Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia A cura di: Maria Mora, Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES) Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 1 LA PRESENZA IMMIGRATA NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI Il mercato delle costruzioni, fortemente influenzato dalla crisi finanziaria internazionale, ha subito un rallentamento nel 2007, una diminuzione nel 2008 e un calo importante nel 2009. Attualmente la crisi continua colpire pesantemente il settore delle costruzioni. Le attività svolte, particolarmente soggette a rischio infortunistico, lo pongono al primo posto per frequenza di infortuni con menomazione permanente e al secondo per quelli con conseguenze fatali. Nel corso degli anni in Italia i lavoratori stranieri sono diventati la vera spina dorsale del sistema produttivo del settore delle costruzioni. Dopo una prima fase “di sostegno” alla manodopera autoctona e una successiva fase “sostitutiva”, oggi gli immigrati sono strutturali al settore. La crescita esponenziale di occupati stranieri rilevata negli ultimi anni rimarca, inoltre, come il comparto edile sarebbe “fallito” senza la presenza immigrata. Ma il dato non può essere letto solo dal punto di vista quantitativo, il valore aggiunto portato dagli immigrati è anche qualitativo: sia dal punto di vista delle qualifiche e dell’esperienza che dal punto di vista delle motivazioni e della capacità produttività. Anche in una fase di difficoltà dell’economia nel suo complesso e nello specifico del settore, la richiesta di personale immigrato continua ad essere importante. I dati acquisiti da Unioncamere e pubblicati nell’ultimo 1 rapporto Excelsior (2009) , infatti, indicano come le imprese siano alla ricerca per il prossimo anno di almeno 10.200 nuovi lavoratori stranieri solo per il settore edile. Nei primi sei mesi del 2009 i dati sulle forze lavoro dell’Istat rilevano una presenza di circa 320.000 lavoratori stranieri pari a circa il 17% del totale (dato che passa al 19% se si prendono in considerazione solo i dipendenti), con una presenza dominante nelle regioni settentrionali (in cui si concentra circa il 61% della loro presenza). Un ulteriore dato particolarmente significativo riguarda la variazione percentuale registrata rispetto al 2008: mentre nel loro complesso gli occupati 1 L’Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea, realizza il “Sistema informativo per l’occupazione e la formazione” Excelsior, che ricostruisce annualmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese. del settore non crescono (anzi arretrano di un 4%), gli immigrati aumentano del 10%. Anche gli ultimi dati disponibili della CNCE ci mostrano un settore a forte vocazione straniera, la percentuale degli immigrati iscritti alla Cassa Edile è di oltre il 19% e nel corso degli ultimi otto anni il loro numero è aumentato di circa 7 volte. Un aspetto particolarmente interessante emerso dalla banca dati della Cassa Edile riguarda le qualifiche dei lavoratori immigrati: su 100 operai comuni circa 30 sono stranieri, mentre su 100 operai di IV livello gli immigrati sono solo 4. Da segnalare, ancora, come nel corso dell’ultimo anno siano aumentati in maniera significativa i contratti di apprendistato per i lavoratori stranieri (del 68%) e questo potrebbe avere una ricaduta importante sulla loro sorte occupazionale con alle porte una possibile contrazione del settore. Per quanto riguarda gli infortuni subiti dai lavoratori stranieri, il rapporto INAIL 2008 evidenzia come il settore delle costruzioni continui ad essere tra i più rischiosi tanto da concentrare circa il 13,7% degli infortuni registrati tra tutti i lavoratori immigrati. Nel caso specifico degli infortuni mortali, nonostante questi siano leggermente calati nel corso del 2008, il settore delle costruzioni - con 43 vittime straniere - mantiene il triste primato di “settore killer”. In tal senso, sono molteplici i fattori che incidono sul maggiore rischio infortunistico tra i lavoratori stranieri, ma questo dipende innanzitutto dai settori produttivi in cui avviene la loro collocazione e dalle diversità dei contesti locali di inserimento. Complessivamente, infatti, se osserviamo il tasso infortunistico, notiamo che quello degli stranieri supera di molto quello dei lavoratori italiani: abbiamo circa 44 infortuni ogni 1000 lavoratori stranieri contro i 39 circa dei 2 lavoratori nel complesso . Il mestiere più pericoloso per i lavoratori stranieri di sesso maschile è quello di muratore. La percentuale di infortuni accorsi a lavoratori sul totale dei lavoratori con la stessa qualifica è pari al 17,7%. Seguono il facchino (6,3%), il meccanico (5,8%) e l’autista (4,7%). I dati sopra riportati, conferma come il settore edile continui a esprimere un forte fabbisogno di manodopera immigrata. Tuttavia, l’assorbimento di questa passa molte volte attraverso forme di sfruttamento, di scarsa sicurezza e di discriminazione ai danni dei lavoratori stranieri presenti nel settore. Nel 2008 il numero di lavoratori immigrati iscritti ai tre sindacati confederali è di oltre 820 mila unità, con un incremento di circa 20 mila unità nel corso dell’ultimo anno. 2 Inail, Rapporto 2008. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 2 In tal senso, il fenomeno della crescente percentuale di stranieri tra gli iscritti al sindacato, se da un lato rappresenta una parziale controtendenza che corregge almeno in parte il calo di adesioni degli autoctoni, contribuendo ad attenuarne i ritmi e le dimensioni, non può essere letto esclusivamente come un dato quantitativo. Esso ad esempio si traduce – sebbene in proporzioni ancora contenute – in cambiamenti non trascurabili della composizione degli iscritti anche in termini di figure professionali, di livelli, di qualifiche, di opportunità di carriera e così via., ponendo al sindacato problemi che implicano decisioni non routinarie sui terreni della tutela, della contrattazione e dell’organizzazione. Tavola 1: Incidenza lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori per macrosettore 16,6 18 16 14 12 7,8 10 8 7,4 8 6 4 2 0 agricoltura industria costruzioni servizi Fonte: elaborazione Ires su dati Istat 2009 Tavola 2: percentuale dei lavoratori stranieri iscritti alla Cassa Edile sul totale degli iscritti per qualifica (1999-2007) 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 1999 2000 2001 2002 Nord Ovest Nord est 2003 Centro 2004 Sud 2005 2006 2007 Isole Fonte: elaborazione IRES su dati CNCE (2008) Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 3 Tavola 3: infortuni denunciati nelle costruzioni per comparto (2007-2008) Comparto Totale 2007 2007 % stranieri Totale 2008 2008 % stranieri Edilizia e Genio civile 53.782 24,8 45.779 25,6 Istallazione servizi 24.708 10,7 22.779 11,5 Lavori di completamento 19.247 27,6 16.605 27,9 Preparazione cantiere 2.918 17,4 2.608 18,3 Altro 1.243 19,3 1.483 18,5 Totale 101.898 21,7 89.254 22,1 Fonte: dati INAIL 2009 Tavola 4: brevi note sulla legislazione Brevi note sulla legislazione Negli ultimi venti anni, la legislazione italiana ha cercato più volte di regolamentare il fenomeno dell'immigrazione e di affrontare le problematiche ad esso connesse. Sono state così approvate diverse leggi in materia, La prima di queste leggi (n. 943), passò nel 1986, la regolamentazione dell'accesso degli immigrati 'al mercato del lavoro. In seguito la legge n.. 39 (nota come legge Martelli) è stata approvata nel 1991 e riconosceva sia i diritti che i doveri degli immigrati. Solo recentemente questo corpo di norme è stato armonizzato attraverso un testo che riordina tutta la normativa precedente, il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, poi modificato dalla legge n. 189 del 30 luglio 2002, meglio nota come legge Bossi-Fini. La legge italiana prevede un sistema di immigrazione programmata e la quota di lavoratori stranieri è determinata da uno o più decreti ogni anno. Il Parlamento italiano ha recentemente approvato una legge in materia di sicurezza pubblica (legge n.. 94 del 15 luglio 2009) che regola l'immigrazione. Ai sensi della nuova legge l’immigrazione clandestina diventa un reato penale, punibile con una multa fino a 10.000 euro, inoltre i genitori stranieri per registrare la nascita di un bambino devono presentare i documenti per dimostrare che sono residenti legali. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 4 LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA E LA CONCERTAZIONE TERRITORIALE3: IL CASO DEI LAVORATORI IMMIGRATI Fra i piani regolativi che variamente concorrono alla determinazione del regime di tutele che riguardano i lavoratori stranieri, un capitolo a parte va dedicato alla contrattazione collettiva e, più in generale, alle relazioni industriali. Dall’analisi di questa materia si rileva un grado di estensione modesto nella trattazione contrattuale di argomenti legati alla presenza di forza lavoro straniera. All’interno dello stesso sindacato si ammette che «l’esperienza contrattuale fatta è risultata poco influente». Un limite che avrebbe riguardato tutti i livelli nazionale e aziendale di categoria, ma anche territoriale - in cui si articola il sistema italiano delle relazioni industriali. Posto ciò, una spiegazione di carattere politicogiuridica riguarda il fatto che, a seguito del nuovo assetto normativo introdotto dal T.U. del 1998, si sia affermata - anche nelle parti sociali - una accezione contrattuale del lavoro immigrato del tutto «normalizzata». D’ora in poi è infatti la legge dello stato a sancire l’inderogabilità di una serie di principi cardine della civiltà giuridica, quali il rispetto dei diritti fondamentali della persona, il diritto di non discriminazione, la parità di trattamento del lavoratore immigrato con i lavoratori italiani e comunitari; il trattamento retributivo e assicurativo previsto dalle leggi vigenti e dai contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria comunque applicabili. L’assenza di una visibilità specifica del lavoro immigrato nel quadro regolativo offerto dall’accordo negoziale fra le parti potrebbe quindi scaturire dalla sua completa e inderogabile parificazione compiuta solennemente dal legislatore. Nel rapporto di lavoro - per lo meno nell’ambito di quanto è rimesso alle disponibilità negoziali delle parti ogni ulteriore specificazione in tema di immigrazione rischierebbe di risultare ridondante. Ed è per questo, probabilmente, che le rare trattazioni contrattuali si limitano ad alcune scarne – ma non per questo irrilevanti – specifiche sul godimento delle ferie e l’apprendimento della lingua italiana. Tale cornice legislativa assume una precisa e convinta declinazione politico-contrattuale laddove il sindacato sceglie di accostarsi al tema del lavoro immigrato nell’ambito di una strategia complessivamente inclusiva dei diritti e della cittadinanza del lavoro, a prescindere da alcune connotazioni che attengono alle caratteristiche soggettive dei prestatori (genere, condizione anagrafica, nazionalità appunto). A ciò può aggiungersi un’ulteriore considerazione. La vasta presenza di lavoro immigrato in determinati comparti e segmenti del mercato del lavoro fa sì che sia lo stesso contratto collettivo ad assolvere al compito di tutelare il lavoro immigrato, senza alcuna distinzione esplicita di nazionalità e provenienza. Basti pensare ai contratti nazionali delle collaboratrici domestiche, a anche a quello delle imprese di pulizia o della ristorazione, in cui la percentuale di forza lavoro immigrata è elevatissima. Detto ciò, non v’è dubbio che la scarsa diffusione di clausole contrattuali relative alla specificità della condizione di lavoro e di vita dei lavoratori immigrati, tradisca anche una difficoltà e un limite della capacità del sindacato di tradurre in azione concreta il pur rilevante sforzo messo in atto per tentare di rappresentare, offrire tutela, integrare al proprio interno i lavoratori immigrati. Se da un lato è certamente vero che sono la legge e l’azione generale del sindacato a predisporre una cornice normativa e organizzativa di protezione e di tutela - sulla base del principio di non discriminazione e parità dei diritti - dall’altro è evidente come la presenza delle materie citate in alcuni accordi e non in altri, pur relativi a settori e territori ad alta intensità di lavoro extracomunitario, indichi comunque una diversità di approcci in seno alle organizzazioni sindacali. Vi sono infatti casi in cui, come è stato autorevolmente rilevato: «la differenza di trattamento tocca alcuni aspetti attinenti l’identità culturale e personale dell’immigrato; basti pensare al giorno in cui deve cadere il 4 riposo settimanale” . Ed è proprio la contrattazione collettiva che, a tal riguardo, può duttilmente coniugare universalità delle tutele e specificazioni plausibili di trattamento. Anche in tema di lavoro non comunitario si ripropone il tradizionale schema che regola nel nostro ordinamento il rapporto fra legge e contratto collettivo di lavoro; definita una comune piattaforma di diritti e tutele inderogabili, restano importanti istituti da precisare e integrare - in senso evidentemente migliorativo - ad opera del contratto collettivo di lavoro; sia esso nazionale che di secondo livello. Nei vari livelli di contrattazione, le materie relative alla condizione specifica dei lavoratori immigrati riguardano: 4 3 Questo paragrafo, è stato realizzato in collaborazione con Salvo Leonardi. M.G. Garofalo, M.McBritton, Immigrazione e lavoro, in Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale, Ediesse, n°3, 2000 Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 5 – – – – – – – – – – – formazione linguistica e, in misura inferiore, professionale; ferie continuative; permessi particolari per ricorrenze religiose; miglioramento condizioni di inserimento lavorativo e integrazione sociale (casa, trasporti, ecc.); monitoraggio dei flussi nel mercato del lavoro settoriale e sulla legislazione in materia; chiamata o richiamo alle armi in patria; malattia contratta durante ritorno in patria e modalità di certificazione-informazione del datore di lavoro; tutela delle pari opportunità per i lavoratori appartenenti alle categorie deboli: quindi, insieme a portatori di handicap, donne e giovani, immigrati; impegno delle parti per la piena attuazione delle leggi che garantiscono la permanenza (o anche la cittadinanza) degli immigrati nel nostro paese, come condizione per sottrarli alle condizioni di sfruttamento; informazione ai lavoratori in più lingue e delegati stranieri; vitto e alloggio per i lavoratori extracomunitari assunti. Nella concertazione territoriale – il cui dispiegamento tende sempre più a discendere dal crescente numero di attribuzioni che il legislatore riconosce a Regione e altri Enti locali - assumono rilievo anche le azioni a sostegno dell’occupazione dei lavoratori immigrati. Sul terreno della formazione, come anche delle azioni per favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati (sia per quanto concerne i problemi Tipologia del contratto Contratto Nazionale Edilizia Industria Periodo temporale maggio 2008 Soggetti target immigrati abitativi che le misure a sostegno dell’occupazione), la concertazione territoriale nonostante il numero limitato di esperienze censite e i problemi denunciati dagli osservatori intervistati - sembra essere il terreno su cui fin qui si sono costruite alcune fra le esperienze più significative. Rari, infine, i riferimenti all’emersione del lavoro sommerso e irregolare, nonché alla lotta alle discriminazioni. 1. La contrattazione nazionale e territoriale in favore dei lavoratori stranieri: Alcune buone pratiche Le materie maggiormente trattate nei contratti nazionali, sono in larga misura la formazione, sia professionale che linguistica (oltre la metà dei contratti censiti), il tema delle ferie (attraverso la possibilità di fruire di periodi lunghi e permessi accorpati), le attività di monitoraggio dei problemi e delle dinamiche del lavoro degli immigrati (circa un quarto). Nella contrattazione territoriale – svolta nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, del commercio e del turismo, nell’artigianato – le materie maggiormente trattate tornano a essere i corsi di lingua e la formazione, insieme alle attività di monitoraggio, spesso all’interno di osservatori bilaterali. Si tenga conto che nella contrattazione nazionale e aziendale, le formulazioni relative alle pari opportunità, all’agevolazione dell’integrazione dei lavoratori immigrati (anche per quanto concerne casa e trasporti), hanno largamente il carattere programmatico e politico proprio delle dichiarazione di intenti. Elementi / contenuti innovativi Istituzione di una Commissione paritetica il cui ruolo è di : razionalizzare… attuare corsi attuare programmi La Commissione inoltre svolge attività di monitoraggio Contratto Nazionale Edilizia Cooperative giugno 2008 stranieri creazione di modalità di lavoro integrate tra le imprese e la rete istituzionale scuole, ministeri competenti, enti locali per la realizzazione di azioni formative Misure specifiche formazione all’interculturalità ed alla comunicazione realizzazione di corsi formativi finalizzati al miglioramento della comunicazione linguistica ed interculturale tra i lavoratori di nazionalità diversa soprattutto in tema di organizzazione e di gestione del cantiere e di prevenzione degli infortuni. La formazione avviene attraverso la collaborazione tra imprese ed Enti scuola • realizzazione di corsi di formazione professionale • lavoratore straniero le aziende riconoscono compatibilmente alle esigenze produttive e organizzative la fruizione continuativa delle ferie e dei riposi annui Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 6 Linee guida per la nuova contrattazione territoriale ed aziendale. Marzo 2009 In molti territori la numerosa presenza dei lavoratori migranti, infatti, richiede una particolare assunzione delle problematiche sulle quali si può intervenire attraverso varie soluzioni. L’esigenza principale espressa dai lavoratori immigrati è quella di una maggiore formazione. Al fine di permettere la loro crescita è stata evidenziata la necessità di definire un format di corsi di informazione/formazione preventivi all’assunzione, apprendisti, formazione continua, in cui sia previsto un pacchetto di ore consistente per l’alfabetizzazione e vedano fra i formatori la presenza di un “mediatore culturale”. Oltre alla formazione si sono evidenziate altre esigenze. Riconoscimento titoli e qualifiche. Spesso i lavoratori stranieri sono più istruiti e qualificati degli italiani, ma né la loro istruzione, né le qualifiche professionali vengono riconosciute. Solitamente gli immigrati sono inquadrati ai livelli più bassi e lì rimangono anche dopo anni di lavoro. Contributo ai costi di soggiorno. Si può tentare di orientare le prestazioni delle Casse Edili su alcune esigenze particolari come la possibilità di concedere un contributo per sostenere i costi della “tassa di soggiorno”, specie in presenza di famiglie numerose, magari limitandolo a quello derivante dal rinnovo per essere rimasto disoccupato. Allo stesso modo si potrebbe riconoscere un contributo per la perdita di una giornata di lavoro per andare a rinnovare il permesso di soggiorno. Ampliamento congedo parentale. Spesso i lavoratori stranieri non usufruiscono dei congedi parentali poiché i giorni previsti non sono sufficienti per recarsi e poi tornare dal proprio paese. Sarebbe utile, quindi, cercare di ampliare i 3 giorni di congedo parentale con un 3 x 2 di cui 2 giorni come comparto senza salario. Rimesse. Si dovrebbe definire con il Sistema bancario un servizio che aiuti i lavoratori per le rimesse dei propri risparmi alle famiglie nei paesi di origine. Allo stesso modo si può agevolare, attraverso accordi con gli istituti di credito, la possibilità di accedere a prestiti o accendere mutui. Prestazioni. Come è avvenuto in altre occasioni, possono essere utilizzate eventuali risorse delle Casse Edili, con le modalità della contribuzione premiale e comunque in un ambito di “scambio” in prestazioni a favore dei lavoratori. Tutto ciò tenendo conto di quanto previsto dai protocolli nazionali che prevedono un equilibrio di Bilancio senza mettere in discussone l’attività, negli anni, della stessa Cassa Edile. La passata stagione degli integrativi del settore dell’edilizia ha prodotto passi avanti in una ventina di accordi territori, tra regionali e provinciali. Nel seguente quadro sinottico si presentano alcuni elementi rilevanti e/o innovativi che riguardano i lavoratori immigrati: Tipologia del contratto Integrativo edilizia artigiani Integrativo edilizia cooperative Integrativo Edilizia ANCE Periodo temporale Territorio di riferimento Soggetti target gennaio 2007 Regione del Nord: Valle d’Aosta lavoratori stranieri Luglio 2007 Regione del Centro: Marche Lavoratori stranieri Febbraio 2007 Provincia del Nord: Cuneo (Regione Piemonte) Lavoratori stranieri Elementi / contenuti innovativi Misure specifiche attività formative finalizzate a realizzare : • interventi in materia di sicurezza partendo dalla presenza in ogni luogo di lavoro di cartelli nelle lingue più diffuse nei cantieri • interventi per migliorare l’ inserimento sociale e lavorativo attività formative: • per l’alfabetizzazione • professionali di primo ingresso • professionali per il recupero delle professionalità acquisite nei paesi d’origine • sulla sicurezza sostegno delle iniziative degli enti locali a favore delle politiche di accoglienza e integrazione dei lavoratori stranieri, in particolare sui problemi dell’alloggio. Predisposizione di corsi do formazioni riguardanti: • la prima alfabetizzazione per lavoratori occupati in edilizia e alcune tipologie di lavoratori disoccupati • la sicurezza sul lavoro. Questi corsi si Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 7 avvarranno anche di materiale didattico multilingue Integrativo edilizia ANCE Gennaio 2007 Provincia del Nord: Imperia (Regione Liguria) Lavoratori stranieri Integrativo edilizia ANCE Ottobre 2006 Provincia del Nord: Genova (Regione Liguria) Lavoratori stranieri sostegno presso gli Enti preposti di opportune politiche di accoglienza sul territorio, con particolare riferimento alla problematica dell’abitazione. Attività formative relative a: • primo ingresso e alfabetizzazione • qualificazione professionale • sicurezza sul lavoro Applicare una gestione delle ferie che permetta periodi feriali più lunghi per favorire il ritorno alle famiglie nei paesi di origine Interventi nei confronti delle Istituzioni per raggiungere un accordo che favorisca l’individuazione di soluzioni abitative dignitose Intrapresa di un percorso concertativo con le Istituzione per il riconoscimento e il finanziamento di specifici corsi relativi a: • il primo ingrasso e all’alfabetizzazione • la qualificazione professionale • la sicurezza sul lavoro Integrativo edilizia ANCE Marzo 2007 Provincia del Nord: La Spezia (Regione Liguria) Lavoratori stranieri operare anche attraverso l’informazione affinché venga garantito l’accesso al sistema sanitario e alle visite mediche previste dalle leggi e dai contratti. Attivare specifiche iniziative per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro e una migliore integrazione nella società civile Promuovere percorsi di formazione professionali volti a incentivare l’alfabetizzazione e la maggiore conoscenza delle normative sulla sicurezza sul lavoro. Attivare una gestione delle ferie che tenga presente la necessità di questi lavoratori di rientrare periodicamente nel paese di origine, anche tramite periodi più lunghi di ferie Integrativo edilizia ANCE Integrativo edilizia ANCE Marzo 2007 Provincia del Centro: Ascoli Piceno (Regione Marche) Provincia del Nord: Bologna (Regione Emilia Romagna) Lavoratori stranieri Integrativo edilizia ANCE Ottobre 2006 Provincia del Sud: Reggio Calabria (Regione Calabria) Lavoratori stranieri Integrativo edilizia Aprile 2006 Provincia del Sud: Ragusa (regione Lavoratori stranieri Luglio 2006 Lavoratori stranieri Intraprendere iniziative nei confronti delle pubbliche amministrazioni per attivare iniziative specifiche finalizzate a rispondere alle esigenze abitative dei lavoratori Apertura di un tavolo con la Regione per reperire risorse volte a risolvere i problemi che riguardano i lavoratori immigrati Individuazione di misure che incentivino l’ingresso e la permanenza nella provincia di lavoratori provenienti da altre regioni italiane o dall’estero Attivazione di corsi specifici finalizzati alla formazione dei lavoratori stranieri e riguardanti, oltre la formazione obbligatoria sulla sicurezza, anche la lingua italiana e la segnaletica di cantiere Realizzazione di corsi di formazione sia di alfabetizzazione che per il riconoscimento di Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 8 ANCE Sicilia) La tutela contrattuale costituisce un segmento – seppure di assoluto rilievo – ma non la totalità delle politiche di rappresentanza complessivamente poste in essere dal sindacato in favore dei lavoratori immigrati. Come abbiamo potuto constatare nelle realtà maggiormente connotate dall’insediamento di lavoratori stranieri - aree di lavoro stagionale in agricoltura o nel turismo, alcuni distretti industriali del centro e del nord-est, alcune grandi aree metropolitane - il sindacato tende sempre più a qualificare il suo impegno specifico, attraverso la messa in campo di una serie di iniziative territoriali propedeutiche, o comunque contestuali, alle misure regolative di tutela di derivazione strettamente contrattuale. In tale sforzo rientrano misure organizzative e di membership quali: – le campagne di informazione nel territorio e nei luoghi di lavoro (sensibilizzazione con volantinaggi, camper dei diritti, traduzione in più lingue di leggi, contratti, guide); – un’azione sempre più specializzata delle strutture dei servizi (patronati e uffici vertenze) e l’apertura di appositi sportelli territoriali per l’assistenza e consulenza degli immigrati sui permessi di soggiorno, i rinnovi, gli sponsor, i ricongiungimenti familiari, le politiche sociali e abitative; – la tutela vertenziale in casi di discriminazione collettiva per i motivi vietati dalla legge Turco-Napolitano; – l’impegno per una effettiva parità di trattamento previdenziale e pensionistico coi lavoratori italiani; – il riconoscimento di diritti politici all’elettorato attivo e passivo, a cominciare dalle amministrazioni locali; – le campagne di sindacalizzazione; – la costituzione di Coordinamenti e Osservatori ad hoc; l’istituzione del delegato sociale; – l’organizzazione – anche insieme ad altre istituzioni preposte – di corsi di lingua italiana; – la messa a disposizione delle proprie sedi come spazi di socializzazione e familiarizzazione. Da questo punto di vista, le esperienze di concertazione a livello territoriale e le stesse iniziative del sindacato di organizzazione di questi lavoratori, possono rappresentare un terreno dal quale ci si possono attendere dei risultati anche maggiori di quelli possibili abilità professionali Divulgazione di opuscoli informativi multilingue onde facilitare la socializzazione degli immigrati nei posti di lavoro all’interno dell’azione contrattuale vera e propria. Insieme allo strumento della contrattazione e per quanto riguarda la protezione dei diritti dei lavoratori immigrati e il lavoro dignitoso nel settore dell’edilizia, l’azione sindacale realizzata dalla FILLEA, e più in generale la politica messa in atto dalla Cgil sull’immigrazione coprono diversi aspetti: l’azione di advocacy, le campagne anti-razziste, la presenza capillare sul territorio anche attraverso sportelli specifici, la formazione e inclusione all’interno dell’organizzazione di lavoratori migranti, la ricerca e il monitoraggio del fenomeno, , la cooperazione con i sindacati e le associazioni dei paesi di origine dei migranti, ecc… Alcune delle proposte e delle rivendicazioni su cui la Cgil cerca di agire sulle Istituzioni governative sono quelle riguardanti i diritti politici degli immigrati, in particolare il diritto di voto a livello locale, la semplificazione dell’accesso alla cittadinanza, la abolizione delle discriminazioni istituzionali (e.s. divieto di accesso al pubblico impiego per i cittadini non comunitari). Una tematica di particolare rilevanza è quella della lotta al lavoro nero e allo sfruttamento lavorativo attraverso: • l’aumento delle attività ispettive • responsabilità penali e regime sanzionatorio • estensione ai lavoratori in situazione di grave sfruttamento lavorativo dell’articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione che prevede la concessione di un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale e che attualmente è utilizzato quasi esclusivamente per i casi di sfruttamento sessuale. Nel caso dei lavoratoti immigrati in situazione di irregolarità le proposte riguardano tra le altre il diritto a percepire remunerazione e previdenza sociale per i lavori svolti e la garanzia di poter far valere i propri diritti di fronte ad un ente competente, diritto che sino ad oggi rimane solo teorico con l’espulsione. Altri campi sui quali la CGIL è fortemente impegnata sono un sistema di ingressi per migrazioni di lavoro trasparente, la ratifica della convenzione ONU sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie, stabilire e rafforzare le procedure nazionali di dialogo sociale per garantire la consultazione su tutti gli aspetti della migrazione di lavoro, garantire che i sindacati svolgano un ruolo consultivo chiave in tutte le Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 9 questioni relative all’assistenza ed a supporto dei lavoratori immigrati. La CGIL nel suo complesso ha da anni costituito in tutto il territorio i chiamati “uffici immigrati” dedicati in particolare alle problematiche specifiche di questi lavoratori che esulano le competenze delle rispettive categorie (permesso di soggiorno, ricongiungimento familiare, ecc…) al fine di stabilire un contatto con i lavoratori stranieri e le loro famiglie anche nel caso non siano sindacalizzati. Inoltre la CGIL insieme ad altri sindacati e associazioni territoriali hanno creato una rete territoriale antidiscriminazioni con sportelli in cinque regioni italiane. Nello specifico la Fillea realizza un costante lavoro di veicolazione delle informazioni corrette sui contratti in edilizia e sui diritti dei lavoratori immigrati anche attraverso l’utilizzo di “lavoratori pari” adeguatamente formati e l’inserimento all’interno delle loro strutture e a tutti i livelli di una adeguata rappresentanza di questa categoria di lavoratori. Un altro elemento di particolare importanza all’interno dell’azione sindacale in questo settore risiede nel favorire la conoscenza delle condizioni di lavoro e delle problematiche e discriminazioni attraverso azioni di monitoraggio e specifiche attività di ricerca. Inoltre, dal 2007, Nell’ambito del piano nazionale Fillea Cgil sulle politiche e rapporti internazionali e per l’immigrazione sono stati promossi e avviati vari progetti in collaborazione con alcuni sindacati dei paesi di origine dei migranti. Sono stati realizzati corsi di formazione per lavoratori in Marocco, Albania e Tunisia. E’ stato siglata recentemente una intesa tra la Fillea Cgil e il sindacato delle costruzione sloveno al fine di intensificare i rapporti e promuovere una collaborazione in vari ambiti, a partire dalla formazione sindacale e professionale in loco. Infine, la Fillea Cgil di Roma e Lazio ha già da qualche anno intrapreso una collaborazione con il sindacato romeno delle costruzioni che ha portato all’apertura di una sede della Fillea di Roma e Lazio a Bucarest. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 10 I LAVORATORI STRANIERI E LE DISCRIMINAZIONI NEL SETTORE EDILE5 La descrizione dell’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro italiano non può prescindere dallo studio dei processi discriminatori a cui sono sottoposti i lavoratori stranieri, altrimenti l’analisi di questo processo rimarrebbe assolutamente incompleta. Le tematiche legate alla discriminazione verso i lavoratori stranieri nell’accesso e sul luogo di lavoro costituiscono un aspetto fondamentale per comprendere come il mondo del lavoro si confronta con l’esistenza di un’importante presenza straniera. Mentre è noto che il mercato del lavoro italiano, soprattutto in settori come quello edile, assorbe e necessita continuamente di nuova manodopera immigrata6, meno note sono le condizioni lavorative e contrattuali effettive dei lavoratori stranieri, e tanto meno sono conosciute, se non genericamente attraverso singoli episodi di cronaca o esperienze dirette, le discriminazioni e i fenomeni di razzismo sperimentati, spesso in silenzio, da questi lavoratori. L’importanza di questo tipo di approccio, risiede nella convinzione e nell’evidenza che il percorso di integrazione dei nuovi cittadini passa obbligatoriamente attraverso un corretto inserimento lavorativo, che deve avvenire nel pieno rispetto delle pari opportunità e rispondere a una chiara scelta di reprimere i fenomeni di lavoro nero e sommerso, di tutelare i lavoratori sotto ogni aspetto, di arginare i processi di brain waste, attraverso il riconoscimento delle qualifiche e l’accesso alla mobilità verticale. I diversi fenomeni di discriminazione legati al mondo del lavoro si possono manifestare sotto molteplici forme: discriminazioni all’accesso, nelle condizioni e sul luogo di lavoro, nei percorsi professionali. La prima forma può essere ricondotta, oltre che alle molteplici barriere di carattere legale, alle forti reticenze che ci sono ancora oggi nel “permettere” agli immigrati l’accesso a posti di lavoro dove c’è un’elevata offerta autoctona, nonché ai lavori di maggiore prestigio o ad elevata qualificazione. Infatti, la maggior parte degli stranieri, anche se dispone di un elevato “capitale umano”7, viene inserita ai livelli più bassi del mercato del lavoro. Vi è poi il capitolo delle discriminazioni che si producono nelle condizioni e sul luogo di lavoro. In Italia, esse sembrano rispondere a un più complessivo processo di segmentazione e precarizzazione del mercato del lavoro che, a contatto con una categoria di manodopera più “vulnerabile”, quale è quella rappresentata dai lavoratori stranieri, concorre all’allentamento delle tutele corrispondenti al lavoro dipendente. Infine c’è la discriminazione nei percorsi professionali che, oltre ad essere anch’essa espressione dei fenomeni appena evocati, costituisce un processo nel quale entrano pesantemente in gioco le reticenze della società autoctona verso un autentico sistema di pari opportunità. Inoltre, non possiamo dimenticare anche l’alto grado di vulnerabilità al ricatto che deriva dall’avere un permesso di soggiorno legato ad un contratto di lavoro. Questo può avere delle ripercussioni su tutti i lavoratori stranieri, sia per quelli che già hanno un regolare contratto di lavoro ma devono mantenerlo, sia per quelli che non lo hanno ma sperano in una emersione (nel caso abbiano il permesso di soggiorno) o in una regolarizzazione (se non hanno i titoli di soggiorno). Innanzitutto riteniamo utile per l’analisi delle discriminazioni nel settore edile fare una prima tipologizzazione dei lavoratori stranieri occupati, combinando la loro posizione rispetto al soggiorno (legale/illegale) con quella sul mercato del lavoro (regolare/irregolare). Queste circostanze, da sole o combinate fra loro, incidono direttamente sulla tipologia o grado delle discriminazioni, così come sulla ricattabilità o meno del lavoratore di fronte a queste circostanze. 8 Nel contesto italiano, diversi autori hanno provato a schematizzare queste tipologie nel seguente modo: i legali regolari, i legali irregolari, gli illegali irregolari. La quarta categoria, ovvero, gli illegali regolari, non viene pressa in considerazione giacché è formalmente impossibile che un lavoratore senza un valido titolo di soggiorno possa svolgere una attività lavorativa regolare. 7 5 Questo capitolo è tratto da una indagine più ampia realizzata dall’Ires nell’ambito del progetto EQUAL LEADER – Lavoro e occupazione senza discriminazioni etniche e religiose. 6 Zanfrini, L., “Learning by programming” in Secondo rapporto sui fabbisogni professionali delle imprese e la politica di programmazione dei flussi migratori, Unioncamere-Fondazione ISMU, Angeli, Milano, 2001 Per capitale umano si intende il sapere messo in campo dalle persone, che include istruzione, competenze, percorsi professionali e qualità personali. 8 sintetizzati da Strozza M., Costi e benefici apportati dall’immigrazione alle economie nazionali: rassegna dei principali contributi nordamericani ed europei, Working Paper n. 1, http://www.cestim.org/commissione_integrazione/w orking1_1.doc Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 11 1. Discriminazioni nell’accesso al lavoro Nel settore edile l’elevata domanda e presenza di lavoratori stranieri incide direttamente sul tipo di discriminazioni riscontrate al suo interno. Rispetto alle discriminazioni nell’accesso al lavoro non emergono particolari reticenze all’impiego di lavoratori stranieri. L’elevata offerta di manodopera immigrata e il fatto che questo settore sia ormai poco attraente per i lavoratori autoctoni ha sicuramente favorito l’ingresso di lavoratori stranieri. Il settore edile rappresenta uno sbocco lavorativo privilegiato per molti neo-arrivati, dati i pochi requisiti generalmente richiesti, ma d’altro canto, sebbene si osservi un progressivo allontanamento della manodopera autoctona da questo settore, questo processo non è completamente imputabile a una mancanza di reale interesse. Esiste, infatti, un certo effetto dumping derivato dal fatto che molti datori di lavoro considerano più vantaggioso l’impiego di lavoratori stranieri. “ (i lavoratori stranieri) sono disposti a lavorare anche il sabato, sono più disponibili a fare le ore straordinarie, sono più disponibili comunque perché, magari, materialmente hanno delle esigenze maggiori, hanno delle spese maggiori”9 Per quanto riguarda la discriminazione all’accesso, le procedure per il reclutamento di manodopera in questo settore pongono diversi problemi dal momento che usano meccanismi per il reperimento di lavoratori molto legati alle reti di conoscenza. Le reti di conoscenza all’interno di una comunità possono fare in questo modo da barriera all’ingresso di altri lavoratori non appartenenti a quella rete. Quando una azienda ha bisogno di un lavoratore si rivolge di solito ai suoi stessi dipendenti per far girare la voce tra i conoscenti. Questo meccanismo funziona, in ogni caso, allo stesso modo per il reclutamento di lavoratori autoctoni e per gli stranieri. “ - come fanno a trovare un lavoro, nell’edilizia? come arrivano fino a voi? - ma, a noi, sempre perché qualcun’ altro li conosceva, per cui sempre per conoscenze, quelli che abbiamo assunto noi…le persone che abbiamo noi sono arrivate sempre perché 10 altre persone le conoscevano” L’utilizzo sistematico dei network nel processo d’incontro fra domanda e offerta lavorativa contribuisce ad alimentare i fenomeni di 9 D., italiana, responsabile risorse umane di una ditta edile. 10 ibidem segmentazione del mercato del lavoro. Siamo così di fronte a un fenomeno di “segregazione occupazionale orizzontale” che vede alcune comunità concentrate in pochi settori ed occupazioni. Attualmente in molte zone d’Italia è emblematico il caso della comunità rumena con un’altissima concentrazione di lavoratori nel settore edile. Il ruolo dei network è fondamentale in questo processo giacché, per esempio, un lavoratore rumeno in cerca di occupazione che usa come canale di ricerca prevalente le sue reti di conoscenze, verrà quasi sicuramente indirizzato verso il settore edile. Questa segregazione, che può in un primo momento rappresentare un vantaggio per quei lavoratori appartenenti alle comunità più radicate nel settore delle costruzioni, comporta un discriminazione diretta nell’accesso al lavoro per i lavoratori appartenenti ad altre comunità. Questi lavoratori, non avendo accesso alle reti di conoscenza che fungono di tramite tra l’offerta e la domanda rimangono praticamente esclusi da questo settore. “ ci può essere che quando un albanese e un rumeno vanno a chiedere lavoro, noi abbiamo bisogno di lavoratore, (noi prendiamo) un rumeno”11 “Nel lavoro regolare il reclutamento viene attraverso la conoscenza, attraverso il passa parola, quello che già lavora porta l’amico, porta il fratello, porta il parente, perché ha già il permesso di soggiorno. E nel lavoro che non è regolare, uguale, porto l’amico, pero li è peggio perché c’è sempre la forma di sfruttamento.”12 A questo fenomeno di “segregazione occupazionale orizzontale” sembra contribuire anche l’immagine che le diverse comunità di stranieri hanno all’interno del settore. Un aspetto che è emerso durante il lavoro di campo è la percezione delle diverse comunità come un “tutt’uno” al loro interno. Nelle valutazioni raccolte durante tutta la fase d’indagine sembrano infatti trovare spazio delle visioni “positive” o “negative” riferite ad alcune specifiche comunità. “normalmente si preferisce il rumeno, perché considerato affidabile, bravo, responsabile, non beve, perché questo è stato un problema che c’era per esempio con i polacchi che 13 portavano alcol durante l’orario di lavoro” 11 I., rumeno, presidente della Lega Rumeni in Italia e lavoratore edile. 12 M., italiano, segretario regionale FILLEA CGIL Roma Lazio (intervista test) 13 L., italiano, funzionario di zona Roma Est, FILLEA CGIL Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 12 “una razza in particolare poco ben vista negli ultimi anni sono gli albanesi, che hanno un po’ più di difficoltà per esempio rispetto ai rumeni, perché è passata la concezione anche tra i datori di lavoro che loro sono quelli che lavorano di più, più sgobboni, si mettono a disposizione dell’azienda e non creano problemi, una cosa diversa dagli albanesi sui quali hanno il pregiudizio che non lavorano, che creano problemi, che spesso e volentieri laddove passa un albanese scompare quello che c’era e in questo gli albanesi incontrano qualche difficoltà”14 La nazionalità che vanta un’immagine più positiva è indubbiamente quella rumena, mentre sono percepite con connotazioni più negative quella albanese e quella marocchina, considerate da gran parte degli intervistati come nazionalità che “creano più problemi” o “non hanno voglia di lavorare”. Probabilmente, nella costruzione di questa visione, gioca un ruolo importante la maggiore anzianità di presenza di queste comunità sul territorio italiano. Infatti, marocchini e albanesi sono stati tra i primi ad inserirsi nel settore dell’edilizia, e in virtù di questa maggiore anzianità condividono una maggiore conoscenza delle regole del settore. Proprio da questa conoscenza e dalla consapevolezza deriva un più alto tasso di rivendicazione e di richiesta di rispetto di regole e diritti considerati ormai come acquisiti. Al contrario, la comunità rumena, non solo appare caratterizzata da una minore anzianità migratoria, ma inoltre, come dimostra l’ultima regolarizzazione15, da una maggiore e continua presenza di nuovi arrivi. La costante disponibilità di nuovi lavoratori permette di mantenere basso il costo del “lavoro rumeno” e libera sul mercato del lavoro nuove presenze che, in quanto bisognose di un immediato inserimento lavorativo che permetta loro un veloce ritorno dell’investimento economico sostenuto per la partenza, sono “disposti a tutto” pur di lavorare, risultando in tal modo più “vulnerabili” e facilmente ricattabili. Proprio quest’ultima caratteristica, insieme al “non creare problemi”, costituiscono secondo molti testimoni interpellati in questa ricerca le caratteristiche più richieste dai datori di lavoro nel settore edile. “quando ti dico:” l’importante è che non creino problemi”significa che loro, sapendo fare benissimo il loro lavoro, accettino di essere sottopagati. E quindi spesso c’è questa cosa, 14 C. italiano, funzionario di zona Roma Est, FILCA CISL. 15 ISTAT, “Gli stranieri in Italia: gli effetti dell’ultima regolarizzazione”, Statistiche in Breve, 15 dicembre 2005. che loro a volte tirano avanti anche grossi cantieri da soli e però vengono remunerati in 16 maniera misera” In particolare, per quanto riguarda il lavoro irregolare, ricordiamo solo un altro conosciuto meccanismo di accesso al lavoro: il reclutamento periodico di lavoratori nei punti conosciuti come “smorzi”17, dove la presenza di lavoratori stranieri è pressoché totale. “ci sono dei punti d’incontro in cui si radunano le persone per cercare lavoro soprattutto nei cantieri, quella è la realtà.”18 - - - “(Ho trovato lavoro) allo smorzo, è passato un signore con la macchina, ha detto cerco un autista, un meccanico E come facevi a sapere che si faceva così? Me lo ha detto mio cugino (…) Come funziona la cosa dello smorzo? Gli stranieri la mattina vado lì, aspetta tutti ammucchiati, e quando arriva quello che gli serve chiede, chi è muratore, chi è autista, serve una autista , sono io, mi serve un meccanico, mi serve un muratore. E se ci sono 5 muratori, e lui ne vuole uno solo come si decide? Qual è più bravo, sceglie lui, quello che è più forte, perché straniero va quello che 19 è più forte.” Abbiamo, comunque, riscontrato che nei casi in cui il lavoratore abbia una forte specializzazione tende a fare riferimento anche ad altri tipi di canali per la ricerca di un lavoro, come i Servizi per l’impiego, gli annunci sui giornali o una sorta di “porta a porta” andando nei diversi cantieri a chiedere se hanno bisogno di un lavoratore con le sue caratteristiche. 20 “Sono andato all’ufficio di Porta Portese , a quello che ci sta a Porta Maggiore, ho fatto il mio nome, sempre andare lì, un giorno una persona chiama me, mi dice so che cerchi lavoro, ho detto si, mi ha detto siamo una ditta, vuoi venire a fare il colloquio, ho detto va bene 16 17 Ibidem In riferimento ai punti di vendita di materiale edile che di solito si trovano nelle vicinanze dei luoghi di raccolta dei lavoratori edili irregolari. 18 D., italiana, responsabile risorse umane di una ditta edile. 19 B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di gruista) 20 Giornale specializzato nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 13 sono andato all’ufficio, ho fatto un accordo con lui e poi lavoro.”21 Ai fini dell’assunzione, non sembra, in ogni caso, essere necessaria l’esperienza pregressa nel settore, anche se nella maggior parte dei casi viene valutata positivamente. Altrettanto, il livello di conoscenza della lingua italiana non sembra essere rilevante nella scelta di un lavoratore. “diciamo che le persone che abbiamo assunto le abbiamo un pochino guidate e “imparate” , nel senso che stono state affiancate da persone con più esperienza, e pian piano spiegando per bene tutte le cose hanno compreso e imparato sia la lingua, sia la mansione che devono materialmente 22 svolgere” 2. Discriminazioni nelle condizioni lavorative L’inquadramento Per quanto riguarda la discriminazione nelle condizioni lavorative cominceremo per analizzare l’inquadramento del lavoratore nell’azienda. Nel settore dell’edilizia, nel momento dell’accesso al lavoro, una valutazione positiva dovuta al fatto di avere una precedente esperienza lavorativa nel settore, non si traduce tuttavia in una valorizzazione di quella esperienza giacché, al momento del inquadramento e della stesura del contratto, non vengono di solito riconosciute le qualifiche precedenti, siano esse maturate in Italia o nel paese d’origine. “tutta la vita ho lavorato, però quello che non lo riconosce mi assume a un altro livello, e io perdo ogni giorno un po’ di soldi, l’ingegnere ha detto non mi frega, non mi interessa. Mi ha fatto contratto di seconda qualificazione, e io 23 ho settima.” Il sottoinquadramento al momento dell’assunzione è una delle discriminazioni più frequenti e unanimemente riconosciute in questo settore. “Sono rimasto a livello 1, Non ti danno la 24 qualifica, o lasci l’impresa o vieni al livello 1” contemplate dal suo contratto di lavoro la risposta è stata sempre affermativa. Questo tipo di problematica, anche se non viene sempre identificata come una discriminazione, è ampiamente riconosciuta da tutti i soggetti intervistati. Come lo è, inoltre, il fatto che sono i lavoratori stranieri a svolgere i lavori considerati più duri o pesanti all’interno del cantiere. “Come quando uno dice, senti c’è da portare su quel sacco di calcinacci. Tu lo porti su, e magari l’italiano fa un’altra cosa, quello è un lavoro pesante. Oppure quando arriva un camion che deve scaricare qualcosa ed è ora di pranzo, magari ti dicono, tu alzati e vai a scaricare.”25 Si tratta di fenomeni di “segregazione occupazionale verticale”, i lavoratori stranieri sono inquadrati nei livelli più bassi del settore, anche se tra di loro ci sono molti operai specializzati o sono diversi anni che lavorano per lo stesso datore di lavoro . Si profila in questo modo una situazione analoga a quella che altre ricerche hanno indicato con riferimento al mercato del lavoro 26 in generale . La mobilità verticale tra i lavoratori stranieri è molto scarsa e anche se molti di loro svolgono delle mansioni specializzate, il loro inquadramento rimane, nella maggior parte dei casi, ai livelli più bassi. La remunerazione In questi casi, il mancato pagamento o le sostanziali differenze remunerative rispetto a chi è in regola sono situazioni abituali. Nel caso in cui il lavoratore è senza un valido titolo di soggiorno, non solo il lavoratore è maggiormente esposto a discriminazioni sul luogo di lavoro, ma non può neppure usufruire delle possibilità di tutela offerte dai sindacati, organizzati finora solo per far fronte alle difficoltà incontrate dai lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. Nel caso di lavoratori con contratto regolare, si sono riscontrate frequenti irregolarità contributive o mancati pagamenti dei lavori svolti. “Nel cantiere quello che può esserci come discriminazione è che magari ai lavoratori non viene riconosciuto il lavoro che fanno davvero, Nel corso della ricerca, alla domanda fatta ai lavoratori edili stranieri se gli capitava a volte di dover svolgere delle mansioni non 21 N., marocchino, operaio edile (svolge mansioni di elettricista). 22 D. responsabile risorse umane di una ditta edile. 23 B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di gruista) 24 A., albanese, operaio edile 25 I., rumeno, presidente della Lega Rumeni in Italia e lavoratore edile. 26 Perocco F. et al., Lavoro e discriminazione razziale in Italia -Rapporto 2005 , Università Ca’ Foscari di Venezia, 2005 Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 14 e quindi anche se sono specializzati molte volte si trovano con livelli di salario più bassi”27 “Solo alla fine gli ho detto, Mauro (datore di lavoro) per favore dammi questi soldi, che non c’ho i soldi per campare. Ho lavorato anche ferie tutti sono andati via e io ho lavorato e non mi hai pagato agosto, non mi hai pagato settembre, non mi hai pagato ottobre, e io come faccio? Come campo senza soldi? Ti pago domani, ti pago domani, non mi ha pagato tre mesi e poi mi ha detto che non mi doveva pagare”28 Come già evidenziato in precedenza, questo problema scaturisce dall’esistenza di un’enorme zona di lavoro grigio presente in questo settore, in cui frequentemente viene richiesto ai lavoratori stranieri di lavorare più ore di quelle registrate sul contratto. La formazione professionale La formazione e un’altro dei punti dolenti in cui emerge con chiarezza una discriminazione dei lavoratori stranieri nel settore edile. Sebbene esistano diversi enti di formazione professionale, la presenza dei lavoratori stranieri all’interno dei corsi è quasi nulla. Non si tratta neanche in questo caso di una discriminazione diretta, giacché nessun tipo di ostacolo formale o barriera impedisce a priori l’accesso alla formazione. Le difficoltà sono piuttosto legate alla durata (diversi mesi) dei corsi e al fatto che questi non sono remunerati. Da un lato, con la attuale normativa, il permesso di soggiorno di un lavoratore straniero è legato al contratto di lavoro, dall’altro, difficilmente un lavoratore straniero si può permettere di assistere a un corso di diversi mesi senza remunerazione, non disponendo solitamente di una rete di sostegno in grado di aiutarlo economicamente durante questo periodo. Sicurezza sul lavoro Per quanto riguarda la formazione sulla sicurezza in cantiere che le aziende edili sono tenute a realizzare, i lavoratori hanno raramente dichiarato di aver ricevuto questo tipo di formazione, mentre l’azienda intervistata ha assicurato di ottemperare a quest’obbligo. Tra i lavoratori, sembra essere diffusa la convinzione che il grado di sicurezza sul lavoro dipenda in realtà, non tanto da una politica chiara delle aziende, quanto da loro stessi, dal senso o concetto di sicurezza che ognuno di loro ha. È un dato di fatto però, come abbiamo visto, che il tasso d’incidenti sul lavoro è più alto tra i lavoratori stranieri. È interessante sottolineare che tutti i rappresentanti sindacali contattati per la ricerca concordano nel segnalare che esiste una grande differenza, per quanto riguarda il rispetto delle misure di sicurezza, tra i cantieri sindacalizzati e quelli che non lo sono. Va inoltre ricordato che l’alto tasso di lavoro irregolare o sommerso nel settore edile, soprattutto tra i lavoratori stranieri, incide direttamente sul tipo di protezioni sociali a cui questi lavoratori hanno accesso. 3. Discriminazioni dirette multiple Solo negli ultimi anni si è iniziato a riflettere sul concetto di discriminazione multipla o discriminazione incrociata, indispensabile per capire le conseguenze della combinazione di più condizioni di esposizione al rischio di discriminazione. Come segnala la ricerca europea sulla discriminazione multipla del progetto 29 “Antenne” , ci possono essere diverse interpretazioni di questo fenomeno. Una prima lettura associa il fenomeno della discriminazione multipla ad una “pluriappartenenza”, ovvero al fatto che lo stesso soggetto viene osservato come appartenente a più gruppi sociali. Un’altra interpretazione, invece, afferma che la discriminazione multipla non è un fenomeno che riguarda il singolo individuo o il singolo gruppo sociale, ma è data dal fatto che la società complessiva crea molte forme diverse di discriminazione, che coinvolgono individui e gruppi diversi. Nel corso della nostra indagine si sono riscontrati diversi processi di discriminazione multipla sia sull’accesso al lavoro che sul luogo di lavoro. - Nazionalità/genere: nel caso del settore edile la presenza femminile è circa l’1%. In Italia il lavoro in questo settore continua ad essere considerato prettamente “maschile” per l’incidenza del lavoro fisico e la pesantezza del lavoro. - Nazionalità/ religione ed appartenenza etnica: sono stati riscontrati pregiudizi ad assumere lavoratori che praticano la religione musulmana. Nel caso dell’edilizia rispetto al calo fisico che comporta per questi lavoratori il rispetto del Ramadan30 e per le ricadute sulla quantità e la qualità del lavoro svolto in quel periodo. 29 27 L., italiano, funzionario di zona Roma Est, FILLEA CGIL 28 B. rumeno, operaio edile (svolge mansioni di gruista) Progetto Antenne. Antidiscrimination European networks, Rapporto di ricerca sulla discriminazione multipla, Modena 2001-2002 30 Nono mese del calendario musulmano in cui si pratica il digiuno dall’alba al tramonto. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 15 A questo proposito, è interessante ricordare che attualmente in Italia le questioni relative alla tutela della libertà religiosa all’interno dei luoghi di lavoro per i lavoratori musulmani vengono stabilite a livello di contrattazione collettiva o di contrattazione individuale tra i lavoratori e i datori di lavoro. - Nazionalità/disabilità: nell’edilizia, la presenza di una invalidità psico-fisica costituisce tradizionalmente un forte ostacolo all’inserimento lavorativo, giustificata (dai sindacati e dai datori di lavoro) dalla particolare pesantezza e durezza delle mansioni da svolgere in cantiere. - Nazionalità/ età: nel settore delle costruzioni diventa assai difficile ottenere un lavoro oltre una certa età (45-50 anni), sopratutto in assenza di qualifiche molto specializzate. Nel caso di lavoratori stranieri, che, come abbiamo visto, stentano a raggiungere i livelli più alti di inquadramento, questo problema è particolarmente rilevante. - Nazionalità/anzianità migratoria: Un altro elemento, che sembra incidere direttamente sull’esposizione alla discriminazione sul luogo di lavoro, è l’anzianità della presenza in Italia. I lavoratori che sono da meno tempo in Italia e che hanno una minore padronanza della lingua e una minore conoscenza del mercato del lavoro nonché dei propri diritti rappresentano senza dubbio una categoria a maggior rischio di discriminazione. - Nazionalità/condizione di soggiorno: la mancanza di un titolo di soggiorno valido impedisce al lavoratore di accedere a un lavoro regolare. I lavoratori senza un valido titolo di soggiorno sono quelli più esposti a discriminazioni o episodi di ricatto da parte del loro datore di lavoro. Allo stesso modo, la condizione di lavoratore in nero, vincola di fatto la possibilità del lavoratore straniero di ottenere un Permesso di Soggiorno alla volontà del datore di lavoro di regolarizzare il rapporto di lavoro. Tuttavia, come confermato dai lavoratori e da diversi testimoni intervistati nel corso della ricerca, l’irregolarità del soggiorno non impedisce l’accesso al lavoro nel settore edile. Ovviamente, però, li rende sovresposti a forme di ricatto, sfruttamento e discriminazione. I lavoratori stranieri con permessi di soggiorno di breve durata sono più vulnerabili alle discriminazioni per la paura di perdere il lavoro (soprattutto se non contano con particolari qualifiche), al quale è legato il loro Permesso di soggiorno. I lavoratori con una maggiore stabilità di soggiorno (quelli con i permessi più lunghi, con la carta di soggiorno o che hanno acquisito la cittadinanza) si sentono molto meno ricattabili e hanno meno reticenze a cambiare lavoro o presentare una vertenza sindacale in caso di discriminazione. 4. Discriminazioni e razzismo-xenofobia sul luogo di lavoro L’autore di molestie a sfondo razziale sul posto di lavoro può essere sia un superiore sia un collega. Anche in questo caso, la ricerca ha permesso di evidenziare episodi di questo tipo nel settore edile. Le interviste hanno permesso di evidenziare l’esistenza di episodi di razzismo e xenofobia all’interno dei cantieri, anche se, come vedremo più avanti, questi non sono percepiti come tali da nessuna delle parti coinvolte: lavoratori, datori di lavoro, sindacato. I casi più comuni riguardano l’utilizzo, da parte di altri lavoratori, di epiteti o frasi di carattere indubbiamente razzista- xenofobo verso i lavoratori stranieri. Nella maggior parte dei casi questi vengono descritti come episodici e sporadici, ma in alcuni casi si ripetono in modo continuo e reiterato. Si tratta perlopiù dell’uso di appellativi razzisti o di “scherzi” a chiaro sfondo razzista-xenofobo. Per quanto riguarda invece il tema del razzismo, tutti gli intervistati mostrano una percezione molto simile: il razzismo come tale non esiste nei cantieri, e quando eventualmente si manifesta si tratta di episodi sporadici. Non ha un carattere generale, ma dipende dalle singole persone che si incontrano. In ogni caso, non viene considerato come “vero razzismo”, bensì, come scherzi o battute che possono fare riferimento all’origine nazionale, al colore della pelle o al fatto di non parlare bene l’italiano. Insomma, gli episodi di razzismo sono considerate scherzi “tipici” di un ambiente “poco formale” come quello edile. Per quanto concerne gli episodi di razzismo e xenofobia, sebbene la loro esistenza sia stata esplicitamente ammessa da quasi tutti gli intervistati, è emersa una mancata consapevolezza di questi fenomeni come razzisti. In linea di principio, tali affermazioni possono discendere da varie posizioni intellettuali, tendenti a negare la presenza di un fenomeno scomodo e politicamente sensibile, che portano a rifiutare di fare fronte a una situazione che ancora una volta pone l’accento sulla condizione di straniero piuttosto che di cittadino fra gli altri. Tra i lavoratori stranieri molte volte sembra prevalere un desiderio di normalità che spinge a cercare di dimostrare una “riuscita” integrazione. Più prosaicamente, la negazione della propria condizione di vittima, di insulti e atteggiamenti razzisti e xenofobi può invece discendere dal desiderio di non trovarsi al centro di polemiche e azioni legali che possano intaccare il proprio inserimento lavorativo e tutti gli altri aspetti della vita quotidiana. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 16 CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI Attraverso le interviste realizzate, è emerso un quadro estremamente complesso delle discriminazioni sperimentate dai lavoratori stranieri impiegati nel settore edile. In parte, tali discriminazione sembrano afferire concretamente all’origine nazionale del lavoratore. E’ il caso ad esempio di una discriminazione positiva sperimentata dai lavoratori rumeni in questo settore, e di una discriminazione negativa sofferta invece dai lavoratori magrebini e albanesi. In parte però, tali discriminazioni, sembrano trarre origine dalla possibilità esistente, per i datori di lavoro, di disporre di una manodopera che, per la propria situazione amministrativa, appare ancora poco incline a rivendicazioni e richieste di rispetto degli obblighi contrattuali. Lavoratori senza permesso di soggiorno, o lavoratori ancora poco consapevoli dei propri diritti, o comunque disposti a barattarli in cambio di un immediato ritorno economico, sembrano essere particolarmente esposti a pratiche discriminatorie centrate soprattutto su una de-qualificazione delle competenze, mancato versamento dei contributi a fini pensionistici, non ottenimento del T.F.R.. Molti testimoni considerano questo comparto scevro di discriminazioni verso gli stranieri, e giustificano questa asserzione con i dati sull’ampio numero di lavoratori stranieri all’interno del settore edile. Inoltre, non attribuiscono i problemi sollevati precedentemente (condizioni di lavoro svantaggiate, mancato rispetto dei termini contrattuali, sottoinquadramento, ...) a meccanismi di discriminazione nei confronti degli stranieri, quanto invece alla reiterazione di pratiche di sfruttamento precedentemente sperimentate da lavoratori italiani provenienti, ad esempio, dal Mezzogiorno. Così facendo continuano a non riconoscere il carattere discriminatorio di alcune pratiche, riconducendo queste alla più vasta sfera dei problemi che caratterizzano il mercato dell’edilizia. D’altro canto, i lavoratori intervistati percepiscono la maggior parte delle discriminazioni finora segnalate come tali. Percepiscono molto chiaramente di essere sistematicamente inquadrati nei livelli più bassi, non hanno dubbi sul fatto di svolgere i compiti più duri e di costituire una categoria particolarmente vulnerabile e maggiormente soggetta ai ricatti di quanto non lo siano i loro colleghi italiani. I rappresentanti sindacali intervistati considerano che la “conoscenza dei propri diritti” costituisce lo strumento di lotta più efficace per limitare o almeno contenere i diversi problemi con cui devono confrontarsi gli stranieri nel settore edile. Secondo questa stessa logica, i soggetti più vulnerabili risultano essere i lavoratori di cantieri non sindacalizzati o di cantieri irregolari. Sono ritenuti, inoltre, soggetti vulnerabili i lavoratori senza permesso di soggiorno che non sono assolutamente tutelati e hanno moltissime limitazioni nel rivolgersi al sindacato. Tutti i rappresentanti sindacali intervistati o contattati nel corso della presente ricerca concordano sul fatto che da parte dei lavoratori stranieri, soprattutto fra quelli provenienti dall’Europa centro-orientale, vi è una sostanziale diffidenza nei confronti del sindacato. Proprio per ovviare a questa diffidenza, il sindacato ha scelto di cominciare ad includere fra i delegati anche lavoratori stranieri. Questa misura, secondo gran parte degli intervistati, non toglie che un delegato sindacale italiano competente debba comunque avere un atteggiamento e una professionalità in grado di superare questa eventuale diffidenza iniziale. Non dobbiamo dimenticare però, che la consapevolezza e l’esercizio dei propri diritti possono essere raggiunti solo in un ambiente istituzionale e normativo orientato e attento senza mezze misure alle pari opportunità. Infine, circa le raccomandazioni su come affrontare le sfide per il lavoro dignitoso/dignitose condizioni di lavoro nel quadro delle relazioni industriali/dialogo sociale e la contrattazione collettiva, evidenziare tre campi da porre al centro delle azioni delle diverse parti sociali nel luogo di lavoro e a livello nazionale e locale: • la contrattazione come strumento per garantire una parità di trattamento per i lavoratori in termini di crescita professionale, i salari, della sicurezza e risposta del sistema di diritti e tutele; • la contrattazione come strumento in grado di consentire il superamento delle discriminazioni (a diverso livello) per garantire l'inclusione sociale; • la contrattazione come strumento per promuovere l'intercultura nelle sue diverse articolazioni: la cultura, la famiglia, l'istruzione, la convivenza civile e accogliente. Per accompagnare e favorire l’implementazione della contrattazione la principale raccomandazione è combattere lo sfruttamento lavorativo delle persone che vivono in condizioni paraschiavistiche. Le strategie di contrasto allo sfruttamento dei lavoratori migranti devono muoversi necessariamente tra due punti focali: strategie Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 17 di carattere repressivo, strategie di potenziamento. Le strategie di tipo repressivo sono fondamentali per proteggere gli individui dalle diverse tipologie di sfruttamento e sono orientate a perseguire i reati e punirne gli autori. Le strategie di potenziamento, invece, tendono a rafforzare le persone attraverso la metodologia di empowerment e i gruppi più vulnerabili attraverso forme di organizzazione. Per rispondere efficacemente al problema dello sfruttamento lavorativo è, dunque, necessario adottare strategie complementari che assicurino la cooperazione e il coordinamento fra tutte le agenzie e gli attori coinvolti a diverso livello territoriale e secondo le specifiche competenze di ciascuno di loro. Questi attori sono: le forze dell’ordine, gli enti locali, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, gli ispettorati del lavoro, le organizzazioni non governative e del volontariato sociale. Le possibili linee d’intervento dovranno mirare ad offrire e garantire ai lavoratori stranieri la parità di trattamento e di opportunità rispetto ai lavoratori autoctoni. In questo senso, acquisisce particolare importanza la formazione degli operatori ma in particolare gli operatori sindacali sulla individuazione dei casi di discriminazione. All’interno del lavoro di advocacy e lobbing che realizza il sindacato dovrebbe acquisire più forza la richiesta di semplificare e standardizzare i percorsi per il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali acquisite nel paese d’origine, strumenti fondamentali per un corretto inserimento e inquadramento all’interno del mercato del lavoro. Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 18 Sigle ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili CGIL La Confederazione Generale Italiana del Lavoro è un’associazione di rappresentanza dei lavoratori e del lavoro. È la più antica organizzazione sindacale italiana ed è anche la maggiormente rappresentativa, con i suoi circa 6 milioni di iscritti, tra lavoratori, pensionati e giovani che entrano nel mondo del lavoro CISL Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori CNCE E’ la Commissione Nazionale paritetica per le Casse Edili, è l'ente nazionale cui sono demandati i compiti di indirizzo, controllo e coordinamento delle Casse Edili. Le Casse Edili sono organismi esclusivi del settore delle costruzioni, sorti in relazione alla peculiarità dei rapporti di lavoro, caratterizzati da una rilevante mobilità interaziendale dei lavoratori. In sostanza le Casse Edili svolgono un ruolo di rilievo per assicurare ai lavoratori una parte importante del trattamento economico derivante dal contratto di lavoro e prestazioni integrative sul piano previdenziale e assistenziale. FILCA Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini, è la Federazione di categoria della CISL che organizza gli addetti dell’edilizia, dell’industria del legno, del cemento, dei laterizi, del marmo e della pietra. FILLEA E’ la Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, dell’ Edilizia e delle industrie Affini. E’ un’organizzazione sindacale che aderisce alla Cgil IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali INAIL Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro ISTAT E’ l'Istituto nazionale di statistica ed è un ente di ricerca pubblico Fondazione ISMU - Iniziative e Studi sulla Multietnicità. E’ un ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale, con particolare riguardo al fenomeno delle migrazioni internazionali. Unioncamere E’ l’Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. E’ un ente pubblico ABOUT THE PROJECT This case study was written in the frame of the “Decent Work for All: A Key for Effective Industrial Relations”, a one-year project which aims to produce recommendations on how to improve working conditions around Europe in sectors with higher incidences of precarious working conditions (ie construction, health and long-term care) and more vulnerable groups (ie youth, undocumented migrants) through coordinated efforts by governments, employers and trade unions in the framework of social dialogue. It also looks into the role of social partners in fighting precarious labour and promoting decent work and quality jobs. All “Decent Work for All: A Key for Effective Industrial Relations” briefings are materials on www.solidar.org SOLIDAR is a European network of 52 NGOs active in over 90 countries working to advance social justice in Europe and worldwide. SOLIDAR lobbies the EU and international institutions in three primary areas: social affairs (more social Europe), international cooperation (development cooperation) and education (lifelong learning for all). Project Coordinators: Mauro Striano and Mathias Maucher, SOLIDAR Lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni in Italia | 19