N NE EW WS SL LE ET TT TE ER R4 47 7--2 20 00 09 9 _________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO BEATI I PRIMI Si vede che non siete mai stati a Laverstoke Park, nello Hampshire inglese. Per chi ha perso la fede in fertilizzanti chimici e pesticidi, la Laverstoke Park Farm è quasi un luogo di culto. E il “santone” a capo della fattoria si chiama Jody Scheckter. Proprio lui, il sudafricano ex campione del mondo con la Ferrari, nell‟ormai lontano 1979. A parte i riccioli un po‟ brizzolati, la faccia di Jody non è poi cambiata granché. Tutto il resto, però, sì. Tranne due cose: guida ancora come un pazzo (chi si è fatto accompagnare sulla sua 4x4 per un giro nella fattoria ne è testimone) e non ha perso la voglia di stare davanti a tutti. Perché, anche se lui fa il modesto («quando ho iniziato volevo solo produrre il miglior cibo possibile per me e la mia famiglia») la Laverstoke Park Farm proprio questo vuole essere: l‟azienda che sta un passo avanti agli altri, che traccia traiettorie nuove, ardite, che a ogni tornata cerca un piccolo miglioramento. Cose che al volante di una Formula Uno a Jody riuscivano alla perfezione. Ma che devono venirgli benino anche adesso, se cuochi pluristellati come Raymond Blanc e Heston Blumenthal vanno pazzi per i suoi prodotti e se Jasper Gerard del Daily Telegraph ha addirittura definito Laverstoke Park «the most extraordinary farm in the world», anzi «un esperimento di vita pastorale». Imparare dalla natura Per quell‟esperimento, iniziato nel 1996, Scheckter non ha badato a spese. Tutto a Laverstoke Park è pensato in grande e senza compromessi: un migliaio di ettari di terreno; pascoli con 31 tipi diversi di erbe; 130 000 nuovi alberi piantati; un laboratorio sofisticatissimo per studiare composizioni del suolo e dei vari tipi di compost; mucche, bufale, pecore e maiali tutti allevati all‟aperto; galline che razzolano nell‟erba; un mattatoio studiato con la consulenza di psicologi per rendere minima la sofferenza degli animali; un caseificio d‟avanguardia; il più grande vigneto biologico di tutta l‟Inghilterra e, ultimo arrivato, un giardino con rare varietà di luppolo inglese e tedesco per le ale e le lager targate Laverstoke. Beato lui, soldi ne ha a palate. Non tanto quelli guadagnati come pilota, quanto quelli che gli ha procurato, lasciate le piste, l‟invenzione di una pistola-laser da addestramento che è stata comprata dalle forze di polizia di 35 paesi diversi. Dicono che, a dirottarlo in campagna, sia stato un libro sull‟agricoltura biologica che gli ha fatto leggere la sua seconda moglie Clare, inglese. Ma, quando lo incontriamo, nei padiglioni di Earls Court a Londra, al Real Food Festival, la prende più alla lontana. «Già da bambino, in Sudafrica, mi divertivo ad allevare i polli nell’azienda di mio padre». Di sicuro, dopo quel primo libro ne ha letti molti altri. Nella biblioteca di casa ne ha almeno 500 dedicati al suolo, all‟agricoltura e alla salute. «La maggior parte sono degli inizi del Novecento, gli anni della miglior agricoltura naturale». Quella prima della chimica, per capirci. È per quello che, nonostante laboratori e alta tecnologia, Laverstoke Park assomiglia a una fattoria d‟altri tempi, con gli animali che pascolano tranquilli in prati in cui cresce un po‟ di tutto. «Cerchiamo di ottenere il meglio dalla scienza e dalla tradizione messe assieme» ripete spesso. Gli chiediamo che cosa intenda. «Tutto ciò che possiamo fare» risponde sicuro «è imparare dalla natura. Se vogliamo allevare dei maiali, dobbiamo studiare come i maiali sopravvivono in natura. Oppure, prenda il caso del terreno. In una manciata di suolo fertile ci sono più organismi viventi che non uomini su tutto il pianeta. E la scienza conosce meno del 5% di quel che succede nel terreno. Per questo dobbiamo continuare a studiare, per imparare un po’ di più dalla natura»………..continua a leggere questo articolo cliccando QUI (da www.slowfood.it - novembre 2009) «I DIRITTI UMANI SI DIFENDONO PRESERVANDO IL PIANETA» «É impossibile difendere pienamente i diritti umani se al medesimo tempo non riconosciamo e difendiamo i diritti del Pianeta Terra e della Natura». Con l'aiuto della natura, dovremmo invece impegnarci nella costruzione di un Mondo che cammini nella direzione della vita. Stiamo vivendo una crisi epocale dei valori nel campo sociale, con un capitalismo neoliberale che investe somme immense nelle cose più assurde: produzione di armi, esplorazioni spaziali totalmente inutili, consumi energetici sempre più sostenuti per i pochi paesi ricchi, utilizzando energie pericolosissime (fossili e nucleari), per la vita del Pianeta, promozione del consumismo e dello spreco per una vita lussuosa a favore di una percentuale ridottissima di privilegiati, ignorando totalmente, ed anzi sfruttando come schiavi, i popoli poveri che costituiscono la grande maggioranza dell'umanità. Si deve inoltre sottolineare con tristezza che l'Italia in questo momento è all'avanguardia nel ferire al cuore i diritti basilari dell'uomo e di tutta la natura. É sufficiente pensare al "pacchetto sicurezza", all'intenzione di costruire centrali nucleari, di privatizzare una risorsa basilare per la vita come l'acqua. In questo tipo di Mondo manca il concetto di «aiutarsi a vicenda», di condividere la vita, di salvare il nostro Pianeta pensando alle generazioni future. In una parola manca il concetto di gratuità. C'è per fortuna qualcuno nel Mondo che ci aiuta ad aprire gli occhi ed a farci comprendere che, solo camminando con la natura, si possono fare scelte sociali valide. Come sottolineato nell'ultimo vertice dei Paesi dell'ALBA, l'Alleanza Bolivariana per i Paesi della Nostra America, già iniziata cinque anni fa e a cui partecipano vari Paesi Latino Americani tra cui Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Ecuador, ecc., svoltosi a Cochabamba in Bolivia il 16 e 17 ottobre del 2009, «è impossibile difendere pienamente i diritti umani se al medesimo tempo non riconosciamo e difendiamo i diritti del Pianeta Terra e della Natura». Infatti, perché vi siano condizioni sociali degne per tutti gli uomini di tutti i Paesi, la Terra ci mostra la necessità di rispettare il diritto alla vita, cioé di vivere in un ambiente sano. Questo si ottiene solo se si rispetta la natura nella sua integrità e se si comprende l'importanza di convivere in equilibrio con tutti gli esseri. Altrettanto importanti sono le recenti proposte espresse dal vescovo brasiliano, Dom Pedro Casaldaliga: «di fronte alle orribili scelte del capitalismo neoliberale, la sfida è prendersi cura del Pianeta». Ognuno di noi deve cercare di impegnarsi per promuovere in famiglia, negli ambienti di lavoro, ovunque, iniziative che permettano un miglioramento sociale, abbandonando la malattia dell'egoismo e del protagonismo, attraverso un attento rispetto degli insegnamenti della natura, la quale esprime in maniera chiara la necessità di vivere in armonia rispettando i diritti di tutti, non appropriandosi dei beni naturali di molti popoli del Sud, utilizzando con equilibrio le fonti naturali di energia, sole, vento, acqua, biomassa, mantenendo così intatta l'armonia del creato. Dobbiamo cioé, con l'aiuto della natura, impegnarci nella costruzione di un Mondo che cammini nella direzione della vita, offrendo e ricevendo gratuitamente amore. Enrico Turrini (Enrico Turrini, Fisico di origine trentina, già componente del comitato scientifico dell'Università internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace e presidente della Camera dei ricorsi di Fisica II dell'Ufficio europeo dei brevetti di Monaco di Baviera (Germania), dove vive. (da GrilloNews - novembre 2009) INFRASTRUTTURE SENZA FINANZIAMENTI Il Presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan ha sottoscritto, venerdì 6 novembre 2009, con il Governo un piano di grandi opere da realizzare nel decennio 2010/2020. Si tratta di opere indispensabili per la Regione, in taluni casi già inserite in precedenti piani delle opere. Ci associamo al giudizio positivo del piano concertato con il Governo. Ora però inizia l‟iter del protocollo sperando che non si tratti dell‟ennesimo annuncio funzionale alla fase politica e meno alla concreta realizzazione delle opere. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica dovrà in una prossima seduta recepire la pianificazione. Poi avrà finalmente avvio la fase più delicata che riguarda il finanziamento delle opere. Qui potrebbero arrivare presto, già nel 2010, le prime note dolenti. Senza i miliardi di euro necessari si tratta dell‟ennesimo impegno privo di concretezza. Il ritardo infrastrutturale della nostra Regione è sotto gli occhi di tutti. La criticità principale riguarda le infrastrutture ferroviarie relative alla alta capacità e alta velocità. Ritardo evidente rispetto al nord ovest e all‟asse della AC/AV Torino/Milano/Salerno. La tratta Brescia Verona non dispone attualmente di nessun finanziamento nemmeno per la progettazione preliminare. E così è per tutto il corridoio sino a Venezia. Il fabbisogno infrastrutturale e finanziario che interessa il Veneto è cresciuto nel tempo senza ricevere risposta alcuna. Grave rimane non solo la situazione ferroviaria dei due corridoi: 1 (Verona – Fortezza) e 5 (Brescia – Venezia) ma pure le linee ferroviarie che riguardano l‟intermodalità portuale e aeroportuale. I collegamenti ferroviari tra centro città e i due aeroporti Marco Polo di Venezia e Catullo di Verona sono compresi nelle opere ma senza alcun finanziamento. Il porto di Venezia dispone di una esigua capacità ferroviaria che è limitata dalla stessa situazione strutturale del nodo di Mestre. La stessa Metropolitana di superficie SMFR è tuttora da completare per quanto attiene alla prima fase del quadrilatero centrale della Regione. Se non sorgeranno nuovi intoppi, che provocano ritardi sul crono programma del 2004, vedremo i primi treni ad alta frequentazione sulle linee Mestre Padova, Castelfranco, Treviso solo nel 2011. Analoga situazione riguarda la viabilità che non utilizza la finanza di progetto. Dimenticata, tralasciata, con annosi ritardi. In Regione sta capitando un fatto anomalo rispetto al resto d‟Italia che non ci stancheremo di segnalare. Le infrastrutture e le grandi opere per la mobilità sono realizzate quasi esclusivamente in finanza di progetto e l‟apporto decisivo dei privati. Si riducono progressivamente le sedi stradali libere a favore dell‟esplosione di opere a pagamento. Peraltro non si tratta sempre di realizzare nuove opere ma anche di inserimento di opere già esistenti come nel caso delle complanari all‟autostrada Brescia – Padova. Il maxi piano per il Veneto poggia sulla capacità di generare profitti con la costruzione di nuove strade a pagamento. Il Passante di Mestre, esempio per antonomasia, è gravato da un mutuo bancario ultraventennale che paga l‟opera (1,3 miliardi di euro) attraverso le costose tariffe pagate dagli utenti stradali. Così sta avvenendo pure per le opere in corso (Valdastico sud e terza corsia A4 Venezia Trieste) o quelle in fase di progettazione (Valdastico nord; Pedemontana veneta; Nogara – Mare Adriatico; Grande Raccordo anulare di Padova; Romea commerciale). Si tratta di opere stradali che connettono una rete senza selettività delle opere e senza minimamente toccare l‟attuale modello quantitativo di sviluppo. Per uno sviluppo di qualità si dovrebbe invece selezionare con molta attenzione le opere stradali indispensabili proponendo con i fatti l‟intermodalità che poggia su soluzioni meno impattanti per l‟ambiente e la salute. La FILT CGIL ribadisce le seguenti conclusioni: 1. Fatta la pianificazione con la firma del protocollo, bisogna che i finanziamenti siano adeguati e tempestivi. Serve la massima attenzione politica e sociale per pretendere in sede di leggi finanziarie la effettiva esigibilità delle opere. A poco servono castelli di promesse. 2. La crisi sta colpendo in modo sostanziale l‟economia e l‟occupazione nel nostro paese. Qui e subito servono finanziamenti tempestivi per far ripartire il volano delle attività produttive, ridare spazio ai consumi, difendere l‟occupazione qualificata di migliaia di lavoratori edili e dell‟indotto. Nella legge finanziaria 2010 e nel Documento di Programmazione economica e Finanziaria DPEF 2009/2013 non c‟è traccia di un piano straordinario di opere che servono al lavoro e al paese. A poco serve firmare un protocollo che prevede grandi opere con una lunga cadenza (dieci anni) in cui si collocano gli impegni nella parte temporale finale. 3. Le risorse statali devono garantire un plafond sufficiente alla realizzazione. Il federalismo stradale è utile ma non può essere l‟unico volano economico certo a nord est che inevitabilmente si scarica direttamente sui costi per le imprese o sulle tasche dei cittadini. (da Ecopolis Newsletter - novembre 2009) LEGA NORD: PARTITO DI LOTTA E DI GOVERNO? I CASI DEL VOTO SULLA PRIVATIZZAZIONE DELL‟ACQUA E DEGLI INCENERITORI NEL VENETO Un ordine del giorno non lo si nega a nessuno. E‟ il “piatto di lenticchie” che la Lega Nord spaccia come presupposto positivo della sua “strenua opposizione” al voto a favore del decreto che privatizza la gestione dell‟acqua. Ancora una volta si presenterà nei territori come il partito del federalismo, dell‟autonomia, del “paroni a casa nostra”, mentre nelle sedi decisionali – in questo caso nel Parlamento Italiano – continua ad essere co-protagonista del varo di leggi centralistiche come sottraggono ai Comuni pezzi fondamentali di sovranità sui beni comuni. Un comportamento mistificatorio che ha molti esempi nel Veneto, fra questi in particolare due: 1. la mobilitazione locale nel trevigiano contro la proposta di Unindustria di 2 inceneritori tra Mogliano Veneto e Silea, vede nello stesso fronte comitati, associazioni, tanti cittadini e amministrazioni locali: con loro, insieme ad altre forze politiche anche la Lega Nord. La decisione in merito spetta alla Regione Veneto, di cui la Lega Nord è parte non risibile della maggioranza. Il “gioco del bussolotto” dei leghisti è quello di addossare tutta la colpa all‟assessore regionale Conta (Popolo della Libertà) chiedendo ai cittadini fiducia nel loro partito perché il solo in grado di incidere sulle decisioni del “cattivo” di turno (appunto Conta); 2. nella bassa padovana, sottoposta a continue richieste di nuovi impianti di incenerimento di rifiuti (Sant‟Urbano dov‟è attualmente in attività la discarica regionale tattica) e di pollina (il distretto più affollato d‟Europa insieme al basso veronese per concentrazione di allevamenti di polli e tacchini), comitati, associazioni, amministrazioni locali e la maggioranza dei cittadini stanno da tempo mobilitandosi per dire basta a nuove fonti di inquinamento. Anche qui la Lega Nord locale è contraria ai progetti. Progetti che devono passare il vaglio dell‟esecutivo regionale e che hanno visto, per quanto riguarda gli impianti di smaltimento/trasformazione della pollina, proprio la Regione emettere un decreto che, di fatto, derubrica la pollina da rifiuto, consentendo in tal modo una semplificazione delle procedure autorizzative di questi impianti. Il “gioco del bussolotto” qui vede sempre il “cattivo” assessore regionale Conta (Popolo delle Libertà) al centro degli strali della Lega Nord e con esso la politica della giunta regionale in materia di impianti di incenerimento nel padovano. Si assiste persino all‟invito alla mobilitazione di esponenti leghisti che, solo pochi mesi fa, in campagna elettorale per le amministrative a Monselice facevano dello slogan “inceneriamo i rifiuti nei cementifici” il cavallo di battaglia della propria campagna elettorale a sindaco. La fiducia verso la Lega Nord anche qui passa per questo messaggio: votate per noi che difendiamo il territorio da dentro le stanze dei bottoni. Lo abbiamo visto cosa significa tutto questo in occasione della legge sulla privatizzazione della gestione dell‟acqua: al massimo un o.d.g. . Lo vedremo dopo le elezioni regionali: al massimo rassicurazioni e commissioni tecniche di controllo da parte dell‟esecutivo regionale ma certo non la rinuncia all‟idea di risolvere le problematiche della gestione dei rifiuti attraverso l‟incenerimento. Forse poi, come dice qualche leghista autorevole della bassa padovana, si passerà all‟obiettivo di spostarlo – l‟inceneritore – a 100 km più distante. Bella difesa del territorio: solo il mio…quello degli altri…affari loro. Se gli inceneritori e gli impianti per lo smaltimento della pollina non si faranno sarà solo per effetto della mobilitazione del territorio, una mobilitazione affatto nimby che, attraverso il sapere condiviso nei comitati produce anche proposte alternative sostenibili. Paolo De Marchi – Gruppo consiliare regionale Verdi Veneto _____________________________________ ACQUA PRIVATIZZATA, APPELLO DI ALEX ZANOTELLI “MALEDETTI VOI….!” Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell‟acqua , che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi :” Maledetti voi ricchi….!” Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell‟acqua: Noi continueremo a gridare che l‟acqua è vita, l‟acqua è sacra, l‟acqua è diritto fondamentale umano. E‟ la più clamorosa sconfitta della politica. E‟ la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E‟ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business. A farne le spese è „sorella acqua‟, oggi il bene più prezioso dell‟umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l‟aumento demografico. Quella della privatizzazione dell‟acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all‟anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l‟acqua? Noi siamo per la vita, per l‟acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa „sconfitta‟ in un rinnovato impegno per l‟acqua, per la vita, per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l‟ha votato. Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà : dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni. Per questo chiediamo: AI CITTADINI di: - protestare contro il decreto Ronchi , inviando e -mail ai propri parlamentari; - creare gruppi in difesa dell‟acqua localmente come a livello regionale; - costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua. AI COMUNI di: - indire consigli comunali monotematici in difesa dell‟acqua; - dichiarare l‟acqua bene comune,‟ privo di rilevanza economica‟; - fare la scelta dell‟AZIENDA PUBBLICA SPECIALE. LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL‟AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE. AGLI ATO di: (64 ATO –Ambiti Territoriali Ottimali– oggi affidati a SpA a totale capitale pubblico) di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini. ALLE REGIONI di: - impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia; - varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell‟acqua. AI SINDACATI di: - pronunciarsi sulla privatizzazione dell‟acqua; - mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell‟acqua. AI VESCOVI ITALIANI di: - proclamare l‟acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell‟”accesso all‟acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni”(27); - protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi . ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di: - informare i propri fedeli sulla questione acqua; - organizzarsi in difesa dell‟acqua. AI PARTITi di: - esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell‟ acqua; - farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell‟acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini. L‟acqua è l‟oro blu del XXI secolo. Insieme all‟aria, l‟acqua è il bene più prezioso dell‟umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese: “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili” - sono parole dell‟arcivescovo emerito di Messina, G. Marra - L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto, e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile.” Chi vuole aderire alla Lettera di Zanotelli scriva un’email all’indirizzo: [email protected] _____________________________________ CIBO GIUSTO PER IL CLIMA: COME E PERCHÉ EVITARE IL CIBO "TRASFORMATO", IL "SUPERMERCATO", IL "RIFIUTATO" ECC... Verso Copenaghen. Cibo giusto per il clima -- di Marinella Correggia Per far scendere a poche centinaia di kg (dalle quasi 2 tonnellate medie di oggi...) le emissioni annue individuali di gas serra relative all'alimentazione, abbiamo in precedenza visto l'importanza della scelta vegetariana, della scelta del biologico, del cibo locale, della minimizzazione degli imballaggi. Rimane da vedere come e perché evitare il "trasformato", il "supermercato", il "rifiutato" ecc. Ecco qua. Il cibo trasformato, il raffinato, il mixato... Il massimo dei cibi trasformati sono i cibi pronti (quinta gamma): per intenderci, cannelloni ripieni e dintorni. Oltre agli ingredienti, essi incorporano una grande quantità di energia, che è stata necessaria ad assemblare in un dato luogo le materie prime e gli imballaggi, a cuocere, a congelare, a trasportare con celle frigorifere fino ai supermercati, e poi nelle case a scongelare (e quali grossi frigoriferi richiede la tendenza a comprare tutto fatto?) e poi riscaldare... Una perversione ulteriore è il cibo (o bevande) pronto proveniente da chissà dove con tutto il suo imballaggio. Ci viene in mente il vino dal Cile in bottiglia di vetro... Ma con meno enfasi, anche le lenticchie già bollite nei vasetti sono più onerose per l'ambiente rispetto a un pacchetto di legumi secchi. E in fondo, anche i cereali raffinati richiedono una fase di trasformazione in più... per darci qualcosa di meno nutriente! Morale: integrale, purché bio, è meglio per la salute e salva energia. E quanto ai fuori stagione, potranno non essere trasformati preraccolto, ma comportano un notevole consumo di energia nella fase precedente: per riscaldare le serre, o per trasportarli da lontano (v. dunque la rubrica della scorsa settimana). Le stagioni non sono un'opinione (anche se con l'effetto serra cominciano a confondersi davvero). Quanto alla trasformazione a domicilio, attenzione all'eccesso di elettrodomestici... ci sono delle cucine che paiono officine meccaniche dal rumore. Centrifughe, grattugie elettriche, frullatori e mixer contribuiscono ai nostri consumi elettrici (in genere di origine fossile,0 in Italia). Minimizziamoli. Infine, elogio del crudismo parziale: il 5% del consumo totale di energia proveniente dal settore agroalimentare è legato alla cottura. Anche i crudisti - anche parziali, ed è tutta salute - aiutano di più il clima! Il cibo "supermercato". Una ecoclassifica dei luoghi dove si acquista qualcosa vedrebbe al primo posto... il magazzino del produttore se ci si va in...bici o treno o se è vicino a casa, il punto di stoccaggio del gruppo d'acquisto, il mercatino rionale sfuso, il negozio di quartiere e via via fino al supermercato, una struttura molto impattante al di là di quel che vende. In Inghilterra hanno calcolato che un supermercato consuma in media 113 kWh all'anno per metro quadrato. E' che deve essere riscaldato, illuminato, raffrescato, e poi ha frigoriferi aperti, congelatori, e quando è lontano dalle abitazioni, ai consumi di carburante dei camion che portano la merce sugli scaffali si sommano quelli delle auto degli acquirenti. Per non dire della cementificazione che queste strutture provocano; e più cemento - per produrre il quale oltretutto si emette parecchia CO2 - meno suolo ad assorbire carbonio. E per non dire del fatto che sono i supermercati a buttare via tantissimo cibo buono, per falle nelle confezioni o per prossime scadenze. Se c'è la possibilità, scegliamo dei luoghi d'acquisto leggeri per il nostro cibo quotidiano! Il cibo "rifiutato"...Scandalo degli scandali in un mondo affamato (oltre un miliardo di persone si sveglia e lavora e va a letto senza mangiare abbastanza) , sia i venditori che i consumatori, di cibo ne buttano via tantissimo. Ognuno può fare il calcolo: quante volte non si fa una programmazione precisa degli acquisti e delle preparazioni? quante volte i bambini - e gli adulti - avanzano nel piatto di casa o di mensa? Poi ci sono i residui di cucina, i rifiuti organici. Se una persona che getta 75 kg all'anno fra scarti organici e cibo, e se il 50% di questo va in discarica (perché non c'è raccolta dell'umido), quegli oltre 30 kg producono oltre 100 kg di gas serra fra metano e anidride carbonica... anche considerando che adesso le discariche recuperano buona parte del metano! In discarica poi vanno a finire anche gli imballaggi alimentari non riciclati, come carta e cartone, e anch'essi producono metano... Ergo: minimizzare gli imballaggi (come già detto) e anche gli scarti (se si mangia bio, dicevamo in una rubrica tempo fa, possiamo consumare anche i torsoli e le bucce, spesso buonissimi) e trasformarli in compost. E chi va al ristorante porti una di quelle utilissime vaschette da frigo per asportare gli eccessi. Dunque, in conclusione...Comprare in gran parte: alimenti integrali come cereali, legumi secchi, frutta in guscio, frutti, semi, il tutto conservato e venduto a temperatura ambiente; frutti e ortaggi freschi provenienti da produttori locali e sfusi. Scrive Chris Goodall nel suo prezioso testo How to Live a Low Carbon Life: "Se si adottasse una dieta vegetale, biologica, con alimenti locali il più possibile (niente bio-global!), integrali, in gran parte non trasformati e non imballati, venduti a temperatura ambiente, evitando inoltre i supermercati, insomma materie prime dal produttore al consumatore, e poi si compostassero i residui il costo climatico del cibo scenderebbe a 350 kg l'anno o meno". Ancora meno se eviteremo di usare tanti elettrodomestici e lunghe cotture domiciliari e se ridurremo quasi a zero i rifiuti alimentari. (da Promiseland News - novembre 2009) PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei. Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia. Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. È una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia. ROBERTO SAVIANO – Scrittore Firmate l'appello cliccando sul Link di Repubblica _____________________________________ UE: E' ITALIANA E PRODUCE BIO, LA NUOVA LEADER DELLE AGRICOLTRICI EUROPEE L'italiana Adriana Bucco è stata eletta Presidente della Commissione femminile del Comitato delle Organizzazioni Agricole Europee (COPA) che riunisce in sé ad oggi 60 organizzazioni dei paesi membri dell'Unione Europea e 36 organizzazioni partner da altri paesi europei, quali l'Islanda, la Norvegia, la Svizzera e la Turchia. La storica affermazione della responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti è un riconoscimento del ruolo centrale svolto dalle donne nelle campagne e dell'agricoltura Made in italy che esprime valori di primato nella qualità con il maggior numero di prodotti tipici riconosciuti a livello comunitario e nel rispetto dell' ambiente con il primato nelle aziende condotte con metodo biologico. In Italia si contano 260mila aziende in “rosa” nel settore agricolo d ove di fatto ben un'azienda su tre è condotta da una donna. La progressiva femminilizzazione dell'agricoltura italiana sostiene la Coldiretti - è certamente anche il risultato della forte innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, il benessere, le fattorie didattiche e i servizi alle persone come gli agriasilo e la pet-therapy dove le donne hanno un ruolo significativo. Adriana Bucco è titolare di un'impresa agricola agrituristica ad indirizzo vitivinicolo ed ortofrutticolo in provincia di Asti. Eredita insieme alla sorella l'azienda agricola dei nonni e la amplia acquistando altra terra orientando l'attività verso la produzione biologica, la trasformazione per la vendita diretta dei prodotti come marmellate, vino, salse e miele, la gestione di un agriturismo e di una fattoria didattica per educare alla campagna le nuove generazioni. E' responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti dal 2009 e conseguentemente fa parte anche del Consiglio Nazionale di Coldiretti. (da Bioagricultura Notizie - novembre 2009) ATTENZIONE ALLE VERDURE BELLE, COLORATE ED ENORMI L'associazione per i diritti degli utenti e consumatori lancia l'allarme sulle verdure trattate con ormoni vegetali e "attenzione al termine „verde' che si trova in molte confezioni: non ha alcun significato, e' solo pubblicità". L'ADUC invita i consumatori a prestare attenzione alle verdure che si possono acquistare al mercato ed al supermercato: peperoni, melanzane e carciofi che paiono un trionfo dell'abbondanza: belli, colorati, enormi, soprattutto se fuori stagione, nasconderebbero l'insidia di un trattamento con ormoni vegetali come auxine, gibberelline e citochinine che possono esplicare la loro azione anche dopo l'acquisto. Non c'e' da meravigliarsi dunque, si legge nel comunicato, che un bel peperone, acquistato al mercato e portato a casa, continui a crescere: l'attività dei fitormoni irrorati sugli ortaggi ne stimolano l'accrescimento anche dopo la raccolta. L'associazione dei Consumatori suggerisce al consumatore che "non vuole 'gustare' verdure gonfiate agli ormoni" di adottare alcune semplici precauzioni, come consumare i prodotti di stagione e acquistare frutta e verdura 'da agricoltura biologica'. Attenzione, infine, al termine 'verde', che si trova in molte confezioni: "non ha alcun significato, e' solo pubblicità". (dal Bollettino Bio di Greenplanet - novembre 2009) IL BIO CHE FA MALE Di recente sono apparse di nuovo sui media (cito a memoria l'Espresso, il magazine “Riflessi” di Trenitalia, uno speciale Salute 22 su RAI2) notizie non favorevoli al Biologico, in gran parte legate ad una strumentale "ripresa" della pseudo-ricerca inglese di luglio scorso. Abbiamo pertanto ritenuto utile inviare a tutti i media, di settore e non, una Lettera Aperta per sensibilizzare giornalisti e testate ad una maggiore obiettività d'informazione e ad una più accurata verifica delle fonti, ribadendo la nostra totale disponibilità, come Federazione, a mettere a disposizione dati, ricerche, informazioni e testimonianze, anche in eventuali contraddittori, per contribire ad una chiara, corretta e completa informazione al pubblico. Il Segretario - Roberto Pagliuca Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica _____________________________________ LA GIUSTA ENERGIA E‟ sistematico e continuo il lavoro di Legambiente per “solarizzare” Padova. Sollecitiamo soprattutto i privati cittadini ed i risultati non mancano. Sono già 150 i kiloWatt dei pannelli solari fotovoltaici installati sulle case dei padovani grazie al lavoro della rete degli sportelli energia creati da Legambiente, Assessorato all‟ambiente del Comune e l‟Ente di Bacino Padova2. Confortati da questi risultati ora Legambiente prova ad imprimere un‟accelerazione. Continueremo a lavorare in tutta la città, ma per alcuni mesi ci concentreremo in particolare su una delle sei circoscrizioni di Padova, il Quartiere 5 Sud-Ovest, avviando una campagna capillare di informazione e promozione. A tutti i 16mila residenti del quartiere sarà recapitato a casa l‟opuscolo “La giusta energia”, realizzato grazie al contributo del Centro Servizi per il volontariato di Padova. Altre 10mila copie saranno distribuite in città la prossima settimana. Si tratta di un agile volume (scaricalo qui) che risponde a tutte le domande su come risparmiare energia in casa, installare pannelli solari, realizzare accorgimenti per isolare le abitazioni…. Utilissime le informazioni dedicate a come ottenere gli sgravi fiscali e gli incentivi economici, o su come partecipare ad un gruppo d‟acquisto solare per risparmiare ancora di più. Ma la pubblicazione serve anche per capire cos‟è l‟effetto serra, che cosa sono i cambiamenti climatici, e che cosa non va, e bisogna cambiare, nell‟attuale modello energetico italiano. Alcune pagine poi sono dedicate a smontare il bluff del nucleare. Senza perdere di vista il vertice mondiale sul clima che dal 7 al 18 dicembre si svolgerà il a Copenaghen. Nel Quartiere 5 Sud Ovest stiamo organizzando molte altre attività. Dalla prossima settimana viene raddoppiato l‟orario dello sportello energia: sarà gratuitamente a disposizione dei cittadini il lunedì dalle 14.30 alle 18.30 e il mercoledì dalle 15 alle 19 in piazza Caduti della Resistenza 6. Naturalmente restano attivi gli sportelli anche negli altri quartieri e per tutti il numero di telefono è il 393 7172147. Poi fin da ora sono previste varie iniziative pubbliche: la prima è il 16 dicembre alle ore 21, presso la Saletta Daziaria in Riviera Paleocapa 98. Sarà presentato il nuovo Gruppo d‟Acquisto Solare e spiegati i vantaggi economici ed ambientali per chi vi aderirà (prezzi inferiori rispetto al mercato di circa il 30% per l‟installazione dei pannelli), nonchè le semplici modalità per partecipare. Nei mesi successivi sono previsti corsi di autocostruzione di pannelli solari termici e visite guidate ad alcuni impianti esistenti. Piero Decandia responsabile energia di Legambiente (da Ecopolis Newsletter - novembre 2009) IFOAM. E’ L’AGRICOLTURA BIOLOGICA LA SOLUZIONE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE Il problema della fame nel mondo non è un problema legato alla produzione alimentare, ma alla povertà. Per Ifoam il summit della Fao ignora l'agricoltura biologica. Le strategie sulla sicurezza alimentare, al centro del dibattito in corso a Roma, non prendono in considerazione le opportunità offerte dall'agricoltura biologica, e questo nonostante lo stesso segretario generale Diouf - in più occasioni - abbia sottolineato che i metodi sostenibili in agricoltura meriterebbero una maggior promozione. I leader mondiali, ancora una volta, spiega la Federazione internazionale dell'agricoltura biologica, lanciano appelli per aumentare la dote economica a favore dell' agricoltura e in effetti, gli investimenti in agricoltura risultano essere sono quattro volte più efficienti nella lotta contro la povertà e la fame rispetto qualsiasi altro settore. Ma è anche vero, afferma Markus Arbenz, direttore esecutivo di IFOAM " che gli investimenti in agricoltura biologica sono cinque a otto volte più efficienti". E al giorno d'oggi, prosegue, non possiamo certo permetterci strategie che possono danneggiare ulteriormente il Pianeta. Benjamin James Cole, agricoltore biologico del Ghana, che ha viaggiato fino a Roma per raccontare la propria esperienza, è profondamente turbato dalla priorità dato all'agricoltura industriale perchè "le tecniche di ingegneria genetica, fertilizzanti e diserbanti chimici spingeranno i miei colleghi sempre più ad indebitarsi". Aumentando la vulnerabilità, degradare ulteriormente il suolo e l'eco-sistema e assorbire quelle risorse economiche così limitate nei sistemi economici dei Paesi in via di sviluppo. IFOAM chiede un cambiamento di paradigma nelle politiche della sicurezza alimentare mondiale in base alle esigenze delle comunità rurali e l'agricoltura biologica pone l'esigenza della popolazione locale al centro del sistema agricolo. L'agricoltura biologica, spiega IFOAM, aumenta la resa dei raccolti attraverso le pratiche che favoriscono l'ottimizzazione dei processi biologici e delle risorse locali più di costosi metodi chimici tossici. Data la sua economicità e sussistenza da fonti autoctone e rinnovabili, l'agricoltura biologica è facilmente adottabile da 400 milioni di piccoli coltivatori e aziende agricole relativamente poveri. E' questa la soluzione per mettere in sicurezza il problema alimentare anche perché queste piccole realtà rurali possono trasformarsi a favore di una maggiore produttività, aumentando la fertilità dei terreni, ottimizzando l'uso delle risorse idriche e offrendo uno strumento efficace alla lotta al cambiamento climatico. (dal Bollettino Bio di Greenplanet - novembre 2009) Risotto al radicchio con fagioli e nocciole Buon appetito a tutti i lettori con questa ricetta tratta da: Tempi di preparazione: 20' -- Tempi di cottura: 30' -- Difficoltà: minima -- Vegetariano, Senza uova, latticini e glutine -- Per 4 persone: 350 gr. di riso superfino per risotti, 1 cespo medio di radicchio rosso di Chioggia, 120 gr. di fagioli cannellini già cotti, 30 gr. di nocciole tostate, 1 cipolla bianca, 1,2 litro di brodo vegetale, 1 bicchiere di vino rosso, 12 foglie di salvia, alcune foglie tenere di sedano, olio, sale. 1. Sminuzzate le foglie di salvia, mettetele in un pentolino insieme a 4-5 cucchiai d’olio e rosolatele a fuoco molto basso per qualche minuto. Lasciatele quindi raffreddare. Tritate finemente le nocciole; ricavate un cucchiaio di foglie di sedano tritate. Portate a bollore il brodo e mantenetelo molto caldo; 2. Sfogliate e lavate il radicchio, sgrondatelo dall'acqua in eccesso e affettatelo sottilmente. Tritate bene la cipolla. Mescolate i fagioli cannellini con alcune foglie di salvia cotte e frullateli finemente, allungando col brodo vegetale che serve per ottenere una salsa abbastanza fluida. Filtratela con un setaccio e aggiustate di sale; 3. Dorate la cipolla a calore medio per 8 minuti nell'olio della salvia privato dell’erba aromatica. Aggiungete il riso lasciandolo tostare per 3 minuti, bagnate col vino rosso e fatelo sfumare bene. Versate qualche mestolata di brodo bollente, proseguite per qualche minuto unendo poco brodo alla volta, e aggiungete a metà cottura il radicchio affettato; 4. Mantecate il riso al dente con la crema di fagioli, mescolando per un paio di minuti. Distribuite nei piatti, cospargete il risotto con il trito di nocciole e servite subito.