12 GIOVEDÌ 25 LUGLIO 2013 Ravenna-Cervia in festa per sant’Apollinare Acireale, celebrazioni per la patrona Presentato l’ultimo libro del vescovo Raspanti «Il riposo nella fatica» Pellegrinaggio a Santiago con Bassetti ACIREALE. «Il riposo nella fatica» è il titolo PERUGIA. A otto secoli dal pellegrinaggio di san Francesco d’Assisi a Santiago de Compostela, l’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, con il patrocinio della Conferenza episcopale umbra, del Comune di Assisi e della Confraternita di San Jacopo di Compostela, organizza dal 23 al 28 agosto un grande pellegrinaggio presieduto dall’arcivescovo Gualtiero Bassetti e guidato da monsignor Paolo Giulietti, vicario generale ed esperto del cammino di Santiago. dell’ultimo libro di spiritualità scritto da Antonino Raspanti, vescovo della diocesi siciliana di Acireale. Il libro, edito dalla casa editrice Il Pozzo di Giacobbe, è stato presentato nella Cattedrale di Acireale ieri, nell’ambito delle celebrazioni in onore di santa Venera vergine e martire, patrona della città e della diocesi. Il volume, il cui titolo è tratto dalla sequenza di Pentecoste, raccoglie brevi riflessioni sul dialogo con Dio. «Sono meditazioni – spiega Raspanti – scaturite dalla frequentazione di “amici” che, pur lontani nei secoli, riescono a leggere e decifrare il vissuto attuale, a portare a parola quel che non è ancora chiaro, conferendogli così forma». I testi sono arricchiti da citazioni di maestri della fede. Il libretto, 160 pagine, si propone come un accompagnamento tra le fatiche quotidiane affinché il lettore si apra all’incontro con Cristo e in Lui trovi riposo. (M.Leo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’arcivescovo Ghizzoni Dall’arcivescovo Ghizzoni l’invito a seguire l’esempio del patrono, che fu «testimone sino al sangue della fede» © RIPRODUZIONE RISERVATA RAVENNA. «Quale messaggio noi cristiani di Ravenna-Cervia possiamo raccogliere da Sant’Apollinare testimone, fino al sangue, della sua fede in Gesù Cristo, per rinnovare la missione della nostra Chiesa, oggi?» È la domanda che si è posto l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, celebrando in Cattedrale e nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe martedì scorso la festa di sant’Apollinare, patrono della diocesi e della regione. «I tempi nei quali vivevano i primi evangelizzatori – ha osservato il presule – non erano migliori dei nostri: il paganesimo era diffuso ovunque e aveva tante forme di attaccamento a idoli ambigui; i costumi morali erano spesso opposti a quello che propone Gesù, per esempio, nel discorso della Montagna; e le leggi civili non aiutavano né le comunità, né le loro opere di carità cristiana, quando non erano apertamente persecutorie. Eppure gli Apostoli e i loro primi collaboratori, sono riusciti con la forza dello Spirito Santo a evangelizzare e a far nascere nuove comunità cristiane in tante città dell’Oriente e dell’Europa». Per il presule si tratta quindi di imitare «Apollinare martire e testimone di fede, missionario ed evangelizzatore». Come? Con una testimonianza «forte, radicale, evangelicamente luminosa, in ogni stato di vita e vocazione; non solo da consacrati, ma anche da laici». «Mi sembra chiaro – ha concluso l’arcivescovo – che c’è bisogno oggi di cristiani più coraggiosi, più preoccupati della salvezza dei propri fratelli, più ansiosi di far conoscere Gesù Cristo a tutti». Per l’occasione la città ha organizzato varie manifestazioni culturali e artistiche, fra cui un «Percorso alla scoperta del patrono» all’interno delle collezioni del Museo arcivescovile, e visite guidate al «Mar» (Museo d’arte città di Ravenna), alla scoperta delle relazioni fra il patrono e le opere d’arte lungo i secoli nel capoluogo romagnolo. Secondo la tradizione, sant’Apollinare arrivò a Ravenna nel II secolo da Antiochia, inviato da Pietro per evangelizzare la regione da Rimini a Piacenza. Quinto Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Edimburgo, Cushley è il nuovo arcivescovo Ieri papa Francesco ha nominato il successore di O’Brien Attualmente era in servizio nella Segreteria di Stato vaticana DA ROMA GIANNI CARDINALE apa Francesco ha nominato ieri monsignor Leo W. Cushley, 52 anni, nuovo arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo in Scozia. Ordinato sacerdote nel 1985 per la natìa diocesi di Motherwell, monsignor Cushley ha studiato a Roma conseguendo la licenza in liturgia a Sant’Anselmo e il dottorato in diritto canonico alla Gregoriana. Dopo aver svolto la missione sacerdotale in alcune parrocchie scozzesi è tornato a Roma per collaborare presso la sezione inglese della Segreteria di Stato e quindi è entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica. Nel 1997 quindi è entrato nella diplomazia vaticana prestando servizio nelle nunziature in Egitto, Burundi, Portogallo, presso la sede Onu di New York, in Sud Africa. Negli ultimi anni prestava servizio nella prima sezione della Segreteria di Stato. Monsignor Cushley succede nell’importante sede episcopale scozzese al cardina- P La Cattedrale cattolica di Edimburgo Cinquantadue anni, nato nella diocesi di Motherwell, guiderà la Chiesa che è anche la sede primaziale Il predecessore aveva lasciato dopo le accuse di condotte sessuali «improprie» le Keith Michael Patrick O’Brien, che aveva dovuto lasciare l’incarico in seguito ad accuse di comportamenti sessuali impropri nei confronti di alcuni chierici della sua diocesi. Lo scorso 25 febbraio la Sala Stampa vaticana aveva annunciato che Benedetto XVI aveva accettato la rinuncia di O’Brien al governo pastorale dell’arcidiocesi che guidava dal 1985 in base al comma 1 del canone 401 del Codice di diritto canonico, cioè per raggiunti limiti di età (anche se O’Brien avrebbe raggiunto i 75 anni il successivo 17 marzo). Sempre il 25 febbraio il cardinale aveva da parte sua annunciato che non avrebbe partecipato all’imminente Conclave affinché l’attenzione dei media non venisse puntata sulla sua persona. Il 3 marzo successivo poi in un nuovo comunicato lo stesso O’Brien ammetteva le proprie responsabilità: «Ci sono stati momenti – confessava – in cui la mia condotta sessuale è caduta al di sotto degli standard a me richiesti, in quanto prete, arcivescovo e cardinale». Lo scorso 15 maggio un comunicato della Sala Stampa vaticana informava che «per le stesse ragioni per cui decise di non prendere parte all’ultimo Conclave», il cardinale O’Brien «d’intesa con il Santo Padre, nei prossimi giorni lascerà la Scozia per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza. Ogni decisione circa la destinazione futura del cardinale sarà da concordare con la Santa Sede». © RIPRODUZIONE RISERVATA Qui pulsa il «cuore» cattolico del Regno Unito i numeri Circa 700mila fedeli, organizzati in due arcidiocesi e sei diocesi DI FABRIZIO MASTROFINI a Chiesa cattolica in Scozia ha circa 690mila fedeli, due arcidiocesi (Edimburgo e Glasgow) e sei diocesi. Quella di Edimburgo era vacante dal 18 febbraio scorso, dopo il ritiro del cardinale Keith Michael Patrick O’Brien. L La Chiesa scozzese, in generale, è molto attiva nel settore educativo-scolastico, socioassistenziale e caritativo. In proposito Patricia Carroll, direttore dell’ufficio diocesano per il coordinamento pastorale dell’arcidiocesi di Edimburgo, sottolinea l’importanza della nomina del nuovo arcivescovo perché «in questo Anno della fede abbiamo sentito l’assenza di una leadership pastorale. Speriamo ora che il servizio pastorale dei laici e dei sacerdoti venga sostenuto, nutrito, incoraggiato e rinforzato dal nostro nuovo arcivescovo. Il nostro lavoro nel dipartimento pastorale è infatti portato avanti interamente dai laici». La Chiesa in Scozia, nota la Carroll, ha oggi bisogno del soffio dello Spirito perché è diventata una Chiesa stanca. «Contiamo che il nuovo arcivesco- vo apra una vera collaborazione tra clero e laici, per lavorare fianco a fianco per il bene del Regno e percorrere una nuova vita» seguendo lo stile espresso da papa Francesco. In Scozia infatti «i laici hanno bisogno di essere in prima linea nella missione della Chiesa. Tutti i programmi di formazione che portiamo avanti aiutano certamente, tuttavia c’è molto di più da fare soprattutto instaurando un vero e fattivo dialogo tra clero e laici. Durante l’Anno della fede abbiamo continuato il lavoro di potenziamento dei ministeri laicali, offrendo occasioni sistematiche di formazione per una varietà di ruoli e compiti da svolgere nelle parrocchie. Ci auguriamo che il nuovo arcivescovo continuerà a sostenere tale opera e possa impe- gnare i sacerdoti ad utilizzare di più i doni portati dai laici». Dello stesso parere è suor Christine Anderson, coordinatrice di «Faith and Praxis», un’opera di aiuto alla formazione dei formatori. La Chiesa in Scozia, riassume, ha davanti a sé sfide impegnative. «Deve essere sempre di più una Chiesa popolo di Dio, dando spazio ai laici. Penso in particolare al Craighead Institute di Glasgow, che da 25 anni opera per la formazione dei laici ed è sottostimato dai vescovi e dai sacerdoti». La formazione dei laici, insiste la suora, è «alla base di una presenza missionaria e responsabile nella società. Allo stesso tempo la Chiesa deve contrastare con coraggio la violenza e gli abusi, tanto nella società quanto al suo stesso interno». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’arcivescovo eletto Cushley Per pregare bene serve fame di vita il vangelo di Ermes Ronchi XVII domenica Tempo ordinario - Anno C mo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdonia- ignore insegnaci a pregare!». Non tanto: insegnaci delle preghiere, delle formule o dei riti, ma: insegnaci il cuore della preghiera, mostraci come si arrivi davanti a Dio. Nel linguaggio corrente la parola «pregare» indica l’insistere, il convincere qualcuno, il portarlo a cambiare atteggiamento. Per Gesù no, pregare è riattaccarsi di nuovo a Dio, come si attacca la «S bocca alla fontana. È riattaccarsi alla vita. «Pregare è aprirsi, con la gioia silenziosa e piena di pace della zolla che si offre all’acqua che la vivifica e la rende feconda» (Giovanni Vannucci). Per Gesù, pregare equivale a creare legami, evocando nomi e volti, primo fra tutti quello del Padre: «quando pregate, dite: Padre». Tutte le preghiere di Gesù riportate dai Vangeli (oltre cento) iniziano con lo stesso termine «Padre», la parola migliore con cui stare davanti a Dio, con cuore fanciullo e adulto insieme, quella che contiene più vita di qualsiasi altra. Padre, fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bontà, di ogni bellezza, un Dio che non si impone ma che sa di abbracci; un Dio affettuoso, vicino, caldo, cui chiedere, da fratelli, le poche cose indispensabili per ripartire ad ogni alba a caccia di vita. E la prima cosa da chiedere: che il tuo nome sia santificato. Il nome contiene, nel linguaggio biblico, tutta la persona: è come chiedere Dio a Dio, chiedere che Dio ci doni Dio. Perché «Dio non può dare nulla di meno di se stesso» (Meister Eckhart), «ma, dandoci se stesso, ci dà tutto!» (Caterina da Siena). Venga il tuo regno, nasca la terra nuova come tu la sogni, la nuova architettura del mondo e dei rapporti uma- ni che il Vangelo ha seminato. Dacci il pane nostro quotidiano. Dona a noi tutti ciò che ci fa vivere, il pane e l’amore, entrambi indispensabili per la vita piena, necessari giorno per giorno. E perdona i nostri peccati, togli tutto ciò che invecchia il cuore e lo rinchiude; dona la forza per salpare di nuovo ad ogni alba verso terre intatte. Libera il futuro. E noi, che adesso conosciamo come il perdono potenzia la vita, lo doneremo ai nostri fratelli, e a noi stessi, per tornare leggeri a costruire di nuovo, insieme, la pace. Non abbandonarci alla tentazione. Non ti chiediamo di essere esentati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male, nel giorno del buio. E dalla sfiducia e dalla paura tiraci fuori; e da ogni ferita o caduta rialzaci tu, Samaritano buono delle nostre vite. Insegnaci a pregare, adesso. Il Padre Nostro non va solo recitato, va imparato ogni giorno di nuovo, sulle ginocchia della vita: nelle carezze della gioia, nel graffio delle spine, nella fame dei fratelli. Bisogna avere molta fame di vita per pregare bene. (Letture: Genèsi 18, 21-21. 2332; Salmo 137; Colossèsi 2, 12-14; Luca 11, 1-13) © RIPRODUZIONE RISERVATA