Diocesi, le regole sul restauro di chiese e beni ecclesiastici E’ stato pubblicato un documento di oltre 60 pagine a cui dovranno attenersi i progettisti e le imprese RICOSTRUZIONE»IL VESCOVO IN CAMPO Inaugurata una nuova palestra a Paganica Paganica ha un nuoco impianto sportivo. È stata, infatti, inaugurata ieri mattina la nuova palestra di Paganica, frutto della solidarietà della città di Bergamo. L’opera è stata realizzata grazie ai contributi di Comune, Provincia, Caritas e Camera di Commercio di Bergamo. La palestra è stata costruita dalla ditta «Biffi» di Villa d’Adda, sempre in provincia di Bergamo. All’inaugurazione hanno partecipato, tra gli altri, il vescovo di Bergamo, monsignor Beschi, l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari e il vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole. di Giustino Parisse wL'AQUILA Non è un vero e proprio Codice ma poco ci manca. La diocesi, e in particolare l'ufficio per i beni culturali ecclesiastici ha messo a punto i «lineamenti procedurali, norme redazionali e contenuti della documentazione di progetto» per quanto riguarda tutti gli interventi di restauro dei beni di proprietà ecclesiastica compresi naturalmente (anzi soprattutto) quelli danneggiati dal terremoto. Per valutare l'importanza che avrà questa sorta di Codice basti pensare che una altissima percentuale degli immobili del centro storico del capoluogo appartengono alla Chiesa aquilana e non si tratta solo degli edifici di culto ma anche di molti palazzi storici. Come è noto una ordinanza della presidenza del Consiglio dei Ministri, una delle tante in oltre tre anni di commissariamento, ha stabilito che il soggetto attuatore, per quanto riguarda gli interventi sui beni ecclesiastici sarà la Diocesi. Soggetto attuatore, in soldoni, significa che la Diocesi seguirà la progettazione e affiderà gli appalti dei lavori che poi saranno finanziati con i soldi pubblici. Si tratta di opere per alcuni miliardi di euro che saranno in carico direttamente alla Curia aquilana. E' per questo che l'Ufficio oggi diretto da don Alessandro Benzi ha deciso di pubblicare un opuscolo di circa 60 pagine che è una sorta di guida per i progettisti che si occuperanno dei restauri. In pratica passo passo la Diocesi spiega ai tecnici quello che devono o non devono fare: dal progetto preliminare, a quello definitivo a quello esecutivo. Un capitolo (il quarto) viene dedicato all'approvazione del progetto che, è scritto «è demandato all'Istituto ordinario della commissione diocesana per l'arte sacra e i Beni culturali» che la attua in «ragione dei lineamenti statutari». Tale commissione farà una istruttoria che prevede la verifica della dotazione documentale e della «proprietà» dei contenuti e che si concluderà con una valutazione che verrà comunicata direttamente al tecnico. Nella fase progettuale bisognerà prevedere anche l'adeguamento liturgico negli edifici «a destinazione cultuale» per cui il tecnico incaricato «sarà inderogabilmente un architetto o un ingegnere di comprovata esperienza professionale ed adeguata conoscenza dei principi basilari della riforma liturgica». A tal proposito viene ritenuto importante che «i professionisti abbiano frequentato corsi di formazione e aggiornamento sulla materia in ambito accademico o ecclesiastico». Inoltre si suggeriscono «momenti di condivisione con gli uffici della Curia». «L'approvazione del progetto» è scritto del documento che porta la firma dell'arcivescovo Giuseppe Molinari «stante la vigente normativa canonica, è demandata all'istituto della commissione diocesana per l'arte sacra» che poi «provvederà a trasmetterlo agli istituti tutori di competenza territoriale, enti locali di pertinenza geografica ed amministrativa e ogni altro soggetto preposto allo scopo. Parimenti dicasi nei casi in cui sia previsto l'istituto della Conferenza dei servizi. E' esclusa altra forma di trasmissione estranea ai lineamenti interni dell'area episcopale». Dunque il controllo della Diocesi sarà rigido e nulla sfuggirà all'ufficio della Curia. L'arcivescovo Giuseppe Molinari nella prefazione scrive: «Continua la stagione di approfondimento disciplinare, di rinnovata collaborazione interistituzionale, di confronto con il mondo accademico e professionale affinché ogni intervento non resti fine a se stesso ma, nel riconoscersi parte di un sistema complesso, conferisca quel contributo necessario a un’attenta e rigorosa azione che saprà condurci, nei tempi che a noi non è dato prevedere, ma che auspichiamo essere brevi, all'autentica ricucitura degli ambiti urbani di cui le chiese costituiscono, secondo le linee di consolidata appartenenza, i momenti più significativi del territorio dentro e fuori le mura dell'Aquila fin dai tempi della sua fondazione. L'arcidiocesi ha predisposto tale specifico documento per impostare correttamente, sia sotto il profilo culturale che tecnico e applicativo, le problematiche del restauro, del miglioramento delle caratteristiche costruttive e statiche come risposta al sisma e della conservazione attiva degli edifici anche in ragione del loro utilizzo» Alla fine del documento è stata riprodotta la lettera agli artisti di Giovanni Paolo II.