Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie PRINCIPALI PROBLEMATICHE RELATIVE AL BENESSERE ANIMALE NELL’ALLEVAMENTO DEL VITELLONE DA CARNE Rossi Erica, Marin Alessandra, Pozza Giandomenico, Stefani Anna-lisa, Moro Letizia, Ravarotto Licia Le normative comunitarie e nazionali hanno da tempo convenuto che la salvaguardia del benessere animale sia un principio importante sia sul piano etico, che dal punto di vista produttivo e sanitario. La legislazione nazionale, sotto la spinta delle direttive comunitarie, ha attuato dei provvedimenti a favore del benessere animale durante il trasporto, rivolgendosi poi, in particolar modo, alla tutela di alcune tipologie d’allevamento quali galline ovaiole, broilers, vitelli a carne bianca, suini. Per quanto concerne il comparto del vitellone da carne, che riveste grande impatto economico nel nostro Paese, assieme a Francia e Germania (dati C.R.P.A.1, 2005), ancora non è stata istituita alcuna norma dettagliata, che possa in qualche modo riferirsi a buone pratiche di allevamento, volte a promuovere lo stato di benessere di questi animali. Dopo la spinta iniziale degli scorsi decenni verso la massima produzione al minimo dei costi, negli ultimi tempi vi è stata un’inversione di tendenza: il mercato, parallelamente al crescere delle risorse economiche, ha rivolto il proprio interesse a favore non solo della quantità, ma soprattutto della qualità dei prodotti messi in commercio. Le modalità di allevamento sono quindi divenute argomento di valutazione da parte dell’opinione pubblica, a garanzia di un prodotto di consumo sano e sicuro. L’adeguamento delle strutture zootecniche, che ospitano vitelloni da carne, risulta, tuttavia, lento e laborioso. Questa infatti è una tipologia di allevamento particolare, che non trova molti riferimenti e similitudini negli altri Paesi, europei ed extra-europei. Il principio che ha guidato la produzione di carne bovina nel nostro Paese può essere considerato di tipo “industriale”, consentendo maggiori profitti all’azienda zootecnica. Tuttavia, al contrario degli altri comparti di produzione industriale, il 1 Opuscolo C.R.P.A. (Centro Ricerche Produzioni Animali), 2.41 N.7/2005. Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche – Area 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sistema zootecnico ha una caratteristica dall’individualità biologica dell’animale. peculiare, costituita Pertanto l’organizzazione dell’allevamento dovrebbe sia evitare che l’animale, inteso come entità senziente, subisca gli effetti dello stress, sia garantire il soddisfacimento dei fabbisogni minimi di nutrizione, spazio vitale, aria, igiene, confort, salute e socialità. In tal senso di seguito vengono indicati alcuni aspetti di management aziendale, considerati a rischio per la tutela del benessere animale. 1- Arrivo in azienda e procedure di scarico I bovini vengono importati, nella quasi totalità dei casi, da Francia, Paesi dell’Est e Irlanda. Il trasporto, nonostante tutte le indicazioni predisposte dalle normative nazionali (Dlgs.532/92 mod. Dlgs. 388/99), rimane un evento notevolmente stressante per i bovini. Durante il trasporto, i bovini, anche con cibo e acqua a disposizione, né si alimentano, né bevono. La disidratazione, quale elemento di primo riscontro al termine del trasporto, avrà una gravità legata alla durata e alla modalità dello stesso, alla temperatura ambientale, alla densità del carico e alla tipologia di contenimento degli animali durante il viaggio. Una volta giunti in azienda, gli animali sono sottoposti a procedure di scarico, non sempre adeguate. Di notevole importanza è la presenza di una rampa antiscivolo, che permetta la discesa degli animali senza rischi di cadute o scivolamenti. Il personale di stalla dovrebbe aver cura che i bovini scendano regolarmente, senza fretta e senza agitazione. L’utilizzo inappropriato di mezzi di contenimento e di strumenti non convenzionali (bastoni e forche), potrebbero velocizzare la procedura, ma potrebbero sicuramente contribuire allo stato di agitazione e paura degli animali. E’ necessario considerare che la maggior parte di questi non ha avuto un contatto diretto con l’uomo, provenendo da pascoli allo stato semi-brado. Quindi la sola presenza umana potrebbe risultare un fattore di ansia e stress, chiaramente maggiore rispetto a quanto potrebbe verificarsi nel caso dello stesso approccio nei confronti delle bovine da latte. 2- Personale di stalla L’interazione uomo–animale, anche nella realtà veneta, resta normalmente ridotta al minimo. I bovini, una volta introdotti nei box, non vengono Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche – Area 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie movimentati, se non per stretta necessità. Generalmente, gli operatori sono soliti controllare la mandria una volta al giorno, di norma alla mattina, per identificare gli eventuali problemi sanitari o di altra natura. Altri passaggi degli operatori in stalla sono effettuati al momento della distribuzione dell’alimento con il carro miscelatore. Tali procedure potrebbero comportare maggiori disagi in occasione di ulteriori spostamenti interni, o nelle manovre di carico degli animali sul mezzo di trasporto a fine ciclo. 3- Fase di condizionamento Poichè lo stato di benessere animale è legato anche all’aspetto sanitario, è importante monitorare il rischio di diffusione di patogeni al momento dell’introduzione di nuovi capi in azienda. Tale problematica è legata sia ai patogeni (virali, batterici o parassitari) introdotti con i nuovi arrivi, sia a quelli già circolanti in allevamento e che, al contrario, possono essere fonte di contagio per i bovini in ingresso. Un adeguato tempo di condizionamento, in cui gli animali di nuova introduzione vengano posti in box significativamente distanti dal resto della mandria, potrebbe risultare un criterio di grande importanza per un corretto management aziendale. Non sempre, tuttavia, le aziende possono disporre di spazi tali da consentire la separazione tra gli animali già inseriti nel ciclo di produzione e quelli appena introdotti. Questo potrebbe comportare la diffusione di malattie che, qualora non esordissero in sintomatologie conclamate, potrebbero causare un calo delle performances di crescita. Nella fase di condizionamento, l’alimentazione degli animali dovrebbe prevedere l’inserimento di alimenti con una maggiore percentuale di fibra, rispetto alle miscele utilizzate nel corso del ciclo d’ingrasso. 4- Profilassi vaccinale, metafilassi, trattamento antiparassitario Le aziende generalmente sviluppano programmi di prevenzione sanitaria più o meno perfezionati, con trattamenti vaccinali mirati alla prevenzione delle più note e insidiose patologie legate all’allevamento intensivo: IBR, BVD, PI3, Virus Respiratorio Sinciziale. Si aggiungono a questo anche un trattamento antibiotico preventivo a largo spettro e uno antiparassitario. Normalmente queste profilassi sono svolte nei primi giorni dall’arrivo in azienda. Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche – Area 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie Le difficoltà potrebbero presentarsi al momento della somministrazione dei presidi vaccinali e farmacologici, a causa del problematico contenimento degli animali: sono ancora in numero esiguo le aziende dotate di attrezzature dedicate. L’inoculazione intramuscolo o sottocutanea dei principi attivi, nella maggior parte dei casi, avviene per mezzo di una siringa posta all’estremità di un’asta ad animali lasciati liberi di muoversi all’interno dei box. Per questo motivo potrebbe non esserci la garanzia di aver inoculato a tutti gli animali la dose ottimale di farmaco. 5- Strutture I box in genere hanno dimensioni di circa sei metri di lunghezza per cinque metri di larghezza, al cui interno vengono posti dai 10 ai 13 bovini. Durante il periodo di ingrasso gli animali usufruiranno di una quantità sempre minore di spazio: introdotti nei box all’età di 4-7 mesi, con un peso corporeo di 200-300 kg, vi potrebbero rimanere, salvo incidenti o malattie, fino al termine del ciclo, al fine di evitare lo stress legato al rimescolamento dei gruppi. Ciò comporta che a distanza di 5 o 10 mesi (secondo la tipologia e del sesso dei bovini allevati), gli stessi animali peseranno attorno ai 500-700 kg. Quando la superficie per capo risulti inferiore ai 3 m2, i comportamenti aggressivi potrebbero aumentare e si potrebbe registrare una riduzione del tempo di decubito e quindi di riposo degli animali. Altri problemi potrebbero verificarsi in base alla tipologia di pavimentazione (lettiera con paglia o grigliato), e dello spazio a disposizione per ciascun capo in fronte mangiatoia. Gli animali posti su un grigliato non adeguato (aumento o riduzione dello spazio tra le travature) potrebbero presentare problemi di equilibrio, legati sia all’umidità, che alla scivolosità dei travetti, che compongono la struttura; ciò si potrebbe tradurre nell’insorgenza di zoppie traumatiche e atteggiamenti o posture anomali. Al contrario, la pavimentazione piena con lettiera potrebbe fornire agli animali il vantaggio di un substrato su cui poggiare, conforme all’esigenza di specie; tuttavia, questa scelta manageriale, oltre a un costo maggiore delle materie prime, che compongono la lettiera, comporta anche una maggior manodopera per il rabbocco settimanale e per la completa sostituzione della stessa. Qualora tali procedure non fossero svolte con la Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche – Area 3 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie dovuta frequenza, la lettiera potrebbe risultare inadeguata, per l’eccessivo accumulo di deiezioni, ottimo pabulum di numerosi patogeni. Per quanto concerne la problematica inerente il fronte mangiatoia, la scarsa disponibilità di spazio a disposizione per ogni capo potrebbe esitare, ancora una volta, in comportamenti di tipo aggressivo e/o competitivo, legati al fatto che non tutti i bovini possono alimentarsi contemporaneamente. Questo potrebbe comportare inoltre la mancanza di una regolare ingestione alimentare, con cali dell’incremento ponderale atteso. 6- Alimentazione e tecnopatie Altro fattore che potrebbe rivestire particolare rilevanza nell’ambito del benessere animale è la notevole spinta alimentare, cui sono sottoposti i bovini all’ingrasso. Nelle procedure manageriali di numerose aziende, la dieta, somministrata sotto forma di unifeed, presenta un elevato tenore energetico, con un alto contenuto in carboidrati facilmente fermentescibili. Ciò potrebbe comportare una sensibile alterazione del pH ruminale verso valori tendenzialmente bassi, con rischio di acidosi clinica e subclinica per gli animali. L’acidosi, la necrosi della coda, le zoppie, gli ascessi epatici e le calcolosi sono considerate “tecnopatie”, legate spesso al management alimentare. L’apporto di una dieta che possa permettere al bovino di esprimere un comportamento alimentare specie-specifico, con un tempo di ruminazione adeguato, attenuerebbe il manifestarsi di questo genere di problematiche. E’ possibile riscontrare come negli allevamenti vi sia la tendenza a non introdurre modifiche nella dieta, al fine di massimizzare le performances di crescita, e si preferisca somministrare nella razione, alcuni tamponi che mantengano sotto controllo il pH ruminale e metabolico.Sebbene il management aziendale nell’allevamento del vitellone da carne abbia subito notevoli miglioramenti nel corso degli ultimi anni, anche in funzione della tutela del benessere animale, rimangono tuttavia ancora aperte alcune questioni, specifiche della tipologia stessa di allevamento. Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche – Area 3