ANNO V NUMERO 209 - PAG 3
EDITORIALI
Con chi stanno i poteri forti?
Quattrini, giornali, influenza: il gioco dei potenti per la premiership
G
ianni Agnelli se la cava sempre con
battute un po’ ciniche, quando si
tratta di capire che parte intenda svolgere il suo impero nella lotta politica. E
si capisce. La Fiat, per quanto leggermente ammaccata, è un’istituzione antica, con il sangue dello Stato e della
politica nelle vene, e con uno spirito governativo sempre ribadito. Chi vince godrà dei suoi favori: questa è la regola
aurea dello scambio politico nell’interesse della Fiat, che secondo la dinastia Agnelli è anche quello dell’Italia.
Però le cose non sono più da tempo così semplici. C’è chi si spencola e sente,
fiuta il clima di battaglia. Chi mette insieme l’Opa e la merchant bank istituzionale, le banche americane e l’aiutino della cordata politica: e salda cordate fatali. Roberto Colaninno, uno che
alla Fiat ha sfilato niente di meno che
le telecomunicazioni, con una epica
battaglia di mercato in cui il governo di
centro sinistra giocò a suo favore parecchie carte (tra le braccia delle coop
e di Mediobanca), ha detto di recente,
con un velo di superbia: “Sì, sono amico di D’Alema. E allora?”.
Gli sconfinamenti di campo tra coloro che hanno i denari e coloro che hanno la rappresentanza elettiva in politica si moltiplicano. Sopra tutto: si ostentano. I giornali, di proprietà dei gruppi
maggiori dell’industria e della finanza,
sono sotto osservazione. Determinano
grandi carriere piacione, basti pensare
al rapporto tra il Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone e la lunga signoria di Francesco Rutelli in Campidoglio. Legittimano grandi ritorni altrimenti molto a rischio, basti leggere la
simpatia per la competenza tecnica di
Giuliano Amato espressa (con aperto
sostegno) dai giornali dell’orbita Fiat
ed ex Fiat. Inoltre, è tutt’altro che risolto dalle ipocrisie della rivoluzione
giustizialista il problema del rapporto
tra i soldi e la politica. E anche l’ex premier D’Alema cerca di mettere insieme
un blocco economico capace di sostenere le sue future battaglie con quel vigore che non è più rintracciabile, se
mai lo è stato, nelle sbandierate collette di partito. Soldi, giornali, influenza:
come giocheranno nella battaglia per
Palazzo Chigi è questione essenziale.
Una democrazia, non si dica trasparente, ma almeno non troppo opaca, deve
per lo meno abituarsi a porre queste
domande. Agnelli, Romiti, Colaninno,
Tronchetti Provera, le grandi banche,
le assicurazioni, i colossi dell’energia: è
inutile fingere di pensarli assenti o indifferenti. In una battaglia polarizzata
dalla legge del maggioritario, faranno
inevitabilmente una scelta. Quale? In
America lo si sa prima del voto. E in
Italia?
La Bce alzerà i tassi e l’Italia ne soffrirà
Più della Germania, che esporta con maggior contenuto tecnologico
I
dati dei prezzi alla produzione in
Germania, in luglio, sono allarmanti:
aumento del 3,3 per cento su base annua, dello 0,7 su giugno. Anche escludendo il rialzo del barile, i dati mostrano una crescita notevole: la media annua di aumento è del 2,2 per cento, quella di luglio rispetto a giugno dello 0,6.
Per la Banca centrale europea il tasso di
inflazione sopportabile è del 2 per cento, in realtà la media europea è già al
2,4. E, soprattutto, conta l’accelerazione
del trend. Dunque si prevede un aumento dei tassi nella riunione della Bce
di giovedì 31: e ciò viene scontato già dagli operatori in quanto nelle aste di questa settimana il tasso variabile di rifinanziamento per i prestiti a breve della
Bce è salito al 4,7 per cento rispetto al
tasso base del 4,25. Ciò indica che si pensa verosimile un rialzo di questo tasso di
0,25 per cento punti al 4,5. Dal novembre
scorso, il rialzo sarebbe così di 2 punti.
Bisogna ora adattarsi a questa prospettiva. L’aumento di prezzo della Germania si deve in parte non trascurabile
al rincaro di materie di base importate,
dovuto al basso livello dell’euro. E questo dipende dal fatto che la bilancia dei
pagamenti di Euroland nel primo semestre del 2000 è in deficit di 12 miliardi di euro, contro un surplus di 15 nel
primo del 1999. La causa prossima è il
maggior esborso per il petrolio, ma in
realtà il deficit è causato dall’esodo di
capitali, in quanto la bilancia commerciale di Euroland, petrolio incluso, è in
avanzo. L’adattamento al ritocco del costo del denaro per la maggior parte dell’industria tedesca non sarà penoso,
perché essa dipende per il 70 per cento
dalle esportazioni e queste hanno un
contenuto tecnologico che può reggere
al rafforzamento dell’euro verso la parità con il dollaro, conseguente alla restrizione monetaria. Saranno più colpite le imprese che operano per la domanda interna, se il rincaro del denaro
contrarrà i consumi. Le conseguenze
per noi sono meno buone. Vendiamo beni di consumo nell’area euro con una
grossa dipendenza dal mercato tedesco,
la nostra domanda domestica è ancora
incerta. E il nostro export, meno competitivo di quello tedesco, sconta rialzi
di costi di produzione maggiori, non
avendo beneficiato delle riduzioni di tariffe come in Germania.
Bilancio in rosso per gli anni Novanta
La rivoluzione giudiziaria non ha inaugurato l’età dell’oro
L
o studio della Banca d’Italia sull’andamento delle regioni italiane nel
1999, confrontate con la serie storica del
decennio, mette in luce un dimezzamento del tasso di sviluppo al Nord, un
crollo al Sud. Contemporaneamente l’Istat conferma la tendenza inarrestabile
al calo dell’occupazione nelle maggiori
imprese industriali, non compensato
dall’aumento in quelle minori e del terziario, visto che oggi gli occupati sono
ancora mezzo milione in meno che dieci anni fa.
Dunque si stava meglio quando si stava peggio? I demonizzati anni Ottanta di
craxiana memoria hanno prodotto un
forte incremento del deficit ma anche
una performance nello sviluppo che è
stata stroncata nei virtuosi anni Novanta. Da allora il debito pubblico non è affatto diminuito, anzi è quasi raddoppiato, ma ha richiesto un servizio meno
oneroso finché sono calati i tassi, che
ora però ricominciano a salire. Quel che
più colpisce fra gli esiti della politica di
austerità e inseverimento fiscale prati-
cata dalla sinistra, è che essa non ha affatto ridotto le diseguaglianze sociali o
territoriali. La forbice fra Nord e Sud si
è allargata e continuerà ad allargarsi, visto che gli oneri per unità di prodotto
nella trasformazione industriale nel
sud, che nel ’99 erano sotto la media nazionale, ora la superano di cinque punti. Anche le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate, e cominciano a
includere anche settori consistenti del
lavoro dipendente. Il dato apparentemente più positivo (anche se non proprio sul piano dell’equità sociale), quello dell’incremento dei profitti, è dovuto
prevalentemente a operazioni finanziarie, a plusvalenze sulle cessioni (spesso
effetto della forma assunta dalle privatizzazioni teleguidate), che a vero reddito d’impresa. Se con un’altra politica si
sarebbero ottenuti risultati miglori, naturalmente, non si può dimostrare. Ma il
ritornello secondo cui la decapitazione
giudiziaria di una classe dirigente sperperatrice avrebbe aperto l’età dell’oro è
definitivamente smentito dai fatti.
IL FOGLIO QUOTIDIANO
SABATO 26 AGOSTO 2000
La nuova frontiera del Movimento islamico è l’Asia centrale
Biškek. La Cia aveva dato l’allarme in primavera, svelando un piano islamico per invadere il Kirghizistan, piccola Repubblica
dell’Asia centrale. L’obiettivo di un migliaio
di combattenti musulmani, provenienti dal
vicino Tagikistan, era la creazione di uno Stato coranico nella valle di Fergana, a cavallo
fra la Repubblica Kirghiza e l’Uzbekistan. Ma
i ribelli ora hanno mire più pericolose e
avanzano a meno di cento chilometri da Taskent, capitale uzbeka. Anche il vicino Kazakistan ha messo in allerta l’esercito e
rafforzato la frontiera meridionale.
Venti giorni fa, un gruppo di guerriglieri si
è scontrato con le forze di sicurezza kirghize
e ha ucciso 25 soldati. Altri 150 ribelli islamici stavano arrivando di rincalzo, ma ben 800
sono tuttora accampati in Tagikistan. Gran
parte dei miliziani appartiene al Movimento
islamico che contrasta il padre padrone dell’Uzbekistan: Islam Karimov. Il leader dell’organizzazione clandestina, Tahir Yoldasev,
era stato segnalato dai Servizi segreti russi a
Kandahar, antica capitale dell’Afghanistan
dove governa il leader dei talebani, moullah
Omar. Il Movimento islamico vuole “liberare”
l’Uzbekistan e riportare in auge i fasti dei califfati di Buchara e Samarcanda. All’inizio di
agosto le avanguardie musulmane, che si sono poi riversate in Kirghizistan, erano penetrate anche in Uzbekistan. In un primo momento, sembrava che le forze armate della
Repubblica, nota come la “Prussia dell’Asia
centrale”, fossero riuscite a respingere gli invasori. Ma il presidente uzbeko, Islam Karimov, mercoledì scorso ha ammesso “che la liquidazione dei banditi non sarà un’operazione breve”. Il Kirghizistan è ancora più indifeso: fino al ’93 il governo si era rifiutato di
creare un esercito, in nome della neutralità.
Oggi le forze armate contano solo 17.200 uomini, in gran parte ereditati dalla guardie di
frontiera e da una divisione dei tempi dell’Urss. Gli ufficiali sono inesperti e la rivalità
fra le tribù del Nord e quelle del Sud provoca il rifiuto di alcune truppe di entrare in
azione in certe zone del paese. Il presidente
kirghizo, Askar Akayev, è corso ai ripari, firmando patti anti terrorismo con Russia, Cina
e altre Repubbliche dell’Asia centrale. Sul
lato occidentale invece, ha ottenuto il sostegno della Nato, grazie all’adesione al programma “partnership for peace”.
I ribelli sono partiti dalle basi di Garm e
Tagikabad, nella Repubblica tagika, dove un
piano di pace cerca di allontanare i fantasmi
della guerra civile (un conflitto fra gli islamici e i nazionalisti ex comunisti che provocò
nei primi anni Novanta 50 mila morti). Il tentativo di conquistare la valle di Fergana iniziò nell’autunno dello scorso anno. Centinaia
di uomini guidati da Juma Namangani, veterano della guerra in Afghanistan e Tagikistan, riuscirono a resistere per tre mesi alle
offensive kirghize. Solo l’intervento dell’aviazione uzbeka costrinse poi i ribelli a rientrare in Tagikistan. Nella vallata, estesa come
l’Irlanda, vive un’etnia musulmana dedita a
riti sciamanici, dove l’integralismo potrebbe
attecchire. E durante la prima invasione il
presidente kirghizo aveva detto: “L’obiettivo
finale dei ribelli è la creazione di uno Stato
estremista islamico nell’Asia centrale. Non
ho dubbi che l’operazione sia finanziata da
Osama Bin Laden (miliardario saudita consi-
derato dagli Stati Uniti il principale ispiratore del terrorismo islamico nel mondo, ndr)”.
Il ritorno dei ribelli e l’espansione del conflitto all’Uzbekistan conferma questa ipotesi.
Secondo Bolot Dzhanuzakov, segretario del
consiglio di sicurezza kirghizo, i “banditi” sono ben armati e arruolano molti volontari
provenienti dal Pakistan, dalla Cecenia, da
paesi arabi e dal Kashmir.
Dopo due settimane di combattimenti, i
kirghizi cantano vittoria, ma nel frattempo sono stati rapiti e rilasciati sei alpinisti tedeschi e quattro americani. Inoltre fra gli estremisti ci sarebbero anche i wahabiti, membri
di una ricca setta islamica saudita con molte
armi a disposizione. Il presidente russo Vladimir Putin, ha incontrato la scorsa settimana sul Mar Nero, il capo dello Stato kazako,
Nursultan Nazarbayev, e quello tagiko, Imomali Rakhmonov, per “rafforzare la sicurezza in Asia centrale”. Potrebbe essere il preludio a un intervento degli Stati confinanti,
con l’appoggio di Mosca, per liberare il Kirghizistan e l’Uzbekistan dalla presenza degli
sgraditi ospiti.
Embrioni, il problema di individuare organi di controllo
IN GRAN BRETAGNA C’È UN’ANAGRAFE DA DIECI ANNI, IN ITALIA NON ESISTONO REGISTRI E TUTTO È FUORI VIGILANZA
Con la quarta puntata si conclude la
pubblicazione del documento sulla clonazione che il governo di Tony Blair ha
commissionato a un Gruppo di Esperti in
biotecnologie. Sulla base di questo lavoro,
alla fine dell’anno il Parlamento britannico dovrà decidere sull’uso degli embrioni. In corsivo i nostri commenti.
DOCUMENTI – 4
Conclusioni
27. Pur nel rispetto di coloro che si oppongono a tale ricerca, il Gruppo di Esperti
ha concluso che le nuove regole di ricerca
proposte per lo sviluppo di terapie per tessuti e organi ammalati non sollevano questioni etiche fondamentalmente diverse dalla ricerca già consentita e normata dallo Human Fertilization and Embryology Act
(1990), almeno finché si tratta di embrioni
non più necessari per la cura dell’infertilità.
I benefici potenziali di questa ricerca giustificano l’uso di embrioni come fonte di cellule staminali in questo stadio precoce del
loro sviluppo.
28. La delicatezza delle questioni connesse alla ricerca che implica la creazione di
embrioni per trasferimento di nuclei cellulari (“clonazione”, ndr), ha comportato che
perfino alcuni di coloro che hanno una posizione morale intermedia (sul valore da attribuire all’embrione, ndr) potrebbero non
accettare che controbilanciare i benefici
della ricerca con lo stadio precoce di sviluppo dell’embrione sia una base adeguata
per decidere se permettere o meno questa
forma di ricerca. Sta di fatto che gli scienziati hanno suggerito che tale tipo di ricerca
è auspicabile. Considerato che la necessità
di usare embrioni creati per trasferimento
nucleare è stata chiaramente dimostrata,
adottando il principio del caso per caso, assicurandosi che esista un esplicito consenso
del donatore e agendo sotto il controllo della Human Fertilization and Embryology
Authority, il Gruppo di Esperti si dichiara favorevole ad appoggiare questo tipo di ricerca. Il Gruppo di Esperti ha concluso che il
beneficio potenziale della scoperta dei meccanismi di riprogrammazione delle cellule
adulte, e quindi della possibilità di fornire
tessuti compatibili per le terapie, giustifica
questo tipo di ricerca di transizione, compresa la creazione di embrioni per mezzo
del trasferimento di nuclei cellulari.
La “clonazione” a scopo terapeutico è indicata come ricerca di transizione. Gli studi compiuti su cellule staminali presenti nell’adulto (la
“terza via” proposta in questi giorni in Italia) da
decenni non hanno prodotto risultati neppure
comparabili con quanto potenzialmente ci si attende dallo studio di cellule embrionali e dalle
tecniche di trasferimento nucleare. Le conoscenze che verranno acquisite consentiranno di
tornare agli studi su cellule staminali adulte
con ben altre prospettive. Di qui la definizione di
ricerca “di transizione”.
29. Il Gruppo di Esperti ha riconosciuto
che lo Human Fertilization and Embryology
Act del 1990 non consente di distinguere tra
diverse regolamentazioni per l’impiego nella ricerca di embrioni creati in modi diffefuggito al fanatismo nero finì nelle maS
glie di quello rosso. In pratica nel gulag staliniano. E’ questa allo scheletro la
tragica biografia di Dante Corneli raccontata dal diretto interessato nel volume “Il
redivivo tiburtino” ora riproposto dal
giornalista e studioso Antonio Carioti.
Classe 1900, militante di base, implicato
in una scaramuccia con morto nella natia
Tivoli all’inizio degli anni Venti, il bolscevico Corneli si vede costretto a lasciare l’Italia per non subire il “castigo” delle
squadracce. Decide allora di fuggire verso quella che appare ai suoi occhi (erano
in moltissimi in quegli anni a pensarla allo stesso modo) la terra promessa della libertà e del progresso, l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche.
Giunto in una Mosca ancora semidiroccata dall’onda d’urto dell’Ottobre rosso,
Corneli supera con lo spirito dell’entusiasta le notevoli difficoltà legate all’inserimento in quella che diverrà la sua seconda patria. Osserva famiglie di antica nobiltà costrette a barattare le vestigia avite
con beni di sussistenza e si conferma nella convinzione che ogni differenza sociale
sia in procinto di essere abbattuta. Presto
però si accorge anche dei tratti più prosaici della nuova realtà politica. E gli entusiasmi coltivati a Tivoli cominciano a declinare. Siamo oramai in piena Nuova politica economica (Nep). Terminata la fase
del comunismo di guerra per ridare fiato
a un paese fiaccato Lenin è costretto rein-
renti, sebbene le modalità di regolamentare
ogni qualsiasi ricerca proposta in Gran Bretagna siano adattabili in maniera sufficientemente fine da poter affrontare problemi
etici particolari. In realtà il Regno Unito gode di una posizione internazionale di leadership nella risoluzione di questo genere
di difficili quesiti attraverso la mediazione
della Human Fertilization and Embryology
duali una volta applicati i controlli che riguardino l’estrazione di cellule staminali
dagli embrioni, sarebbe auspicabile che la
ricerca venisse monitorata e i progressi valutati da un ente preposto per stabilire se la
ricerca produce i benefici previsti e per
mettere in luce ogni problema imprevisto
che potrebbe sorgere.
32. La potenzialità della tecnica di trasfe-
La clonazione a scopo terapeutico indicata nel documento del governo
inglese come ricerca di transizione. Le ampie prospettive della seconda
fase. Le argomentazioni ideologiche opinabili e le ragioni scientifiche
fondate. Il ferreo divieto dell’obiettivo della riproduzione
Authority, un’istituzione che risponde al
Parlamento e che ha la responsabilità diretta di esaminare e, se è opportuno, di autorizzare i progetti di ricerca caso per caso.
30. Il Gruppo di Esperti ha valutato che
questo schema consolidato per il controllo
della ricerca su embrioni nel Regno Unito
garantisce le tutele necessarie contro l’uso
improprio degli embrioni. In particolare, la
Human Fertilization and Embryology
Authority, nel valutare la richiesta di autorizzazione per una ricerca che comprenda
l’utilizzo o la creazione di embrioni per trasferimento nucleare, dovrà ottenere la dimostrazione che l’impiego di tali embrioni
sia necessario (es.: che gli obiettivi del progetto non possano essere raggiunti in altri
modi, compreso l’uso di embrioni sovrannumerari generati per le terapie dell’infertilità). Inoltre, è richiesto uno specifico consenso da parte delle persone il cui ovulo o
sperma sia stato usato per la creazione di
embrioni donati per la ricerca, che comprenda anche l’estrazione di cellule staminali dai loro embrioni.
31. Il Gruppo di Esperti ha sottolineato
che non esistono oggi procedure in grado di
monitorare ricerche successive che riguardino colture di cellule staminali estratte dagli embrioni, né creati nel Regno Unito, né
all’estero. Il Gruppo di Esperti ha concluso
che, mentre non sono necessari controlli
supplementari su progetti di ricerca indivi-
LIBRI
Dante Corneli
IL REDIVIVO TIBURTINO
UN OPERAIO ITALIANO
NEI LAGER DI STALIN
296 pp. Liberal libri, Lire 26.000
trodurre alcuni elementi di libero mercato. E con la Nep anche qualche nobildonna sembra poter risalire la china e tornare a sfoggiare i segni esteriori del blasone.
Un’illusione: durerà lo spazio di un mattino. Non così la vecchia abitudine di ungere le ruote. Al contrario gode di piena salute: le strutture (peraltro rapidissimamente burocratizzatesi) che avrebbero dovuto prevenire la corruzione vengono, infatti, prontamente accantonate.
Ma al peggio, si sa, non c’è limite. Convinto che gli esperimenti degli anni precedenti siano solo forme surrettizie di capitalismo, Stalin adotta presto drastici rimedi. Prima nei confronti del sistema, poi
dei suoi ingranaggi umani. Corneli scopre
di essere spiato persino nell’intimità del
talamo. Quando l’Nkvd (i Servizi segreti
antesignani del Kgb) gli notifica l’arresto,
fra i suoi compagni nessuno si stupisce.
rimento nucleare per curare o prevenire patologie legate ai mitocondri (attraverso il trasferimento del nucleo dell’ovocita) ha portato il Gruppo di Esperti a concludere che la ricerca di base dovrebbe essere autorizzata
per investigare questo tipo di possibilità. Sebbene le terapie che deriverebbero dalla ricerca potrebbero essere tecnicamente considerate come una modificazione del genoma
umano trasmissibile alle successive generazioni, questa modifica sembra essere di modesta entità. Prima di considerare un’applicazione terapeutica, è necessario effettuare
una ricerca approfondita per indagare la fattibilità e l’efficacia della tecnica, nonché la
significatività di ogni possibile effetto sulla linea germinale. Questo tipo di ricerca di base
è consentito da convenzioni internazionali.
Il trasferimento del nucleo di un ovocita portatore di mitocondri geneticamente alterati nel
citoplasma di un altro ovocita enucleato (di
una donatrice i cui mitocondri sono sani) non
costituisce una forma di clonazione. L’ovocita
così ricostruito verrebbe infatti fecondato normalmente e genererebbe un embrione geneticamente irripetibile. Non sarebbe cioè un clone. La
questione aperta è però che la piccola porzione
di DNA mitocondriale proveniente dalla donatrice, produrrebbe una modificazione genetica
dei gameti e quindi sarebbe trasmissibile alle generazioni successive. L’intervento genetico sui
gameti è sottoposto a moratoria in molti paesi
sulla base di argomentazioni ideologiche opinabili (una presunta e quasi sacrale intangibilità
del DNA), e di ragioni scientifiche fondate (ancora non sappiamo “tecnicamente” cosa potrebbe realmente accadere). Il documento sottolinea tuttavia che, nella Convenzione sulla Biomedicina del Consiglio d’Europa, la ricerca che
mira a introdurre modificazioni genetiche nei
gameti è permessa a condizione che questi non
vengano poi usati a scopi riproduttivi e che venga concessa una specifica autorizzazione.
Raccomandazioni
33. Il Gruppo di Esperti esprime le seguenti raccomandazioni:
1. La ricerca che impiega embrioni (creati tramite fecondazione in vitro o per trasferimento nucleare) per migliorare la comprensione delle malattie e delle relative terapie cellulari, dovrebbe essere permessa
sotto il controllo dello Human Fertilization
and Embryology Act.
La ricerca sugli embrioni (e la loro creazione)
era già permessa dall’Atto del 1990, ma solo per
Per cinque anni dovrà lavorare nell’estremo Nord dell’Urss (a temperature polari) e quando il 20 giugno 1941 la libertà
sembra a portata di mano (mancano quarantotto ore alla fine della pena) l’annuncio della guerra con gli ex alleati nazisti,
lo costringe a un supplemento di pena. Rilasciato al termine del conflitto, Corneli si
rivolge a Palmiro Togliatti perché lo aiuti
a reinserirsi in quel mondo che era stato
costretto ad abbandonare. Ma dal Migliore non arrivano riscontri di sorta.
E la sua via crucis continua.
Così, mentre la moglie si accinge a dargli un secondo figlio (lo perderà), viene rispedito in Siberia. Dove, per quanto al
soggiorno obbligato, può godere di una
certa libertà di movimento. Scontata la
pena e acquisita la cittadinanza sovietica,
riuscirà finalmente a ricontattare i suoi
familiari in Italia. Tornato a Tivoli, rifiutata la tessera del Pci, scrive la propria
storia di militante rosso sopravvissuto ai
campi dell’ex patria del proletariato internazionale. Datato 1970 è il rientro a casa. Il seguito italiano della sua storia è
una penosa trama di imbarazzi e mezze
verità. A Tivoli, Corneli, diventa oggetto di
dispute e di “strumentalizzazioni”. Ma soprattutto resta un isolato. Le memorie
usciranno da noi nel 1977. Ma già 1979, saranno tradotte in Francia. Per il resto dei
suoi giorni continuò a scrivere opuscoli,
senza trovare però un editore vero che
glieli stampasse.
cinque scopi specifici attinenti a problematiche
biomediche di tipo riproduttivo. La novità è che
si estende l’autorizzazione per l’uso di embrioni
“anche” ad altri settori di ricerca al fine di mettere a punto terapie innovative ed efficaci per
malattie gravi o incurabili. Stupisce dunque che
la levata di scudi contro la Gran Bretagna per
l’impiego e la creazione di embrioni a scopo di
ricerca, giunga con dieci anni di ritardo.
Il consenso dei donatori
2. Nell’autorizzare qualunque ricerca che
impieghi embrioni creati per trasferimento
nucleare, occorre che la Human Fertilisation and Embryology Authority si accerti
che non esistano altri mezzi per raggiungere
gli obiettivi posti dalla ricerca.
3. Le persone i cui ovuli o sperma vengono usati per creare gli embrioni impiegati
nella ricerca devono rilasciare un consenso
specifico che indichi se gli embrioni ottenuti possono essere usati in una ricerca che abbia lo scopo di ricavare cellule staminali.
4. La ricerca volta a migliorare la comprensione o a sviluppare trattamenti per patologie legate ai mitocondri attraverso la tecnica di trasferimento nucleare in ovuli umani, poi fecondati con sperma umano, dovrebbe essere consentita sotto il controllo dello
Human Fertilization and Embryology Act.
5. I progressi della ricerca che comprende l’uso di cellule staminali derivate da fonti embrionali dovrebbero essere monitorati
da un Organo competente al fine di stabilire
se tale ricerca sta ottenendo i benefici previsti e per individuare qualunque problema
che potesse insorgere.
La consapevolezza dell’importanza del tema
suggerisce di individuare nuovi organi di controllo. Questo a fronte di un sistema di garanzie
che è già tra i migliori del mondo. Ad esempio,
nel Regno Unito si conosce il numero esatto di
embrioni prodotti negli ultimi dieci anni, come
e a che scopo sono stati utilizzati, quanti sono
ancora crioconservati e a chi appartengono. In
Italia, l’attenzione per l’embrione umano non
ha prodotto altrettanto zelo organizzativo. Non
esistono registri obbligatori e la situazione è del
tutto fuori controllo.
6. Non dovrebbe essere consentito mescolare cellule umane adulte (somatiche) con
ovuli di qualunque specie animale.
7. Il trasferimento di un embrione creato
per trasferimento di un nucleo cellulare nell’utero di una donna (clonazione riproduttiva)
dovrebbe rimanere una violazione penale.
Già proibita per legge dal 1990 (in Italia esistono solo decreti ministeriali), la clonazione riproduttiva viene nuovamente ed esplicitamente vietata in ogni singolo paragrafo del documento in cui l’argomento è attinente.
8. Bisognerebbe riesaminare la necessità
da parte della legge di permettere l’uso di
cellule embrionali ottenute da queste ricerche per le terapie.
9. I Research Councils dovrebbero essere
incoraggiati a varare programmi di ricerca
su cellule staminali e a considerare la possibilità di creare banche di cellule staminali a scopo di ricerca.
L’appello a sviluppare questo tipo di ricerca
di base è rivolto sia ai centri pubblici sia privati.
(4. fine)
50 ANNI FA
26 AGOSTO 1950
Si uccide Cesare Pavese: lo scrittore piemontese, 42 anni, ingerisce una dose abnorme di sonnifero nella stanza di un albergo
di Torino. Traduttore di scrittori inglesi e
americani, poeta, collaboratore della casa
editrice Einaudi, insegnante sporadico nei
licei, Pavese era stato condannato durante
il fascismo a un anno di confino in Calabria.
Alla fine della guerra si era iscritto al Pci.
Si era rivelato nel 1941 con Paesi tuoi, romanzo neorealista in cui ricorrono due temi: la solitudine e la campagna. Con le opere del dopoguerra, il tema della campagna
si arricchisce della problematica sociale
frutto della maturazione politica di Pavese.
In realtà, scrive un critico per spiegarne il
suicidio, lo scrittore, che aveva appena ricevuto il Premio Strega, pativa di desolazione ed era scontento di sé e del mondo.
A Venezia giornata trionfale per Roberto
Rossellini. Vengono proiettati due suoi film.
Il più impegnato è Francesco, giullare di
Dio, un mosaico di 11 episodi presi dai Fioretti. Sceneggiato da Federico Fellini e
Brunello Rondi, il film risulta intenso e
poetico. Ma anche Stromboli, con Ingrid
Bergman, ha i suoi valori grazie oltretutto
ad alcune straordinarie sequenze documentaristiche. I critici però, lì per lì, non
apprezzano abbastanza e Rossellini trionfa
più per il suo carisma che per le due opere.
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Embrioni, il problema di individuare organi di controllo La