L’Umbria dello Zafferano Indice Introduzione: L’Umbria dello Zafferano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 STORIA Zafferano, le tante storie di una spezia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Lo Zafferano in Umbria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 SPUNTI DI VIAGGIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Elisir di lunga vita, cosmetico e tintura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 COLTIVAZIONE, USI E QUALITÀ Coltivazione ed essiccazione tra pratiche secolari e condivisione . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Lo zafferano piace al gusto e fa bene alla salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Lo zafferano in cucina, conservazione, modi d’utilizzo e accostamenti . . . . . . . . . . . 30 Così si sceglie lo zafferano di qualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 ASSOCIAZIONI Associazione produttori Zafferano del Ducato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 Associazione produttori Zafferano di Spoleto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Associazione Terre d'Arna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano purissimo dell'Umbria . . . . . . . . . . . . . . 40 Associazione Zafferano di Gubbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Consorzio Il Croco di Pietro Perugino, Zafferano di Città della Pieve - Alberto Viganò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 RICETTARIO Consigli per un corretto uso dello zafferano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 Ricette tra storia e tradizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 Ricette dalle Associazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 Bibliografia e ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 Introduzione L'Umbria dello Zafferano Una sfida delicata e appassionante… in cui il lavoro diventa attenta e costante premura e dove le mani si fanno lievi, quasi impalpabili: queste sono solo alcune delle attenzioni che chi sceglie di dedicarsi alla coltura dello zafferano sa di non poter scordare. Una vocazione, quella della terra umbra per questa nobile spezia, tanto preziosa quanto apprezzata, che è rifiorita, con rinnovato e vivace entusiasmo, in questi ultimi anni, attingendo con saggezza alle esperienze di un passato importante, come fosse un patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione. Un lavoro in cui l'elemento umano è esclusivo: dalla preparazione del terreno, alla scelta dei bulbi fino al momento della sfioratura e del confezionamento del prodotto finale. Le pagine di questo opuscolo, oltre che soddisfare curiosità su origini, peculiarità ed utilizzi, antichi ed attuali, dello zafferano, ci raccontano delle terre che lo ospitano e delle persone che ne hanno cura: una coltura ricca di fascino che più di nessun ‘altra sa esaltare il concetto di una agricoltura di qualità invece che di quantità. Nel mondo dello zafferano, infatti, i numeri hanno veramente un “peso piuma”: in Umbria, dove la coltura è di tipo annuale, lo zafferano viene coltivato in piccoli appezzamenti, in media compresi tra 100 e 300 mq, con una resa di circa 70-80 grammi di spezia per 100 mq. Se si pensa che per ricavare un grammo di prodotto finito occorrono 150 fiori, non deve meravigliare il valore con il quale lo zafferano di qualità viene immesso sul mercato: una quotazione perfettamente in linea con le valute di epoca medioevale quando per acquistare un cavallo occorreva sborsare circa 500 grammi di zafferano. A presidiare tutte le alte caratteristiche qualitative dello zafferano dell'Umbria intervengono poi le sei associazioni di produttori che, con ben oltre 100 soci, oltre a garantire produzioni certificate, propongono, con la loro attività, un'offerta ricreati- 3 4 Introduzione va integrata tra agricoltura e turismo, specialmente agroalimentare, potendosi avvalere anche di tutte le altre prelibate eccellenze che arricchiscono l'abbondante paniere enogastronomico locale. Una sfida, dunque, che sembra attrarre sempre di più il consumatore, conquistato da quei sapori tipici che i tre fili rossi dello zafferano dell'Umbria sanno sapientemente diffondere. Giorgio Mencaroni Presidente Camera di Commercio di Perugia Storia Storia Zafferano, le tante storie di una spezia Violetto, rosso, giallo: i colori dello zafferano o croco (Crocus sativus L.), unica spezia coltivata in Italia, sono perfettamente in linea con i suoi legami antichissimi con l'area mediterranea, dove, come testimoniano resti archeologici, viene coltivata da millenni. Il Mare Nostrum è infatti da tempo immemorabile teatro della coltivazione, del commercio e dell'impiego - in medicina, cosmesi, arte tintoria e cucina - dello zafferano. Spezia dalle incredibili e numerose proprietà, ben conosciuta da almeno 4.000 anni. Le ipotesi sul suo luogo d'origine sono diverse, spaziano dalle regioni montuose dell'Asia minore alla Grecia, fino all'Egitto e al Kashmir. Tante le tracce della coltivazione e dell'impiego dello zafferano che permettono un itinerario di viaggio, anche soltanto immaginario, dalla Mesopotamia all'Egitto, dove già migliaia di anni fa veniva impiegato per curare le malattie degli occhi, fino a Creta: qui nel palazzo di Minos (1700 -1600 a.C.) sono rappresentate coltivazioni di zafferano, come del resto in Grecia, ad Akrotiri, nell'isola di Santorini (1500 a.C.), tanto per citare alcuni luoghi. Nell'antica Roma era conosciuto e utilizzato: Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia scrive che lo zafferano venne importato a Roma dalla Cilicia e ne descrive, con grande profusione di particolari, le molte capacità curative. In realtà nell'antica Roma era spezia impiegata anche in cucina: è Apicio che ne parla nel suo De Re Coquinaria, l'importante ricettario che ci racconta molto della cucina romana. Virgilio mostra nelle Georgiche di conoscerne bene la coltivazione e Marco Terenzio Varrone che nel suo Rerum Rusticarum de Agricoltura scrive: “Nel settimo intervallo, tra il tramontare delle pleiadi e il solstizio d'inverno, bisogna far le seguenti cose: piantar il giglio e lo zafferano…”. In Italia lo zafferano arrivò in epoche diverse e in zone diverse, ma è tra il 1200 e il 1300 che si registra il boom della coltivazione e del commercio. Tra le produzioni legate al nome di un luogo quella dell'altopiano di Navelli, in Abruzzo, dove i bulbi furono portati dalla Spagna nel 1300 da un monaco domenicano al ritorno nel borgo natio, e quelle toscane e umbre. Lo zafferano dell'Umbria, un intrecciarsi di storie e tradizioni diverse che richiede un lungo racconto. 7 Storia Lo Zafferano in Umbria Storia, tecniche colturali e passione: sono questi gli elementi che permettono a buon diritto allo zafferano prodotto in Umbria di stare tra i migliori d'Italia e perciò tra i più pregiati a livello internazionale. Una storia antichissima che ha scritto un nuovo capitolo nel 1988 quando uno studente della facoltà di Agraria dell'Università di Perugia fece una tesi sullo zafferano, in cui si parlava anche di una malattia sconosciuta di questa pianta che era insorta a Navelli, in Abruzzo. Partirono le ricerche, che coinvolsero l'Istituto di Patologia Vegetale nella persona del professor Curgonio Cappelli, e per le quali si resero necessarie numerose prove di laboratorio ma anche di coltivazioni. La malattia, per la cronaca, risultò dovuta a due funghi microscopici, ma, cosa più importante, la vicenda andò oltre la ricerca e permise due scoperte. La prima fu che lo zafferano poteva essere coltivato anche in Umbria. La seconda che, come dalla pentola magica delle fiabe, dalla quale più cose si tirano fuori più ne escono, a centinaia se non a migliaia emersero documenti d'archivio che attestavano quanto antica fosse la coltivazione dello zafferano nel cuore verde d'Italia. Sulle tracce dello zafferano Il documento più antico relativo allo zafferano in Umbria viene ritenuto quello sull'acquisto di un'uncia cafrani , risalente al 2 febbraio 1226: è una nota nei libri contabili del monastero di Santa Maria di Valdiponte (abbazia di Montelabate, vicino a Perugia). La produzione dello zafferano in Umbria è in ogni caso ampiamente attestata a partire dal XIII secolo. Troviamo la preziosa coltivazione citata nello Statuto del Comune di Perugia del 1279, con riferimenti al contado perugino, a Città della Pieve, allora Castel della Pieve, e Montone. E ancora documenti e storie curiose ne attestano la presenza, anche nella quotidianità, nello Spoletino, nella Valnerina, nel Folignate, nell'Eugubino – Gualdese, negli antichi statuti del Comune di Marsciano, nel Trasimeno e nell'Orvietano, ma anche in altre zone. 9 Storia 10 Alcuni accenni curiosi. A Città della Pieve il valore attribuito alla produzione del “croco” accrebbe nei secoli successivi al XIII secolo, come documentano le dettagliate ordinanze emanate dalle autorità locali sulla coltura e la ricolta di saffarano. Quest'ultima era severamente regolata dagli statuti della “gabella di Castel della Pieve” (1537-1539) che imponevano a chiunque raccogliesse zafferano nel territorio l'obbligo di denunciare al Comune la quantità presa, pagando poi entro l'8 novembre la tassa prevista. La grande attenzione rivolta alla produzione di zafferano nel comprensorio di Castel della Pieve era di certo legata all'uso dei pigmenti che si potevano ricavare dalla pianta, utilizzati per la tintura di tessuti di lana, velluto e seta e di filati, di cui a lungo la città fu centro di produzione. Il menzionato Statuto di Perugia già dal 1279 vietava nell'allora Castel della Pieve la piantagione dei bulbi ai forestieri e vietava ai proprietari terrieri, sia perugini che residenti nel contado, di locare terreni ai forestieri per piantare lo zafferano. Anche il notaio che avesse redatto l'atto sarebbe stato punito. Nell'Eugubino gli atti depositati negli archivi pubblici restituiscono piccoli grandi elementi circa il fatto che da sempre, anche in queste zone, lo zafferano è stato considerato una merce preziosa. Il 21 aprile 1379 il Camerlengo del Comune di Gubbio pagò la grossa somma di 36 fiorini d'oro e 27 soldi per l'acquisto di cera, confetti, “zaferamine” e spelta da offrire al cardinale di Perugia in occasione della sua visita a Gubbio. Il 17 ottobre 1443 il Camerlengo acquistò presso Antonio, speziale, candele di sego e di cera, spezie, pepe e “zafarano” e corde per i cavalli del duca Oddantonio, per i famigli di stalla e per i garzoni di corte, come da bollettino del fattore ducale Nicola. Poco più di due mesi dopo, il 20 dicembre, nuovo acquisto, presso l'aromatario Paolozzo, di confetti, cera lavorata, pepe e “zaffarano”: in questo caso la compera era stata fatta per il passaggio presso Costacciaro della magnifica signora Costanza da Varano, che l'anno dopo avrebbe sposato Alessandro Sforza. L'11 febbraio 1605 furono fatti i conti della bottega di Francesco Nicolelli. Tra le numerose merci elencate si trovano anche sei once di zafferano e una libra e mezzo di “zafferano greco”, il cui valore è, però, nettamente inferiore al primo.Tra il 1788 e il 1793 Domencio Cecchetti, speziale dell'ospedale, acquistò numerosi prodotti per la sua bottega tra i quali lo zafferano: gli acquisiti furono fatti presso il negozio Balducci . In Valnerina gli statuti di Cascia parlano “Della pena di chi darrà danno nel croco overo Storia zafferano”, mentre in alcuni documenti del Cinquecento è scritto di scambi di zafferano con gemme preziose ed è certo che i commercianti casciani commerciavano zafferano, oro e gioielli in tutta Italia. A Cascia mercanti ebrei controllavano, almeno nel Quattrocento, il mercato, smerciando zafferano in grandi quantità a Perugia, Spoleto, Civitanova, Camerino e perfino all'Aquila. Ma le testimonianze arrivano da tutto il territorio dello zafferano di Cascia. Lo Statuto di Norcia dispone che “Nessuno della terra di Norcia o suo distretto o forastiero in esso abitante potesse comperare o preparare croco o zafferano a richiesta di alcun forastiero, né ricevere pecunia per tale effetto, restando comminata la pena di libre cento di denari ad ogni contravventore, per ciascuna contravvenzione”, ciò per lasciare ai nursini i profitti di questo importante mercato, e, spigolando per documenti, a fine Cinquecento si trova che la professione di “incettatore” di zafferano, veniva praticata ad Agriano, Avendita e Colle di Avendita. Cipriano Piccolpasso, nella sua relazione del 1565 al governatore pontificio di Perugia, Bussio, scrive sugli abitanti di Cerreto che “esercitano questi huomini di andar per il mondo vendendo il zafferano et pepe et altre speziarie…” e che i mercanti di Cascia, tra l'altro: “et vanno vendendo pepe et zafferano et altre aromatarie con il quale esercitio in poco tempo fanno di buone facultà” . Spoleto. Pierfrancesco Giustolo, letterato spoletino vissuto alla corte dei Borgia, è autore di De Croci cultu, poemetto pubblicato a Roma nel 1510: tra personaggi mitologici e storie, Giustolo, nel suo colto poemetto, ci fornisce notizie sulla coltivazione dello zafferano. L'opera ha una rilevante importanza storica in quanto attesta come lo zafferano venisse già coltivato a quel tempo in Umbria e fornisce utili indicazioni anche sulle terre più adatte per questa coltura, sconsigliando quelle grasse o cariche di creta ed indicando come migliori quelle delle valli sassose e degli erti poggi che si trovano nella zona di Spoleto, nei colli che vanno da Trevi a Spoleto e da Spoleto a Giano dell'Umbria. Il Comune di Spoleto ne faceva omaggio ad importanti personaggi: il vescovo di Worcester, inviato da Pio II per ingraziare Spoleto alla sua politica, ricevette zafferano e tartufi; Papa Giulio II in visita a Spoleto ne ebbe in dono una grande quantità tanto da esclamare ”hoc faecisti munus papale”; il Papa Eugenio IV se ne fece regalare gran copia quando la città fu occupata dalle truppe del Piccinino. Tra le molte testimonianze che attestano l'importanza della coltivazione dello zafferano nel territorio di Spoleto la più significativa è l'introduzione di una gabella nel 1373 “ponderis floreni et zafaraminis” per la pesatura con bilance di precisione dei 11 Storia 12 fiorini e dello zafferano. Di particolare interesse tra gli artigiani e commercianti il mestiere dei “zafaranari”, dichiarato dalla famiglia di mastro Possidonio o Pesedonio dalle Grote, che chiaramente si riferisce alla produzione della spezia particolarmente fiorente nelle campagne spoletine almeno fino al Cinquecento, come confermato dallo studioso Fabrizio Antolini e dallo stesso Giustolo. Interessante inoltre nel Registro delle Gabelle del Comune di Spoleto, per il 1461, la Gabella zaffaraminis. Tasse, truffe e astuzie di altri tempi… A lungo lo zafferano, come ci raccontano numerosi documenti, fu gravato da pesanti tasse doganali per il suo grande valore, tanto che in molti casi questa spezia veniva utilizzata come moneta. Molte le regole che lo proteggevano, legate in alcuni casi a un mondo ormai scomparso: in alcuni statuti erano previste pene per i proprietari di maiali che fossero andati nelle coltivazioni a scavare per cibarsi dei bulbi, di cui pare fossero particolarmente ghiotti. Tanti, ci raccontano le antiche carte, i furti di zafferano da campi e abitazioni e anche le truffe. Tra le preferite dai cerretani quella del “cagnabaldi”, che, attestata a fine Quattrocento, ricorda molto certe tecniche dei nostri giorni: consisteva nel sostituire un sacco di zafferano appena acquistato da uno speziale con uno identico pieno di fieno, che veniva lasciato in pegno con la scusa di cambiar moneta. Altre truffe avevano come protagonisti gli abitanti di Cascia. E sempre in quegli anni si racconta di un pretore di Cascia, che prestava soldi ai cittadini, con la complicità della moglie, e si faceva pagare gli interessi, a tassi non proprio bassi, in zafferano. Una scomparsa misteriosa All'improvviso le coltivazioni spariscono, senza apparente spiegazione. Non è infatti individuabile una univoca motivazione, ma una serie di concause, culturali ed economiche i cui effetti si sono manifestati sullo scorcio del secolo XVII: il successo dei nuovi prodotti agricoli di provenienza americana che modificano sostanzialmente le antiche abitudini alimentari; l'affermarsi, a partire dalle mense aristocratiche, della cucina francese, che fa largo uso di salse per arricchire i cibi e riduce drasticamente l'utilizzo delle spezie; le lotte per il monopolio del mercato dello zafferano. In particolare, per questo ultimo aspetto, a fine Cinquecento la Camera di Norimber- Storia 13 ga, la più importante piazza nord europea per lo zafferano, va all'attacco del mercato aquilano, protestando per intermediari e adulteratori che turbano il mercato, dando inizio alla fine, seppure temporanea, di quella attività commerciale. Negli stessi anni Firenze - dove lo zafferano veniva impiegato in gran quantità per l'arte tintoria - abbandona San Gimignano per rifornirsi dai mercanti genovesi, che acquistavano lo zafferano in Spagna a prezzi più bassi. Il dubbio è che l'eccellente ma costoso zafferano umbro sia finito anche lui vittima di una guerra dei prezzi e degli interessi internazionali. La riscoperta Dopo un lungo periodo di silenzio, in Umbria si torna a parlare di zafferano. Coltivatori, agronomi, storici si interessarono con emozione e curiosità allo zafferano e alla possibilità di reintrodurlo nella regione. Dopo prime indagini maturate in campo universitario nei primi decenni del secolo scorso, alla fine degli anni '90 era pronto il primo piano di coltivazione, il Dipartimento di Arboricoltura aveva messo a punto il campo sperimentale, con il sostegno e la collaborazione di soggetti privati e di strutture pubbliche. E fu subito amore per questa spezia, la cui coltivazione richiede fatica ma regala grandi emozioni, anche solo per la straordinaria bellezza della fioritura. Agli inizi del terzo millennio prendevano forma le prime associazioni di produttori e le prime coltivazioni reali. Ad oggi abbiamo in Umbria sei associazioni di produttori che spaziano dall'area del Lago Trasimeno fino alla Valnerina: l Associazione produttori Zafferano del Ducato l Associazione produttori Zafferano di Spoleto l Associazione Terre d'Arna l Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano Purissimo dell'Umbria l Associazione Zafferano di Gubbio Storia 14 l Consorzio Il Croco di Pietro Perugino, Zafferano di Città della Pieve - Alberto Viganò Parte delle associazioni e consorzi dello zafferano umbro e tre Comuni, Città della Pieve, Cascia e Gubbio (quest'ultimi in via di definizione), sono tra i soci della Associazione Produttori Zafferano Italiano, associazione senza scopo di lucro, fondata insieme alla Associazione Colline Fiorentine di Firenze e Coop. Crocus Maremma di Grosseto, nell'agosto 2012 proprio a Perugia, che lavora per una tutela del prodotto nazionale valorizzando ed esaltando comunque le singole realtà territoriali. L'associazione ha un proprio marchio territoriale e logo per tutto l'ambito nazionale, un suo statuto, un rigoroso disciplinare di produzione, un regolamento di uso del marchio. Applica un sistema democratico di partecipazione degli imprenditori agricoli, ai fini preminenti di una tutela e promozione dello zafferano prodotto in Italia secondo una storia che si tramanda di generazione in generazione, ispirandosi al principio della massima tracciabilità a garanzia del consumatore. www.zafferanoitaliano.it Spunti di Viaggio 16 Spunti di Viaggio Il viaggio nelle terre dello zafferano in Umbria può iniziare entrando da uno dei tanti valichi e confini e proseguire secondo un filo logico, o semplicemente lasciando alla casualità quale cittadina, borgo o terra toccare di volta in volta, trovando anime diverse e molte similarità. Andare per le aziende produttrici di questo squisito, solare e salutare oro rosso permette di incontrare luoghi e persone, volti e storie. Ma anche di conoscere da vicino chi produce questa e altre specialità di qualità. I piccoli campi di zafferano quasi sempre sono solo una delle coltivazioni che questi custodi della biodiversità e delle antiche colture lavorano per noi durante l'anno. Legumi e cereali, spesso di pregio e di varietà recuperate appena prima che scomparissero del tutto, vini da vitigni locali, olio da cultivar locali, questo e tanto altro. Acquistare direttamente dai produttori, in genere in aziende piccole, significa non soltanto la sicurezza della qualità, ma anche il guardare in faccia l'agricoltore e verificare di persona quanto propone. Significa anche un viaggio in un paesaggio spesso incontaminato, in un presente che sa rispettare il suo passato, nelle piccole storie e, attraverso esse, nella grande Storia. In Umbria lo zafferano è coltivato prevalentemente in alcune zone di cui, come abbiamo visto, ci sono state tramandate notizie e testimonianze fin dal lontano passato, e che oggi sono, di fatto, strettamente connesse ai territori di produzione dove operano consorzi ed associazioni. Arrivando dalle Marche si approda nelle terre della Valnerina e dello Spoletino dove da alcuni anni si sono riprese coltivazioni medievali. Zone segnate dal verde e dall'acqua, l'acqua purificatrice che insieme alla roccia ha favorito in entrambe le valli della Valnerina e del Menotre, ma anche nelle zone boscose dello Spoletino, come a Monteluco, l'antico bosco sacro, la nascita di piccoli eremi, a volte diventati santuari, a volte rimasti luogo di culto primitivo alquanto sentito dalla popolazione locale. In Valnerina incombe, perché i borghi ne fanno parte geograficamente, o solo dal Spunti di Viaggio punto di vista culturale, non per questo con minore forza, il parco dei monti Sibillini. Luogo di specie vegetali e animali anche rare, di sentieri e passeggiate, ma anche di antiche leggende che nei secoli scorsi portarono qui eminenti studiosi da tutta Europa. Non deve ingannare la natura che sembra prevalere: in queste terre vissero colti dottori e monaci dotti, da qui partivano mercanti e artigiani abili in tutte le lavorazioni, comprese quelle legate al cibo, come l'arte della norcineria. Divennero famosi nel mondo, e molti anche ricchi: è questo il motivo per cui in borghi abitati da poche anime, ora come allora, è possibile ammirare antichi e aristocratici palazzi, chiese con preziose opere. O come si rinviene nello spoletino dove numerose sono le testimonianze di diverse epoche storiche, dal Duomo fino alla Basilica di S. Salvatore, testimonianza dei Longobardi, e il cimitero monumentale, passando per il Teatro Romano e la Rocca Albornoziana, senza dimenticare la campagna disseminata di castelli e borghi, con resti di mura, torri medioevali, edifici e chiese finemente affrescate. Perugia, dove ha sede l'associazione Terre d'Arna, non è solo la città cosmopolita e conosciuta come tale in tutto il mondo. È anche uno dei comuni, per territorio, più vasti d'Italia, dove coltivazioni bene ordinate, in quello che fu il contado della città, si alternano a boschi e zone ricche di vegetazione spontanea. Ma è anche la sede di un orto botanico e di una Facoltà di Agraria, legata per nascita ad un'abbazia e ad una cultura benedettina, di livello internazionale. Il territorio perugino è perciò anche dedicato all'agricoltura di pregio e luogo ideale per piccole coltivazioni di nicchia. La terra d'Arna, uno dei tanti piccoli luoghi diversi che compongono la Perugia delle tante anime, è un succedersi di piccolissimi borghi (Civitella d'Arna, Lidarno, Sant'Egidio, Pilonico Paterno, Pianello) tra colline e pianura del Chiascio, luogo un tempo abitato dagli etruschi e attraversato da tante storie, anche di eserciti e banditi. La terra d'Arna era abitata dagli Etruschi, che non a caso scelsero questi luoghi, di fronte a Perugia, in cima alla prima collina arrivando dal Tevere. Da Civitella d'Arna, che è il cuore di queste terre, si ha una vista d'insieme su Perugia e sul suo 17 18 Spunti di Viaggio profilo: lo sguardo passa dai campanili di San Pietro e San Domenico, alla Rocca Paolina e al palazzo comunale, per finire a Porta Sole e al convento di Monteripido. Borghi in cui edifici medievali e d'epoche successive si mescolano con resti etrusco - romani, antiche residenze signorili, una campagna ben coltivata, boschi a volte impenetrabili, a distanza di pochi chilometri. Perugia, in questo viaggio immaginario, può essere punto di partenza per visitare il territorio di Gubbio o quello del Trasimeno, un tempo il lago di Perugia. Gubbio conserva intatto l'impianto medievale e anche i monumenti e la maestosità di quell'epoca e d'epoca rinascimentale: il Duomo, il Palazzo dei Consoli, il Palazzo Ducale, il Palazzo del Podestà, le Logge dei Tiratori. Il Palazzo dei Consoli custodisce, tra l'altro, le “tavole eugubine” che risalgono al III - I secolo a.C., epoca in cui Gubbio era un importante centro degli antichi umbri, e che fanno luce su un passato lontano con sorprendenti agganci ad usi attuali. Ma anche importanti resti romani. Una città dalla capacità straordinaria di essere antica e viva, tanto che il Palazzo del Podestà ospita il Comune e il Teatro Romano, in estate, una stagione teatrale d'eccellenza. Anche qui la natura è, come un tempo, regina, con suoi torrenti, fiumi sorgivi, le faggete. E il monte Ingino, teatro dell'ultima fase della Corsa dei Ceri, una delle più antiche ed autentiche feste d'Europa, con le sue pinete, la Basilica di Sant'Ubaldo e le sue erbe selvatiche. Passeggiando in questi luoghi ameni, a seconda della stagione, si trovano timo, santoreggia e altre erbe aromatiche, anch'esse creature del mondo degli aromi, al pari dello Spunti di Viaggio zafferano. L'area del Lago Trasimeno. Qui la tradizione della pesca si è sempre intrecciata con quella delle coltivazioni di ortaggi di qualità: le acque dolci del lago sono state per lunghi secoli mezzo per irrigare e rendere fertili i campi. Due civiltà, parallele e amiche, si sono intrecciate nel corso del tempo. Quella dei pescatori con le sue tradizioni e quella di chi coltiva la terra, gli orti lungo il lago ma anche i vigneti e gli oliveti, che segnano il paesaggio delle colline che si specchiano sull'acqua. Colline dove, passeggiando, si possono trovare tracce di antiche usanze, come la presenza di mandorli, ormai dolcemente invecchiati, tra gli olivi. E tra coltivazioni e boschi, dove a seconda della stagione si possono trovare more o mele selvatiche, piccoli borghi con vedute sul Trasimeno, gioielli d'architettura medievale e rinascimentale, inaspettate opere d'arte del Novecento, ma anche sentieri tra monti che portano a cime dove lo sguardo spazia fino alla Toscana. E tra questi borghi, Città della Pieve, zona di confine quasi a guardia di due laghi, il Trasimeno e il Lago di Chiusi. Segnata dal colore del “cotto”, impiegato per costruire gli edifici, e dai dipinti del suo figlio illustre, il Perugino, che dello zafferano fece il pigmento prediletto della sua arte. Ma quale che sia la via dello zafferano scelta per visitare l'Umbria, nei suoi luoghi si troverà non solo storia, ma anche paesaggio, prodotti artigianali e tipici, rari e di qualità. Si avrà la possibilità di visitare piccoli musei dedicati all'una o altra specialità, di confondersi, a seconda della stagione, tra la folla, piccola o grande, di una manifestazione storica, in costume, culturale o enogastronomica, al di fuori delle manifestazioni che tutto rendono uguale e tutto livellano. All' insegna di un filo rosso dalle sfumature particolari, quello dello zafferano. 19 20 Elisir di lunga vita Elisir di lunga vita, cosmetico e tintura Lo zafferano è stato utilizzato come medicinale, cosmetico e pianta tintoria prima che come aroma e condimento: ma, quale che fosse il suo impiego, è sempre stato tenuto in grande considerazione. Papiri egizi, la letteratura sulla medicina araba, nonché scritti di epoca medievale sono fonte di molte informazioni. Lo zafferano era base per la preparazione di unguenti molto apprezzati per le proprietà disinfiammanti e cicatrizzanti, ma vi era anche la convinzione che avesse proprietà tali da allungare la vita e che rendesse attiva la mente. Allo zafferano sono sempre state attribuite anche doti afrodisiache. Dai popoli asiatici, in particolare in Cina, gli stimmi erano usati, e nelle campagne vengono ancora utilizzati, in infusioni e decotti per trattare patologie come asma, artrite, acne, malattie della pelle e perfino infertilità. Lo zafferano era ed è ancora molto usato nella medicina popolare e ayurvedica indiana. Molte di queste credenze hanno avuto conferma negli studi scientifici più recenti e qualificati. cosmetico e tintura Ma lo zafferano è stato impiegato a lungo come pianta tintoria. Nell'Iliade si narra che gli dei indossavano vesti color zafferano. Lo storico Paolo Braconi sottolinea che “indossavano vesti 'color del croco' le sacerdotesse bambine di Artemide Brauronia quando celebravano i loro riti, mimando le orsette per espiare l'accidentale uccisione di un'orsa sacra alla dea, si è pensato che il colore rimandasse al sangue dell'uccisione. In effetti la diluizione in varie sostanze e la cottura trasformano l'intenso rosso arancio degli stimmi in un colore che ha varie tonalità a partire dall'arancione tipico delle tonache dei monaci buddisti, tradizionalmente tinte con lo zafferano”. La sostanza colorante ricavata dagli stimmi è stata impiegata nei secoli per ottenere il giallo nella preparazione dei colori per gli affreschi, per i dipinti dei codici miniati o per dipingere vesti e tessuti. Veniva utilizzato anche per tingere le toghe degli antichi Egizi, tappeti orientali e, sempre come pianta tintoria, pure da Babilonesi e Assiri. Tessuti e zafferano come tintura a lungo andarono di pari passo, famosi erano i panni colorati con questa spezia già dagli inizi del XII secolo a Prato, uno dei mercati più importanti del settore fin dal passato più lontano. Lo zafferano come base per coloranti venne utilizzato a lungo anche dagli artisti: tra questi non si può dimenticare Pietro Vannucci, il Perugino, nato a Città della Pieve, luogo famoso 21 22 Elisir di lunga vita cosmetico e tintura almeno dal duecento, anche per l'arte del tessuto, per i panni pregiati, le lane, le sete, che, con le tinture ricavate dallo zafferano, assumevano sfumature di grande suggestione . I tessuti pregiati colorati in giallo con lo zafferano conobbero il periodo di massimo splendore fino all'epoca rinascimentale, di pari passo con il massimo utilizzo, nella cucina delle classi ricche, di questa spezia. L'impiego come tintura diminuì a poco a poco, per scomparire nell'Ottocento con l'entrata in scena delle tinture chimiche. Lo zafferano come pianta tintoria continuò ad esistere solo per alcuni costumi tradizionali sardi. Nel resto del paese, e del mondo, il suo utilizzo venne ripreso a partire dagli anni '70 del Novecento in piccoli laboratori di tessitura e tintura artigianale, dove con lo zafferano, impiegato con tecniche diverse rispetto al passato, si ottengono tessuti dalle calde e delicate sfumature dorate. Unguenti di bellezza, tinture per avere i capelli di un magnifico colore biondo ramato, acque allo zafferano per profumare il corpo e la casa, anche in questo campo la pregiata spezia ha una lunga storia. Anche qui, dopo un periodo di disuso, sulla scia dell'interesse per tutto quanto è naturale, la tradizione cosmetica è rinata e piccoli laboratori ed erboristerie propongono saponi, creme e tanti altri prodotti per la cura del corpo e la bellezza caratterizzati dalla presenza dello zafferano. Coltivazione, usi e qualità 24 Coltivazione, usi e qualità Coltivazione ed essiccazione tra pratiche secolari e condivisione Lo zafferano appartiene alla famiglia delle Iridacee. La pianta, alta 10-20 centimetri, si origina da un bulbo che contiene l'ovario della pianta, sopra il quale si allunga lo stilo, filiforme, che termina con tre stimmi (chiamati anche fili) di colore rosso. Sono questi stimmi che, una volta essiccati, diventano spezia. La coltivazione dello zafferano avviene secondo una tradizione vecchia di secoli e nel completo rispetto dell'ambiente. A dare una marcia in più allo zafferano coltivato in Umbria il fatto che la tecnica largamente adottata in questa regione prevede che la piantagione dei bulbi venga effettuata su appezzamenti di terreno ogni anno differenti, che in precedenza hanno ospitato colture, come le leguminose, adatte a preparare il terreno per la coltivazione dello zafferano. I bulbi estratti dal terreno al termine del loro ciclo vegetativo e ripiantati forniscono una spezia di qualità migliore, perché il terreno è stato sfruttato un solo anno per la sua coltura. Inoltre prima del reimpianto viene fatta una accurata selezione dei bulbi, quelli ritenuti non più idonei vengono scartati. I fiori delle colture annuali spesso forniscono stimmi più lunghi di quelli delle colture poliennali, praticate in genere in Sardegna, Spagna, Oriente. Uno zafferano con gli stimmi più lunghi vuol dire una spezia più ricca di sostanze coloranti e aromatizzanti. La coltivazione, per le sue modalità a impatto ambientale molto basso, in perfetta sintonia con le zone di produzione umbre, che peraltro si trovano in alcuni dei territori più interessanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, avviene in modo quasi del tutto manuale. La concimazione è effettuata con letame bovino e ovino, l'unico strumento che la maggior parte dei coltivatori utilizza è un cava patate manuale, adattato per i bulbi di zafferano. I bulbi vengono piantati in agosto e, dopo 50-60 giorni dalla piantagione, tra ottobre e i primi di novembre, avviene la fioritura, uno spettacolo magnifico da vedere in quanto, all'improvviso, gli appezzamenti si rivestono di tutte le tonalità del violetto per sfumare nel bianco. Il fiore emerge durante la notte, per schiudersi nel giro di pochissimo tempo al mattino. La raccolta avviene con grande rapidità, prima che il sole possa con i suoi raggi e il suo calore Coltivazione, usi e qualità alterare i principi attivi contenuti dagli stimmi che diventeranno, in poche ore, zafferano. Avere la possibilità di vedere la fioritura, lo schiudersi dei fiori e le successive fasi di lavorazione, è un grande privilegio e può offrire degli autentici momenti di profondo coinvolgimento emotivo. È questo un momento particolare anche per i coltivatori di zafferano, che ripaga delle fatiche, della cura e dell'attenzione che questa pianta richiede. Nei giorni della fioritura intere famiglie, con parenti amici e vicini, si riuniscono per la raccolta dei fiori, la separazione e lavorazione degli stimmi e la loro essiccazione, un lavoro che deve essere fatto in rapida successione e richiede fatica e sintonia tra le persone del gruppo. L'impegno e l'attenzione non impediscono però la conversazione, il piacere di comunicare, la soddisfazione per il risultato raggiunto in questo lavoro che è del tutto artigianale e che richiede manualità e sapienza. Gli stimmi, che costituiscono la spezia, devono essere separati dal fiore, deve essere tolta loro, con movimenti rapidi e precisi della mano, la parte bianca dell'attaccatura del petalo e devono essere essiccati nello stesso giorno della raccolta. L'operazione di cernita, detta sfioratura, viene eseguita pazientemente a mano, con molta cura al fine di mantenere per quanto possibile i tre stimmi uniti, utilizzando di norma solo 25 26 Coltivazione, usi e qualità gli stimmi che hanno un colore rosso vivo: il valore della spezia è infatti dato anche dalla cura con cui gli stimmi vengono separati dal fiore lasciando soltanto la parte più preziosa di colore rosso vivo. Immediatamente dopo la sfioratura si procede all'essiccazione che in Umbria, in genere, viene ancora effettuata, come da tradizione, appoggiando gli stimmi su un setaccio a opportuna distanza dalla brace, ad una temperatura ottimale da 45 a 60 gradi, per non disperdere le proprietà della spezia. L'operazione richiede comunque una grande esperienza, il calore deve essere sufficiente ad essiccare gli stimmi ma non elevato oltre una certa misura. Alle regole di base si deve aggiungere “l'occhio dello zafferanaio”, che deve sapersi orientare per regolare il calore, anche tenendo conto di una serie di fattori che possono cambiare a distanza di poche ore, come il tasso d'umidità dell'aria. Dopo 15-25 minuti, e comunque fino al momento del raggiungimento di una consistenza tale da determinare la frantumazione del filamento per pressione tra le dita, gli stimmi sono pronti e l'attenzione posta durante l'essiccazione sarà ricompensata dal caratteristico aroma che si diffonde nell'ambiente, quando gli stimmi sono diventati spezia. Per una corretta raccolta dei fiori, separazione degli stimmi e capacità di distinguere quando sono secchi al punto giusto, non esiste altra scuola che l'esperienza. Il prodotto ottenuto dopo l'essiccazione, senza l'utilizzo di alcun conservante, viene riposto in idonei contenitori, usualmente di vetro con chiusura ermetica, che li preservano dall'umidità, dalla luce e da ogni interferenza esterna che ne possa alterare le qualità chimico – fisiche ed organolettiche. È anche la profonda conoscenza di questi saperi a rendere lo zafferano umbro di alta qualità e anche a dargli il valore che solo il fattore umano può conferire a un ingrediente. Ed inoltre, da evidenziare, che per produrre un grammo di zafferano occorrono da 120 a 150 fiori: questo e il fatto che il procedimento di coltivazione e preparazione è lungo ed esclusivamente manuale, considerando che la lavorazione in Umbria è annuale, fanno dello zafferano la spezia più cara al mondo. Ma le sue innumerevoli qualità, e il fatto che bastano pochi stimmi per insaporire i cibi, lo rendono di certo conveniente. Coltivazione, usi e qualità 31 Coltivazione, usi e qualità Lo zafferano piace al gusto e fa bene alla salute Lo zafferano, da sempre, è stato ingrediente dello speziale, depositario dei segreti della salute, e del cuoco, depositario dei segreti del gusto. È un ingrediente, da impiegare in cucina come spezia dal sapore inconfondibile e che dà ai cibi il valore aggiunto di un alimento che fa bene alla salute e aiuta nella prevenzione naturale di molte malattie. La moderna ricerca in campo clinico e farmacologico ha confermato tra l'altro molte delle conoscenze tradizionali correlate agli effetti dello zafferano, oltre che aprire nuovi orizzonti sulle sue proprietà. Lo zafferano contiene tutti i principi alimentari energetici in apprezzabili quantità. Elevata la presenza di ferro, potassio e fosforo così come importante anche la presenza di vitamine e sostanze fenoliche. Di rilievo i suoi principi attivi, quali Protocrocina, Crocina e Crocetina (potere colorante), Picocrocina (sapore amaro) e Safranale (aroma), che giocano un ruolo determinante nella sua caratterizzazione organolettica, che si traduce poi nella sua qualità. Alla luce delle ricerche più aggiornate si può ben dire che lo zafferano ha proprietà antiossidanti - effetti benefici contro l'invecchiamento, l'arteriosclerosi, le patologie cardiovascolari, il diabete, aiuto nel mantenere l'integrità del sistema immunitario del metabolismo osseo, protezione da alcune forme tumorali - antibatteriche, antivirali, diuretiche, ipoglicemiche e idonee per combattere il colesterolo. Inoltre è considerato un ottimo antidepressivo e utile nella cura dell'asma e di alcune malattie degli occhi. È allo studio l'ipotesi inoltre che lo zafferano sia in grado di inibire il deposito di alcune proteine presenti nel cervello umano quando si è in presenza della malattia di Alzheimer. Questa contemporanea presenza di alcune vitamine e sostanze aromatiche e coloranti dallo spiccato potere antiossidante, sta spingendo gli studiosi a considerare un ulteriore aspetto di sempre maggiore interesse ovvero la “capacità antiossidante totale”. Anche per questo motivo si stanno sperimentando nuovi procedimenti per ottenere un miglioramento nelle tecniche di estrazione, anche mediante il diretto utilizzo del fiore e non solo degli stimmi. Il consumo dello zafferano, dunque, pur considerando le minime quantità normalmente utilizzate, per le sue spiccate proprietà salutistiche, aiuta a mantenere e migliorare il proprio stato di salute. 29 30 Coltivazione, usi e qualità Lo zafferano in cucina, conservazione, modi d’utilizzo e accostamenti Una piccola scorta di zafferano permette di avere a portata di mano una spezia pregiata da utilizzare in preparazioni particolari, ma anche in piatti semplici resi d'alta cucina dalla sua presenza. Ma la delicatezza dello zafferano impone alcune regole. Deve essere, prima di tutto, conservato in contenitori di vetro o terracotta o altro materiale ad uso alimentare, con chiusura ermetica, riposto in luogo asciutto, al riparo da luce e umidità, per mantenerne le caratteristiche organolettiche e le proprietà antiossidanti. Perché il suo aroma si sprigioni al meglio è consigliabile preparare un'infusione, ponendo gli stimmi in poco liquido caldo qualche ora prima dell'utilizzo e aggiungere, salvo che la ricetta preveda diversamente, l'infuso verso fine cottura. Ingrediente della cucina mediterranea, ma non soltanto, annovera tra i suoi estimatori grandi gastronomi ed esperti cuochi. Apicio aveva già posto il croco tra i “pimenti” che reputa assolutamente necessari in cucina per realizzare ogni tipo di condimento. Tanti i ricettari medievali e rinascimentali in cui compaiono preparazioni a base di zafferano, re della cucina quattrocentesca di Maestro Martino da Como e di quella cinquecentesca di Cristoforo da Messisburgo. L'Umbria in questo campo vanta i taccuini di Suor Maria della Verde, risalenti alla fine del Cinquecento, ritrovati e fatti diventare libro “Gola e preghiera nella clausura dell’ultimo ‘500”, assai importante per la storia della cucina italiana, da Giovanna Casagrande, e nel quale lo zafferano è l'aroma più utilizzato. Un interesse proseguito fino a noi, con tante preparazioni. La spezia conferisce aroma e sapore ad alcuni formaggi tradizionali, dal “fiore molle di Leonessa” al Bagoss di Bagolino, al Piacentinu di Enna aromatizzato con zafferano selvatico, ma, prima di tutto, all'Oro di Cascia, formaggio preparato ad Opagna, secondo un'antica ricetta locale. Lo zafferano è ingrediente anche di importanti ricette italiane, come il risotto alla milanese, gli arancini palermitani, la siciliana pasta con le sarde, in Coltivazione, usi e qualità Sardegna insaporisce i malloreddus, il ripieno della gallina e l'agnello. Valorizza pasta e riso, carne e pesce, verdure e uova, dolci. È tra gli ingredienti di alcune ricette di vermut e di liquori. Tra questi non si può non citare lo Strega, il liquore di Benevento creato nel 1860 che tra i suoi ingredienti vanta la presenza dello zafferano. In commercio si trovano anche prodotti aromatizzati allo zafferano come pasta, olio e miele. 31 32 Coltivazione, usi e qualità Così si sceglie lo zafferano di qualità Nella scelta dello zafferano si deve stare attenti alle contraffazioni. Nel migliore dei casi viene sostituito con spezie meno preziose, come la curcuma (che ha un prezzo di dieci volte inferiore), o vengono utilizzati gli stami invece degli stimmi, la parte aromatica del pistillo che dà origine allo zafferano. Altri spacciano per zafferano il prodotto di altre piante come la calendula officinalis, il carthamus tinctorius, l'arnica montana; in altri casi vengono utilizzati coloranti e aromatizzanti sintetici o lo zafferano viene tagliato con altre sostanze per aumentare il peso, rischio quest'ultimo che si evita preferendo, appunto, zafferano in stimmi. Il modo migliore per evitare di acquistare zafferano contraffatto è quindi quello di acquistarlo in stimmi, anche perché in questa forma è più facile riscontrare elementi che ne esaltino le qualità a differenza della polvere che è più confondibile: vanno privilegiati gli stimmi attaccati a tre a tre, controllando che siano di colore uniforme rosso, in quanto le parti gialle servono solo ad aumentarne il peso. Da preferire uno zafferano con gli stimmi più lunghi, indice, come già accennato, di una spezia più ricca di sostanze coloranti e aromatizzanti. Inoltre, dal punto di vista tattile, è importante verificare che gli stimmi, se premuti, si spezzino, mentre se si curvano significa una non ottimale essiccazione. Un'altra buona pratica è quella di rivolgersi direttamente ai produttori sia per l'acquisto diretto, che comporta anche una conoscenza personale e dell'azienda, sia per sapere in quali negozi di prodotti tipici o mercatini si possono trovare i loro prodotti. Frequentando produttori, manifestazioni e negozi altamente specializzati, si può imparare a determinare la qualità dello zafferano anche attraverso un'analisi sensoriale. Un'esperienza piacevole sul filo conduttore, prima di tutto, dell'aroma, che assume sfumature più forti e speziate con il trascorrere del tempo, ma anche del sapore, dell'aspetto e della sensazione tattile. Associazioni Associazione produttori Zafferano del Ducato Lo zafferano, dopo un periodo di sperimentazione, ritorna ad essere presente ufficialmente nel territorio del Ducato Spoletino nell'ottobre del 2004, quando viene costituita, con il patrocinio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano, l'Associazione dei Produttori Zafferano del Ducato. I soci, che conducono aziende agricole orientate verso produzioni particolari e di nicchia, hanno un forte desiderio di aprirsi al turismo e, per questo, prediligono la vendita diretta in azienda come strumento privilegiato per stabilire un contatto diretto con il cliente basato sulla fiducia, oltre che sulla presentazione della spezia e la conoscenza del territorio di produzione. Ma anche in mercatini e manifestazioni: l'Associazione promuove infatti il consumo dello zafferano spoletino anche attraverso la presenza in sagre, mostre mercato in Italia ed all'estero, facendo così “conoscere le molteplici proprietà organolettiche e salutistiche di questa fantastica spezia”. Associazioni Zona di produzione Comuni: Bevagna Castel Ritaldi Giano dell'Umbria Gualdo Cattaneo Perugia Spoleto Orgoglio dell'Associazione è anche il ruolo storico del Ducato nella coltivazione e nella commercializzazione dello zafferano. A cominciare dagli “oliari” e “zafranai” spoletini che vivevano nel Cinquecento commerciando prodotti della loro terra a Roma: uno studio storico riportato dalla Rivista Spoletium nel lavoro di Renato Lefevre, basato sugli archivi parrocchiali della Roma di fine Cinquecento, ha rilevato, nella zona di Piazza Colonna, la presenza e la residenza di varie famiglie di Spoletini, non ultima quella degli Agapeti che risulterebbe fosse proprietaria della struttura edilizia oggi conosciuta come Palazzo Chigi. L'Associazione oggi conta una ventina di piccole aziende a conduzione familiare situate in provincia di Perugia, tra Spoleto, Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell'Umbria, Gualdo Cattaneo per arrivare a lambire Perugia che, con amore e passione, guidati da un rigido disciplinare di produzione, coltivano questa spezia nel modo più naturale possibile garantendo al consumatore un prodotto genuino e salutare. Per informazioni www.zafferanodelducato.it 35 Associazione produttori Zafferano di Spoleto L'Associazione Produttori Zafferano di Spoleto nasce nel 2009, allo scopo di recuperare una produzione tradizionale che, a pieno titolo, si può definire storica, in quello che era anticamente il Contado ed il Distretto di Spoleto. “Un doveroso sentimento di identità storica e di amore per le nostre tradizioni anima i nostri soci” – dicono dall'Associazione. L'archivio storico comunale di Spoleto custodisce almeno cinquecento documenti che riguardano la coltivazione, la storia e le storie di questa spezia nel territorio, tanto preziosa che un tempo qui i bulbi venivano lasciati in eredità e lo zafferano usato anche come moneta. A conferma del valore di questa spezia Severo Minervio, all'inizio del Cinquecento, scrive che gli Spoletini traevano da piccoli ma fertili campi frumento, vino ed olio per i loro bisogni, ma vendevano grandi quantità di zafferano e mandorle. Associazioni Zona di produzione Comuni: Campello sul Clitunno Foligno Giano dell'Umbria Gualdo Cattaneo Montefalco Sellano Spoleto Trevi L'idea di partenza dell'Associazione Produttori Zafferano di Spoleto si basa anche su questo glorioso passato con il preciso intento di riscoprire antichi sapori e di reinserire nel paniere delle tipicità umbre un prodotto che ha contrassegnato e valorizzato per lungo tempo l'economia di un territorio. Il profumo, il gusto, la storia dello zafferano di Spoleto hanno un preciso ruolo, per la dedizione con la quale i soci si dedicano alla produzione con tecniche che esaltano la riscoperta dei sapori coniugati con l'ambiente che fa loro da scenario, all'interno della tradizione italiana dedita a questa rilevante e preziosa coltura. Gli attuali 30 soci conducono le loro aziende in varie località del territorio del Comune di Spoleto, ed in parte dei Comuni di Foligno, di Trevi e Campello sul Clitunno, fino a Cesi, Sellano, Giano dell'Umbria, Montefalco e Gualdo Cattaneo, producendo e commercializzando zafferano in stimmi di prima qualità. In omaggio alla storicità del prodotto, l'Associazione ha adottato come logo il Pavone, simbolo per i Longobardi di prosperità e benessere e di cui vi è testimonianza nel bassorilievo di un pluteo di reimpiego presente sulla facciata della Chiesa di San Gregorio Maggiore di Spoleto. Per informazioni Via Pompeo Campello, 2 - Spoleto (PG) Tel. 334 73.80.305 [email protected] Associazione Produttori Zafferano di Spoleto 37 Associazione Terre d’Arna L’Associazione Terre d'Arna è l'ultima, in ordine di tempo per nascita, tra le “famiglie” umbre dello zafferano. La fondazione ufficiale infatti risale al luglio 2014. In realtà i primi tentativi di piantare i bulbi nel terzo Millennio risalgono al 2008, quando Mario, titolare di un’azienda del territorio, incuriosito da quello che ancora chiama con molta passione e amore “oro rosso” durante una fiera a Perugia comincia a interessarsi alla possibilità di questa, per lui, nuova coltura. Mario si mette a leggere, documentarsi, studiare, iniziare le prime coltivazioni, tra qualche delusione e una caparbia voglia di farcela. Il primo anno va perso il 60 per cento dei bulbi. Ora l’azienda è solidissima e nel 2013 ha trovato due seguaci, due aziende già esistenti, a conduzione familiare, che con entusiasmo hanno deciso di seguire questo precursore e intrapreso la coltivazione dello zafferano. L’Associazione Terre d’Arna ha sede nel Comune di Perugia e in particolare in quell’area che si estende tra le frazioni di Lidarno, Sant’Egidio, Civitella d’Arna, Ripa e Pianello e che storicamente è definita, Associazioni Zona di produzione Comuni: Perugia appunto, “Terra d’Arna”. Il progetto dell’Associazione parte dalla produzione e commercializzazione dello zafferano in una visione che supera quella semplicemente aziendale, nell’ottica di sensibilizzare il territorio, i concittadini e gli altri coltivatori dell’antica terra d’Arna alla ricerca e riscoperta di antiche coltivazioni. Coltivazioni mai avviate prima o che sono state da tempo dimenticate, ma che hanno tutti i numeri per farcela a tornare alla ribalta, come è il caso dello zafferano. L’Associazione si propone, prima ancora di promuovere il proprio prodotto fuori dai confini locali, di farlo conoscere nel territorio, nelle famiglie che vi abitano e che hanno un rapporto privilegiato con le aziende e le produzioni locali, nonché di interessare i bambini, a cominciare da quelli delle scuole primarie. L’Associazione Terra d’Arna osserva un disciplinare di produzione per la tutela del prodotto, che tra l’altro è commerciabile solo in stimmi, e ha come principale obiettivo l’eccellenza dello zafferano, mettendo a disposizione del consumatore finale la verifica diretta di tutta la filiera. Per informazioni Via Lombardia, 22 06134 Ripa - Perugia www.zafferanoterrearna.it 39 Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano purissimo dell’Umbria L'oblio durato più di trecento anni della coltivazione dello zafferano termina nel 1999. A rompere questo incantesimo sono alcuni agricoltori di Civita di Cascia, che con la collaborazione e l'assistenza dell'Unione Provinciale degli Agricoltori, con le utili indicazioni scientifiche dell'Università di Perugia e con la spinta entusiastica dei ricercatori del Cedrav (Centro per la ricerca demo antropologica della Valnerina), reimpiantano i primi bulbi. Il Comune di Cascia, riappropriandosi della propria storia, non si sottrae dal partecipare a questa “avventura” con sostanziosi contributi economici ed organizzativi. Più di venti coraggiosi agricoltori iniziano nel 2000 a cimentarsi nella coltivazione dello “zafferame”, nome dello zafferano un tempo in uso nel territorio, credendo fortemente in un progetto che faceva della tradizione motivo di innovazione e sviluppo economico, fino a costituire, nel settembre 2003, l'Associazione produttori Zafferano di Cascia - Zafferano purissimo dell'Umbria. Attualmente l'Associazione Associazioni Zona di produzione Comuni: Assisi Bastia Umbra Bevagna Campello sul Clitunno Cascia Castel Ritaldi Cerreto di Spoleto Foligno Giano dell'Umbria Gualdo Cattaneo Montefalco Monteleone di Spoleto Nocera Umbra Norcia Poggiodomo Preci S.Anatolia di Narco Scheggino Sellano Spello Spoleto Trevi Vallo di Nera Valtopina conta 30 associati, con una zona di produzione che interessa 24 comuni facenti parte di un ampio territorio che include, oltre alla Valnerina, vaste aree dello spoletino e del folignate. L'Associazione, con un annuale controllo in campo e con l'obbligo tassativo di sottoporre ad analisi lo zafferano essiccato, garantisce un prodotto uniforme e di grande qualità. Prodotto che, unitamente alle capacità produttive e promozionali degli associati, ha valicato rapidamente i confini regionali ed è ora presente in molti esercizi commerciali, nelle più raffinate gastronomie e nei negozi di prodotti tipici ed è molto utilizzato nei ristoranti, non solo del territorio. Lo zafferano di Cascia sin dal 2003 è stato inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Umbria. L'Associazione Zafferano di Cascia – Zafferano purissimo dell'Umbria ha inoltre sempre sostenuto la ricerca scientifica improntata all'utilizzo dello zafferano per la salute dell'uomo, trovando fruttuose collaborazioni con le Università di Perugia e dell'Aquila. Coltivare lo zafferano è diventato motivo di orgoglio per gli associati. Gli aspetti mitici e simbolici di questa spezia vengono fatti rivivere all'interno delle aziende che organizzano visite guidate nei momenti fondamentali della coltivazione, come la raccolta dei fiori e la sfioratura: veri e propri educational emozionali. Di rilievo la “Mostra mercato dello Zafferano di Cascia”, la manifestazione di settore più importante d'Italia, che richiama a Cascia sin dal 2001, nel fine settimana a cavallo di Ognisanti, migliaia di visitatori e di appassionati estimatori di questa meravigliosa spezia. Per informazioni Via G. da Chiavano, 2 06043 Cascia - Tel. 0743 71401 [email protected] [email protected] www.zafferanodicascia.com www.comune.cascia.pg.it 41 Associazione Zafferano di Gubbio “La crescita di un territorio non può che passare per l'approfondimento delle sue più autentiche e originarie vocazioni”. Con queste parole così semplici, ma allo stesso tempo cariche di significato, alcuni ragazzi, nel maggio del 2013, uniscono la propria passione, dedizione, forza e volontà per costruire insieme qualcosa che si trasforma nel progetto “Associazione Zafferano di Gubbio”. L'Associazione nasce, infatti, dall'intento di recuperare, valorizzare e far conoscere alla collettività questa antica e pregiata spezia, recuperando, sul filo della memoria, una tradizione produttiva e gastronomica del territorio eugubino, dove da sempre, particolarmente in prossimità dei numerosissimi boschi di querce, crescono spontaneamente alcune specie di Crocus. L'Associazione intende coniugare e comunicare il valore aggiunto dato dalle pecu- Associazioni 43 Zona di produzione Comuni: Gubbio liarità del prodotto e dal forte legame con le tradizioni culturali del territorio, come si evince da piccoli ma importanti frammenti presenti negli archivi pubblici dove è testimoniato che a Gubbio, fin dal XIV secolo, lo zafferano è stato coltivato e considerato una merce preziosa, all'altezza degli ospiti di più alto rango e prestigio. La coltivazione è stata ripresa ormai da alcuni anni ed è accertato come l'ottima vocazione del territorio riesca ad offrire un prodotto di notevole qualità, caratteristica avvalorata da un disciplinare di produzione che offre precise garanzie ai consumatori attestando come lo zafferano di Gubbio sia prodotto, trasformato e confezionato con metodi naturali in questo angolo d'Umbria sospeso nel tempo. L'Associazione lavora con entusiasmo, i soci incoraggiano la creatività di gastronomi tanto che in città è possibile trovare prodotti a base di zafferano come birra, miele, marmellate e composte, cioccolata, cantucci e gelati. Il marchio dell'Associazione, una stilizzazione dell'episodio in cui San Francesco ammansisce il lupo di Gubbio incastonato nel fiore dello zafferano, coniuga efficacemente “coltura e cultura, passato e futuro”. Per informazioni Via Tifernate, 204 06024 Gubbio www.zafferanodigubbio.net [email protected] Associazione Zafferano di Gubbio Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò Il recupero e la reintroduzione a Città della Pieve della coltura dello zafferano, già praticata nel territorio fin dal Medioevo come documentano gli antichi statuti di Castel della Pieve, si deve all'agronomo Alberto Viganò, che negli anni '80 impiantò nelle sue proprietà alcuni bulbi di zafferano; da questa esperienza derivarono altre coltivazioni, condotte da alcuni agricoltori pievesi affascinati anch'essi dalle potenzialità della spezia. Una passione che, nel giugno 2002, portò alla costituzione del Consorzio “Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò”. Il riferimento al Perugino non fu casuale in quanto il grande artista, nato nell'allora Castel della Pieve, utilizzava lo zafferano per creare i suoi colori. Il Consorzio conta ad oggi 32 soci, le cui aziende ricadono nella “Zona di Produzione” Associazioni Zona di produzione Comuni: Allerona Castiglion del Lago Città della Pieve Corciano (parte) Fabro Ficulle Magione Marsciano (parte) Montegabbione Monteleone d'Orvieto Paciano Panicale Parrano Perugia (parte) Piegaro San Venanzo che si estende dall'alto Orvietano al Lago Trasimeno e comprende 16 comuni. Il Consorzio supporta i soci nelle fasi produttive e di confezionamento della spezia, così da permettere la tracciabilità del prodotto, di ottima qualità e commercializzato in fili, e garantire ai consumatori che lo zafferano confezionato dal Consorzio è esclusivamente quello prodotto dai soci nella “Zona di produzione”. Il Consorzio si è dotato fin da subito di un rigoroso “Disciplinare di Produzione” che vieta l'utilizzo di sostanze chimiche e di sintesi. Negli ultimi anni, al fine di aggiungere un ulteriore valore alle produzioni mediante la possibilità di una certificazione di produzione e di origine, il Consorzio ha avviato un'attività annuale di monitoraggio delle coltivazioni ed un controllo della produzione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Nel 2013 lo Zafferano di Città della Pieve è stato inserito nell'Elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Umbria: una qualifica di grande valore a livello regionale, nazionale e comunitario. Da sottolineare la passione con cui alcuni soci valorizzano la spezia, utilizzandola sapientemente per aromatizzare liquori, marmellate, miele, olio, formaggi e prodotti da forno commercializzati direttamente dai soci. Il Consorzio è inoltre fortemente impegnato nella promozione dello zafferano di Città della Pieve: in particolare, la manifestazione “Zafferiamo”, che si svolge ogni anno il terzo fine settimana di Ottobre. Per informazioni www.zafferanodicittadellapieve.it [email protected] Zafferano di Città della Pieve 45 Ricettario Consigli per un corretto uso dello zafferano DOSI A persona: da 4 a 12 stimmi (dipende dal gusto e dal piatto) 0,10 g di spezia: possono contenere fino a 45 stimmi RINVENIMENTO Gli stimmi di zafferano, affinché possano esaltare in cucina tutte le proprietà che li contraddistinguono, richiedono una fase di rinvenimento in un liquido (acqua, latte, brodo …). Tutto l'infuso, sia la sua parte liquida sia gli stimmi in «ammollo», verrà utilizzato per insaporire e dare colore ai piatti. Di seguito vengono suggeriti alcuni dei metodi di preparazione, che prevedono tempi di attesa più o meno rapidi, che saranno in ogni caso ripagati dal gusto, dal sapore, dall'aroma e dal colore che lo zafferano saprà comunque sprigionare. Ciascuno potrà poi, con un po' di pratica, individuare il procedimento preferito. 1. Mettere in infusione gli stimmi in un vasetto o altro recipiente di vetro, ben chiuso, in circa 50 ml (all’incirca 5 cucchiai da cucina) di liquido e scaldarlo a bagnomaria creando un infuso: più si lascia in infusione più si esaltano sapore e profumo. Questo procedimento va effettuato almeno 5 ore prima dell’utilizzo. Il piatto va insaporito con tutto il contenuto del vasetto, a fuoco spento e amalgamando bene. 2. Mettere in infusione gli stimmi in un bicchiere di liquido ben caldo che si avrà cura di coprire con un piattino o piccolo coperchio: tenere per almeno 2 ore in infusione prima dell’uso. Il piatto va quindi insaporito con tutto il contenuto del bicchiere, a fuoco spento e amalgamando bene. 3. Riscaldare la dose di zafferano in stimmi consigliata (senza arrivare a tostarlo): è sufficiente mettere gli stimmi su una superficie preriscaldata (anche una pentola sul fornello acceso per un minuto va bene) sino a farli diventare friabili (circa 30 secondi). Successivamente mettere il prodotto riscaldato tra due fogli di carta forno o simile, passarci sopra un bicchiere o battere con un cucchiaio e il nostro zafferano è pronto all’uso; preferibilmente lo zafferano va polverizzato al momento dell’utilizzo ed aggiunto alle pietanze a fine cottura. Chi non volesse fare questa procedura, può semplicemente spezzettare gli stimmi con le dita (non serve riscaldare il prodotto) e scioglierli in poca acqua tiepida o brodo. In questo caso è bene lasciare in infusione per 15/20 minuti. 47 Ricette tra storia e tradizione 48 Ricette ispirate dal taccuino di cucina di suor Maria Vittoria della Verde (fine secolo XVI - inizi XVII), rinvenuto da Giovanna Casagrande nell’archivio del monastero della Beata Colomba di Perugia: abbiamo dato dosi e tecniche di preparazione attuali, ma rispettato gli ingredienti (o quasi). FARRO E MANDORLE Ingredienti per 4 persone: 250 g di farro in chicchi, una manciata di mandorle sgusciate e pelate, zafferano, olio extravergine d’oliva, sale, pepe. Tenete a bagno il farro per circa 8 ore, scolatelo, ponetelo in una casseruola, copritelo a freddo di acqua per circa tre dita e fatelo cuocere per tre quarti d’ora. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per qualche minuto perché i chicchi assorbano bene l’acqua. Sciogliete in poca acqua ben calda lo zafferano, pestate in un mortaio le mandorle e mentre eseguite questa operazione unite il sale grosso, il pepe, l’olio goccia a goccia e l’infuso di zafferano. Condite con questa salsa il farro e servite. TAGLIOLINI CON NOCI E ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone: 320 g di tagliolini freschi senza uovo, 60 g di gherigli di noci, zafferano, olio extravergine d’oliva, sale. Fate sciogliere lo zafferano in poca acqua calda. Tritate le noci, ponetele in una padella con l’olio e fatele cuocere per qualche minuto, quindi unite l’infuso di zafferano, amalgamate e salate. Portate a cottura, versando se necessario qualche cucchiaio dell’acqua di cottura della pasta. Condite con questa salsa i tagliolini, accompagnando a parte con formaggio grattugiato. Ricette tra storia e tradizione FRITTATINE ALL’UVETTA E MANDORLE Ingredienti per 4 persone: 8 uova, una manciata di uvetta secca, una manciata di mandorle sgusciate e pelate, zafferano, zucchero semolato, burro, un pizzico di sale. Sbattete le uova con l’infuso di zafferano, con pochissimo sale e preparate quattro frittatine, facendole cuocere nel burro. Ponete al centro di ogni frittatina, ancora caldissima, tre quarti d’uvetta e mandorle, spolverizzate di zucchero e richiudete le frittatine alla maniera delle omelette. Ponete sopra ognuna di esse le mandorle e l’uvetta rimaste, spolverizzate con altro zucchero e servite. 49 Ricette tra storia e tradizione 50 CROSTELLO Un tempo pane della colazione della mattina di Pasqua a Città di Castello e nelle campagne circostanti. Lo prepara ormai solo qualche famiglia e un forno. Quando si mangia si spezza in quattro con le mani lungo il segno tracciato dalla croce, nessuno userebbe mai il coltello. Ingredienti: 3 kg di pasta lievitata, 1/2 hg di lievito di birra, 1/2 kg di lardo macinato e pestato, o anche a cubetti, 200 g di strutto, 6 uova, cotica di maiale, zafferano ammollato per una o due ore e asciugato su un canovaccio e la sua acqua di infusione, sale e pepe. Impastare bene tutti gli ingredienti tra loro, lavorando come se si dovesse preparare il pane, aggiungendo altra farina se necessario, però tenendo conto del fatto che la pasta deve essere molto molle. Fare dei filotti non molto grandi, fare una croce che prenda tutta la lunghezza e la larghezza (qualcuno prepara delle pagnotte rotonde, però sempre con la croce). Si lascia lievitare in luogo caldo e coperto da un panno bianco, si fa cuocere nel forno preferibilmente a legna (è l'ultima cottura dopo il pane) per una ventina di minuti, si sfornano, si spolverano, si passano ancora caldi, nella parte superiore, con la cotica, in modo da ungerli bene. Ricetta di Carla Ducci Galmacci Ricette tra storia e tradizione 51 PAN CACIATO ALLO ZAFFERANO A Umbertide e dintorni nel Settecento era in uso un pan caciato fatto con pasta da pane, pecorino, noci e zafferano. Quella proposta è una versione moderna, nelle tecniche ma non negli ingredienti. Ingredienti per tre pagnotte: 1 kg di farina, 300 g di gherigli di noce, 250 g di pecorino, 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva, 60 g di lievito di birra, zafferano in stimmi, un bicchiere d’acqua, sale, pepe. Fate sciogliere lo zafferano in mezzo bicchiere d’acqua tiepida. Versate la farina a fontana sulla spianatoia e ponete all’interno le noci spezzettate o tritate grossolanamente, il pecorino (in parte tagliato a pezzetti e in parte grattugiato), olio, sale, pepe e il lievito sciolto in mezzo bicchiere d’acqua tiepida e l’infusione di zafferano. Lavorate iniziando dal centro della fontana fino a formare un impasto liscio e consistente, facendo in modo che un leggero strato di farina ricopra la spianatoia, per non far attaccare l’impasto. Formate tre pani tozzi e di forma leggermente allungata, poneteli, distanziati fra di loro, in una teglia unta d’olio. Praticate sulla superficie dei pani due tagli nel senso della larghezza, servendovi di un coltello a lama liscia. Coprite con un telo pulito e lasciate lievitare in luogo tiepido per circa un’ora, quindi infornate in forno preriscaldato a 220°C. Fate cuocere per un quarto d’ora, abbassate a 200°C e fate cuocere per una ventina di minuti ancora. 52 Ricette tra storia e tradizione ROSOLIO PORTOGHESE Ricetta tratta da un vecchio manualetto, ben nota nelle sue molte varianti anche in Umbria. Ingredienti indispensabili di questo rosolio lo zafferano e le arance, da cui il nome (le arance erano un tempo chiamate “portogalli”). In versione attuale il vaso in cui macerare scorza d’arancia – rigorosamente biologica e non trattata – e zafferano deve essere a chiusura ermetica, lo sciroppo si può preparare a caldo e con metà dello zucchero e per “passare” il rosolio non è necessario il “fitto panno” ma un imbuto rivestito di carta filtro, carta che si trova nei normali negozi di articoli per enologia. “Sbucciate sottilmente un arancio e mettete la scorza in un vaso con 250 grammi di alcool a 36 gradi e una presa di zafferano. Coprite il vaso con una carta bucherellata e lasciatelo in disparte per 3 giorni. In pari tempo mettete in un vaso 650 grammi di zucchero finissimo con 360 grammi d’acqua e agitate ogni tanto il recipiente acciocché lo zucchero si sciolga bene. Il quarto giorno mescolate insieme i due liquidi e lasciateli nuovamente in riposo. Dopo 8 giorni passate il rosolio per un fitto panno, filtratelo per cotone e mettetelo in bottiglie”. Da “130 maniere di preparare liquori, rosoli e bevande diverse” Ricette dalle Associazioni PAPPARDELLE ALLO ZAFFERANO CON RAGÙ BIANCO DI SALSICCE E RIDUZIONE AL SAGRANTINO Ingredienti per 6/8 persone. Per la pasta: 6 uova intere, 400 g di farina “00”, 200 g di semola di grano duro, stimmi di zafferano (6/7 stimmi a persona). Per il ragù: 6/8 salsicce di suino fresche, olio per soffriggere, ½ bicchiere di Sagrantino. Per la riduzione: 500 ml di Sagrantino, 150 g di miele d’acacia, ½ stecca di cannella, 2 foglie di alloro, pepe in grani, bacche di ginepro, rosmarino e salvia. Disponete le due farine a fontana sul piano di lavoro formando un incavo nel centro dove aggiungete le uova e l’infuso di zafferano precedentemente preparato in un pochino di acqua. Impastate bene il tutto fino ad ottenere una pasta morbida ed elastica. Successivamente stendete la pasta aiutandovi con un mattarello fino ad ottenere uno spessore di circa 0,5 mm. A questo punto infarinate la sfoglia, arrotolatela su se stessa e tagliatela in tante fettine di circa 2 cm di spessore. Una volta tagliate le varie fettine, srotolatele immediatamente e mettetele su un panno o un piano infarinato. Procedete ora con la preparazione del ragù: aggiungete, in un tegame, un pochino di olio, cuocete le salsicce e sfumate con il Sagrantino. In un altro tegame inserite tutti gli ingredienti della riduzione e cuocete fino ad ottenere un composto abbastanza cremoso. Appena pronti il ragù e la riduzione cuocete la pasta in una pentola di acqua bollente salata. Scolate la pasta al dente, saltatela nella pentola del ragù ed impiattate decorando il piatto con la riduzione al Sagrantino. 53 54 Ricette dalle Associazioni ARISTA DELICATA ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 6 persone: 1kg di arista, 2 foglie di alloro, 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale q.b., 30 stimmi di zafferano , ½ l di latte, 1 cipolla, 1 cucchiaio di farina, rete da cucina. Mettete lo zafferano in infusione in un pochino di latte. Prendete l’arista ed inseritela nella rete da cucina. Soffriggete con l’olio la cipolla finemente tagliata e l’alloro, rosolatevi la carne, cospargetela con la farina e salate. Intanto portate ad ebollizione il rimanente latte e successivamente versatelo nel tegame dell’arista. Fate cuocere a fuoco lento per circa un’ora, aggiungendo se necessario altro latte caldo. A fine cottura togliete l’arista dal tegame e frullate il sughetto. Se occorre fate stringere ancora il sughetto a fiamma moderata. Rimettete l’arista nella pentola, aggiungete l’infuso di zafferano e lasciate sul fuoco per 15 minuti circa. Fate raffreddare l’arista, tagliatela a fette e guarnitela con il brodo di cottura. Ricette dalle Associazioni TOZZETTI ALLO ZAFFERANO Ingredienti: 350 g di farina “00”, 150 ml di latte intero, 2 g di sale fino, 25 g di lievito di birra, 75 g di burro, 30 stimmi di zafferano, 75 g di zucchero. Per decorare: 40 g di uva sultanina, 1 uovo sbattuto. Mettete lo zafferano in infusione in un pochino di latte o acqua per una notte intera. Fondete il burro in un pentolino, aggiungete il latte e portate ad ebollizione. Togliete dal fuoco, attendete alcuni minuti, poi aggiungete nel liquido tiepido il lievito di birra e fatelo sciogliere. Posizionate la farina a fontana sul piano di lavoro, formate un incavo nel centro dove aggiungerete tutti gli ingredienti compreso l’infuso di zafferano e l’uva sultanina (precedentemente fatta rivenire in acqua) ben strizzata. Impastate bene il tutto fino ad ottenere una pasta morbida ma non troppo appiccicosa; coprite con un panno umido e lasciate riposare in un luogo tiepido per circa 50 minuti. A questo punto dividete l’impasto in 20/25 pezzi e da ciascun pezzo ottenete un filoncino. Spennellate ogni filoncino con un uovo sbattuto ed infornate a 200° C per 10 minuti circa. Sfornate i dolci, tagliateli a piccoli rombi e infornate nuovamente i biscottini per ulteriori 10 minuti a forno spento. 55 56 Ricette dalle Associazioni MALTAGLIATI ALLO ZAFFERANO E CECI Ingredienti per 6 persone: 350 g di ceci, 4 rametti di rosmarino, 10 foglie di salvia fresca, 50 g di pomodori maturi, 2 spicchi di aglio, 300 g pecorino, 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale q.b. Per i maltagliati: 200 g di farina bianca, 200 g di farina integrale, 0,10 g di zafferano in stimmi, sale. Ponete in ammollo i ceci per 24 ore. Successivamente scolateli e metteteli a cuocere in acqua aggiungendo uno spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino e la polpa di pomodoro. Fate cuocere per circa 2 ore, salando a fine cottura. Lasciate in infusione gli stimmi di zafferano in 2 cucchiai d’acqua bollente. Preparate i maltagliati: fate un impasto con le due farine, un pizzico di sale, lo zafferano e una quantità dell’acqua tiepida sufficiente a lavorare il tutto. Tirare una sfoglia non troppo sottile quindi tagliatela a piccoli rombi, cospargetegli con un po’ di farina e fate asciugare. Fate un soffritto con l’olio, due spicchi d’aglio, la salvia e il rosmarino legati a mazzetto. Unitevi i ceci ormai giunti a termine di cottura insieme a 2/3 del loro brodo. Cuocete la pasta in acqua bollente, scolatela al dente e aggiungetela ai ceci. Cospargete con il pecorino grattugiato prima di servire. Ricette dalle Associazioni STRANGOZZI DI SPOLETO ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone: 500 g di strangozzi, 100 g di guanciale di maiale, 100 g di burro, 2 zucchine alla julienne, ½ bicchiere di vino bianco, latte q.b., 0,10 g di zafferano in stimmi, sale q.b. Cuocete il guanciale con il burro, aggiungete le zucchine e sfumate con il vino bianco. Fate prendere colore al guanciale, togliete dal fuoco, aggiungete il liquido d’infusione insieme agli stimmi. Versate gli strangozzi, cotti e scolati, nella padella, amalgamate e, se occorre, allentate con un po’ di latte. 57 Ricette dalle Associazioni 58 DESSERT ALLA RICOTTA E ZAFFERANO Ingredienti per 10 persone. Per la base: 200 g di amaretti, 4 savoiardi, 2 cucchiai di cacao amaro, 75 g di burro, 1 stampo con cerniera. Per il ripieno: 200 g di latte, 150 g di zucchero, 450 g di ricotta vaccina o ovina, 300 g di panna fresca, 0,10 g zafferano di Spoleto in stimmi, 10 g di gelatina. La base. Macinate gli amaretti ed i savoiardi. Uniteli al cacao ed al burro precedentemente ammorbidito. Con questo composto foderate la base dello stampo pressando bene. Fate riposare il composto per un’ora almeno in frigo. Il ripieno. In un vasetto mettete in infusione con un poco di acqua gli stimmi di zafferano per almeno cinque ore, meglio di più. Mescolate alla ricotta il contenuto del vasetto fino ad ottenere una consistenza cremosa. Montate la panna e incorporatela alla crema di ricotta. Bollite il latte con lo zucchero e lasciate intiepidire. Scioglietevi la gelatina, precedentemente ammollata e strizzata. Aggiungetela agli altri ingredienti mescolando delicatamente. Versate il composto nello stampo e rimettete in frigo fino a che non si sia addensato. Decorate a piacere con scaglie di cioccolato fondente o frutta secca. Ricette dalle Associazioni GNOCCHI ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 10 persone: 1 kg e 500 g di gnocchi di patate, 0,25 g di zafferano in stimmi, 5 cucchiai di ricotta, 2 bicchieri di latte (il latte può essere sostituito da un bicchiere di acqua), 1 bicchiere di olio extravergine di oliva, sale, parmigiano grattugiato. Sminuzzate gli stimmi, anche servendovi del mortaio o con le mani, sulla carta stagnola, quindi poneteli nel latte tiepido, preferibilmente 3 o 4 ore prima dell’uso. Amalgamate la ricotta con il latte, quindi ponete in una padella abbastanza grande da contenere anche gli gnocchi, l’olio e il latte dove sono stati sciolti lo zafferano e la ricotta e fate cuocere per 10-15 minuti, salando durante la cottura, fino a quando non si sarà formata una crema. Unite gli gnocchi lessati nel frattempo in abbondante acqua salata e ben scolati e il parmigiano, amalgamate bene e servite. VARIANTE: si possono aggiungere, durante la cottura della crema, zucchine già cotte in olio e acqua e/o dadini di prosciutto crudo e/o prosciutto cotto e/o salsiccia rosolati a parte. 59 Ricette dalle Associazioni 60 POLENTA ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 10 persone: 1 kg di farina di mais o polenta istantanea, 4 l di acqua, sale q.b., 30 g di olio extravergine di oliva, 250 g di formaggio cremoso spalmabile, 250 ml di panna fresca, latte q.b., 0,25 g di zafferano in stimmi. Prima di procedere alla preparazione, fate il rinvenimento degli stimmi di zafferano, sbriciolandoli finemente in poco latte caldo almeno due ore prima, coprendoli con un coperchio per non disperdere l'aroma. Fate bollire l'acqua salata. Appena inizia a bollire mettete l'olio ed incorporate a pioggia tutta la farina di mais, mescolando con un cucchiaio di legno sempre nello stesso senso. Cuocete per circa 30-40 minuti. Quando la polenta avrà raggiunto la giusta consistenza, versatela sopra ad una spianotoia in legno. Stendetela come una sfoglia con uno spessore di 1 centimetro circa. Lasciatela raffreddare per pochi minuti, quindi tagliatela a quadretti. Per la crema allo zafferano. Fate sciogliere il formaggio cremoso spalmabile insieme alla panna fresca a fiamma bassa mescolando con un cucchiaio di legno. Aggiungete poi il latte con lo zafferano continuando a mescolare fino ad ottenere una crema. Impiattate i quadrati di polenta ancora calda e conditeli con la crema di zafferano caldissima. Servte subito. A piacere, si può aggiungere sopra la crema del parmigiano. Ricette dalle Associazioni TORTA AL TESTO ALLO ZAFFERANO Ingredienti per tre torte al testo: 1 kg di farina di frumento, 8 dl d’acqua, 2 cucchiaini di sale fino, 1 cucchiaino di zucchero, 25 g di lievito di birra, 0,25 g di zafferano. Sminuzzate gli stimmi o nel mortaio o semplicemente su carta stagnola. Ponete lo zafferano in mezzo bicchiere d’acqua tiepida, circa un’ora prima di iniziare a preparare la torta, per una migliore riuscita della preparazione. Fate sciogliere anche il lievito in acqua tiepida. Versate la farina a fontana sulla spianatoia, aggiungete tutti gli ingredienti compresa l’acqua aromatizzata allo zafferano e lavorate fino a ottenere un impasto omogeneo. Formate una palla, coprite e attendete che sia almeno raddoppiata di volume. (Per anticipare la lievitazione mettete la palla in una pentola chiusa dal coperchio). Dividete quindi l’impasto in tre parti e con il matterello stendetele in successione, dovrete ottenere tre “dischi” alti circa un centimetro ciascuno. Fate riposare di nuovo un quarto d’ora. Nel frattempo riscaldate il testo sul focolare o sul fornello. Il testo risulterà pronto per cuocere quando versandovi un pizzico di farina questa diventerà color oro, senza però bruciare. Ponete la torta sul testo e, appena la parte a contatto con la piastra diventa dorata, giratela, controllate la doratura della parte a contatto con il testo e girate di nuovo. Fate cuocere per un quarto d’ora circa la torta. Servitela calda, è buonissima con del guanciale di maiale affettato sottilmente e accompagnata da un bicchiere di buon vino rosso. 61 Ricette dalle Associazioni 62 CREPES AL FORNO CON SPINACI, RICOTTA E ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone. Per 8 crepes: 1 uovo, 80 g di farina, 2 dl di latte, sale. Per il ripieno: 200 g di ricotta, 200 g di spinaci, 30 stimmi di zafferano, una spolverata di parmigiano, sale. Per il sugo: ½ cipolla, 250 g di pomodoro a cubetti, olio e sale. Preparate un sugo semplice con cipolla e pomodoro. Amalgamate bene l’impasto per le crepes e cuocetele sull’apposita padella, ricordando di ungerla leggermente con il burro. Lessate gli spinaci, tagliateli sottili e preparate il ripieno mescolando con cura gli ingredienti compreso lo zafferano lasciato in infusione e riempite le crepes. Sul fondo di una teglia mettete un filo di olio, un po’ di sugo, le crepes e coprite con il sugo di pomodoro rimanente e con un po’ di parmigiano. Infornate a 180°C per 20 minuti. Ricette dalle Associazioni POLPETTINE ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone: 500 g di carne di manzo macinata, 70 g di pane raffermo, 1/2 dl di latte, una presa di stimmi di zafferano, 1uovo, prezzemolo, vino bianco secco, olio extravergine d’oliva, sale. Mescolate la carne tritata con il pane, rinvenuto nel latte, ben strizzato e tritato, l’uovo, il prezzemolo, lo zafferano sciolto in poca acqua bollente. Salate, amalgamate bene tutti gli ingredienti, formate tante polpettine, lasciatele rosolare nell’olio e portatele a cottura spruzzando di vino bianco secco e acqua. 63 Ricette dalle Associazioni 64 RICOTTA SPEZIATA Ingredienti per 4 persone: 400 g di ricotta fresca di pecora, una presa di zafferano, 2 cucchiai di zucchero, 2 cucchiaini di Marsala. Amalgamate la ricotta, l’infuso di zafferano, lo zucchero e il Marsala fino ad ottenere un composto omogeneo, con il quale farcire crostate, cannoli e torte. Ricette dalle Associazioni LEGUMI ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 4/6 persone: 1 kg di legumi, 1 bicchiere di olio extravergine di oliva,1/2 bicchiere di aceto di vino rosso, circa 30 stimmi di zafferano, 1 spicchio d’aglio, sale. Versate in un tegame capiente olio, aglio, aceto, l’infuso di zafferano e sale e tenete sul fuoco fino a quando inizia a bollire, amalgamando bene con un cucchiaio di legno. A parte lessate i legumi in acqua non salata, scolateli e fateli raffreddare; infine versateli in un piatto fondo, conditeli con la salsa e mescolateli delicatamente con una paletta di legno. 65 66 Ricette dalle Associazioni SPEZZATINO DI VITELLO AL SUGO DI CIPOLLA E ZAFFERANO Ingredienti per 4/6 persone: 1 kg di cipolle, 1 spicchio d’aglio, 2-3 foglie di salvia, 1 kg di polpa di vitello tagliata a pezzetti di uguali dimensioni, 1 bicchiere di vino bianco secco, brodo di carne, 30 stimmi di zafferano, sale, pepe. In un tegame fate soffriggere le cipolle con l’aglio e la salvia. Aggiungete lo spezzatino e fatelo rosolare per qualche minuto, e comunque fino a quando i pezzetti di carne non avranno preso colore da tutti i lati. Unite il vino e lasciatelo evaporare. Versate del brodo, salate, pepate, coprite, e fate cuocere lentamente. A cottura quasi ultimata unite lo zafferano sciolto in poco brodo caldo e aggiustate di sale e di pepe. Servite caldo. Il sugo così ottenuto potrà essere anche usato per condire spaghetti o mezze maniche con una grattugiata di parmigiano. Ricette dalle Associazioni TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone: 2 uova, 4 cucchiai di zucchero, 0,10 g di zafferano, poco latte, 250 g di mascarpone, una scatola di pavesini, 4 tazzine di caffè, poco zucchero, cacao amaro. Rompete le uova, mettete da parte le chiare. In una terrina montate i tuorli con 4 cucchiai di zucchero fino a quando non avrete ottenuto una crema morbida. Sciogliete lo zafferano in poco latte caldo e aggiungetelo alla crema. Unite il mascarpone e, lavorando con delicatezza, gli albumi precedentemente montati a neve. Mescolate con cura. Inzuppate i pavesini nel caffè freddo e zuccherato, disponeteli a strati su una pirofila quindi ricoprite ogni strato con la crema fino a esaurimento degli ingredienti. Spolverate di cacao amaro l’ultimo strato e riponete in frigo per tre ore prima di servire. 67 Ricette dalle Associazioni 68 UMBRICELLI DEL PERUGINO Ingredienti per 4 persone: 500 g di umbricelli, 2 salsicce di maiale fresche, 120 g di funghi finferli (in alternativa champignon), 1 spicchio d'aglio, 1 rametto di rosmarino, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, “la giustadose” di zafferano purissimo in stimmi di Città della Pieve (0,10 g), 10 ml di brodo o acqua calda e sale. Mettete a rosolare in una padella antiaderente i funghi con olio, aglio, rosmarino e salate. A metà cottura aggiungete le salsicce sbriciolate e portate il tutto a giusta cottura, aggiungendo il brodo o l’acqua calda per non far seccare troppo gli ingredienti, e “la giusta dose” di zafferano preventivamente preparata. A fuoco spento, togliete il rametto di rosmarino e lo spicchio d'aglio. Cuocete gli umbricelli in abbondante acqua salata, scolateli al dente, versateli nella padella dove avete preparato il condimento ed amalgamate il tutto. Disponeteli nei piatti e servite. Ricette dalle Associazioni FILETTO DEL TRASIMENO Ingredienti per 4 persone: 500 g di filetto di persico del Lago Trasimeno. Per la salsa: 1 scalogno, 1 noce di burro, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, 1 cucchiaio di farina, 250 ml di latte caldo, “la giustadose” di zafferano purissimo in stimmi di Città della Pieve (0,10 g), succo di limone , pepe rosa e sale. Sciogliete la noce di burro in un pentolino, aggiungete lo scalogno tritato e rosolate un po’. Aggiungete la farina setacciandola e cuocete per qualche minuto, mescolando. Poi versare un po’ di latte ed aggiungete “la giustadose” di zafferano purissimo in stimmi di Città della Pieve preventivamente preparata. Aggiungete il resto del latte, salate e cuocete per 10 minuti a fuoco lento. Frullate la salsa e tenetela calda, aggiungete qualche goccia di limone. Infarinate i filetti di persico e cuocete dolcemente in poco olio, salate, distribuite nei piatti e guarnite con la salsa e qualche granello di pepe rosa. 69 Ricette dalle Associazioni 70 POLLO DEI TERZIERI Ingredienti per 4 persone: 1 pollo ruspante, 4 patate medie, 1 spicchio d'aglio, 1 rametto di rosmarino, 1/2 bicchiere di vino bianco, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, “la giustadose” di zafferano purissimo in stimmi di Città della Pieve (0,10 g), farina, sale e pepe. Lavate ed asciugate i pezzi di pollo, spolverateli di farina e metteteli a rosolare in una teglia con l'olio. Bagnate con il vino bianco; appena evaporato aggiungete le patate tagliate a pezzetti e “la giustadose” di zafferano preventivamente preparata. Salate, pepate, mescolate bene ed aggiungete lo spicchio d'aglio ed il rametto di rosmarino. Coprite la teglia e lasciate cuocere a fuoco lento per una decina di minuti mescolando un paio di volte. Se necessario aggiungete poca acqua. A questo punto trasferite la teglia in forno già caldo a 190°C e ultimate la cottura per altri 15/20 minuti senza mescolare. Il pollo e le patate formeranno una croccante crosticina. Disponeteli nei piatti e servite. Bibliografia e ringraziamenti 72 Agenzia di promozione turistica dell’Umbria, Umbria, scopri l’arte di vivere, guida generale alla scoperta dell’Umbria, Perugia, 2010 Associazione produttori Zafferano di Spoleto, “A tavola con lo zafferano di Spoleto”, s.d., s.l. AA.VV, “Il fiore e le mani, storie e terre dello zafferano a Cascia”, s.d., s.l. AA.VV. Libro bianco sullo zafferano in Europa, s.d. (ma 2008), s.l. AA.VV. Orizzonte, maggio-giugno 2012 AA.VV. (University of Naples Federico II), Extraction of bioactive compounds of saffron (Crocus sativus), in: European Scientific Journal, January, 2014 Arusia, Lo zafferano, tecnica colturale e non solo, a cura di Donatella Marrani e Curgonio Cappelli, Selci Lama, 2005 Rita Boini, Silvana Favetti Andreani, La cucina umbra facile, Todi, 2004 Camera di Commercio di Firenze, Lo zafferano, tradizione e tipicità, Firenze 2007 Antonella Canini, Zafferano: colore, aroma e proprietà medicinali, Dipartimento di Biologia Università di Tor Vergata, Roma, 2009 Giovanna Casagrande, Gola e preghiera nella clausura dell’ultimo ‘500, Foligno, 1988 Clara Cecchini, Castel Ritaldi, Perugia, 2004 “130 maniere di preparare liquori, rosoli e bevande diverse”, Firenze, 1923 Renato Codovini, Roberto Sciurpa, Umbertide nel secolo XVIII, Gesp 2003 Consorzio “Il Croco di Pietro Perugino, Zafferano di Città della Pieve, Alberto Viganò”, “Relazione storica sulla realtà dello zafferano a Città della Pieve”, s.d., s.l. Renato Lefevre, “Spoletini ‘in Colonna’ a Roma sulla fine del ‘500”, in “Spoletium”, dicembre 1976 Pierfrancesco Giustolo, De Croci Culto, a cura di Luciano Giacchè e Alessandro Menghini, Fabrizio Fabbri editore, Perugia, 2000 Bibliografia e ringraziamenti Luca Muzzioli, Speciale spezie, Lo Zafferano, in “Lascuoladiancel.it”, 19 marzo 2014 Gianni Stacciotti, Lo zafferano, il Mida vegetale che tramuta in oro tutto ciò che tocca, in Il Sommelier, 1/2005 www.sterzetto.it Strucchi – Carpentieri, Il Vermut, Casale Monferrato, 1924 zonambiente.montagneaperte.it Crediti Le foto delle pagine 16, 18 e 19 sono tratte dall’archivio fotografico della Regione Umbria, autore Michele Tortoioli. RINGRAZIAMENTI Per le notizie storiche sullo zafferano di Gubbio: lo storico eugubino Fabrizio Cece. I fotografi eugubini Marco Bellucci, Sofia Cecchini e Daniela Petrelli. Un ringraziamento a Chiara Andreani e Giovanna Casagrande. Un ringraziamento speciale ai rappresentanti delle Associazioni e Consorzi di produttori di zafferano dell’Umbria che hanno fattivamente collaborato per la buona riuscita della presente edizione. Progetto a cura di Promocamera - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Perugia Via Cacciatori delle Alpi, 42 - 06121 Perugia [email protected] tel. +39 075 9660.589 / +39 075 9660.639 www.tipicamenteumbria.it Testi a cura di Rita Boini Progetto grafico: leZucche 73 Promocamera - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Perugia