Lavoratori immigrati nel settore delle
costruzioni in Italia
A cura di:
Maria Mora, Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES)
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 1
LA PRESENZA IMMIGRATA NEL
SETTORE DELLE COSTRUZIONI
Il mercato delle costruzioni, fortemente
influenzato
dalla
crisi
finanziaria
internazionale, ha subito un rallentamento nel
2007, una diminuzione nel 2008 e un calo
importante nel 2009. Attualmente la crisi
continua colpire pesantemente il settore delle
costruzioni. Le attività svolte, particolarmente
soggette a rischio infortunistico, lo pongono al
primo posto per frequenza di infortuni con
menomazione permanente e al secondo per
quelli con conseguenze fatali.
Nel corso degli anni in Italia i lavoratori
stranieri sono diventati la vera spina dorsale
del sistema produttivo del settore delle
costruzioni. Dopo una prima fase “di sostegno”
alla manodopera autoctona e una successiva
fase “sostitutiva”, oggi gli immigrati sono
strutturali al settore. La crescita esponenziale
di occupati stranieri rilevata negli ultimi anni
rimarca, inoltre, come il comparto edile
sarebbe “fallito” senza la presenza immigrata.
Ma il dato non può essere letto solo dal punto
di vista quantitativo, il valore aggiunto portato
dagli immigrati è anche qualitativo: sia dal
punto di vista delle qualifiche e dell’esperienza
che dal punto di vista delle motivazioni e della
capacità produttività.
Anche in una fase di difficoltà dell’economia
nel suo complesso e nello specifico del
settore, la richiesta di personale immigrato
continua ad essere importante. I dati acquisiti
da Unioncamere e pubblicati nell’ultimo
1
rapporto Excelsior (2009) , infatti, indicano
come le imprese siano alla ricerca per il
prossimo anno di almeno 10.200 nuovi
lavoratori stranieri solo per il settore edile.
Nei primi sei mesi del 2009 i dati sulle forze
lavoro dell’Istat rilevano una presenza di circa
320.000 lavoratori stranieri pari a circa il 17%
del totale (dato che passa al 19% se si
prendono in considerazione solo i dipendenti),
con una presenza dominante nelle regioni
settentrionali (in cui si concentra circa il 61%
della loro presenza). Un ulteriore dato
particolarmente significativo riguarda la
variazione percentuale registrata rispetto al
2008: mentre nel loro complesso gli occupati
1
L’Unioncamere in collaborazione con il Ministero
del Lavoro e con l’Unione Europea, realizza il
“Sistema informativo per l’occupazione e la
formazione” Excelsior, che ricostruisce annualmente
il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei
fabbisogni professionali e formativi espressi dalle
imprese.
del settore non crescono (anzi arretrano di un 4%), gli immigrati aumentano del 10%.
Anche gli ultimi dati disponibili della CNCE ci
mostrano un settore a forte vocazione
straniera, la percentuale degli immigrati iscritti
alla Cassa Edile è di oltre il 19% e nel corso
degli ultimi otto anni il loro numero è
aumentato di circa 7 volte. Un aspetto
particolarmente interessante emerso dalla
banca dati della Cassa Edile riguarda le
qualifiche dei lavoratori immigrati: su 100
operai comuni circa 30 sono stranieri, mentre
su 100 operai di IV livello gli immigrati sono
solo 4. Da segnalare, ancora, come nel corso
dell’ultimo anno siano aumentati in maniera
significativa i contratti di apprendistato per i
lavoratori stranieri (del 68%) e questo potrebbe
avere una ricaduta importante sulla loro sorte
occupazionale con alle porte una possibile
contrazione del settore.
Per quanto riguarda gli infortuni subiti dai
lavoratori stranieri, il rapporto INAIL 2008
evidenzia come il settore delle costruzioni
continui ad essere tra i più rischiosi tanto da
concentrare circa il 13,7% degli infortuni
registrati tra tutti i lavoratori immigrati. Nel caso
specifico degli infortuni mortali, nonostante
questi siano leggermente calati nel corso del
2008, il settore delle costruzioni - con 43
vittime straniere - mantiene il triste primato di
“settore killer”. In tal senso, sono molteplici i
fattori che incidono sul maggiore rischio
infortunistico tra i lavoratori stranieri, ma
questo dipende innanzitutto dai settori
produttivi in cui avviene la loro collocazione e
dalle diversità dei contesti locali di inserimento.
Complessivamente, infatti, se osserviamo il
tasso infortunistico, notiamo che quello degli
stranieri supera di molto quello dei lavoratori
italiani: abbiamo circa 44 infortuni ogni 1000
lavoratori stranieri contro i 39 circa dei
2
lavoratori nel complesso . Il mestiere più
pericoloso per i lavoratori stranieri di sesso
maschile è quello di muratore. La percentuale
di infortuni accorsi a lavoratori sul totale dei
lavoratori con la stessa qualifica è pari al
17,7%. Seguono il facchino (6,3%), il
meccanico (5,8%) e l’autista (4,7%).
I dati sopra riportati, conferma come il settore
edile continui a esprimere un forte fabbisogno
di
manodopera
immigrata.
Tuttavia,
l’assorbimento di questa passa molte volte
attraverso forme di sfruttamento, di scarsa
sicurezza e di discriminazione ai danni dei
lavoratori stranieri presenti nel settore.
Nel 2008 il numero di lavoratori immigrati
iscritti ai tre sindacati confederali è di oltre 820
mila unità, con un incremento di circa 20 mila
unità nel corso dell’ultimo anno.
2
Inail, Rapporto 2008.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 2
In tal senso, il fenomeno della crescente
percentuale di stranieri tra gli iscritti al
sindacato, se da un lato rappresenta una
parziale controtendenza che corregge almeno
in parte il calo di adesioni degli autoctoni,
contribuendo ad attenuarne i ritmi e le
dimensioni,
non
può
essere
letto
esclusivamente come un dato quantitativo.
Esso ad esempio si traduce – sebbene in
proporzioni ancora contenute – in cambiamenti
non trascurabili della composizione degli iscritti
anche in termini di figure professionali, di livelli,
di qualifiche, di opportunità di carriera e così
via., ponendo al sindacato problemi che
implicano decisioni non routinarie sui terreni
della
tutela,
della
contrattazione
e
dell’organizzazione.
Tavola 1: Incidenza lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori per macrosettore
16,6
18
16
14
12
7,8
10
8
7,4
8
6
4
2
0
agricoltura
industria
costruzioni
servizi
Fonte: elaborazione Ires su dati Istat 2009
Tavola 2: percentuale dei lavoratori stranieri iscritti alla Cassa Edile sul totale degli iscritti per
qualifica (1999-2007)
35,00
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
1999
2000
2001
2002
Nord Ovest
Nord est
2003
Centro
2004
Sud
2005
2006
2007
Isole
Fonte: elaborazione IRES su dati CNCE (2008)
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 3
Tavola 3: infortuni denunciati nelle costruzioni per comparto (2007-2008)
Comparto
Totale 2007 2007 % stranieri Totale 2008 2008 % stranieri
Edilizia e Genio civile
53.782
24,8
45.779
25,6
Istallazione servizi
24.708
10,7
22.779
11,5
Lavori di completamento
19.247
27,6
16.605
27,9
Preparazione cantiere
2.918
17,4
2.608
18,3
Altro
1.243
19,3
1.483
18,5
Totale
101.898
21,7
89.254
22,1
Fonte: dati INAIL 2009
Tavola 4: brevi note sulla legislazione
Brevi note sulla legislazione
Negli ultimi venti anni, la legislazione italiana ha cercato più volte di regolamentare il fenomeno
dell'immigrazione e di affrontare le problematiche ad esso connesse.
Sono state così approvate diverse leggi in materia, La prima di queste leggi (n. 943), passò nel 1986, la
regolamentazione dell'accesso degli immigrati 'al mercato del lavoro. In seguito la legge n.. 39 (nota
come legge Martelli) è stata approvata nel 1991 e riconosceva sia i diritti che i doveri degli immigrati.
Solo recentemente questo corpo di norme è stato armonizzato attraverso un testo che riordina tutta la
normativa precedente, il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, poi modificato dalla legge n. 189 del 30 luglio 2002, meglio nota
come legge Bossi-Fini.
La legge italiana prevede un sistema di immigrazione programmata e la quota di lavoratori stranieri è
determinata da uno o più decreti ogni anno.
Il Parlamento italiano ha recentemente approvato una legge in materia di sicurezza pubblica (legge n..
94 del 15 luglio 2009) che regola l'immigrazione. Ai sensi della nuova legge l’immigrazione clandestina
diventa un reato penale, punibile con una multa fino a 10.000 euro, inoltre i genitori stranieri per
registrare la nascita di un bambino devono presentare i documenti per dimostrare che sono residenti
legali.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 4
LA CONTRATTAZIONE
COLLETTIVA E LA
CONCERTAZIONE TERRITORIALE3:
IL CASO DEI LAVORATORI
IMMIGRATI
Fra i piani regolativi che variamente
concorrono alla determinazione del regime di
tutele che riguardano i lavoratori stranieri, un
capitolo a parte va dedicato alla contrattazione
collettiva e, più in generale, alle relazioni
industriali.
Dall’analisi di questa materia si rileva un grado
di estensione modesto nella trattazione
contrattuale di argomenti legati alla presenza
di forza lavoro straniera. All’interno dello
stesso sindacato si ammette che «l’esperienza
contrattuale fatta è risultata poco influente».
Un limite che avrebbe riguardato tutti i livelli nazionale e aziendale di categoria, ma anche
territoriale - in cui si articola il sistema italiano
delle relazioni industriali.
Posto ciò, una spiegazione di carattere politicogiuridica riguarda il fatto che, a seguito del nuovo
assetto normativo introdotto dal T.U. del 1998, si
sia affermata - anche nelle parti sociali - una
accezione contrattuale del lavoro immigrato del
tutto «normalizzata». D’ora in poi è infatti la legge
dello stato a sancire l’inderogabilità di una serie
di principi cardine della civiltà giuridica, quali il
rispetto dei diritti fondamentali della persona, il
diritto di non discriminazione, la parità di
trattamento del lavoratore immigrato con i
lavoratori italiani e comunitari; il trattamento
retributivo e assicurativo previsto dalle leggi
vigenti e dai contratti collettivi nazionali di lavoro
di categoria comunque applicabili.
L’assenza di una visibilità specifica del lavoro
immigrato nel quadro regolativo offerto
dall’accordo negoziale fra le parti potrebbe
quindi scaturire dalla sua completa e
inderogabile
parificazione
compiuta
solennemente dal legislatore. Nel rapporto di
lavoro - per lo meno nell’ambito di quanto è
rimesso alle disponibilità negoziali delle parti ogni ulteriore specificazione in tema di
immigrazione
rischierebbe
di
risultare
ridondante. Ed è per questo, probabilmente,
che le rare trattazioni contrattuali si limitano ad
alcune scarne – ma non per questo irrilevanti –
specifiche sul godimento delle ferie e
l’apprendimento della lingua italiana.
Tale cornice legislativa assume una precisa e
convinta declinazione politico-contrattuale
laddove il sindacato sceglie di accostarsi al
tema del lavoro immigrato nell’ambito di una
strategia complessivamente inclusiva dei diritti
e della cittadinanza del lavoro, a prescindere
da alcune connotazioni che attengono alle
caratteristiche
soggettive
dei
prestatori
(genere, condizione anagrafica, nazionalità
appunto). A ciò può aggiungersi un’ulteriore
considerazione. La vasta presenza di lavoro
immigrato in determinati comparti e segmenti
del mercato del lavoro fa sì che sia lo stesso
contratto collettivo ad assolvere al compito di
tutelare il lavoro immigrato, senza alcuna
distinzione
esplicita
di
nazionalità
e
provenienza. Basti pensare ai contratti
nazionali delle collaboratrici domestiche, a
anche a quello delle imprese di pulizia o della
ristorazione, in cui la percentuale di forza
lavoro immigrata è elevatissima.
Detto ciò, non v’è dubbio che la scarsa
diffusione di clausole contrattuali relative alla
specificità della condizione di lavoro e di vita dei
lavoratori immigrati, tradisca anche una
difficoltà e un limite della capacità del sindacato
di tradurre in azione concreta il pur rilevante
sforzo messo in atto per tentare di
rappresentare, offrire tutela, integrare al proprio
interno i lavoratori immigrati. Se da un lato è
certamente vero che sono la legge e l’azione
generale del sindacato a predisporre una
cornice normativa e organizzativa di protezione
e di tutela - sulla base del principio di non
discriminazione e parità dei diritti - dall’altro è
evidente come la presenza delle materie citate
in alcuni accordi e non in altri, pur relativi a
settori e territori ad alta intensità di lavoro
extracomunitario, indichi comunque una
diversità di approcci in seno alle organizzazioni
sindacali. Vi sono infatti casi in cui, come è
stato autorevolmente rilevato: «la differenza di
trattamento tocca alcuni aspetti attinenti
l’identità culturale e personale dell’immigrato;
basti pensare al giorno in cui deve cadere il
4
riposo settimanale” . Ed è proprio la
contrattazione collettiva che, a tal riguardo, può
duttilmente coniugare universalità delle tutele e
specificazioni plausibili di trattamento. Anche in
tema di lavoro non comunitario si ripropone il
tradizionale schema che regola nel nostro
ordinamento il rapporto fra legge e contratto
collettivo di lavoro; definita una comune
piattaforma di diritti e tutele inderogabili, restano
importanti istituti da precisare e integrare - in
senso evidentemente migliorativo - ad opera del
contratto collettivo di lavoro; sia esso nazionale
che di secondo livello.
Nei vari livelli di contrattazione, le materie
relative alla condizione specifica dei lavoratori
immigrati riguardano:
4
3
Questo paragrafo, è stato realizzato in
collaborazione con Salvo Leonardi.
M.G. Garofalo, M.McBritton, Immigrazione
e lavoro, in Rivista giuridica del lavoro e della
previdenza sociale, Ediesse, n°3, 2000
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 5
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formazione linguistica e, in misura
inferiore, professionale;
ferie continuative;
permessi particolari per ricorrenze
religiose;
miglioramento condizioni di inserimento
lavorativo e integrazione sociale (casa,
trasporti, ecc.);
monitoraggio dei flussi nel mercato del
lavoro settoriale e sulla legislazione in
materia;
chiamata o richiamo alle armi in patria;
malattia contratta durante ritorno in patria
e modalità di certificazione-informazione
del datore di lavoro;
tutela delle pari opportunità per i
lavoratori appartenenti alle categorie
deboli: quindi, insieme a portatori di
handicap, donne e giovani, immigrati;
impegno delle parti per la piena
attuazione delle leggi che garantiscono la
permanenza (o anche la cittadinanza)
degli immigrati nel nostro paese, come
condizione per sottrarli alle condizioni di
sfruttamento;
informazione ai lavoratori in più lingue e
delegati stranieri;
vitto e alloggio per i lavoratori
extracomunitari assunti.
Nella concertazione territoriale – il cui
dispiegamento tende sempre più a discendere
dal crescente numero di attribuzioni che il
legislatore riconosce a Regione e altri Enti locali
- assumono rilievo anche le azioni a sostegno
dell’occupazione dei lavoratori immigrati. Sul
terreno della formazione, come anche delle
azioni per favorire l’integrazione dei lavoratori
immigrati (sia per quanto concerne i problemi
Tipologia del
contratto
Contratto
Nazionale
Edilizia
Industria
Periodo
temporale
maggio 2008
Soggetti
target
immigrati
abitativi
che
le
misure
a
sostegno
dell’occupazione), la concertazione territoriale nonostante il numero limitato di esperienze
censite e i problemi denunciati dagli osservatori
intervistati - sembra essere il terreno su cui fin
qui si sono costruite alcune fra le esperienze più
significative.
Rari, infine, i riferimenti all’emersione del lavoro
sommerso e irregolare, nonché alla lotta alle
discriminazioni.
1. La contrattazione nazionale e territoriale in
favore dei lavoratori stranieri: Alcune buone
pratiche
Le materie maggiormente trattate nei contratti
nazionali, sono in larga misura la formazione,
sia professionale che linguistica (oltre la metà
dei contratti censiti), il tema delle ferie
(attraverso la possibilità di fruire di periodi
lunghi e permessi accorpati), le attività di
monitoraggio dei problemi e delle dinamiche
del lavoro degli immigrati (circa un quarto).
Nella contrattazione territoriale – svolta nei
settori
dell’agricoltura,
dell’edilizia,
del
commercio e del turismo, nell’artigianato – le
materie maggiormente trattate tornano a
essere i corsi di lingua e la formazione,
insieme alle attività di monitoraggio, spesso
all’interno di osservatori bilaterali. Si tenga
conto che nella contrattazione nazionale e
aziendale, le formulazioni relative alle pari
opportunità, all’agevolazione dell’integrazione dei
lavoratori immigrati (anche per quanto concerne
casa e trasporti), hanno largamente il carattere
programmatico e politico proprio delle
dichiarazione di intenti.
Elementi / contenuti innovativi
Istituzione di una Commissione
paritetica il cui ruolo è di :
razionalizzare…
attuare corsi
attuare programmi
La Commissione inoltre svolge attività
di monitoraggio
Contratto
Nazionale
Edilizia
Cooperative
giugno 2008
stranieri
creazione di modalità di lavoro integrate
tra le imprese e la rete istituzionale
scuole, ministeri competenti, enti locali
per la realizzazione di azioni formative
Misure specifiche
formazione all’interculturalità ed
alla comunicazione realizzazione di
corsi formativi finalizzati al
miglioramento della comunicazione
linguistica ed interculturale tra i
lavoratori di nazionalità diversa
soprattutto in tema di
organizzazione e di gestione del
cantiere e di prevenzione degli
infortuni.
La formazione avviene attraverso
la collaborazione tra imprese ed
Enti scuola
•
realizzazione di corsi di
formazione professionale
•
lavoratore straniero le
aziende riconoscono
compatibilmente alle
esigenze produttive e
organizzative la fruizione
continuativa delle ferie e
dei riposi annui
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 6
Linee guida per la nuova contrattazione territoriale ed aziendale. Marzo 2009
In molti territori la numerosa presenza dei lavoratori migranti, infatti, richiede una particolare assunzione delle
problematiche sulle quali si può intervenire attraverso varie soluzioni.
L’esigenza principale espressa dai lavoratori immigrati è quella di una maggiore formazione.
Al fine di permettere la loro crescita è stata evidenziata la necessità di definire un format di corsi di
informazione/formazione preventivi all’assunzione, apprendisti, formazione continua, in cui sia previsto un
pacchetto di ore consistente per l’alfabetizzazione e vedano fra i formatori la presenza di un “mediatore culturale”.
Oltre alla formazione si sono evidenziate altre esigenze.
Riconoscimento titoli e qualifiche. Spesso i lavoratori stranieri sono più istruiti e qualificati degli italiani, ma né
la loro istruzione, né le qualifiche professionali vengono riconosciute. Solitamente gli immigrati sono inquadrati ai
livelli più bassi e lì rimangono anche dopo anni di lavoro.
Contributo ai costi di soggiorno. Si può tentare di orientare le prestazioni delle Casse Edili su alcune esigenze
particolari come la possibilità di concedere un contributo per sostenere i costi della “tassa di soggiorno”, specie in
presenza di famiglie numerose, magari limitandolo a quello derivante dal rinnovo per essere rimasto disoccupato.
Allo stesso modo si potrebbe riconoscere un contributo per la perdita di una giornata di lavoro per andare a
rinnovare il permesso di soggiorno.
Ampliamento congedo parentale. Spesso i lavoratori stranieri non usufruiscono dei congedi parentali poiché i
giorni previsti non sono sufficienti per recarsi e poi tornare dal proprio paese. Sarebbe utile, quindi, cercare di
ampliare i 3 giorni di congedo parentale con un 3 x 2 di cui 2 giorni come comparto senza salario.
Rimesse. Si dovrebbe definire con il Sistema bancario un servizio che aiuti i lavoratori per le rimesse dei propri
risparmi alle famiglie nei paesi di origine. Allo stesso modo si può agevolare, attraverso accordi con gli istituti di
credito, la possibilità di accedere a prestiti o accendere mutui.
Prestazioni. Come è avvenuto in altre occasioni, possono essere utilizzate eventuali risorse delle Casse Edili,
con le modalità della contribuzione premiale e comunque in un ambito di “scambio” in prestazioni a favore dei
lavoratori. Tutto ciò tenendo conto di quanto previsto dai protocolli nazionali che prevedono un equilibrio di
Bilancio senza mettere in discussone l’attività, negli anni, della stessa Cassa Edile.
La passata stagione degli integrativi del settore dell’edilizia ha prodotto passi avanti in una ventina di
accordi territori, tra regionali e provinciali. Nel seguente quadro sinottico si presentano alcuni elementi
rilevanti e/o innovativi che riguardano i lavoratori immigrati:
Tipologia
del
contratto
Integrativo
edilizia
artigiani
Integrativo
edilizia
cooperative
Integrativo
Edilizia
ANCE
Periodo
temporale
Territorio di
riferimento
Soggetti target
gennaio 2007
Regione del Nord:
Valle d’Aosta
lavoratori
stranieri
Luglio 2007
Regione del Centro:
Marche
Lavoratori
stranieri
Febbraio
2007
Provincia del Nord:
Cuneo (Regione
Piemonte)
Lavoratori
stranieri
Elementi / contenuti innovativi
Misure specifiche
attività formative finalizzate a realizzare :
• interventi in materia di sicurezza
partendo dalla presenza in ogni luogo
di lavoro di cartelli nelle lingue più
diffuse nei cantieri
• interventi per migliorare l’ inserimento
sociale e lavorativo
attività formative:
• per l’alfabetizzazione
• professionali di primo ingresso
• professionali per il recupero delle
professionalità acquisite nei paesi
d’origine
• sulla sicurezza
sostegno delle iniziative degli enti locali a
favore delle politiche di accoglienza e
integrazione dei lavoratori stranieri, in
particolare sui problemi dell’alloggio.
Predisposizione di corsi do formazioni
riguardanti:
• la prima alfabetizzazione per
lavoratori occupati in edilizia e alcune
tipologie di lavoratori disoccupati
• la sicurezza sul lavoro. Questi corsi si
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 7
avvarranno anche di materiale
didattico multilingue
Integrativo
edilizia
ANCE
Gennaio
2007
Provincia del Nord:
Imperia (Regione
Liguria)
Lavoratori
stranieri
Integrativo
edilizia
ANCE
Ottobre 2006
Provincia del Nord:
Genova (Regione
Liguria)
Lavoratori
stranieri
sostegno presso gli Enti preposti di opportune
politiche di accoglienza sul territorio, con
particolare riferimento alla problematica
dell’abitazione.
Attività formative relative a:
• primo ingresso e alfabetizzazione
• qualificazione professionale
• sicurezza sul lavoro
Applicare una gestione delle ferie che
permetta periodi feriali più lunghi per favorire il
ritorno alle famiglie nei paesi di origine
Interventi nei confronti delle Istituzioni per
raggiungere un accordo che favorisca
l’individuazione di soluzioni abitative dignitose
Intrapresa di un percorso concertativo con le
Istituzione per il riconoscimento e il
finanziamento di specifici corsi relativi a:
• il primo ingrasso e
all’alfabetizzazione
• la qualificazione professionale
• la sicurezza sul lavoro
Integrativo
edilizia
ANCE
Marzo 2007
Provincia del Nord:
La Spezia (Regione
Liguria)
Lavoratori
stranieri
operare anche attraverso l’informazione
affinché venga garantito l’accesso al sistema
sanitario e alle visite mediche previste dalle
leggi e dai contratti.
Attivare specifiche iniziative per favorire
l’inserimento nel mondo del lavoro e una
migliore integrazione nella società civile
Promuovere percorsi di formazione
professionali volti a incentivare
l’alfabetizzazione e la maggiore conoscenza
delle normative sulla sicurezza sul lavoro.
Attivare una gestione delle ferie che tenga
presente la necessità di questi lavoratori di
rientrare periodicamente nel paese di origine,
anche tramite periodi più lunghi di ferie
Integrativo
edilizia
ANCE
Integrativo
edilizia
ANCE
Marzo 2007
Provincia del Centro:
Ascoli Piceno
(Regione Marche)
Provincia del Nord:
Bologna (Regione
Emilia Romagna)
Lavoratori
stranieri
Integrativo
edilizia
ANCE
Ottobre 2006
Provincia del Sud:
Reggio Calabria
(Regione Calabria)
Lavoratori
stranieri
Integrativo
edilizia
Aprile 2006
Provincia del Sud:
Ragusa (regione
Lavoratori
stranieri
Luglio 2006
Lavoratori
stranieri
Intraprendere iniziative nei confronti delle
pubbliche amministrazioni per attivare
iniziative specifiche finalizzate a rispondere
alle esigenze abitative dei lavoratori
Apertura di un tavolo con la Regione per
reperire risorse volte a risolvere i problemi che
riguardano i lavoratori immigrati
Individuazione di misure che incentivino
l’ingresso e la permanenza nella provincia di
lavoratori provenienti da altre regioni italiane o
dall’estero
Attivazione di corsi specifici finalizzati alla
formazione dei lavoratori stranieri e
riguardanti, oltre la formazione obbligatoria
sulla sicurezza, anche la lingua italiana e la
segnaletica di cantiere
Realizzazione di corsi di formazione sia di
alfabetizzazione che per il riconoscimento di
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 8
ANCE
Sicilia)
La tutela contrattuale costituisce un segmento
– seppure di assoluto rilievo – ma non la
totalità delle politiche di rappresentanza
complessivamente poste in essere dal
sindacato in favore dei lavoratori immigrati.
Come abbiamo potuto constatare nelle realtà
maggiormente connotate dall’insediamento di
lavoratori stranieri - aree di lavoro stagionale in
agricoltura o nel turismo, alcuni distretti
industriali del centro e del nord-est, alcune
grandi aree metropolitane - il sindacato tende
sempre più a qualificare il suo impegno
specifico, attraverso la messa in campo di una
serie di iniziative territoriali propedeutiche, o
comunque contestuali, alle misure regolative di
tutela di derivazione strettamente contrattuale.
In tale sforzo rientrano misure organizzative e di
membership quali:
– le campagne di informazione nel
territorio e nei luoghi di lavoro
(sensibilizzazione con volantinaggi,
camper dei diritti, traduzione in più
lingue di leggi, contratti, guide);
– un’azione sempre più specializzata
delle strutture dei servizi (patronati e
uffici vertenze) e l’apertura di appositi
sportelli territoriali per l’assistenza e
consulenza
degli
immigrati
sui
permessi di soggiorno, i rinnovi, gli
sponsor, i ricongiungimenti familiari, le
politiche sociali e abitative;
– la tutela vertenziale in casi di
discriminazione collettiva per i motivi
vietati dalla legge Turco-Napolitano;
– l’impegno per una effettiva parità di
trattamento
previdenziale
e
pensionistico coi lavoratori italiani;
– il riconoscimento di diritti politici
all’elettorato attivo e passivo, a
cominciare
dalle
amministrazioni
locali;
– le campagne di sindacalizzazione;
– la costituzione di Coordinamenti e
Osservatori ad hoc; l’istituzione del
delegato sociale;
– l’organizzazione – anche insieme ad
altre istituzioni preposte – di corsi di
lingua italiana;
– la messa a disposizione delle proprie
sedi come spazi di socializzazione e
familiarizzazione.
Da questo punto di vista, le esperienze di
concertazione a livello territoriale e le stesse
iniziative del sindacato di organizzazione di
questi lavoratori, possono rappresentare un
terreno dal quale ci si possono attendere dei
risultati anche maggiori di quelli possibili
abilità professionali
Divulgazione di opuscoli informativi
multilingue onde facilitare la socializzazione
degli immigrati nei posti di lavoro
all’interno dell’azione contrattuale vera e
propria.
Insieme allo strumento della contrattazione e
per quanto riguarda la protezione dei diritti dei
lavoratori immigrati e il lavoro dignitoso nel
settore dell’edilizia, l’azione sindacale realizzata
dalla FILLEA, e più in generale la politica messa
in atto dalla Cgil sull’immigrazione coprono
diversi aspetti: l’azione di advocacy, le
campagne anti-razziste, la presenza capillare
sul territorio anche attraverso sportelli specifici,
la
formazione
e
inclusione
all’interno
dell’organizzazione di lavoratori migranti, la
ricerca e il monitoraggio del fenomeno, , la
cooperazione con i sindacati e le associazioni
dei paesi di origine dei migranti, ecc…
Alcune delle proposte e delle rivendicazioni su
cui la Cgil cerca di agire sulle Istituzioni
governative sono quelle riguardanti i diritti
politici degli immigrati, in particolare il diritto di
voto a livello locale, la semplificazione
dell’accesso alla cittadinanza, la abolizione
delle discriminazioni istituzionali (e.s. divieto di
accesso al pubblico impiego per i cittadini non
comunitari). Una tematica di particolare
rilevanza è quella della lotta al lavoro nero e allo
sfruttamento lavorativo attraverso:
•
l’aumento delle attività ispettive
•
responsabilità
penali
e
regime
sanzionatorio
•
estensione ai lavoratori in situazione di
grave sfruttamento lavorativo dell’articolo 18 del
Testo Unico sull’immigrazione che prevede la
concessione di un permesso di soggiorno per
motivi di protezione sociale e che attualmente è
utilizzato quasi esclusivamente per i casi di
sfruttamento sessuale.
Nel caso dei lavoratoti immigrati in situazione di
irregolarità le proposte riguardano tra le altre il
diritto a percepire remunerazione e previdenza
sociale per i lavori svolti e la garanzia di poter
far valere i propri diritti di fronte ad un ente
competente, diritto che sino ad oggi rimane solo
teorico con l’espulsione.
Altri campi sui quali la CGIL è fortemente
impegnata sono un sistema di ingressi per
migrazioni di lavoro trasparente, la ratifica della
convenzione ONU sulla Protezione dei Diritti dei
Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro
Famiglie, stabilire e rafforzare le procedure
nazionali di dialogo sociale per garantire la
consultazione su tutti gli aspetti della
migrazione di lavoro, garantire che i sindacati
svolgano un ruolo consultivo chiave in tutte le
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 9
questioni relative all’assistenza ed a supporto
dei lavoratori immigrati.
La CGIL nel suo complesso ha da anni
costituito in tutto il territorio i chiamati “uffici
immigrati”
dedicati
in
particolare
alle
problematiche specifiche di questi lavoratori che
esulano le competenze delle rispettive categorie
(permesso di soggiorno, ricongiungimento
familiare, ecc…) al fine di stabilire un contatto
con i lavoratori stranieri e le loro famiglie anche
nel caso non siano sindacalizzati. Inoltre la
CGIL insieme ad altri sindacati e associazioni
territoriali hanno creato una rete territoriale
antidiscriminazioni con sportelli in cinque regioni
italiane.
Nello specifico la Fillea realizza un costante
lavoro di veicolazione delle informazioni corrette
sui contratti in edilizia e sui diritti dei lavoratori
immigrati anche attraverso l’utilizzo di “lavoratori
pari” adeguatamente formati e l’inserimento
all’interno delle loro strutture e a tutti i livelli di
una adeguata rappresentanza di questa
categoria di lavoratori. Un altro elemento di
particolare importanza all’interno dell’azione
sindacale in questo settore risiede nel favorire
la conoscenza delle condizioni di lavoro e delle
problematiche e discriminazioni attraverso
azioni di monitoraggio e specifiche attività di
ricerca.
Inoltre, dal 2007, Nell’ambito del piano
nazionale Fillea Cgil sulle politiche e rapporti
internazionali e per l’immigrazione sono stati
promossi e avviati vari progetti in collaborazione
con alcuni sindacati dei paesi di origine dei
migranti. Sono stati realizzati corsi di
formazione per lavoratori in Marocco, Albania e
Tunisia. E’ stato siglata recentemente una
intesa tra la Fillea Cgil e il sindacato delle
costruzione sloveno al fine di intensificare i
rapporti e promuovere una collaborazione in
vari ambiti, a partire dalla formazione sindacale
e professionale in loco. Infine, la Fillea Cgil di
Roma e Lazio ha già da qualche anno
intrapreso una collaborazione con il sindacato
romeno delle costruzioni che ha portato
all’apertura di una sede della Fillea di Roma e
Lazio a Bucarest.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 10
I LAVORATORI STRANIERI E LE
DISCRIMINAZIONI NEL SETTORE
EDILE5
La descrizione dell’inserimento degli stranieri
nel mercato del lavoro italiano non può
prescindere dallo studio dei processi
discriminatori a cui sono sottoposti i lavoratori
stranieri, altrimenti l’analisi di questo processo
rimarrebbe assolutamente incompleta. Le
tematiche legate alla discriminazione verso i
lavoratori stranieri nell’accesso e sul luogo di
lavoro costituiscono un aspetto fondamentale
per comprendere come il mondo del lavoro si
confronta con l’esistenza di un’importante
presenza straniera.
Mentre è noto che il mercato del lavoro
italiano, soprattutto in settori come quello edile,
assorbe e necessita continuamente di nuova
manodopera immigrata6, meno note sono le
condizioni lavorative e contrattuali effettive dei
lavoratori stranieri, e tanto meno sono
conosciute, se non genericamente attraverso
singoli episodi di cronaca o esperienze dirette,
le discriminazioni e i fenomeni di razzismo
sperimentati, spesso in silenzio, da questi
lavoratori.
L’importanza di questo tipo di approccio,
risiede nella convinzione e nell’evidenza che il
percorso di integrazione dei nuovi cittadini
passa obbligatoriamente attraverso un corretto
inserimento lavorativo, che deve avvenire nel
pieno rispetto delle pari opportunità e
rispondere a una chiara scelta di reprimere i
fenomeni di lavoro nero e sommerso, di
tutelare i lavoratori sotto ogni aspetto, di
arginare i processi di brain waste, attraverso il
riconoscimento delle qualifiche e l’accesso alla
mobilità verticale.
I diversi fenomeni di discriminazione legati al
mondo del lavoro si possono manifestare sotto
molteplici forme: discriminazioni all’accesso,
nelle condizioni e sul luogo di lavoro, nei
percorsi professionali. La prima forma può
essere ricondotta, oltre che alle molteplici
barriere di carattere legale, alle forti reticenze
che ci sono ancora oggi nel “permettere” agli
immigrati l’accesso a posti di lavoro dove c’è
un’elevata offerta autoctona, nonché ai lavori
di maggiore prestigio o ad elevata
qualificazione. Infatti, la maggior parte degli
stranieri, anche se dispone di un elevato
“capitale umano”7, viene inserita ai livelli più
bassi del mercato del lavoro.
Vi è poi il capitolo delle discriminazioni che si
producono nelle condizioni e sul luogo di
lavoro. In Italia, esse sembrano rispondere a
un
più
complessivo
processo
di
segmentazione e precarizzazione del mercato
del lavoro che, a contatto con una categoria di
manodopera più “vulnerabile”, quale è quella
rappresentata dai lavoratori stranieri, concorre
all’allentamento delle tutele corrispondenti al
lavoro dipendente.
Infine c’è la discriminazione nei percorsi
professionali che, oltre ad essere anch’essa
espressione dei fenomeni appena evocati,
costituisce un processo nel quale entrano
pesantemente in gioco le reticenze della
società autoctona verso un autentico sistema
di pari opportunità.
Inoltre, non possiamo dimenticare anche l’alto
grado di vulnerabilità al ricatto che deriva
dall’avere un permesso di soggiorno legato ad
un contratto di lavoro. Questo può avere delle
ripercussioni su tutti i lavoratori stranieri, sia
per quelli che già hanno un regolare contratto
di lavoro ma devono mantenerlo, sia per quelli
che non lo hanno ma sperano in una
emersione (nel caso abbiano il permesso di
soggiorno) o in una regolarizzazione (se non
hanno i titoli di soggiorno).
Innanzitutto riteniamo utile per l’analisi delle
discriminazioni nel settore edile fare una prima
tipologizzazione
dei
lavoratori
stranieri
occupati, combinando la loro posizione rispetto
al soggiorno (legale/illegale) con quella sul
mercato del lavoro (regolare/irregolare).
Queste circostanze, da sole o combinate fra
loro, incidono direttamente sulla tipologia o
grado delle discriminazioni, così come sulla
ricattabilità o meno del lavoratore di fronte a
queste circostanze.
8
Nel contesto italiano, diversi autori hanno
provato a schematizzare queste tipologie nel
seguente modo: i legali regolari, i legali
irregolari, gli illegali irregolari.
La quarta categoria, ovvero, gli illegali regolari,
non viene pressa in considerazione giacché è
formalmente impossibile che un lavoratore
senza un valido titolo di soggiorno possa
svolgere una attività lavorativa regolare.
7
5
Questo capitolo è tratto da una indagine
più ampia realizzata dall’Ires nell’ambito del
progetto EQUAL LEADER – Lavoro e occupazione
senza discriminazioni etniche e religiose.
6
Zanfrini, L., “Learning by programming” in
Secondo rapporto sui fabbisogni professionali delle
imprese e la politica di programmazione dei flussi
migratori, Unioncamere-Fondazione ISMU, Angeli,
Milano, 2001
Per capitale umano si intende il sapere
messo in campo dalle persone, che include
istruzione, competenze, percorsi professionali e
qualità personali.
8
sintetizzati da Strozza M., Costi e benefici
apportati dall’immigrazione alle economie nazionali:
rassegna dei principali contributi nordamericani ed
europei,
Working
Paper
n.
1,
http://www.cestim.org/commissione_integrazione/w
orking1_1.doc
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 11
1. Discriminazioni nell’accesso al lavoro
Nel settore edile l’elevata domanda e presenza
di lavoratori stranieri incide direttamente sul
tipo di discriminazioni riscontrate al suo
interno.
Rispetto alle discriminazioni nell’accesso al
lavoro non emergono particolari reticenze
all’impiego di lavoratori stranieri. L’elevata
offerta di manodopera immigrata e il fatto che
questo settore sia ormai poco attraente per i
lavoratori autoctoni ha sicuramente favorito
l’ingresso di lavoratori stranieri. Il settore edile
rappresenta uno sbocco lavorativo privilegiato
per molti neo-arrivati, dati i pochi requisiti
generalmente richiesti, ma d’altro canto,
sebbene
si
osservi
un
progressivo
allontanamento della manodopera autoctona
da questo settore, questo processo non è
completamente imputabile a una mancanza di
reale interesse. Esiste, infatti, un certo effetto
dumping derivato dal fatto che molti datori di
lavoro considerano più vantaggioso l’impiego
di lavoratori stranieri.
“ (i lavoratori stranieri) sono disposti a lavorare
anche il sabato, sono più disponibili a fare le
ore straordinarie, sono più disponibili
comunque perché, magari, materialmente
hanno delle esigenze maggiori, hanno delle
spese maggiori”9
Per quanto riguarda la discriminazione
all’accesso, le procedure per il reclutamento di
manodopera in questo settore pongono diversi
problemi dal momento che usano meccanismi
per il reperimento di lavoratori molto legati alle
reti di conoscenza. Le reti di conoscenza
all’interno di una comunità possono fare in
questo modo da barriera all’ingresso di altri
lavoratori non appartenenti a quella rete.
Quando una azienda ha bisogno di un
lavoratore si rivolge di solito ai suoi stessi
dipendenti per far girare la voce tra i
conoscenti. Questo meccanismo funziona, in
ogni caso,
allo stesso modo per il
reclutamento di lavoratori autoctoni e per gli
stranieri.
“ - come fanno a trovare un lavoro,
nell’edilizia? come arrivano fino a voi?
- ma, a noi, sempre perché qualcun’ altro li
conosceva, per cui sempre per conoscenze,
quelli che abbiamo assunto noi…le persone
che abbiamo noi sono arrivate sempre perché
10
altre persone le conoscevano”
L’utilizzo sistematico dei network nel processo
d’incontro fra domanda e offerta lavorativa
contribuisce ad alimentare i fenomeni di
9
D., italiana, responsabile risorse umane di una
ditta edile.
10
ibidem
segmentazione del mercato del lavoro. Siamo
così di fronte a un fenomeno di “segregazione
occupazionale orizzontale” che vede alcune
comunità concentrate in pochi settori ed
occupazioni. Attualmente in molte zone d’Italia
è emblematico il caso della comunità rumena
con un’altissima concentrazione di lavoratori
nel settore edile. Il ruolo dei network è
fondamentale in questo processo giacché, per
esempio, un lavoratore rumeno in cerca di
occupazione che usa come canale di ricerca
prevalente le sue reti di conoscenze, verrà
quasi sicuramente indirizzato verso il settore
edile. Questa segregazione, che può in un
primo momento rappresentare un vantaggio
per quei lavoratori appartenenti alle comunità
più radicate nel settore delle costruzioni,
comporta
un
discriminazione
diretta
nell’accesso al lavoro per i lavoratori
appartenenti ad altre comunità. Questi
lavoratori, non avendo accesso alle reti di
conoscenza che fungono di tramite tra l’offerta
e la domanda rimangono praticamente esclusi
da questo settore.
“ ci può essere che quando un albanese e un
rumeno vanno a chiedere lavoro, noi abbiamo
bisogno di lavoratore, (noi prendiamo) un
rumeno”11
“Nel lavoro regolare il reclutamento viene
attraverso la conoscenza, attraverso il passa
parola, quello che già lavora porta l’amico,
porta il fratello, porta il parente, perché ha già il
permesso di soggiorno. E nel lavoro che non è
regolare, uguale, porto l’amico, pero li è peggio
perché c’è sempre la forma di sfruttamento.”12
A questo fenomeno di “segregazione
occupazionale orizzontale” sembra contribuire
anche l’immagine che le diverse comunità di
stranieri hanno all’interno del settore. Un
aspetto che è emerso durante il lavoro di
campo è la percezione delle diverse comunità
come un “tutt’uno” al loro interno. Nelle
valutazioni raccolte durante tutta la fase
d’indagine sembrano infatti trovare spazio
delle visioni “positive” o “negative” riferite ad
alcune specifiche comunità.
“normalmente si preferisce il rumeno, perché
considerato affidabile, bravo, responsabile,
non beve, perché questo è stato un problema
che c’era per esempio con i polacchi che
13
portavano alcol durante l’orario di lavoro”
11
I., rumeno, presidente della Lega Rumeni in Italia
e lavoratore edile.
12
M., italiano, segretario regionale FILLEA CGIL
Roma Lazio (intervista test)
13
L., italiano, funzionario di zona Roma Est, FILLEA
CGIL
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 12
“una razza in particolare poco ben vista negli
ultimi anni sono gli albanesi, che hanno un po’
più di difficoltà per esempio rispetto ai rumeni,
perché è passata la concezione anche tra i
datori di lavoro che loro sono quelli che
lavorano di più, più sgobboni, si mettono a
disposizione dell’azienda e non creano
problemi, una cosa diversa dagli albanesi sui
quali hanno il pregiudizio che non lavorano,
che creano problemi, che spesso e volentieri
laddove passa un albanese scompare quello
che c’era e in questo gli albanesi incontrano
qualche difficoltà”14
La nazionalità che vanta un’immagine più
positiva è indubbiamente quella rumena,
mentre sono percepite con connotazioni più
negative quella albanese e quella marocchina,
considerate da gran parte degli intervistati
come nazionalità che “creano più problemi” o
“non hanno voglia di lavorare”. Probabilmente,
nella costruzione di questa visione, gioca un
ruolo importante la maggiore anzianità di
presenza di queste comunità sul territorio
italiano. Infatti, marocchini e albanesi sono
stati tra i primi ad inserirsi nel settore
dell’edilizia, e in virtù di questa maggiore
anzianità
condividono
una
maggiore
conoscenza delle regole del settore. Proprio
da questa conoscenza e dalla consapevolezza
deriva un più alto tasso di rivendicazione e di
richiesta di rispetto di regole e diritti considerati
ormai come acquisiti.
Al contrario, la comunità rumena, non solo
appare caratterizzata da una minore anzianità
migratoria, ma inoltre, come dimostra l’ultima
regolarizzazione15, da una maggiore e
continua presenza di nuovi arrivi. La costante
disponibilità di nuovi lavoratori permette di
mantenere basso il costo del “lavoro rumeno”
e libera sul mercato del lavoro nuove presenze
che, in quanto bisognose di un immediato
inserimento lavorativo che permetta loro un
veloce ritorno dell’investimento economico
sostenuto per la partenza, sono “disposti a
tutto” pur di lavorare, risultando in tal modo più
“vulnerabili” e facilmente ricattabili. Proprio
quest’ultima caratteristica, insieme al “non
creare problemi”, costituiscono secondo molti
testimoni interpellati in questa ricerca le
caratteristiche più richieste dai datori di lavoro
nel settore edile.
“quando ti dico:” l’importante è che non creino
problemi”significa che loro, sapendo fare
benissimo il loro lavoro, accettino di essere
sottopagati. E quindi spesso c’è questa cosa,
14
C. italiano, funzionario di zona Roma Est, FILCA
CISL.
15
ISTAT, “Gli stranieri in Italia: gli effetti
dell’ultima regolarizzazione”, Statistiche in Breve, 15
dicembre 2005.
che loro a volte tirano avanti anche grossi
cantieri da soli e però vengono remunerati in
16
maniera misera”
In particolare, per quanto riguarda il lavoro
irregolare, ricordiamo solo un altro conosciuto
meccanismo di accesso al lavoro: il
reclutamento periodico di lavoratori nei punti
conosciuti come “smorzi”17, dove la presenza
di lavoratori stranieri è pressoché totale.
“ci sono dei punti d’incontro in cui si radunano
le persone per cercare lavoro soprattutto nei
cantieri, quella è la realtà.”18
-
-
-
“(Ho trovato lavoro) allo smorzo, è
passato un signore con la macchina, ha detto
cerco un autista, un meccanico
E come facevi a sapere che si faceva
così?
Me lo ha detto mio cugino (…)
Come funziona la cosa dello smorzo?
Gli stranieri la mattina vado lì, aspetta
tutti ammucchiati, e quando arriva quello che
gli serve chiede, chi è muratore, chi è autista,
serve una autista , sono io, mi serve un
meccanico, mi serve un muratore.
E se ci sono 5 muratori, e lui ne vuole
uno solo come si decide?
Qual è più bravo, sceglie lui, quello
che è più forte, perché straniero va quello che
19
è più forte.”
Abbiamo, comunque, riscontrato che nei casi
in cui il lavoratore abbia una forte
specializzazione tende a fare riferimento
anche ad altri tipi di canali per la ricerca di un
lavoro, come i Servizi per l’impiego, gli annunci
sui giornali o una sorta di “porta a porta”
andando nei diversi cantieri a chiedere se
hanno bisogno di un lavoratore con le sue
caratteristiche.
20
“Sono andato all’ufficio di Porta Portese , a
quello che ci sta a Porta Maggiore, ho fatto il
mio nome, sempre andare lì, un giorno una
persona chiama me, mi dice so che cerchi
lavoro, ho detto si, mi ha detto siamo una ditta,
vuoi venire a fare il colloquio, ho detto va bene
16
17
Ibidem
In riferimento ai punti di vendita di
materiale edile che di solito si trovano nelle
vicinanze dei luoghi di raccolta dei lavoratori edili
irregolari.
18
D., italiana, responsabile risorse umane di una
ditta edile.
19
B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di
gruista)
20
Giornale specializzato nell’incontro tra domanda e
offerta di lavoro.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 13
sono andato all’ufficio, ho fatto un accordo con
lui e poi lavoro.”21
Ai fini dell’assunzione, non sembra, in ogni
caso,
essere
necessaria
l’esperienza
pregressa nel settore, anche se nella maggior
parte dei casi viene valutata positivamente.
Altrettanto, il livello di conoscenza della lingua
italiana non sembra essere rilevante nella
scelta di un lavoratore.
“diciamo che le persone che abbiamo assunto
le abbiamo un pochino guidate e “imparate” ,
nel senso che stono state affiancate da
persone con più esperienza, e pian piano
spiegando per bene tutte le cose hanno
compreso e imparato sia la lingua, sia la
mansione
che
devono
materialmente
22
svolgere”
2.
Discriminazioni
nelle
condizioni
lavorative
L’inquadramento
Per quanto riguarda la discriminazione nelle
condizioni
lavorative
cominceremo
per
analizzare l’inquadramento del lavoratore
nell’azienda. Nel settore dell’edilizia, nel
momento dell’accesso al lavoro, una
valutazione positiva dovuta al fatto di avere
una precedente esperienza lavorativa nel
settore, non si traduce tuttavia in una
valorizzazione di quella esperienza giacché, al
momento del inquadramento e della stesura
del contratto, non vengono di solito
riconosciute le qualifiche precedenti, siano
esse maturate in Italia o nel paese d’origine.
“tutta la vita ho lavorato, però quello che non lo
riconosce mi assume a un altro livello, e io
perdo ogni giorno un po’ di soldi, l’ingegnere
ha detto non mi frega, non mi interessa. Mi ha
fatto contratto di seconda qualificazione, e io
23
ho settima.”
Il
sottoinquadramento
al
momento
dell’assunzione è una delle discriminazioni più
frequenti e unanimemente riconosciute in
questo settore.
“Sono rimasto a livello 1, Non ti danno la
24
qualifica, o lasci l’impresa o vieni al livello 1”
contemplate dal suo contratto di lavoro la
risposta è stata sempre affermativa.
Questo tipo di problematica, anche se non
viene
sempre
identificata
come
una
discriminazione, è ampiamente riconosciuta da
tutti i soggetti intervistati. Come lo è, inoltre, il
fatto che sono i lavoratori stranieri a svolgere i
lavori considerati più duri o pesanti all’interno
del cantiere.
“Come quando uno dice, senti c’è da portare
su quel sacco di calcinacci. Tu lo porti su, e
magari l’italiano fa un’altra cosa, quello è un
lavoro pesante. Oppure quando arriva un
camion che deve scaricare qualcosa ed è ora
di pranzo, magari ti dicono, tu alzati e vai a
scaricare.”25
Si tratta di fenomeni di “segregazione
occupazionale verticale”, i lavoratori stranieri
sono inquadrati nei livelli più bassi del settore,
anche se tra di loro ci sono molti operai
specializzati o sono diversi anni che lavorano
per lo stesso datore di lavoro .
Si profila in questo modo una situazione
analoga a quella che altre ricerche hanno
indicato con riferimento al mercato del lavoro
26
in generale . La mobilità verticale tra i
lavoratori stranieri è molto scarsa e anche se
molti di loro svolgono delle mansioni
specializzate, il loro inquadramento rimane,
nella maggior parte dei casi, ai livelli più bassi.
La remunerazione
In questi casi, il mancato pagamento o le
sostanziali differenze remunerative rispetto a
chi è in regola sono situazioni abituali. Nel
caso in cui il lavoratore è senza un valido titolo
di soggiorno, non solo il lavoratore è
maggiormente esposto a discriminazioni sul
luogo di lavoro, ma non può neppure usufruire
delle possibilità di tutela offerte dai sindacati,
organizzati finora solo per far fronte alle
difficoltà incontrate dai lavoratori stranieri
regolarmente soggiornanti in Italia. Nel caso di
lavoratori con contratto regolare, si sono
riscontrate frequenti irregolarità contributive o
mancati pagamenti dei lavori svolti.
“Nel cantiere quello che può esserci come
discriminazione è che magari ai lavoratori non
viene riconosciuto il lavoro che fanno davvero,
Nel corso della ricerca, alla domanda fatta ai
lavoratori edili stranieri se gli capitava a volte
di dover svolgere delle mansioni non
21
N., marocchino, operaio edile (svolge mansioni
di elettricista).
22
D. responsabile risorse umane di una ditta edile.
23
B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di
gruista)
24
A., albanese, operaio edile
25
I., rumeno, presidente della Lega Rumeni in Italia
e lavoratore edile.
26
Perocco
F.
et
al.,
Lavoro
e
discriminazione razziale in Italia -Rapporto 2005 ,
Università Ca’ Foscari di Venezia, 2005
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 14
e quindi anche se sono specializzati molte
volte si trovano con livelli di salario più bassi”27
“Solo alla fine gli ho detto, Mauro (datore di
lavoro) per favore dammi questi soldi, che non
c’ho i soldi per campare. Ho lavorato anche
ferie tutti sono andati via e io ho lavorato e non
mi hai pagato agosto, non mi hai pagato
settembre, non mi hai pagato ottobre, e io
come faccio? Come campo senza soldi? Ti
pago domani, ti pago domani, non mi ha
pagato tre mesi e poi mi ha detto che non mi
doveva pagare”28
Come già evidenziato in precedenza, questo
problema
scaturisce
dall’esistenza
di
un’enorme zona di lavoro grigio presente in
questo settore, in cui frequentemente viene
richiesto ai lavoratori stranieri di lavorare più
ore di quelle registrate sul contratto.
La formazione professionale
La formazione e un’altro dei punti dolenti in cui
emerge con chiarezza una discriminazione dei
lavoratori stranieri nel settore edile. Sebbene
esistano
diversi
enti
di
formazione
professionale, la presenza dei lavoratori
stranieri all’interno dei corsi è quasi nulla. Non
si tratta neanche in questo caso di una
discriminazione diretta, giacché nessun tipo di
ostacolo formale o barriera impedisce a priori
l’accesso alla formazione. Le difficoltà sono
piuttosto legate alla durata (diversi mesi) dei
corsi e al fatto che questi non sono remunerati.
Da un lato, con la attuale normativa, il
permesso di soggiorno di un lavoratore
straniero è legato al contratto di lavoro,
dall’altro, difficilmente un lavoratore straniero si
può permettere di assistere a un corso di
diversi mesi senza remunerazione, non
disponendo solitamente di una rete di
sostegno in grado di aiutarlo economicamente
durante questo periodo.
Sicurezza sul lavoro
Per quanto riguarda la formazione sulla
sicurezza in cantiere che le aziende edili sono
tenute a realizzare, i lavoratori hanno
raramente dichiarato di aver ricevuto questo
tipo
di
formazione,
mentre
l’azienda
intervistata ha assicurato di ottemperare a
quest’obbligo. Tra i lavoratori, sembra essere
diffusa la convinzione che il grado di sicurezza
sul lavoro dipenda in realtà, non tanto da una
politica chiara delle aziende, quanto da loro
stessi, dal senso o concetto di sicurezza che
ognuno di loro ha. È un dato di fatto però,
come abbiamo visto, che il tasso d’incidenti sul
lavoro è più alto tra i lavoratori stranieri. È
interessante
sottolineare
che
tutti
i
rappresentanti sindacali contattati per la
ricerca concordano nel segnalare che esiste
una grande differenza, per quanto riguarda il
rispetto delle misure di sicurezza, tra i cantieri
sindacalizzati e quelli che non lo sono.
Va inoltre ricordato che l’alto tasso di lavoro
irregolare o sommerso nel settore edile,
soprattutto tra i lavoratori stranieri, incide
direttamente sul tipo di protezioni sociali a cui
questi lavoratori hanno accesso.
3. Discriminazioni dirette multiple
Solo negli ultimi anni si è iniziato a riflettere sul
concetto di discriminazione multipla o
discriminazione incrociata, indispensabile per
capire le conseguenze della combinazione di
più condizioni di esposizione al rischio di
discriminazione.
Come segnala la ricerca europea sulla
discriminazione
multipla
del
progetto
29
“Antenne” , ci possono essere diverse
interpretazioni di questo fenomeno.
Una prima lettura associa il fenomeno della
discriminazione
multipla
ad
una
“pluriappartenenza”, ovvero al fatto che lo
stesso soggetto viene osservato come
appartenente a più gruppi sociali.
Un’altra interpretazione, invece, afferma che la
discriminazione multipla non è un fenomeno
che riguarda il singolo individuo o il singolo
gruppo sociale, ma è data dal fatto che la
società complessiva crea molte forme diverse
di discriminazione, che coinvolgono individui e
gruppi diversi.
Nel corso della nostra indagine si sono
riscontrati diversi processi di discriminazione
multipla sia sull’accesso al lavoro che sul
luogo di lavoro.
- Nazionalità/genere: nel caso del settore edile
la presenza femminile è circa l’1%. In Italia il
lavoro in questo settore continua ad essere
considerato prettamente “maschile” per
l’incidenza del lavoro fisico e la pesantezza del
lavoro.
- Nazionalità/ religione ed appartenenza
etnica: sono stati riscontrati pregiudizi ad
assumere lavoratori che praticano la religione
musulmana. Nel caso dell’edilizia rispetto al
calo fisico che comporta per questi lavoratori il
rispetto del Ramadan30 e per le ricadute sulla
quantità e la qualità del lavoro svolto in quel
periodo.
29
27
L., italiano, funzionario di zona Roma Est,
FILLEA CGIL
28
B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di
gruista)
Progetto Antenne. Antidiscrimination
European networks, Rapporto di ricerca sulla
discriminazione multipla, Modena 2001-2002
30
Nono mese del calendario musulmano in
cui si pratica il digiuno dall’alba al tramonto.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 15
A questo proposito, è interessante ricordare
che attualmente in Italia le questioni relative
alla tutela della libertà religiosa all’interno dei
luoghi di lavoro per i lavoratori musulmani
vengono stabilite a livello di contrattazione
collettiva o di contrattazione individuale tra i
lavoratori e i datori di lavoro.
- Nazionalità/disabilità: nell’edilizia, la presenza
di una invalidità psico-fisica costituisce
tradizionalmente
un
forte
ostacolo
all’inserimento lavorativo, giustificata (dai
sindacati e dai datori di lavoro) dalla
particolare pesantezza e durezza delle
mansioni da svolgere in cantiere.
- Nazionalità/ età: nel settore delle costruzioni
diventa assai difficile ottenere un lavoro oltre
una certa età (45-50 anni), sopratutto in
assenza di qualifiche molto specializzate. Nel
caso di lavoratori stranieri, che, come abbiamo
visto, stentano a raggiungere i livelli più alti di
inquadramento,
questo
problema
è
particolarmente rilevante.
- Nazionalità/anzianità migratoria: Un altro
elemento, che sembra incidere direttamente
sull’esposizione alla discriminazione sul luogo
di lavoro, è l’anzianità della presenza in Italia. I
lavoratori che sono da meno tempo in Italia e
che hanno una minore padronanza della lingua
e una minore conoscenza del mercato del
lavoro nonché dei propri diritti rappresentano
senza dubbio una categoria a maggior rischio
di discriminazione.
- Nazionalità/condizione di soggiorno: la
mancanza di un titolo di soggiorno valido
impedisce al lavoratore di accedere a un
lavoro regolare. I lavoratori senza un valido
titolo di soggiorno sono quelli più esposti a
discriminazioni o episodi di ricatto da parte del
loro datore di lavoro. Allo stesso modo, la
condizione di lavoratore in nero, vincola di fatto
la possibilità del lavoratore straniero di
ottenere un Permesso di Soggiorno alla
volontà del datore di lavoro di regolarizzare il
rapporto di lavoro. Tuttavia, come confermato
dai lavoratori e da diversi testimoni intervistati
nel corso della ricerca, l’irregolarità del
soggiorno non impedisce l’accesso al lavoro
nel settore edile. Ovviamente, però, li rende
sovresposti a forme di ricatto, sfruttamento e
discriminazione.
I lavoratori stranieri con permessi di soggiorno
di breve durata sono più vulnerabili alle
discriminazioni per la paura di perdere il lavoro
(soprattutto se non contano con particolari
qualifiche), al quale è legato il loro Permesso
di soggiorno. I lavoratori con una maggiore
stabilità di soggiorno (quelli con i permessi più
lunghi, con la carta di soggiorno o che hanno
acquisito la cittadinanza) si sentono molto
meno ricattabili e hanno meno reticenze a
cambiare lavoro o presentare una vertenza
sindacale in caso di discriminazione.
4. Discriminazioni e razzismo-xenofobia sul
luogo di lavoro
L’autore di molestie a sfondo razziale sul posto
di lavoro può essere sia un superiore sia un
collega. Anche in questo caso, la ricerca ha
permesso di evidenziare episodi di questo tipo
nel settore edile.
Le interviste hanno permesso di evidenziare
l’esistenza di episodi di razzismo e xenofobia
all’interno dei cantieri, anche se, come
vedremo più avanti, questi non sono percepiti
come tali da nessuna delle parti coinvolte:
lavoratori, datori di lavoro, sindacato. I casi più
comuni riguardano l’utilizzo, da parte di altri
lavoratori, di epiteti o frasi di carattere
indubbiamente razzista- xenofobo verso i
lavoratori stranieri.
Nella maggior parte dei casi questi vengono
descritti come episodici e sporadici, ma in
alcuni casi si ripetono in modo continuo e
reiterato. Si tratta perlopiù dell’uso di
appellativi razzisti o di “scherzi” a chiaro
sfondo razzista-xenofobo.
Per quanto riguarda invece il tema del
razzismo, tutti gli intervistati mostrano una
percezione molto simile: il razzismo come tale
non
esiste
nei
cantieri,
e
quando
eventualmente si manifesta si tratta di episodi
sporadici. Non ha un carattere generale, ma
dipende dalle singole persone che si
incontrano. In ogni caso, non viene
considerato come “vero razzismo”, bensì,
come scherzi o battute che possono fare
riferimento all’origine nazionale, al colore della
pelle o al fatto di non parlare bene l’italiano.
Insomma, gli episodi di razzismo sono
considerate scherzi “tipici” di un ambiente
“poco formale” come quello edile.
Per quanto concerne gli episodi di razzismo e
xenofobia, sebbene la loro esistenza sia stata
esplicitamente ammessa da quasi tutti gli
intervistati,
è
emersa
una
mancata
consapevolezza di questi fenomeni come
razzisti. In linea di principio, tali affermazioni
possono discendere da varie posizioni
intellettuali, tendenti a negare la presenza di
un fenomeno scomodo e politicamente
sensibile, che portano a rifiutare di fare fronte
a una situazione che ancora una volta pone
l’accento sulla condizione di straniero piuttosto
che di cittadino fra gli altri. Tra i lavoratori
stranieri molte volte sembra prevalere un
desiderio di normalità che spinge a cercare di
dimostrare una “riuscita” integrazione. Più
prosaicamente, la negazione della propria
condizione di vittima, di insulti e atteggiamenti
razzisti e xenofobi può invece discendere dal
desiderio di non trovarsi al centro di polemiche
e azioni legali che possano intaccare il proprio
inserimento lavorativo e tutti gli altri aspetti
della vita quotidiana.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 16
CONCLUSIONI E
RACCOMANDAZIONI
Attraverso le interviste realizzate, è emerso un
quadro estremamente
complesso delle
discriminazioni sperimentate dai lavoratori
stranieri impiegati nel settore edile.
In parte, tali discriminazione sembrano afferire
concretamente all’origine nazionale del
lavoratore. E’ il caso ad esempio di una
discriminazione positiva sperimentata dai
lavoratori rumeni in questo settore, e di una
discriminazione negativa sofferta invece dai
lavoratori magrebini e albanesi.
In parte però, tali discriminazioni, sembrano
trarre origine dalla possibilità esistente, per i
datori di lavoro, di disporre di una manodopera
che, per la propria situazione amministrativa,
appare ancora poco incline a rivendicazioni e
richieste di rispetto degli obblighi contrattuali.
Lavoratori senza permesso di soggiorno, o
lavoratori ancora poco consapevoli dei propri
diritti, o comunque disposti a barattarli in
cambio di un immediato ritorno economico,
sembrano essere particolarmente esposti a
pratiche discriminatorie centrate soprattutto su
una de-qualificazione delle competenze,
mancato versamento dei contributi a fini
pensionistici, non ottenimento del T.F.R..
Molti testimoni considerano questo comparto
scevro di discriminazioni verso gli stranieri, e
giustificano questa asserzione con i dati
sull’ampio numero di lavoratori stranieri
all’interno del settore edile. Inoltre, non
attribuiscono
i
problemi
sollevati
precedentemente
(condizioni
di
lavoro
svantaggiate, mancato rispetto dei termini
contrattuali,
sottoinquadramento,
...)
a
meccanismi di discriminazione nei confronti
degli stranieri, quanto invece alla reiterazione
di pratiche di sfruttamento precedentemente
sperimentate da lavoratori italiani provenienti,
ad esempio, dal Mezzogiorno. Così facendo
continuano a non riconoscere il carattere
discriminatorio
di
alcune
pratiche,
riconducendo queste alla più vasta sfera dei
problemi che caratterizzano il mercato
dell’edilizia.
D’altro
canto,
i
lavoratori
intervistati
percepiscono
la
maggior
parte
delle
discriminazioni finora segnalate come tali.
Percepiscono molto chiaramente di essere
sistematicamente inquadrati nei livelli più
bassi, non hanno dubbi sul fatto di svolgere i
compiti più duri e di costituire una categoria
particolarmente vulnerabile e maggiormente
soggetta ai ricatti di quanto non lo siano i loro
colleghi italiani.
I
rappresentanti
sindacali
intervistati
considerano che la “conoscenza dei propri
diritti” costituisce lo strumento di lotta più
efficace per limitare o almeno contenere i
diversi problemi con cui devono confrontarsi gli
stranieri nel settore edile. Secondo questa
stessa logica, i soggetti più vulnerabili risultano
essere i lavoratori di cantieri non sindacalizzati
o di cantieri irregolari. Sono ritenuti, inoltre,
soggetti vulnerabili i lavoratori senza permesso
di soggiorno che non sono assolutamente
tutelati e hanno moltissime limitazioni nel
rivolgersi al sindacato.
Tutti i rappresentanti sindacali intervistati o
contattati nel corso della presente ricerca
concordano sul fatto che da parte dei lavoratori
stranieri, soprattutto fra quelli provenienti
dall’Europa centro-orientale, vi
è una
sostanziale diffidenza nei confronti del
sindacato. Proprio per ovviare a questa
diffidenza, il sindacato ha scelto di cominciare
ad includere fra i delegati anche lavoratori
stranieri. Questa misura, secondo gran parte
degli intervistati, non toglie che un delegato
sindacale
italiano
competente
debba
comunque avere un atteggiamento e una
professionalità in grado di superare questa
eventuale diffidenza iniziale.
Non dobbiamo dimenticare però, che la
consapevolezza e l’esercizio dei propri diritti
possono essere raggiunti solo in un ambiente
istituzionale e normativo orientato e attento
senza mezze misure alle pari opportunità.
Infine, circa le raccomandazioni su come
affrontare
le
sfide
per
il
lavoro
dignitoso/dignitose condizioni di lavoro nel
quadro delle relazioni industriali/dialogo
sociale
e
la
contrattazione
collettiva,
evidenziare tre campi da porre al centro delle
azioni delle diverse parti sociali nel luogo di
lavoro e a livello nazionale e locale:
•
la contrattazione come strumento per
garantire una parità di trattamento per i
lavoratori
in
termini
di
crescita
professionale, i salari, della sicurezza e
risposta del sistema di diritti e tutele;
•
la contrattazione come strumento in
grado di consentire il superamento delle
discriminazioni (a diverso livello) per
garantire l'inclusione sociale;
•
la contrattazione come strumento per
promuovere l'intercultura nelle sue
diverse articolazioni: la cultura, la
famiglia, l'istruzione, la convivenza civile
e accogliente.
Per
accompagnare
e
favorire
l’implementazione della contrattazione la
principale raccomandazione è combattere lo
sfruttamento lavorativo delle persone che
vivono in condizioni paraschiavistiche. Le
strategie di contrasto allo sfruttamento dei
lavoratori
migranti
devono
muoversi
necessariamente tra due punti focali: strategie
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 17
di
carattere
repressivo,
strategie
di
potenziamento. Le strategie di tipo repressivo
sono fondamentali per proteggere gli individui
dalle diverse tipologie di sfruttamento e sono
orientate a perseguire i reati e punirne gli
autori. Le strategie di potenziamento, invece,
tendono a rafforzare le persone attraverso la
metodologia di empowerment e i gruppi più
vulnerabili attraverso forme di organizzazione.
Per rispondere efficacemente al problema
dello sfruttamento lavorativo è, dunque,
necessario adottare strategie complementari
che assicurino la cooperazione e il
coordinamento fra tutte le agenzie e gli attori
coinvolti a diverso livello territoriale e secondo
le specifiche competenze di ciascuno di loro.
Questi attori sono: le forze dell’ordine, gli enti
locali, le organizzazioni dei lavoratori e dei
datori di lavoro, gli ispettorati del lavoro, le
organizzazioni non governative e del
volontariato sociale.
Le possibili linee d’intervento dovranno mirare
ad offrire e garantire ai lavoratori stranieri la
parità di trattamento e di opportunità rispetto ai
lavoratori autoctoni. In questo senso,
acquisisce
particolare
importanza
la
formazione degli operatori ma in particolare gli
operatori sindacali sulla individuazione dei casi
di discriminazione.
All’interno del lavoro di advocacy e lobbing che
realizza il sindacato dovrebbe acquisire più
forza
la
richiesta
di
semplificare
e
standardizzare i percorsi per il riconoscimento
dei titoli di studio e delle qualifiche
professionali acquisite nel paese d’origine,
strumenti fondamentali per un corretto
inserimento e inquadramento all’interno del
mercato del lavoro.
Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 18
Sigle
ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili
CGIL La Confederazione Generale Italiana del Lavoro è un’associazione di rappresentanza dei
lavoratori e del lavoro. È la più antica organizzazione sindacale italiana ed è anche la maggiormente
rappresentativa, con i suoi circa 6 milioni di iscritti, tra lavoratori, pensionati e giovani che entrano nel
mondo del lavoro
CISL Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
CNCE E’ la Commissione Nazionale paritetica per le Casse Edili, è l'ente nazionale cui sono
demandati i compiti di indirizzo, controllo e coordinamento delle Casse Edili. Le Casse Edili sono
organismi esclusivi del settore delle costruzioni, sorti in relazione alla peculiarità dei rapporti di lavoro,
caratterizzati da una rilevante mobilità interaziendale dei lavoratori. In sostanza le Casse Edili
svolgono un ruolo di rilievo per assicurare ai lavoratori una parte importante del trattamento
economico derivante dal contratto di lavoro e prestazioni integrative sul piano previdenziale e
assistenziale.
FILCA Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini, è la Federazione di categoria della CISL
che organizza gli addetti dell’edilizia, dell’industria del legno, del cemento, dei laterizi, del marmo e
della pietra.
FILLEA E’ la Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, dell’ Edilizia e delle industrie Affini. E’
un’organizzazione sindacale che aderisce alla Cgil
IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali
INAIL Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
ISTAT E’ l'Istituto nazionale di statistica ed è un ente di ricerca pubblico
Fondazione ISMU - Iniziative e Studi sulla Multietnicità. E’ un ente scientifico autonomo e
indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale, con
particolare riguardo al fenomeno delle migrazioni internazionali.
Unioncamere E’ l’Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. E’ un
ente pubblico
ABOUT THE PROJECT
This case study was written in the frame of the “Decent Work for All: A Key for Effective Industrial
Relations”, a one-year project which aims to produce recommendations on how to improve working
conditions around Europe in sectors with higher incidences of precarious working conditions (ie
construction, health and long-term care) and more vulnerable groups (ie youth, undocumented
migrants) through coordinated efforts by governments, employers and trade unions in the framework
of social dialogue. It also looks into the role of social partners in fighting precarious labour and
promoting decent work and quality jobs.
All “Decent Work for All: A Key for Effective Industrial Relations” briefings are materials on
www.solidar.org
SOLIDAR is a European network of 52 NGOs active in over 90 countries working to advance social
justice in Europe and worldwide. SOLIDAR lobbies the EU and international institutions in three
primary areas: social affairs (more social Europe), international cooperation (development
cooperation) and education (lifelong learning for all).
Project Coordinators: Mauro Striano and Mathias Maucher, SOLIDAR
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