ANNO V NUMERO 209 - PAG 3 EDITORIALI Con chi stanno i poteri forti? Quattrini, giornali, influenza: il gioco dei potenti per la premiership G ianni Agnelli se la cava sempre con battute un po’ ciniche, quando si tratta di capire che parte intenda svolgere il suo impero nella lotta politica. E si capisce. La Fiat, per quanto leggermente ammaccata, è un’istituzione antica, con il sangue dello Stato e della politica nelle vene, e con uno spirito governativo sempre ribadito. Chi vince godrà dei suoi favori: questa è la regola aurea dello scambio politico nell’interesse della Fiat, che secondo la dinastia Agnelli è anche quello dell’Italia. Però le cose non sono più da tempo così semplici. C’è chi si spencola e sente, fiuta il clima di battaglia. Chi mette insieme l’Opa e la merchant bank istituzionale, le banche americane e l’aiutino della cordata politica: e salda cordate fatali. Roberto Colaninno, uno che alla Fiat ha sfilato niente di meno che le telecomunicazioni, con una epica battaglia di mercato in cui il governo di centro sinistra giocò a suo favore parecchie carte (tra le braccia delle coop e di Mediobanca), ha detto di recente, con un velo di superbia: “Sì, sono amico di D’Alema. E allora?”. Gli sconfinamenti di campo tra coloro che hanno i denari e coloro che hanno la rappresentanza elettiva in politica si moltiplicano. Sopra tutto: si ostentano. I giornali, di proprietà dei gruppi maggiori dell’industria e della finanza, sono sotto osservazione. Determinano grandi carriere piacione, basti pensare al rapporto tra il Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone e la lunga signoria di Francesco Rutelli in Campidoglio. Legittimano grandi ritorni altrimenti molto a rischio, basti leggere la simpatia per la competenza tecnica di Giuliano Amato espressa (con aperto sostegno) dai giornali dell’orbita Fiat ed ex Fiat. Inoltre, è tutt’altro che risolto dalle ipocrisie della rivoluzione giustizialista il problema del rapporto tra i soldi e la politica. E anche l’ex premier D’Alema cerca di mettere insieme un blocco economico capace di sostenere le sue future battaglie con quel vigore che non è più rintracciabile, se mai lo è stato, nelle sbandierate collette di partito. Soldi, giornali, influenza: come giocheranno nella battaglia per Palazzo Chigi è questione essenziale. Una democrazia, non si dica trasparente, ma almeno non troppo opaca, deve per lo meno abituarsi a porre queste domande. Agnelli, Romiti, Colaninno, Tronchetti Provera, le grandi banche, le assicurazioni, i colossi dell’energia: è inutile fingere di pensarli assenti o indifferenti. In una battaglia polarizzata dalla legge del maggioritario, faranno inevitabilmente una scelta. Quale? In America lo si sa prima del voto. E in Italia? La Bce alzerà i tassi e l’Italia ne soffrirà Più della Germania, che esporta con maggior contenuto tecnologico I dati dei prezzi alla produzione in Germania, in luglio, sono allarmanti: aumento del 3,3 per cento su base annua, dello 0,7 su giugno. Anche escludendo il rialzo del barile, i dati mostrano una crescita notevole: la media annua di aumento è del 2,2 per cento, quella di luglio rispetto a giugno dello 0,6. Per la Banca centrale europea il tasso di inflazione sopportabile è del 2 per cento, in realtà la media europea è già al 2,4. E, soprattutto, conta l’accelerazione del trend. Dunque si prevede un aumento dei tassi nella riunione della Bce di giovedì 31: e ciò viene scontato già dagli operatori in quanto nelle aste di questa settimana il tasso variabile di rifinanziamento per i prestiti a breve della Bce è salito al 4,7 per cento rispetto al tasso base del 4,25. Ciò indica che si pensa verosimile un rialzo di questo tasso di 0,25 per cento punti al 4,5. Dal novembre scorso, il rialzo sarebbe così di 2 punti. Bisogna ora adattarsi a questa prospettiva. L’aumento di prezzo della Germania si deve in parte non trascurabile al rincaro di materie di base importate, dovuto al basso livello dell’euro. E questo dipende dal fatto che la bilancia dei pagamenti di Euroland nel primo semestre del 2000 è in deficit di 12 miliardi di euro, contro un surplus di 15 nel primo del 1999. La causa prossima è il maggior esborso per il petrolio, ma in realtà il deficit è causato dall’esodo di capitali, in quanto la bilancia commerciale di Euroland, petrolio incluso, è in avanzo. L’adattamento al ritocco del costo del denaro per la maggior parte dell’industria tedesca non sarà penoso, perché essa dipende per il 70 per cento dalle esportazioni e queste hanno un contenuto tecnologico che può reggere al rafforzamento dell’euro verso la parità con il dollaro, conseguente alla restrizione monetaria. Saranno più colpite le imprese che operano per la domanda interna, se il rincaro del denaro contrarrà i consumi. Le conseguenze per noi sono meno buone. Vendiamo beni di consumo nell’area euro con una grossa dipendenza dal mercato tedesco, la nostra domanda domestica è ancora incerta. E il nostro export, meno competitivo di quello tedesco, sconta rialzi di costi di produzione maggiori, non avendo beneficiato delle riduzioni di tariffe come in Germania. Bilancio in rosso per gli anni Novanta La rivoluzione giudiziaria non ha inaugurato l’età dell’oro L o studio della Banca d’Italia sull’andamento delle regioni italiane nel 1999, confrontate con la serie storica del decennio, mette in luce un dimezzamento del tasso di sviluppo al Nord, un crollo al Sud. Contemporaneamente l’Istat conferma la tendenza inarrestabile al calo dell’occupazione nelle maggiori imprese industriali, non compensato dall’aumento in quelle minori e del terziario, visto che oggi gli occupati sono ancora mezzo milione in meno che dieci anni fa. Dunque si stava meglio quando si stava peggio? I demonizzati anni Ottanta di craxiana memoria hanno prodotto un forte incremento del deficit ma anche una performance nello sviluppo che è stata stroncata nei virtuosi anni Novanta. Da allora il debito pubblico non è affatto diminuito, anzi è quasi raddoppiato, ma ha richiesto un servizio meno oneroso finché sono calati i tassi, che ora però ricominciano a salire. Quel che più colpisce fra gli esiti della politica di austerità e inseverimento fiscale prati- cata dalla sinistra, è che essa non ha affatto ridotto le diseguaglianze sociali o territoriali. La forbice fra Nord e Sud si è allargata e continuerà ad allargarsi, visto che gli oneri per unità di prodotto nella trasformazione industriale nel sud, che nel ’99 erano sotto la media nazionale, ora la superano di cinque punti. Anche le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate, e cominciano a includere anche settori consistenti del lavoro dipendente. Il dato apparentemente più positivo (anche se non proprio sul piano dell’equità sociale), quello dell’incremento dei profitti, è dovuto prevalentemente a operazioni finanziarie, a plusvalenze sulle cessioni (spesso effetto della forma assunta dalle privatizzazioni teleguidate), che a vero reddito d’impresa. Se con un’altra politica si sarebbero ottenuti risultati miglori, naturalmente, non si può dimostrare. Ma il ritornello secondo cui la decapitazione giudiziaria di una classe dirigente sperperatrice avrebbe aperto l’età dell’oro è definitivamente smentito dai fatti. IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 26 AGOSTO 2000 La nuova frontiera del Movimento islamico è l’Asia centrale Biškek. La Cia aveva dato l’allarme in primavera, svelando un piano islamico per invadere il Kirghizistan, piccola Repubblica dell’Asia centrale. L’obiettivo di un migliaio di combattenti musulmani, provenienti dal vicino Tagikistan, era la creazione di uno Stato coranico nella valle di Fergana, a cavallo fra la Repubblica Kirghiza e l’Uzbekistan. Ma i ribelli ora hanno mire più pericolose e avanzano a meno di cento chilometri da Taskent, capitale uzbeka. Anche il vicino Kazakistan ha messo in allerta l’esercito e rafforzato la frontiera meridionale. Venti giorni fa, un gruppo di guerriglieri si è scontrato con le forze di sicurezza kirghize e ha ucciso 25 soldati. Altri 150 ribelli islamici stavano arrivando di rincalzo, ma ben 800 sono tuttora accampati in Tagikistan. Gran parte dei miliziani appartiene al Movimento islamico che contrasta il padre padrone dell’Uzbekistan: Islam Karimov. Il leader dell’organizzazione clandestina, Tahir Yoldasev, era stato segnalato dai Servizi segreti russi a Kandahar, antica capitale dell’Afghanistan dove governa il leader dei talebani, moullah Omar. Il Movimento islamico vuole “liberare” l’Uzbekistan e riportare in auge i fasti dei califfati di Buchara e Samarcanda. All’inizio di agosto le avanguardie musulmane, che si sono poi riversate in Kirghizistan, erano penetrate anche in Uzbekistan. In un primo momento, sembrava che le forze armate della Repubblica, nota come la “Prussia dell’Asia centrale”, fossero riuscite a respingere gli invasori. Ma il presidente uzbeko, Islam Karimov, mercoledì scorso ha ammesso “che la liquidazione dei banditi non sarà un’operazione breve”. Il Kirghizistan è ancora più indifeso: fino al ’93 il governo si era rifiutato di creare un esercito, in nome della neutralità. Oggi le forze armate contano solo 17.200 uomini, in gran parte ereditati dalla guardie di frontiera e da una divisione dei tempi dell’Urss. Gli ufficiali sono inesperti e la rivalità fra le tribù del Nord e quelle del Sud provoca il rifiuto di alcune truppe di entrare in azione in certe zone del paese. Il presidente kirghizo, Askar Akayev, è corso ai ripari, firmando patti anti terrorismo con Russia, Cina e altre Repubbliche dell’Asia centrale. Sul lato occidentale invece, ha ottenuto il sostegno della Nato, grazie all’adesione al programma “partnership for peace”. I ribelli sono partiti dalle basi di Garm e Tagikabad, nella Repubblica tagika, dove un piano di pace cerca di allontanare i fantasmi della guerra civile (un conflitto fra gli islamici e i nazionalisti ex comunisti che provocò nei primi anni Novanta 50 mila morti). Il tentativo di conquistare la valle di Fergana iniziò nell’autunno dello scorso anno. Centinaia di uomini guidati da Juma Namangani, veterano della guerra in Afghanistan e Tagikistan, riuscirono a resistere per tre mesi alle offensive kirghize. Solo l’intervento dell’aviazione uzbeka costrinse poi i ribelli a rientrare in Tagikistan. Nella vallata, estesa come l’Irlanda, vive un’etnia musulmana dedita a riti sciamanici, dove l’integralismo potrebbe attecchire. E durante la prima invasione il presidente kirghizo aveva detto: “L’obiettivo finale dei ribelli è la creazione di uno Stato estremista islamico nell’Asia centrale. Non ho dubbi che l’operazione sia finanziata da Osama Bin Laden (miliardario saudita consi- derato dagli Stati Uniti il principale ispiratore del terrorismo islamico nel mondo, ndr)”. Il ritorno dei ribelli e l’espansione del conflitto all’Uzbekistan conferma questa ipotesi. Secondo Bolot Dzhanuzakov, segretario del consiglio di sicurezza kirghizo, i “banditi” sono ben armati e arruolano molti volontari provenienti dal Pakistan, dalla Cecenia, da paesi arabi e dal Kashmir. Dopo due settimane di combattimenti, i kirghizi cantano vittoria, ma nel frattempo sono stati rapiti e rilasciati sei alpinisti tedeschi e quattro americani. Inoltre fra gli estremisti ci sarebbero anche i wahabiti, membri di una ricca setta islamica saudita con molte armi a disposizione. Il presidente russo Vladimir Putin, ha incontrato la scorsa settimana sul Mar Nero, il capo dello Stato kazako, Nursultan Nazarbayev, e quello tagiko, Imomali Rakhmonov, per “rafforzare la sicurezza in Asia centrale”. Potrebbe essere il preludio a un intervento degli Stati confinanti, con l’appoggio di Mosca, per liberare il Kirghizistan e l’Uzbekistan dalla presenza degli sgraditi ospiti. Embrioni, il problema di individuare organi di controllo IN GRAN BRETAGNA C’È UN’ANAGRAFE DA DIECI ANNI, IN ITALIA NON ESISTONO REGISTRI E TUTTO È FUORI VIGILANZA Con la quarta puntata si conclude la pubblicazione del documento sulla clonazione che il governo di Tony Blair ha commissionato a un Gruppo di Esperti in biotecnologie. Sulla base di questo lavoro, alla fine dell’anno il Parlamento britannico dovrà decidere sull’uso degli embrioni. In corsivo i nostri commenti. DOCUMENTI – 4 Conclusioni 27. Pur nel rispetto di coloro che si oppongono a tale ricerca, il Gruppo di Esperti ha concluso che le nuove regole di ricerca proposte per lo sviluppo di terapie per tessuti e organi ammalati non sollevano questioni etiche fondamentalmente diverse dalla ricerca già consentita e normata dallo Human Fertilization and Embryology Act (1990), almeno finché si tratta di embrioni non più necessari per la cura dell’infertilità. I benefici potenziali di questa ricerca giustificano l’uso di embrioni come fonte di cellule staminali in questo stadio precoce del loro sviluppo. 28. La delicatezza delle questioni connesse alla ricerca che implica la creazione di embrioni per trasferimento di nuclei cellulari (“clonazione”, ndr), ha comportato che perfino alcuni di coloro che hanno una posizione morale intermedia (sul valore da attribuire all’embrione, ndr) potrebbero non accettare che controbilanciare i benefici della ricerca con lo stadio precoce di sviluppo dell’embrione sia una base adeguata per decidere se permettere o meno questa forma di ricerca. Sta di fatto che gli scienziati hanno suggerito che tale tipo di ricerca è auspicabile. Considerato che la necessità di usare embrioni creati per trasferimento nucleare è stata chiaramente dimostrata, adottando il principio del caso per caso, assicurandosi che esista un esplicito consenso del donatore e agendo sotto il controllo della Human Fertilization and Embryology Authority, il Gruppo di Esperti si dichiara favorevole ad appoggiare questo tipo di ricerca. Il Gruppo di Esperti ha concluso che il beneficio potenziale della scoperta dei meccanismi di riprogrammazione delle cellule adulte, e quindi della possibilità di fornire tessuti compatibili per le terapie, giustifica questo tipo di ricerca di transizione, compresa la creazione di embrioni per mezzo del trasferimento di nuclei cellulari. La “clonazione” a scopo terapeutico è indicata come ricerca di transizione. Gli studi compiuti su cellule staminali presenti nell’adulto (la “terza via” proposta in questi giorni in Italia) da decenni non hanno prodotto risultati neppure comparabili con quanto potenzialmente ci si attende dallo studio di cellule embrionali e dalle tecniche di trasferimento nucleare. Le conoscenze che verranno acquisite consentiranno di tornare agli studi su cellule staminali adulte con ben altre prospettive. Di qui la definizione di ricerca “di transizione”. 29. Il Gruppo di Esperti ha riconosciuto che lo Human Fertilization and Embryology Act del 1990 non consente di distinguere tra diverse regolamentazioni per l’impiego nella ricerca di embrioni creati in modi diffefuggito al fanatismo nero finì nelle maS glie di quello rosso. In pratica nel gulag staliniano. E’ questa allo scheletro la tragica biografia di Dante Corneli raccontata dal diretto interessato nel volume “Il redivivo tiburtino” ora riproposto dal giornalista e studioso Antonio Carioti. Classe 1900, militante di base, implicato in una scaramuccia con morto nella natia Tivoli all’inizio degli anni Venti, il bolscevico Corneli si vede costretto a lasciare l’Italia per non subire il “castigo” delle squadracce. Decide allora di fuggire verso quella che appare ai suoi occhi (erano in moltissimi in quegli anni a pensarla allo stesso modo) la terra promessa della libertà e del progresso, l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Giunto in una Mosca ancora semidiroccata dall’onda d’urto dell’Ottobre rosso, Corneli supera con lo spirito dell’entusiasta le notevoli difficoltà legate all’inserimento in quella che diverrà la sua seconda patria. Osserva famiglie di antica nobiltà costrette a barattare le vestigia avite con beni di sussistenza e si conferma nella convinzione che ogni differenza sociale sia in procinto di essere abbattuta. Presto però si accorge anche dei tratti più prosaici della nuova realtà politica. E gli entusiasmi coltivati a Tivoli cominciano a declinare. Siamo oramai in piena Nuova politica economica (Nep). Terminata la fase del comunismo di guerra per ridare fiato a un paese fiaccato Lenin è costretto rein- renti, sebbene le modalità di regolamentare ogni qualsiasi ricerca proposta in Gran Bretagna siano adattabili in maniera sufficientemente fine da poter affrontare problemi etici particolari. In realtà il Regno Unito gode di una posizione internazionale di leadership nella risoluzione di questo genere di difficili quesiti attraverso la mediazione della Human Fertilization and Embryology duali una volta applicati i controlli che riguardino l’estrazione di cellule staminali dagli embrioni, sarebbe auspicabile che la ricerca venisse monitorata e i progressi valutati da un ente preposto per stabilire se la ricerca produce i benefici previsti e per mettere in luce ogni problema imprevisto che potrebbe sorgere. 32. La potenzialità della tecnica di trasfe- La clonazione a scopo terapeutico indicata nel documento del governo inglese come ricerca di transizione. Le ampie prospettive della seconda fase. Le argomentazioni ideologiche opinabili e le ragioni scientifiche fondate. Il ferreo divieto dell’obiettivo della riproduzione Authority, un’istituzione che risponde al Parlamento e che ha la responsabilità diretta di esaminare e, se è opportuno, di autorizzare i progetti di ricerca caso per caso. 30. Il Gruppo di Esperti ha valutato che questo schema consolidato per il controllo della ricerca su embrioni nel Regno Unito garantisce le tutele necessarie contro l’uso improprio degli embrioni. In particolare, la Human Fertilization and Embryology Authority, nel valutare la richiesta di autorizzazione per una ricerca che comprenda l’utilizzo o la creazione di embrioni per trasferimento nucleare, dovrà ottenere la dimostrazione che l’impiego di tali embrioni sia necessario (es.: che gli obiettivi del progetto non possano essere raggiunti in altri modi, compreso l’uso di embrioni sovrannumerari generati per le terapie dell’infertilità). Inoltre, è richiesto uno specifico consenso da parte delle persone il cui ovulo o sperma sia stato usato per la creazione di embrioni donati per la ricerca, che comprenda anche l’estrazione di cellule staminali dai loro embrioni. 31. Il Gruppo di Esperti ha sottolineato che non esistono oggi procedure in grado di monitorare ricerche successive che riguardino colture di cellule staminali estratte dagli embrioni, né creati nel Regno Unito, né all’estero. Il Gruppo di Esperti ha concluso che, mentre non sono necessari controlli supplementari su progetti di ricerca indivi- LIBRI Dante Corneli IL REDIVIVO TIBURTINO UN OPERAIO ITALIANO NEI LAGER DI STALIN 296 pp. Liberal libri, Lire 26.000 trodurre alcuni elementi di libero mercato. E con la Nep anche qualche nobildonna sembra poter risalire la china e tornare a sfoggiare i segni esteriori del blasone. Un’illusione: durerà lo spazio di un mattino. Non così la vecchia abitudine di ungere le ruote. Al contrario gode di piena salute: le strutture (peraltro rapidissimamente burocratizzatesi) che avrebbero dovuto prevenire la corruzione vengono, infatti, prontamente accantonate. Ma al peggio, si sa, non c’è limite. Convinto che gli esperimenti degli anni precedenti siano solo forme surrettizie di capitalismo, Stalin adotta presto drastici rimedi. Prima nei confronti del sistema, poi dei suoi ingranaggi umani. Corneli scopre di essere spiato persino nell’intimità del talamo. Quando l’Nkvd (i Servizi segreti antesignani del Kgb) gli notifica l’arresto, fra i suoi compagni nessuno si stupisce. rimento nucleare per curare o prevenire patologie legate ai mitocondri (attraverso il trasferimento del nucleo dell’ovocita) ha portato il Gruppo di Esperti a concludere che la ricerca di base dovrebbe essere autorizzata per investigare questo tipo di possibilità. Sebbene le terapie che deriverebbero dalla ricerca potrebbero essere tecnicamente considerate come una modificazione del genoma umano trasmissibile alle successive generazioni, questa modifica sembra essere di modesta entità. Prima di considerare un’applicazione terapeutica, è necessario effettuare una ricerca approfondita per indagare la fattibilità e l’efficacia della tecnica, nonché la significatività di ogni possibile effetto sulla linea germinale. Questo tipo di ricerca di base è consentito da convenzioni internazionali. Il trasferimento del nucleo di un ovocita portatore di mitocondri geneticamente alterati nel citoplasma di un altro ovocita enucleato (di una donatrice i cui mitocondri sono sani) non costituisce una forma di clonazione. L’ovocita così ricostruito verrebbe infatti fecondato normalmente e genererebbe un embrione geneticamente irripetibile. Non sarebbe cioè un clone. La questione aperta è però che la piccola porzione di DNA mitocondriale proveniente dalla donatrice, produrrebbe una modificazione genetica dei gameti e quindi sarebbe trasmissibile alle generazioni successive. L’intervento genetico sui gameti è sottoposto a moratoria in molti paesi sulla base di argomentazioni ideologiche opinabili (una presunta e quasi sacrale intangibilità del DNA), e di ragioni scientifiche fondate (ancora non sappiamo “tecnicamente” cosa potrebbe realmente accadere). Il documento sottolinea tuttavia che, nella Convenzione sulla Biomedicina del Consiglio d’Europa, la ricerca che mira a introdurre modificazioni genetiche nei gameti è permessa a condizione che questi non vengano poi usati a scopi riproduttivi e che venga concessa una specifica autorizzazione. Raccomandazioni 33. Il Gruppo di Esperti esprime le seguenti raccomandazioni: 1. La ricerca che impiega embrioni (creati tramite fecondazione in vitro o per trasferimento nucleare) per migliorare la comprensione delle malattie e delle relative terapie cellulari, dovrebbe essere permessa sotto il controllo dello Human Fertilization and Embryology Act. La ricerca sugli embrioni (e la loro creazione) era già permessa dall’Atto del 1990, ma solo per Per cinque anni dovrà lavorare nell’estremo Nord dell’Urss (a temperature polari) e quando il 20 giugno 1941 la libertà sembra a portata di mano (mancano quarantotto ore alla fine della pena) l’annuncio della guerra con gli ex alleati nazisti, lo costringe a un supplemento di pena. Rilasciato al termine del conflitto, Corneli si rivolge a Palmiro Togliatti perché lo aiuti a reinserirsi in quel mondo che era stato costretto ad abbandonare. Ma dal Migliore non arrivano riscontri di sorta. E la sua via crucis continua. Così, mentre la moglie si accinge a dargli un secondo figlio (lo perderà), viene rispedito in Siberia. Dove, per quanto al soggiorno obbligato, può godere di una certa libertà di movimento. Scontata la pena e acquisita la cittadinanza sovietica, riuscirà finalmente a ricontattare i suoi familiari in Italia. Tornato a Tivoli, rifiutata la tessera del Pci, scrive la propria storia di militante rosso sopravvissuto ai campi dell’ex patria del proletariato internazionale. Datato 1970 è il rientro a casa. Il seguito italiano della sua storia è una penosa trama di imbarazzi e mezze verità. A Tivoli, Corneli, diventa oggetto di dispute e di “strumentalizzazioni”. Ma soprattutto resta un isolato. Le memorie usciranno da noi nel 1977. Ma già 1979, saranno tradotte in Francia. Per il resto dei suoi giorni continuò a scrivere opuscoli, senza trovare però un editore vero che glieli stampasse. cinque scopi specifici attinenti a problematiche biomediche di tipo riproduttivo. La novità è che si estende l’autorizzazione per l’uso di embrioni “anche” ad altri settori di ricerca al fine di mettere a punto terapie innovative ed efficaci per malattie gravi o incurabili. Stupisce dunque che la levata di scudi contro la Gran Bretagna per l’impiego e la creazione di embrioni a scopo di ricerca, giunga con dieci anni di ritardo. Il consenso dei donatori 2. Nell’autorizzare qualunque ricerca che impieghi embrioni creati per trasferimento nucleare, occorre che la Human Fertilisation and Embryology Authority si accerti che non esistano altri mezzi per raggiungere gli obiettivi posti dalla ricerca. 3. Le persone i cui ovuli o sperma vengono usati per creare gli embrioni impiegati nella ricerca devono rilasciare un consenso specifico che indichi se gli embrioni ottenuti possono essere usati in una ricerca che abbia lo scopo di ricavare cellule staminali. 4. La ricerca volta a migliorare la comprensione o a sviluppare trattamenti per patologie legate ai mitocondri attraverso la tecnica di trasferimento nucleare in ovuli umani, poi fecondati con sperma umano, dovrebbe essere consentita sotto il controllo dello Human Fertilization and Embryology Act. 5. I progressi della ricerca che comprende l’uso di cellule staminali derivate da fonti embrionali dovrebbero essere monitorati da un Organo competente al fine di stabilire se tale ricerca sta ottenendo i benefici previsti e per individuare qualunque problema che potesse insorgere. La consapevolezza dell’importanza del tema suggerisce di individuare nuovi organi di controllo. Questo a fronte di un sistema di garanzie che è già tra i migliori del mondo. Ad esempio, nel Regno Unito si conosce il numero esatto di embrioni prodotti negli ultimi dieci anni, come e a che scopo sono stati utilizzati, quanti sono ancora crioconservati e a chi appartengono. In Italia, l’attenzione per l’embrione umano non ha prodotto altrettanto zelo organizzativo. Non esistono registri obbligatori e la situazione è del tutto fuori controllo. 6. Non dovrebbe essere consentito mescolare cellule umane adulte (somatiche) con ovuli di qualunque specie animale. 7. Il trasferimento di un embrione creato per trasferimento di un nucleo cellulare nell’utero di una donna (clonazione riproduttiva) dovrebbe rimanere una violazione penale. Già proibita per legge dal 1990 (in Italia esistono solo decreti ministeriali), la clonazione riproduttiva viene nuovamente ed esplicitamente vietata in ogni singolo paragrafo del documento in cui l’argomento è attinente. 8. Bisognerebbe riesaminare la necessità da parte della legge di permettere l’uso di cellule embrionali ottenute da queste ricerche per le terapie. 9. I Research Councils dovrebbero essere incoraggiati a varare programmi di ricerca su cellule staminali e a considerare la possibilità di creare banche di cellule staminali a scopo di ricerca. L’appello a sviluppare questo tipo di ricerca di base è rivolto sia ai centri pubblici sia privati. (4. fine) 50 ANNI FA 26 AGOSTO 1950 Si uccide Cesare Pavese: lo scrittore piemontese, 42 anni, ingerisce una dose abnorme di sonnifero nella stanza di un albergo di Torino. Traduttore di scrittori inglesi e americani, poeta, collaboratore della casa editrice Einaudi, insegnante sporadico nei licei, Pavese era stato condannato durante il fascismo a un anno di confino in Calabria. Alla fine della guerra si era iscritto al Pci. Si era rivelato nel 1941 con Paesi tuoi, romanzo neorealista in cui ricorrono due temi: la solitudine e la campagna. Con le opere del dopoguerra, il tema della campagna si arricchisce della problematica sociale frutto della maturazione politica di Pavese. In realtà, scrive un critico per spiegarne il suicidio, lo scrittore, che aveva appena ricevuto il Premio Strega, pativa di desolazione ed era scontento di sé e del mondo. A Venezia giornata trionfale per Roberto Rossellini. Vengono proiettati due suoi film. Il più impegnato è Francesco, giullare di Dio, un mosaico di 11 episodi presi dai Fioretti. Sceneggiato da Federico Fellini e Brunello Rondi, il film risulta intenso e poetico. Ma anche Stromboli, con Ingrid Bergman, ha i suoi valori grazie oltretutto ad alcune straordinarie sequenze documentaristiche. I critici però, lì per lì, non apprezzano abbastanza e Rossellini trionfa più per il suo carisma che per le due opere.