo oncologico. Qual è la particolarità del lavorare con i cavalli? Questi stupendi animali vivono la vita nel “qui e ora”, pronti a reagire a ogni stimolo, a ogni emozione e a ogni azione. Entrare in contatto con un cavallo significa imparare a stare nel presente, con gli altri e con se stessi. È come “entrare in un posto speciale” dove è possibile relazionarsi, senza bisogno di maschere, dove è possibile vivere uno stato di benessere quasi tangibile e “fisico”. Questo grazie alla presenza di animali intelligenti e privi di sovrastrutture; animali che hanno la capacità di “pensare e comunicare” in modo chiaro e preciso, percependo lo stato d’animo di chi hanno davanti e mettendo in atto comportamenti specifici. Quando ci si immerge in quello che chiamo “Horse Time” ci si scollega dalle preoccupazioni, dagli impegni, dai cellulari e dalle agende, vivendo la possibilità di “essere” rispetto al “fare”. Tutti i problemi restano fuori dal branco, portando a vivere un momento speciale che ricarica e fa scoprire nuove risorse da utilizzare nella vita quotidiana. Hai parlato di un benessere fisico, ci sono studi che supportano questo aspetto? Le ultime ricerche condotte dall’istituto Heart Math Research Center Institute in California hanno dimostrato come, durante l’interazione con il cavallo, si registrino notevoli effetti benefici: l’abbassamento della pressione del sangue, il rallentamento del battito cardiaco e l’aumento dei livelli di beta-endorfine (i neurotrasmettitori che servono ad alleviare il dolore). Inoltre, si riduce il livello di stress, si allentano i sentimenti di paura, di tensione e di ostilità, aumentando la propensione alla pazienza e la sensazione di arricchimento interiore ed emozionale. Ci puoi raccontare come avvengono queste “sedute” e in particolare quelle che hanno riguardato le donne di Attive che hanno partecipato al progetto? Gli incontri si svolgono all’interno di un prato, dove abitano stabilmente le mie due cavalle, collaboratrici/amiche, Aurora e Betulla, di razza Haflinger, che non sono ferrate e sono assolutamente libere. Il contatto con loro non avviene montandole... ma... avviene con momenti di comunicazione non verbale. Si praticano esercizi a terra, principalmente con la voglia di mettersi in gioco e di lavorare con il linguaggio del corpo. Comunicazione che i cavalli conoscono molto bene. Il solo entrare nel loro spazio privato, porta a sentirsi accettati, avvolti e protetti. Il presente diventa un insieme di percezioni e azioni reciproche che permettono di sperimentare l’essere “parte del branco”. Mi sono sorpresa a vedere quanto, a ogni incontro del gruppo, si manifestasse un immediato e intenso “aggancio visivo” tra le donne e le cavalle, una istintiva connessione già dal primo sguardo. Ho anche osservato come ognuna di loro sia riuscita a catturare l’essenza di questa connessione, spingendole sempre più a sviluppare il desiderio di condividere con gli animali le emozioni e il presente. La cautela che mostravano in un primo avvicinamento, quasi reverenziale, si è trasformata rapidamente in condivisione, ricerca e costruzione di momenti intensi e rigeneranti. Emozioni e pensieri che sono riuscite a portare con loro, ben oltre il tempo che si sono ritagliate durante la seduta. Puoi quindi considerare questa prima esperienza positiva per te, tanto da continuare questo progetto? Sicuramente, è stata molto stimolante. Mi ha convinto della necessità di intraprendere una vera e propria ricerca sui benefici di questa attività con i cavalli, rivolta alle pazienti oncologiche. Tutto questo lo devo ad Attivecomeprima, che ringrazio per la disponibilità e la curiosità dimostrate nell’avvicinarsi a un approccio così diverso e all’Associazione Frida’s Friends (associazione che si occupa da diversi anni nel promuovere interventi assistiti con animali) che ha permesso la realizzazione di questo progetto. Ma un grazie speciale va a tutte le donne che hanno voluto provare con tanta emozione e curiosità quelle giornate... in un campo... con due dottori con la coda! “Mi sono sentita all’interno di una favola” “Ci sono stati momenti in cui mi sentivo sospesa, il tempo e lo spazio così poco definiti, sebbene il contatto dei piedi per terra ci fosse e anche molto intenso” “Mi sono commossa più volte nel vedere le cavalle così presenti insieme a noi e il loro sguardo, incrociato mai casualmente” “La narrazione di ciò che accadeva, splendidamente raccontato da Beatrice, mi consentiva di entrare ancor più in contatto con movimento, silenzi, occhi, respiri, tatto. Il branco, la vita, la solitudine, la pace” “Poi si va a conoscere Aurora e Betulla. Grandi, pazienti, curiose, rispettose. Beatrice è il nostro angelo custode, attenta, esperta, sicura. Ti senti bene, protetta. Ti consiglia, ti corregge, ti aiuta”. Paola Bertolotti. Psicologa e psicoterapeuta. Conduce in Associazione i gruppi di sostegno psicologico “Riprogettiamo l’Esistenza” e “Decido di vivere”. 11 Il linguaggio degli affetti Crescere non è per forza incrementare 12 Nel corso della vita capita spesso che ci confrontiamo con l’idea della nostra crescita e che questa idea si presenti come una sorta di incremento verticale, di maggiorazione. Un po’ come accadeva da piccoli, quando “sei cresciuta” o “sei cresciuto” equivalevano alla constatazione di uno sviluppo in altezza, segnale inequivocabile dell’evoluzione anagrafica e personale. Forse è anche per questo che si fissa nella nostra mente un’equivalenza tra “salire” e crescere. Aderiamo acriticamente a questa idea, che però può presentarci molti conti negativi. Tra questi, uno dei peggiori è, secondo me, l’incapacità di immaginare l’evoluzione come un “consolidamento” o un “alleggerimento” in favore di un incremento di valore sostanziale. Eppure tutti sappiamo che non c’è un rapporto necessario tra “quantità” e “valore”. Possiamo fare molti esempi. La Divina Commedia contiene un numero di parole infinitamente più piccolo di moltissimi romanzi, ma non per questo possiamo pensare che sia meno importante di questi. Mangiare tanto o mangiare bene non sono per forza la stessa cosa. Mille parole d’amore possono stancare e risultare vuote, una sola talvolta resta indimenticabile. E così via. Certo, la quantità è importante, ma dà ansia se non è misurata. Di quanti beni abbiamo bisogno per vivere? Di quanti amici, giorni di vacanza, viaggi, ristoranti, automobili, case, deve essere popolata la nostra vita perché possiamo sentirci felici, appagati, soddisfatti? La rincorsa acritica all’idea che il valore e la quantità siano inscindibilmente uniti ci può anche uccidere. Per molti aspetti, questa stessa idea può uccidere l’economia umana e la biologia del pianeta. In termini evolutivi, quantità e qualità danzano insieme durante tutto lo sviluppo della nostra vita. Crescere, infatti, significa soprattutto raggiungere la quantità sufficiente per sostenere la sopravvivenza e per cambiare “qualità”. Per esempio, diventare più profondi, intelligenti, comprendere meglio il senso delle cose, superare i propri limiti e le proprie paure, sviluppare le capacità umane e sapersi muovere via via di più nelle situazioni complesse, saper collaborare, accettare le sconfitte, superare le angosce, eccetera. Tutto ciò non corrisponde a un modello “quantitativo”, ma allo sviluppo della qualità personale. In questa direzione, possiamo anche osservare che l’evoluzione, la crescita, si presenta spesso come un cambiamento interiore, la scoperta di un vero “io-che-sono-io” e che non era stato possibile, in precedenza, ammettere alla coscienza o alla guida della nostra vita. In queste situazioni, la qualità del nostro essere l’avvertiamo come una sorta di “sentirsi di più” rispetto a prima, una crescita che è sì quantitativa, ma nella quale la quantità e la qualità sono fuse insieme. È un po’ come cambiare dimensione, traslocarsi in un livello più sensato, luminoso e appagante della vita. A questo stato può anche non corrispondere alcun miglioramento “quantitativo” nello stile di vita o nel livello di realizzazione economica o sociale. Talvolta, anzi, l’appagamento porta alla riduzione sostanziale dei bisogni materiali, a una sobrietà che è possibile perché ci si sente già sereni e, talvolta, felici per sé stessi, per le proprie relazioni e per i propri progetti. Le persone che vivono grandi traumi, e tra queste senz’altro quelle che si ammalano di cancro, spesso reagiscono a queste vicende proprio attraverso cambiamenti che le rendono più autentiche e vive, anche indipendentemente dall’esito della storia del trauma o della malattia. C’è dunque una strada per la crescita che, pur non contrapponendosi ad alcun incremento quantitativo, vede nella qualità il segreto della soddisfazione e dell’autenticità dell’esistenza. Poiché la nostra Società è la concretizzazione di complessi fattori che derivano tutti dalla nostra psiche, possiamo pensare che ogni movimento che favorisca l’autenticità e la convenienza di tutti, più che l’infinita tendenza alla quantità, sia un fattore di cura. Uso questo termine perché la vita ci cura, la cultura sociale ci cura, se vita e cultura sociale sono in favore dell’autenticità e della qualità. Le persone migliori della cultura internazionale si battono da sempre perché l’Umanità si rispecchi in una strategia della crescita dove il bene comune (la salute del Pianeta, la riduzione delle differenze tra paesi ricchi e poveri, la crescita complessiva e la spinta allo sviluppo degli ingegni e della collaborazione...) sia il centro dei pensieri e il fine delle azioni di Governi, ma anche di ogni singolo cittadino. C’è molta coerenza tra il bene personale e il bene comune, se intendiamo lo sviluppo come un fenomeno di armonia, di sostanza e non di accumulazione infinita. 13 Stefano Gastaldi. Psicologo e psicoterapeuta. Conduce in Associazione il gruppo “La terapia degli affetti”. Caregiver Da figli fragili ad adulti competenti 14 “È necessario superare l’idea che il bambino sia fragile e che, poiché fragile, si spaventi. Perché è sulla base di ciò che si sviluppano tutta una serie di tutele educative. Io penso che il figlio dell’uomo sia naturalmente portato a viaggiare verso la conoscenza e la verità e che tentativi opposti non rendano giustizia alla sua struttura mentale, soprattutto a quella dell’adolescente. Quindi, un servizio che metta in discussione alla radice questi due presupposti, ovvero che i ragazzi vadano assolutamente protetti dalla dimensione del dolore e del conflitto e che vadano protetti perché sono fragili e perché il loro dovere è di essere figli felici, va nella direzione della conoscenza e dell’aumento di responsabilità”. Queste sono le parole del Professor Gustavo Pietropolli Charmet che ha partecipato come relatore alla presentazione del progetto Caro Figlio, avvenuta il 20 ottobre u.s. presso la Casa dei Diritti a Milano. Hanno preso parte all’evento anche l’Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute, Pierfrancesco Majorino, l’Assessore all’Educazione e all’Istruzione, Francesco Cappelli, oltre ad alcuni rappresentanti di Attivecomeprima. La presentazione è stata organizzata dal Comune di Milano con l’obiettivo di far conoscere il progetto alla popolazione milanese e i due Assessorati stanno dando il loro prezioso contributo affinché il progetto venga conosciuto nelle scuole e in tutte le strutture che hanno collegamenti con il mondo adolescenziale, oltre che adulto. Arianna Leccese, Vice Presidente di Attivecomeprima, ha aperto i lavori e ha moderato la serata, introducendo al pubblico i relatori. L’Assessore Cappelli nel suo intervento ha affermato: “Sono qui per dire che sono pronto ad incontrarvi, a costruire una rete e a coinvolgere le scuole in modo tale da poter offrire a queste situazioni un supporto”. Alberto Ricciuti, Presidente di Attivecomeprima, ringraziando vivamente l’Assessore per il suo impegno e la sua vicinanza, ha voluto evidenziare un aspetto molto importante del lavoro dell’Associazione: “Mettere al centro delle cure la persona significa anche prendere in considerazione il suo sistema di relazioni complesse, fatto di famiglia, lavoro, progetti. E i figli sono forse l’incarnazione più concreta dei progetti di vita di una persona. In questo contesto culturale, che Attivecomeprima coltiva da più di 40 anni, è nato il progetto Caro Figlio. La sua importanza è sotto gli occhi di tutti, per ridurre la sofferenza e dare uno slancio di speranza alle persone malate nell’ambito della loro famiglia”. Tematiche queste che stanno profondamente a cuore anche all’Assessore Pierfrancesco Majorino: “Lo stare in relazione, il tendere una mano, l’abbracciare e accompagnare, propri di Attivecomeprima, sono il senso che dobbiamo restituire quando nel nucleo famigliare entra la questione malattia con tutta la sua portata emotiva. L’idea del fare squadra per accompagnare, deve essere di tutti noi”. Il servizio Caro Figlio nasce in primo luogo da una predisposizione naturale di Attivecomeprima verso l’apertura a nuove realtà. L’Associazione, infatti, è nata con lo scopo di aiutare le donne colpite dal cancro al seno, ma negli anni ha ampliato il suo sostegno a uomini e donne, con qualsiasi tipo di malattia neoplastica, ai famigliari e ora anche ai figli adolescenti. In secondo luogo, il progetto è stato ideato sulla base delle richieste che sono pervenute direttamente dai genitori dei ragazzi, preoccupati per come la loro malattia potesse andare a incidere sul loro percorso di crescita. Il mio punto di vista, che ho anche riportato alla presentazione in qualità di responsabile del progetto, intende sottolineare l’importanza di aiutare i ragazzi e tutto il nucleo famigliare, perché la malattia interferisce con il normale processo di separazione in atto tra l’adolescente e il genitore malato. Il processo di autonomizzazione può assumere normalmente anche coloriture polemiche, aggressive, di riduzione del valore e del significato affettivo della relazione. Questo serve per aiutare il figlio a svincolarsi dalla dipendenza affettiva. Aiutare l’adolescente a capire come possa essere gestito questo processo, nonostante l’interferenza dell’evento malattia, è fondamentale. Perché è proprio ciò che il genitore, responsabilmente, dovrebbe auspicare. La preoccupazione maggiore di un genitore malato è che tutto ciò possa avere una ricaduta negativa sul figlio. Questo servizio può aiutare i ragazzi a far sì che la malattia non ostacoli il loro naturale processo di crescita e di emancipazione. Il convegno Caro Figlio, che ha registrato un’ampia partecipazione e un profondo coinvolgimento da parte delle Istituzioni, è stato chiuso dal contributo di Stefano Gastaldi, Presidente del Comitato Scientifico di Attivecomeprima: “Uno dei problemi delle situazioni gravemente traumatiche è il verificarsi di un decentramento del flusso di vita ordinario. L’intervento di aiuto deve raccogliere questa difficoltà e ridurre il trauma per favorire un ritorno al fisiologico funzionamento dell’adolescente. Questo porta a comportamenti e pensieri che testimoniano il re-incanalarsi della mente del ragazzo nel flusso di vita, ovvero i ragazzi ritornano a parlare di sé nei colloqui di supporto. Questo è davvero un elemento potente e guaritore”. Per l’adolescente la dimensione dell’esito letale della malattia, ovvero la morte, non è pensabile. Solo l’accoppiamento con una mente adulta competente e disponibile può aiutare i ragazzi a capire cosa sia la morte senza effettuarne distorsioni. Questa è la vera protezione che possiamo offrire ai nostri figli, anche nell’ottica di creare futuri adulti che sapranno affrontare gli eventi difficili della vita. C’è qualcuno che può aiutare te e i tuoi genitori, proprio in questo momento. Attivecomeprima Onlus, che da sempre aiuta i malati di cancro, offre un servizio specifico per i loro figli nella sua sede di via Livigno, 3 a Milano Il servizio è rivolto: • ai figli in età adolescenziale e nella prima età adulta, per aiutarli ad affrontare la malattia del genitore in una fase della vita già di per sé complessa e delicata. • ai genitori, per ogni problema di relazione e di comunicazione con i loro figli, di qualsiasi età. Il servizio è gratuito. Manuela Provantini. Psicologa e psicoterapeuta. In Associazione si occupa del sostegno ai caregiver ed è responsabile del progetto Caro figlio. 15 Andar per storie Un frutto di buon augurio 16 Forse non tutti sapete che la rivista ATTIVE è giunta al settantacinquesimo numero e la sua storia è iniziata più di trent’anni fa. Quando, a settembre del 1984, dopo due “bollettini”, fu pronto il numero tre (praticamente il primo ATTIVE), un sogno dell’Associazione, condiviso da tutti, divenne realtà. Dieci pagine, tanti amici collaboratori, un gran spremersi le meningi e tante fatiche, inclusa quella economica. Scrittori di professione, articolisti, professionisti, art director e sempre tanti amici si sono susseguiti, con passione, cercando di ampliare gli “orizzonti” e le rubriche. Nel 1989 e fino al 2007 venne dedicato uno spazio alle erbe. La rubrica “Andar per Erbe” sarebbe continuata (di erbe ce n’erano ancora!) se una patologia oculare non mi avesse dato uno “stop” imponendomi di “guardare altrove”. Leonardo da Vinci, dedicando parecchi suoi studi anatomici all’occhio, individuò la funzione della retina, convinto però che le immagini venissero trasmesse al cuore e non al cervello, come studi fisiologici hanno evidenziato secoli più tardi. Forse non aveva, comunque, tutti i torti! Da qualche mese “Andar per Erbe” è diventato un libro nel quale ho rivisitato e raccolto gli articoli scritti in tutti quegli anni. E, visto che siamo in prossimità delle Feste, voglio farvi gli Auguri raccontandovi la storia di un frutto da sempre considerato di buon auspicio: il Melograno. Al Melograno, nato secondo un mito greco dalle gocce di sangue di Dioniso, e ai suoi frutti, fanno capo numerose leggende. Il frutto che da sempre simboleggia l’armonia e la concordia, sotto la dura scorza ha semi disposti in modo ordinato e perfetto, motivo per il quale Cirene l’aveva scelto come emblema della città, a indicare che solo la collaborazione poteva dare benessere alla società. Nell’Antico Testamento il frutto è citato come simbolo di perfezione e di femminilità, nel Cantico dei Cantici “come specchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo”; di fecondità e prosperità, quando il Signore ordina ad Aronne di far ricamare melegrane sul bordo dell’abito per le cerimonie. Salomone poi fece scolpire i frutti sui capitelli della sua reggia a simbolo della benedizione divina e della regalità, per via della coroncina del frutto. Con il Melograno si trovano ritratte, nell’isola di Cipro, Afrodite che, secondo un mito, avrebbe piantato l’albero per prima, e Atena, protettrice dell’omonima città, nella sua funzione di dea vittoriosa. La pianta già nota agli Egizi e ai Greci (alcuni suoi frutti sono stati ritrovati in tombe egizie del 2500 a.C. e melegrane di argilla nelle tombe greche dell’Italia meridionale), pare sia stata diffusa dai Fenici. I Romani la chiamarono Punica granatum perché importata al tempo delle guerre puniche e per il colore rosso acceso dei fiori. Con i suoi rametti nell’antica Roma si ornavano i capi delle spose per augurare gli “attesi frutti”. Ancor oggi in Vietnam si canta “la melagrana si apre e lascia venire cento figli”. In Turchia la neosposa getta a terra un frutto e secondo la credenza popolare, avrà tanti figli quanti sono i semi usciti. Simbolo del rinnovarsi del Cosmo nella tradizione mediterranea precristiana, nella granatum malum, nome latino che significa mela piena di grani, anche il Cristianesimo vede il simbolo del vivere perfetto. S. Giovanni della Croce la menziona nel “Can- tico spirituale”. Spesso nell’iconografia medioevale e rinascimentale è il Bambino che la regge. In quadri celebri come la Madonna della melagrana di Botticelli e la Madonna del granato di Carpaccio invece è la Vergine a tenere in mano il frutto e, nella seconda tela, quasi fosse uno scettro. Anche la Madonna Dreyfus, che Leonardo dipinse a diciassette anni, ha nella mano sinistra una melagrana mentre con la destra tiene sulle ginocchia un bambino nudo e vivace che, presi alcuni grani del frutto, li porta verso le labbra della mamma. I drappeggi dell’abito di Maria non sono quelli ai quali ci ha abituato l’artista negli anni successivi ma l’atmosfera decisamente “terrestre” è carica di poesia e umanità. Nel Rinascimento, visto il bell’aspetto e la simbologia del frutto maturo, la melagrana tornò in auge e cominciò a comparire ovunque. Fu molto usata come decorazione, nei festoni, in pitture e nei motivi decorativi di tessuti quali broccati e damaschi. L’Accademia, come congregazione di molte persone riunite per perseguire un fine intellettuale comune, era simboleggiata dalla mela granata e Gabriele D’Annunzio intitolò I romanzi del Melograno un ciclo narrativo di cui scrisse soltanto “Il fuoco”. Albero o arbusto a fusto eretto, molto ramoso, alto da 2 a 5 metri, il Melograno fa parte della famiglia delle Punicacee e le sue foglie, opposte, hanno il margine interno un po’ ondulato, verdi e glabre superiormente, più pallide inferiormente. I fiori grandi e solitari hanno il calice carnoso, persistente, rosso porpora, diviso in 5-7 lobi, raramente bianchi, precocemente caduchi. Il frutto è una grande bacca coriacea sulla quale rimane il calice a guisa di corona. La sua scorza internamente è rivestita da una fine membrana traslucida nella quale sono contenuti i semi rosso granato, carnosi, succosi e divisi da sepimenti membranosi giallastri. Originario dell’Asia occidentale, cresce spontaneo dal Sud del Caucaso al Punjab. Diffusosi in Estremo Oriente e in Asia minore, fu molto apprezzato dagli Arabi che verso il 700 lo importarono e lo coltivarono intensamente nel Sud della Spagna come testimonia il nome di Granada. Il Melograno fiorisce in giugno-luglio e i frutti compaiono da ottobre a dicembre. I semi si consumano freschi o da essi si ricava il succo che va conservato in bottiglia. La granatina, quella vera, è lo sciroppo concentrato di succo di melagrana. Nella cucina medioevale il Melograno era un ingrediente immancabile. Se ne utilizzavano i semi per ripieni e per salse, come in alcune ricette d’oggi. Oltre al sapore di questo frutto, era ed è l’aspetto a renderlo affascinante. Come uno scrigno la scorza coriacea nasconde i semi rossi e trasparenti, simili a dei rubini. Per questo motivo si usa regalare una melagrana nel periodo natalizio o a Capodanno. Giovannacarla Rolando. Membro del Consiglio Direttivo di Attivecomeprima. 17 La medicina che ci aspettiamo Informazione, comunicazione, accompagnamento 18 Chi avrebbe mai immaginato che le regole sarebbero cambiate in così poco tempo? Stiamo parlando delle regole che più hanno resistito al passaggio dei secoli e al cambio delle culture, ossia quelle che sovrintendono alla pratica della medicina. In Occidente sono state stabilite nell’antica Grecia, sotto il nome di Ippocrate, e sono arrivate immutate fino a noi. Poi, nel giro di pochi anni, sono state rovesciate. In particolare quella che riguarda la gestione delle informazioni. Tradizionalmente il medico informava il paziente solo se lo riteneva opportuno. In genere le cattive notizie venivano sottratte al malato; per essere invece comunicate ai familiari. Quello che era prassi comune fino a ieri, oggi è considerato scorretto. Anche patologie che in passato venivano nascoste al malato o edulcorate con terminologia confondente - come le malattie oncologiche – ai nostri giorni vengono comunicate al malato stesso, a meno che questi non richieda esplicitamente di essere tenuto all’oscuro della diagnosi e della prognosi. E il medico che, cedendo alla pressione dei familiari, fornisse al malato un’informazione ingannevole, sa che sta agendo in modo scorretto, violando delle precise norme previste dal Codice deontologico dei medici italiani. Così, dunque, le regole relative all’informazione sono cambiate. Ma a quale scopo i medici abitualmente informano? Qui si aprono due scenari. L’interpretazione pessimistica dice: i medici informano perché non si vogliono caricare della responsabilità di sot- trarre delle informazioni a cui il cittadino ha diritto, con il rischio di una denuncia. In clima di contenziosi crescenti, aumentano le pratiche riconducibili alla medicina difensiva. Così come molte prescrizioni diagnostiche e terapeutiche inappropriate vengono fatte per la tranquillità del medico, piuttosto che per il bene del paziente, allo stesso modo le informazioni possono essere date per far sentire il professionista protetto nei confronti di qualsiasi possibile rivendicazione. E lo scenario positivo? Beh, qui l’informazione ha un significato del tutto diverso: serve a rendere la persona consapevole e competente, a trattarla come un adulto (e non come un bambino o un demente!), a permetterle di condividere le scelte e i percorsi terapeutici. L’informazione le dà potere, proprio quando la malattia tende a toglierglielo. A ragione questo processo viene chiamato in inglese empowerment del cittadino. Mentre nella prima ipotesi il compito del medico sembra esaurirsi quando ha trasmesso l’informazione (come un peso che scarica sulle spalle del paziente: è suo, se lo porti lui!), nella pratica dell’informazione come momento centrale di una condivisione responsabile comincia a quel punto un cammino comune di colui che cura e di chi riceve le cure. Il medico che informa si impegna moralmente anche ad accompagnare il malato nel percorso che gli si apra davanti. È questa la buona medicina che vorremmo. L’altra è solo una caricatura del processo di cura. 19 Sandro Spinsanti. Psicologo, direttore Istituto Giano - Roma. Nutrire il benessere Il piacere di stare in forma 20 Che cosa serve per avere una buona salute e una buona prestazione fisica? Il trinomio sport, alimentazione, salute ha legami molto forti. Ogni attività fisica, motoria o posturale, infatti, non ha bisogno di un’energia qualunque, ma della migliore energia per permettere al corpo di esprimere le sue potenzialità. Questa regola è applicata? Non sempre. Spesso sono la tradizione o le abitudini di anni che prendono il sopravvento sul buon senso e sulle conoscenze che in questo periodo storico si stanno profondamente trasformando. I nutrienti che in assoluto sono preposti a dare energia sono i carboidrati e i grassi, in proporzioni diverse: i carboidrati forniscono circa 4 calorie al grammo, mentre i grassi più del doppio, circa 9. I carboidrati si trovano solo nel mondo vegetale in diverse combinazioni: cereali, legumi, verdure, frutta. I grassi si trovano sia nel mondo vegetale sotto forma di oli estratti da olive, noci, nocciole, mandorle e altri semi, o negli stessi semi, sia nel mondo animale dove si presentano in forma solida (strutto, grasso animale, lardo, burro). Avere energia, vuol dire scegliere, fra le possibili soluzioni, la migliore. Nel nostro caso, la scelta migliore verso la fonte più idonea, sia alla salute sia allo sport, è quella verso i vegetali integrali e verso i grassi vegetali. Perché? Una delle regole principali dell’attività sportiva, di tutte le intensità, è che al momento dell’impegno fisico lo stomaco deve essere vuoto. Per mantenere questa condizione, è importante mangiare un prodotto a base di cereali almeno un paio d’ore prima. Perciò, se facciamo una buona colazione con pane integrale e marmellata (senza zucchero), oppure fiocchi di cereali con aggiunta di qualche nocciola, o semi di girasole, o mandorle (muesli), o delle barrette di cereali con miele, abbiamo una buona scorta di energia pronta a supportarci da lì a una, due ore. Se l’attività fisica non è molto impegnativa, va benissimo anche fare una buona colazione a base di frutta fresca e di stagione. Inoltre,è bene evitare prima di ogni attività sportiva i cibi grassi (formaggi, salumi, carni, burro, olio). A causa della loro composizione, si allungano Cereali integrali Cereali raffinati Grassi vegetali Grassi animali Hanno un indice glicemico più basso Hanno un indice glicemico più alto Sono tutti saturi, di difficile digestione Contengono più proteine e acidi grassi Contengono prevalentemente amido e una parziale quantità di proteine (glutine) Sono prevalentemente insaturi quindi salutari (tranne olio di palma e cocco che sono saturi) Contendono omega 3, protettivi per la salute, che sono anche antiossidanti. Contengono colesterolo dannoso per le arterie e l’apparato cardiocircolatorio in genere Hanno prevalentemente scorie NON acidificanti Hanno prevalentemente scorie acidificanti (tranne il burro) Contengono più fibre utili per il buon funzionamento dell’apparato digerente Contengono molte meno fibre Le farine sono più complete e salutari Le farine sono sbilanciate e producono infiammazioni i tempi di digestione sottraendo energia, che non sarà disponibile per le attività fisiche. Importantissimo idratarsi! L’acqua, benché non contenga calorie, è l’elemento che fa la SANO E VEGANO differenza in un qualsiasi sport. Le ragioni di una scelta alimentare Si è visto in molti studi come la etica, salutare e piena di gusto di Lorenzo Ferrante disidratazione è strettamente Edizioni Tecniche Nuove collegata con un abbassamento della prestazione fisica, anche del 50%. Per questo, molto spesso, in casi di affaticamento fisico, non abbiamo bisogno di mangiare perché senza energia, ma di bere, per ripristinare l’equilibrio dei sali minerali all’interno del corpo. Per chi fa sport non agonistico ma per il piacere di stare in forma, vale la stessa regola: mantenere i muscoli e l’organismo idratati ed elastici. I muscoli contengono il 73% di acqua circa. Quando siamo disidratati, questi sono meno efficienti. Dopo aver fatto movimento, la prima cosa da fare è riposare; la seconda è idratarsi; la terza è ripristi21 nare le energie mangiando qualcosa di leggero e nutriente: frutta, centrifughe, spremute. Niente di pesante quindi, come grassi o proteine animali o vegetali. Dopo un paio d’ore, a seconda dell’intensità della prestazione, possiamo mangiare un pasto più complesso. Ricordiamo che, dal punto di vista della salute, la differenza fra gli sportivi e le persone che fanno attività fisica di mantenimento, è minima. Le regole valgono per entrambe le categorie. Cambiano solo l’intensità del lavoro e, di conseguenza, la maggiore quantità di calorie necessarie agli sportivi per supportare lo sforzo. Per quanto riguarda le categorie alimentari da cui trarre i nutrienti migliori, invece, non c’è alcuna differenza: • i grassi saturi fanno male sia agli uni che agli altri; • i grassi vegetali fanno bene agli uni e agli altri; • i cereali integrali fanno bene agli uni e agli altri; • le proteine animali acidificano gli uni e gli altri. Inoltre, un’alimentazione a base vegetale ha un aspetto importantissimo per entrambe le categorie: intossica di meno l’organismo e diminuisce i tempi di recupero dopo uno sforzo. Chi fa attività sportiva impegnativa lo sa bene... e chi vuole star bene e in salute anche. Lorenzo Ferrante. Dottore in Scienze motorie, master in nutrizione clinica, collabora con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. COLLANA DI GUIDE PRATICHE PER CAMMINARE NELLA VITA Biscotti al Muesli Dedicata a chi vive o condivide l’esperienza del cancro A cura di Attivecomeprima Sono disponibili in Associazione i volumetti, pubblicati in italiano e in inglese, di una collana pensata per essere un pratico strumento per accompagnare chi cerca risorse per vivere pienamente la vita, al di là della malattia. N°1 UN MEDICO SU MISURA Istruzioni sartoriali per cittadini esigenti di Sandro Spinsanti N°2 IL CIBO E LA PREVENZIONE di Franco Berrino N°3 COME E PERCHÉ USARE IN RETE LE COMPETENZE MEDICHE Foto 1) Ingredienti: 120 g farina tipo 2 150 g latte di riso 100 g fiocchi di cereali 80 g nocciole tritate 60 g uvetta (oppure più semplicemente 240 g di muesli) 2 C. olio extravergine 3 cucchiai di malto di grano ½ bustina di cremortartaro 1 c. di cannella 1 c. di anice stellato in polvere di Salvo Catania N°4 LA MALATTIA COME EVENTO TRASFORMATIVO di Paola Bertolotti N°5 SESSUALITÀ E FERTILITÀ DOPO LE CURE ONCOLOGICHE di Bernardina Stefanon N°6 QUANDO UN FAMIGLIARE SI AMMALA di Manuela Provantini N°7 LA VITA FINO IN FONDO di Nicoletta Buchal N°8 COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA di Marina Negri e Chiara Covini N°9 L’APPROCCIO MULTICULTURALE IN ONCOLOGIA di Claudio Verusio UI TA M EN TE SC AR IC AB ILI GR AT G DA L SI TO AT TIV E. OR Si ringrazia Eisai per la realizzazione Foto 2) Preparazione: Impastate tutto bene in una ciotola con il latte di riso e lasciate riposare per circa 1/2 ora. Riscaldate il forno a 180°. Su una teglia piatta, ricoperta di carta forno, con un cucchiaio formate dei biscotti. Lasciate cuocere per 15 minuti a 180°. Foto GiòArt Ragù alle verdure di stagione con dadolata di tempeh 23 Foto 1) Ingredienti: ½ panetto di tempeh 1 C. di salsa di soia 1 cipolla 1 carota ½ finocchio 1 porro piccolo 1 fetta di zucca 1 peperone rosso piccolo 1 peperoncino 2 C. di olio extravergine sale quanto basta Un trito di prezzemolo e basilico ½ kg pasta di semola di grano duro Foto 2) Preparazione: Soffriggete la cipolla in una casseruola e aggiungete tutte le verdure a dadolata. Saltate in padella con un cucchiaio di olio il tempeh a dadini. Sfumatelo con una spruzzata di salsa di soia (tamari) e unitelo in cottura alle verdure. Mescolate tutti gli ingredienti e lasciate cuocere per 15 minuti a fuoco moderato. Foto 3) Cuocete al dente la pasta e conditela con il ragù appena fatto. Spolverate con il prezzemolo e il basilico tritati. Angela Angarano. Assistente cuoca nella ricerca Diana. Profili La scelta di Leemann 24 Abbiamo avuto il piacere di incontrare Pietro Leemann, chef dell’unico ristorante vegetariano “stellato” d’Italia. Seduti a uno dei tavoli del suo Joia, questo straordinario artista della cucina creativa italiana ci ha condotto con sé attraverso il racconto del suo percorso di crescita personale e professionale. Dalla ricerca della verità, alla conquista di nuove consapevolezze, dalla scelta vegetariana alla responsabilità sociale che essa comporta, un unico denominatore comune: la capacità di sapersi trasformare. Anche noi ad Attivecomeprima siamo tra coloro che pensano al cibo come alla vera prevenzione, nel senso che mangiare bene vuol dire mantenersi in buona salute. La prevenzione dei tumori, ma anche delle malattie cardiovascolari, del diabete, delle malattie metaboliche è quindi una conseguenza che scaturisce da uno stile di vita corretto. Mangiare bene non per non ammalarsi ma per stare bene. Questa è la nostra prospettiva. Cosa ne pensa? Come viene spiegato, ad esempio, dalla medicina cinese, ci sono tre fattori fondamentali: il primo è ciò che mangiamo, il secondo è l’ambiente in cui viviamo e come riusciamo a reagire ad esso e il terzo è l’ereditarietà. Nei Veda, gli antichissimi testi sacri della tradizione indù, si aggiunge un altro aspetto, altrettanto importante, che è la psiche. Quindi, se noi manteniamo la psiche sana, ci ammaliamo anche di meno. Essa non è disgiunta dall’alimentazione: se noi mangiamo un cibo che profondamente ci corrisponde e anche agiamo come veramente sentiamo, siamo più equilibrati. Purtroppo, siamo spesso scollegati da noi stessi e dal nostro vero sentire. Durante la vita, raramente però utilizziamo questa nostra sottile capacità quando, ad esempio, scegliamo che cosa mangiare. Davanti a un piatto sano, sappiamo esattamente che quel cibo è giusto per noi; però accade spesso che poi ci orientiamo su un’altra cosa che non lo è affatto, per vari motivi, anche psichici, per abitudini coatte acquisite e anche per una perdita di identità. Effettivamente, la cucina vegetariana, e come la intendo io al Joia, è uno stile alimentare che profondamente corrisponde a chi lo mangia. Io stesso, come racconto nel mio libro Il sale della vita,nella mia trasformazione da onnivoro a vegetariano, sono diventato qualcos’altro. Il cibo è stato lo strumento di una mia profonda trasformazione. D’altronde, il cibo può anche divenire uno strumento di plagio: se qualcun altro lo veicola, noi diventiamo una “sua” versione di noi stessi. Esiste, infatti, una modalità 25 di nutrire le persone capace di ottunderle, di renderle inconsapevoli e lontane da se stesse. Chi consuma quel tipo di cibo, diventa certamente un buon cliente per quel genere di società. Oggi, fortunatamente, c’è un grande movimento di scelta e di coscienza, ci sono tante persone che vogliono decidere cosa fare e mangiare. Quando ci si ammala, quando la vita non funziona più perché siamo particolarmente in difficoltà, sarebbe interessante lavorare su questo aspetto: fare una prevenzione alimentare ma anche una prevenzione sul nostro modo di vivere. Si dice, e questo lo afferma anche Ada Burrone nel suo filmato M’amo non m’amo, che la malattia possa diventare un’opportunità per capire di più. Perché ogni cosa che ci accade è strumentale per una nostra comprensione. Altrimenti non succederebbe, non c’è nulla di casuale, è sempre tutto strumentale. La sua cucina è storia, tradizione, comunicazione e relazione. La sua arte parla ai cinque sensi e anche oltre. Come si è sviluppata una sensibilità così acuta come la sua? Qual è stato il percorso dell’uomo Leemann e del professionista? Sono sempre stato molto curioso e fin da piccolo mi sono chiesto che senso avesse la vita, cosa ci facessi qui e che cosa fosse giusto fare. Nell’adolescenza avevo dentro una sorta di aspettativa, quella che gli adulti sapessero in realtà che cosa fosse corretto fare. Mi resi conto però che gli adulti che io conoscevo queste riposte non le avevano e vivevano senza sapere esattamente “perché”. Con i miei coetanei dibattevamo sul senso di ciò che facevamo, su ideali politici, spirituali e altro; ma mentre la maggior parte di loro ha gettato la spugna ed è stata assorbita dalla società, io non mi sono accontentato e ho continuato a ricercare, con grande impegno fino a scoprire, a 22 anni, che la mia indole era vegetariana e che questo era qualche cosa di estremamente importante. Ho lavorato quindi in ristoranti d’eccellenza e, durante un anno sabbatico all’Università di Ginevra, ho studiato psicologia e filosofia, sempre nell’aspettativa di ricevere delle risposte. Un percorso quindi molto vissuto, non solo studiato, ma anche sperimentato. È molto importante mettere in pratica ogni cosa. Non si può teorizzare qualcosa di molto alto, essere dei grandi religiosi o spiritualisti, ma poi non applicare la grande teoria. Nel mondo della ristorazione è tutto molto pragmatico, molto terra terra, quasi il contrario di un senso spirituale perché la cucina, come è pensata, è per godere dei sensi nella maggior parte dei casi, non per un valore alto, nemmeno per la salute. Bocuse, il grande chef francese, alla domanda“Cosa pensa della cucina sana?”, ha risposto: “Per il sano dovete chiedere al vostro medico, non a me”. Questo è un errore di fondo. Nella ristorazione comune ho spesso assistito alla mancanza perfino dei più basilari princìpi del fare un cibo sano; era un cibo solo per godere (che poi è un godimento breve, perché se la persona gode ma poi sta male, che piacere è?). Allora, però, ero in quella realtà e dovevo parlare quel linguaggio. Il piacere è un elemento molto importante e, di per sé, anche uno strumento di salute e di benessere. D’altra parte, se noi mangiamo una cucina sanissima ma punitiva, non andiamo da nessuna parte. Al Joia mangiamo vegetariano, le persone arrivano onnivore ma qui si trasformano, non in qualcosa che li ha plagiati o che ha urtato il loro essere. È il piacere di mangiare un cibo sano a trasformarli nella migliore versione di loro stessi, più lucida, più attiva, meno aggressiva. Lei ha avuto un imprinting importante da bambino dall’ambiente in cui viveva: in campagna, circondato dall’orto, dai profumi, dai colori e dall’alternarsi delle stagioni della natura. I bambini di oggi, soprattutto da quelli che vivono in città hanno perso tutto questo. Forse è anche per questo che si fa così fatica a far mangiare loro la verdura? Studi recenti dimostrano che lo stile alimentare dell’adulto è strettamente correlato con quello che ha ricevuto da bambino. Per i nostri lettori, ci può dare qualche piccolo segreto per far mangiare la verdura ai più piccoli? Quello che lei dice è un dato di fatto: l’imprinting nei bambini è fondamentale, così come la nostra educazione nei loro confronti e il nostro esempio. Una grave mancanza oggi nella società in cui viviamo è che spesso il tempo che i genitori dedicano ai loro figli è quasi nullo. I genitori si avvalgono di scorciatoie per gratificare i figli: videogiochi, televisione e, ovviamente, il cibo. Noi, in realtà, abituiamo i nostri bambini a un cibo di facile presa. Penso allo zucchero ma anche alla carne: è più facile, in effetti, mettere una bistecca sul piatto, piuttosto che preparare un piatto completo che vada bene, non capendo però che così non liberiamo i nostri figli ma li costringiamo a un’abitudine che è controproducente. Non creiamo per loro una forma di libertà nel scegliere il cibo davvero giusto e rimangono poi intrappolati nelle loro abitudini alimentari. Basterebbe, invece che premiarli con un cioccolatino quando sono stati bravi, dare loro una fetta di mela perché comunque il meccanismo di trasmissione di un messaggio di affetto è il medesimo. Il problema è che questi bambini poi vanno a scuola e nelle mense non va certamente meglio: viene proposto da mangiare ciò che piace a loro e non ciò che è davvero educativo. Comunque, nulla è mai perduto perché i bambini, in fondo in fondo, amano mangiare sano e, riguardo a ciò, esistono degli accorgimenti come, ad esempio, iniziare proponendo loro una verdura cruda, mai una verdura cotta. La verdura cruda piace di più; a chi piacerebbe mangiare una carota lessa? Non piacerebbe neanche a me. Invece, una carota cruda è dolce, fragrante e poi possiamo trovare diversi modi per condirla: con un pizzico di sale diventa interessante; se metto un goccio d’olio, lo diventa ancora di più. Con un po’ di senape, prende ancora un’altra direzione; se la condisco con della maionese, è più golosa... Magari ho fatto una piccola “trasgressione” però, in questo modo, i bambini cominciano a trasformarsi e a vedere le cose in modo diverso. Un altro escamotage interessante è quello di combinare le verdure assieme alle cose che piacciono ai piccoli. Ad esempio, se faccio una pasta con dei broccoli e poi ci metto un po’ di ricotta, allora questa pasta sarà accettata di più. Magari la prima volta non mangeranno tutti i broccoli, ma inizieranno a conoscerli. Un terzo elemento (che è poi quello che convince di più) è farli partecipare alla preparazione dei cibi. Nel mio caso, ho sempre cucinato con le mie figlie e questo ha aiutato tantissimo perché, cucinando, hanno iniziato ad aprirsi a nuovi gusti. Questa è la vera conquista: salvaguardare il tempo per cucinare insieme e da dedicare ai propri figli. In questa nostra società multietnica, alla stessa tavola siedono persone di culture e paesi diversi. Una cucina che parla ai cinque sensi può contribuire a sviluppare solidarietà sociale? Può diventare in qualche modo un’ambasciatrice di pace? Lei è uno degli Ambassador di Expo 2015. Anche sotto questo punto di vista, di dialogo e comunione dei popoli sulla tematica del cibo e del rispetto dell’ambiente, Expo è stata un’occasione centrata o un’occasione perduta? Ha sollevato un tema molto importante. Le ideologie, che poi divengono spesso fanatismi, fanno dividere i popoli. In questo momento assistiamo a degli estremismi davvero complessi. Invece, attraverso il cibo si abbattono le barriere: due persone di pensieri, filosofie o religioni diverse, quando si siedono a tavola, si trovano d’accordo. Da est a ovest, da nord a sud, ogni Paese ha una comune concezione del cibo sano. Il capirlo in ogni ambito è strettamente legato alla conoscenza e alla capacità di discernere. In ogni società c’è chi può scegliere, chi non può o chi non vuole. L’esempio dei figli è emblematico: sono loro che aspettano da noi indicazioni su cosa fare. Allo stesso modo, una persona che magari ha studiato poco deve ricevere per forza, quando va al supermercato, delle informazioni corrette o avere qualcuno che possa dare delle indicazioni su cosa è meglio mangiare. Su questo c’è stata una grave mancanza di informazioni da parte di chi ha gestito negli anni passati questa società, perché non ha fornito alcuna indicazione sulla scelta del cibo giusto. Solo adesso si inizia, quando si va al supermercato, a vedere come prima cosa il banco delle verdure, non più quello della carne. Questa è una trasformazione molto importante e interessante. Alle casse ci sono le merendine, gli zuccheri, tutte le cose che poi ci inducono al loro acquisto e questo è un aspetto puramente economico: una persona dipendente e succube di un certo tipo di stile alimentare diventa il cliente ideale. La trasformazione in atto è proprio quella di Expo dove invece, in modo univoco,si è espressa la volontà di voler cambiare le cose. Tutti i paesi hanno portato il loro modello di giusta trasformazione verso i temi “Nutrire il pianeta” ed “Energia per la vita”. Ad esempio, la Germania, Israele e altri Paesi hanno promosso il mangiare vegetariano. Il passaggio successivo, quello più contraddittorio di Expo, è la messa in pratica. Possiamo avere delle belle idee ma poi vanno concretizzate. Purtroppo,il “lato oscuro”in questa manifestazione è stato l’aver proposto il cibo più basso, meno salutare, meno coerente con quello che poi era stato detto. Questa coerenza è ciò che dobbiamo ancora conquistare. Il mio più grande piacere è sapere che ciò che faccio nel mio ristorante è salutare per i miei ospiti. I cuochi devono essere sempre più responsabili di ciò che fanno. Responsabili anche, oltre che del buon cibo, della salute dei loro clienti. Questo è il salto di qualità IL SALE DELLA VITA Un cuoco vegano che sta, pian piano, avvealla ricerca della Verità nendo e che sta trasforman- di Pietro Leemann Edizioni Mondadori do il nostro mondo. Alberto Ricciuti. Medico di medicina generale. Presidente di Attivecomeprima. 27 RINGRAZIAMO PER IL SOSTEGNO AEDES BPM Real Estate SGR Banca Intesa Sanpaolo Banca Popolare di Milano Comune di Milano EISAI Elma Research Fondazione Banca del Monte di Lombardia Farmindustria Fondazione Cariplo Fondazione Umberto Veronesi Fossil Group Europe Generali Investments Europe Janssen Cilag Johnson & Johnson Medical Roche UniCredit Group per il contributo alla realizzazione dei progetti di Attivecomeprima, a sostegno della persona colpita dal cancro e dei suoi famigliari. Gli organizzatori della “Prova di Gigante IX Trofeo Christian Valentini”, gli sponsor: Generali Investments Europe, Podranska Banka, Sideuro, Warren Real Estate, Mab.Q, DGPA&Co e tutte le persone che, in ricordo di Christian, ci aiutano con la loro generosità a far “vincere la vita”. Un grazie particolare agli amici di Mediafriends, Mediaset, La7, Sky e le compagnie telefoniche CoopVoce, Fastweb, Infostrada, PosteMobile, Telecom Italia, TIM, Vodafone, TWT, WIND e 3 per la realizzazione della campagna solidale tramite sms a favore di Attivecomeprima. IL TUO CONTRIBUTO CI DARÀ PIÙ FORZA PER AIUTARE Bonifico Bancario da Italia e Paesi europei IBAN: IT65 M033 5901 6001 0000 0119 752 Bonifico Bancario da Paesi extraeuropei SWIFT: BCITIT33128 Chiediamo alle persone che ci inviano offerte tramite bonifico bancario, di fornirci il loro indirizzo per poterle ringraziare e/o inviare loro le nostre pubblicazioni. La banca non ce lo comunica per motivi di privacy. Bollettino di c/c Postale n. 11705209 Intestato a: Attivecomeprima Onlus Via Livigno 3 - 20158 Milano Assegno intestato a: Attivecomeprima Onlus Pay Pal in modo veloce e sicuro dal sito www.attive.org Le erogazioni liberali a favore di Attivecomeprima Onlus sono deducibili/detraibili ai sensi di legge. 5 per mille Nella dich iaraz ione dei redd iti firma nel riqua dro: sociale” “a sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità s: inse risci il codi ce fisca le di Attiv ecom eprim a Onlu 10 80 10 70 15 1 L’8 per mille e il 5 per mille non sono in alternativa: puoi sceglierli entrambi. Ringraziamo i finanziatori istituzionali, le aziende e chi, anche con un piccolo contributo, sostiene il nostro lavoro. Ci sono piaciuti un libro, un film e un’app a cura di Serena Ali MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ di Francesco Piccolo Edizioni L’Arcipelago Einaudi 12,50 € Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno o magari sei bloccato nel traffico... sei un po’ distratto, insomma. Quando, all’improvviso, la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. Allora capisci di averne appena incontrato uno... i momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. Per farti scoprire, ad esempio, quant’è preziosa quella manciata di giorni d’agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da solo in città. Francesco Piccolo mette a nudo con spietato umorismo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali prima o poi tutti noi dobbiamo fare i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire travolti da un’inarrestabile ondata di divertimento, intelligenza e stupore. Francesco Piccolo raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda - magari un attimo appena - il senso più profondo della vita. INSIDE OUT di Pete Docter, Ronnie del Carmen Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures Riley ha undici anni e una vita felice. Divisa tra l’amica del cuore e due genitori adorabili, cresce insieme alle sue emozioni. Dentro la sua testa e dietro ai pulsanti di una vera e propria “consolle emozionale”, infatti, governano Gioia, Rabbia, Paura, Tristezza e Disgusto. D’un tratto la famiglia della protagonista è costretta ad un trasferimento: Riley e le sue emozioni dovranno provare ad adattarsi a questo importante cambiamento. La ragazzina inizialmente non vivrà questo spostamento nel migliore dei modi, trasformandosi da bambina felice ad adolescente apatica e sola. Il segreto della Pixar non risiede nell’abilità tecnica, ma nella forza drammatica delle sue storie. Inside Out, infatti, visualizza ed elegge a protagonisti della vicenda le cinque emozioni fondamentali dell’essere umano. Da un punto di vista psicologico, il film ci consente di riesaminare quale sia il valore profondo delle emozioni nel definire chi siamo e ci aiuta a capire perché ci comportiamo in un determinato modo. Ognuna delle cinque emozioni ha una specifica funzione e un ruolo insostituibile. La cosa più sorprendente, alla fine, sarà la consapevolezza della capacità che ciascuno di noi ha di connettersi con il livello più profondo del proprio sentire. DI STAGIONE Frutta, Verdura e.. di Giulio Mollica gratuita Vuoi conoscere la frutta, la verdura e il pesce di stagione? Vuoi avere informazioni dettagliate su ogni alimento? Vuoi conoscere le ricette di stagione? Di Stagione è un’applicazione che risponde a tutte queste domande. Per ogni categoria di frutta, verdura, pesce, erbe aromatiche e spezie è presente una lista completa di alimenti, con importanti informazioni aggiuntive (aspetti nutrizionali, usi alimentari, conservazione ecc.). Per ogni alimento è possibile poi visualizzare ricette differenti suddivise per stagioni. Inoltre, nella sezione “Elenco Mesi” è possibile selezionare il mese preferito per visualizzare l’elenco completo degli alimenti di quel determinato periodo dell’anno. In Associazione è disponibile ANDAR PER ERBE di Giovanna Carla Rolando Il volume è stampato in proprio Parte del ricavato verrà devoluto, s come offerta, ad Attivecomeprima Onlu Un particolare delle foglioline di Henri Matisse, il pittore francese che stemperava con i pennelli le proprie tensioni interiori ed esprimeva la gioia attraverso motivi e colori vivaci, apre la “raccolta” delle trentasei erbe protagoniste di questo libro. Accompagnata da opere di epoche diverse, curiosità, miti, leggende, botanica e fitoterapia, la lettura diventa un insieme di piacevoli racconti. con Noi gli altri 20 ottobre 2015. Milano Convegno “Caro figlio” Presso la Casa Dei Diritti di Via De Amicis 10 a Milano, Attivecomeprima ha presentato il suo servizio “Caro Figlio”. Hanno partecipato all’evento, moderato da Arianna Leccese: Pierfrancesco Majorino (Assessore alle Politiche Sociali e Cultura della salute del Comune di Milano), Francesco Cappelli (Assessore all’educazione e istruzione del Comune di Milano), Gustavo Pietropolli Charmet (docente universitario e co-fondatore dell’Istituto Minotauro), Alberto Ricciuti, Stefano Gastaldi e Manuela Provantini. 13 ottobre 2015. Sede di Attivecomeprima Corso “Il ruolo del medico di medicina generale nella gestione del paziente oncologico” 30 Si è tenuto il Corso di aggiornamento, accreditato ECM, per Medici di Medicina Generale e Medici di Continuità Assistenziale, organizzato da “ASL di Milano” in collaborazione con Attivecomeprima. 6 ottobre 2015. Milano “Vita e lavoro” in Bocconi Attivecomeprima ha presentato presso l’Università Bocconi, durante il Salone della Csr e della Innovazione Sociale, il progetto “Vita e lavoro” che vuole mettere in luce l’impatto che il cancro ha sul mondo del lavoro e proporre un counseling mirato alla gestione degli aspetti della malattia in ambito lavorativo. Dal 6 al 19 settembre. Mediaset, Sky e La7 Uno spot per Attivecomeprima Anche quest’anno, gli amici di Mediafriends hanno reso possibile la messa in onda, per due settimane, dello spot “Campagna sms solidale” a favore di Attivecomeprima. 6 luglio 2015. Milano Golf4Life Presso lo Sport Master Mediolanum si è svolto l’evento “Golf4Life”. La Dottoressa Camilla Dettori (Sport Mental Trainer) ha presentato il golf non solo come sport ma anche come metafora per attivare nuove risorse nella vita quotidiana. Protagonisti dell’incontro: un gruppo di donne di Attivecomeprima e i loro caregiver. Giugno – luglio 2015. Cambiago (Mi) Pet Therapy Presso “Il Fienile Animato”, si sono svolti gli incontri di psicologia assistita con i cavalli, condotti dalla Dottoressa Beatrice Garzotto e finanziati dall’Associazione Frida’s Friends, a favore delle donne di Attivecomeprima. 30 giugno 2015. Sede di Attivecomeprima In ricordo di Ada Per il primo anniversario della scomparsa di Ada Burrone, le donne di Attivecomeprima e tutti noi abbiamo vissuto una giornata ricca di emozioni e di affetto. 26 giugno 2015. Padiglione Italia Expo, Milano Attivecomeprima a Expo Si è svolto presso lo “Spazio Vivaio Donne”, un evento presentato da Carlo Gargiulo e interamente dedicato ad Attivecomeprima e al suo progetto “Sostegno per un Anno”, che è stato tra i vincitori del concorso “WE Women for Expo”. Sono intervenuti Alberto Ricciuti, Luigi Bianconcini, Nicoletta Buchal, Lorenzo Ferrante, Stefano Gastaldi, Marina Negri, Manuela Provantini, Paola Veltroni e Claudio Verusio. 21 maggio, 4 giugno, 11 giugno 2015. Milano - Trieste - Roma Incontri di alimentazione e benessere a Generali Investments Europe Generali Investments Europe, nelle persone di Simona Pasero e Roberta Seno, e Attivecomeprima hanno organizzato tre giornate informative sui temi di alimentazione e benessere, “The Caring Experience”, per i dipendenti delle tre sedi di Generali. Sono intervenuti Franco Berrino, Davide Cassani, Lorenzo Ferrante, Alberto Ricciuti e Anna Villarini. 15 maggio 2015. Milano Premio “Aldo Sardoni” Presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, Attivecomeprima è stata insignita dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO) del premio “Aldo Sardoni”, in occasione dell’apertura del suo XIX congresso nazionale “Cancer and Human Values”. 31 con Noi gli altri Run Life Domenica 13 settembre 2015. Parco Nord di Milano Run & Life 2015 All’interno del Festival della Biodiversità si è svolta la seconda edizione della RUN&LIFE, corsa naturale non competitiva in favore di Attivecomeprima Onlus. Il nostro ringraziamento va al Parco Nord, in particolare a Tomaso Colombo, Giuseppe Manni e Luisa Del Soldato, per averci ospitato, anche quest’anno, all’interno del Festival della Biodiversità. Grazie a: Comune di Sesto San Giovanni, nelle persone del Sindaco Monica Chittò e di Rita Innocenti, Assessore alla Cultura, pari opportunità e politiche temporali. Comuni di Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano e Milano. Angelo Cominardi, per lo splendido servizio fotografico e Oscar Manfrin, per il costante supporto e per essere la “voce ufficiale” della Run&Life. Grazie di cuore, inoltre, a tutti gli sponsor e a chi ci ha sostenuto nell’organizzazione della corsa: Grazie! 32 •Agronauti • Baciami in Cucina • Banca di Credito Cooperativo di Sesto San Giovanni • Biomarket Terrallegra •Biomi • Cartoleria Goretti • Cinisello Balsamo Atletica • Ipercoop Centro Sarca • Ecco Verde • Gruppo Anciens • Gruppo Sportivo Alpini di Sesto San Giovanni • Gruppo Stampa GB • Ki Group • Libreria Gulliver •Mei L’appuntamento è per la prossima edizione della Run&Life! • Niguarda Bio •Nonsolodanza • Pan di Viola • Pasticceria Grassi •ScarletVirgo • Scarpitti Distribuzione • Tagli e Dettagli • Vita Vigor Novità per le Aziende e i loro dipendenti DURANTE LE CURE ONCOLOGICHE UN PROGETTO DI ATTIVECOMEPRIMA ONLUS Un nuovo servizio personalizzato di consulenza e supporto che Attivecomeprima Onlus offre alle aziende, ai loro dirigenti e agli stessi dipendenti che stanno vivendo un momento particolarmente difficile della loro vita. Con benefici, oltre che della persona stessa, anche dell’azienda e dell’intero gruppo di lavoro. Le nostre attività Ascolto telefonico, accoglienza, orientamento e aiuto pratico La prevenzione a tavola incontri di gruppo su alimentazione e prevenzione esperti della Ricerca Diana (Istituto Tumori Milano) Consulenze telefoniche di psicologi, medici ed altri esperti Armonizzazione mente corpo attraverso la danza Nicoletta Buchal (medico/psicoterapeuta) Primo incontro riservato alle persone che si rivolgono per la prima volta all’Associazione Somatic Experiencing Marina Negri (fisioterapista), Chiara Covini (operatore corporeo) Felicita Bellomi (fiduciaria) e una psicologa Supporto psicologico individuale Tecniche di Hatha Yoga per pazienti e famigliari Maria Grazia Unito (insegnante) Gruppi di sostegno psicologico Arte Terapia rivolti ai pazienti prima, durante e dopo le terapie oncologiche Mimma Della Cagnoletta (psicoterapeuta) 34 Paola Bertolotti (psicologa/psicoterapeuta), Stefano Gastaldi (psicologo/psicoterapeuta), Elena Bertolina (recorder) Caregiver sostegno psicologico rivolto a famigliari, partner e persone vicine al paziente La mente intuitiva Vittorio Prina (docente di processi intuitivi) Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta), Caro Figlio sostegno psicologico rivolto ai figli dei pazienti. Specifico dai 12 ai 21 anni Laboratorio di pittura su ceramica Ornella Bolzoni (insegnante) Manuela Provantini (psicologa/psicoterapeuta) Supporto medico generale ai pazienti in terapia oncologica La forza e il sorriso Alberto Ricciuti (medico) per migliorare la valorizzazione di sé attraverso il trucco Dottore si spogli Progetti, studi e ricerche i medici rispondono alle domande su malattia e cure: incontri di gruppo (esperte di estetica del viso del Progetto Unipro) con Università, Fondazioni, Aziende, Ospedali e Istituti di Ricerca. PER MAGGIORI INFORMAZIONI TEL: 026889647 EMAIL: [email protected] La nostra sede è a Milano. Di seguito l’elenco delle città dove potete trovare uno o più specialisti che hanno partecipato alle nostre attività di formazione. ITALIA: Adro (BS) Ancona Andora (SV) Aosta Arona (NO) Ascoli Piceno Asti Aviano (PN) Biella Bologna Bolzano Brescia Brindisi Brugherio (MB) Casarano (LE) Castellanza VA Ceranesi (GE) Chieti Civitanova Marche (MC) Codogno (PV) Conegliano (TV) Crema (CR) Cremona Cuneo Desio (MB) Desulo (NU) Firenze Foggia Forli Formigine (MO) Genova Grosseto Inverigo (CO) Lainate (VA) Lecce Lecco Livorno Marsala (TP) Merate (LC) Mestre (VE) Messina Mirano (VE) Modena Monfalcone (GO) Monterotondo (RM) Mortara (PV) Napoli Oggiono (LC) Padova Parma Pavia Perugia Piacenza Pietra Ligure (SV) Pisa Pordenone Potenza Prato Ragusa Reggio Calabria Reggio Emilia Riccione (RN) Rimini Roma Sanremo (IM) Seriate (BG) Siena Terni Tivoli (RM) Torino Trapani Treia (MC) Trento Treviglio (BG) Treviso Varese Verolanuova (BS) Verona Vicenza Villa Adriana (RM) Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori Istituti Oncologici e Ospedali altre Associazioni Specialisti del settore PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Via Livigno, 3 - 20158 Milano - T +39 02 688 96 47 - email: [email protected] - www.attive.org MM3 fermata Maciachini - Bus 82, 90, 91