INDICE 5 PREFAZIONE di Antonino Maria Cotroneo 11 15 19 INTRODUZIONE ISTRUZIONI PER L’USO RINGRAZIAMENTI 23 1. L’INVECCHIAMENTO Longevità, merce rara, 23 Perché si vive più a lungo?, 27 Perché invecchiamo?, 29 Età biologica e anagrafica, 34 2. COMPOSIZIONE CORPOREA L’indice di massa corporea, 38 La circonferenza addominale, 43 Senescenza e variazioni della composizione corporea, 45 La valutazione della massa grassa, 45 Bioimpedenziometria, 46 Obesità e malattie, 48 37 53 85 101 125 139 3. NUTRIZIONE E SENESCENZA Restrizione calorica e longevità, 53 Alcuni cibi che favoriscono la senescenza, 58 Indice e carico glicemico, 63 Alcuni alimenti che contrastano la senescenza, 66 Diete anti-aging, 68 4. ESERCIZIO FISICO Invecchiamento e performance fisica, 85 Composizione corporea, 87 Allenamento per la forza, 87 Resistenza cardiovascolare, 89 Flessibilità articolare, 93 Equilibrio, 95 5. APPARATO LOCOMOTORE Artrosi, 101 Prevenire l’artrosi, 103 Osteoporosi, 106 Prevenzione dell’osteoporosi, 109 Vitamina D, 114 6. LO STRESS OSSIDATIVO I radicali liberi, 125 Gli antiossidanti, 127 Lo stress ossidativo, 127 Prevenire lo stress ossidativo, 131 7. NEURO-SENESCENZA Sistema nervoso: nel reticolato dei neuroni, 139 La neuro-senescenza: quando il cervello ci abbandona, 143 Alzheimer e altre demenze, 145 La depressione, 148 Prevenire l’invecchiamento cerebrale, 151 159 173 8. LA PELLE La pelle, 159 Invecchiamento cutaneo, 161 Prevenire l’invecchiamento della pelle, 165 9. APPARATO CARDIOVASCOLARE Aterosclerosi, 173 Fattori di rischio cardiovascolare, 175 Colesterolo, 177 Pressione arteriosa, 182 Fumo, 184 Glicemia alterata e diabete mellito, 185 Rischio cardiovascolare globale, 186 Prevenire l’invecchiamento delle arterie, 189 Carlo Maggio 100 ANNI DA GIOVANE I segreti per vivere a lungo in piena salute fisica e mentale Capitolo 3 NUTRIZIONE E SENESCENZA «Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo.» Ippocrate Ormai hai già letto un bel po’ di pagine di questo libro e ti faccio una domanda. Quanto conta l’alimentazione nell’invecchiamento di successo? Più hai pensato «smisurato» e più hai risposto correttamente. La restrizione calorica, per fare un esempio, è uno dei passi fondamentali nella scienza dell’aging. Restrizione calorica e longevità Super Size Me Nel film documentario Super Size Me, il regista e attore americano Morgan Spurlock racconta il suo esperimento. Per un mese consuma tutti i suoi pasti nei fast food della catena McDonald’s, accettando l’offerta del menu «Super Size», il più abbondante. Prima di sottoporsi a questo regime alimentare esegue visite dal cardiologo e dal medico internista, consulta anche un dietologo e un personal trainer. 54 100 ANNI DA GIOVANE Dopo alcuni giorni di questa alimentazione esegue un altro check-up e gli viene consigliato di interrompere l’esperimento in quanto sono presenti alterazioni del fegato forse irreversibili. La causa? Abbondare in quantità e difettare in qualità nutrizionale. Restrizione calorica Ovviamente, non occorre essere scienziati per comprendere come una quantità esagerata di hamburger, Coca-Cola e dolci facciano male. Partiamo dalla quantità del cibo che consumiamo. È passato quasi un secolo da quando i primi studi sui ratti hanno dimostrato come si possa migliorarne la longevità grazie alla restrizione delle calorie introdotte con l’alimentazione 1. Anche se questi studi risalgono a un periodo antecedente la seconda guerra mondiale, la riduzione delle calorie prevedeva comunque un apporto adeguato di proteine, minerali e vitamine, soprattutto la vitamina A. Dagli studi iniziali sui ratti l’effetto anti-invecchiamento della restrizione calorica è stato confermato in numerose specie viventi: lieviti, vermi, ragni e pesci, fino ad arrivare ai primati non umani. Non è però ancora noto il meccanismo dell’allungamento della vita. Alcuni ricercatori sostengono che la restrizione calorica sia in grado di ridurre la spesa energetica del 10-15% con una minore produzione di radicali liberi, sostanze dannose per l’organismo, di cui leggerai più avanti. Un altro meccanismo chiamato in causa è quello relativo al miglioramento dei meccanismi riparativi delle cellule. • Restrizione calorica e primati Anche per alcuni tipi di scimmie la restrizione calorica del 30% è associata a un rallentamento della sarcopenia, a ridu- NUTRIZIONE E SENESCENZA 55 zione dell’atrofia cerebrale e a un prolungamento della spettanza di vita. Inoltre, si ha una notevole riduzione dell’incidenza di diabete, di cancro e di malattie cardiovascolari. • Restrizione calorica e umani Esistono prove che la restrizione calorica sia vantaggiosa negli esseri umani? Domanda interessante, ma penso sia più utile affrontare il problema sotto un altro punto di vista. Piuttosto che sottoporsi a una dieta ipocalorica spinta la cosa più saggia è: «Non eccedere con le calorie». Fai attenzione soprattutto ai cibi altamente calorici e poveri di nutrienti. Quello che è avvenuto nella popolazione di Okinawa che in passato ha consumato meno calorie rispetto agli altri giapponesi. Del resto, la maggior parte delle diete si fonda proprio su una riduzione delle calorie introdotte per dimagrire. In internet puoi trovare siti per calcolare il contenuto calorico degli alimenti 2. Tuttavia, gli effetti sulla longevità non sono esclusivamente legati alla riduzione del consumo calorico, ma anche alla qualità del cibo e la quantità di nutrienti. Ad esempio, la dieta dei centenari di Okinawa è basata sui vegetali, fra cui il grano integrale e la soia, integrate da pesce e, nota bene, il tè verde come bevanda. È un’alimentazione povera in calorie e ricca di vitamine e minerali, abbinata a intensa attività fisica tipica dei pescatori e degli agricoltori. Il condimento essenziale consiste nell’ atteggiamento «positivo» verso la vita. • Gli studi di restrizione calorica negli umani Tutte queste evidenze hanno dato l’impulso a numerosi studi clinici. In alcuni centri di ricerca statunitensi sono stati avviati degli studi clinici «targati» con l’acronimo CALERIE (Comprehensive Assessment of Long-term Effects of Reducing Intake of Energy) con lo scopo di valutare gli effetti a lungo termine di una restrizione calorica del 25% su 56 100 ANNI DA GIOVANE individui sani 3. Oltre alla riduzione delle calorie, è stato limitato il consumo di grassi, soprattutto animali, secondo le raccomandazioni della famosa American Heart Association. Questa alimentazione da «fachiri» è servita a qualcosa? Decisamente sì. I soggetti sottoposti a restrizione calorica avevano tassi di insulina a digiuno e temperatura corporea ridotti, con una riduzione del metabolismo e dell’invecchiamento. Altri interessanti risultati sono la perdita di peso, la favorevole riduzione dei trigliceridi nel sangue e del grasso depositato all’interno del fegato 4, il miglioramento di alcuni dei fattori di rischio per l’infarto cardiaco, fra cui il famigerato colesterolo LDL, pericoloso per le arterie 5. Alcuni ricercatori sostengono che la restrizione calorica possa essere «intermittente», realizzata alternando giorni con dieta libera, ovviamente senza esagerare, a giorni in cui si attua la riduzione delle calorie 6. Con questa modalità intervallata si otterrebbero gli stessi risultati di calo ponderale, ma preservando meglio la massa muscolare. I migliori risultati si ottengono associando l’esercizio fisico che comporta l’aumento della massa magra e della resistenza aerobica 7. • La società degli «antimagnaccioni» La «Calorie Restriction (CR) Society International» 8 promuove la riduzione dell’introito calorico quotidiano, fra il 10 e il 25% inferiore rispetto a quello abituale, secondo quanto propugnato dal dott. Roy L. Walford 9. La restrizione calorica è mirata soprattutto a ridurre il consumo di alimenti ad alto contenuto calorico, come gli zuccheri e i carboidrati semplici (pane bianco, riso brillato) e dei grassi animali. Invece, si consiglia l’assunzione di grassi vegetali, consumando olio di oliva, mandorle, noci e quelli contenuti nel salmone, nel pesce azzurro e nell’olio di li- NUTRIZIONE E SENESCENZA 57 no, i famosi omega-3. Il piatto forte sono gli alimenti ricchi di nutrienti e poveri di calorie come le verdure. Se appartieni alla categoria degli incontentabili, puoi visitare il sito «NutritionData» 10: ti fornisce la «carta di identità» di molti alimenti: proteine, carboidrati, grassi, minerali, carico glicemico, indice di sazietà e tanti altri parametri molto interessanti. • Armiamoci e partite: l’esperienza personale Ringrazio questo libro per avermi iniziato alla riduzione delle calorie. Grazie a una simpatica applicazione «MyNetDiary» 11 per iPhone o (disponibile anche per telefoni con altri sistemi operativi) (Fig. 12) ho iniziato a utilizzare un diario alimentare. Fig. 12: Il diario alimentare MyNetDiary In pratica ho trascritto giornalmente tutti gli alimenti che ho mangiato. Il mio peso iniziale, l’11 gennaio 2012, era 71,7 kg (180 cm di altezza, BMI 22,1). Circa due mesi dopo, 100 ANNI DA GIOVANE 58 l’8/3/2012, pesavo 65,2 kg (BMI 20,1) con un calo ponderale di 6,5 kg. Utilizzare un diario alimentare e dell’attività fisica può essere di grande aiuto per dimagrire 12. Alcuni cibi che favoriscono la senescenza «L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà a tentare di guarirsi.» William E. Leonard La qualità dei cibi per il gusto di invecchiare sani Filippo Ongaro, medico esperto di anti-aging, nel suo interessante libro Mangia che ti passa 13 afferma che durante l’intera presenza terrena, calcolando una vita media di 80 anni, una persona ingerisce dalle 30 alle 60 tonnellate di cibo. Questi numeri equivalgono, rispettivamente, a un carro armato medio e a uno pesante, secondo la voracità individuale, ma preferisco parlarti della qualità del cibo. Mi spiego: se vai dal dietologo, cosa ti dirà di pesare? La pasta, il pane, i formaggi. Invece leggerai sulla dieta: «Verdure a volontà». Purtroppo è la qualità della nostra alimentazione che grida vendetta. Consumiamo troppi cibi raffinati, ricchi di zuccheri e grassi insalubri, poveri di fibre, vitamine e minerali. L’aumento dell’introito calorico, il maggior consumo di cibi poveri di nutrienti e con elevata densità calorica, la sedentarietà sono tutti fattori che hanno fatto dilagare l’obesità e malattie correlate, fra cui il diabete. Difatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il neologismo «diabesità», per descrivere l’associazione fra obesità e diabe- NUTRIZIONE E SENESCENZA 59 te 14. Queste due malattie sono in continuo aumento nel mondo, al punto che alcuni medici le considerano una «pandemia» (dal greco pan = tutto e dêmos = popolo), in altri termini una epidemia diffusa in molte nazioni, utilizzando il linguaggio abitualmente riservato alle malattie infettive estremamente contagiose. Per mantenersi giovani occorre fuggire dal diabete, dall’obesità, dal sovrappeso e dagli errori alimentari. Pensa quanta differenza fra l’alimentazione di oggi e quella degli uomini preistorici: cacciatori, pescatori e raccoglitori. Non conoscevano né l’allevamento né l’agricoltura e non sapevano che si alimentavano secondo i dettami della cosiddetta «paleodieta». Proteine: «Sono arrivato uno!» Da dove cominciare la disamina degli alimenti che possono favorire i processi dell’invecchiamento? Dalle proteine, naturalmente, termine che deriva dal greco proteios, al primo posto, appunto. Nomen omen: di nome e di fatto. Al primo posto, dappertutto, le proteine hanno un potere mediatico superiore a quello dei carboidrati. Attenzione. Può essere vantaggioso ridurre i carboidrati, soprattutto quelli semplici o da farine «raffinate», ma non bisogna eccedere con le proteine, soprattutto quelle animali. Le proteine animali in eccesso potrebbero aumentare il rischio di osteoporosi e di calcoli urinari. Innanzitutto è consigliabile assumere fonti proteiche diverse ogni giorno. È saggio limitare il consumo di carni rosse, sostituendole con il pesce, la carne bianca, i legumi, il bianco dell’uovo sodo, i derivati della soia come il tofu (ricavato dal caglio dei semi) e il tempeh (alimento fermentato ricavato dai semi di soia gialla fermentati). Per ridurre il consumo di grassi animali, occorre 60 100 ANNI DA GIOVANE scegliere carni magre ed eliminare il grasso visibile e la pelle nel pollame. Per concludere: «Proteine è bello, ma con moderazione e scegliendo le migliori». I grassi saturi sono «out», meglio che siano «in» I grassi sono classicamente suddivisi in grassi saturi e insaturi. Se non conosci il significato di questi due termini provo a spiegartelo semplicemente. Se invece già lo conosci spero di non annoiarti e, soprattutto, non confonderti le idee. La figura seguente (Fig. 13) rappresenta un grasso insaturo, l’acido alfa-linolenico (ALA). Fig. 13: Acido alfa-linolenico (ALA) Omega-3 con il primo doppio legame sul terzo atomo di carbonio Come puoi notare «l’ossatura» è costituita da una catena di atomi di carbonio (C) legati fra loro e con gli atomi di idrogeno (H) o di ossigeno (O). Il carbonio è un atomo tetravalente, capace di legarsi a quattro atomi, come avviene nel caso di C1 nella figura, che presenta tre legami con l’idrogeno e un legame con l’atomo di carbonio successivo, C2 che potremmo definire saturo di legami chimici. Invece, il terzo atomo di carbonio C3 ha due legami singoli, uno con l’atomo di carbonio precedente C2 e un altro con l’idrogeno, NUTRIZIONE E SENESCENZA 61 mentre ne ha uno doppio, rappresentato da una doppia lineetta, con l’atomo di carbonio successivo. Quella doppia lineetta è, appunto, un doppio legame, definito insaturo. I grassi saturi sono quelli in cui tutti gli atomi di carbonio hanno legami singoli con quattro atomi diversi, mentre gli insaturi presentano almeno un atomo di carbonio con un doppio legame. Chiaro? Spero di sì altrimenti come nel gioco dell’oca torni alla casella di partenza che in questo caso è l’inizio del paragrafo sui grassi saturi e insaturi I grassi monoinsaturi, cioè con un solo atomo di carbonio «provvisto» di doppio legame, sono presenti nell’olio di oliva, nella frutta secca (mandorle e noci), nell’avocado e in alcuni semi. I polinsaturi hanno invece più atomi con doppio legame. Alcuni grassi che ci aiutano a invecchiare sani, sono definiti omega-3 o n-3 in quanto il primo doppio legame è sul terzo atomo di carbonio, come nel caso della figura 13 (ci puoi tornare per consultarla, ma non sei obbligato se hai capito senza tentennare). Come anticipato nel titolo del paragrafo i grassi saturi sono «out». Non intendo dire che sono fuori moda, ma che bisogna moderarne il consumo, sostituendoli, quando possibile, con i grassi insaturi, decisamente «in», per gli effetti benefici sul nostro organismo. I grassi saturi sono principalmente di origine animale, mentre quelli insaturi sono presenti nei vegetali e nel pesce. A volte i problemi ce li andiamo a cercare, trasformando grassi insaturi in grassi saturi nel procedimento chimico a livello industriale chiamato idrogenazione. Sebbene esistano dei vantaggi in questa passaggio che trasforma, ad esempio, un olio in una margarina, per il nostro organismo è una sciagura che innesca un invecchiamento accelerato. I grassi idrogenati sono presenti in molti alimenti preparati 62 100 ANNI DA GIOVANE industrialmente, come alcuni biscotti e merendine, fette biscottate, grissini e cracker, capaci di far scricchiolare la nostra salute. Ancora più scellerata è la trasformazione dei grassi insaturi dalla forma cis alla forma trans, come puoi notare nella figura seguente (Fig. 14). Fig. 14: Acido grasso in forma «cis» e in forma «trans» In poche parole, la forma «cis» è quella più comune con la disposizione spaziale che vede gli atomi di idrogeno dallo stesso lato, mentre nella forma «trans» gli atomi di idrogeno sono contrapposti. La trasformazione in acido grasso trans avviene in natura per l’azione dei batteri durante la digestione in alcuni ruminanti (mucche e pecore) e si realizza anche durante le fritture di oli a elevate temperature o nel procedimento chimico di idrogenazione dei grassi. Gli acidi grassi trans sono in grado di prendere due squali con una fava. Mi spiego, in contemporanea riducono il colesterolo «buono» HDL e aumentano il colesterolo «cattivo» LDL 15. Questo sfacelo del rapporto fra colesterolo buono e cattivo non può che aumentare il rischio di infarto cardiaco 16. Per tale motivo è fondamentale la riduzione dei grassi trans presenti in alcuni prodotti alimentari industriali e negli oli fritti a elevate temperature. NUTRIZIONE E SENESCENZA 63 Carboidrati: «Se non hanno pane, che mangino brioches!» Probabilmente Maria Antonietta, regina e moglie di Luigi XVI, non ha mai apostrofato il popolo affamato con la frase: «Se non hanno pane che mangino brioches». Meglio così. Viviamo in un’epoca zeppa di diete che plaudono alle proteine e inorridiscono al sentore dei carboidrati, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Un fulgido esempio di carboidrati «buoni» è quello dei cereali integrali (compresi pane e pasta), del riso integrale, delle verdure e dei legumi. • I ricchi e poveri Quali sono i carboidrati ricchi di calorie e poveri di nutrienti? La farina raffinata, il riso brillato e lo zucchero che sono presenti in un mare di alimenti: la pasta, la pizza, il riso, il pane, i prodotti da forno, le merendine, le marmellate, i dolciumi e le bevande dolci. Non mi dire che non mangi nulla di tutto questo? Non ci credo. Tieni presente che uno dei meccanismi di invecchiamento è quello della glicazione, o reazione di Maillard, processo per cui gli zuccheri interagiscono con le proteine modificandone la struttura e le funzioni. Queste alterazioni, molto frequenti nei diabetici, contribuirebbero all’insorgenza di alcune malattie, fra cui quelle cardiovascolari e, in particolar modo, lo scompenso cardiaco 17. Indice e carico glicemico Zucchero: il prezzemolo scomodo Lo zucchero è come il prezzemolo: si mette dappertutto. Nei paesi industrializzati come gli Stati Uniti, il consumo dello zucchero è aumentato a dismisura. Ma la somiglianza con il prezzemolo si limita all’ampia possibilità di utilizzo 64 100 ANNI DA GIOVANE con la principale differenza di possibili danni alla salute. Ad esempio, l’eccessivo consumo di bevande gassate e dolcificate contribuisce all’incremento dell’obesità fra i bambini e gli adolescenti statunitensi, se non altro per l’aumentato introito calorico 18. Nutrirsi con molti alimenti ricchi di zucchero predispone ad altre malattie come i calcoli renali, l’osteoporosi, la carie dentale, il diabete mellito, per citarne solo alcune. Parlando dello zucchero, esistono altri elementi da prendere in considerazione, fra cui l’indice e il carico glicemico. Indice glicemico: alimenti da mettere all’indice L’indice glicemico indica la velocità con cui aumenta la quantità di glucosio nel sangue o glicemia, dopo l’assunzione di un determinato alimento, in confronto allo standard di riferimento rappresentato dal pane bianco o dal glucosio stesso 19. Sono disponibili delle tabelle in cui i cibi vengono elencati secondo il loro indice glicemico in rapporto al glucosio o al pane bianco. Gli alimenti a elevato indice glicemico sono «da mettere all’indice» e vanno consumati con moderazione in quanto potenzialmente dannosi per la salute. Come interpretare le tabelle? Considera i seguenti parametri di riferimento (Tab. 7). Tab. 7: Classificazione dell’indice glicemico NUTRIZIONE E SENESCENZA 65 Tab. 8: Indice glicemico (IG) di alcuni alimenti Nella tabella 8 hai un breve elenco dell’indice glicemico di alcuni alimenti. Elenchi più approfonditi puoi trovarli negli articoli citati nelle note bibliografiche e sitografia a fine capitolo 20. Un interessante sito su cui trovare un elenco aggiornato dell’indice e del carico glicemico di numerosi alimenti è glycemicindex.com 21 dell’università di Sydney. Pane bianco: elevato nell’indice, basso nei nutrienti Alcuni procedimenti di conservazione del cibo comportano scelte insalubri. Il sale è un aiuto per conservare gli alimenti ma non è affatto una «mano santa» per la pressione arteriosa. Il passaggio dalla farina integrale a quella bianca e raffinata può migliorare le capacità di conservazione a 66 100 ANNI DA GIOVANE lungo termine esaltandone il sapore ma a caro prezzo. Per raffinare la farina occorre eliminare la crusca e il germe di grano. La crusca costituisce la parte esterna dei semi di frumento. Peccato che sia ricca di fibre utili per il benessere intestinale. Eliminando il germe di grano si perdono numerose vitamine e minerali. Come se non bastasse, i cibi che si ottengono a partire dalla farina raffinata come il pane bianco, la pizza, i grissini e altri prodotti da forno, presentano anche un elevato indice glicemico e quindi la capacità di innalzare rapidamente l’insulina. I cereali integrali, invece, mitigano le variazioni della glicemia e sono in grado anche di ridurre i livelli di colesterolo e contribuire al benessere dell’intestino con il loro contenuto di fibre. Alcuni alimenti che contrastano la senescenza «La natura è un buon medico, perché guarisce i tre quarti delle malattie senza parlar male dei suoi colleghi.» Galeno Grassi insaturi: i paladini della salute • Olio di oliva Nel paragrafo relativo ai grassi hai visto come quelli insaturi siano abitualmente amici della salute. I grassi monoinsaturi, cioè quelli con un solo atomo di carbonio «provvisto» di doppio legame, sono presenti nell’olio di oliva, nella frutta secca (mandorle e noci), nell’avocado e in alcuni semi. Tutti questi alimenti possono aiutare a ridurre il colesterolo, la glicemia e la pressione arteriosa. L’olio di oliva aumenta il colesterolo HDL, quello protettivo, diminuisce i trigliceridi e NUTRIZIONE E SENESCENZA 67 riduce la placca aterosclerotica. Presenta anche proprietà antinfiammatorie e antitrombotiche. L’effetto benefico dell’olio di oliva sulla riduzione della pressione sembra sia legato proprio all’acido oleico contenuto in grandi quantità (7080%) 22. Alcuni studi hanno anche evidenziato il possibile ruolo dell’olio di oliva nel ridurre l’insorgenza del cancro, soprattutto della mammella e di alcuni tumori intestinali 23. • Omega-3 Gli acidi grassi polinsaturi amici della vecchiaia sono gli omega-3, contenuti soprattutto nel pesce. Puoi trovare un’ampia dissertazione nel capitolo relativo all’invecchiamento delle arterie. Per il momento ti suggerisco di prendere l’argomento a cuore perché questi grassi sono stati definiti un integratore «olistico» per le numerose proprietà benefiche su molti organi e sistemi. • Crucifere o brassicacee La parola «verdure» rappresenta un mondo vegetale molto variegato. Le crucifere, o brassicacee, come i broccoli, i cavoli e i cavolini di Bruxelles, sono ricche di fitonutrienti, sostanze organiche che conferiscono sapore e colore ai vegetali. Pur non essendo indispensabili come le vitamine, i minerali e gli aminoacidi sono degli ottimi antiossidanti e presentano proprietà protettive. Secondo alcuni ricercatori sarebbero utili nella prevenzione dei tumori. • Fibre alimentari Le fibre sono componenti fondamentali per l’alimentazione, classicamente suddivise in fibre solubili, presenti nella frutta e nelle verdure, e insolubili che si trovano nei cereali integrali. Le fibre solubili sono in grado di ridurre l’assorbimento degli zuccheri e dei grassi, aumentando il colesterolo HDL e diminuendo quello cattivo, LDL. Le fibre insolubili sono importanti per regolare il transito intestina- 68 100 ANNI DA GIOVANE le e possono essere di aiuto nei programma di dimagrimento e di restrizione calorica 24. Se ne dovrebbero assumere 30 grammi il giorno. Diete e anti-aging Piramide alimentare Per semplificare i consigli nutrizionali e renderli fruibili a colpo d’occhio sono state create le piramidi alimentari (Fig. 15). I cibi situati alla base della piramide sono quelli che dovremmo mangiare più frequentemente mentre quelli al vertice sono da consumare con moderazione e saltuariamente. Le piramidi egizie della valle di Giza sono immutabili nei millenni, mentre quelle alimentari hanno subito numerose modifiche nel corso degli anni. Una volta alla base erano inseriti i cereali, senza distinzione fra integrali e raffinati a elevato indice glicemico. Erano ampiamente rappresentati anche i latticini. La moderna piramide alimentare ha le fondamenta basate sull’attività fisica e sull’acqua, quasi da indurre il sospetto che sia stata creata da nutrizionisti iscritti a qualche società di restrizione calorica. Alla base i cereali sono stati sostituiti con verdure, insalate e un po’ di frutta. I cereali, principalmente integrali e a basso carico glicemico, sono disposti nel livello successivo e quindi si consiglia un consumo quotidiano ma moderato. I grassi animali sono stati parzialmente sostituiti da quelli vegetali: olio di oliva, noci, mandorle e semi. Fra le proteine animali sono maggiormente rappresentate quelle del pesce e delle carni bianche (tacchino, pollo e coniglio). Degni di nota anche i legumi per il contenuto di proteine e fibre alimentari. NUTRIZIONE E SENESCENZA 69 Fig. 15: La piramide alimentare Diete a confronto Nel 2005 la prestigiosa rivista «Journal of the American Medical Association» (più conosciuta con l’acronimo JAMA) pubblicò il risultato di una particolare competizione fra quattro diete molto famose: la Atkins, la Ornish, la Weight-Watchers e la Zona 25. Lo studio reclutò 160 pazienti suddivisi in quattro gruppi da 40 pazienti, assegnati ai quattro tipi di dieta. Lo studio durò un anno e arrivò alle seguenti conclusioni: 1) è auspicabile che la persona scelga il tipo di dieta che preferisce in modo da aumentare la per- 70 100 ANNI DA GIOVANE centuale di adesione nel tempo; 2) le diete a basso tenore di carboidrati (esempio la Atkins o la Zona) sono in grado di aumentare il colesterolo «buono» HDL, mentre quelle povere di grassi (esempio la Ornish) diminuiscono il colesterolo «cattivo» LDL; 3) le diete a basso tenore di carboidrati sono più efficaci, a breve termine, nel ridurre i trigliceridi, la glicemia e l’insulina (effetti auspicati nella sindrome metabolica); 4) per un calo ponderale permanente e per ridurre i fattori di rischio è più importante aderire alla dieta nel lungo termine, piuttosto che scegliere l’una o l’altra dieta. Rifletti, forse il termine dieta ti genera una sorta di sensazione sgradevole. Hai ragione, piuttosto sarebbe meglio iniziare a nutrirsi meglio, senza star proprio a contare le chilocalorie. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Intanto prende quota la dieta vegetariana. Dieta vegetariana Uno studio molto interessante, pubblicato sull’«American Journal of Clinical Nutrition», ha evidenziato come una dieta con alimenti a base di grano integrale sia in grado di ridurre la pressione arteriosa sistolica (di circa 5 mmHg) migliorando il rischio cardiovascolare 26. Il mondo dei vegetariani è estremamente variegato. Esistono i vegani, o vegetariani puri, che non mangiano carne, pesce, pollame, uova e prodotti caseari. Invece, i latto-ovo vegetariani consumano anche latte e uova. Esistono persino i «pescetariani» che non mangiano carne a eccezione del pesce e dei frutti di mare, in realtà da considerare ugualmente onnivori. La dieta vegetariana gode di un grande supporto anche fra alcune associazioni scientifiche fra cui la statunitense PCRM (Physicians Committee for Responsible Medicine) NUTRIZIONE E SENESCENZA 71 per una «medicina responsabile». Questa associazione promuove diversi programmi di medicina preventiva e ha sposato la l’idea del «vegetariano è bello». Difatti nel sito esistono diverse pagine dedicate ai vantaggi della dieta vegetariana 27 ed è possibile anche scaricare un simpatico opuscolo in inglese con i consigli per diventare vegetariani: Vegetarian Starter Kit 28. Il diffuso interesse per questo tipo di regime alimentare parte dalla constatazione che spesso i vegetariani presentano livelli di colesterolo più bassi di chi mangia la carne. Consumare frequentemente vegetali può anche contribuire a ridurre la pressione arteriosa. Non a caso le piramidi alimentari più recenti consigliano di consumare saltuariamente la carne rossa e rimpiazzarla con le proteine del pesce, dei legumi, della soia, della carne bianca e del bianco d’uovo. Un libro molto interessante che ti consiglio di leggere, se ti va di dedicare alcune ore a riflettere sull’alimentazione, è stato scritto dagli scienziati americani Campbell padre e figlio: The China Study. Si tratta di un ciclopico studio sull’alimentazione: durato 27 anni e condotto in Cina, sulla popolazione più numerosa della terra 29. Nel libro sono descritti alcuni inconvenienti causati dalle diete ricche di proteine animali, quali ad esempio l’aumento del colesterolo. Trovano spazio consigli anti-aging: consumare frutta e vegetali può contrastare il decadimento cognitivo in età avanzata. • Dieta vegetariana e diabete La dieta vegetariana o comunque l’alimentazione a basso contenuto di proteine animali e ricca di carboidrati complessi e di fibre alimentari può contribuire alla riduzione della glicemia e a prevenire il diabete. L’autorevole American Diabetes Association ha pubblicato nel 2011 le linee guida per la prevenzione e la cura del diabete mellito 30. Fra 72 100 ANNI DA GIOVANE i primi consigli svetta il dimagrimento, ottenuto sia con diete a basso contenuto di carboidrati, sia a ridotto introito di grassi, sia con la dieta Mediterranea. Non meno importante è l’assunzione giornaliera di 14 grammi di fibra ogni 1000 calorie consumate, soprattutto tramite verdure e cereali integrali. Anche in queste linee guida è dichiarata la guerra ai grassi saturi (meno del 7% delle calorie totali) e soprattutto ai grassi trans. Uno studio di enorme rilevanza scientifica ha dimostrato che un intervento sullo stile di vita, caratterizzato da attività fisica e dalla riduzione dell’introito calorico e di grassi, tale da conseguire un calo ponderale del 7% in sei mesi, era in grado di ridurre l’incidenza del diabete mellito del 58% 31. Anche i vegani possono esultare. In uno studio del 2006 è stato messa a confronto la dieta suggerita dai diabetologi americani con la dieta vegana. Ebbene, i diabetici trattati con dieta vegana presentavano un maggior calo ponderale (6,5 kg contro 3,1 kg), una maggiore riduzione della glicemia e del colesterolo cattivo LDL 32. Mica male. • Dieta vegetariana e cancro La dieta vegetariana può contribuire a prevenire il cancro. Gli alimenti «virtuosi» sono: la fibra alimentare, frutta e verdura, i cereali integrali e i legumi, inclusa la soia 33. Nei paesi con alimentazione basata sui vegetali il cancro della mammella si presenta con minor frequenza. Invece il consumo frequente di carne rossa processata (insaccati, hamburger, carne in scatola e hotdogs) potrebbe aumentare il rischio di alcuni tumori, fra cui quello del colon 34. Durante la cottura alla brace o la frittura delle carni si formano alcune sostanze in grado di promuovere l’insorgenza del cancro: un esempio è rappresentato dalle cosiddette amine eterocicliche, prodotti che si formano a partire dagli aminoacidi. NUTRIZIONE E SENESCENZA 73 La dieta vegetariana può proteggere dai tumori attraverso diversi meccanismi, oltre a quello semplicemente di non mangiare la carne: a) maggior consumo di frutta e verdura, ricche di antiossidanti, fibre alimentari, vitamine e sostanze fitochimiche; b) minor consumo di grassi, escludendo quelli di origine animale. • Dieta vegetariana e calcio Quale alimento ti viene in mente per la prevenzione dell’osteoporosi, quella terribile malattia che mina le ossa e le rende fragili e terribilmente esposte a fratture, anche per piccoli traumi? Latte e formaggi naturalmente! Tuttavia, alcuni nutrizionisti sostengono che il rischio di osteoporosi si possa contenere riducendo il consumo di proteine animali le quali sarebbero responsabili di una perdita di calcio dalle ossa. Questa tesi è suffragata dalla ridotta incidenza di osteoporosi nei paesi con alimentazione prevalentemente vegetariana, con scarso apporto di calcio tramite prodotti caseari. In effetti, come vedrai nel paragrafo sull’osteoporosi, il calcio è presente anche nei vegetali: insalate a foglia verde, tofu e soia, fagioli, lenticchie e noci. Dieta mediterranea Anni or sono visitai Pienza, meraviglioso comune in provincia di Siena, dichiarata nel 1996 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). Mi chiesi se in questa prestigiosa onorificenza fosse compreso il prelibato pecorino di Pienza. Rimasi deluso quando seppi che quel buon formaggio non aveva nessuna denominazione che lo qualificasse, tipo DOP (Denominazione di Origine Protetta) o IGP (Indicazione Geografica Protetta). Giustamente ti starai chiedendo se sono impazzito a scomodare l’UNESCO per un alimento. Non 74 100 ANNI DA GIOVANE ci crederai: questa autorevole organizzazione ha dichiarato la dieta mediterranea «patrimonio immateriale dell’Umanità» 35. Questo modello alimentare fu apprezzato nel mondo grazie allo studio Seven Countries Study 36, iniziato nel 1958 in sette paesi: Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Jugoslavia, Olanda e Stati Uniti. Lo scopo era quello di mettere a confronto i differenti stili alimentari. Il risultato più eclatante fu il minor numero di infarti cardiaci nei paesi mediterranei rispetto agli Stati Uniti e a quelli del Nord Europa. La dieta mediterranea è basata sul consumo di cereali integrali, di frutta e verdura, dei legumi, del pesce, delle carni bianche (pollo, tacchino e coniglio), dell’olio di oliva e di modiche quantità di vino. Questo tipo di alimentazione può anche ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer 37 e può migliorare la longevità 38 anche in popolazioni del Nord Europa, come quella svedese: l’alimentazione vince sulla genetica! La dieta alcalina Il nostro organismo ha bisogno continuamente di energia che viene prodotta dal metabolismo dei grassi, delle proteine e dei carboidrati. In questo processo energetico si generano dei prodotti di scarto che spesso sono acidi e devono essere eliminati principalmente dai reni e dall’intestino. L’acidità che deriva dai processi metabolici è neutralizzata dai sistemi tampone presenti nel sangue grazie anche all’intervento dei reni e dei polmoni. Tutto questo per mantenere l’acidità del sangue entro valori costanti: mi riferisco al pH del sangue, ovvero la concentrazione degli ioni idrogeno (H+) a livello ematico. I normali valori di pH ematico sono compresi fra 7,35 e 7,45: si parla di acidosi per valori inferiori al range e di alcalosi per valori superiori. Variazio- NUTRIZIONE E SENESCENZA 75 ni così importanti del pH sono problemi che i medici affrontano con urgenza. Tuttavia, l’accumulo di scorie acide, anche senza determinare alterazioni del pH ematico, può comunque arrecare danni. D’ora in poi parlerò di questo tipo di acidosi con pH ematico normale che danneggia soprattutto il tessuto connettivo e la matrice extracellulare, l’ambiente in cui risiedono le cellule. La matrice extracellulare ha un ruolo attivo mettendo in comunicazione le cellule fra di loro. Purtroppo questa funzione fondamentale è ostacolata dall’acidosi. In caso di eccesso delle scorie acide il sangue e i tessuti, pur presentando un pH nell’intervallo normale, tendono comunque a spostarsi verso l’acidosi che può accelerare i processi di invecchiamento, ridurre la massa magra e alterare la qualità dell’osso, sino a determinare l’insorgenza dell’osteoporosi. Esistono diversi fattori che possono favorire l’acidosi della matrice extracellulare: farmaci, fumo di sigaretta, attività fisica eccessiva per le proprie capacità, lo stress. Ma è soprattutto l’alimentazione che può giocare un ruolo di rilievo, in quanto gli alimenti di cui ci nutriamo possono contribuire, una volta metabolizzati, a rendere il nostro sangue più acido o più alcalino. I cibi che tendono ad alcalinizzare sono soprattutto le verdure, i legumi, la frutta fresca e quella secca, mentre i cibi acidificanti sono principalmente rappresentati dalla carne, dal latte, dai formaggi e dalle uova. I ricercatori Thomas Remer e Friedrich Manz hanno creato una formula capace di calcolare il «carico acido» di un alimento o PRAL (Potential Renal Acid Load) 39. Un alimento con PRAL rappresentato da un numero positivo (superiore a zero) genera acidosi, tanto maggiore quanto è il valore numerico, mentre se il PRAL è negativo l’alimento tende ad alcalinizzare (Tab. 9). Sul sito www.acidosi.it è 76 100 ANNI DA GIOVANE possibile reperire molte informazioni utili a questo riguardo e, in particolare, risalire al PRAL di numerosi alimenti 40. Tab. 9: PRAL di alcuni alimenti NUTRIZIONE E SENESCENZA 77 Una pagina del sito è appositamente dedicata alla verifica dell’acidità di un pasto (Fig. 16). Per prima cosa occorre selezionare il cibo dalla tabella della categoria degli alimenti e automaticamente compare il PRAL nella riga della prima portata dove occorre specificare la quantità in grammi. Si ripete l’operazione selezionando la riga della seconda portata ed eventualmente della terza e quarta portata. Alla fine, premendo sul pulsante «Calcola» si ottiene il valore nella riga «Totale» con il commento in termini di acidità o alcalinità del pasto. È anche presente una tabella che classifica il pasto nelle varie gradazioni di alcalinità o acidità a seconda del PRAL ottenuto sommando le portate (Tab. 10). Fig. 16: Calcolatore dell’acidità di un pasto 78 100 ANNI DA GIOVANE Tab. 10: Tabella acidità di un pasto • Prodotti alcalinizzanti Qualora i nostri pasti fossero invariabilmente acidi, senza che sia possibile rimediare modificando l’alimentazione, esiste la possibilità di contrastare l’acidosi (ovviamente quella con pH normale) ricorrendo all’assunzione di prodotti alcalinizzanti. Ne esistono di diversi tipi, in polvere o in compresse. Di seguito riporto il contenuto di due fra i molti prodotti presenti sul mercato italiano: 1) carbonato di calcio, bicarbonato di sodio, carbonato di magnesio, fosfato bisodico e bicarbonato di potassio 2) sodio citrato, maltodestrine, calcio citrato, magnesio citrato, potassio citrato, manganese citrato, ferro citrato. Questi integratori non devono essere usati dai pazienti con importanti problemi renali o cardiaci. La dieta antiossidante I radicali liberi sono molecole o atomi instabili che vanno a caccia di un elettrone mancante e lo sottraggono a cellule e tessuti circostanti danneggiandoli con questo processo definito «ossidazione». Il modo più semplice per neutralizzarli consiste nel seguire un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti. In questo modo si contrasta l’invecchiamento che consegue all’azione dannosa e ripetuta nel tempo a opera dei radicali liberi. Questi concetti saranno approfonditi in un paragrafo appositamente dedicato. L’unità di misura per valutare l’attività antiossidante degli ali- NUTRIZIONE E SENESCENZA 79 menti è l’indice ORAC (Oxigen Radical Absorbance Capacity), messa a punto nel 1992 da alcuni ricercatori del National Institute on Aging negli Stati Uniti 41. Per esemplificare, cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura possono fornire 5000 unità ORAC, il quantitativo giornaliero raccomandato per contrastare gli effetti negativi dei radicali liberi. Fra gli alimenti ricchi di antiossidanti esistono i «campioni». Una tazza di mirtilli fornisce antiossidanti per oltre 3000 unità ORAC, una tazza di spinaci cotti arriva a oltre 2000 unità ORAC. Le noci sono dei fuoriclasse, 13.541 unità ORAC per 100 grammi, purtroppo con alto contenuto calorico, pari a 660 calorie contro le 45 calorie della stessa quantità di mirtilli. Interessante anche il contributo di antiossidanti forniti da un cioccolato nero ricco di polifenoli (vedi Tab. 11 alla voce «cioccolato nero [speciale]*»), sostanze vegetali prodotte dal metabolismo delle piante, che si ottiene trattando le fave di cacao con fermentazione, essiccatura e tostatura prolungate e a bassa temperatura, rispetto ai metodi standard. Questa particolare lavorazione del cacao ne arricchisce il contenuto di antiossidanti: 10 grammi ne forniscono 4600 unità ORAC, l’equivalente contenuto in 365 grammi d’uva, ma con un basso apporto calorico di 51 calorie. Altri alimenti degni di nota sono: prugne nere, fragole e i potentissimi chiodi di garofano (290.283 unità ORAC per 100 grammi) 42 (Tab. 11). L’entusiasmo di molti ricercatori e nutrizionisti riversato su questo argomento è stato ridimensionato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti che per anni aveva pubblicato le tabelle con l’indice ORAC di numerosi alimenti. Questa prestigiosa istituzione americana ha ritirato le tabelle dal proprio sito affermando che un elevato indice ORAC di un alimento non necessariamente si traduce in ef- 80 100 ANNI DA GIOVANE fetti preventivi sulle malattie croniche e che bisogna tenere in considerazione anche altre proprietà nutrizionali e antiossidanti 43. Ciononostante, la titolazione ORAC degli alimenti riscuote ancora un enorme credito fra molti nutrizionisti e ricercatori. Tab. 11: Unità ORAC di alcuni alimenti (per 100 grammi) Nutrigenomica La nutrigenomica è la scienza che studia le interazioni fra il cibo e i geni presenti nel nostro DNA. Molto interes- NUTRIZIONE E SENESCENZA 81 sante è il concetto che alcuni alimenti siano in grado di influenzare determinati geni a produrre delle proteine capaci di modificare le funzioni cellulari. Infatti, il DNA presente nel nucleo delle cellule è un potente coordinatore che regola la produzione di enzimi, di ormoni e di proteine. Questa attività di coordinamento può essere regolata dalla nutrizione. Gli alimenti che influenzano maggiormente il DNA sono quelli ricchi di sostanze nutritive, vitamine, minerali, antiossidanti, fitochimici, mentre i cibi raffinati e trattati a livello industriale sono spesso ricchi di calorie, ma privi di segnali positivi per il DNA. Gli alimenti «virtuosi», secondo la nutrigenomica, sarebbero, ad esempio: i legumi, le noci e i semi naturali, il pesce (preferibilmente non di allevamento), la carne magra come pollo e tacchino «biologici», l’olio di oliva. Un testo ricco di spunti su questo argomento è il libro, già citato, di Filippo Ongaro 44. Messaggi da «portare a casa» • Non esagerare con le calorie • Prendi nota o comunque fai attenzione alla qualità e quantità dei cibi • Riduci i carboidrati semplici: zucchero, pane bianco, dolci, pasta, riso brillato, pizza, prodotti da forno • Limita lʼuso dei grassi animali e di quelli idrogenati a favore di quelli del pesce, dei vegetali e dellʼolio di oliva • Mangia molta verdura e insalata • Consuma frutta con moderazione • Fai attenzione allʼacidità della dieta • Prediligi alimenti a elevato potere antiossidante 82 100 ANNI DA GIOVANE NOTE BIBLIOGRAFICHE E SITOGRAFIA McCay C. C. M. et al., The Effect of Retarded Growth Upon the Length of the Lifespan and Upon the Ultimate Body Size, «Journal of Nutrition», 10, 1935, pp. 63-79. 2 http://www.calorie.it/. 3 Heilbronn L. K. et al., Effect of 6-Mo. Calorie Restriction on Biomarkers of Longevity, Metabolic Adaptation and Oxidative Stress in Overweight Subjects, «JAMA - Journal of the American Medical Association», 295 (13), 2006, pp. 1539-1548. 4 Larson-Meyer D. E. et al., Effect of 6-Month Calorie Restriction and Exercise on Serum and Liver Lipids and Markers of Liver Function, «Obesity», 16 (6), 2008, pp. 1355-1362. 5 Fontana L. et al., Calorie Restriction or Exercise: Effects on Coronary Heart Disease Risk Factors. A Randomized, Controlled Trial, «American Journal of Physiology, Endocrinology and Metabolism», 293, 2007, pp. E197E202. 6 Varady K. A., Intermittent Versus Daily Calorie Restriction: Which Diet Regimen Is More Effective for Weight Loss?, «Obesity Reviews», 12 (7), 2011, pp. e593-601. 7 Redman L. M. et al., Effect of Calorie Restriction With or Without Exercise on Body Composition and Fat Distribution, «Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism», 92 (3), 2007, pp. 865-872. 8 http://www.crsociety.org. 9 http://www.walford.com. 10 http://nutritiondata.self.com. 11 http://www.mynetdiary.com. 12 Hollis J. F. et al., Weight Loss During the Intensive Intervention Phase of the Weight-Loss Maintenance Trial, «American Journal of Preventive Medicine», 35 (2), 2008, pp. 118-126. 13 Ongaro F., Mangia che ti passa, Edizioni Piemme, Milano 2011. 14 Zimmet P., Diabesity - The Biggest Epidemic in Human History, «Medscape General Medicine», 9 (3), 2007, p. 39. 15 Brouwer I. A. et al., Effect of Animal and Industrial Trans Fatty Acids on HDL and LDL Cholesterol Levels in Humans - A Quantitative Review, «PLoS One - Public Library of Science», 5 (3), 2010, art. e9434. 16 Mozaffarian D. et al., Trans Fatty Acids and Cardiovascular Disease, «New England Journal of Medicine», 354 (15), 2006, pp. 1601-1613. 1 NUTRIZIONE E SENESCENZA 83 Hegab Z. et al., Role of Advanced Glycation End Products in Cardiovascular Disease, «World Journal of Cardiology», 4 (4), 2012, pp. 90-102. 18 Berkey C. S. et al., Sugar-Added Beverages and Adolescent Weight Change, «Obesity Research», 12 (5), 2004, pp. 778-788. 19 Jenkins D. J. et al., Glycemic Index of Foods: A Physiological Basis for Carbohydrate Exchange, «American Journal of Clinical Nutrition», 34 (3), 1981, pp. 362-366. 20 Foster-Powell K. et al., International Table of Glycemic Index and Glycemic Load Values: 2002, «American Journal of Clinical Nutrition», 76 (1), 2002, pp. 5-56; Atkinson F. S. et al., International Tables of Glycemic Index and Glycemic Load Values: 2008, «Diabetes Care», 31 (12), 2008, pp. 2281-2283. 21 http://www.glycemicindex.com. 22 Terés S. et al., Oleic Acid Content Is Responsible for the Reduction in Blood Pressure Induced by Olive Oil, «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», 105 (37), 2008, pp. 1381113816. 23 Psaltopoulou T. et al., Olive Oil Intake Is Inversely Related to Cancer Prevalence: A Systematic Review and A Meta-Analysis of 13.800 Patients and 23.340 Controls in 19 Observational Studies, «Lipids in Health and Disease», 10, 2011, p. 127. 24 Gilhooly C. H. et al., Use of Cereal Fiber to Facilitate Adherence to a Human Caloric Restriction Program, «Aging Clinical and Experimental Research», 20 (6), 2008, pp. 513-520. 25 Dansinger M. L. et al., Comparison of the Atkins, Ornish, Weight-Watchers, and Zone Diets for Weight Loss and Heart Disease Risk Reduction: A Randomized Trial, «JAMA - Journal of the American Medical Association», L293 (1), 2005, pp. 43-53. 26 Tighe P. et al., Effect of Increased Consumption of Whole-Grain Foods on Blood Pressure and Other Cardiovascular Risk Markers in Healthy MiddleAged Persons: A Randomized Controller Trial, «American Journal of Clinical Nutrition», 92, 2010, pp. 733-740. 27 http://www.pcrm.org/health/diets/vsk/vegetarian-starter-kit. 28 http://www.pcrm.org/pdfs/health/vsk.pdf. 29 Campbell T. C. et al., The China Study, Macro Edizioni, Cesena (FC) 2011. 30 Standards of Medical Care in Diabetes - 2011, «Diabetes Care», 34 (1), 2011, pp. S11-S61; http://care.diabetesjournals.org/content/34/Supplement_1/S11.full. 17 100 ANNI DA GIOVANE 84 31 Knowler W. C. et al., Diabetes Prevention Program Research Group. Reduction in the Incidence of Type 2 Diabetes With Lifestyle Intervention or Metformin, «New England Journal of Medicine», 346, 2002, pp. 393-403. 32 Barnard N. D. et al., A Low-Fat Vegan Diet Improves Glycemic Control and Cardiovascular Risk Factors in A Randomized Clinical Trial in Individuals With Type 2 Diabetes, «Diabetes Care», 29, 2006, pp. 1777-1783. 33 World Cancer Research Fund, Food, Nutrition, Physical Activity, and the Prevention of Cancer: A Global Perspective, American Institute for Cancer Research, Washington DC 2007, pp. 22-25. 34 Lanou A. J. et al., Reduced Cancer Risk in Vegetarians: An Analysis of Recent Reports, «Cancer Management and Research», 3, 2011, pp. 1-8. 35 http://www.unesco.it/cni/index.php/archivio-news/174-la-dietamediterranea-e-patrimonio-immateriale-dellumanita. 36 Keys A., Seven Countries: A multivariate Analysis of Death and Coronary Heart Disease, Harvard University Press, Cambridge (MA) 1980. 37 Scarmeas N. et al., Mediterranean Diet and Risk for Alzheimer’s Disease, «Annals of Neurology», 59 (6), 2006, pp. 912-921. 38 Tognon G. et al., Does the Mediterranean Diet Predict Longevity in the Elderly? A Swedish Perspective, «AGE», 33, 2011, pp. 439-450. 39 Remer T. et al., Estimation of the Renal Net Acid Excretion by Adults Consuming Diets Containing Variable Amounts of Protein, «American Journal of Clinical Nutrition», 59, 1994, pp. 1356-1361. 40 www.acidosi.it/pral. 41 Cao G. et al., Oxygen-Radical Absorbance Capacity Assay for Antioxidants «Free Radical Biology and Medicine», 14 (3), 1993, pp. 303-311. 42 http://www.oracvalues.com. 43 http://www.ars.usda.gov/Services/docs.htm?docid=15866. 44 Ongaro F., Mangia che ti passa cit. AGGIORNAMENTO Fig. 17: www.antiagingblog.it/nutrizione.html